NOESIS – BERGAMO
CARLO SINI
UMANITA’ PLANETARIA
INCONTRI di FILOSOFIA
ENERGHEIA
2013 - 2014
CARLO SINI – UMANITA’ PLANETARIA E RAGIONE FUTURA
Carlo Sini – Institut International de Philosophie di Parigi Accademia Nazionale dei Lincei
Conferenza tenuta martedì 11 marzo 2014
1.1
RELAZIONE1
L’umanità planetaria è quella che si sta costruendo tumultuosamente
con speranza, paura e pericoli, al di qua ed al di là degli oceani. Ci
si domanda se questa umanità avrà qualcosa a che fare con noi, con
l’Europa, con la nostra cultura, i valori, le tradizioni, la nostra
estetica e la nostra funzionalità. La domanda è inquietante. Abbiamo raccolto molti successi, in
primis quelli scientifici, ma dobbiamo porci molti interrogativi legati alla nostra pervasività. Ha
senso questa pervasività? C’è una ragione futura nella storia umana? Se la risposta fosse positiva,
questa ragione avrebbe qualche relazione con i nostri duemila anni di storia e di cultura?
A questo punto il Sini propone la lettura di alcuni brani dall’ultima opera di Husserl, del 1935.
Hitler aveva appena preso il potere, c’era preoccupazione. Venti di guerra fischiavano su una
Europa che si stava avviando al suicidio. L’opera è l’elaborazione di una conferenza che Husserl
aveva proposto prima a Vienna e poi a Praga, iniziata, in modo quasi improvvisato, prevedendo un
discorso di un’ora, e poi dilatata dall’entusiasmo e dall’interesse del pubblico fino a due ore e
mezza.
L’argomento era la crisi, attuale allora come oggi.
“Portare la ragione latente
all’autocomprensione, rendere evidente la vera possibilità di una metafisica: è questo l’unico modo
per portare la metafisica, cioè la filosofia universale, sulla via laboriosa della propria
realizzazione. Solo così sarà possibile decidere se quel telos2 che è innato nell’umanità europea
dalla nascita della filosofia greca, e che consiste nella volontà di essere un’umanità fondata sulla
ragione filosofica […] sia una mera follia storico-fattuale, un conseguimento casuale di una
umanità casuale in mezzo ad altre umanità […] oppure se proprio nell’umanità greca non si sia
rivelata qull’entelechia3 che è propria dell’umanità come tale. […] Solo così sarebbe possibile
decidere se l’umanità europea rechi in sé un’idea assoluta e non sia un mero tipo antropologico
come la Cina o l’India”. Ha senso l’europeizzazione degli altri? Nel ’35 l’Husserl vedeva Cina e
India invase ed europeizzate in virtù della potenza militare ed organizzativa dell’Occidente. Il
nostro trionfo è un puro incidente o c’è qualcosa di universale nella nostra cultura e nei nostri
valori?
1
Si veda anche la conferenza tenuta dal prof. Sini per Noesis nell’aprile del 2013, a cui quella odierna è
complementare.
2
Fine, scopo, meta
3
Entelechia è la tensione di un organismo a realizzare se stesso secondo leggi proprie, passando dalla potenza all'atto.
Presuppone che il fine dell’organismo sia interno all’organismo stesso, e non esternamente fondato, ad esempio nel
mondo delle idee
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Appunti dalle conferenze
a cura di Danilo Cambiaghi
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La nostra manifestazione più trionfale è la scienza, ma cosa ha da dire la scienza sulla ragione?
Nulla: la scienza dei fatti astrae dal soggetto, i problemi valutativi vengono evitati, ci si limita alla
constatazione di ciò che è. Tutte le norme che si sono susseguite come onde, tutta la dialettica
della ragione non è che un nonsenso, gli atti creduti provvidi non sono stati che flagello? Solo una
catena di alternanze insensate?
Queste domande poste da Husserl sono ancora le domande in cui si articola la crisi della filosofia,
che dopo un glorioso incipit è ancora un sapere incompleto. La filosofia è solo il prodotto di due
greci originali? La crisi della scienza non è crisi di efficienza, ma è crisi di senso. Mancanza della
capacità di proporre un senso che sia condivisibile anche al di fuori della nostra cultura.
Sono in crisi l’umanità europea, il suo senso e la sua storia. La storia del mondo può essere almeno
compresa dalla ragione?
