Architettura Bioecologica e Innovazione Tecnologica per l`Ambie

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Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DI REGGIO CALABRIA,
Dipartimento di Arte Scienza e Tecnica del Costruire
Centro Interuniversitario
ABITA
sede di Reggio Calabria
salita Melissari, 89124 Reggio Calabria
segreteria telefax +39.0965.3223107 [email protected]
ORDINE DEGLI INGEGNERI DI COSENZA
corso di BIOEDILIZIA
Il processo progettuale ecosostenibile: tematiche di confronto con il
testo unico per l’edilizia
Soluzioni progettuali e metodologia: casi studio
Docente: arch. C. Nava, arch. A. Giordano
giorno 20 ottobre 2006
"non vi è dubbio che l'alleanza con l'ambiente e l'uso
intelligente delle nostre tecnologie possa preservare le risorse
fisiche e mentali, rigenerare l'ambiente materiale e la psiche.
E' misura, risparmio, eleganza, sostenibilità.
Da un atteggiamento di emergenza e di guerra
si passa così alla ricerca di una sobria qualità della vita" .
"(…) la nostra civiltà tecnoscientifica e
l'allargamento sistematico delle fonti di informazioni
ci possono guidare alla progettazione di manufatti essenziali,
privi di superflue ridondanze, di materie inutili,
prive di sovrastrutture, dovute all'ignoranza,
che soffocano l'espressività che è tuttora inespressa pienamente
anche nella progettazione urbana, ormai ridotta, in Italia,
essenzialmente all'applicazione delle normative di legge,
e che invece può essere innescata dalla
consapevolezza della vitalità molteplice dell'ambiente" ,
allora ci si deve rivolgere preferibilmente
agli strumenti che ci offre la natura:
"Si pensi alla protezione dai venti,
o al loro sfruttamento raffrescante,
a quegli accumulatori di calore che sono pavimentazioni e muri,
a climatizzatori naturali come l'acqua e il verde,
alle superfici riflettenti e assorbenti le radiazioni solari,
e tutto ciò abbinato a una pianificazione scientificamente
orientata che includa le reti della comunicazione meccanica,
della distribuzione e dei gangli funzionali così come
i parametri degli effetti psicologici e dell'efficacia
delle comunicazioni interpersonali" .
Manfredi Nicoletti
2
Indice
V. Olgyay,
Trovare un metodo
(estratto da Victor Olgyay, Progettare con il clima, Franco Muzio Editore,
Padova, 1990, pagg. 22-27)
pag. 4
C. Gallo,
Il Codice per la qualità energetica e ambientale degli edifici
(estratto da “Costruire sostenibile il mediterraneo”, Alinea,
Firenze, 2001, pagg. 110-117)
pag. 6
A. Mingozzi,
Normativa tecnica e sostenibilità
( “Costruire sostenibile il mediterraneo”, Alinea, Firenze,
2001, pagg. 118-123)
pag. 10
La legge Merloni (109/94) ed il Decreto attuativo (D.P.R. 554/99):
tematiche di confronto in riferimento alla qualità ambientale.
pag. 13
•
•
•
•
documento preliminare
progetto preliminare
progetto definitivo
progetto esecutivo
Il problema dell'ecosostenibilità nel processo edilizio:
paradigmi di riferimento
pag. 18
Casi studio: Quartiere Bedzed a Beddington, Gran Bretagna
pag. 22
Bibliografia
3
Trovare un metodo
(Estratto da: Victor Olgyay, Progettare con il clima, Franco Muzio Editore, Padova, 1981,1990, pagg. 22-27)
Il procedimento desiderabile sarebbe quello di lavorare con le forze della natura, non contro di
esse, e sfruttare le loro potenzialità per creare migliori condizioni di vita. La struttura che, in un
determinato ambiente, riduce gli stress indesiderabili e allo stesso tempo utilizza tutte le risorse
naturali favorevoli al comfort umano può essere definita "climaticamente equilibrata".
Difficilmente si può ottenere un equilibrio perfetto, se non in circostanze ambientali eccezionali;
ma è possibile ottenere una casa molto confortevole con un costo molto minore mediante una riduzione della climatizzazione meccanica. Faremo bene a studiare le condizioni climatiche generali,
per poi applicare i risultati a una struttura specifica in una specifica regione. E occorre prestare
molta attenzione anche alle variazioni regionali.
Un approccio sistematico alle condizioni climatiche equilibrate pone un problema intricato perché
il procedimento stesso si trova ai confini tra diverse discipline. Si possono facilmente
identificare due di queste discipline: la climatologia e l'architettura, che comprendono
l'inizio e la fine del problema. Combinando assieme queste due discipline, si possono
ricavare delle considerazioni per la progettazione edilizia. come scrive Neutra:
Per la pianificazione del futuro, saranno necessarie altre arti e scienze, e più che una o due (...) il compito di
costruire molte cose che costituiscono un ambiente umano (...) non può essere svolto bene senza ricorrere alle
conoscenze scientifiche attualmente disponibili (...)Una sistematica indagine biologica, ben correlata con i
metodi organizzati di progettazione, darà frutti molto proficui per una più ampia comunità umana di
consumatori [63].
Un metodo universalmente applicabile per il controllo del clima deve essere basato su fondamenta
più ampie di quelle che sono state usate finora e deve essere accompagnato dalla più accurata
analisi di un'area specifica. Per adottare un procedimento di questo tipo, bisogna trovare i passi
intermedi.
Il processo di costruire una casa climaticamente equilibrata si può dividere in quattro passi,
l'ultimo dei quali è l'espressione architettonica. Questa deve essere preceduta dallo studio della
variabilità della variabilità del clima, della biologia e della tecnologia.
Il primo passo verso l'aggiustamento ambientale è uno studio degli elementi climatici di una
determinata località. Ciascun elemento ha però un diverso impatto e presenta un diverso
problema. Poiché in architettura il metro fondamentale è l'uomo e l'abitazione è destinata a
soddisfare i suoi bisogni biologici, il secondo passo è quello di valutare ogni effetto climatico in
termini fisiologici. Come terzo passo, bisogna applicare a ogni problema di comfort climatico le
soluzioni tecnologiche. Infine, queste soluzioni dovrebbero essere combinate, secondo la loro
importanza, in un'unità architettonica. La sequenza per questa interazione di variabili è: clima •
biologia • tecnologia • architettura, e in generale questo libro seguirà questa sequenza.
In particolare, i passi del metodo sono i seguenti:
l. Si dovrebbero analizzare i dati climatici di una specifica regione, con le caratteristiche annuali dei
loro elementi costitutivi, come la temperatura, l'umidità relativa, la radiazione solare e gli effetti
del vento. I dati, se necessario, dovrebbero essere adattati al livello biologico. Si dovrebbero
prendere in considerazione gli effetti modificati delle condizioni microclimatiche.
2. La valutazione biologica dovrebbe essere basata sulle sensazioni umane. Riportando i dati
climatici sul diagramma bioclimatico a intervalli regolari si otterrà una "diagnosi" della regione,
con l'importanza relativa dei vari elementi climatici. Il risultato di questo procedimento può
venire tabulato su una tabella annuale, dalla quale si possono ottenere, per ogni data, le misure
necessarie per ristabilire le condizioni di comfort.
4
3. Dopo aver formulato i requisiti, si possono cercare le soluzioni tecnologiche per intercettare gli
effetti svantaggiosi e sfruttare quelli vantaggiosi nel momento giusto e nella quantità adeguata.
Questa necessaria funzione di una abitazione equilibrata dovrebbe essere analizzata mediante
metodi di calcolo:
a) Nella scelta del sito, la maggior parte dei fattori sono variabili. In generale, sono più abitabili i siti
che presentano le migliori caratteristiche nel rapporto inverno-estate.
b) Nell'orientazione, il fattore decisivo è la radiazione solare, sia per gli aspetti positivi (nei periodi
freddi) sia per quelli negativi (nei periodi caldi). Si può trovare un equilibrio tra il "periodo
sottoriscaldato", quando cerchiamo la radiazione solare, e il "periodo surriscaldato",
quando desideriamo evitarla .
c) I calcoli delle ombre sono basati sul principio che nei periodi sottoriscaldati l'edificio dovrebbe
essere esposto al sole, e nei periodi surriscaldati la struttura dovrebbe essere in ombra. Un
diagramma dei percorsi solari, più i calcoli geometrici e della radiazione, possono descrivere
l'efficacia delle schermature.
d) Le forme degli edifici dovrebbero conformarsi agli effetti favorevoli o sfavorevoli dell'ambiente
termico; in determinati ambienti, certe forme sono preferibili ad altre.
e) I movimenti dell'aria possono essere suddivisi in "venti" e "brezze", a seconda della loro
desiderabilità. I venti che ricorrono nei periodi sottoriscaldati dovrebbero essere intercettati, le
brezze rinfrescanti dovrebbero essere sfruttate nei periodi surriscaldati. La circolazione dell'aria
all'interno dell'edificio dovrebbe adattarsi alle esigenze bioclimatiche. Per determinare
l'ubicazione, la disposizione e le dimensioni delle aperture, si possono usare dei calcoli basati sulla
velocità dei flussi d'aria attraverso l'edificio e sui flussi all'esterno.
f) Un equilibrio della temperatura interna si può ottenere in certa misura con un giusto uso dei
materiali. Per ottimizzare le condizioni interne si possono sfruttare le caratteristiche di isolamento
e di ritardo termico dei materiali. La progettazione eliotermica, basata sugli studi dei flussi termici,
fornisce delle misurazioni quantitative dell'importanza relativa dei vari elementi dell'edificio. I
criteri da seguire sono: minima dispersione termica durante l'inverno, minimo guadagno termico
durante il periodo surriscaldato.
4. L'applicazione architettonica dei risultati dei primi tre passi deve tener conto dell'importanza dei
vari elementi. L'equilibrio climatico inizia al livello del sito, e dovrebbe essere preso in
considerazione nella planimetria del complesso residenziale e nel progetto delle singole abitazioni.
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Il Codice per la qualità energetica e ambientale degli edifici
(Estratto in “Costruire sostenibile il mediterraneo”, Alinea, Firenze, 2001, pagg. 110-117)
In Italia la responsabilità della qualità edilizia è certamente, per una parte significativa, delle
amministrazioni locali, che saranno sempre più protagonista principale nel processo di
riqualificazione delle nostre città.
In questo quadro si colloca il "Codice concordato di raccomandazioni per la qualità energetico
ambientale di edifici e spazi aperti" messo a punto - riprendendo i concetti della Carta di Aalborg e
dell'Agenda 21 - durante la passata Conferenza Nazionale Energia e Ambiente, e al quale oggi
aderiscono, oltre vari partner istituzionali un numero sempre maggiore di amministrazioni locali.
Il Codice indirizza verso obiettivi di "elevata qualità energetico-ambientale" chi formula i
programmi, chi definisce le normativa, chi progetta gli strumenti urbanistici e gli specifici
interventi di trasformazione, chi li realizza ed infine coloro che li usano. L'iniziativa del Codice
dovrebbe condurre ad una sensibilizzazione anche in Italia dove da oltre vent'anni si sviluppano
studi per il risparmio energetico, progetti finalizzati, ricerche di informazioni perdute e di regole
del ben costruire. Ma dove i piani urbanistici, ad esempio, continuano ancora generalmente ad
esprimere indici di fabbricazione volumetrici, malgrado questa unità di misura - negativa ai fini
energetici, ecologici ed ambientali - sia da tempo sconosciuta quantomeno nei paesi europei. Gli
strumenti urbanistici debbono favorire le condizioni per l'elevata qualità ambientale e l'efficienza
energetica, stimolando soluzioni appropriate; d'altro canto gli interventi edilizi debbono riscoprire
le logiche della ventilazione naturale, delle opportunità di esposizione, della protezione dai
rumori, del recupero delle acque piovane, e via dicendo.
