1932, “annus mirabilis” della fisica Il neutrone è il partner elettricamente neutro del protone con cui costruisce la materia esistente nell’universo. Enrico Fermi con i “ragazzi di via Panisperna” lo trasformò in un potente strumento per la produzione di sostanze radioattive artificiali per molteplici applicazioni, soprattutto mediche. I neutroni garantiscono le reazioni a catena nelle centrali atomiche e sono sempre più ampie le loro applicazioni per analisi non distruttive industriali, per la biologia, la diagnostica e terapia mediche 1, per controlli ambientali, analisi di opere d’arte e manufatti di valore storico e culturale, fino alla rilevazione delle mine antiuomo. Il neutrone venne scoperto nel 1932, un “annus mirabilis” della fisica. 1932, settant’anni fa: il mondo occidentale è stretto nella morsa della grande depressione, mentre in URSS dilaga la terribile carestia; Mohandas Gandhi inizia uno sciopero della fame contro la politica inglese verso l’India; il mondo si commuove per il rapimento e l’uccisione del figlio di Lindberg. Qualche speranza dall’elezione di Franklin Delano Roosevelt e dall’annuncio del suo “new deal”, dal completamento delle grandi dighe in USA sul Colorado, in Urss sul Dnjeper (Fig. 1) e dalla bonifica dell’agro romano in Italia. La cultura sembra in un momento di attesa: la Bauhaus viene fatta chiudere dai nazisti, i quadri più significativi del 1932 sono di Picasso (Ragazza davanti lo specchio), Klee (Ad Parnassum), Mondrian (Composizione con due linee nere), Kandinski (Macchie sonore) (Fig. 2), Dalì (I desideri liquidi) e Ben Shan (La passione di Sacco e Vanzetti); in Italia si afferma l’architettura razionalista di Piacentini. Poche grandi opere letterarie: Roth (La marcia di Radetzky), Gramsci (Quaderni dal carcere), Steinbeck (I pascoli del cielo), Huxley (Il mondo nuovo), Lawrence (L’amante di Lady Chatterley), Quasimodo (Oboe sommerso), Hemingway (Morte nel pomeriggio), Hesse (Pellegrinaggio in oriente). Fra le opere musicali le partite di Dallapiccola e di Petrassi, le variazioni per orchestra di Hindemith, il concerto n. 5 di Prokofiev e il Mosè ed Aronne di Schoenberg. Ci si consola con il grande cinema: trionfa Grand Hotel con Greta Garbo, Joan Crawford, John e Lionel Barrymore, Venere bionda con Marlene Dietrich e Cary Grant (Fig. 3), il coraggioso Scarface di Hughes, Tarzan con Weissmüller, The music box di Laurel e Hardy, e nella prima mostra del cinema a Venezia viene premiato La grande illusione di Jean Renoir, mentre Camerini produce Gli uomini che mascalzoni con De Sica. Approda ad Hollywood anche Betty Boop (7 film), in casa Disney nasce Goofy (Pippo) ed a Londra la provocante Jane di Hubbard. A New York si apre Radio City Music Hall: Fred Astaire por- SCIENZA E CULTURA ta al successo Night and day di Cole Porter, Armstrong viene ribattezzato “Satchmo” e registra Home e Hobo, you can’t ride this train ed Ellington It don’t mean a thing; in Italia Petrolini lancia Gastone e Tanto pe’ canta, e De Sica Parlami d’amore Mariù. È la fisica a dar luce al 1932 con una serie di fondamentali scoperte ed innovazioni: la scoperta del positrone, quella del deuterio e del neutrone (Fig. 4) e conseguentemente la comprensione del nucleo atomico, la prima reazione nucleare artificiale, gli acceleratori Cockroft-Walton ed il ciclotrone, i primi radioisotopi artificiali. Tutti eventi che hanno segnato la storia della fisica, chiarendo punti cruciali ed aprendo nuove strade alla nostra conoscenza del microcosmo. In questo numero ripercorriamo la scoperta del neutrone e le sue conseguenze. Alessandro Pascolini Fig.1 L’eroina del lavoro Yevgenia Romanenko e la sua squadra sulla diga del Dnjeper 1 Una nuova applicazione alla terapia del cancro è presentata da PIERO FORCELLA in questo numero di INFN-Notizie a pg. 29 2 Per una storia più dettagliata del neutrone si può consultare E. AMALDI, Physics Reports, 111 (1984), pg.1; N. FEATHER, Contemporary Physics, 1 (1960), pg. 191 e pg. 257; e B. KRÖGER, Physics 22 (1980), pg. 175. Il neutrone, la scoperta Il primo passo verso l’evidenza sperimentale dell’esistenza del neutrone risale al 1930 2, quando Bothe 3 e Beker a Berlino osservarono una radiazione penetrante emessa da alcuni elementi leggeri in seguito ad irraggiamento con particelle alfa 4: essi ritennero di trovarsi di fronte a raggi gamma 5 emessi dal nucleo in seguito all’assorbimento di un’alfa. Il nuovo fenomeno