Riproponiamo oggi la domanda cardinale posta nel ’35.
L’europeizzazione del mondo continua
nel segno della scienza, delle cui conquiste possiamo essere legittimamente orgogliosi. Ma cosa ci
insegna questa potenza conoscitiva? L’eredità planetaria della scienza europea è la conoscenza di
quello che si può fare nel mondo e del mondo, ma non ce ne insegna il perché. La posizione è
legittima, il perché non è affar suo. Il senso non lo possiamo chiedere alle scienze di fatto.
Un grande risultato della cultura europea è il sistema di informazione: la meravigliosa e nuova
possibilità di comunicare con tutti sempre. Ma cosa fa questa informazione? Dire che disinforma
sarebbe cattivo, comunque insegna sempre il come e mai il perché. Di economia e di politica
sappiamo tutto, tranne che senso abbiano.
L’Europa, noi buoni europei, che ruolo gioca/giochiamo nel mondo oggi?
 Nessun ruolo
 Nessun progetto di civiltà
 Nessun coraggio della propria storia
Abbiamo dimenticato/perduto la paideia.
L’Europa non è capace neppure di un intervento
diplomatico decente. Accettiamo passivamente le conseguenze del passato e le iniziative degli
altri. La nostra massima occupazione sono le sterili proteste.
Il Sini si dice d’accordo nella sostanza con le proteste contro l’emarginazione della filosofia nei
licei e nelle università, ma dalle sue parole traspare il senso del protestare non basta, e forse non
serve nemmeno. La scelta di laurearsi in filosofia a livello di pubblicistica è velatamente irrisa e
sconsigliata, nelle università sono stati inseriti altri corsi, nuovi e demenziali. Il senso della ragione
storica e filosofica sono perduti, i corsi superstiti di area filosofica scimmiottano le scienze di fatto.
Anche peggio per Psicologia, Sociologia, Neurologia, che si propongono con ragionamenti
vergognosi, imbarazzanti per chi è nato qui. Dire “ci sono neuroni responsabili della simpatia” è
come attribuire al mouse la responsabilità di ciò che appare sullo schermo.
Dobbiamo porci con urgenza due domande, e servono risposte:
 1) Cosa è la scienza? Non è una domanda scientifica, è domanda di senso e di fondazione.
Come dobbiamo guardare a questa grandiosa struttura conoscitiva? Un fisico recentemente
ha detto che la fisica sostituirà la filosofia, ma questa è una proposizione filosofica, non
scientifica, e richiederebbe consapevolezza filosofica.
Si devono porre obiezioni
all’obbiettivismo scientifico. Le menti degli scienziati, bravissimi nel loro lavoro, sono
però annebbiate dall’idea del naturalismo.
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a cura di Danilo Cambiaghi
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 2) Cosa è la filosofia? Non solo sulla scienza dobbiamo interrogarci, ma anche sulla
filosofia stessa.
Cosa è la ragione filosofica che ha improntato tutta la nostra vita?
Qualcosa di innato in tutte le umanità, che potranno in essa trovare ipotesi di convergenza, o
è solo una specialità nostra, una peculiarità europea?
Bisogna portare in fondo la comprensione
Noi europei siamo tutti infetti di filosofia, già la grammatica che studiamo alle elementari è frutto
della metafisica di Aristotele.
In Cinese non ci sono soggetti e complementi oggetti, né
proposizioni dichiarative o giudicative.
Di tutto ciò non abbiamo ancora autocomprensione,
dobbiamo ancora vedere al fondo di noi stessi. Assistiamo all’incontro di varie culture: l’umanità
planetaria comprende genti che della nascita e della morte hanno visioni diverse dalla nostra. E’
ora di chiederci che senso abbia la razionalizzazione della realtà. Su questi argomenti chi ignora la
filosofia del ‘900, da Nietzsche ad Husserl, è povero di strumenti di giudizio.
Proviamo a delineare i possibili passi di un percorso di autocomprensione.
nostra filosofia, il sogno europeo che ha riempito biblioteche intere?
Cosa è stata questa
In tutta la sua storia la filosofia è stata il frutto della preoccupazione morale e politica di una
minoranza aristocratica, un progetto di avanguardia, il tentativo di migliorare l’esistente
inquadrandolo in una cornice razionale.
