34
«Mio padre era
un arameo errante…»
Come abbiamo già visto, il Deuteronomio è una riflessione appassionata
sul passato di Israele, centrata intorno a due verbi: «ricorda» e «ama»: i figli
d’israele sono chiamati a conservare nel cuore (= ricordare), la storia del loro
passato, i prodigi che Dio ha compiuto per loro; e sono chiamati ad amare
il Signore con tutto il cuore.
T
ra i temi centrali del Deuteronomio, si possono senza dubbio collocare questi due: a) il Dio d’Israele; b) il popolo di Dio
a) Il Dio d’Israele.
«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro
Dio, il Signore è uno solo» (6,4). Troviamo qui quanto costituì per Israele il
riferimento-base, il punto di partenza e
di convergenza di ogni pensiero e di ogni
azione.
Israele può dire: il nostro Dio. Difatti, il Signore è considerato innanzitutto
come colui che si è manifestato attraverso
la storia del suo popolo. Di questa storia,
il Deuteronomio narra pochi episodi, ma
la sua predicazione ne riflette costantemente le tappe fondamentali: la promessa
fatta ai «padri»; l’uscita dall’Egitto; il
dono della legge sull’Oreb; la traversata
del deserto; l’ingresso, per vivere una
lunga e prospera esistenza nel paese da
tempo promesso.
Attraverso a quegli eventi è la potenza
del suo Dio che Israele ha potuto vedere
con i propri occhi; anzi, è il Signore stesso che gli ha donato la capacità di poterlo
riconoscere nel suo agire. Per questo,
il «Credo» israelitico, che dai tempi più
lontani consisteva nel ricordare le grandi
gesta compiute da Dio lungo la storia del
suo popolo, resta qualcosa di centrale
nel Deuteronomio. Benché solo talvolta
sia espressamente formulato, come nel
capitolo 26, questo «credo» di Israele
rimane sempre sottinteso in ogni pagina
del libro.
Perché è nella storia concreta che Dio
è apparso a Israele come l’unico; gli altri
pretesi dèi sono soltanto legno e pietra.
Questa sua unicità deve però apparire
in modo splendido e convincente; è in
questa prospettiva che il Deuteronomio
introduce per primo il principio dell’unico santuario, dove l’assemblea israelitica
deve ritrovarsi unanime come al tempo
dell’Oreb.
Così il monoteismo del Deuteronomio
culmina in una concezione rigorosamente unitaria dell’esistenza di Israele: un
solo Dio, un unico santuario, un’unica
legge (torah) e un solo popolo.
I temi
centrali del
libro del
Deuteronomio
b) Il popolo di Dio.
Israele sa che il Signore, l’unico, aveva
fatto di lui la sua eredità personale, il suo
popolo santo colmandolo gratuitamente di doni malgrado la sua piccolezza e
trattandolo come un figlio. Questa scelta
di Dio ha la sua radice nei tempi passati e
si rinnova di generazione in generazione.
Anche oggi, dunque, IHWH continua a
chiamare il suo popolo alla fedeltà.
Tutto ciò implica evidentemente il
dovere di una risposta attiva che impegna
l’intero popolo. Occorre pertanto «circoncidere il proprio cuore» (10,16), cioè entrare con il più profondo dell’essere nell’alleanzail che significa «amare il Signore
con tutto il cuore, con tutta l’anima e con
tutte le forze» (6,5). Solo così si può essere
giusti e fare della propria vita una testimonianza di fede.
Ora davanti all’uomo, due strade si
aprono: quella della fedeltà e perciò della
prosperità, oppure quella della rivolta e
per conseguenza della disgrazia; bisogna
scegliere rischiando così il proprio avvenire. Che farà Israele?
nn
LA BIBBIA - 181
CATECHESI FAMILIARE
Riprendiamo la lettura del Deuteronomio esattamente dove l’avevamo interrotta l’ultima volta, al
termine del capitolo sesto in cui è
riportato lo Shemà, la preghiera che
il pio Israelita recita al mattino e alla
sera ricordando l’alleanza stabilita al
Sinai tra JHWH e il suo popolo.
