Trieste: a spasso per le vie del centro Luoghi di culto non cattolici Lo sviluppo commerciale di Trieste quale Porto Franco dell’impero asburgico, fece sì che la città risultasse un centro cosmopolita, ricco di razze e religioni diverse. Pur essendo una città di modeste dimensioni, Trieste presenta alcuni esempi di architettura religiosa non comuni e di grande interesse artistico. In largo Panfili vi è la neogotica chiesa Evangelico-luterana e su via San Francesco, si erge uno dei templi israelitici più importanti d’Europa. Al centro del Borgo Teresiano, si affaccia sul Canal Grande (o Canale di Ponterosso) la neobizantina chiesa serbo ortodossa dedicata a San Spiridione, uno dei monumenti architettonici più ammirati di Trieste per il suo particolare valore artistico. Sulle rive sorge invece la neoclassica chiesa greco ortodossa di san Nicolò, tutti edifici di pregio architettonico. Caffè storici Il rapporto di Trieste con in caffè sembra indissolubile: a prescindere dalla realtà industriale, famosa in tutto il mondo, Trieste è per molti aspetti la città dei caffè; sono locali dal fascino retrò, vestigia di un passato cittadino di indubbio aroma mitteleuropeo, indissolubilmente legati alla letteratura. Trieste, senza i suoi storici caffè, non sarebbe la stessa: il tempo rallenta fino a fermarsi e non è difficile immaginare Stendhal, Joyce, Svevo o Saba mentre sorseggiano la loro bevanda. Non è poi improbabile incontrare anche Claudio Magris, celebre scrittore triestino contemporaneo, che i caffè della sua città li ha celebrati anche nei suoi scritti, perché, sono parole sue, “ il caffè è il luogo in cui si può stare contemporaneamente da soli e fra la gente”. Oggi i caffè cosiddetti storici, sono diventati vere e proprie mete turistiche. Ci inoltriamo nel quartiere noto come Borgo Teresiano, il cui nome deriva dalla sua fondatrice, Maria Teresa d’Austria. Per far fronte alle accresciute necessità dei triestini, l’imperatrice fece bonificare la zona delle antiche saline e sui terreni sottratti al mare, attorno al Canal Grande (oggi più noto con il nome di Canale di Ponterosso), trafficato molo mercantile, sorse un rione completamente nuovo, di stile neoclassico. All’inizio fu abitato principalmente da mercanti e commercianti: al piano terra trovavano sistemazione i magazzini, al primo le stanze padronali, al secondo gli uffici ed al quarto le stanze dei domestici; caratteristiche abitative ancora facilmente riscontrabili, specie nei grandi portoni e negli ampi atri oltre che nelle piccole finestrelle dei sottotetti, chiaro segno che li abitava era di estrazione sociale inferiore. Il rapido sviluppo richiamo un grande numero di artisti le cui opere abbelliscono ancora oggi molti dei palazzi cittadini. Risalendo il canale si giunge alla Chiesa di S. Antonio Taumaturgo, realizzata in stile neoclassico dell’architet-to Pietro Nobile nella prima metà dell’800. Ai tempi della sua realizzazione il canale, interrato in tempi successivi, raggiungeva la base della scalinata. La facciata dell'edificio è caratterizzata da sei colonne ioniche. Nell'attico sono presenti sei statue scolpite da Bosa nel 1842, raffiguranti san Giusto, san Sergio, san Servolo, san Mauro, sant'Eufemia e santa Tecla. E’ la più vasta chiesa cittadina (m 92 x 28), imponente e sobria costruzione neoclassica, ispirata al Pantheon di Roma. Grandioso l’interno a tre navate, con le volte laterali a crociera e tre altari per ogni navata laterale. La cupola centrale è posta su pennacchi. La chiesa serbo-ortodossa di San Spiridione fu realizzata nel 1869 dall’architetto Carlo Maciachini in stile neobizantino, con le inconfondibili cupole celesti. Le pareti interne sono decorate con temi liturgici dipinti ad olio. L’iconostasi (elemento che divide il presbiterio dalle navate della chiesa) è rappresentata da un pannello in legno massiccio intagliato in pietra e coperto d’ornati, con al centro la rappresentazione della Crocifissione e, ai lati, quelle della Resurrezione e del Battesimo. L’altare è sovrastato da una croce gemmata (realizzata nel 1881) ricoperta d’oro e d’argento, rappresentante Gesù Crocifisso con ai piedi la Madonna e San Giovanni; in più lo orna un bassorilievo in argento che raffigura l’Ultima Cena. Ricchi candelabri, quattro dei quali furono realizzati nel 1899 a Venezia; è presente una lampada votiva d’argento, donata da Paolo Romanov (zar di Russia Paolo I) nel 1782 in occasione di una visita a Trieste. Tra i palazzi degni di nota e proseguendo la passeggiata nella direzione già indicata, va ricordato Palazzo Carciotti, fatto costruire in stile neoclassico dal mercante greco Demetrio Carciotti su progetto dell’architetto Matteo Pertsch, prospiciente il mare e facilmente riconoscibile dalla sua cupola azzurra e dal colonnato in facciata, oggi sede della Capitaneria di Porto. Il progetto originale fu in seguito modificato dall'architetto Giovanni Righetti. I lavori si conclusero nel 