10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK (ultima modifica 16/12/2013) CONDIZIONI DI EQUILIBRIO DEL TOKAMAK M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 1 Condizioni di Equilibrio nel Tokamak Le condizioni di equilibrio e stabilità del Tokamak presentano due aspetti fondamentali: 1. Il primo aspetto riguarda il bilancio interno tra la pressione del plasma p e le forze dovute al campo magnetico. 2. Il secondo aspetto è legato alla forma e posizione del plasma , essendo questi determinati e controllati dalle correnti nelle bobine esterne e nel plasma che danno luogo a un campo magnetico complessivo è composto dalla contemporanea presenza: • del campo magnetico principale è il campo toroidale prodotto BT dalle correnti nelle spire esterne al plasma, • del campo magnetico poloidale Bp più piccolo ( circa 1/10 del campo toroidale) è prodotto principalmente dalle correnti toroidali del plasma • dei campi dovuti alle correnti presenti in altri avvolgimenti poloidali esterni al toro, realizzati per controllare e dare la forma al plasma e • Dei campi generati dalle bobine di correzione M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 2 Condizioni di Equilibrio: corrente di bootstrap La corrente di bootstrap nasce da una combinazione di cause dovute ai: • gradienti radiali della densità, della temperatura e • alla geometria magnetica toroidale. Essa è una corrente parallela al campo magnetico che dipende dal gradiente di pressione radiale dovuto all’ anisotropia di pressione, che si genera in un campo magnetico disomogeneo come quello toroidale: BT = f (1/R) e costituisce una sostanziale aliquota della corrente totale del plasma. Poiché il funzionamento del tokamak dipende dalla corrente del plasma, la corrente di bootstrap presenta il vantaggio di essere già disponibile essendo generata automaticamente quando si confina il plasma ad alta pressione, senza dover richiedere l’ausilio di dispositivi esterni. Mentre negli stellarator, dove il campo poloidale necessario per il confinamento delm plasma è essenzialmente generato per mezzo delle bobine elicoidali esterne e non dalla corrente del plasma, la corrente del plasma può essere considerata svantaggiosa per ottenere il confinamento desiderato. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 3 Condizioni di Equilibrio In linea di principio si può ottenere un reattore tokamak a regime stazionario nel quale la stessa corrente di plasma, che genera un campo poloidale, confina il plasma, riducendo così l’intervento dei dispositivi esterni a un contributo modesto. Ma il rendimento di questo tipo di confinamento al posto dei metodi non induttivi esterni, per essere economicamente interessante, richiede un'elevata frazione di corrente bootstrap. Le correnti di Bootstrap sono positive per il confinamento, possono essere determinate con il “Modello di Trasporto Neoclassico” (Neoclassical Transport Model) che è un modello base della fisica dei plasmi confinati magneticamente, ma le correnti di Bootstrap hanno l’inconveniente di essere particolarmente instabili . M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 4 Corrente di “bootstrap” La corrente “bootstrap” è una corrente definita con il “Modello di Trasporto Neoclassico” (Neoclassical Transport Model) che è un modello base della fisica dei plasmi confinati magneticamente. Tale modello descrive il comportamento di particelle intrappolate in sistemi di confinamento magnetico toroidale, in presenza di un gradiente di pressione e di densità. Nel Tokamak le particelle che seguono le linee di forza poloidali, oscillando lungo traiettorie dette a ‘banana’ , si dicono intrappolate ‘trapped particles’ e quelle che si spostano approssimativamente in orbite circolari, si dicono passanti ‘passing particles’ . Le particelle intrappolate (in un percorso a forma di “banana” nei tokamak più moderni) devono essere in grado di completare la loro orbite senza abbandonarle, per non generare instabilità. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 5 . Compensazione delle derive per mezzo del campo addizionale poloidale Bp La proiezione nel piano poloidale delle orbite delle particelle energetiche in un Tokomak Le particelle passanti ‘passing particles’ si spostano approssimativamente in orbite circolari. Le particelle ‘ trapped particles’ si muovono su orbite più grandi a forma di banana. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 6 Compensazione delle derive per mezzo del campo addizionale poloidale Bp Orbita a banana di una ‘trapped particle’ con la sua proiezione su un piano poloidale Superfici di deriva per le orbite per ‘passing particles’ e per orbita a banana ‘trapped particles’ L’asse maggiore del toro è a sinistra M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 7 Corrente di “bootstrap” La corrente di bootstrap dovuta alle differenze della densità e della pressione delle particelle nello strato più esterno del plasma , è stimata (grossolanamente) dalla seguente relazione : 1/ 2 Jb 1/ 2 1 dp a B p dR R 1 dp B p dR •ε è il rapporto a / R, •a raggio della sezione del toro •R raggio del toro •Bp è il campo magnetico poloidale, e •p la pressione. R a Bp Per una stima più precisa occorre simulare con precisione le orbite delle particelle. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 8 Condizioni di Equilibrio Nel dispositivo toroidale per la fusione nucleare, il plasma è confinato all'interno di un toro e la pressione del plasma varia con la densità diminuendo, dai punti più interni a quelli più esterni della sezione del toro. Ciò da luogo a ↓ una corrente elettrica naturale radiale nel plasma verso le pareti esterne che è comunemente valutata nella progettazione del reattore Tokamak. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 9 Condizioni di Equilibrio Per creare un sistema stabile di confinamento, il Tokamak utilizza una combinazione di effetti dovuti alla presenza dei magneti esterni e alla corrente indotta nel plasma che insieme concorrono a creare flussi magnetici poloidali e migliorano il confinamento del plasma. Uno degli obiettivi della progettazione avanzata di Tokamak è quello di ottimizzare il bootstrap, cercando di ridurre o addirittura eliminare gli induttori esterni di corrente attualmente in uso. Questo potrebbe diminuire drasticamente il costo e la complessità del dispositivo. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 10 Condizioni di Equilibrio La pressione del plasma p esercita una forza verso l’esterno a partire dal raggio minore e • il campo magnetico totale esercita una forza verso l’interno ↓ lo sbilanciamento tra queste due forze è controllato dalla pressione magnetica del campo magnetico poloidale M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 11 Condizioni di equilibrio Il campo magnetico complessivo produce un serie infinta di superfici toroidali magnetiche nidificate. Le stesse linee di flusso seguono un percorso elicoidale sulla superficie magnetica e si avvolgono intorno al toro. La velocità di trasmissione delle particelle nel plasma è tipicamente da 105÷ 106 ms-1 e la pressione è costante nella direzione del campo magnetico toroidale e ogni sbilanciamento viene eliminato velocemente. Ma la direzione del campo magnetico cambia da superficie a superficie e questa discontinuità del campo magnetico ha importanti implicazioni per la stabilità del plasma. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 12 Condizioni di Equilibrio La geometria toroidale del plasma da luogo a una forza centrifuga, nella direzione di espansione dell’anello di plasma. Questa forza è bilanciata applicando un campo magnetico verticale che interagisce con la corrente toroidale dando luogo a una forza rivolta verso l’interno. I movimenti delle particelle sono abbastanza complessi. Alle basse temperature le particelle subiscono frequenti collisioni e collettivamente possono essere considerate come un fluido. Alle temperature più alte le collisioni sono meno frequenti e le orbite delle particelle sono influenzate dalla geometria toroidale del campo magnetico. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 13 Condizioni di Equilibrio Una consistente aliquota delle particelle è intrappolata dove il campo magnetico toroidale è più debole, sul lato esterno del toro. Anche se l’equilibrio è parzialmente determinato e controllato attraverso le condizioni imposte dall’esterno, come la corrente che circola nelle bobine toroidali e il calore applicato ( quantità di calore trasmesso al plasma), alcune caratteristiche sono dovute al comportamento del plasma. Quindi le variazioni della densità e della temperatura sono governati dalle proprietà di trasporto, che a loro volta dipendono dalle instabilità del plasma. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 14 Instabilità del plasma La corrente radiale in corrispondenza della struttura del contenitore fluisce approssimativamente a 90 gradi rispetto alla direzione del campo toroidale; quindi si verifica una forza la forza proporzionale a JxB abbastanza alta. Questa forza ha indotto danni su i molti Tokamak sperimentati. Dagli esprimenti più recenti è risultato chiaro che i Tokamak sono soggetti a una varietà di macroscopiche instabilità. Sebbene queste instabilità non sono pienamente comprese esse possono essere principalmente attribuite ai modi identificabili con la Magnetoidrodinamica MHD e all’effetto Hall. Quando la corrente aumenta spesso si verificano scopi dovuti a oscillazioni magnetiche. Questi fenomeni sono stati rilevati sperimentalmente usando bobine magnetiche intorno alla superficie del plasma, le oscillazioni sono chiamate oscillazioni di Mirnov . Le instabilità di plasma (in genere modi oscillatori) a volte crescono e possono causare→ brusche diminuzioni della temperatura e la cessazione del confinamento sperimentale del plasma . M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 15 Stabilità di uno stato di equilibrio Con l’equazione di Grad-Shafranov si descrive l’equilibrio delle forze, ma non si hanno informazioni sulla stabilità dell’equilibrio, cioè l’equazione non è in grado di indicare se una piccola variazione dei parametri del plasma (densità , temperatura, pressione) o delle correnti di controllo esterno porta a un altra condizione di equilibrio o a una situazione di instabilità. Le instabilità MHD comportano diversi effetti dannosi per il plasma: • le instabilità su larga scala possono portare alla perdita di controllo del plasma (cioè durante una disrupzione, la corrente del plasma collassa in modo incontrollabile in un intervallo di tempo molto breve) mentre • le perturbazioni su piccola scala e la turbolenza MHD può significativamente aumentare il trasporto radiale di particelle ed di energia. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 16 Instabilità: disrupzioni. Lo studio delle disrupzioni non ha portato a risultati soddisfacenti o spiegazioni complete • su come l’energia può essere persa in un tempo così breve, o • su come, quando esse si verificano, si sviluppino grandi forze con il conseguente danneggiamento alle strutture adiacenti al plasma. Attualmente si sta ancora studiando il fenomeno, mettendo a punto i metodi per prevenire e limitare gli effetti delle disrupzioni. Tuttavia, in questa fase sperimentale di messa a punto dell’intero sistema di funzionamento del Tokamak, il rilevamento delle disrupzioni può aiutare a stabilire come controllare i parametri del plasma per alcuni fattori concorrenti; per esempio definire la periodicità con la quale espellere le impurità dal contorno del plasma per mantenere il plasma pulito e più efficiente. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 17 Instabilità: disrupzioni. Attualmente con gli esperimenti fatti nei Tokamak esistenti si conoscono gli effetti negativi delle correnti radiali nel contorno che delimita il circuito che possono dar luogo: • alle grandi forze nelle strutture che sono state rilevate durante gli esperimenti fatti, ma anche a • i danni alla strutture dovuti agli archi intensi che si possono verificare, e • il veloce decadimento di energia nel plasma che viene rapidamente trasmessa al resto del sistema sperimentale (pareti del contenitore sottovuoto, spire magnetiche, ecc). M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 18 La componente del campo normale al campo toroidale BT è: • nulla nella regione del nucleo del plasma, mentre • nella superficie interna del contenitore non è esattamente uguale a zero. Il flusso toroidale delle particelle cariche nel contorno del plasma attraversa un campo netto normale e le cariche sono sottoposte a una forza di campo radiale o potenziale V=l v B 10-8 [V] l= lunghezza del contorno in [cm] v= velocità delle cariche sul contorno in [cm/s] B= campo normale netto nella regione del contorno in gauss [G]. (1G=0,0001T=10-4 T) M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 19 L’induttanza L di questo circuito delle correnti radiali è proporzionale al volume tra la superficie del contenitore vuoto e il contorno del plasma e dipende dal rapporto a/R e dalla μ0 del vuoto. La resistenza del circuito R è legata al contenitore ed è proporzionale allo spessore a/R del contenitore e la resistività del materiale del contenitore. Vp vuoto z a M. Usai R Vo In equilibrio ( quando le dimensioni del plasma non variano) , la differenza di potenziale Up=Vp –Vo nello spazio vuoto, tra il potenziale Vp sulla superficie esterna del plasma e il potenziale sulla superficie interna del contenitore (Vessel) per Vo=0, sarà espressa dalla relazione: Vp = iR + L di / dt 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 20 Induttanza e Resistenza del Plasma L’induttanza dell’anello di plasma L, è calcolata come somma di due contributi, uno relativo alla induttanza interna ed uno relativo alla induttanza esterna: L = Li + Le L’induttanza interna è molto difficile