2015-02-21 amico - Parrocchia Preziosissimo Sangue di Firenze

«Amico, per questo sei qui!».
(Matteo 26,49-50)
"Giuda si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì».E lo baciò. Gesù gli disse:
«Amico, per questo sei qui!». (Matteo 26,49-50)
In quella notte fosca, nell’orto degli Ulivi, detto in aramaico Getsemani (“frantoio per olive”),
s’avanza Giuda, il discepolo soprannominato “Iscariota”, forse “uomo di Kariot”, un villaggio
meridionale della Terra Santa, oppure – secondo le varie ipotesi interpretative formulate dagli
studiosi – deformazione del termine latino sicarius, con cui i Romani bollavano i ribelli al loro
potere, o ancora ’ish-karja’, “uomo della falsità”, forse un soprannome negativo assegnatogli
successivamente.
Il celebre gesto del bacio che egli compie è divenuto un emblema del tradimento, e Gesù,
secondo il Vangelo di Luca, reagisce tristemente: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio
dell’uomo?» (22,48).
Matteo, invece, registra solo una reazione secca da parte di Cristo. In greco si ha soltanto ef’ ho
párei, che significa: «Per questo sei qui!», in pratica, «fa’ quello che hai deciso di fare». Ma questa
frase, simile a un soffio, è introdotta da un amaro hetáire, “amico”. L’evangelista, però, riferirà uno
sbocco inatteso di quel gesto, a distanza di poche ore da questo scarno dialogo tra l’ex discepolo e il
suo Maestro: Giuda, infatti, restituito ai mandanti il prezzo del tradimento, travolto dal
rimorso, s’impiccherà (27,5).
Forse egli aveva vissuto una delusione interiore rispetto al sogno di diventare il seguace del Messia
politico liberatore dal potere oppressivo imperiale e per questo aveva tradito, ritrovandosi però alla
fine interiormente sconvolto.
Noi ora ci poniamo una domanda più teologica. Se il tradimento era iscritto nel disegno di Dio
che comprendeva la morte salvifica del Figlio, quale responsabilità poteva ricadere su chi ne doveva
essere lo strumento di attuazione?
Non è forse vero che Gesù aveva dichiarato che «nessuno [dei discepoli] sarebbe andato
perduto tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura» (Giovanni 17,12)?
La questione è delicata: da un lato, c’è la libertà efficace di Dio che opera nella storia e nel mondo;
d’altro lato, c’è la libertà della persona umana di Giuda. Questa seconda libertà è stata sollecitata in
Giuda da Satana, come aveva ribadito lo stesso Gesù: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure
uno di voi è un diavolo!», si legge nel Vangelo di Giovanni (6,70), e lo stesso evangelista nota che,
dopo l’ultima cena con Gesù nel Cenacolo, «Satana entrò in Giuda...; il diavolo gli aveva messo in
cuore di tradire» (13,2.27). E aggiungerà che alla base del tradimento c’era la cupidigia del denaro
(12,4-6). La volontà di Giuda si era, quindi, esercitata liberamente, cedendo alla tentazione
diabolica.
Come, invece, si è manifestata la libertà di Dio, espressa nella frase «perché si adempisse la
Scrittura» usata da Gesù per collocare l’evento del tradimento in un altro disegno superiore? Questa
formula vuole semplicemente indicare che anche la libertà umana con le sue follie e vergogne
può essere inserita in un disegno divino superiore. Giuda opta coscientemente e
responsabilmente per il tradimento aderendo a Satana, e Dio inserisce questo atto umano infame nel
suo progetto libero ed efficace di redenzione. Dio non è, quindi, preso in contropiede dalla scelta
del traditore; egli la rispetta e non la blocca, ma la riconduce all’interno del disegno salvifico che
si attuerà proprio con la morte di Cristo.
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tappe del cammino dell’amicizia con gesu’:
1° tappa: Gesù un amico che cammina con noi
Chiedersi "Chi è un vero amico, per me?" e, per non fare restare la risposta a livello solo ideale,
"Che amico sono io?".