Già ai tempi di Platone gli interessi filosofici
appartengono ad una avanguardia aristocratica ateniese che vuole riformare la polis affidandola ai
filosofi, intesi come coloro che conoscono non solo i fatti ma anche cosa sia il bene (della città,
della comunità, dell’individuo). Il mito della caverna delinea l’illusione di uscire dal limite dei
sensi e del contingente per arrivare alla comprensione dei veri valori, come presupposto perché le
polis possano vivere finalmente e durevolmente in pace. Filosofi aristocratici bravi, moralmente
impegnati, intellettualmente vigorosi, ma sconfitti dalla storia.
Segue Aristotele, non aristocratico, piuttosto prodotto della borghesia delle professioni. Lui vede
nella filosofia il manuale scolastico per l’istruzione del padrone del mondo. E’ il precettore di
Alessandro il Grande. Gli spiega che la ragione umana è quella dei Greci, gli altri sono barbari da
rincivilire. La visione di Aristotele genera una nuova ondata di pensiero, e poi fallisce.
Segue l’ondata dell’impero romano, che in verità nasce più nel segno del diritto che della filosofia,
ma che poi confluisce nel fiume della filosofia, con nomi di rilievo quali Adriano e Marco Aurelio
(imperatori e filosofi, massimo potere e tensione etica). Qui l’attenzione è posta sulla morale della
buona gestione, del mantenimento della pace, della sicurezza dei confini, della buona
amministrazione4. Qualcosa del genere si era verificata anche in un periodo della storia cinese, ma
su basi completamente diverse.
Quando Roma crolla irrompe una nuova ondata: Agostino, di fronte alla dissoluzione dell’impero,
fa del Cristianesimo la nuova avanguardia. La filosofia si traveste da religione, prende la direzione
indicata da Paolo5, si orienta al bene.
4
Si noti che ora, in Italia, una politica orfana di riferimenti culturali e speso priva di tensioni morali bolla di
qualunquismo e populismo ogni richiamo all’esigenza della buona amministrazione.
5
La tradizione radicata in Pietro implicava una visione più confessionale e meno filosofica.
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La ragione medioevale, con nomi come Anselmo d’Aosta6, costruisce le università, frutto della
visione di una cultura per tutti, progetto razionale politico teso alla realizzazione della buona
società.
L’ulteriore ondata vede i nomi di Galileo, Newton, Cartesio. Questi mettono da parte le vecchie
università, ormai giudicate (o divenute) dogmatiche, e si dedicano al nuovo grande progetto della
scienza. La filosofia ora progetta la conoscenza universale. Il grande progetto dell’illuminismo è
mettere sul trono la ragione umana. Quello che un individuo può ottenere dalla vita, anche in
campo economico e sociale, deve prescindere da nascita e forza. E’ un progetto grandioso che
ancora ci accompagna, che ha prodotto la scuola pubblica gratuita ed obbligatoria, orientata a
formare il cittadino, il cives consapevole di giustizia e democrazia, di diritti e doveri. Per la prima
volta nella storia dell’umanità si porta a tutti la cultura. Non era mai accaduto in nessuna umanità
della terra che si potesse dire che ciascuno è giudice del proprio destino, avviene solo qui, da noi.
Ogni individuo può decidere cosa sia il bene per sé.
Da questa ondata nascono in particolare due frutti, da una parte Fichte ed Hegel, dall’altra Marx.
Kant, con l’imperativo categorico, afferma che tutti hanno dentro di sé la ragione che attende solo di
essere educata. L’estrema conseguenza di questa posizione sarà la rivoluzione del proletariato.
Si sogna una società dove non sia la ricchezza di famiglia a forgiare il destino dell’individuo, dove
ciascuno sia sovrano di sé stesso. Una società buona in cui tutti possano godere di cultura e
formazione, dove i frutti del lavoro siano goduti da tutti.
Marx, borghese, cerca le modalità per concretizzare il sogno.
Qui, nel lavoro di inveramento dei sogni, tutti i nodi sono venuti al pettine. Ci vuole il coraggio di
guardare in faccia la realtà: tutto la storia del XX secolo, tutte le guerre e le rivoluzioni, non sono
che una sequenza di sconfitte.
 Il progetto di una società senza classi, costituita da uomini liberi, è sfociato in uno dei
fallimenti più tragici, inefficienti e controproducenti.