La domanda del figlio al padre è
un modo per introdurre una catechesi familiare sulla storia di liberazione
e di salvezza che costituisce il fondamento della fede d’Israele. Non dimentichiamo che una simile domanda l’abbiamo trovata anche nel libro
dell’Esodo, al termine del racconto
della prima Pasqua.
Ancora una volta viene sottolineato che il luogo della trasmissione della fede è la piccola comunità familiare inserita a sua volta nella comunità
più grande del popolo eletto.
UN POPOLO «ELETTO»
Oggi come ieri, si fa fatica ad immaginare un amore che sia puro dono.
Spontaneamente siamo portati a
pensare che Dio ci scelga in base alle
buone qualità dei soggetti. E invece
qui viene rivelato che Dio privilegia i
deboli i piccoli, quelli che non contano agli occhi del mondo rivelando in
essi la sua potenza. La lezione ritorna
costantemente nella Bibbia, basti ricordare Giacobbe ed Esaù.
Quella della «elezione» è una categoria fondamentale della storia
della salvezza.
Per entrare in dialogo con l’umanità Dio sceglie un popolo come suo
ambasciatore; deve, quindi, dargli
un’investitura ufficiale che è appunto l’elezione. Essa passa inizialmente
attraverso la promessa fatta ai patriarchi, a partire da Abramo; procede poi con Mosè e l’evento dell’esodo e del Sinai: «Voi sarete per me
un regno di sacerdoti e una nazione
santa» (Esodo 19,6). Infine, sarà Davide e la sua discendenza a condurre
verso il futuro messianico la storia
salvifica.
In sintesi: «Al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la
terra e quanto essa contiene. Ma il
Signore predilesse i tuoi padri, li amò
182 - LA BIBBIA
Dal Deuteronomio
Capitolo 6, 20-25
Eravamo schiavi
«Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa
significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme
che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”,
21
tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del faraone in
Egitto e il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente. 22 Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi
grandi e terribili contro l’Egitto, contro il faraone e contro
tutta la sua casa. 23 Ci fece uscire di là per condurci nella
terra che aveva giurato ai nostri padri di darci. 24 Allora il
Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi,
temendo il Signore, nostro Dio, così da essere sempre felici
ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi. 25
La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti
questi comandi, davanti al Signore, nostro Dio, come ci ha
ordinato».
20
Capitolo 7, 6-15
L’elezione di Israele
«Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore, tuo Dio: il
Signore, tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra.
7
Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete
più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -, 8 ma perché il Signore vi ama e perché
ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri: il
Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati
liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone,
re d’Egitto.
«9 Riconosci dunque il Signore, tuo Dio: egli è Dio, il Dio fedele, che mantiene l’alleanza e la bontà per mille generazioni con coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti, 10 ma ripaga direttamente coloro che lo odiano, facendoli
perire; non concede una dilazione a chi lo odia, ma lo ripaga
direttamente. 11 Osserverai, dunque, mettendoli in pratica, i
comandi, le leggi e le norme che oggi ti prescrivo.
12
Se avrete dato ascolto a queste norme e se le avrete osser6
vate e messe in pratica, il Signore, tuo Dio, conserverà per
te l’alleanza e la bontà che ha giurato ai tuoi padri.
13
Egli ti amerà, ti benedirà, ti moltiplicherà; benedirà il
frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo: il tuo frumento,
il tuo mosto e il tuo olio, i parti delle tue vacche e i nati del
tuo gregge, nel paese che ha giurato ai tuoi padri di darti.
14
Tu sarai benedetto più di tutti i popoli: non sarà sterile né
il maschio né la femmina in mezzo a te e neppure in mezzo
al tuo bestiame. 15 Il Signore allontanerà da te ogni infermità e non manderà su di te alcuna di quelle funeste malattie d’Egitto, che ben conoscesti, ma le manderà a quanti ti
odiano».