A differenza delle regole contenute in una qualsiasi Normativa, che nei casi specifici possono
anche risultare improprie o inadeguate, i principi che sono espressi nel Codice vogliono mettere in
moto le intelligenze di chi produce uno strumento urbanistico od uno specifico progetto di
intervento.
Quella dei "Codici" risponde all'esigenza di mutare le regole senza aggiungerne di nuove, anzi
riducendole. Di fatto impegna solo a non utilizzare comportamenti e regole ammesse, ma che
impediscono di raggiungere (o rendono improbabili) obiettivi di qualità. È un'azione che non
nasce da istanze corporative, ma che tende invece a rispondere con rapidità ad esigenze della
collettività con l'obiettivo di ridurre alcune differenze che non agevolano gli imprenditori ed i
progettisti italiani sul piano europeo.
Per raggiungere l'elevata qualità ambientale degli interventi occorrono azioni congiunte. Quindi il
Codice concordato di raccomandazioni per la qualità energetico-ambientale di edifici e spazi aperti
si articola distinguendo azioni di scala sovracomunale, comunale e a scala dei singoli interventi.
L'attuazione del Codice si basa molto sullo sviluppo di "accordi volontari" tra i soggetti interessati
per conseguire obiettivi di convenienza comune: l'attrattiva principale per la diffusione del sistema
degli accordi è la loro flessibilità intrinseca che, sempre nel rispetto delle norme e anzi, in una
logica di miglioramento, permette la scelta degli ambiti e delle priorità d'azione da parte dei
soggetti interessati e la loro valorizzazione attraverso la definizione di una serie di interventi
mirati. In questo senso va sottolineato come la dinamica degli accordi, la cui durata media non
dovrebbe superare i cinque anni, consenta di mantenere un buon grado di elasticità rispetto alla
continua evoluzione del quadro di riferimento, specie nella misura in cui le scelte nazionali sono
ormai condizionate dagli indirizzi internazionali.
Le modalità di funzionamento dello strumento degli accordi, legate al processo di partecipazione
diretta di operatori e pubblica amministrazione, realizzano inoltre l'importante effetto di cogliere,
sfruttare e soprattutto valorizzare le specificità locali dei sistemi territoriali coinvolti, con una
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migliore aderenza delle soluzioni alle problematiche peculiari, e di conseguenza con
l'ottimizzazione dell'azione rispetto ad obiettivi determinati, misurati e adattati alle reali necessità
ed eventuali rigidità e vincoli.
L'accordo volontario, per poter raggiungere effettivamente gli obiettivi prefissati, deve però
rispondere a determinate condizioni, legate principalmente agli aspetti del controllo e della
verifica sull'effettivo svolgimento delle attività prestabilite secondo le modalità previste, alla
capacità dell'azione intrapresa di portare agli effetti previsti nei tempi previsti ed alla qualità dei
risultati raggiunti rispetto alle previsioni.
Il Codice è costituito da 18 raccomandazioni redatte dall'Avvocatura dello Stato che ha sintetizzato
e messo in una forma facilmente adottabile dai Regolamenti Edilizi locali le istanze e i
suggerimenti di un gruppo di lavoro costituito da rappresentanti di amministrazioni
comunali,associazioni pubbliche e private, i Ministeri interessati, enti e istituzioni vari.
Particolarmente significativa la raccomandazione 18: Relazione ecosistemica e di efficienza
gestionale. Le Amministrazioni Comunali possono richiedere che i progetti di intervento siano
corredati da una relazione ecosistemica che, esplicitando logiche e criteri adottati, consenta la
valutazione del costo energetico ambientale dell'intervento, con l'obiettivo della migliore
valutazione del costo collettivo degli interventi.
La relazione conterrà anche i bilanci relativi all'utilizzo delle risorse, individuando i limiti massimi
di consumo, secondo le indicazioni che seguono:
1.
Energia: bilancio dei flussi energetici entranti e uscenti dall'edificio;
2.
Acqua: bilancio del consumo dell'acqua contenente la percentuale dell'utilizzo dell'acqua
piovana (filtrata naturalmente o depurata), la percentuale di acque grigie recuperate, i consumi di
acqua potabile, il volume di acque grigie da mandare in fogna;
3.
Aria: valutazione delle concentrazioni degli inquinanti noti e indicazione dello scosta
mento dai valori limite, sia per l'aria esterna, sia per l'aria interna;
4.
Materiali: bilancio dei costi energetico-ambientali per l'estrazione, la lavorazione, il
trasporto, la posa in opera, l'uso e la dismissione; percentuale di materiali riciclati; percentuale di
materiali riciclabili; materiali che possono contenere radon;
5.
Paesaggio: bilancio ecologico contenente la valutazione degli assetti territoriali (morfologia,
idrologia, ambiti di esondazione, visuali paesaggistiche), la percentuale di copertura vegetale, il
bilancio dei trasporti per l'accesso, il bilancio della biodiversità.
La relazione conterrà anche indicazioni relative alla periodicità degli interventi di manutenzione
che faranno riferimento non solo ai singoli elementi ma anche ai componenti intesi come
aggregazione di elementi.
Un'altra interessante raccomandazione del Codice è quella relativa ai dati microclimatici. A
proposito della cartografia di base che un'amministrazione comunale dovrebbe mettere a
disposizione dei progettisti sono indicate espressamente (art.11) le "carte climatiche" che "devono
contenere gli elementi relativi alla conoscenza della temperatura (media mensile della temperatura
massima e minima), della pluviometria (media ed estremi mensili di quantità di precipitazioni),
dell'umidità (media mensile dell'umidità assoluta), del soleggiamento (radiazione solare diretta e
totale, ripartizione oraria della radiazione), dei venti (direzione e velocità)."
In effetti sempre più spesso viene ricordato dai maggiori architetti contemporanei (Ken
Yeang,Richard England-insignito del premio International Academy of Architecture -, Manfredi
Nicoletti etc.) come alla base di un buon edificio ci sia la conoscenza dei dati microclimatici: già Le
Corbusier negli anni Trenta parla della "griglia climatica" del sito come di uno strumento
importante di progettazione utilizzato dal suo studio: se non si conoscono i problemi di un luogo
dovuti al microclima non si può ovviare ad essi con gli strumenti dell'architettura (frangisole,
finestre,volumi aggettanti ecc.).
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Una delle più interessanti " concretizzazioni" del Codice è costituita dai Contratti di Quartiere
banditi dal Ministero LLPP.
Gli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata con finalità sperimentali da realizzare
attraverso i "Contratti di Quartiere", secondo quanto stabilito nel relati¬vo bando di gara, sono stati
definiti in rapporto alle finalità e ai contenuti della "Guida ai programmi di sperimentazione"
approvata dal comitato esecutivo del CER in data 27 febbraio 1997. Nell'ambito di tale guida sono
stati individuati i temi di sperimentazione quali quello della qualità ecosistemica, nel quale si
sostanzia l'ap¬proccio bioclimatico-ecologico volto a perseguire un miglioramento delle condizioni
di benessere dell'abitare nella città e in particolare all'interno degli edifici, nel rispetto degli
ecosistemi preesistenti nell'ambiente e assicurando un risparmio nell'uso delle risorse naturali
disponibili. In particolare, attraverso il perseguimento dell'obiettivo rappresentato dalla qualità
ecosistemica sono state sperimentate metodiche di intervento atte a consentire un risparmio delle
risorse naturali disponibili _ aria e acqua _ tenuto presente il ruolo rilevante che ricoprono i
consumi energetici nel settore edilizio rispetto ai consumi energetici totali, in quanto questi vanno
considerati non solo per gli effetti che producono sul consumo di risorse e in termini di
dipendenza energetica, ma anche per gli effetti ambientali. Più in generale, ci si propone di
sensibilizzare, in modo innovativo, l'attenzione dei progettisti per l'impiego di materiali e prodotti
cui siano note le caratteristiche positive in merito: al basso dispendio energetico in fase di
produzione; alla non nocività per gli operatori dei processi operativi ed applicativi; all'assenza di
emissione di sostanze tossiche durante il ciclo di vita; all'impiego di materie prime rinnovabili o il
più possibile di derivazione "naturale"; alla ridotta e semplice manutenibilità; alla rimpiegabilità o
riciclabilità del prodotto una volta terminato il ciclo di vita.
I 200 miliardi che erano stati stanziati all'inizio sono stati innalzati a un ammontare complessivo di
600 miliardi. Questa situazione ha consentito di soddisfare le richieste di 46 Comuni, e quindi di
dare una risposta significativa alle 77 domande selezionate dalle Regioni.
Molti Comuni insieme con le rispettive Regioni hanno applicato i principi del Codice nelle
proposte fatte al Ministero LLPP per il bando URBAN Il; nella comunicazione della Commissione
Europea agli Stati Membri sugli orientamenti relativi a questa iniziativa comunitaria per
rivitalizzare le aree urbane i principi di sviluppo sostenibile vengono indicati come essenziali;
prosegue così una politica iniziata già dal 1994 con URBAN I, che è riuscita a mobilitare una media
di 560 EURO pro capite circa nelle zone interessate, con un contributo comunitario di circa 900
milioni di EURO cui è corrisposto un investimento ammissibile complessivo di 1,8 miliardi di
EURO a favore di 3,2 milioni di persone in tutta Europa. Un'altra iniziativa interessante a sostegno
del "codice" è un "Bando di Concorso per architetture ecocompatibili" preapprovato dai Consigli
Nazionali Ingegneri e Architetti, entrambi partners del Codice; il testo del Bando, insieme a quello
del Codice e quant'altro sull'argomento, è visibile sul sito WEB: ferd.ulysse.it (cliccare poi su
AMBIENTE e da qui su LE CITTA DEL CODICE). Numerosi convegni nazionali e locali sono stati
organizzati nell'ambito del network del Codice: tra gli argomenti approfonditi, la necessità di un
Regolamento Edilizio tipo che consideri le raccomandazioni del Codice.
La Regione Abruzzo attraverso l'ISEA ( Istituto Superiore Europeo per l'Artigianato del Recupero
in Edilizia) sta portando avanti - insieme con Italia Nostra,ENEA,ANCE ecc. - il concetto di qualità
energetico e ambientale del manufatto edilizio applicato ai centri storici minori, mediante la
creazione di una banca dati e altre iniziative.
L'INU e l'ENEA hanno ultimato un rapporto sulla legislazione regionale a carattere energeticoambientale nonché un repertorio di regole progettuali per l'applicazione di principi bioclimatici
nella realizzazione degli spazi urbani.
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Il Comune di Como e l'ENEL hanno concordato la progettazione dell'impianto di climatizzazione
di Villa Olmo (Como) mediante pompa di calore che sfrutta le proprietà termiche dell'acqua del
lago.
Queste iniziative mostrano, a distanza di due anni dalla sua creazione, la validità di questo
strumento per migliorare la qualità dell'edilizia nelle nostre città, uno strumento che ha due
qualità fondamentali: la prima è che nasce da una iniziativa partita dal basso ed è stato elaborato
attraverso la concertazione e collaborazione di tutti i soggetti interessati; la seconda è la sua
semplicità, non crea nuove regole ma contiene una serie di criteri che vengono messi in pratica di
volta in volta tenendo conto delle specifiche esigenze e peculiarità dell'amministrazione
interessata.