 Una società veramente democratica e libera, dove tutti sono aiutati a realizzarsi, non c’è: è
una delusione che ancora ci accompagna.
 L’idea di costruire una società populista, antiborghese, fondata sulle tradizioni e sui valori
del popolo, che era la grande idea del nazifascismo, è finita in tragedia.
Molti, in buona fede, si aspettavano dei successi da una o dall’altra delle alternative. E’ andata a
finire che abbiamo perso tutti.
Quello che si è affermato è stata la società di massa, una società che non è né egualitarista, né
liberista, né populista, ma solo una società di produzione e di consumo di massa.
Non ci sono più le classi sociali, che si sono diluite nella discriminante tra ricchi e poveri, separati
da una distanza mai vista prima tra chi lavora e chi detiene il capitale.
Smith, già dall’origine dell’economia moderna, aveva riflettuto sui processi di arricchimento ed
espansione tumultuosi. Una società del capitale e del mercato si regge solo se ci sono milioni di
poveri come la Cina con i suoi duecento milioni di schiavi. Possiamo permetterci la ricchezza solo
6
Sotto Anselmo, Bec divenne uno dei centri di studio e insegnamento più importanti d'Europa, attirando studenti da
tutta la Francia, dall'Italia e da altri Paesi. (da Wikipedia)
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se tolleriamo la schiavitù di fatto di altri esseri umani. Analogamente una società di informazione
di massa richiede miliardi di poveri di spirito.
Cosa abbiamo sognato in filosofia? Di portare a tutti la grande cultura borghese. Il progetto
pedagogico è fallito. Dewey e Wittgenstein andarono a studiare il sistema educativo che si stava
impostando nell’Unione Sovietica, ma non sapevano dei massacri di Stalin. Per portare a tutti la
cultura borghese bisognava in qualche modo omologare i ragazzi, ma non può aspirare a Virgilio
chi a casa propria non ha mai visto un libro. I figli dei poveri non potevano entrare in una cultura
che era stata elaborata per una aristocrazia. La pretesa di massificare una cultura aristocratica era
necessariamente destinato a fallire.
Oggi assistiamo al massacro sistematico di quella cultura, l’ignoranza dilaga, la filosofia verrà
eliminata dai programmi scolastici, l’uomo della massa è rincretinito da spettacoli di massa, musica
di massa, sport di massa.
Nello sport siamo passati dallo spirito di Olimpia al “vinca il peggiore”.
affrontare l’oggettiva impossibilità di avere una scrivania per tutti.
Sul lavoro bisogna
Siamo in una società di indubbio benessere che però postula l’esistenza di una folla solitaria,
conformista, dove il pubblico è sostituito dal pubblicitario.
Domandiamoci perché la filosofia non abbia prodotto quello che si riprometteva. Riconosciamo
che quella ragione non poteva fare di più. Quello che può fare ora è una profonda ed onesta
autocritica, per evitare che l’auspicato salvataggio della filosofia si riduca al salvataggio di un
cadavere.
Come deve diventare la nostra spirazione ad una umanità razionale per avere qualcosa da dire ad
India e Cina?
Dobbiamo riconoscere che anche la filosofia non è che una scienza di fatto, è la filosofia delle
avanguardie aristocratiche.
Marx e Lenin erano borghesi che volevano trasformare tutti in
borghesi: non potevano che fallire.
E noi che sogno abbiamo? Per queste domande vi sono poche occasioni di stimolo, nessuna ipotesi
di risposta.
Ora abbondano gli incontri all’insegna della filosofia (festival, incontri filosofici, conferenze), da
vivere come occasioni per denunciare i nostri problemi (non per pretendere di risolverli, che non
sarebbe serio). Evitiamo di confondere informazione e cultura. L’informazione è importante, ma
non è cultura.
La prima informazione di cui abbiamo bisogno: “Gorgia, dicci chi sei” 7.
formulare senza paura né pregiudizi, e da portare a casa in silenzio.
E’ una domanda da
7
Gorgia, dialogo di Platone. Gorgia di Lentini, sofista, asseriva di poter rispondere a qualsiasi domanda. La domanda
con cui Socrate lo confonde è: dimmi chi sei.
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1.2
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DIBATTITO
Intervento 1 – Cosa intende per “poveri di spirito”?
