Presentazione della
NUOVA GIUNTA
Confederazione Italiana Agricoltori di Venezia
14 settembre 2010
Azienda Agrituristica “Al Segnavento”
Zelarino - Venezia
STEFANO ZULIANELLO
Zelarino, 14 settembre 2010 Buongiorno, sono Stefano Zulianello e conduco una azienda in parte a seminativo e in parte a vivaio di piante ornamentali e per la Cia di Venezia sono Presidente del Gruppo di Interesse Grandi Colture. Andamento delle produzioni agrarie
Nel 2010, nonostante una partenza non buona a causa della piovosità di maggio, si è recuperato gradualmente con le piogge di luglio e agosto… speriamo su delle produzioni discrete. A questo proposito si sta aggiungendo anche l’andamento dei prezzi legato al calo della produzione del grano che sta riportando il prezzo a valori accettabili in proporzione ai costi di produzione, non come gli anni precedenti con forti cali per i cereali che hanno fatto chiudere in rosso i bilanci aziendali. Le posizioni della Cia di Venezia su O.G.M.
1. al momento non ci sono elementi tecnici e analisi imparziali per esprimere un parere sul consumo di prodotti O.G.M. e sulle eventuali implicazioni sulla salute umana, per cui vale il principio di precauzione, che al momento frena sull’uso di tali prodotti; 2. per le peculiarità dell’agricoltura italiana basata su prodotti tipici e tradizionali legati al territorio, la necessità di ricorrere a prodotti O.G.M. è fortemente dubbia; 3. è ancora oggi molto contraddittoria la reale convenienza economica e produttiva dei prodotti ogm, su tale argomento peraltro mancano studi e ricerca autorevole ed imparziale; 4. i rischi legati alla proprietà dei brevetti sulle sementi in mano esclusivamente alle case produttrici private, molto spesso delle multinazionali, diventano elemento pericoloso per l’approvvigionamento del seme, per i suoi costi, ma anche per gli effetti generali in tema di variabilità genetica e salvaguardia del patrimonio genetico vegetale; 5. ciò detto comunque non bisogna avere un atteggiamento preconcetto od ideologico su tale argomento e come Cia chiediamo che vengano assicurate risorse per la ricerca pubblica a garanzia di studi e dati credibili e funzionali ad una ricerca dell’innovazione utile all’agricoltura e ai cittadini tutti. Energie alternative
Un tema su cui voglio aprire una parentesi è l’energia alternativa. Già per gli agricoltori è difficile trovare dei terreni in affitto a prezzi competitivi e tale situazione sta creando una forte tensione sul mercato. In via generale, quindi, la Cia si esprime per il sostegno della produzione di energie da fonti rinnovabili con una connotazione fortemente legata all’imprenditore agricolo, meglio se su aziende già esistenti e comunque collegate al fabbisogno di energia aziendale e alla superficie dei terreni disponibili. Favorire quindi di più le opportunità per chi vive e opera in agricoltura e non solo per chi vede questa attività un mero business economico a discapito del mondo agricolo più in generale. Su questo tema non trovo corretto che finanziarie e multinazionali vadano ad investire sotto l’ombrello fiscale agricolo, creando delle società agricole coinvolgendo un agricoltore a titolo principale come preposto, andando alla ricerca di terreno in affitto gonfiando i canoni mettendo in crisi tutto il settore e non da ultimo il comparto cooperativo che nel giro di qualche anno può trovarsi con un forte calo dei prodotti conferiti e quindi non più in grado di reggere agli investimenti fatti. Non siamo contrari come Cia sulle energie alternative purché vengano fatti degli impianti in proporzioni alle dimensioni dell’azienda. Già l’agricoltura è stata penalizzata dagli industriali che investendo nell’acquisto dei terreni hanno portato i valori di questi ultimi a prezzi inaccessibili per l’imprenditore agricolo, e ora questa situazione sta ulteriormente aggravando questi problemi riducendo gli agricoltori alla mezzadria e alla soccida. È sempre più urgente e necessario che la regione vari il piano energetico per evitare ricadute negative nel comparto agricolo. LUCA LAZZARO
