La nutrigenomica ha aperto una nuova frontiera ed ha creato un

LA NUTRIGENOMICA
a cura di Barbara Hugonin
La nutrigenomica è una scienza multidisciplinare che riesce a combinare la genetica con la nutrizione, cercando di
svolgere un attivo ruolo preventivo, in difesa dell’organismo. Nell’ultimo decennio si sono moltiplicati gli studi e le
ricerche in campo nutrigenomico, attraverso l’elaborazione di test genetici volti a svelare le mutazioni, responsabili
di alcune delle più comuni e gravi patologie, quali il diabete, l’ipercolesterolemia, le intolleranze alimentari e il
cancro, ma anche attraverso un’attenta indagine sui benefici che alcune categorie di alimenti apportano se introdotti
preferenzialmente nella dieta.
La nutrigenomica ha aperto una nuova frontiera ed ha creato un nuovo approccio scientifico, imperniato sulla
prevenzione e sulla diagnosi genetica combinate insieme.
Una corretta e mirata nutrizione unita alla diversità genotipica di ciascun individuo ha chiarito non solo le linee
guida per la prevenzione ad un vasto numero di patologie ma ha permesso lo sviluppo di nuove terapie
sperimentali, coadiuvanti la cura ed il miglioramento di malattie complesse, quali:
- Malattie metaboliche;
- Malattie neurodegenerative;
- Malattie neoplastiche;
- Danni da stress ossidativo-Invecchiamento.
Il Progetto Genoma e il Progetto SNPs, hanno chiarito che tra i genomi dei singoli individui esistono milioni di
piccole differenze, che condizionano fortemente le caratteristiche dei tessuti, degli organi e delle cellule umane e
che determinano la predisposizione di un soggetto a rispondere ad una determinata dieta, con influenze più o meno
positive.
Malattie metaboliche
Le malattie metaboliche sono determinate da un cattivo funzionamento del sistema complesso dell’organismo
umano, preposto alla regolazione di funzioni fondamentali quali: il mantenimento dei livelli ormonali, la sintesi di
molecole, la degradazione di macromolecole complesse, funzioni di trasporto e tutti quei meccanismi, che regolano
il delicato equilibrio fisiologico umano. In modo particolare è la metabolomica a studiare le proteine, responsabili
delle funzioni e reazioni metaboliche, quali la crescita, i livelli di zuccheri nel sangue, la riproduzione, etc.
Nel caso di patologie vascolari, quali la trombosi arteriosa, si è dimostrato il coinvolgimento diretto di una
mutazione a carico del gene che codifica per un enzima, il metilenetetraidrofolatoreduttasi, il cui deficit causa un
aumento dei livelli di omocisteina nel sangue, che probabilmente è coinvolta nel legame di gruppi solforici alla
parete arteriosa (favorendo la formazione del tromb). Si è osservato che l’acido folico, contenuto nelle verdure a
foglia, è fondamentale nel corretto funzionamento di questo enzima, pertanto, l’individuazione dell’eventuale
mutazione attraverso un test genetico, può essere coadiuvata da una giusta terapia alimentare, allo scopo di
prevenire l’evento patologico.
Malattie neurodegenerative
L’effetto preventivo e terapeutico di un’alimentazione mirata, è stato dimostrato anche se in via sperimentale, nel
caso delle malattie neurodegenerative, su tutte nel Morbo di Alzheimer, una delle patologie più invalidanti e
difficili dell’ultimo secolo, caratterizzata da una perdita progressiva delle funzioni cognitive, a causa della
compromissione delle funzioni neurali. Infatti ad impedire la trasmissione dell’impulso nervoso è l’accumulo di
una sostanza amiloide, che inizia a deporsi prima del periodo sintomatologico. Un gruppo di ricerca italiano ha
individuato i potenziali effetti terapeutici della curcumina, componente del curry, utilizzato come spezia in cucina,
che avrebbe la capacità di proteggere i neuroni dalla progressiva morte e degenerazione, causata dai processi
infiammatori ed ossidativi, per la deposizione della sostanza amiloide. L’attività di questo nutraceutico, sarebbe
correlata alla sua capacità di mantenere attivi i processi di difesa delle cellule, di attivare i recettori che rispondono
allo stress ossidativo e i meccanismi cellulari di “vita programmata” che sono in antitesi con i meccanismi
apoptotici “di morte programmata”, riscontrati nelle malattie neurodegenerative. Anche se sono studi in via
sperimentale, ad oggi, essi rappresentano lo sforzo positivo di voler dimostrare quanto la genetica possa essere
influenzata dalle abitudini alimentari, aprendo una nuova strada alla medicina del futuro.