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Normativa tecnica e sostenibilità
(Estratto in “Costruire sostenibile il mediterraneo”, Alinea, Firenze, 2001, pagg. 118-123)
L'emergere di una coscienza collettiva sullo sviluppo sostenibile si è manifestata negli ultimi anni
a livello mondiale in maniera evidente. Nell'ambito della pianificazione territoriale e urbanistica e
del processo edilizio, se da un lato siamo garantiti dalle innumerevoli esperienze condotte e da un
bagaglio di conoscenze tecniche ampio ed approfondito, dall'altro, nella prassi corrente, il livello
di conoscenza ed interiorizzazione dei diversi attori del processo edilizio sul tema risulta ancora
insufficiente.
Le esperienze di architettura ecosostenibile restano tuttora delle applicazioni sporadiche tipiche di
un mercato di nicchia o di interventi sperimentali, che non modificano in modo apprezzabile la
prassi corrente. Attualmente, sull'onda di una crescente e, a volte, confusa richiesta del mercato, si
moltiplicano offerte di bioedilizia spesso prive di reali contenuti.
In questo momento di transizione le normative tecniche più sensibili a questi temi, sviluppatesi
negli ultimi anni, svolgono il compito di incentivare l'ecosostenibilità degli interventi edilizi
attraverso varie forme di contributi all'edilizia e, nel contempo, forniscono l'occasione di un
dibattito culturale su questi argomenti, coinvolgendo tutti gli attori interessati e possono essere il
motore di un processo virtuoso, verso una fase successiva in cui l'ecosostenibilità dovrà essere la
normalità, ovvero un requisito di qualità minimo necessario previsto dalle norme e non un valore
aggiunto opzionale. Nell'ambito delle normative sugli interventi edilizi ecosostenibilità, che
interessano tutte le scale di intervento, le strade per superare la fase di transizione che stiamo
vivendo sono già state tracciate, attraverso validi strumenti sulla base dei quali elaborare quadri
normativi tecnici organici ed efficaci, per la gestione ecosostenibile dell'uso del territorio.
La normativa, ed in modo particolare quella riferita agli aspetti di ecosostenibilità, non deve essere
solo uno strumento di controllo, ma in questa fase deve servire da guida ed indirizzo del processo
edilizio, e da strumento di comunicazione tra tutti gli operatori coinvolti, fornendo loro un
linguaggio comune. Oltre ad essere uno strumento tecnico e operativo, la normativa deve
coinvolgere nel dibattito culturale sui temi dell'ecosostenibilità degli interventi edilizi, i progettisti
ed i tecnici delle diverse aree disciplinari interessate, gli utenti finali che sono sensibili a queste
tematiche e spesso sono confusi da troppe informazioni superficiali e contraddittorie, i produttori
di materiali e componenti edilizi e gli imprenditori edili, che si adeguano alle nuove richieste del
mercato ma troppo spesso tendono ad applicare soluzioni standard minime, i tecnici del controllo,
che temono di essere inadeguati per un nuovo compito più complesso, ed i politici, chiamati a farsi
carico delle nuove richieste che emergono dalla società che richiedono risposte normative
adeguate. Tutti i soggetti coinvolti, pur nel generale e condiviso riconoscimento
dell'ecosostenibilità come valore, agendo in modo non coordinato e non concordato, nel loro
insieme producono una pluralità di soluzioni sull'applicazione dei principi dell'ecosostenibilità
all'edilizia, ognuna con declinazioni diverse e molteplici interpretazioni e gradi di
approfondimento.
L'approccio ecosostenibile richiede quindi una vera e propria rivoluzione nelle prassi e nei
comportamenti, ed obbliga gli operatori del processo edilizio a ragionare e lavorare insieme, per
una nuova concezione di architettura, che deve necessariamente prevedere e prendere
consapevolezza degli oneri sociali ed ambientali estesi oltre il momento di utilizzo del manufatto
edilizio ed al di là del luogo in cui esso si colloca. Questo spesso prevede la capacità di operare
scelte scomode, ma con un senso di responsabilità, nei confronti della nostra e delle future
generazioni.
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Il progetto ecosostenibile richiede un approccio che riconosca la complessità del processo di
progettazione stessa e sappia governarlo, allo scopo di raggiungere i due obiettivi generali
complementari che lo caratterizzano: la salvaguardia dell'ambiente e l'uso razionale delle risorse e
delle potenzialità offerte dal sito, in relazione agli obiettivi di benessere e di risparmio energetico e
della valorizzazione delle risorse ambientali. Il processo, che porta alla realizzazione di un
intervento ecosostenibile, prevede: l'attenzione al luogo; l'esigenza di intervenire in modo
coordinato e coerente nelle diverse scale progettuali (scala territoriale, urbanistica, insediativa ed
edilizia); l'interdisciplinarietà e la messa a sistema degli aspetti ambientali, sociali, ed economici;
l'attività di verifica delle scelte progettuali, alle diverse scale, lungo tutto il processo edilizio
(considerando l'intero ciclo di vita dell'organismo edilizio).
La normativa tecnica riferita agli aspetti di ecosostenibilità deve abbracciare tutte le scale
d'intervento lungo tutto il processo edilizio. Un ruolo importante riveste il livello comunale, del
quale si occupano ad esempio i piani regolatori generali, gli studi d'impatto ambientale ed i
regolamenti edilizi, ed in particolare su questi ultimi faremo qualche breve considerazione in
questa sede.
AI di là dell'istituzione dei forum di l'Agenda 21 locale, negli ultimi anni alcuni comuni hanno
introdotto nei propri Regolamenti Edilizi prescrizioni in merito all'ecosostenibilità, promuovendoli
attraverso programmi pubblici di incentivo. La maggior parte delle amministrazioni comunali
hanno preferito seguire un approccio descrittivo, mentre altre hanno preferito utilizzare criteri
prestazionali. Nell'ambito della normativa sulla progettazione ecosostenibile la distinzione tra
l'uno e l'altro approccio è di importanza fondamentale". L'approccio descrittivo, può condurre la
normativa alla definizione di modelli progettuali piuttosto rigidi, spesso mutuati da soluzioni
validamente sperimentate in altri climi ma scarsamente applicabili nei nostri, che quindi non
sarebbero coerenti con i principi della progettazione ecosostenibile. D'altronde il vantaggio di un
approccio descrittivo è di rendere l'applicazione di modelli messi a punto facilmente ripetibile e
poco problematica. L'approccio prestazionale, prevedendo la descrizione di obiettivi, piuttosto che
di soluzioni e modelli progettuali, è più coerente con il principio che vede nell'attenzione al luogo
un aspetto imprescindibile. La flessibilità degli obiettivi prestazionali consente la loro applicazione
ad ogni destinazione d'uso e tipologia di edificio; permette agli operatori coinvolti nel processo
edilizio, di perseguire gli obbiettivi adattandoli alle singole situazioni, secondo le proprie esigenze
e le caratteristiche locali; consente di raggiungere gli stessi obbiettivi con modulazioni e
combinazioni variabili di diverse strategie progettuali; prevede la definizione di un metodo, di un
linguaggio e di strumenti comuni a tutti gli operatori del processo. Gli svantaggi che la normativa
prestazionale comporta sono tutti riconducibili alla complessità del suo approccio, poiché essa
richiede: un adeguamento culturale da parte di tutti gli operatori coinvolti nella fase di progetto e
di controllo; il rischio della inevitabile scomposizione in parti del problema, che se non sono
ricomposte e messe a sistema possono vanificare i risultati finali; la difficoltà di definire strumenti
di verifica realmente efficaci delle caratteristiche di ecosostenibilità. Facendo il bilancio dei
vantaggi e degli svantaggi, l'approccio prestazionale appare più adatto alla definizione di una
normativa tecnica riferita agli aspetti di ecosostenibilità, in quanto più flessibile e dipendente dalle
caratteristiche del luogo.
Rispetto alle politiche di incentivo degli interventi edilizi secondo criteri ecosostenibili, si rileva
che alcuni comuni hanno adottato forme di sconto sugli oneri concessori, mentre in altri casi
hanno previsto la concessione di surplus di capacità edificatoria. Senza entrare nel merito
dell'efficacia di queste diverse strade, è però evidente che concedere aumenti di capacità
edificatoria è meno coerente con i principi dell'ecosostenibilità degli interventi edilizi.
Un esempio emblematico di come l'esigenza di promuovere interventi di edilizia ecosostenibile è
stata resa operante, ci viene fornito dall'Emilia Romagna, che ha introdotto nel nuovo
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Regolamento Edilizio Tipo Regionale, secondo criteri prestazionali, una serie di nuovi requisiti
volontari sul progetto ecosostenibile, collocandoli all'interno di un quadro normativo che si
riferisce ad un metodo progettuale, e che può essere suddiviso schematicamente in tre fasi tra loro
strettamente correlate:
• analisi del sito, ovvero lettura analitica dei fattori ambientali e dei fattori climatici, dalla quale
scaturiscono i dati di progetto funzionali alla definizione degli obiettivi progettuali (che
nell'ambito della norma viene considerato un "prerequisito" necessario, senza il quale non è
possibile soddisfare i requisiti volontari stessi);
• definizione degli obiettivi progettuali, che nell'ambito dei due obiettivi generali di salvaguardia
dell'ambiente e di uso razionale delle risorse orienta la direzione e il livello di approfondimento
dell'analisi del sito (resa esplicita dalla tabella dell'allegato B, del Reg. edilizio tipo) .
• individuazione e verifica delle soluzioni, in relazione egli obiettivi progettuali, fino alla
definizione del progetto come sintesi di tutti i fattori coinvolti (in relazione ai nuovi requisiti
volontari sul progetto ecosostenibile del Regolamento edilizio tipo).
Il metodo progettuale serve a fornire basi comuni di dialogo ai diversi operatori nelle diverse fasi
del processo, e attraverso la scomposizione in parti del problema secondo nuovi criteri (che non
sono solo aspetti architettonici, strutturali ed impiantistici, ma il ciclo della materia, gli aspetti
energetici, la qualità dell'aria, il ciclo ed uso dell'acqua, etc.), e la successiva ricomposizione e
messa a sistema delle singole parti stesse, permetta al progettista architettonico di governare tale
complessità. L'analisi del sito, è definita “prerequisito”, proprio perché è una fase fondamentale
del processo di progettazione, senza la quale non è possibile soddisfare i requisiti volontari. È stata
quindi riconosciuta esplicitamente l'estrema complessità del processo di progettazione
ecosostenibile e si è voluto dare un messaggio culturale chiaro, oltre che fornire criteri operativi ai
progettisti all'interno di un quadro normativo complessivo.
I requisiti volontari si aggiungono ai requisiti raccomandati di benessere e di fruibilità delle opere
edilizie, e come questi definiscono per l'edificio una qualità aggiuntiva a quella minima
indispensabile (già individuata dai "Requisiti cogenti" del Regolamento edilizio tipo),
individuando un "profilo di qualità" che si vuole promuovere attraverso i programmi pubblici di
contributi all'edilizia, anche in forma di sconti sugli oneri concessori.
È interessante notare che nella definizione dei criteri per l'applicazione degli sconti sugli oneri di
urbanizzazione secondaria, che possono arrivare fino al 50%, è stato previsto un premio di
sinergia, per incentivare la soddisfazione organica dei singoli requisiti 15. Il committente potrà
accontentarsi di una percentuale di sconto relativa al singoli requisiti oppure cercare di
raggiungere uno sconto maggiore con opportuni gruppi di requisiti grazie ai premi di sinergia o
potrà addirittura accedere allo sconto massimo realizzando tutti i requisiti. Anche questo
meccanismo ha una evidente valenza culturale, poiché segnala che i migliori risultati si ottengono
non dalla somma di singoli interventi ma da una strategia globale ed organica 16.
È auspicabile che le normative possano contribuire a portare i principi dell'ecosostenibilità
all'interno della normale prassi di una buona progettazione e realizzazione degli interventi edilizi.
Bisogna comunque tenere presente che lo scopo delle normative tecniche non dovrebbe essere
quello di individuare soluzioni progettuali applicabili ovunque, ma quello di fornire strumenti,
metodi di lavoro e criteri di verifica degli obiettivi, oltre che alimentare la coscienza di uno
sviluppo ecosostenibile in tutti gli attori coinvolti nel processo edilizio.
12
La legge Merloni (109/94) ed il Decreto attuativo (D.P.R. 554/99): tematiche di
confronto in riferimento alla qualità ambientale.
All'art. 16 (attività di progettazione) comma 1 della L. 109 si legge:
"La progettazione si articola, nel rispetto dei vincoli esistenti, preventivamente accertati, e dei limiti di
spesa prestabiliti, secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici, in preliminare, definitiva ed
esecutiva, in modo da assicurare:
a)
la qualità dell'opera e la rispondenza alle finalità relative;
b)
la conformità alle norme ambientali e urbanistiche;
c)
il soddisfacimento dei requisiti essenziali, definiti dal quadro normativo nazionale e comunitario".
Quanto espresso all'art. 16 comma 1 pone alcune questioni di rilievo. Innanzitutto rivela la significatività
dell'operazione progettuale in riferimento a due grandi parametri:
1parametro contestuale ed ambientale ("rispetto dei vincoli esistenti")
2parametro gestionale ed economico ("limiti di spesa prestabiliti").
Entrambe le condizioni poste in evidenza racchiudono problematiche complesse ed eterogenee per ricadute
procedurali e tecniche.
Il riferimento ai vincoli contestuali e ambientali richiama l'attenzione al problema dell'impatto della nuova
opera su quanto già esistente ed inoltre specifica la grande rilevanza da attribuire a quanto, già esistente, è
considerato di qualità ("vincoli").
Il progettista ha il compito di sviluppare le proprie attività all'interno di una struttura limitata perché
rispettosa delle predette situazioni e questo comporta:
definire apriori dei paletti di riferimento entro cui definire le scelte da intraprendere;
trarre spunto dalle condizioni contestuali preesistenti;
sfruttare al meglio le condizioni ambientali del luogo;
considerare la variazione di equilibrio apportata ai sistemi ambientali e contestuali esistenti in
termini di nuove qualità e valutarne le ricadute progettuali e realizzative.
L'altro aspetto chiamato in causa è quello relativo alle problematiche economiche, con richiamo ai limiti di
spesa prestabiliti.
Il vincolo di spesa imposto è un limite operativo rispetto al quale il progettista non può derogare se non
attraverso alternative proprie quali, per esempio:
1la possibilità di riutilizzare materiali già esistenti sul luogo dell'intervento;
2la possibilità di attingere a materiali riciclati (a costi inferiori);
3la possibilità di utilizzare le caratteristiche del luogo per ridurre alcune voci di costo (uso della terra
come accumulatore di calore, uso del vento, del sole, ecc., al fine di ridurre o eliminare le voci di costo
relative agli impianti);
4la possibilità di attivare rapporti di sinergia operativa con cantieri o industrie vicine;
5ecc.
Naturalmente, tali condizioni intaccano soggettivamente l'importo stanziato a vantaggio di rilevanti
variazioni qualitative. Il progetto, sfruttando risorse economiche diversamente calibrate nelle varie voci di
spesa, può puntare con maggiore forza a soluzioni prestazionali di migliore livello, in ragione dei principali
parametri di qualità individuati.
Il progettista ha il compito dunque di stabilire le strategie operative: si assume le responsabilità delle scelte e,
dunque, orienta soggettivamente i valori qualitativi specifici e globali dell'edificio, bilancia le risorse
economiche disponibili in funzione delle ipotesi progettuali e delle finalità poste.
Ai punti a), b), c), del comma 1 vengono altresì definiti i requisiti che l'attività progettuale deve assicurare,
ponendo una serie di interrogativi ai quali il progettista dovrà rispondere:
1)
quali qualità (requisiti) dovrà possedere l'opera?
2)
Quali finalità dovrà perseguire? Con quali modalità?
3)
[E specialmente:] come garantire la congruenza tra finalità e qualità?
4)
[Definiti i punti 1), 2) e 3):] come garantire i predetti requisiti conformemente alle norme ambientali
ed urbanistiche (è possibile?)?
E' interessante notare come la norma scinda la qualità dell'opera dalle finalità relative. Tale separazione
lascia intendere come le qualità non costituiscano un obiettivo del progetto bensì un carattere con aspetti
oggettivi ("requisiti essenziali") e soggettivi. Le finalità del progetto riguardano invece aspetti più ampi da
intendere in termini di soddisfacimento dei requisiti funzionali e con forti motivazioni di tipo politico,
13
finalizzati dunque al macrosistema ambientale di scala urbana. Ogni progetto contiene, in realtà, entrambi gli
aspetti dovendo garantire il risultato finale attraverso un risultato progettuale con caratteristiche congruenti
ad esso.
Sempre l'art. 16 al comma 1, nel definire le modalità di raggiungimento degli obiettivi programmatici parla
di progettazione intesa in termini di processo costituito da "tre successivi livelli di approfondimenti tecnici,
in preliminare, definitiva ed esecutiva".
Tale definizione evidenzia il carattere sequenziale tra successive fasi elaborative che, attraverso elaborati
tecnici, approfondiscono le problematiche progettuali fino a definirle compiutamente (nel cosiddetto
progetto esecutivo).
Il progetto si modifica e si evolve in ciascuna delle sue fasi condizionando sempre l'intero sistema (e quindi
tutte le fasi progettuali). Ogni scelta deriva dalle precedenti e condiziona le successive: è questa
concatenazione procedurale che caratterizza il processo progettuale e che necessita, pertanto, di corrette
valutazioni di congruenza e compatibilità riguardo sia i contenuti specifici che gli aspetti globali.
In tale processo il progettista è l'attore principale. E' colui che definisce le scelte (utilizzando quando
necessario consulenti ed esperti). E' colui che segue il filo logico e di coerenza delle scelte in ragione delle
finalità dell'intervento.
E' colui che deve valicare, tra un passaggio e l'altro di fase, le qualità raggiunte (in termini progettuali) e
raggiungibili (in termini realizzativi).
E' colui che deve garantire il risultato finale in termini di prestazioni offerte ed in rapporto agli obiettivi
programmatici predefiniti.
Il compito del progettista è dunque molto articolato e prevede da un lato l'ideazione e lo sviluppo dell'ipotesi
progettuale e dall'altro la continua verifica e validazione delle scelte fino alla dichiarazione di congruenza
del risultato progettuale raggiunto in rapporto al risultato atteso.
DOCUMENTO PRELIMINARE
Altro argomento che necessita di opportune valutazioni è quello che riguarda il documento preliminare
all'avvio della progettazione (che sta tra la fase di programmazione e quella di progettazione).
Tale documento (di cui parla il regolamento attuativo all'art.15) - che assolve ad una finalità di garanzia affida al progettista il ruolo di interprete (e non di identificatore) delle esigenze, delle modalità, e dei criteri e
degli indirizzi che il committente ha identificato, definito e manifestato attraverso, appunto, un documento
formale.
Pur rilevando che, nell'attività pratica, tale documento a volte è costruito con l'ausilio e il contributo del
progettista stesso, da un punto di vista procedurale la sua esistenza ha notevoli ricadute operative; il
committente ha infatti l'onere di capire e specificare le necessità che stanno alla base dell'avvio del
procedimento e dell'attività progettuale: nel documento, oltre alla definizione funzionale dell'intervento, è
importante definire le modalità procedurali, le strategie e le finalità da perseguire, le esigenze ed i bisogni da
soddisfare, ma anche i vincoli, i costi, i tempi.
Così esposto, tale documento risulta molto articolato e complesso, costituendo un possibile limite alla
capacità di definizione del committente. In realtà esso si pone come documento di garanzia del committente
stesso (al quale non è certo richiesto un linguaggio e delle modalità tecniche, ma solo di definire
compiutamente un quadro delle finalità alle quali l'intervento è destinato) che, contemporaneamente, guida il
progettista alle sue riflessioni iniziali di progetto.
Il progettista naturalmente trae spunto dal documento preliminare per comprendere e codificare la struttura
generale dell'intervento, analizzando i contenuti contestuali e ambientali, i vincoli posti, le strategie richieste
e, naturalmente, i requisiti tecnico-dimensionali.
La costruzione di questo modello globale rappresenta il primo passo nell'attività progettuale e, anzi, potrebbe
collocarsi al di fuori del processo vero e proprio, essendo caratterizzato da contenuti molto generali e aperti.
E’ possibile individuare all’interno della norma alcuni riferimenti alle problematiche di tipo ambientale, in
particolare (art.5 D.P.R. 554):
5. Il documento preliminare, con approfondimenti tecnici e amministrativi graduati in rapporto all’entità, alla tipologia e categoria
dell’intervento da realizzare, riporta fra l’altro l’indicazione :
a. della situazione iniziale e della possibilità di far ricorso alle tecniche di ingegneria naturalistica;
b. degli obiettivi generali da perseguire e delle strategie per raggiungerli;
c. delle esigenze e bisogni da soddisfare;
d. delle regole e norme tecniche da rispettare;
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e. dei vincoli di legge relativi al contesto in cui l’intervento è previsto;
f. delle funzioni che dovrà svolgere l’intervento;
g. dei requisiti tecnici che dovrà rispettare;
h. degli impatti dell’opera sulle componenti amientali e nel caso degli organismi edilizi delle attività ed unità ambientali;
i. delle fasi di progettazione da sviluppare e della loro sequenza logica nonché dei relativi tempi di svolgimento;
l. dei livelli di progettazione e degli elaborati grafici e descrittivi da redigere;
m. dei limiti finanziari da rispettare e della stima dei costi e delle fonti di finanziamento;
n. del sistema di realizzazione da impiegare.
6. I progetti, con le necessarie differenziazioni, in relazione alla loro specificità e dimensione, sono redatti nel rispetto degli
standard dimensionali e di costo ed in modo da assicurare il massimo rispetto e la piena compatibilità con le caratteristiche del
contesto territoriale e ambientale in cui si colloca l’intervento, sia nella fase di costruzione che in sede di gestione.
7. Gli elaborati progettuali prevedono misure atte ad evitare effetti negativi sull’ambiente, sul paesaggio e sul patrimonio storico,
artistico ed archeologico in relazione all’attività di cantiere ed a tal fine comprendono:
a) uno studio della viabilità di accesso ai cantieri, ed eventualmente la progettazione di quella provvisoria, in modo che siano
contenuti l’interferenza con il traffico locale ed il pericolo per le persone e l’ambiente;
b) l’indicazione degli accorgimenti atti ad evitare inquinamenti del suolo, acustici, idrici ed atmosferici;
c) la localizzazione delle cave eventualmente necessarie e la valutazione sia del tipo e quantità di materiali da prelevare, sia delle
esigenze di eventuale ripristino ambientale finale;
d) lo studio e la copertura finanziaria per la realizzazione degli interventi di conservazione, protezione e restauro volti alla tutela e
salvaguardia del patrimonio di interesse artistico e storico e delle opere di sistemazione esterna.
