Musée Magnelli, musée de la céramique - Vallauris Biografia sommaria di Alberto Magnelli Nato nel 1888 da una famiglia di commercianti, é nel 1907 che Alberto Magnelli ( 18881971) realizza in autodidatta il suo primo dipinto, un paesaggio. Non andando alla scuola di pintura, i suoi veri modelli saranno Paolo Uccello, Masaccio e soppratutto Piero della Francesca al quale deve il suo senso della composizione. A Firenze, frequenta i futuristi senza mai aderire al futurismo. Se la tela del 1910, Neve, é il primo dipinto importante della sua carriera con la sua applicazione all’archittetura del dipinto, le opere del 1914 (Virginia, Nature morte à la boîte rouge, La Japonaise) sono dipinte con tinte piatte di colori vivi in contrasto con i dipinti precedenti. Nel 1914, Magnelli fa suo primo grande viaggio a Parigi, durante il quale incontra Apollinaire, Picasso, Léger, Archipenko. Ritornato in Italia, sarà obbligato rimanerci a causa del’inizio della guerra. E’ nel 1915 che Magnelli, con un lavoro logico di semplificazione, parviene all’astrazione, é diviene cosi il primo pittore italiano d’arte astratta. La Peinture n°0521, dal 1915, intitolata con un semplice numero, é emblematica dei primi dipinti astratti dell’artista. Fin dal 1917, reintroducce elementi figurativi e la serie delle Explosion Lyrique del 1918 si distingue, in risposta alla fine della guerra, come essendo particolarmente dinamica e libera. A partire del 1922, Magnelli torna a delle opere molto più classiche. Alle fine degli anni venti, Magnelli smette dipindere, e sarà soltanto con la serie delle Pierres, realizzata a partire del 1931, dopo una visita delle cave di marbro di Carrare, che Magnelli ritorna alla pintura. Nel 1931, si sistema definitivamente a Parigi e nel 1934 si svolge a casa di Pierre Loeb la sua prima esposizione personale nella capitale. Incontra Kandinsky e si orienta definitivamente verso l’astrazione. Formes rebondissantes del 1937 o Complice del 1938 sono molto rappresentative dei dipinti astratti di Magnelli. Durante l’Occupazione, l’artista e sua moglie si rifugiano nel Sud della Francia a Grasse. Con Jean Arp, Sophia Taeuber e Sonia Delaunay, anché loro rifugiati nella regione, realizza un album colletivo di litografie. Di ritorno a Parigi nel 1944, é l’esposizione della galleria Drouin nel 1947, chi lo determina come un grande pittore astratto. La sua opera conserva tuttavia un fondo di realtà come ne testimoniano i titoli dei suoi dipinti e l’intrecciarsi delle forme spesso organiche, ad esempio nel dipinto Rien d’autre realizzato nel 1947. Evolvendo verso una monumentalità crescente, Volontaire n°3 (1963) disegna come un eco alle sue iniziale. Amplificati dalla statura si trovano qui certi elementi dominanti della sua arte: austerita e rigore della composizione apprese con Piero della Francesca, geometria tutta personale che disdegna le secche figure geometriche.