Vi voglio dire una cosa semplice e molto bella: noi possiamo avere un amico importante: Gesù.
"Gesù, un amico che cammina con noi". Gesù nella sua vita ha avuto molti amici, in particolare i
Dodici con cui ha vissuto insieme e ha condiviso le gioie e i dolori della vita; ma ha avuto tanti altri
amici, in particolare penso a Lazzaro e alle sue sorelle, Marta e Maria: Giovanni nel suo Vangelo,
parla chiaramente di questa amicizia, ci dice che Gesù pianse per la morte di Lazzaro e gli volle
talmente bene che arrivò a donargli di nuovo la vita (Giovanni 11).
E nella Santa Cena, quando Gesù vuole restare in intimità con i suoi amici prima della sua
crocifissione, nei discorsi di addio dice cose molto belle, ad esempio: "Questo è il mio
comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più
grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi
comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il padrone; ma vi ho
chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi (...) Questo vi
comando: che vi amiate gli uni gli altri" (Giovanni 15,12-17).
Gesù è un amico diverso dagli altri come dimensione dell'amicizia: non lo possiamo vedere
fisicamente, ma lo possiamo incontrare. Lo possiamo incontrare nella nostra interiorità, dentro di
noi, dimensione molto importante; lo possiamo incontrare nel volto dell'altro, amico e non amico,
nei Sacramenti, in particolare nella comunione e nella confessione. Lo possiamo incontrare nel
Vangelo, libro che narra la storia della sua amicizia con gli uomini e le donne.
Riflettiamo su questo: Camminare insieme implica CONDIVIDERE TUTTO insieme. Ogni cosa e
ogni emozione; gioie, dolori, fatiche, stupori, battute......”METE” ! Si perché il nostro “ANDARE”
non è quello del vagabondo ma è quello del pellegrino.
Il vagabondo camminando in compagnia condivide tutto quello che abbiamo detto prima, solo che
ogni cosa è vissuta per un piacere personale che rimane circoscritto li, all'esperienza vissuta.
Per il pellegrino ogni emozione o sacrificio o stupore è un evento che è parte integrante di un
progetto che conduce alla META: Quale? DIO E IL SUO REGNO.
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Se Gesù è compagno di viaggio e noi abbiamo una meta, allora la forza dell'amico che cammina
con noi diviene anche la nostra forza, il suo coraggio diviene il nostro coraggio, il suo stupore
diviene il nostro e così per ogni cosa ed emozione. C’è una sinergia tale che, al momento
opportuno, divide le fatiche e raddoppia la gioia.
2° tappa: Un amico mi conosce e mi accoglie
Cosa vuol dire conoscere e cosa vuol dire accogliere una persona, pensando poi se io mi conosco e
mi accolgo.
Il conoscersi è alla base dell'amicizia, senza conoscersi non c'è amicizia o questa è un sentimento
ideale e vago. La conoscenza può essere finalizzata al bene o al male.
Accogliere vuole dire voler bene, fare spazio dentro di sé, nella propria mente e nel proprio cuore,
ad un altro. E' bello il gesto delle braccia aperte come significativo dell'accogliere.
Gesù conosce chi incontra, lo conosce sempre per il bene di lui, e accoglie sempre tutti come sono,
vuole loro bene come sono: e questo è lo stimolo più efficace per il cambiamento e la crescita.
Ad esempio Gesù mangia sempre con chi lo invita e per la mentalità del tempo il mangiare insieme
è sinonimo di grande vicinanza.
Nella Santa Cena, nell'intimità del cenacolo, Gesù mangia con tutti i suoi amici, anche con chi lo
venderà, lo rinnegherà o lo abbandonerà; lava i piedi a tutti, donando a tutti questo gesto stupendo
di amore e vicinanza, dona il suo corpo e il suo sangue a tutti. Pur sapendo che Giuda lo venderà,
che Pietro lo rinnegherà, che gli altri, ad eccezione del ragazzo Giovanni, lo abbandoneranno nel
momento più difficili, Gesù li accoglie con gesti profondi di amicizia, di affetto.