Zelarino, 14 settembre 2010 Il mio nome è Luca Lazzaro, abito in Riviera del Brenta e conduco una piccola azienda ad indirizzo viticolo‐cerealicolo. La mia è una attività part‐time, date le dimensioni, e come attività principale faccio l’insegnante. In passato ho insegnato anche all’Istituto Agrario di Mirano. Sono laureato in Scienze Agrarie ed ho conseguito il Dottorato di Ricerca in Agronomia Ambientale. Negli anni mi sono occupato di diserbo, ecotossicologia, inquinamento delle falde e riduzione della deriva dei trattamenti. Frequento la Cia da circa 10 anni, e come componente della Giunta Provinciale seguo principalmente le tematiche riguardanti il settore vitivinicolo e quelle inerenti la bonifica, l’ambiente ed il territorio. Bonifica, Ambiente, Territorio
Come CIA di Venezia siamo favorevoli ad una progettazione “dal basso” che raccolga le istanze dei territori in termini di servizi e qualità della vita, piuttosto che assecondare le pressioni di chi ha in mente il guadagno facile della speculazione edilizia, e consideriamo irrinunciabile un confronto sia in sede di valutazione dell’esistente che di programmazione. In particolare, chiediamo di stimare attentamente il bisogno effettivo di infrastrutture e di insediamenti abitativi e produttivi, anche con l’anagrafe degli immobili, e valutando i reali coefficienti di occupazione degli stessi. In fase di programmazione del nuovo, è di fondamentale importanza la salvaguardia del territorio ed il suo mantenimento per le generazioni future, specie dove il consumo di suolo è stato più accentuato negli ultimi anni. In presenza di molti immobili in vendita, vuoti o sottoutilizzati, occorre evitare di costruire ulteriormente pena, oltre la perdita definitiva di territorio, il deprezzamento inesorabile di tutto il patrimonio immobiliare. Perdere territorio significa perdere paesaggio, che (è utile ricordarlo) è un bene pubblico tutelato dall’art. 9 della Costituzione Italiana, ma significa anche perdere aree verdi, campi coltivati e, non ultimo, superficie drenante, così cruciale in caso di piogge torrenziali (che ultimamente si verificano piuttosto di frequente). Occorre senz’altro evitare l’arricchimento facile dei boom edilizi: un alto contributo dell’edilizia all’economia di un territorio, per sua natura, non può essere considerato strutturale, ma contingente e limitato nel tempo, dato che la fase di costruzione di un’immobile o di una infrastruttura è (o almeno dovrebbe essere) irrisoria rispetto alla durata utile dell’opera. Ciò che invece è indispensabile è una razionalizzazione dei servizi, in particolare della mobilità pubblica collettiva (autobus, tram, metropolitane di superficie) che utilizzi la stessa rete stradale, ma con opportune corsie preferenziali. Non da ultimo, il problema dei cosiddetti “insediamenti produttivi” (come se l’agricoltura non producesse niente...): è finita l’epoca delle zone artigianali in ogni frazione; l’insediamento delle attività produttive deve essere concertato a livello comprensoriale. Di prassi, durante la redazione di un qualunque progetto di sviluppo urbanistico o infrastrutturale: 1. Vanno individuate ed evidenziate le aziende agricole del territorio con livelli di tutela rapportati alla consistenza economica, all’occupazione e alle prospettive di sviluppo e innovazione. Anche le aziende marginali, ma che abbiano avviato percorsi di qualificazione e di sostenibilità ambientale, devono essere preservate. 2. È indispensabile tener conto della valenza agricola del territorio che si qualifica rispetto a norme comunitarie con produzioni a marchio riconosciute come Dop, Igp, ecc. 3. Occorre tutelare il paesaggio rurale in senso lato, che comprende le sistemazioni agrarie, il soprassuolo e i tratti più significativi dell’edilizia rurale, anche considerando che il territorio della nostra provincia è a forte vocazionalità turistica, potenziando percorsi ciclabili, vendita diretta, ospitalità rurale e tipicità alimentare, che possono essere elementi per un rilancio complessivo del territorio provinciale. 