UN CERCHIO aperto
In questa luce, Cristo è ancorato all’elezione di Israele, e
la sua missione parte proprio da quel popolo, che è anche il
suo, per allargare poi l’orizzonte a tutte le nazioni della terra. Ricordate le parole di Gesù: «Non sono stato mandato se
non alle pecore perdute della casa d’Israele» (Matteo 15,24),
e alla donna samaritana al pozzo di Giacobbe dichiara che
«la salvezza viene dai Giudei» (Giovanni 4,22). Anche san
Paolo sapeva che «Cristo è diventato servitore dei circoncisi
per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei
padri» (Romani 15,8).
Ma già l’incarico finale che il Risorto, sempre nel Vangelo
di Matteo, dà ai suoi discepoli dice: «Andate e fate discepoli
tutti i popoli» (28,19). Tutto questo permetterà all’apostolo
Paolo di infrangere senza esitazione il cerchio chiuso della
«casa d’Israele» – una formula biblica per designare il popolo ebraico – per rivolgersi proprio ai pagani ripetendo che in
Cristo «non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo lui
lo stesso Signore di tutti» (Romani 10,12), «in lui Giudeo e
Greco… barbaro o Scita sono uno in Cristo Gesù» (vedi Galati 3,28 e Colossesi 3,11).
Tuttavia bisognerà ricordare che questa traiettoria di
apertura – che è quella della storia della salvezza – è già presente nell’Antico Testamento con i passi universalistici dei
libri di Giona e di Rut, Isaia 2,1-5; 19,24-25 e 56,6-7, Sofonia
3,9 e così via.
e, dopo di loro, ha scelto fra tutti i
popoli la loro discendenza, cioè voi»
(Dt 10,14-15).
Ma attenzione, l’elezione non è
da considerarsi un privilegio o una
carica onorifica o l’attestazione di
una superiorità etnica o socio-culturale (sappiamo quanto pericolosa
sia l’etichetta di “popoli eletti”). Per
questo al versetto 7-8 Mosè dichiara:
«Il Signore si è legato a voi e vi ha
scelti, non perché siete più numerosi
di tutti gli altri popoli – siete infatti
il più piccolo di tutti i popoli –, ma
perché il Signore vi ama». L’elezione
è, dunque, un atto d’amore, è grazia
ed è una missione. Israele dev’essere
un annunciatore di Dio e della sua
volontà di salvezza ai popoli della
terra, un sacerdote fra le tribù del
mondo, così come il sacerdote lo era
all’interno delle sue tribù (è il «regno
di sacerdoti» che sopra si è evocato).
Teniamo dunque presenti i tre
punti fondamentali di questo testo
del Deuteronomio:
1) Dio sceglie per primo;
2) non in base ai meriti umani;
3) sceglie in in base a un gesto di
amore assolutamente libero.
Capitolo 10, 12-22
L’ECO DEI PROFETI
La circoncisione del cuore
«Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore, tuo Dio, se non
che tu tema il Signore, tuo Dio, che tu cammini per tutte le
sue vie, che tu lo ami, che tu serva il Signore, tuo Dio, con
tutto il cuore e con tutta l’anima, 13 che tu osservi i comandi
del Signore e le sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene? 14
Ecco, al Signore, tuo Dio, appartengono i cieli, i cieli dei cie12
In questo brano del Deuteronomio si trova un’eco della predicazione dei profeti, in particolare di
Geremia (cfr. Ger 4, 4; cfr. Ger 9, 25).
La circoncisione del cuore esprime
la necessità che Israele modifichi il
suo modo di pensare in profondità,
proprio là dove concepisce e matura
le sue decisioni.
LA BIBBIA - 183
IL CUORE CIRCONCISO
Che valore ha ilsegno esterno
dell’appartenenza al popolo di
Dio se manca l’adesione profonda
della persona? Ricordiamo a questo
proposito che il cuore nel linguaggio
della Bibbia indica la persona nella
sua globalità.