da definire, perché dipende dal profilo della densità di corrente all’interno del plasma e dal rapporto R/a. Approssimativamente è data da: Li = 2πR ∙ li in cui R è il raggio maggiore del plasma, li è l’induttanza interna specifica per unità di lunghezza; • considerando un plasma con un grande rapporto R/a e densità di corrente uniforme, allora li è indipendente dal raggio minore a e il suo valore è Li=0.05 [H/m]. • Per un piccolo rapporto R/a e densità di corrente non uniforme, il valore di li è maggiore: Li = 0.1 [H/m]. Con l’ipotesi di plasma a sezione circolare l’induttanza esterna è : Le = μ0 ∙ R [( 1 + a2 /8R2 )∙ ln (8R/ a) + a2 /(24R2 )− 2] che dipende unicamente dai parametri geometrici del plasma. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 21 Occorre tener conto che l’ipotesi di un plasma circolare da un valore approssimato, poiché la sezione del plasma nel Tokamak ha la forma di una D allungata. La resistività di plasma (espressa in [Ωm]) è calcolata sulla base della relazione di Spitzer: ρP = 6 ∙ 10−5 ∙ T−3/2 ∙ ln Λ ove ln Λ è una quantità nota come logaritmo di Coulomb, ed è praticamente costante per gran parte dei plasmi di laboratorio, dove varia fra 10 e 20 per grandi campi di variazione di parametri ai quali è legato. Nella espressione della resistività, esso è un fattore correttivo che tiene conto del fatto che le collisioni coinvolgono più di due particelle alla volta. La resistenza del plasma può essere quindi calcolata secondo la relazione seguente nell’ipotesi che il plasma si comporti, da un punto di vista elettrico, come un conduttore ohmico: 𝑅𝑃 = ρP ∙ 2π ∙R/( πa2∙δ) in cui δ è un parametro, generalmente compreso fra 0,6 e 0,7, che tiene conto sia dell’elongazione del plasma che del profilo di distribuzione delle particelle. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 22 Vp = iR + L di / dt E’ stato calcolato che la maggior parte dei Tokamak hanno costante di tempo radiale R/L di circa 50 µs , che è un fattore importante associato al tempo di decadimento della disrupzione. In particolare è chiamato “scrape-off layer’’ ( raschia via lo strato) o SOL , il circuito radiale nel contorno più esterno del plasma, dove le linee del campo vengono a contatto con una superficie di materiale (come nel divertore o nel limitatore). Il trasporto del plasma fa si che esso nei contorni che lo delimitano limitatore, raschi via lo strato esterno delle superfici limitanti (che hanno solitamente uno spessore di circa 2 cm). La misura dello spessore asportato consente di definire con precisione il contorno limite esterno del plasma. Le disrupzione dovute a una variazione di densità del plasma per una riduzione di temperatura, provocano una espansione del plasma con conseguente → variazione dello spazio vuoto tra la superficie interna del contenitore (vessel) e il plasma. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 23 La variazione dello spessore di questo strato di spazio vuoto lungo il quale circolano le correnti della disrupzione, comporta una conseguente variazione della induttanza L e quindi una conseguente variazione della differenza di potenziale ΔVp nello spazio vuoto tra la superficie interna del contenitore (vessel) e la superficie esterna del plasma. Dal modello analitico del circuito si può verificare come la variazione della induttanza L dL / dt comporti un ulteriore aumento della differenza di potenziale ΔVp= idL / dt : Vp+ ΔVp = iR + L di / dt + idL / dt, ossia il dL → comporta il verificarsi di un picco di tensione Vp innescando un fenomeno degenerativo. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 24 Il circuito del contorno radiale attraverso la regione di scrape-off o lo spazio vuoto tra le strutture esterne e il plasma possono essere paragonate auna serie di tubi vuoti (aree B e D). La superficie interna del contenitore del vuoto (area D) relativa al raggio interno Rmin generalmente funziona come un dispositivo a catodo freddo, mentre la struttura del contenitore del vuoto (Vacuum Vessel) agisce come catodo. La superficie esterna del plasma (area B) con raggio esterno Rmax agisce come un tubo a catodo caldo, dove il plasma è il catodo. Rmax Rmin Il generatore Magnetoidrodinamico MHD o effetto Hall agisce principalmente sugli elettroni che hanno una velocità toroidale ve alta, guidandoli fuori dal plasma (vengono perduti soprattutto gli elettroni con temperatura alta). M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 25 Descrizione delle Disrupzioni Per esempio nel Tokamak Fusion Test Reactor TFTR*** l’energia persa per questo fenomeno è stata valutata per una corrente radiale inferiore allo 0.3 % della corrente del plasma. ________________________________________________________________ ***The Tokamak Fusion Test Reactor (TFTR) ha funzionato nel laboratorio: Princeton Plasma Physics Laboratory (PPPL) dal 1982 al 1997. Esso è stato il più grande impianto di fusione del deuterio e tritio tra il 1993 e il 1997 usando campi magnetici relativamente intensi di 5 T e con una sezione trasversale circolare. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 26 Le correnti radiali sul bordo nelle strutture possono fluire ruotando di mezzo giro in direzione tangenziale al contorno del Vessel Vacuum, prima di rientrare sul contorno o strato vuoto di scrape-off e/o del contorno del plasma. Una disrupzione consiste in una corrente radiale pulsante sufficientemente alta da comportare una perdita completa delle condizioni di equilibrio. Una disrupzione può avvenire quando: • vi è una anomalia nel cuore del plasma (densità delle particelle non è uniforme) o • si può sviluppare anche a causa di un perturbazione nel circuito esterno (come ad esempio una sufficiente corrente radiale che interessa direttamente le pareti del contenitore o i limitatori, passando per il catodo freddo che delimita la regione nella zona D. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 27 Nella figura è riportato il percorso di un elettrone di una corrente trasversale. Nel bordo conduttore plasma si hanno: intorno al • una densità di corrente J e • una componente normale netta del campo BT. Queste provocano gli stessi effetti un generatore perché generano forze in direzione perpendicolare a J e BT proporzionali a J x BT . M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 28 Quindi una disrupzione si verifica quando la corrente trasversale nella struttura (corrente radiale) aumenta improvvisamente. Essa può aumentare improvvisamente perché la tensione interna magnetoidrodinamica MHD aumenta a causa di una ridistribuzione della densità di corrente del plasma, cioè quando si verifica un cambiamento: • della J (densità di corrente toroidale sul contorno) o • di B (componente di campo autoindotto normale al contorno plasma). M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK del 29 Nel plasma le cariche ad alta velocità toroidale si muovono radialmente in corrispondenza della regione di bordo del nucleo verso il contorno del contenitore. Nel contorno del contenitore, gli elettroni con alta velocità ve sono gradualmente costretti dalla azione MHD magnetoidrodinamica a muoversi verso l’interno nella camera vuota della struttura sino al bordo del plasma. Quando gli elettroni entrano nel plasma, hanno una velocità tangenziale piccola o nulla. Se rimangono nella regione di bordo, vengono accelerati di nuovo verso l’esterno, ma possono anche diffondersi nel nucleo del plasma e raffreddarlo. In condizioni normali di funzionamento l’ampiezza della corrente radiale è minore del 0.1% della corrente del plasma e il suo effetto di campo non è determinante, quando la corrente trasversale aumenta nel campo di valori di 10% ÷ 50% gli effetti sulla configurazione del campo possono essere importanti. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 30 Quando queste correnti che creano cariche lasciano la regione del contorno, devono essere rigenerati per cercare di mantenere le condizioni di flusso costante. In corrispondenza del nucleo del plasma si verifica uno scambio di cariche a velocità toroidale elevata. Alcune cariche vengono fornite direttamente nel bordo dai sistemi di controllo delle correnti. Se le cariche delle correnti radiali non vengono rigenerate in modo graduale o regolare si verifica un brusco crollo della temperatura T, della densità n e del campo poloidale Bp , caratterizzato dall’andamento di un dente di sega (con un lento costante aumento, seguito da brusche brevi diminuzioni) e si verifica una condizione di disrupzione termica. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 31 Nella seconda parte della fase termica di una disrupzione, gli elettroni ad alta velocità nel contorno si esauriscono e il nucleo non può rigenerarli. ↓ Ciò comporta la fine della fase termica della disrupzione o il limite inferiore della caduta a dente di sega. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 32 La prima volta furono rilevate da von Goeler nel 1974, sono state evidenziate in molte diagnostiche in tutti i Tokamak, sia in quelli di grand dimensioni che in quelli di piccole dimensioni. Il ciclo completo di eventi può essere suddivisa in tre regimi: (i) la fase di rampa Sawtooth, un periodo durante il quale la densità e la temperatura del plasma aumentano circa linearmente con il tempo nel cuore del plasma; (ii) la fase precursore di oscillazione, durante la quale una perturbazione magnetica elicoidale cresce e, a causa della rotazione toroidale del plasma, si verifica un crescente comportamento oscillatorio, (iii) il crollo di fase , in cui la densità e la temperatura e diminuiscono rapidamente a valori più bassi. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 33 Nel Tokamak riscaldati ohmicamente le modulazioni risultanti sono meno del 10% ed il periodo del ciclo completo, aumenta con la dimensione del dispositivo. Nel TEXTOR (maggiore raggio R0 D 1:75 m) τs= 20 msec e nel JET (R0 =3 m) τs 100 msec. Dopo che la terza fase si esaurisce, non ci sono sufficienti cariche che fluiscono nel circuito del contorno esterno del plasma per mantenere la corrente di bordo, di conseguenza, essa cessa momentaneamente di fluire, se non si interviene dall’esterno. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 34 In questa fase del fenomeno: • il nucleo del plasma si riduce con un raggio minore di quello che presentava all'inizio del decadimento e • inoltre subito dopo il decadimento termico di una disrupzione, il nucleo del plasma (a piccolo raggio) non rimane nella posizione di equilibrio perfettamente distaccato. Esso espande rapidamente il suo raggio e ristabilisce la condizione normale, con un contorno ricostruito. Le disrupzioni possono essere controllate, ma se il fenomeno delle disrupzioni persiste sino a comportare il processo finale, della variazione di densità del plasma con un conseguente crollo della temperatura a dente di sega, è irreversibile e non consente la rigenerazione del plasma con conseguente perdita della stabilità del fenomeno della fusione. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 35 Instabilità Il MARFE è il bagliore visibile nel catodo freddo, che si verifica solo quando una disrupzione si presenta con una densità e un flusso di corrente sufficientemente alti. La presenza di MARFE è indice di cattivo funzionamento, ma la sua assenza non esclude l’esistenza di disrupzioni che potrebbero diventare pericolose, se non venissero controllate. Si può affermare che a un buon confinamento corrisponde una bassa probabilità di MARFE. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 36 Immagini di Plasma nei Tokamak M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 37 Per eliminare le correnti radiali pericolose si dovrebbe costruire il Tokamak con una impedenza radiale L (delle strutture e del contorno vuoto) molto alta ***anche se non può essere facilmente ottenuto un equilibrio stabile. La struttura ad alta impedenza potrebbe essere realizzata ↓ con un limitatore toroidale. *** questo aumenterebbe considerevolmente l’impedenza del circuito delle correnti delle disrupzioni, contrastandole. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 38 Instabilità La variazione della densità di corrente del nucleo interno può provocare un ampliamento dello spessore del bordo del plasma e provocare un momentaneo aumento della corrente trasversale. Le Fig.4 e Fig.5 mostrano la relative aree di densità di corrente prima, durante e dopo il decadimento termico). Nella condizione peggiore, il bordo diventa molto ampio. Il nucleo interno trasporta tutta la corrente del plasma diventando un toroide stretto. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 39 Il grande flusso verso l’esterno della corrente trasversale degli elettroni caldi e il flusso verso l’interno di elettroni freddi con una piccola costante di tempo del circuito elettrico, insieme alla veloce perdita termica iniziale, danno luogo a una disrupzione. Le costanti di tempo calcolate per il circuito delle correnti di bordo trasversali (costanti di tempo del modello elettrico circa uguale a 50 microsecondi) e quelle calcolate per la perdita di energia termica al plasma (costanti di tempo del modello termico) sono risultate dello stesso ordine di grandezza (circa uguale a 100 microsecondi). M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 40 Nella spiegazione delle disrupzioni precedenti, il flusso di ioni è stato sostanzialmente ignorato. Ciò è dovuto al fatto che la maggior parte plasmi Tokamak sono prevalentemente ottenuti in un sistema a riscaldamento ohmico che genera principalmente elettroni ad alta velocità. Comunque alcuni ioni, che scorrono nella regione di bordo, creano un flusso toroidale e contribuiscono alla corrente ad anello del plasma e sono sottoposti alle forze magnetoidrodinamica MHD e si portano fuori dal plasma nella stessa direzione, ma nel verso opposto a quello degli elettroni, dando luogo a un campo elettrico E, che interferisce con i campi magnetici presenti . Il limitatore e il divertore contribuiscono sensibilmente alla riduzione degli eventi di disrupzioni. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 41 Impurità nel plasma La delaminazione e lo sfaldamento degli strati più interni e sollecitati del contenitore del plasma, formando polveri radioattive e chimicamente reattive, possono provocare, se si accumulano e diventano spesse, potenziali radiazioni e pericoli di esplosione M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 42 Impurità nel plasma I dann che le impurità possono provocare impongono la necessità di un limite all’ingresso di impurità nel plasma che ha un ruolo importante nel dimensionamento del Tokamak. Per ridurre la quantità di impurità nel plasma è richiesta la separazione del plasma dal contenitore del vuoto. Le tecniche comunemente usate sono 2: • la prima consiste nel definire il contorno esterno del plasma con un limitatore materiale. • la seconda consiste nel convogliare le particelle all’esterno della contenitore del vuoto per mezzo di una modifica del campo magnetico prodotta da divertore magnetico. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 43 Limitatore (Limiter) Strutture poste a contatto con il bordo di un plasma confinato che vengono utilizzati per definire la forma della superficie magnetica più esterna. La superficie solida del limitatore definisce il bordo del plasma. I limitatori possono avere forma diverse: poloidale, radiale e toroidale (questi ultimi disposti sulla pareti laterali toro. plasma Limitatore poloidale M. Usai Limitatore radiale Limitatore toroidale 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 44 Limitatore del Plasma (Limiter) M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 45 Divertore (Divertor) L'efficacia del sistema di rimozione delle particelle alfa in eccesso dal centro del plasma è basato su una configurazione a X del campo magnetico. Questa configurazione permette l'utilizzo di un componente della macchina come bersaglio per le particelle cariche pesanti: questo componente è parte integrante del divertore . Il divertore è un dispositivo sperimentale al plasma toroidale che devia ioni caricati sul bordo esterno del plasma in una camera separata in cui le particelle di carica possono colpire una barriera e diventano atomi neutri. Il divertore è già utilizzato negli esperimenti Tokamak esistenti, ma non è stato mai utilizzato nelle condizioni di alti flussi termici previsti per l’ITER. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 46 Divertore del Plasma (Divertor) M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 47 Limitatore e Divertore del Plasma M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 48 Divertore (Divertor) In questo disegno è riportato l’andamento qualitativo delle linee di flusso del campo magnetico in presenza di un divertore. Si noti come la forma delle pareti del divertore dia luogo a una configurazione a X del campo magnetico nella parte inferiore della camera del vuoto, che favorisce l’incanalamento delle impurità verso il basso. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 49 Configurazione del divertore con un punto nullo X del campo magnetico poloidale che mantiene il plasma lontano dalla parete. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 50 Per garantire la stabilità del scarico delle impurità è necessario il controllo in controreazione (feedback) della posizione e della forma del plasma M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 51 Divertore (Divertor) Gli obiettivi della principalmente 3: progettazione di un divertore sono 1) Ridurre al minimo il contenuto di impurità del plasma che hanno interazioni remote sulla superficie del plasma e progettare il flusso delle particelle nel divertore così che tutte le impurità prodotte non possano entrare nel plasma confinato 1) 2) Recuperare l’energia delle particelle α con un trasferimento di calore attraverso una superficie solida, a mezzo fluido termovettore che consentirà di essere trasferito dal reattore e utilizzato per generare energia elettrica. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 52 Divertore (Divertor) 3) Rimuovere la cenere (impurità) dell’elio che viene prodotto dalle reazioni di fusione così che il fluido di reazione non venga gravemente diluito. Sarà composto da due parti principali: una struttura di supporto fatta principalmente di acciaio inossidabile e la superficie che si affaccia direttamente al plasma sarà di Tungsteno. Il peso è di circa 700 tonnellate. Il materiale usato sono fibre di carbonio rinforzate con carbonio composite (CFC). Il divertore realizzato in tungsteno che presenta il vantaggio di avere un basso tasso di erosione e la possibilità di lavorare con temperature più elevate consentendo una durata di vita più lunga. M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 53 Settore del Divertore (Divertor) M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 54 Metà dei settori del Divertore assemblati M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 55 Controllo della temperatura del Plasma Per raggiungere la temperatura di ignizione si deve scaldare convenientemente il plasma con metodi differenti: 1 - riscaldamento ohmico che consiste nello ionizzare la miscela (ad esempio) di deuterio e trizio ottenendo un plasma e quindi agendo sui campi magnetici rapidamente variabili che inducono un campo elettrico il quale, a sua volta, origina una corrente nel plasma che lo riscalda; 2 - riscaldamento per compressione magnetica (o adiabatica) che si ha aumentando bruscamente il campo magnetico toroidale, fatto che fa aumentare l'energia cinetica e quindi la temperatura del plasma; un campo elettrico toroidale mantiene una corrente elettrica, pure toroidale, che fluisce nel plasma e questa corrente, a sua volta, genera una componente del campo magnetico che è poloidale, ( come riportato nella figura successiva). M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 56 Controllo della temperatura del Plasma 3 - riscaldamento per pompaggio magnetico che si origina facendo variare periodicamente il campo magnetico; 4 - riscaldamento attraverso microonde che devono avere la stessa frequenza con cui vibrano le particelle del plasma; 5 - riscaldamento per iniezione di fasci di atomi neutri, che accellerati possono penetrare nel plasma, ionizzandosi e trasferendo parte della loro energia cinetica al plasma per urto. Tale procedimento può essere applicato in combinazione con altri; 6 - riscaldamento per onde d'urto è quello che si ottiene attraverso raggi laser di elevata potenza che vanno ad incidere sul plasma (si può anche operare attraverso elettroni accelerati o ioni pesanti). M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 57 Controllo della temperatura del Plasma Le metodologie più importanti per controllare che la temperatura del plasma non diminuisca al di sotto dei valori per i quali il plasma diventa gas: • Radiazioni con antenne a radio frequenza Ossia trasferimento di energia attraverso onde elettromagnetiche convogliate da una antenna a radio frequenza (ICRF Ion Cyclotron Radio Frequency) “RF waves “ (Radio Frequency→ 3 kHz ÷ 300 GHz) • Iniettori ad atomi neutri Iniezione di atomi neutri (NBI Neutral Beam Injection) consiste nell'iniettare un fascio di atomi neutri ad alta energia ( fortemente accelerati) nel nucleo del plasma, tipicamente un isotopo dell'idrogeno come deuterio. Questi atomi energetici trasferiscono la loro energia al plasma, aumentando la temperatura globale. • Compressione adiabatica del plasma, che si ottiene spostando la miscela dei reagenti verso regioni a campo magnetico più forte che determinano il suo riscaldamento M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 58 Controllo della temperatura del Plasma Le metodologie più importanti per controllare che la temperatura del plasma non diminuisca al di sotto dei valori per i quali il plasma diventa gas: • Radiazioni con antenne a radio frequenza Ossia trasferimento di energia attraverso onde elettromagnetiche convogliate da una antenna a radio frequenza (ICRF Ion Cyclotron Radio Frequency) “RF waves “ (Radio Frequency→ 3 kHz ÷ 300 GHz) • Iniettori ad atomi neutri Iniezione di atomi neutri (NBI Neutral Beam Injection) consiste nell'iniettare un fascio di atomi neutri ad alta energia ( fortemente accelerati) nel nucleo del plasma, tipicamente un isotopo dell'idrogeno come deuterio. Questi atomi energetici trasferiscono la loro energia al plasma, aumentando la temperatura globale. • Compressione adiabatica del plasma, che si ottiene spostando la miscela dei reagenti verso regioni a campo magnetico più forte che determinano il suo riscaldamento M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 59 M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 60 Siti utili per tutorial, definizioni e il dizionario dei termini tecnici tutorial http://fusionwiki.ciemat.es/fusionwiki/index.php/Main_Page http://www-fusion-magnetique.cea.fr/ dizionari http://fusedweb.llnl.gov/glossary-plasma-fusion/ (cliccando di seguito search) http://plasmadictionary.llnl.gov/ M. Usai 10e_EAIEE_FUSIONE_NUCLEARE_TOKAMAK 61