venne discusso nella Conferenza internazionale di fisica nucleare di Roma (ottobre 1931) ed attirò l’interesse di I. Curie e F. Joliot 6 (Fig. 5) a Parigi e di H. C. Webster a Cambridge: va ricordato che allora le ricerche di fisica nucleare erano alla frontiera della scienza e si svolgevano di fatto in pochissime università. Webster osservò un comportamento della radiazione emessa incompatibile con quello dei fotoni e suggerì la possibilità che si potesse trattare di “corpuscoli veloci, per esempio di un protone ed un elettrone strettamente congiunti”, ma esami ulteriori lo convinsero ad abbandonare questa idea. I coniugi Joliot-Curie compirono a Parigi nel gennaio 1932 un passo determinante per la scoperta del neutrone. Poiché i “raggi gamma” secondari avevano molta energia, esaminaro- 3 Walter Wilheim Bothe ricevette il premio Nobel nel 1954 per lo sviluppo del metodo della coincidenza. 4 Le particelle emesse nella radioattività alfa sono nuclei di elio. 5 I raggi gamma sono fotoni, ossia radiazione elettromagnetica, come la luce, di energia superiore a quella dei raggi-X. 6 Irène Curie e Frédèric Joliot ricevettero il premio Nobel per la chimica nel 1935 per la scoperta della radioattività artificiale. 1 Fig. 2 Vassili Kandinski, Macchie sonore Fig. 3 Marlene Dietrich in Venere bionda no la possibilità che potessero a loro volta produrre trasmutazioni nucleari: posero quindi fogli sottili di varie sostanze sulla traiettoria delle radiazioni per vedere se nuove particelle venivano così prodotte. Nel caso di sostanze ricche d’idrogeno poterono convincersi che una radiazione terziaria esisteva effettivamente: utilizzando un campo magnetico scoprirono che si trattava di protoni. I risultati da loro osservati non si conciliavano con quanto noto fino allora sull’interazione di fotoni con protoni; essendo certi che la radiazione secondaria fosse di raggi gamma (non erano a conoscenza del lavoro di Webster), ritennero di trovarsi di fronte ad un nuovo tipo di interazione fotone-protone. I loro risultati spinsero James Chadwick 7 (Fig. 6) ad una serie di esperimenti con un apparato in grado di osservare l’effetto di una singola particella ionizzante: scoprì così che la radiazione secondaria poteva produrre protoni anche interagendo con sostanze non idrogenate. Misure dettagliate del bilancio energetico lo portarono ad escludere la possibilità che si trattasse di fotoni, in base ai principi di conservazione dell’energia e della quantità di moto, per cui suggerì che la radiazione prodotta dal bombardamento delle alfa su nuclei leggeri fosse in realtà una nuova particella neutra e con massa analoga a quella del protone. I suoi risultati vennero presentati in una lettera a Nature, datata 17 febbraio 1932, intitolata “possibile esistenza del neutrone”, considerata universalmente come il certificato di nascita della nuova particella. Va osservato che Bothe e Beker non avevano del tutto torto: infatti, pochi mesi dopo la scoperta del neutrone, Franco Rasetti, allora a Berlino-Duhem a lavorare con Lise Meitner, 7 James Chadwick ricevette il premio Nobel nel 1935 per la scoperta del neutrone. 8 Walther Nernst ricevette il premio Nobel per la chimica nel 1920 per i suoi lavori in termochimica. 2 potè provare che il berillio irraggiato da particelle alfa oltre a neutroni emette anche raggi gamma. Neutrone, il nome Chadwick nel suo articolo usa il nome “neutrone” per la sua particella senza alcuna esitazione, segno che il termine era già di uso corrente nella comunità scientifica. Il nome “neutrone” venne usato per la prima volta nel 1899 da William Sutherland per spiegare i raggi-X nell’ambito della teoria dell’etere, che allora si riteneva permeasse tutto l’universo quale supporto del campo elettromagnetico; Sutherland propose un etere composto da elettroni negativi e positivi, normalmente accoppiati a formare “l’analogo di una molecola materiale che potrebbe convenientemente venir chiamato neutrone”. La sua teoria era assolutamente fantasiosa e priva di alcuna base empirica e venne presto dimenticata, ma il nome rimase e ricomparve nel 1903 in un nuovo contesto nella quarta edizione del trattato di Walther Nernst 8 Theoretische Chemie: per spiegare la conduzione elettrolitica dei liquidi egli introduce due particelle elementari prive di massa che chiama “elettroni positivi” e “negativi”, che si accoppiano appunto in un “neutrone”, una particella priva di