04. Prendere l'iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e
festeggiare
Salmo 22
Salmo. Di Davide.
1 Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
2 su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3 Mi rinfranca, mi guida per il giusto
cammino,
per amore del suo nome.
4 Se dovessi camminare in una valle
oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con
me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
5 Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
6 Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
Dal Vangelo secondo Luca (19, 11-9)
Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo,
capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della
folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un
sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli
disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo
accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai
poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per
questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti
è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Papa Francesco ritorna spesso sulla metafora evangelica del pastore che “deve portare su di
sé l’odore del gregge”, esprimendo in questo modo la passione che deve animare ogni
autentico evangelizzatore. Forse quello che stiamo per leggere è uno dei punti dove possiamo
meglio cogliere la distanza che corre fra il desiderio di voler essere un evangelizzatore
“secondo il cuore di Cristo” e la durezza di cuore che talvolta caratterizza alcuni operatori
pastorali che finiscono così per allontanare la gente dalla Chiesa.
Dall’Evangelii Gaudium n. 24
La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si
coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere
l’iniziativa”: vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice
sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per
questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro,
cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio
inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del
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Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza,
la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e
coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai
discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette
mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino
all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo
nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce.
Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in
tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la
sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto
dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è
sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non
perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo
al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si
incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano
imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come
testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la
Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità
evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni
passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in
mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza
con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e
fonte di un rinnovato impulso a donarsi.
Domande
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Quanto riesco ad essere uomo/donna di iniziativa?
Quanto mi lascio coinvolgere nella vita di chi incontro, nel suo cammino, nelle sue
ferite, nelle sue povertà? Riesco ad andare oltre il pregiudizio, lasciando che il mio
cuore si allarghi per accogliere questo nuovo compagno di cammino?
Sento il bisogno di dovermi permanentemente evangelizzare, attraverso la Liturgia,
per ritrovare un rinnovato impulso a donarmi attraverso l’evangelizzazione?
Sono in grado di far festa quando vedo il bene che avanza, che entra in circolo? So far
festa?
Preghiera
Signore, tu sei la mia luce;
senza di te cammino nelle tenebre,
senza di te non posso
neppure fare un passo,
senza di te non so dove vado,
sono un cieco
che pretende di guidare un altro cieco.
Se tu mi apri gli occhi, Signore,
io vedrò la tua luce,
i miei piedi cammineranno
nella via della vita.
Signore, se tu mi illuminerai,
io potrò illuminare:
tu fai noi luce del mondo.
Carlo Maria Martini
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