4. Serve definire in modo chiaro i parametri sia di realizzazione che di indennizzo per gli annessi rustici, le serre, e quant’altro serva alle imprese agricole per il miglioramento delle produzioni. Occorre snellire i vincoli e limitazioni che spesso non tengono conto delle necessità delle produzioni agricole, piuttosto che stimolare la cattiva prassi degli annessi rustici fatti a villetta. 5. Meritano un approfondimento particolare le attività zootecniche esistenti, che vanno salvaguardate dall’espansione urbanistica per evitare le ricorrenti contestazioni da parte degli abitanti delle zone residenziali su odori, spargimento dei liquami ed altro. Qualora una determinata opera o zona di espansione non fosse evitabile, chiediamo che siano previsti non solo adeguati indennizzi ai coltivatori danneggiati, ma anche che questi ultimi siano coinvolti (D.lgs. 228/2001) nella realizzazione e gestione delle cosiddette “opere di mitigazione”, che devono diventare prassi anche a livello comunale (dalla nuova rotatoria alla piccola tangenziale alle aree artigianali e industriali). Tali opere possono comprendere molteplici azioni, come la piantumazione ed il mantenimento di fasce boscate di larghezza e densità variabile, oppure la messa a disposizione di terreni per l’espansione delle acque in caso di forti piogge, o ancora lo sfalcio ad intervalli programmati in aree determinate, ovviamente con l’adozione di adeguati incentivi. Infine, va sviluppato approfonditamente il tema dell’acqua e della sicurezza idraulica: i piani delle acque sono elementi essenziali per l’agricoltura, che da sempre ha bisogno di acqua di qualità per l’irrigazione e di un rapido deflusso delle acque in eccesso. Come già richiamato in precedenza, anche su questa questione il concorso diretto degli agricoltori, sia in termini progettuali, sia con realizzazioni concrete, è una risorsa preziosa per il bene di tutta la comunità. FEDERICO ZABEO
Zelarino, 14 settembre 2010 Buongiorno, mi chiamo Federico e sono un giovane agricoltore della zona del Miranese. L’azienda è costituita da circa 5 ha ove l’attività prevalente è la produzione orticola con anche attività florovivaistica. Sono Presidente del Gruppo Interesse Ortofrutta e per la Cia di Venezia mi occupo dei Mercati Contadini. La filiera corta: una possibilità per il settore
Cosa si intende per filiera corta? la vendita o la trasformazione dei propri prodotti all’interno dell’ azienda agricola. I punti positivi possono essere l’aumento di reddito, visto il salto dei passaggi intermedi che alzano il prezzo finale e che raramente permettono una giusta remunerazione per il produttore. Altro vantaggio può essere la valorizzazione dell’azienda stessa che si deve trasformare da punto di produzione a punto di ricezione di persone con una nuova immagine dell’imprenditore agricolo e dell’azienda che con la vendita diretta ha un contatto diretto con il cliente e quindi la possibilità di comunicare notizie importanti su stagionalità, qualità, freschezza ed eventuali utilizzi dei prodotti agricoli. Questa ultima riflessione fa pensare subito a una molteplice funzione dell’azienda e dell’imprenditore, chi decide di affrontare questa strada deve quindi essere pronto a valutare tutte le possibilità che si creano ma deve anche ragionare non più solamente da produttore di beni ma anche da produttore di servizi, intesi come formazione, ad es. fattorie didattiche, accoglienza e ristorazione come per l’agriturismo,alle fattorie sociali, dagli asili nido alle non autosufficienze, alla possibilità di terapie con l’ utilizzo degli animali (pet ‐ terapi) con un inevitabile sguardo al sociale. La Multifunzionalità