1803. Nel 1831 divenne la prima sede delle Assicurazioni Generali. In seguito fu proprietà della Capitaneria di porto e dell'Acegas. Attualmente è proprietà del comune. Il 2 febbraio 2012 delle forti raffiche di bora scoperchiarono una parte della copertura della cupola, successivamente parzialmente restaurata. Palazzo Gopcevich, realizzato dall'architetto Giovanni Berlam nel 1850, rappresenta la più interessante eccezione allo stile neoclassico predominante nell'edilizia triestina del periodo. La facciata rispecchia il gusto e la cultura del Romanticismo di cui era partecipe il proprietario della casa Spiridione Gopcevich. La facciata riprende il motivo ornamentale del Palazzo Ducale di Venezia, ed è arricchita da quattro sculture che rappresentano gli eroi della battaglia del Kosovo (1389) combattuta dai serbi contro gli ottomani: la zarina Milica, lo zar Lazar, il condottiero Miloš Obilić e la fanciulla del Kosovo, soccorritrice dei feriti. La piazza principale di Trieste, Piazza dell’unità d’Italia, storicamente chiamata piazza Grande, è un ambiente rettangolare di vaste dimensioni, chiuso su tre lati da magnifici palazzi mentre il quarto si affaccia direttamente sul mare, il cui attuale aspetto risale al diciannovesimo secolo. Subito dopo la decisione di interrare il vecchio mandracchio (1858-1863), la piazza fu oggetto di una riprogettazione totale: uno spazio completamente aperto sul mare, attorniato da edifici e con il municipio posto come base frontale. Sul fondo della piazza sorge il Municipio, edificato nel 1877 da Giuseppe Bruni: esso è contraddistinto da una serie di arcate e da una torre con orologio, sopra la quale le statue di due mori, noti in città con il nome di Micheze e Jacheze, battono le ore. Il nuovo edificio era formato da un corpo unico monumentale sovrastato, nella parte centrale, da una torre. Bruni mise tutta la sua bravura per richiamare in quest'opera diverse forme architettoniche, conciliando monumentalità e imponenza, senza in qualche modo turbare l'armonia con gli altri edifici già costruiti. Dal balcone centrale il 18 settembre 1938 Benito Mussolini, parlando alla gente in piazza Unità, annunciò la promulgazione delle leggi razziali fasciste in Italia. Ai lati della piazza stessa sorgono edifici degni di nota: Palazzo Modello (progetto del Bruni) Casa Stratti (che ospita uno dei caffè storici della città, il Caffè degli Specchi), il Palazzo del Governo oggi sede della Prefettura, il palazzo del Lloyd Triestino (oggi sede della Presidenza della Giunta Regionale, costruito tra il 1880 e il 1883 su progetto dell’architetto H. von Ferstel per l’allora Lloyd austroungarico di navigazione a vapore; sulla facciata rappresentazioni allegoriche raffiguranti il mare e la navigazione), l’Hotel Duchi d’Aosta di Geiringer ed il barocco Palazzo Pitteri, progettato da U. Moro nel 1790. Nell’angolo a destra troviamo la colonna sulla cui sommità si erge la statua di Carlo VI, l’imperatore d’Austria che concesse a Trieste lo status di Porto Franco. Al centro, proprio di fronte al Municipio, vi è la Fontana dei quattro continenti (1751- 1754) su disegno del Mazzoleni: le statue rappresentano i 4 continenti allora conosciuti. Sulla sommità è invece rappresentata la Fama, che sovrasta Trieste, adagiata sulle rocce del Carso e attorniata dalle ricchezze frutto dei commerci. Passando a fianco della Prefettura si giunge al Teatro comunale Giuseppe Verdi, costruito in stile neoclassico su progetto del Pertsch, allievo del Piermarini, e dal cui più celebre Teatro alla Scala il Pertsch prese ispirazione. Attualmente all’interno del teatro ha luogo annualmente la stagione lirica nei mesi invernali ed il festival dell’operetta durante quelli estivi. Nell’autunno del 2004 è stato inaugurato, dopo lunghi restauri, il ridotto del teatro. Si giunge in Piazza della Borsa, la cui toponomastica deriva dall’omonimo palazzo, oggi sede della Camera di Commercio, edificato su progetto del Mollari nel 1806, la cui facciata, contraddistinta da un colonnato dorico richiama quella di un tempio greco. Tra le statue allegoriche poste alla sommità, vi sono raffigurati anche la città di Trieste ed il Danubio. A sinistra della Borsa vi è il massiccio Palazzo del Tergesteo, sorto tra il 1840 ed il 1842 ad opera dell’architet-to ed ingegnere triestino, ma di origine belga, F. Bruyn, progettato per fungere da centro destinato al commercio. Durante la guerra fu destinato a deposito, con conseguente deterioramento delle strutture originarie, ristrutturate soltanto negli anni ’50 e non fedelmente all’originale. Il piano terra è caratterizzato da una galleria commerciale, mentre i piani superiori fin dall'inaugurazione sono dedicati sia a uffici che ad appartamenti residenziali. Lo stabile si affermerà come uno dei centri dell'attività finanziaria triestina, Italo Svevo lavorerà nella filiale della Unionbank al primo piano del palazzo e qui ambienterà parte della Coscienza di Zeno.