Non li dà per persi, spera nonostante tutto: a Pietro affida i suoi fratelli (Luca 22,31-34), a Giuda
dona un boccone di pane intinto come farebbe una mamma con il suo bambino (Giovanni 13,21-26)
e fino all'ultimo continua a considerarlo un amico (Matteo 26,47).
Con i suoi gesti di tenero affetto Gesù dice ai suoi amici: "Vi voglio bene, vi sono fedele, anche voi
potete esserlo anche se siete deboli e paurosi. Anche se mi tradite io ci sarò sempre e aspetto che
ritorniate miei amici". Sappiamo come va a finire: Pietro e gli altri si fidano di Gesù che gli vuole
bene nonostante quanto hanno fatto, Giuda non ce la fa!
Gesù ci insegna che accogliere l'altro, fare posto per lui, così come è, dentro di noi è uno stimolo
fortissimo per cambiare.
Vi pongo nuovamente queste domande e vi invito a rispondere: Io mi conosco? Mi accolgo? Mi
voglio bene?
Giustamente, camminando fianco a fianco ci si racconta vicendevolmente tutto di sé. Dice Gesù:
“non vi chiamo più schiavi ma amici, perché tutto ciò che il PADRE mi ha detto l'ho fatto
conoscere a voi”. Noi, in parte, conosciamo Gesù. Ma per quanto io possa sapere di Lui resterà
sempre un mistero. Anche Gesù mi conosce profondamente. Nell’essere amici Lui si racconta a me
e io mi racconto a Lui.
Uno che parla, se io lo ascolto significa che lo accolgo; creo in me uno spazio positivo per lui.
Come fa Gesù per me. Il suo conoscermi e accogliermi lo spinge a rispondermi per donarmi,
suggerirmi ciò che veramente mi aiuta a crescere, quindi ciò che mi fa bene. Chi mi accoglie non mi
dona solo ciò che voglio io, ma mi da e dice tutto ciò che è giusto, per me, anche quando ciò mi
disturba, mi tocca nell'orgoglio e mi ferisce, o mi inquieta toccando io mio io più intimo.
Conoscersi è la base dell'amicizia che conduce l'altro a toccare e vedere anche la mia povertà. Avete
qualcuno oltre GESU' che sa davvero tutto di voi? TUTTO TUTTO !
Se è amico allora mi accoglie e non mi giudica. Quanti episodi di GESU' che conosce, accoglie e
non giudica? Ditene qualcuno...............
Riuscite a raccontare tutto a GESU'? Non c'è nulla di più liberante. Anche il nostro peccato spinge
al dialogo con lui, paradossalmente lo rende più vivo e sentito.
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3° tappa: Un amico mi ascolta e si prende cura di me
Cosa vuol dire per me essere ascoltato? Io so ascoltare? Con che cosa si ascolta?
Cosa vuol dire che un amico si prende cura di me? Io so prendermi cura dell'altro?
I Vangeli ci mostrano Gesù sempre attento, sempre in ascolto ai bisogni, alle esigenze dell'altro,
esigenze e bisogni materiali e spirituali; chiede anche a chi lo cerca: "Cosa vuoi che io faccia per
te?", ad esempio lo chiede a Bartimeo, cieco di Gerico, prima di guarirlo (Marco 11,46-52).
Significativa è l'attenzione ai bisogni della folla che lo segue: dopo aver insegnato molte cose,
avendo compassione di loro perché erano come pecore senza pastore, vedendo che erano affamati
moltiplica i pani e i pesci (Marco 6,33-44). L'attenzione di Gesù ai bisogni di chi incontra è basata
sull'ascolto, non solo con le orecchie ma anche con gli occhi, la mente, il cuore e si traduce nel
prendersi cura. L'amore di Gesù è un amore che si prende cura di chi incontra.
Bella, a questo proposito, è la parabola del Buon Samaritano nel Vangelo di Luca (10,25-37).
Quindi ascoltare quando l'altro ti parla non significa farlo solo con le orecchie. Si ascolta anche con
gli occhi, col cuore, con la nostra sensibilità che ci spinge a “sentire” il bisogno dell'altro, anche
quando l’altro non si esprime. E una volta capito il suo bisogno ce ne possiamo prendere cura,
offrendo a luila risposta giusta.
ASCOLTO con le ORECCHIE, con la MENTE, IL CUORE, gli OCCHI e tutto ciò si traduce
nel prendersi cura. Si capisce allora la domanda: TU SAI ASCOLTARE? SAI PRENDERTI
CURA dell'amico, di qualcuno?
Esempi di vangelo dove non si è capaci di ascolto: Emmaus, Samaritano, farisei che trascurano i
malati...........
Cosa significa per me essere ascoltato?
4° tappa: Un amico mi ama e mi perdona
Cosa vuol dire amare una persona? Io sono capace di amare?
Cosa vuol dire perdonare un altro? Io sono capace di perdonare?
GESU' è uno che ama per davvero, perchè il suo amare prima di tutto non discrimina non giudica
ma soprattutto non ha un limite. Il suo amore è senza misura. “ Non c'è amore più grande che dare
la vita per gli amici”.Sappranno che siamo amici suoi da come ci ameremo. Si l'amore, l'amarsi è un
segno che Dio è vivo tra noi.
Dall'amore sincero nasce il perdono. Esso è sempre un atto di amore. Il significato è racchiuso nella
parola stessa: PER- DONO. E' un DONO-PER tutti e sappiamo come un dono è espressione del
donatore, dice qualcosa della pesona che dona. Rifiutare un dono è rifiutare il donatore.
PERCHE’ PERSONARE? Perchè a monte c'è DIO che mi perdona. Lo diciamo nel Padre Nostro.
Inoltre perdonare aiuta a ritrovare e vivere la bellezza della mia libertà.
Inoltre perdonando riscopro la bellezza della vita buona in quanto non mi faccio vincere dai
sentimenti negativi che mi logorano.
Perdonare non implica non ricordare. Vuol dire non coltivare il rancore. Non significa non ricercare
la giustizia.
Perdonare dona la vita, fa rinascere. Vuol dire concedere all'altro un'altra possibilità di crescere e di
cambiare.
Conoscete Vangeli che parlano di ciò ?
5° tappa: Un amico mi aiuta a migliorare e a crescere
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La vita nostra è una crescita continua, anche se con progressi e involuzioni o fermate. L'amicizia è
uno dei luoghi fondamentali della crescita nostra, crescita che ha una dimensione strettamente
personale, ma anche familiare, di gruppo (classe, sportivo, politico, ecclesiale).
Come un amico mi aiuta a migliorare e a crescere? Percorrendo insieme a me il cammino
1) conoscendomi e accogliendomi e chiedendomi di fare altrettanto con lui
2) ascoltandomi e prendendosi cura di me e chiedendomi di fare questo per lui
3) volendomi bene e perdonandomi e chiedendomi di fare insieme il cammino del volersi bene e del
perdonarsi.
Spesso noi abbiamo paura di crescere, di cambiare: un amico mi stimola ad andare avanti e
ad affrontare e gestire anche la paura.
Gesù fa così con i suoi amici e vuole fare così anche con noi. Tutti gli incontri di Gesù nel Vangelo,
di cui abbiamo parlato (Simone il fariseo, l'adultera, il povero disgraziato soccorso dal samaritano),
in particolare la relazione con i suoi amici prediletti, gli apostoli, sono cammini di crescita, di
stimolo a migliorarsi. Gesù molto spesso sostiene i suoi amici, li stimola ad andare avanti, a non
avere paura.
La Chiesa per noi è un grande luogo di crescita, umana e spirituale: ci ha conservato integro il
Vangelo, dove noi possiamo incontrare Gesù; ci dona i Sacramenti, momento di incontro con Gesù;
ci dona occasioni di crescita; ci stimola ad incontrare Gesù nei nostri fratelli, in particolare negli
ultimi, negli emarginati, nei poveri, verso i quali dedica grande attenzione.
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