Commento – E’ una povertà non senza eccezioni, ma è povero di spirito lo spettacolo che al
pubblico viene dall’informazione.
Da qualsiasi canale ci vengono falsità, volgarità,
captationes benevolentiae. L’unica volta che Virgilio veramente si adira con Dante è
quando questi si sofferma allo spettacolo indecoroso della zuffa volgare tra due falsari8: ti
piace lo spettacolo osceno?
La Divina Commedia è un grande testo di pedagogia.
Paragonabile alla zuffa tra falsari è la vergogna di una seduta alla Camera, dove parla gente
che non ha più coscienza di sé, e questo dovrebbe costituire un alto esempio per i giovani?
Quale è l’insegnamento che ci viene dai muri delle nostre città tappezzati di informazione?
Cosa poi possiamo aspettarci dai giovani? C’è mercificazione totale del mondo culturale e
della informazione. Non c’è progetto politico, ma solo commercio e mercificazione del
messaggio. La scuola pubblica fa una fatica immane a fronteggiare i messaggi dall’esterno
e gli studenti che da quei messaggi sono stati in-formati, quando poi non succeda che anche
l’insegnante sia omologato. Sono problemi che non si risolvono imponendo a tutti Orazio o
Virgilio. Altri curricula vanno elaborati, ci vuole un’altra politica culturale. Abbiamo
musei ricchissimi ma senza personale. Avremmo nella cultura la nostra ricchezza, se
almeno la politica la tollerasse. Quando l’informazione pubblicizza un’opera ai musei si
formano code di gente che vuole vedere quell’opera, ed ignora tutto di decine di altre opere
altrettanto valide, esposte lì attorno ed ignorate.
Intervento 2 – L’intervenuto chiede qualche ulteriore parola su politica e filosofia.
Commento – Politica e filosofia vanno di pari passo, se non c’è più filosofia non può più
esserci neanche politica. C’è una filosofia dietro a Renzi? PCI e DC non sarebbero stati
immaginabili senza una forte partecipazione di intellettuali, ora gli intellettuali non servono
più, basta la comunicazione. Non può esserci una politica se non c’è sotto una filosofia, che
filosofia può esserci sotto alla rissa sulle quote rosa? Le vere domande sono: cosa è per noi
l’uomo, cosa è la donna?
Il Papa che, a proposito dei gay, dice: “Chi sono io per
giudicare?”, distinguendo tra dottrina e giudizio, fa pensare che forse la Chiesa si stia
muovendo verso una filosofia politica che altrove manca. La politica, quella vera, non
quella intorno a noi, è la più grande realizzazione dello spirito.
Intervento 3 – La filosofia è domanda. Non è questa è la sua grandezza, farsi domande?
Commento – La grandezza della filosofia non è solo nella domanda. Perché la domanda
dovrebbe essere più importante della profezia o del mito? Le domande o si hanno o non si
hanno, devono essere dentro di noi. Quando il professore dubita della domanda rivolta dal
giovane, la domanda da rivolgergli a sua volta è: “tu che comandi, chi sei? Gorgia, chi
sei?” Tutto deve essere rivisto, anche la domanda filosofica. Siamo solo una parodia
dell’umano? Chi ha detto che il vero uomo è solo quello che fa domande? Chi ci dà il
diritto di imporre questa visione? Ogni 10-25 anni c’è una nuova ondata che travolge tutto.
La filosofia deve anche proporre risposte. Heidegger parlava di domande con pietas verso
il mistero dell’essere. Questo non deve diventare metodo, altrimenti diventa scienza. Il
metodo filosofico non ha spazio per cose come la pietà e la compassione.
8
Dante, Inferno, canto XXX.
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Intervento 4 – Chiede qualche parola di ottimismo a proposito dei giovani.
Commento – L’ottimismo del Sini è tutto rivolto ai giovani. I vecchi sono deboli di fronte
ai pregiudizi, paragonano i giovani attuali alla loro gioventù lontana, sono vinti dalle
apparenze. Quando il Sini è riuscito a parlare con i giovani ha trovato effettiva fame di
senso. Se invece di giudicare cercassimo di capire scopriremmo che sono molti i giovani
che sentono questa fame. Ma non possiamo raggiungerli con la modalità con cui i nostri
maestri avevano raggiunto noi. Ricordiamo il gesto del seminatore: tu spargi semi, il resto
non dipende da te.
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