Un aumento di servizi che va a pari passo con l’aumento della professionalità e delle responsabilità dell’imprenditore, fattori che le nostre aziende non possono mettere in secondo piano, con il rischio di incrinare quel rapporto di fiducia fra agricoltura e persone che sta alla base di qualsiasi rapporto. È auspicabile per questi motivi pensare a forme di cooperazione fra varie figure di produttori che possono e devono essere la risposta a un costante e crescente domanda di questi servizi e di un agricoltura sostenibile. La messa in rete di varie aziende può permettere di affrontare in maniera più organizzata e con una visione e condivisione delle responsabilità e delle mansioni. Una cooperazione che può permettere lo sfruttamento integrale delle possibilità che ci si pongono davanti! Si chiede quindi agli imprenditori una svolta culturale, per affrontare le sfide e saper promuovere al meglio le tante tipicità dell’agricoltura veneziana e contemporaneamente ai cittadini di valutare il reale vantaggio di prodotti legati al territorio. Ho seguito personalmente per la Cia di Venezia l’avvio dei mercati contadini (Farmer’s Market) sul territorio veneziano, e ad oggi le aziende della Cia sono presenti in tutte le località veneziane ove tali mercati sono stati istituiti. Nello specifico: Dolo, Mira, Noale, Mirano, Mestre, Venezia, Chirignago, Lido, San Donà di Pave, Jesolo Paese, Jesolo Lido, Noventa di Piave, Eraclea, Cà Savio, Chioggia. Giovani in agricoltura
Dagli ultimi dati emerge una situazione in leggera ripresa dell’interesse da parte dei giovani nel settore agricolo, anche se i dati forniti da Inps e CCIAA parlano di una presenza dei giovani di solo 6% sui titoli dei titolari dell’azienda. Noi giovani ci aspettiamo dalle istituzioni, dal governo nazionale e regionale più attenzione per coloro che vogliono insediarsi in agricoltura, le cui necessità sono molteplici ma tra queste le più sentite sono l’accesso al credito agevolato e la possibilità di essere sostenuti nell’ammodernamento e nell’innovazione di una attività agricola che deve competere nel mercato globale. Ci aspettiamo inoltre una reale semplificazione burocratica per una più moderna e competitiva azienda agricola. Per concludere, un’azienda agricola del futuro che non assolve più solo a ruolo di produzione primaria ma che evolve nel grande campo della multifunzionalità tra vendita diretta, trasformazione dei prodotti, servizi e attività sociali. PAOLO QUAGGIO
Zelarino, 14 settembre 2010 Buongiorno a tutti, mi chiamo Paolo Quaggio e sono un frutticoltore di Mira. Oltre a essere un componente della direzione e dell’assemblea della Confederazione, attualmente ricopro il ruolo di Vice Presidente Vicario. L'aria che sembra soffiare a favore del superamento della crisi, che ha investito il mondo economico nel recente passato, fatica ad arrivare nel settore agricolo. Per quel che riguarda,in particolare, i prezzi all'ingrosso anche nel 2010 sono risultati,tranne per qualche breve periodo e per qualche prodotto,insufficienti a garantire un ricavato congruo per le aziende che vi operano. Questo vale in particolar modo anche per il settore di mia competenza. Per contro i costi di produzione alla peggio sono aumentati in particolar modo legati ai prezzi petroliferi. Il governo,da parte sua,con la finanziaria non ha di certo favorito la ripresa,questa se in piccola parte c'è stata, è solo merito degli agricoltori che ancora una volta dimostrano la loro capacità di rivalsa anche e soprattutto nei momenti più difficili. Ormai è emergenza vera. L’agricoltura italiana, sempre più abbandonata a se stessa e priva di misure e politiche realmente efficaci, rischia il tracollo. Già quest’anno sono state tagliate risorse per un miliardo di euro e non abbiamo visto traccia di interventi a sostegno dei produttori. Dalla legge finanziaria all’ultima manovra anticrisi non si è riusciti a predisporre le azioni necessarie per fronteggiare una situazione drammatica, certamente la più difficile degli ultimi trent’anni. E tutto ciò mentre i costi produttivi, contributivi e burocratici sono saliti alle stelle, i prezzi sui campi sono in caduta verticale e i redditi hanno subito lo scorso anno un drastico colpo di scure: meno 21 per cento. Due aziende su cinque hanno i conti in rosso. Dal 2000 ad oggi l’agricoltura ha perso oltre 500 mila imprese. Solo 112 mila aziende hanno un conduttore giovane. Nella nostra agricoltura non vi è ricambio generazionale. Mentre le imprese agricole europee crescono in termini di competitività e redditività, quelle italiane rimangono drammaticamente al palo. In provincia di Venezia le aziende agricole iscritte alla CCIAA nel 2000 erano circa 15.000, ad oggi sono meno di 10.000. Ma per quanto potrà continuare cosi?..... Una risposta dalla riforma della Pac