massa, elettricamente isolante ma polarizzabile, del tutto analoga alla luce. Dalla scoperta della radioattività gamma nel 1900 fino agli esperimenti di diffrazione di Max von Laue del 1912, venne considerata accanto all’interpretazione elettromagnetica anche una corpuscolare costituita da “neutroni” dati da una coppia di elettroni di segno opposto. “Neutroni” pesanti, costituiti da una particella alfa, o da due atomi d’idrogeno, e due elet- troni, vennero proposti quali componenti dei nuclei dall’olandese Antonius Johannes van der Broek nel 1913 per spiegare la radioattività alfa, e nel 1920 dall’americano William D. Harkins, che li chiamò “particelle mu”. Ma l’introduzione più significativa del neutrone quale componente del nucleo atomico si deve a Ernest Rutherford 9 (Fig. 7), che nella sua “lezione bakeriana” del 1920 tratteggiò magistralmente lo stato delle conoscenze dei nuclei atomici. Il nucleo di un atomo è caratterizzato dal “numero di massa A”, il numero intero più vicino al rapporto fra la massa dell’atomo e quella dell’atomo di idrogeno, e dal “numero atomico Z”, corrispondente al numero di elettroni atomici. Si conoscevano allora solo elettroni, di massa trascurabile e carica elettrica unitaria negativa, e protoni di carica unitaria positiva, per cui un nucleo caratterizzato dai numeri A e Z era necessariamente descritto come composto da A protoni, che fornivano la massa, e da A-Z elettroni, in modo da ridurre a Z unità la carica elettrica positiva. Nella sua lezione Rutherford considera la possibilità che un elettrone possa legare due protoni a formare un nucleo con A=2 e Z=1, un isotopo pesante dell’idrogeno10, e che possa esistere anche un nucleo neutro con A=1 e Z=0 Fig. 4 Un fascio di neutroni prodotto dal ciclotrone da 184 pollici del laboratorio Lawrence a Berkeley (USA) entra dal basso in una camera a nebbia ove interagiscono con nuclei di ossigeno e carbonio, producendo “stelle” di nuove particelle, mentre essi rimangono invisibili Fig. 5 Frédèric Joliot e Irène Curie nel loro laboratorio a Parigi (1934) dato dall’unione di un elettrone con un protone. Rutherford considera in dettaglio le proprietà di questo “neutrone”, i processi che lo potrebbero produrre e gli esperimenti per osservarlo. Di fatto Rutherford iniziò subito un programma sperimentale alla ricerca del neutrone, che a Cambridge non venne mai interrotto fino ai lavori del 1931 di Webster e la scoperta di Chadwick. Come abbiamo visto, i Joliot-Curier erano andati vicinissimi alla scoperta, mancata solo perché, secondo Joliot, non avevano letto la lezione di Rutherford, ma come ebbe a scrivere Edoardo Amaldi 2 “in questo caso, come in molti altri, la Fortuna, prima di giocare i suoi dadi, seleziona saggiamente il livello delle persone coinvolte”. 9 Ernest Rutherford (1871-1937) è considerato il padre della fisica nucleare: nato in Nuova Zelanda, studiò a Cambridge, insegnò in Canada alla McGill, poi a Manchester e dal 1919 a Cambridge, che con lui divenne il centro mondiale della fisica nucleare. Ricevette il premio Nobel per la chimica nel 1908 per gli studi sulla radioattività. Il nuovo paradigma del nucleo La scoperta del neutrone come particella elementare permise subito di spazzare via molti problemi della struttura nucleare dovuti ai modelli basati sulla presenza di elettroni nei nuclei: lo stesso confinamento degli elettroni in un così piccolo volume, i momenti magnetici nucleari, le loro proprietà statistiche. Quest’ultimo punto merita particolare attenzione, anche perché fornì una chiave per meglio comprendere la natura esatta del neutrone. Siccome protoni ed elettroni sono entrambi fermioni 11, un nucleo composto da A protoni ed A-Z elettroni (in tutto da 2A-Z fermioni) è un fermione se Z è dispari e un bosone se Z è pari. Precise misure di Rasetti dello spettro Raman della molecola di azoto facevano concludere che l’azoto (A=14, Z=7) era un bosone, contro le previsioni del modello a protoni-elettroni. La proprietà è invece consistente col fatto che l’azoto sia composto da 7 protoni e 7 neutroni, in tutto un numero pari di fermioni. Questo risultato implica inoltre che il neutrone non sia composto da un protone ed un elettrone, ma sia una “particella elementare” per proprio conto, un fermione di spin 1/2 come gli elettroni ed i protoni. Presto Fermi mostrerà con la sua teoria del decadimento beta che il neutrone si disintegra in tre fermioni: un protone, un elet- 10 Come abbiamo visto, il deuterio è fra le importanti scoperte del 1932. 