SERCLUS
Rivista del Centro di Documentazione
della Tradizione Orale (CDTO) di Piazza
al Serchio (LU)
N.4/5 – Anni IV/V – 2014–2015
SERCLUS
Rivista del Centro di Documentazione della Tradizione Orale (CDTO)
di Piazza al Serchio (Lucca)
N° 4/5 – anni IV/V – 2014/2015
Direttori:
Alberto Borghini (CDTO di Piazza al Serchio, Lucca)
Mario Seita (Torino)
Comitato scientifico:
Giorgio Barberi Squarotti (Torino)
Linda Barwick (Sydney)
Antonio Catalfamo (Barcellona Pozzo di
Gotto, Messina)
Francesca de Carlo (Torino)
Gian Franco Gianotti (Torino)
Diego Lanza (Pavia)
Cesare Letta (Pisa)
Giancarlo Mazzoli (Pavia)
Guido Paduano (Pisa)
Matteo Rivoira (Torino)
Giovanni Ronco (Torino)
Aldo Setaioli (Perugia)
Soccorso Volpe (Rosario)
Direttore responsabile:
Alberto Borghini (CDTO di Piazza al Serchio, Lucca)
Redazione:
Alessandro Amirante (Torino)
Umberto Bertolini (Piazza al Serchio,
Lucca)
Ilaria Giannotti (Piazza al Serchio, Lucca)
Shestaev Svyatoslav (Massa)
Editore:
Gioacchino Onorati editore S.r.l.
unipersonale
via Sotto le mura, 54
00020 Canterano (RM)
(06) 93781065
[email protected]
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www.aracneeditrice.it
I diritti di traduzione, di memorizzazione
elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo,
sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto
dell’Editore.
I edizione: settembre 2016
ISBN 978-88-548-9547-8
ISSN 2279-784X
Serclus
Il termine Serclus deriva da Auserculus, a sua volta coniato su Auser,
nome latino del Serchio, e compare in una cronaca pisana medioevale,
in cui leggiamo: locus est vallis Auseris, qui vulgo Serclus dicitur1.
Riteniamo tale parola adatta come titolo di questa rivista: da un lato,
specifica la localizzazione del Centro di Documentazione della Tradizione Orale di Piazza al Serchio; dall’altro, ha matrice popolare.
La rivista si propone come interdisciplinare, interdisciplinarietà suscettibile di allargarsi ulteriormente: questo ‘taglio’ vuole rispecchiare
anche il termine «piazza», punto d’incontro mercatale, in cui si scambiano tanto merci, quanto racconti ed esperienze culturali. Al tempo
stesso, la Garfagnana è luogo di ‘streghi’, folletti, morti…
I campi di pertinenza sono: letteratura, storia, e, più in generale, filologia e cultura antiche; italianistica; letterature moderne e comparate; linguistica; semiotica; narratologia; dialettologia; antropologia; antropologia dei fatti e dei racconti di folklore.
Le sezioni della rivista sono cinque: articoli; tradurre; questioni di
didattica; note e segnalazioni; recensioni. Qualche parola di commento esigono le “segnalazioni”: oltre a rapidi paralleli, studiosi e lettori
possono comunicare racconti folklorici, varianti di fiabe o leggende,
usi e tradizioni etc., più o meno ampi, reperiti oralmente e rimasti inediti.
1
Le fonti antiche sul Serchio e la frase della cronaca medioevale si possono leggere
alla voce Auser della Pauly-Wissowa, disponibile anche su internet all’indirizzo:
de.wikisource.org/wiki/RE:Auser (nella voce c’è un errore di stampa: invece di Serchio è scritto Seschio).
Norme per i collaboratori
1. Si possono presentare alla rivista contributi inediti nelle seguenti
lingue: francese, inglese, italiano, latino, portoghese, spagnolo, tedesco. Gli studiosi si atterranno ai criteri bibliografici a cui sono abituati, purché – com’è ovvio – coerenti all’interno di ciascun articolo e
non troppo difficili da decodificare. Gli autori potranno corredare i
loro lavori di un breve riassunto in una o più lingue fra quelle sopra
indicate.
2. I contributi devono essere inviati in stesura definitiva al seguente
indirizzo: [email protected]. Per i caratteri greci si userà il font
SGkClassic.
3. Libri e opuscoli per recensioni devono essere spediti a: Alberto
Borghini, via Cavour, 4, 10124 Moncalieri (TO).
4. Gli autori dei contributi riceveranno una sola volta per e-mail le
bozze, sulle quali si apporteranno le correzioni ed eventuali minime
variazioni. Bisognerà inviare le bozze corrette per e-mail a: [email protected]. La rivista fornirà agli autori dei contributi il file in
formato PDF per riprodurre gli estratti desiderati.
ARTICOLI
Serclus
ISBN 978-88-548-9547-8, ISSN 2279-784X-04
DOI 10.4399/97888548954781
settembre 2016, pp. 7-21
Alberto Borghini, Mario Seita
Pinocchio e il pescatore verde
Reminiscenze classiche e folklore
Pinocchio salva il mastino Alidoro dall’annegamento in mare e poco dopo finisce nella rete di un pescatore, che lo friggerebbe in padella, se proprio quel cane non lo sottraesse all’orribile morte1. Giustamente anche in quest’avventura del burattino si sono colti echi del
mondo classico a proposito del pescatore, come il ciclope Polifemo di
Omero e forse i mostri marini di Luciano2. Non è superfluo aggiungere che Polifemo stesso è figlio di Posidone, cioè del dio del mare, così
come il personaggio collodiano è in rapporto con l’acqua. Vediamo la
descrizione di questa figura, un tale « così brutto, ma tanto brutto, che
pareva un mostro marino. Invece di capelli aveva sulla testa un cespuglio foltissimo di erba verde; verde era la pelle del suo corpo, verdi gli
occhi, verde la barba lunghissima, che gli scendeva fin quaggiù. Pareva un grosso ramarro ritto sui piedi di dietro3 ».
Secondo noi, è possibile scoprire al riguardo ulteriori fonti antiche.
Anche altri personaggi del Pinocchio sono connotati da uno o più colori, talvolta con un paragone per maggiore incisività. Mangiafoco ha
« una barbaccia nera come uno scarabocchio d’inchiostro », mentre
gli occhi sono simili a « due lanterne di vetro rosso, col lume acceso
di dietro »; nel corpo del Pesce-cane, Geppetto è « un vecchiettino tutto bianco, come se fosse di neve o di panna montata » e Pinocchio,
ormai diventato un ragazzo, è « un bel fanciullo coi capelli castagni,
cogli occhi celesti e con un’aria allegra e festosa come una pasqua di
rose »4; talora Collodi insiste su un colore riferito al medesimo perso
1
C. COLLODI, Le avventure di Pinocchio, 28 e 29 (parte iniziale).
Cfr. C. COLLODI, Opere, a cura di Daniela Marcheschi, Milano 1995, pp. 9991000, n. 142, in cui beninteso non mancano rimandi anche a opere moderne, compresi altri lavori dello stesso Collodi. Inoltre ricordiamo P.P. TROMPEO, Odor di mare in «Pinocchio», in ID., Il lettore vagabondo, Roma 1942, pp. 237-242. I testi antichi sono: Odissea, 9, 181-547 e Storia vera, specialmente 1,35 e 2,44.
3
Cap. 28, che menzioniamo secondo l’edizione di D. Marcheschi, cit., p. 467.
4
Capp. 10; 35 e 36, ediz. cit., pp. 390; 510 e 525. Anche quattro conigli con il compito di becchini sono « neri come l’inchiostro » (cap. 17, p. 418).
2
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