Come agricoltori siamo contrari a qualsiasi diminuzione delle risorse di bilancio ed ad ogni eventuale diminuzione degli aiuti. Le nostre proposte, da qui ai prossimi mesi, devono essere chiare e coerenti, privilegiare i sostegni agli agricoltori professionali, sulla base della qualità del progetto aziendale e correlati allo sviluppo del lavoro e dell’occupazione, e non alla sola rendita. Premiare quindi di più l’innovazione, la produzione quantitativa e qualitativa, il sistema di rappresentanza del prodotto ed il mercato, creare le opportunità per uscire dalla marginalità e di rafforzare le professionalità. In questa prospettiva è necessario parimenti accompagnare anche quella miriade di piccole imprese che costituiscono il tessuto agricolo veneto e veneziano, premiando e incentivando attraverso l’affitto la mobilità fondiaria, ed in alternativa assegnando a queste un forte ruolo di tutela e difesa del territorio. Per queste aziende, quindi serve un impegno di tutta la collettività per valorizzarne il forte ruolo ambientale, paesaggistico e di produzione energetica da fonti rinnovabili. Tutto ciò può essere considerato un nuovo ruolo di servizio, ed avere come risultato un complessivo miglioramento della qualità della vita , una maggiore attenzione alla qualità del territorio, anche in chiave turistica, una maggiore sicurezza idraulica ed ambientale. Sul piano locale: il mercato di Mestre
Un nodo importante che investe il mondo economico agricolo del veneziano è il futuro del mercato ortofrutticolo di Mestre. L'area attuale,salvo proroghe, dovrà essere ceduta entro il 30 giugno 2011,il futuro della eventuale nuova sede sembra essere al Tronchetto in un'area assolutamente inadeguata, sempre ammesso che per allora si faccia in tempo a strutturarla in maniera tale da soddisfare le esigenze che una struttura come questa dovrebbe avere. Il comune,per contro, sta dimostrando ,anche poco velatamente,il suo completo disinteresse per la soluzione di questo problema,visto che le soluzioni risultano spesso inaccettabili. Per quel che riguarda il sociale la nuova finanziaria,anziché promuovere iniziative per la famiglia e gli anziani ha ,di fatto, disatteso tutte le aspettative mettendo quasi sul lastrico quanti, senza lavoro,in mobilità forzata ecc,non riescono,col loro stipendio,ad arrivare alla fine del mese o con pensioni per gli agricoltori che non arrivano a 500 euro. Per questo la nostra associazione pensionati è impegnata fortemente per parificare i diritti. Di fronte a questa situazione mi domando quando la classe politica la smetterà di bighellonare per mere questioni personali e prenderà in seria considerazione la possibilità di lavorare per tutta la comunità,alla quale spesso si appellano,in modo da agevolare l'uscita dal tunnel. VALENTINO BOSCOLO
Zelarino, 14 settembre 2010 Buongiorno, mi chiamo Valentino Boscolo e sono il nuovo Vice Presidente della Confederazione Italiana Agricoltori di Venezia. Faccio parte dell’associazione da diversi anni come componente della direzione e dell’assemblea, e sono Presidente di zona di Chioggia; sono orticoltore e produttore di ortaggi in prevalenza radicchio IGP di Chioggia e carote. Una politica agraria per l’agricoltura
Il mio intervento vuole tentare di essere un contributo fattivo a questo incontro in un momento in cui l’agricoltura italiana è asse portante e soprattutto, a mio modo di vedere, stabilizzante di una fase storico‐economica di estrema difficoltà, ma comunque di transizione e di trasformazione: probabilmente quello che è stato fino a due anni fa, non sarà più uguale per il futuro, nel bene e nel male. Noi dobbiamo essere partecipi e protagonisti di questo cambiamento per non essere, come troppo spesso è successo, anello debole al cospetto di altri settori economici, e soprattutto, chiediamo attenzione dal mondo politico amministrativo, chiediamo, termine inflazionato, ma sempre attuale, PARI DIGNITA’ rispetto agli altri. Credo che la politica debba considerare l’agricoltura come un settore economico vitale per il paese. La crisi dell’agricoltura è ormai sotto gli occhi di tutti. E il governo non può continuare ad ignorare le difficoltà degli agricoltori. I dati dell’Istat lo dimostrano senza ombra di dubbio. Il valore aggiunto agricolo ha segnato, in termini congiunturali, un drastico calo (meno 2,7 per cento rispetto ai precedenti tre mesi) e un lievissimo aumento (più 0,4 per cento) nei confronti dello stesso periodo del 2009. Incremento che, però, non compensa minimamente la caduta registrata nello scorso anno (meno 5,2 per cento). Problemi confermati anche dalle stime sull’annata agraria 2010 che vede una produzione in calo (meno 2 per cento), un’ulteriore flessione tra il 3 e il 4 per cento dei prezzi all’origine, un calo del 2,5 per cento degli investimenti, una contrazione tra il 5 e il 7 per cento dei redditi dei produttori, mentre i costi di produzione dovrebbero avere una crescita vicina al 4 per cento. Tutto ciò è, purtroppo, la prova tangibile che gli agricoltori vivono uno dei più difficili momenti degli ultimi trent’anni. Le imprese agricole mostrano, sotto il profilo strutturale, problemi complessi per recuperare margini di efficienza ed a produrre reddito da destinare ai consumi, all’innovazione ed agli investimenti. Pesano ed aggravano questo scenario, da un lato, l’aumento dei costi produttivi, contributivi e burocratici, la caduta verticale dei prezzi all’origine e, dall’altro, le difficoltà di accesso al credito che penalizzano maggiormente le imprese che hanno investito in innovazione e qualità. Serve un cambiamento di rotta, una svolta positiva per un’agricoltura che non può restare impantanata in una crisi complessa che rischia di gettare nel baratro tantissime imprese. Quali ricette per affrontare la crisi?
1. Innanzi tutto gli agricoltori devono mettersi in testa una volta per tutte che non esistono a priori differenze tra le necessità delle varie aziende: questo per dire che L’UNITÀ DI NOI AGRICOLTORI non è un valore secondario ma un bene prezioso che se la CIA ha sempre negli anni perseguito e cercato che fosse valore da condividere, altri non lo hanno voluto fare, e questo è un peccato. 2. Unità d’intenti che dovrebbe coinvolgere anche le associazioni di prodotto troppo spesso divise e non sempre in grado di rappresentare la tutela e la valorizzazione dei tanti prodotti tipici veneziani. 3. Ad una azienda agricola competitiva servono norme chiare e semplici. È necessario affrontare velocemente il tema legato alla troppa burocrazia che fa disperare in carte e tempo quasi il 30% del lavoro di un imprenditore. 4. L’accesso al credito ed i rapporti con il sistema bancario devono vedere le istituzioni, camminare al fianco degli agricoltori per favorire un abbassamento del costo del denaro e per il potenziamento del lavoro dei consorzi fidi con l’obiettivo di creare proposte creditizie adeguate e alla necessità delle imprese che vogliono accettare di stare nel mercato e di favorire l’innovazione. 5. Un sistema per la promozione dei prodotti veneziani rivolto al turismo deve vedere uno sforzo comune e coinvolgente di tutte le categorie. “Vendere” un territorio significa offrire ai turisti le tante peculiarità veneziane, dai prodotti dell’artigianato, ai servizi, alla ristorazione, ai prodotti agricoli tipici. Per sviluppare tale importante segmento per l’economica veneziana bisogna fare sistema, con l’obiettivo di valorizzare una proposta turistica tutta veneziana. 6. Una chiara politica agricola che valorizzi le risorse comunitarie, che si apre alle esigenze degli agricoltori e ne riconosca il ruolo nel campo della sicurezza alimentare e della tutela del territorio. Sotto questo aspetto ci aspettiamo molto dalla conferenza agricola regionale che l’assessore Manzato sta organizzando con opportuni seminari. 7. Il lavoro. Per le aziende professionali la manodopera è essenziale e in tale ottica è necessaria una maggiore semplificazione (voucher) e un corretto rapporto e collaborazione con gli enti proposti ai controlli.