11 Fermioni sono i sistemi quantistici di spin semintero (1/2,3/2,...) che sono soggetti al principio di esclusione di Pauli (due fermioni identici non possono stare nello stesso stato quantico) ed obbediscono alla statistica di Fermi-Dirac. I bosoni hanno invece spin intero (0,1,...) ed obbediscono alla statistica di BoseEinstein. Per lo spin, vedi FRANCO BRADAMANTE e ENZO DE SANCTIS, INFN-Notizie 4 (Novembre 2001), pg. 4. 3 Fig. 6 James Chadwick, lo scopritore del neutrone nel 1932 Fig. 7 Ernest Rutherford trone ed un anti-neutrino. Tutto diveniva chiaro e consistente con un modello nucleare secondo cui un nucleo di numeri A e Z è costituito da Z protoni ed A-Z neutroni. Il primo a sviluppare questo modello fu D. Ivanenko in un articolo pubblicato su Nature nell’aprile del 1932, ma ad apprezzare a pieno l’importanza del nuovo paradigma furono Werner Heisenberg 12, Ettore Majorana e Eugene Wigner 13, che applicarono la meccanica quantistica alla descrizione delle proprietà nucleari. Poiché neutroni e protoni rimangono legati nel piccolissimo nucleo, è necessario che fra di essi si eserciti una forza in grado se non altro di contrastare la repulsione elettrostatica fra i protoni. I tre scienziati descrissero questa nuova forza in forme differenti, caratterizzate tutte da un cortissimo raggio d’azione; si tratta comunque del primo esempio di una forza che si esercita a livello delle particelle elementari e non possiede analogo classico: venne chiamata forza “nucleare” o “forte” 14. Heisenberg descrisse la forza nucleare come dovuta a scambio di “carica negativa” fra neutrone e protone, in analogia alle forze omopolari che legano le molecole; Majorana introdusse una forza di scambio delle coordinate 15; Wigner propose invece un potenziale “ordinario” attrattivo, a corto – se non nullo – raggio d’azione. I tre potenziali spiegavano ciascuno parte delle proprietà nucleari, ma erano chiaramente insufficienti per una descrizione del ricchissimo universo nucleare, e vennero spesso utilizzate in varie combinazioni. Un significativo passo avanti si avrà solo nel 1936 con la teoria di Heideki Yukawa, costruita in analogia alla teoria di Fermi del decadimento beta. La risoluzione dei problemi del nucleo atomico conseguente alla scoperta del neutrone ebbe una grande importanza, non solo perché allargava la nostra conoscenza di questi sistemi naturali, ma perché contribuì a consolidare il quadro concettuale della meccanica quantistica a teoria fondamentale del microcosmo. Infatti le difficoltà del modello a protoni ed elettroni nascevano volendo applicare ad esso le leggi quantistiche individuate a livello atomico. La distanza fra le dimensioni atomiche e quelle nucleari è dello stesso ordine di quella che separa il macrocosmo ed il mondo atomico, per cui non esi- 12 Werner Heisenberg ricevette il premio Nobel nel 1932 per la creazione della meccanica quantistica. 13 Eugene Wigner ricevette il premio Nobel nel 1963 per la scoperta ed applicazione dei principi di simmetria. 14 Oggi viene ricondotta alla forza “di colore” che si esercita fra quark. Delle sue proprietà parlano GRAZIANO BRUNI E SILVIA LIMENTANI nel presente numero di INFN-Notizie a pg.5. 15 Majorana aveva elaborato la sua teoria già prima della Pasqua 1932, ma si rifiutò di pubblicarla, ritenendola incompleta, nonostante l’insistenza di Fermi, che tuttavia la presentò nel luglio 1932 alla conferenza di Parigi. Majorana pubblicherà il suo lavoro solo l’anno dopo per le insistenze di Heinsenberg presso cui si era recato a lavorare nel 1933. 16 N. BOHR, Atomic Stability and Conservation Laws, in Atti del Convegno di Fisica Nucleare, ottobre 1931, Reale Accademia d’Italia, 1932. Bohr ricevette il premio Nobel nel 1922. 4 stevano ragioni cogenti a ritenere che l’universo nucleare non dovesse venir regolato da una nuova teoria, diversa sia dalla meccanica classica che da quella quantistica. Niels Bohr era affascinato da questa possibilità e pronto a rinunciare anche al fondamentale principio di conservazione dell’energia a livello nucleare 16. Sarà la teoria del decadimento beta di Fermi a eliminare del tutto questi ultimi dubbi a conferma della meccanica quantistica e della teoria quantistica della radiazione. Ma questo nel 1933, un altro grande anno per la fisica. Dimenticavo, nel ‘32 esce anche la Balilla, quella a tre marce.