PROGETTO PRELIMINARE
"Il progetto preliminare definisce le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori, il quadro delle
esigenze da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire e consiste in una relazione illustrativa (...)
nonché in schemi grafici, per l'individuazione delle caratteristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche,
funzionali e tecnologiche dei lavori da realizzare" (art. 16 comma 3 – L.109).
Il progetto, in questa fase, costituisce la prima traduzione delle idee progettuali in termini organizzativi
organici. Non ha ancora la forma né i contenuti definitivi ma contiene i concetti teorici che giustificano (e
dovranno giustificare anche in seguito) le scelte complessive.
La norma identifica nelle caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori, nel quadro delle esigenze da
soddisfare e nelle specifiche prestazioni da fornire i requisiti che il progetto preliminare deve contenere.
Il progettista affronta tali aspetti attraverso un'analisi ed una valutazione di più ipotesi progettuali che
costituiscono differenti risposte ai contenuti programmatici. Tali ipotesi convergono tutte verso i parametri
qualitativi, funzionali, esigenziali e prestazionali (definiti dal progettista) e costituiscono il comune
riferimento valutativo rispetto a cui confrontare i risultati ottenibili con ciascuna ipotesi progettuale.
La possibilità in questa fase di prefigurare parallelamente più soluzioni progettuali non dev'essere intesa
come possibilità ma come prerogativa necessaria affinché non ci si irrigidisca su poche valutazioni derivate
da magari da suggestioni o prime valutazioni.
Questa fase, peraltro, proprio per essere la prima sequenza processuale, racchiude quel particolare significato
legato alle intenzionalità del progettista, attraverso la quale l'ideatore del progetto si assume la responsabilità
di fornire soluzione ai problemi posti attraverso una personale visione del problema e del modo di darvi
soluzione. Tale responsabilità di scelte, in questa fase direttamente legata al committente ed alle sue
valutazioni, nelle fasi successive ricadrà interamente sullo stesso progettista che si troverà a dover dare
seguito a tali intenzioni attraverso specifiche coerenti e congruenti alle predette scelte (Ma non è detto che
ciò avvenga!)
Il progettista rappresenterà l'ipotesi progettuale attraverso modalità proprie, non standardizzate, con
caratteristiche di grande efficacia analitica e, specialmente, comunicativa. La norma stabilisce che i contenuti
riguarderanno "l'individuazione delle caratteristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche, funzionali e
tecnologiche"; in effetti tale definizione ingloba un po' tutte le componenti in termini di definizione dell'idea
progettuale, ma il progettista avrà la responsabilità di trovare una forma comunicativa che, conforme alla
norma, sia efficace in termini di comprensione dei contenuti elaborati e proposti.
E’ possibile individuare all’interno della norma alcuni riferimenti alle problematiche di tipo ambientale, in
particolare (artt.18 e 21 D.P.R. 554):
a) relazione illustrativa;
b) relazione tecnica;
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c) studio di prefattibilità ambientale;
d) indagini geologiche, idrogeologiche e archeologiche preliminari;
e) planimetria generale e schemi grafici;
f) prime indicazioni e disposizioni per la stesura dei piani di sicurezza;
g) calcolo sommario della spesa.
1. Lo studio di prefattibilità ambientale in relazione alla tipologia, categoria e all’entità dell’intervento e allo scopo di ricercare le
condizioni che consentano un miglioramento della qualità ambientale e paesaggistica del contesto territoriale comprende:
a) la verifica, anche in relazione all'acquisizione dei necessari pareri amministrativi, di compatibilità dell’intervento con le
prescrizioni di eventuali piani paesaggistici, territoriali ed urbanistici sia a carattere generale che settoriale;
b) lo studio sui prevedibili effetti della realizzazione dell’intervento e del suo esercizio sulle componenti ambientali e sulla salute
dei cittadini;
c) la illustrazione, in funzione della minimizzazione dell’impatto ambientale, delle ragioni della scelta del sito e della soluzione
progettuale prescelta nonché delle possibili alternative localizzative e tipologiche;
d) la determinazione delle misure di compensazione ambientale e degli eventuali interventi di ripristino, riqualificazione e
miglioramento ambientale e paesaggistico, con la stima dei relativi costi da inserire nei piani finanziari dei lavori;
e) l’indicazione delle norme di tutela ambientale che si applicano all'intervento e degli eventuali limiti posti dalla normativa di
settore per l'esercizio di impianti, nonché l’indicazione dei criteri tecnici che si intendono adottare per assicurarne il rispetto.
PROGETTO DEFINITIVO
"Il progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare, nel rispetto delle esigenze, dei criteri,
dei vincoli, degli indirizzi e delle indicazioni stabiliti nel progetto preliminare e contiene tutti gli elementi
necessari ai fini del rilascio delle prescritte autorizzazioni ed approvazioni" (art. 16 comma 4 – L.109).
Si dovrà inoltre sviluppare il progetto sulla scorta delle precedenti valutazioni preliminari, e definire le
proprie scelte in maniera efficace sia in rapporto alle singole problematiche che in rapporto al progetto
globale. Si tratta pertanto di una fase del processo operativamente molto complessa in quanto dovrà
pervenire alla definitiva configurazione progettuale intesa in termini di sintesi dei contenuti programmatici e,
specialmente, di raggiunto equilibrio tra gli stessi. Questo significa aver approfondito i vari aspetti
progettuali, verificato la validità e la compatibilità, ipotizzate più configurazioni possibili e, infine, scegliere
la soluzione che meglio sembra rispondere agli obiettivi perseguiti dal progettista in relazione agli input
programmatici acquisiti.
E’ possibile individuare all’interno della norma alcuni riferimenti alle problematiche di tipo ambientale, in
particolare (artt.25, 29 e 32 D.P.R. 554):
a) relazione descrittiva;
b) relazioni geologica, geotecnica, idrologica, idraulica, sismica;
c) relazioni tecniche specialistiche;
d) rilievi planoaltimetrici e studio di inserimento urbanistico;
e) elaborati grafici;
f) studio di impatto ambientale ove previsto dalle vigenti normative ovvero studio di fattibilità ambientale;
g) calcoli preliminari delle strutture e degli impianti;
h) disciplinare descrittivo e prestazionale degli elementi tecnici;
i) piano particellare di esproprio;
l) computo metrico estimativo;
m) quadro economico.
1. Lo studio di impatto ambientale, ove previsto dalla normativa vigente, è redatto secondo le norme tecniche che disciplinano la
materia ed è predisposto contestualmente al progetto definitivo sulla base dei risultati della fase di selezione preliminare dello
studio di impatto ambientale, nonché dei dati e delle informazioni raccolte nell'ambito del progetto stesso anche con riferimento alle
cave e alle discariche.
2. Lo studio di fattibilità ambientale, tenendo conto delle elaborazioni a base del progetto definitivo, approfondisce e verifica le
analisi sviluppate nella fase di redazione del progetto preliminare, ed analizza e determina le misure atte a ridurre o compensare
gli effetti dell’intervento sull’ambiente e sulla salute, ed a riqualificare e migliorare la qualità ambientale e paesaggistica del
contesto territoriale avuto riguardo agli esiti delle indagini tecniche, alle caratteristiche dell'ambiente interessato dall’intervento
in fase di cantiere e di esercizio, alla natura delle attività e lavorazioni necessarie all’esecuzione dell’intervento, e all'esistenza di
vincoli sulle aree interessate. Esso contiene tutte le informazioni necessarie al rilascio delle prescritte autorizzazioni e approvazioni
in materia ambientale.
1. Il disciplinare descrittivo e prestazionale precisa, sulla base delle specifiche tecniche, tutti i contenuti prestazionali tecnici degli
elementi previsti nel progetto. Il disciplinare contiene, inoltre, la descrizione, anche sotto il profilo estetico, delle caratteristiche,
della forma e delle principali dimensioni dell’intervento, dei materiali e di componenti previsti nel progetto.
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PROGETTO ESECUTIVO
"Il progetto esecutivo, redatto in conformità al progetto definitivo, determina in ogni dettaglio i lavori da
realizzare ed il relativo costo previsto e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale da consentire
che ogni elemento sia identificabile in forma, tipologia, qualità, dimensione e prezzo. (…) Esso è redatto
sulla base degli studi e delle indagini compiuti nelle fasi precedenti e degli eventuali ulteriori studi ed
indagini, di dettaglio o di verifica delle ipotesi progettuali, che risultino necessari …" (art. 16 comma 5 –
L.109).
L'obiettivo del progetto esecutivo è quello di completare la definizione del progetto in maniera da poter
appaltare l'opera consegnando all'impresa realizzatrice un pacchetto organico di elaborati che non lascino
dubbi circa le caratteristiche globali e specifiche dell'opera da realizzare.
Il requisito di completezza và cercato, in questa fase progettuale, non più nei singoli elementi tecnici o
sistemi bensì nei raggiunti livelli di integrazione tra tutti i sistemi ed i componenti.
Come nel precedente passaggio tra preliminare e definitivo, anche in questo caso i contenuti che
costituiscono il progetto esecutivo rappresentano non un approfondimento di precedenti tematiche ma
l'esplorazione di nuove e più complesse problematiche (perché fase finale e quindi sintesi anche delle
precedenti).
Il progettista non può approfondire ulteriormente l progetto definitivo ma dovrà, in questa fase, studiarne i
problemi di congruenza tecnico-dimensionale, la compatibilità tra i vari sistemi, dovrà verificarne l'effettiva
integrazione, ecc.
Il progetto esecutivo sarà sviluppato per specifici temi prestazionali e non per identificazione esaustiva degli
elementi dell'edificio (operazione quest'ultima di difficile realizzazione in presenza di edifici particolarmente
complessi).
Gli elaborati di progetto dovranno evidenziare il comportamento dell'edificio nell'ipotesi progettuale portata
avanti e, attraverso gli opportuni e necessari strumenti comunicativi, evidenzieranno pregi e difetti
prestazionali (questi ultimi sempre presenti) al fine di istruire un progetto manutentivo efficace per la vita
dell'edificio.
La creazione di strumenti che consentano uno studio progettuale di questo tipo ancora non è avvenuta e, di
fatto, queste valutazioni si basano spesso su riflessioni di natura empirica anziché tecnico-scientifica.
Oggi è possibile simulare il comportamento di alcune parti o sistemi dell'edificio, ma la globalità è ancora
influenzata da una quantità di parametri (molti variabili) che rendono di fatto impossibile definire delle
risposte prestazionali assolutamente esatte.
Il compito del progettista è allora sempre più impegnativo perché è l'unica figura che conosce le ipotesi di
funzionamento di ciascun sistema e può, surrogando con l'esperienza, comprendere e calibrare ciascuna
risposta in ragione della risposta globale.
Il contenuto del progetto esecutivo dovrà dunque essere esaustivo delle risposte prestazionali che l'edificio
dovrà fornire non solo al momento della realizzazione ma anche nel tempo successivo (fino alla
demolizione).
L'obiettivo del progettista sarà allora quello di costruire un modello operativo (e soggettivo) che lo aiuti a
controllare il funzionamento sia globale che specifico del sistema-edificio, attraverso i necessari
approfondimenti tematici e di sistema relativamente alle tematiche prestazionali individuate.