Malattie neoplastiche
Uno dei più illustri oncologi mondiali, il Prof. Umberto Veronesi, ha asserito da tempo il ruolo fondamentale di
un’alimentazione mirata a scopo preventivo, specificando il potenziale antiossidante ed antineoplastico di molti
nutraceutici, contenuti in frutta e verdura. Si è parlato della dieta dei cinque colori, infatti, nella quale ad ogni
colore corrisponde una serie di alimenti e le potenziali proprietà dei loro principi. La nutrigenomica ha in questo
caso sottolineato il ruolo dei principi fitochimici, contenuti nei vegetali, ad esempio il ruolo antiossidante della
vitamina C o acido ascorbico, contenuta negli agrumi (gruppo giallo–arancio), la cui azione difende le cellule e in
particolare le membrane dalle reazioni ossidative e ne previene il meccanismo di morte cellulare ma anche di
interruzione del normale ciclo cellulare. Gli studi più recenti dimostrano che circa due terzi dei tumori conosciuti,
potrebbero essere prevenuti e minimizzati con una base alimentare più ricca di vegetali e pesce e meno ricca di
carne, facendo in modo che i meccanismi di funzionamento cellulare siano preservati dall’effetto protettivo dei
principi attivi. Nella maggior parte dei casi, la base di un tumore è genetica, determinata o da una mutazione
ereditaria o acquisita per effetto di agenti mutageni e, quindi il ruolo dei fitochimici e dei nutraceutici, in questo
caso diventa fondamentale, in quanto mimano effetti protettivi e preventivi, nello sviluppo e proliferazione delle
cellule tumorali. Un esempio è rappresentato dai frutti di bosco, fragole, mirtilli, lamponi, i quali sono ricchissimi
di composti fitochimici quali: acido ellagico, antocianine, proantocianidine. Tali composti sono stati studiati in
laboratorio, per i loro effetti antitumorali, in particolare l’acido ellagico, somministrato a cavie, nelle quali era stato
indotto sperimentalmente un tumore all’esofago, ha ridotto la presenza del tumore in maniera significativa. Questo
fitocomposto, di cui sono ricche fragole e lamponi in particolare, sembra interferire con gli effetti dannosi degli
agenti cancerogeni, che non sono in grado di legarsi al DNA e di causare mutazioni, inoltre l’acido ellagico mostra
un effetto inibitore molto potente nei confronti di due fattori VEGF e PDGF, due fattori di crescita angiogenetici,
implicati nella progressione della neoplasia in particolare nel processo di crescita e di metastasi. Molte delle
funzioni antitumorali ascritte ai fitocomposti, sono legate anche agli effetti protettivi ed antiossidanti, contro
l’invecchiamento cellulare.
Danni da stress ossidativo – invecchiamento
Lo stress ossidativo è una delle maggiori cause di danno a carico delle cellule umane, con conseguenze negative
quali l’invecchiamento cellulare precoce, danni cardiovascolari, neoplasie e malattie neurodegenerative. Per
studiare i meccanismi ossidativi, sono occorsi anni e, sono molteplici le reazioni coinvolte. A danneggiare la
cellula, infatti, può concorrere tanto l’effetto nocivo di un agente cancerogeno (chimico, fisico, biologico), tanto
una mutazione genetica che causa un deficit degli enzimi preposti al catabolismo delle sostanze tossiche
(perossidasi, superossidodismutasi, enzimi lisosomiali). In questo modo l’integrità delle strutture cellulari viene
compromessa e con essa tutte le funzioni correlate: trasporto, equilibrio osmotico, proliferazione, risposta
ormonale. L’effetto antiossidante attribuito ad un grande numero di composti, è da ascrivere proprio alle capacità
protettive che essi hanno, uno dei più studiati è il resveratrolo, contenuto nel vino, il quale sembra promuovere il
gene della “longevità”, la sirtuina. Già nel 1940, furono effettuati studi che correlavano alla longevità la restrizione
del regime calorico a vantaggio di una dieta più ricca di vegetali e di vitamine; nel corso degli anni tuttavia si sono
sviluppate strategie ancora più mirate per definire una sorta di nutrizione anti-age, che non dovrebbe intendersi
come una dieta per ringiovanire, ma come una terapia per preservare l’organismo da un invecchiamento e
danneggiamento progressivo, che può culminare in un evento patologico degenerativo.
Si può affermare che la nutrigenomica è una scienza complessa che mira a comprendere i meccanismi necessari al
mantenimento dello stato di benessere, di quell’equilibrio che ogni soggetto possiede. La variabilità genetica di
ogni individuo, la presenza di geni polimorfici, che determinano una predisposizione assolutamente unica
dell’organismo ad interagire con l’ambiente esterno, è di grande interesse scientifico, soprattutto per ciò che
concerne lo sviluppo di nuove teorie e terapie preventive, lo studio dell’azione di componenti nutraceutiche e di
come inserirle in maniera opportuna nell’alimentazione.
Proprio per favorire ed incentivare nuove scoperte e studi in campo nutrigenomico, è nato NuGo, un consorzio
europeo, una Società scientifica, che mette a disposizione studi, articoli e ricerche in questa disciplina e che è
costantemente aggiornato sulle correlazioni tra dieta e DNA.