Gesù non si stancherà mai di
predicare la necessità di un atteggiamento interiore. La salvezza o
la condanna si giocano nel cuore
dell’uomo (Mt 6 21 ).
Dirà l’apostolo Paolo: «Giudeo
non è chi appare tale all’esterno, e
la circoncisione non è quella visibile
nella carne; ma Giudeo è colui che
lo è interiormente e la circoncisione
è quella del cuore, nello spirito, non
nella lettera» (Rm 2,28-29), assicurando che ciò che davvero conta è
l’intima adesione all’alleanza con
Dio. In questo senso già Geremia
affermava: «Questa sarà l’alleanza
che concluderò con la casa d’Israele
dopo quei giorni - oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di
loro, la scriverò sul loro cuore. Allora
io sarò il loro Dio ed essi saranno il
mio popolo» (Ger 31,33).
IL Credo cultuale d’Israele
Il popolo d’Israele è entrato nella
terra promessa. Era schiavo, e adesso
è libero. Era costretto a lavorare
per i suoi padroni e adesso lavora
per sé. Celebrando la festa annuale
di ringraziamento per il raccolto, il
popolo ebraico recita un «credo»,
un testo che rappresenta uno dei
cardini della spiritualità biblica. La
memoria delle gesta che Dio ha
compiuto per il suo popolo è dimensione costitutiva della fede, che
è saldamente ancorata alla storia,
luogo della presenza salvifica di Dio
184 - LA BIBBIA
li, la terra e quanto essa contiene. 15 Ma il Signore predilesse
soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo di loro, ha scelto fra tutti
i popoli la loro discendenza, cioè voi, come avviene oggi.
16
Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra cervice; 17 perché il Signore, vostro Dio, è
il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e
terribile, che non usa parzialità e non accetta regali,
18
rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero
e gli dà pane e vestito. 19 Amate dunque il forestiero, perché
anche voi foste forestieri nella terra d’Egitto.
20
Temi il Signore, tuo Dio, servilo, restagli fedele e giura nel
suo nome. 21 Egli è la tua lode, egli è il tuo Dio, che ha fatto
per te quelle cose grandi e tremende che i tuoi occhi hanno
visto. 22 I tuoi padri scesero in Egitto in numero di settanta
persone; ora il Signore, tuo Dio, ti ha reso numeroso come
le stelle del cielo».
Capitolo 26, 1-11. 16-19
L’arameo errante
«Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio ti
dà in eredità e la possederai e là ti sarai stabilito, 2 prenderai
le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nella terra
che il Signore, tuo Dio, ti dà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto per stabilirvi il suo nome. 3 Ti presenterai al sacerdote in carica in quei
giorni e gli dirai: “Io dichiaro oggi al Signore, tuo Dio, che
sono entrato nella terra che il Signore ha giurato ai nostri
padri di dare a noi”. 4 Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue
mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, 5
e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio:
“Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette
come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione
grande, forte e numerosa. 6 Gli Egiziani ci maltrattarono,
ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. 7 Allora
gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore
ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra
miseria e la nostra oppressione; 8 il Signore ci fece uscire
dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo
terrore e operando segni e prodigi. 9 Ci condusse in questo
luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele.
10
Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che
tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore,
tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio. 11 Gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di
tutto il bene che il Signore, tuo Dio, avrà dato a te e alla tua
famiglia.
1
Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica
queste leggi e queste norme. Osservale e mettile in pratica
con tutto il cuore e con tutta l’anima. 17 Tu hai sentito oggi
il Signore dichiarare che egli sarà Dio per te, ma solo se tu
camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi, i suoi
comandi, le sue norme e ascolterai la sua voce. 18 Il Signore
ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi
comandi. 19 Egli ti metterà, per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatto e tu sarai un popolo
consacrato al Signore, tuo Dio, come egli ha promesso».