E’ possibile individuare all’interno della norma alcuni riferimenti alle problematiche di tipo ambientale, in
particolare (art.35 D.P.R. 554):
a) relazione generale;
b) relazioni specialistiche;
c) elaborati grafici comprensivi anche di quelli delle strutture, degli impianti e di ripristino e miglioramento ambientale;
d) calcoli esecutivi delle strutture e degli impianti;
e) piani di manutenzione dell’opera e delle sue parti;
f) piani di sicurezza e di coordinamento;
g) computo metrico estimativo definitivo e quadro economico;
h) cronoprogramma;
i) elenco dei prezzi unitari e eventuali analisi;
l) quadro dell’incidenza percentuale della quantità di manodopera per le diverse categorie di cui si compone l’opera o il lavoro;
m) schema di contratto e capitolato speciale di appalto.
17
Il problema dell'ecosostenibilità nel processo edilizio: paradigmi di riferimento e
indicatori di processo
Progettazione
La complessità del processo progettuale trova nell'ambito ecosistemico uno scenario procedurale alquanto
eterogeneo per le differenti caratteristiche informative che i teoremi concettuali necessitano.
Il riferimento ai processi culturali richiede un'attenta valutazione delle caratteristiche locali riscontrabili,
degli usi e delle tradizioni che devono essere coinvolte all'interno del processo decisionale e tradotte in
riferimenti progettuali espliciti o simbolici; così la forma, motivata da ragioni ambientali, travalica il
linguaggio interno al settore specialistico e definisce elementi compositivi nuovi che relazionano l’edificio
ad una funzione sistemica maggiormente connessa alle aspettative locali; così pure le soluzioni tecniche
necessitano di un'adeguata verifica contestuale in relazione alle capacità operative ed alle tecnologie
necessarie.
Un simile contesto problematico sembra condurre verso l'individuazione di qualità progettuali riconoscibili
attraverso la capacità di integrare progettualmente più esigenze con pochi sistemi (tecnologici e/o ambientali)
sfruttandone le caratteristiche degli stessi fino in fondo anziché spezzettare le singole funzioni tra un numero
elevato di sistemi. Questa modalità di progetto può consentire enormi risparmi tecnici ed economici con
conseguenti ricadute su tutti i caratteri del progetto: da quelli morfologici, a quelli linguistici, distributivi,
funzionali, economici, ecc., fino a quelli di qualità contestuale e ambientale. L'intervento potrà risultare,
pertanto, più adeguato alle risorse locali sia in termini di impatto che di consumi.
Su tali principi è possibile definire alcuni paradigmi progettuali:
- progetto come processo che definisce soluzioni espressive, tipologiche, tecniche, produttive, secondo una
scelta trasversalmente compatibile alle risorse disponibili presenti.
- progetto come ricerca continua di relazioni strette con il luogo, con le sue richieste trasformative in ragione
alle evidenti necessità locali, anche in termini di opportunità di crescita (quindi con nuove espressioni, nuove
tecnologie, nuove tecniche, nuove produzioni).
- progetto come sviluppo delle istanze fruitive degli utenti, della innovativa visione delle strutture ambientali
locali degli amministratori, delle possibilità di riconnotazione funzionale degli organismi edilizi già esistenti.
- progetto come percezione di nuove identità culturali locali, di visioni di nuove possibilità artistiche e
rappresentative, di nuove ipotesi costruttive.
- progetto, infine, come risposta all'esigenza di riconfigurazione energetica (nei termini di nuove indicazioni
operative che in tale direzione consentano un approccio sostenibile per l'ambiente ed i suoi abitanti, presenti
e futuri).
La progettazione pone allora un problema legato alla necessità di un linguaggio comune ai vari attori
interessati al processo, che abbia come carattere primario quello di generare una rete di relazioni all'interno
della quale si sviluppi il confronto critico delle istanze di ciascuno.
Le scelte progettuali sono sempre più a carattere "collegiale" perché richiedono il contributo di numerosi
specialisti. L'architetto, in particolare, ha l'onere del coordinamento di tutte le istanze che convergono sul
progetto e pertanto si pone un problema di efficacia del dialogo con i vari esperti.
Indicatore operativo di processo: costruibilità.
Le scelte progettuali, spesso difficili da controllare, si scontrano con carenze di carattere
strumentale/operativo nel momento in cui si dirigono verso soluzioni meno consuetudinarie e legate
all'utilizzo dei caratteri ambientali: sistemi passivi e soluzioni a basso impatto e biocompatibili necessitano di
strumenti che guidino il progettista dalla fase delle ipotesi a quella realizzativa, definendo tecnicamente
quanto richiesto dal progetto attraverso parametri di controllo delle soluzioni tecniche ipotizzate e non
affidandosi a considerazioni e valutazioni empiriche.
Tecnologia.
Il continuo richiamo ad un'attenzione particolare sui problemi ambientali ed in particolare al consumo di
risorse (specialmente quelle non rinnovabili) così come la necessità di una attenta valutazione dei processi
tecnologici di produzione, messa in opera, sostituzione, smontaggio e riutilizzo dei sistemi edilizi porta verso
l'adozione di processi progettuali alternativi al tradizionale.
Anche il ricorso a tecnologie innovative non dev'essere semplicemente l'adozione di nuove soluzioni ma
deve costituire o la scelta di un prodotto la cui efficacia è ormai accertata e verificata, oppure la scelta
(strategica) di sperimentare nuove possibilità che richiederà però una maggiore attenzione ed opportune
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precauzioni nelle modalità di dimensionamento, posa, funzionamento, gestione del sistema/dispositivo
adottato.
In questa direzione può essere efficace e importante il ricorso ai nuovi strumenti di supporto all'attività di
progettazione, di controllo e gestione dell'intero complesso edilizio, prima fra tutti le banche dati ed i
software ad esse collegati che consentono di definire le caratteristiche dei sistemi da un punto di vista tecnico
prestazionale.
Il progettista può così accedere a numerosi dati informativi relativamente ai prodotti ed alle tecnologie che
intende utilizzare, così da valutarne gli impatti energetici (siano essi di produzione, di posa in opera, di
manutenzione, di sostituzione e dismissione).
Ma l'aspetto più importante è la possibilità che i dati possono essere confrontati con quelli di altri materiali
ed altre tecnologie così da poter costituire un effettivo riferimento in termini di possibilità per un'efficace
scelta finale.
La tecnologia pone allora un problema legato alla definizione delle scelte di progetto considerando l'effettivo
campo di applicazione dei sistemi che si vanno ad utilizzare. In particolare, si fa riferimento alla scelta di
legare le problematiche di tipo energetico/impiantistico sia alle esigenze dell'edificio che, specialmente,
dell'ambiente nel quale si colloca.
In questa logica, le nuove tecnologie devono supportare la ricerca progettuale attraverso soluzioni semplici
ma molto efficaci, nel rispetto dell'ambiente e in accordo con le richieste dell'utenza e degli usi.
Indicatore operativo di processo: prestazioni.
L'utilizzo di soluzioni "performanti" richiede il giusto livello di conoscenza delle tecnologie utilizzate ed un
controllo della prestazione ipotizzata al fine di verificarne la reale efficacia.
Integrazione.
L’integrazione si basa sull’uso di più sistemi (diversi tra loro per configurazioni e tecnologie) che devono
collaborare per il raggiungimento dell’obiettivo prestazionale finale. Integrare significa mettere insieme più
sistemi e componenti non in termini di semplice assemblaggio meccanico ma, piuttosto, in un'ottica di
reciproca collaborazione prestazionale secondo un obiettivo progettuale e prestazionale predefinito.
Per una corretta definizione del problema è utile identificare le sottocategorie sistemiche alle quali si fa
riferimento:
1 - il sistema tecnico di interfacciamento, che deve consentire una reale ed efficace compatibilità tecnica e
dimensionale;
2 - il sistema elettronico di interfacciamento (linguaggio di trasmissione dei segnali), indispensabile affinchè
esista una condivisione di dati e ordini.
Entrambi forniscono significativi contributi al sistema di funzionamento della struttura globale
dell’organismo edilizio attraverso però modalità e linguaggi operativi differenti che vanno ad incidere ora sul
progetto inteso nei suoi caratteri fisici, architettonici e strutturali (nei suoi aspetti di linguaggio, di soluzioni
tecniche, di problematiche manutentive, ecc.) ora sul progetto quale sistema di reti (e come tale organizzato e
gestito).
Analiticamente si parla di un sistema multiconfigurazione a più variabili, che dovrà essere strutturato intorno
a definiti parametri di funzionamento considerati “centrali” per la logica prestazionale ipotizzata.
La principale caratteristica di sistemi tra loro integrati è la possibilità di adottare soluzioni molto flessibili
(perché coinvolge sistemi aperti) facilmente riconfigurabili e autogestiti (oppure a gestione controllata), e
questo consente di poter ricorrere a soluzioni progettuali e tecniche anche molto innovative perchè
monitorate nel loro funzionamento (o malfunzionamento) e quindi riconfigurabili al variare delle diverse
esigenze (tecniche, fruitive, ecc.).
Integrare pone allora il problema della necessità di costruire una strategia di approccio specifica per ciascuna
condizione progettuale, di definire una gerarchia di scelte in rapporto alla quale definire il livello
prestazionale raggiungibile (principalmente in rapporto al funzionamento) e, infine, stabilire e coordinare le
numerose e varie competenze che investono il progetto.
Indicatore operativo di processo: strumenti di progetto.
E' opportuno dotarsi di strumenti che consentano una comprensione delle caratteristiche degli edifici,
efficace nell'evidenziarne non solo i problemi ma anche le qualità da conservare e utile nel supportare il
progettista nella scelta delle decisioni tecniche e operative da intraprendere.
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Riequilibrio.
Enfatizzare o promuovere solo alcuni aspetti del progetto ha prodotto, negli anni passati, edifici poco attenti
alla tematica dell'integrazione e questo ha avuto come ricaduta l'attuale la necessità di ricorrere ad interventi
di riparazione, a volte anche molto onerosi.
L'aspetto da affrontare immediatamente è la costruzione di uno strumento diagnostico finalizzato alla
comprensione delle disfunzioni sia tecnologiche che ambientali del manufatto edilizio per definire quali
modalità di lavoro siano efficaci per supportare e definire le successive scelte di progetto.
La strategia corretta può essere quella di comprendere le reali qualità dell'edificio (quindi tutti gli apporti che
realmente l'edifico fornisce e se - eventualmente - basta poco per attivarne altri) perché l'intervento
successivo non deve azzerare le qualità esistente bensì deve dialogare con l'edificio, per comprendere quale
aiuto sia effettivamente richiesto.
In questa direzione, l’adozione di sistemi aperti consente di intervenire anche solo per alcuni aspetti e/o
patologie in base alle condizioni del manufatto, con l’adozione di sistemi anche a scarso impatto
dimensionale. E' il caso di edifici a destinazione museale, per esempio, che richiedono spesso interventi di
adeguamento alle nuove normative per adeguarne gli standard qualitativi: su di essi si può intervenire
attraverso l’adozione di soluzioni poco invasive (per esempio adoperando sistemi intelligenti che sfruttano
un semplice cavo e dispositivi di dimensioni molto ridotte (sensori ed attuatori)) ma al tempo stesso
estremamente efficaci nel modificare la struttura configurativa e di funzionamento del sistema generale. Le
qualità raggiungibili con tale intervento sono di alto livello (anche economico) ma di scarso impatto sui
contenuti estetici, linguisitici e morfologici.
Naturalmente, gli interventi possono essere di maggiore consistenza e complessità ed a maggior impatto
dimensionale, materiale ed ambientale, ma il parametro al quale riferirsi è dato dal livello di integrazione
raggiungibile tra vecchie e nuove tecnologie che determina la (nuova) risposta globale dell’edificio.
Il riequilibrio pone allora il problema di codificare e costruire uno strumento di diagnosi finalizzato alla
comprensione delle qualità e non qualità dell'edificio, in rapporto al reale funzionamento, con l'obiettivo di
ottenere parametri e indicatori operativi d'intervento.
Ogni intervento sull'esistente dev'essere affrontato partendo da una efficace comprensione delle
caratteristiche dello stesso e dei problemi che queste inducono al fine di scegliere, fra le tante possibili,
modalità operative e soluzioni progettuali effettivamente adeguate al livello di intervento che l'edificio
richiede.
Indicatore operativo di processo: livelli prestazionali.
La definizione del corretto livello prestazionale è l'obiettivo primario e imprescindibile. I contributi di ciascun
ambito specialistico si dovranno confrontare con tale obiettivo utilizzando, a tal fine, matrici o liste di
controllo che specifichino e chiariscano in maniera inequivocabile i caratteri delle scelte operative/esecutive
effettuate.
Energia.
Definire scelte progettuali legate alle problematiche dei consumi energetici, e di conseguenza l'orientamento
verso soluzioni definite a basso impatto (ambientale) porterà l'architettura ad una maggiore riflessione verso
gli aspetti metodologici del processo progettuale al fine di definire di volta in volta dei parametri di scelta
che consentano di gestire in maniera ottimale le possibilità progettuali. Parlo naturalmente degli aspetti
decisionali del processo progettuale, che non può essere più immediatamente (o esclusivamente) legato
all'aspetto formale/filosofico/linguistico, ma dovrà definire dei layout metaprogettuali a diversa
configurazione con i quali interagire. E' questa una fase fondamentale per una corretta impostazione delle
soluzioni definitive, in particolare per ciò che riguarda le possibili modificazioni del sistema nel tempo (con
effetti sulla fruibilità, ma anche sulla manutenzione e gestione dell'edificio).
Si affianca, ad un obiettivo di conservazione della natura, una maggiore attenzione a gestire le
trasformazioni, definendo pratiche e modalità in grado di rispondere alla conclamata necessità di riequilibrio
tra azione dell'uomo e ambiente.
Le scelte progettuali dovranno essere perciò coscienti e guidate da criteri ben chiari che tengano conto dei
parametri ambientali. Ed è proprio in questo ambito che le nuove tecnologie assumono un ruolo centrale,
attraverso strumenti sempre più raffinati che consentono un controllo delle trasformazioni più consapevole e
moderno.
Su tali principi è possibile definire alcuni paradigmi tecnologici:
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- il progetto può adeguarsi alle istanze di risparmio energetico (in senso generale) attraverso un'impostazione
che consideri il funzionamento dell'edificio in termini sinergici. Lo scambio energetico e di risorse tra i vari
sistemi rappresenta una modalità di efficienza globale che consente contemporaneamente l'ottimizzazione
delle stesse;
- ogni edificio determina l'esistenza di rapporti diretti e indiretti con l'ambiente nel quale è costruito; è
importante avere una visione del progetto molto ampia ed aperta a tutti i possibili input che ogni argomento
progettuale richiede. La scelta di soluzioni poco efficaci rispetto all'obiettivo progettuale ed in rapporto
all'efficienza energetica comporterà scarsa qualità in termini di risultati;
- il progetto può interpretarsi in termini di montaggio e assemblaggio di parti e componenti. La scelta di
soluzioni "a secco" conduce verso una filosofia progettuale che dà grande importanza a tali aspetti;
- la necessità di intervenire su una condizione comunque di equilibrio deve innescare riflessioni sulle reali
motivazioni che sottendono l'intervento al fine di calibrarne le modalità e le soluzioni operative;
- considerare i parametri ambientali generatori di istanze progettuali può considerarsi una strada percorribile
ed anche attuale. Confrontarsi con il luogo per riceve input progettuali può costituire un "quid" in più in
termini di qualità prestazionali ma anche relazionali;
- la simulazione consente una costruzione virtuale dell'edificio (parziale o completa) utile per interagire con
esso al fine di comprenderne tutte le problematiche.
A-Indicatore operativo di processo: analisi globale
Un'analisi globale sistemica che includa le caratteristiche di ciascun sistema in rapporto agli altri consente di
definire delle matrici relazionali significative ai fini delle scelte tecniche ottimali.
B-Indicatore operativo di processo: schemi globali
Il ricorso a soluzioni energetico-efficienti richiede un adeguato controllo delle caratteristiche dimensionali e
di posizionamento dei sistemi adottati. Necessita inoltre di un corretto progetto globale attraverso
schematizzazioni che verifichino in ogni suo aspetto il comportamento dell'edificio nelle varie condizioni di
funzionamento.
C-Indicatore operativo di processo: analisi per sistemi
Adeguare il progetto a soluzioni che privilegino la smontabilità ed il recupero globale o parziale conduce ad
una rappresentazione per sistemi e che abbia una grande attenzione per le modalità di fissaggio e giunzione
delle varie parti e dei singoli componenti.
D-Indicatore operativo di processo: strumenti di verifica
Verificare le conseguenze delle trasformazioni attraverso strumenti di controllo che consentano di avere la
consapevolezza dell'intervento e la valutazione delle conseguenze (positive e negative) che ogni azione
progettuale comporta.
E-Indicatore operativo di processo: schemi di controllo
Acquisire i dati ambientali ed elaborarli attraverso sistemi sofisticati oppure attraverso diagrammi solari,
tabelle del vento, della temperatura, delle piogge, ecc., costituisce una grande risorsa in termini di indicatori
progettuali reali.
F-Indicatore operativo di processo: simulazione
La simulazione rappresenta essa stessa uno strumento molto sofisticato di lavoro. Il rapporto diretto tra il
progettista ed il modello consente continue verifiche e modifiche attraverso un processo operativo continuo
di feed back.
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Caso studio
Quartiere Bedzed, Beddington, Gran Bretagna
(da www.casacoop.it/Docs/1.1_ BedZed.doc)
BedZed, un insediamento esemplare
Francesca Conti, architetto, del Servizio di Progettazione Sostenibile di ALCAb, spiega perché il quartiere londinese BedZed
rappresenta un esempio di progettazione sostenibile oltre che un successo commerciale.
BedZed, Beddington Zero Energy Development è il nome di un intervento tra i più innovativi in Europa, realizzato da un promotore
di edilizia sociale, il Peabody Trust, una delle più importanti associazioni londinesi operanti nel settore dell’edilizia abitativa,
conosciuta per i suoi progetti di riqualificazione economica e sociale delle aree più povere della capitale britannica.
Zero Energy Development indica il principale obiettivo e risultato ottenuto: costruire un insediamento che non consumi in alcun
modo energia fossile. Sono tre le linee concettuali che hanno animato la progettazione dell’intervento, tre aspetti che la gestione
attuale monitora e tende a migliorare.
1. la dimensione sociale
BedZed presenta un regime misto di proprietà e affitto; un mix di spazi per attività, lavoro e residenza; una densità urbana, quale
massa critica per la creazione di una comunità; la vicinanza a servizi più ampi; le case hanno propri spazi all’aperto; la luce
naturale come fattore specifico di progettazione degli ambienti; qualità dell’aria e comfort; la riduzione della necessità di
trasporto privato; un consorzio per la gestione comune del parco auto (car sharing); una gestione dell’insediamento da parte degli
stessi abitanti; internet e nuove tecnologie nella gestione dei servizi e delle reti; enfasi sulla possibilità di ciascuno di scegliere
uno stile di vita senza carbonio.
2. efficacia economica
I costi di costruzione sono in linea con i costi della cooperativa; gli affitti sono convenzionati; forte enfasi sulla possibilità di
acquisire in proprietà spazi e alloggi; margini rispetto al valore di mercato; la pianificazione preventiva aumenta di fatto il valore
dell’insediamento; il mix di vita e lavoro assiste la nascita di nuove attività; la presenza di collegamenti facilita la fruizione dei
trasporti pubblici; l’orientamento generale tende all’autonomia dalla scarsità di carburante; le bollette energetiche sono molto
contenute; i collegamenti internet sono dedicati all’informazione della comunità, alle necessità delle imprese locali,
all’erogazione di servizi.
3. compatibilità ambientale
Nessun uso di combustibile fossile; uso del 100% di energie rinnovabili; case a riscaldamento zero; riscaldamento solare passivo;
fotovoltaico per la produzione di energia per 40 veicoli elettrici; risparmio del 50% dell’acqua potabile; trattamento ecologico
dell’acqua in loco; sistemi naturali di ventilazione eolica; pochi materiali ad alto contenuto energetico incorporato; uso di legno
riciclato; uso di acciaio strutturale riutilizzato; cogenerazione combinata di calore ed energia dagli scarti vegetali urbani
(biocombustibile); incremento del valore ecologico del sito; il suolo come risorsa finita; servizi di biciclette; servizi di
riciclaggio.
Costruito su un’area dismessa a sud di Londra, BedZed è un insediamento di 83 alloggi a conduzione mista - abitazione sociale,
convenzionata e in vendita -, con più di 3.000 m2 di spazi dedicati a vita e lavoro, commercio al dettaglio e usi ricreativi. La scelta di
definire il progetto in base a un'alta densità abitativa riflette l’importanza di usare appieno risorse limitate quale la disponibilità di
suolo edificabile e al contempo fornisce la massa critica per l’attivazione di servizi comuni quali i trasporti. Al contempo, consente
l’orientamento e la concentrazione necessari per un uso passivo della luce solare nella sua componente termica e luminosa.
La filosofia dell’intervento: sperimentare all’interno delle regole del mercato
La sostenibilità viene generalmente considerata un elemento aggiuntivo, causa di costi supplementari sgraditi alla maggior parte dei
costruttori. L’approccio di BedZed è invece quello di identificare materiali e sistemi tecnologici che, sebbene considerati di utilità
marginale, diventino parte essenziale delle prestazioni del manufatto, all’interno di un sistema integrato in cui tutti componenti
contribuiscono al risultato finale: l’involucro edilizio nel suo rapporto con il contesto ambientale - orientamento, superfici, scambi
energetici -, gli abitanti e le loro abitudini, la localizzazione delle funzioni, la produzione e il consumo energetico.
Sono state utilizzate tecniche analitiche di valutazione energetica per indagare le condizioni in cui i sistemi passivi sono
sufficientemente efficaci da sostituire – e non solo integrare - i sistemi attivi. Ciò ha portato a una riduzione diretta dei costi e delle
risorse impiegate, cioè degli investimenti generalmente necessari per i sistemi tecnici, dei costi di manutenzione degli impianti e dei
costi energetici da sostenere.
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Case a riscaldamento zero
Il risultato principale della valutazione energetica a BedZed è di mettere in discussione il riscaldamento convenzionale degli spazi.
Molti edifici hanno fonti di riscaldamento interne agli edifici, provenienti dalle persone e dalle attività che vi si svolgono, che non
vengono valorizzate: dimensionare l’isolamento dell’involucro, localizzare le attività nei siti migliori, integrare forme di recupero di
calore sono alcune soluzioni sperimentate a BedZed. Ma il progetto è andato più in là del previsto. Di fatto, con l’aumento degli
standard di isolamento termico e con il recupero integrato del calore, il periodo dell’anno in cui il riscaldamento è necessario si
accorcia, ma il costo degli impianti non si riduce in proporzione. A Bed Zed è stato invece eliminato l’impianto di riscaldamento,
così nel bilancio dell’operazione c’è anche il vantaggio determinato dal risparmio dell’investimento. Come è stato possibile riuscirci?
• L’involucro edilizio
Obiettivo del progetto è stato sfruttare fino in fondo le possibilità insite nell’involucro edilizio, elemento chiave per modificare il
clima interno. Gli strumenti di simulazione, in aggiunta alle sequenze dei dati meteorologici, hanno definito le prestazioni e gli
spessori dei materiali necessari per case a riscaldamento zero. Case super isolate, con vaste superfici di materiali ad alta capacità
termica, possono far fronte alle esigenze di riscaldamento integrando l’uso e il controllo del calore solare passivo e di quello prodotto
all’interno dagli utenti e dall’attrezzatura a disposizione per i differenti usi. Rendere i tetti “verdi” aumenta l’inerzia termica
dell’edificio ma anche il valore ecologico del sito e la capacità di assorbimento del carbonio, oltre a dotare gli abitanti di una
maggiore superficie verde privata.
• L’orientamento dell’edificio
I diversi usi dell’edificio, di residenza e di lavoro, occupano luoghi appropriati in base al comfort termico, acustico e luminoso
necessari. Gli spazi di lavoro, infatti, presentano potenzialmente alti livelli di occupazione e un’attrezzatura che funzionando rilascia
calorie all’ambiente: sono quindi spazi che vengono orientati verso nord, esposizione che massimizza la luce naturale del giorno,
riduce l’illuminazione artificiale ed evita un’eccessiva acquisizione di calore solare. Le abitazioni presentano invece una minore
attività lavorativa e quindi una minore acquisizione di calore interno: se si affacciano a sud possono trarre beneficio dal contributo
solare.
L’alta inerzia termica accoppiata alla ventilazione notturna mantiene la temperatura estiva degli ambienti sufficientemente bassa. Al
contrario, case solo “ben isolate” avrebbero bisogno di modalità meccaniche di raffreddamento.
• La produzione combinata di calore ed energia
BedZed raggiunge l’autonomia energetica sfruttando la potenzialità della cogenerazione a bio-combustibile proveniente dagli scarti
del verde urbano, un rifiuto esistente nella comunità locale e reso conveniente dai costi di smaltimento in discarica. L’origine
vegetale dei rifiuti assicura inoltre la sua rinnovabilità e, inoltre, il carbonio emesso dalla combustione viene riassorbito dalla
continua ricrescita degli alberi. Un gassificatore, infine, converte il legno in un gas adatto ad alimentare l’impianto di
cogenenerazione che fornisce sia calore che energia elettrica.
Il progetto integra così un sistema edilizio – la cui richiesta energetica è ridotta già della metà - a un impianto con un
dimensionamento ottimizzato.
L’eliminazione di ventilatori e pompe, l’uso di attrezzature domestiche conformi alle norme europee sull’ottimizzazione energetica,
l’uso di lampade compatte a fluorescenza e basso consumo, e l’installazione di contatori visibili agli utenti sono tutti aspetti della
complessiva strategia di riduzione della richiesta energetica.
Infine, la connessione con la rete per importare ed esportare energia viene usata come alternativa economica ai normali boiler. La
domanda totale di calore e di acqua calda domestica viene soddisfatta dall’unità di cogenerazione dimensionata in modo da
pareggiare la domanda annuale di elettricità dell’insediamento.
• I camini a vento
Se il guscio degli edifici diventa sempre più impermeabile per ridurre perdite di calore incontrollate, una ventilazione controllata
diviene particolarmente importante. La fornitura d’aria fresca è necessaria per rimuovere l’umidità e gli odori provenienti dalle
cucine, dai bagni, dalla presenza di utenti. I regolamenti edilizi inglesi permettono l’eliminazione degli impianti meccanici di
ventilazione se si installano canali di ventilazione o di estrazione passiva. Tuttavia l’introduzione diretta di aria fredda finirebbe per
esigere nuovamente l’installazione di riscaldamento negli alloggi. A BedZed il sistema di camini a vento viene associato a uno
scambiatore di calore che preriscalda l’aria in entrata con il calore sottratto all’aria estratta. I camini a vento generano abbastanza
pressione perché l’aria venga incanalata all’interno dell’edificio, fornendo aria pulita pre-riscaldata a ogni stanza di soggiorno e da
letto, ed estraendo aria viziata da cucina e bagno. I test in laboratorio hanno permesso di certificare le prestazioni del camino a vento
e quindi di poter evitare, in sede progettuale, tutti i ventilatori meccanici, sfiati, e apparati elettrici generalmente richiesti.
• L’opzione del fotovoltaico
Il fotovoltaico per fornire energia all’edificio è stato scartato sin dalla fase iniziale del progetto per il suo costo, a fronte di
un’elettricità di rete relativamente a buon mercato. Ciononostante gli edifici sono stati predisposti per un’installazione futura sulle
facciate meridionali, in attesa che finanziamenti o progressi tecnologici la rendano fattibile. Tuttavia, il fotovoltaico è stato scelto
come soluzione economicamente vantaggiosa per migliorare la mobilità. Indagini condotte confermano infatti che il costo del KWh
di petrolio è più alto di quello dell’elettricità di rete. L’efficienza dei veicoli elettrici, inoltre, suggerisce l’opportunità di fornire una
quota di energia ad auto elettriche a zero emissione di carbonio. Con la previsione di incidere sul 40% della mobilità urbana di raggio
inferiore a 40 Km – ben entro l’operatività delle auto elettriche – la superficie installata fornisce 170 Kwp di energia, sufficiente per
40 auto elettriche. Sono state create stazioni di servizio e gli abitanti possono fruire di parcheggi e ricariche gratuite. L’uso
dell’energia solare per le auto cambia così la natura di BedZed: da insediamento a zero emissioni di carbonio a esportatore di energia
rinnovabile.
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• Recuperare una risorsa preziosa: l’acqua
Per ridurre do oltre il 50% la domanda di acqua potabile, sono stati installati riduttori di flusso applicati a rubinetti e docce, contatori
visibili agli utenti, impianti a norma europea, toilette a flusso duale. L’acqua piovana viene raccolta e immagazzinata in cisterne
sotterranee per l’irrigazione e per gli sciacquoni. La fitodepurazione è utilizzata per il trattamento dei reflui in fase secondaria e
terziaria di depurazione; il sistema, infine, tratta l’acqua ad un livello sufficiente a recuperarla come fornitura supplementare alle
cisterne di raccolta.
• Materiali certificati e riciclo dei rifiuti
La scelta dei materiali e il loro riciclo è un nodo cruciale ancora suscettibile di progressi. A BedZed si è ridotto al minimo la
movimentazione di materiali: quelli da costruzione provengono da distanze inferiori ai 55 Km, sia per ridurre l’impatto ambientale
del trasporto che per controllarne le fonti. Nella struttura sono presenti acciaio riutilizzato e legno di risulta per i lavori di cantiere, e i
rifiuti da costruzione sono stati stoccati in loco e avviati al riciclaggio. Nelle nuove forniture, è stata alta l’attenzione all’uso di
materiali di provenienza certificata, ad esempio il legno, certificato del Fsc ( Forest Stewardship Council), per gli elementi delle
cucine. Si è inoltre concordata una strategia di stoccaggio domestico: i bidoni per la raccolta differenziata, forniti a tutte le cucine,
vengono raccolti dall’autorità locale. Esiste infine un sistema per il compostaggio dei rifiuti vegetali e organici.
L’informatica: un fattore di benessere e servizio per gli abitanti
BedZed implementa molte delle possibilità che le nuove tecnologie dell’informazione mettono a disposizione. La capacità di
accedere alla conoscenza e di comunicarla è l’elemento determinante per il futuro successo delle comunità. L’accesso alla banda
larga è disponibile a tutti gli abitanti di BedZed, dando loro il potenziale per un accesso istantaneo e l’opzione di essere
costantemente on-line. Tutto questo si inquadra negli obiettivi di vita e lavoro di BedZED, e permette la crescita di provider per la
comunità.
Visto la rapida obsolescenza delle reti e dei sistemi informatici, il cablaggio dell’insediamento può essere facilmente sostituito.
Inoltre, è stata distinta la rete informatica per gli abitanti da quella a servizio dell’operatività generale degli edifici. La prospettiva del
ciclo di vita degli edifici, progettati per durare alcuni decenni con manutenzione e ristrutturazione minime, unitamente all’attitudine
degli abitanti, hanno determinato la scelta di mantenere manuali la maggior parte delle operazioni quotidiane. Modalità peraltro
coerente con il progetto passivo dell’edificio e conveniente. L’informatizzazione di specifici servizi comuni a tutto l’insediamento,
quale la lettura e la fatturazione a distanza dei contattori dell’elettricità, del riscaldamento, dell’acqua, rendendo invece possibile un
monitoraggio complessivo delle prestazioni.
Conclusioni
BedZed è un intervento di particolare interesse, utile a dimostrare come sia già possibile implementare un alto livello di sostenibilità
negli interventi di grande scala e realizzarli in termini economicamente convenienti. Perché la sostenibilità divenga veramente un
agente della trasformazione delle abitudini sociali e dei processi economici e produca un qualche effetto sull’ambiente, è importante
che venga concretamente sperimentata nei grandi investimenti, per soddisfare gli obiettivi economici e sociali e dare vantaggi a tutti
gli attori coinvolti.
Un primo periodo di monitoraggio ha già mostrato il successo dell’iniziativa dove, a paragone con interventi simili:
•
•
•
il consumo per il riscaldamento dell’acqua è in media più basso del 45%
il consumo di elettricità per l’illuminazione, la cucina e gli impianti è inferiore del 55%
il consumo d’acqua è minore del 60%
Bed Zed, oltre a ricevere un’ampia pubblicistica internazionale, è il progetto vincitore dello Stirling Prize 2003. Notevole anche il
successo di mercato. L’interesse suscitato ha permesso addirittura di ottenere un margine nella trattazione economica migliore del
previsto e complessivamente maggiore del prezzo di mercato, andando a coprire gli investimenti fatti sulla qualità del progetto:
formazione del personale, supervisione e controllo della qualità, ricerca di progetto, studio di impatto ambientale, prove di
laboratorio e simulazioni, assistenza legale, programmazione dei tempi.
Da un’indagine sull’interesse suscitato dal “prodotto BedZed” è risultato che per il 63% degli intervistati è importante lo stile di vita
che veniva associato alla proposta progettuale, per altri l’integrazione di spazi verdi e la spazialità ottenuta nella distribuzione interna
degli alloggi rappresentano soluzioni importanti.
BedZed ha riscosso successo quanto ha investito in innovazione, diventando un intervento esemplare. Anche il rapporto con
l’amministrazione locale è aumentato in qualità e, a partire da questa prima esperienza, i responsabili ora suggeriscono e collaborano
con i professionisti e gli operatori per identificare possibili pratiche sostenibili all’interno del normale processo di concessione dei
permessi di costruire.
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QUARTIERE BEDZED, Beddington, Gran Bretagna
25
Bibliografia
- Victor Olgyay, Progettare con il clima, Franco Muzio Editore, Padova, 1981
- SAIE 2001, “Costruire sostenibile il mediterraneo”, Alinea, Firenze, 2001
- C. Gallo, M. Nicoletti, Architettura ecosistemica, Gangemi Editore, Roma, 1998
- G. Nardi, Tecnologie dell’architettura, Libreria Clup, Milano, 2001
- N. Sino poli, Il controllo della qualità ambientale, in AA.VV., Qualità Norma e Progetto, Venezia, Arsenale
Editrice, 1998
http://enelgreenpower.enel.it/store/viridia_settembre_2002/811/BedZed.pdf
http://www.casacoop.it/Docs/1.1_BedZed.doc
http://lists.peacelink.it/ecologia/msg03984.html
http://eddyburg.it/article/articleview/6104/0/129/
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