16
NOMADE SENZA PATRIA
L’«arameo» è Israele (Giacobbe), il progenitore delle
dodici tribù, denominato qui «arameo» come i suoi avi (Gn
25,20; 28,5). Il termine errante non rievoca soltanto chi è
nomade, ma il nome stesso di Ebreo che – secondo alcune etimologie – significherebbe appunto «errante, senza
patria». «Il mio antenato – si può tradurre in modo dinamico – era un nomade senza patria». Da qui la concezione
dell’ebraismo come «religione del movimento».
Ma religione del movimento è anche il cristianesimo
perché propone sempre un cammino dalla terra al cielo, dal
peccato alla grazia, dal fuori al dentro, dal basso all’alto,
ritrovando nel suo intimo quella «indole escatologica della
Chiesa peregrinante e sua unione con la Chiesa celeste»
(Lumen Gentium cap. VII). L’evangelista Luca imposta il
suo vangelo sullo schema letterario del «viaggio», i primi
credenti del tempo degli apostoli chiamavano la loro fede
con il termine «La Via» (At 24,14.22) prima di essere chiamati «Cristiani» (At 11,26). Tutto nella nostra fede ci porta
all’idea di «essere stranieri» (cf A Diogneto, VI). Da questo
punto di vista, che non tiene conto delle ragioni civili e di
diritto, qualsiasi tentativo di dichiarare l’emigrante, l’immigrato, lo straniero colpevole per il solo fatto di essere
«straniero» è un peccato che chiama Dio in giudizio contro
di noi perché, non dimentichiamolo, Dio fa sempre la sua
scelta di campo: sta dalla parte degli oppressi.
Capitolo 30, 9b-20
Le due vie
«Il Signore gioirà di nuovo per te facendoti felice, come
gioiva per i tuoi padri, 10 quando obbedirai alla voce del
Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti,
scritti in questo libro della legge, e quando ti sarai convertito al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
11
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per
9
QUANDO BISOGNA SCEGLIERE
Il popolo, messo di fronte alla vita
e alla morte, al male e al bene, deve
scegliere in maniera libera e responsabile.
Gesù dirà «O con me o contro di
me» (Mt 12, 30). Egli sarà segno di
contraddizione in mezzo agli uomini. Accettarlo significherà entrare
nella fede, nella vita. «Chi crede in
lui non è condannato» (Gv 3,18).
LA BIBBIA - 185
LE DUE VIE. una dottrina etica
La dottrina delle due vie, del bene
e del male, tra le quali l’uomo deve
scegliere, è un tema che da questo
passo del Deuteronomio passa attraverso tutta la Bibbia giungendo fino
al Nuovo Testamento e alla Didaché,
opera del giudeo-cristianesimo subapostolico.
Per quanto riguarda il Vangelo,
basti qui ricordare, per esempio, Mt
7, 13-14: spaziosa è la via che conduce alla perdizione, stretta e angusta
quella che conduce alla vita.
Passando alla Didaché, le sue parole iniziali sono proprio: «Ci sono due
vie, una della vita e una della morte
e c’è una grande differenza tra queste due vie. Ora questa è la via della
vita: innanzi tutto amerai Dio che ti
ha creato, poi il tuo prossimo come
te stesso (Mt 22,37-39), e tutto quello
che non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri (Mt 7,12)».
Nella via della vita vengono dunque
descritti i vari doveri dell’uomo basati
tutti sul grande precetto della carità
verso Dio e verso il prossimo.
186 - LA BIBBIA
te, né troppo lontano da te. 12 Non è nel cielo, perché tu dica:
“Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire,
affinché possiamo eseguirlo?”. 13 Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. 14 Anzi,
questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo
cuore, perché tu la metta in pratica.
15
Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte
e il male. 16 Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore,
tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore, tuo Dio, ti benedica nella terra in cui tu
stai per entrare per prenderne possesso.
17
Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti
lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli,
18
oggi io vi dichiaro che certo perirete, che non avrete vita
lunga nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano. 19 Prendo oggi a testimoni
contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e
la morte, la benedizione e la maledizione.
Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza,
20
amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità,
per poter così abitare nel paese che il Signore ha giurato di
dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe».