Sommario Rassegna Stampa
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Bollati Boringhieri
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la Stampa
19/05/2017
I PICCOLI EDITORI FANNO A GARA PER I POSTI DEI GRANDI ASSENTI 2
(M.Baudino)
25
il Messaggero
19/05/2017
CODE ED EVENTI SOLD OUT: A TORINO IL SALONE DECOLLA (R.c.)
3
24
Libero Quotidiano
18/05/2017
E LA FIERA VENDE GIA' PIU' BIGLIETTI DI MILANO (:.Rigatelli)
4
47
Bresciaoggi
19/05/2017
LIBRI, TORINO E' L ,A CAPITALE
5
100
il Venerdi' (la Repubblica)
19/05/2017
EROS, FUGHE TRADIMENTI E UN HOTEL ALLA SHINING
6
32
Torino Sette (la Stampa)
19/05/2017
BOLLATI-BORINGHIERI I PRIMI SESSANT'ANNI
7
32
Torino Sette (la Stampa)
19/05/2017
LA SFIDA, CONVINCERE
8
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Torino Sette (la Stampa)
19/05/2017
L'UNIVERSO COME UN ALFABETO
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10
l'Adige
18/05/2017
"TOLLERARE I GAY NON E' CONSIDERARLI ALLA PARI"
10
Reggio2000.it
18/05/2017
HO MOLTI AMICI GAY, DOMANI A CASTEL MAGGIORE LA
PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI FILIPPO MARIA BATTAGLIA
11
Tomshw.it
18/05/2017
IL NULLA E' DAVVERO IMPORTANTE, QUESTO LIBRO VI SPIEGA
PERCHE'
12
27esimaora.corriere.it
17/05/2017
MILEVA MARIC, GENIO DELLA MATEMATICA
15
Ansa.it
17/05/2017
LAGIOIA, "A TORINO RIPARTIAMO PIU' FORTI"
18
Giudicarie.com
17/05/2017
GIORNATA MONDIALE CONTRO L'OMOFOBIA, MATTARELLA:
ORIENTAMENTO SESSUALE E' PRETESTO DI OFFESE? INACCE
20
Key4biz.it
17/05/2017
'LA RAI E IL WEB? IL PROBLEMA VERO E' LA GOVERNANCE.'
INTERVISTA AD ALBERTO CONTRI (PUBBLICITA' PROG
22
Sognandotralerighe.blogspot.it
17/05/2017
DOMANI IN LIBRERIA #342
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13
l'Indice dei Libri del Mese
01/05/2017
LA LISCA DEI FATTI E LA VOLPE IN LIVREA
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27
l'Indice dei Libri del Mese
01/05/2017
L'UNICA INTELLIGENZA ALIENA E' QUELLA DEL POLPO
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92/93
Mondoperaio
01/05/2017
L'INDIVIDUALE E L'UNIVERSALE
43
19/05/2017
E I LETTORI RIPRENDONO LA LORO LOVE STORY CON IL SALONE
(S.Fiori)
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Stefano Mauri
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18/05/2017
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17/05/2017
FAHRENHEIT (Ora: 15:02:17 Min: 29:53)
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17/05/2017
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‘Ho molti amici gay’, domani a Castel Maggiore la presentazione del
libro di Filippo Maria Battaglia
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Venerdì 19 maggio alle ore 18.00, presso Casa del
Volontariato in via Berlinguer 19, si terrà la presentazione
del libro “Ho molti amici gay” di Filippo Maria Battaglia
(Bollati Boringhieri, 2017), con la partecipazione del
giornalista Fernando Pellerano e il supporto di RED e della
libreria Igor – the lgtb bookshop.
Non possono fare gli insegnanti né i capi scout, non devono
baciarsi e tenersi per mano in pubblico, vanno curati e, se
possibile, redenti.
Da sempre la politica italiana dice di non avere «nulla
contro gli omosessuali» eppure, da sempre, li discrimina.
C’è chi invoca «sobrietà», chi domanda «discrezione», chi
chiama in causa la Bibbia, chi ricorre a citazioni d’autore.
Passano gli anni, cambiano i toni e gli interlocutori ma il
risultato – nonostante gli ultimi passi in avanti – resta lo
stesso: diffidenza e fastidio, fino all’aggressione verbale e
all’insulto.
Sin dal dopoguerra la crociata contro i «malati» e gli
«anormali» recluta quasi tutti: capi di Stato e di governo,
ministri e parlamentari, segretari e leader di partito. Attecchisce a destra ma spopola anche a sinistra,
coinvolgendo figure insospettabili e venerati padri della patria.
«Ho molti amici gay» non è solo l’immancabile premessa di rito prima di ogni discorso omofobo, dentro e fuori
dall’Aula. È la storia, succinta e dettagliata, di quanto la discriminazione e il pregiudizio contro gli omossessuali
siano radicati nella politica e nella nostra società. Garantendo all’Italia l’infelice primato del Paese con la classe
dirigente più omofoba in Europa.
Filippo Maria Battaglia, giornalista di «Sky TG24», vive a Milano. Ha scritto tra l’altro per le pagine culturali di
«Panorama», «Il Foglio», «Il Giornale» e del dorso siciliano di «La Repubblica». Con Bollati Boringhieri ha
pubblicato: Lei non sa chi ero io! La nascita della Casta in Italia (2014), Stai zitta e va’ in cucina. Breve storia del
maschilismo in politica da Togliatti a Grillo (2015) e Bisogna saper perdere. Sconfitte, congiure e tradimenti in
politica da De Gasperi a Renzi (con P. Volterra, 2016).
Ha curato diverse antologie giornalistiche, tra cui Professione reporter. Il giornalismo d’inchiesta nell’Italia del
dopoguerra (con B. Benvenuto, 2008) e Scusi, lei si sente italiano? (con P. Di Paolo, 2010).
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Conclusa la XII edizione dei Marconi Radio Days
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Novità, studi e scoperte archeologiche dal territorio
modenese in due conferenze all’Aedes Muratoriana
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Home > Cultura > Libri > Il nulla è davvero importante, questo libro vi spiega perché
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Il nulla è davvero
importante, questo libro vi
spiega perché
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Un intrigante libro di Fisica che ripercorre alcuni dei passaggi fondamentali della ricerca dalla
gravitazione di Newton alla meccanica quantistica, per rispondere a una domanda solo
apparentemente banale: "Perché esiste qualcosa anziché il nulla?".
di Elena Re Garbagnati @ettorins
18 Maggio 2017, 15:30
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Lo Spazio non è un grande vuoto fra stelle e pianeti, è un fatto più che noto. Ma oltre ai bambini mi è
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"Lo spazio vuoto non è semplicemente un palcoscenico su cui va in scena la fisica della materia, ma
un'entità dotata di una struttura propria interessante e complessa quanto la struttura della materia
stessa".
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Altro
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18-05-2017
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capitato spesso di sentire adulti a cui questo punto non è proprio chiaro, anzi è del tutto oscuro. Certo, basta
fare una ricerca in Wikipedia per leggere che in astronomia "per vuoto si intende una struttura a grande scala
dell'Universo sostanzialmente costituita da un enorme spazio, non privo di materia, di densità estremamente
bassa in confronto a quanto si osserva nell'Universo".
Ma evidentemente la spiegazione non è soddisfacente per tante persone, che poi postano montagne di
messaggi su forum, social e affini chiedendo: "Lo spazio è completamente vuoto?".
Certo la domanda è di base, e può essere declinata in decine di modi decisamente più sopraffini, come per
esempio: "Lo Spazio vuoto da cosa è composto?", "Perché esiste qualcosa anziché il nulla?". Così facendo
la questione diventa decisamente più avvincente e interessa un gran numero di persone, perché assodato
che lo Spazio non è vuoto, capire cosa lo riempie e perché è un passo avanti che richiede qualche
conoscenza astrofisica in più.
Del resto non c'è bisogno di vergognarsi a porsi tali quesiti, con cui si spremettero le meningi fior di
intellettuali dei tempi che furono. Le risposte - in versione scientifica, per nulla banale - sono nel nuovo libro
"La fisica del nulla. La strana storia dello spazio vuoto" appena edito da Bollati Boringhieri, in cui il fisico e
matematico James Owen Weartherall, docente di Logica e di Filosofia della Scienza alla University of
California, è un buon inizio per chiarire le idee.
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Un saggio asciutto, di meno di 200 pagine, in cui l'autore dipinge la storia del vuoto, a partire da Newton e
dalla sua legge di gravitazione universale per arrivare alla Relatività di Einstein, passando per Leibniz,
Maxwell, l'"Etere" e arrivando alla meccanica quantistica. Un susseguirsi di interrogativi che hanno tenuto
impegnati gli scienziati a lungo per capire di che cosa è composto lo Spazio, e che permette di spiegare
perché in effetti non è vuoto, e che cosa lo riempie.
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Pag. 13
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 James Owen Weartherall
Un viaggio nella storia che ripercorre alcune delle tappe fondamentali del progresso scientifico, e che alla
fine restituisce ben più della risposta alla domanda iniziale. Fornisce nozioni di Fisica importantissime per
comprendere come funziona la Natura, con la gravità, l'elettromagnetismo, la Relatività e la meccanica
quantistica. Non a caso l'autore sottolinea che "è proprio la comprensione di come sia cambiata la fisica del
nulla con l'avvento della Relatività generale e della teoria quantistica dei campi a rivelarsi essenziale per
capire ciò che le due teorie ci dicono sulla realtà".
TOM'S CONSIGLIA
Bollati Boringhieri
Pag. 14
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Il linguaggio semplice e scorrevole ammicca sia a un pubblico che ha conoscenze scientifiche di base, sia a
chi è un po' più smaliziato e vuole capire meglio cosa nasconde il nulla. Perché per dirla con le parole di
Weartherall "il nulla è davvero importante, e questo libro vi spiega perché".
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Un approccio diverso per rispondere alla più classica delle domande, che l'autore giustifica spiegando che il
suo obiettivo "è spiegare che se vogliamo capire le cose, se vogliamo usare la fisica per studiare che cosa c'è
nel mondo, dobbiamo considerare come sarebbe il mondo se non esistesse nulla. Per me la fisica del nulla è
proprio questo."
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#ioparlodasola Il sacrificio è la misura dell'amore? | Quella torre della felicità L'invito dei ragazzi di Torre Annunziata
PERFETTE SCONOSCIUTE
Mileva Mariç, genio della matematica
E il patto osceno con l'ex marito Albert Einstein

di Maria Tilde Bettetini
Non ci sono certezze, è inutile accanirsi. Però è davvero improbabile che sarebbe andato avanti
negli studi, riuscendo con tanto successo senza di lei, Mileva Mariç. Stiamo parlando di Albert
Einstein, un nome che nel parlare comune ha preso il significato di “genio”, “sono l’Einstein delle
043788
parole crociate”. Il premio Nobel per la fisica del 1921, si sa, aveva problemi con la matematica,
non è una novità che le due materie presuppongano lo sviluppo di modalità differenti
dell’intelligenza, ora più immediate e intuitive, ora più immaginifiche. E si sa che questi
Codice abbonamento:
problemi non si sono risolti semplicemente col passare del tempo, come è sottinteso quando si
incoraggia un bambino a scuola, anche Einstein da piccolo non era bravo in matematica!
Che ruolo abbia avuto dunque la sua amica, poi amante, poi prima moglie, genio precoce della
Bollati Boringhieri
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matematica, non è difficile immaginare, anche se nessuno ne fa parola. Si erano conosciuti a
Zurigo, entrambi studenti al Politecnico, se pur con bagaglio assai diverso: Albert è tedesco, la
famiglia in Italia, ha ripetuto due volte l’esame di ammissione; Mileva è serba, ha girato col
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14 maggio | Villa Literno (CE) | 44 anni
uccisa per aver difeso l’amica dall’ex
padre militare il suo paese e l’Austria-Ungheria, parla tre lingue, ha fatto la maturità a Berna. Li
accomunano caratteri ombrosi, solitari; la passione per le scienze; una notevole bruttezza fisica,
in lei accentuata da zoppia congenita. Mileva è la quinta donna in assoluto a riuscire a entrare al
Politecnico di Zurigo, l’unica del suo anno a matematica e fisica. Agli esami finali Albert passa
per un pelo (e infatti non riceve alcuna proposta di lavoro, a differenza dei colleghi), Mileva è
leggi tutti >
bocciata due volte.
• UOMINI
La seconda, forse non l’agevola essere evidentemente incinta. La famiglia Einstein non approva:
“Quella zoppa ti rovinerà la vita, non vedi che è già vecchia?”, scrive la mamma tedesca,
riferendosi ai quattro anni di differenza. Mileva partorisce Lieserl a fine gennaio 1902, a casa. Né
il padre né altri vedranno la bambina, forse morta di scarlattina, forse data in adozione, ma nel
frattempo Albert proprio a Berna trova lavoro, lì il 6 gennaio 1903 si sposano. Tra le mille
incertezze, questo è certo, perché Mileva ha sempre conservato con cura i documenti del
matrimonio. Dalle loro lettere, pubblicate in italiano nel 1993 (Bollati Boringhieri), apprendiamo
che lui si sente capito da lei come da nessun altro, che sarà felice e orgoglioso di portare a una
Mariano Di Vaio: «A volte le donne mi
hanno spaventato. Agli uomini dico di
essere romantici»
• L’INCHIESTA
Mito e depressione: il segreto degli
chef
• UOMINI
Filippo (e gli altri) principi
consortiNon soltanto nel Royal set
conclusione certa “il nostro lavoro sul movimento relativo”. Ancora non ha affermato, come farà
poi, che “non avrebbe mai consentito a una sua figlia di studiare fisica”.
Mileva a tale lavoro dedica la sera e spesso la notte, dopo aver sbrigato le faccende domestiche e
aver messo a dormire i due bambini nati nel frattempo. Siamo una sola pietra, afferma Mileva,
giocando sul cognome ora anche suo: Wir sind ein-Stein!, per questo non mi importa che ci sia
solo il suo nome nelle pubblicazioni (che cominciano a attirare l’attenzione del mondo
scientifico), siamo noi, siamo “gli Einstein”. Ma nel volgere di pochi anni, il tempo le avrebbe
dato torto. Fino al 1910 Einstein è un impiegato dello Stato, che dedica alla scienza tutto il tempo
libero. Dal 1910 ha una cattedra di Fisica a Praga, tutta la famiglia lascia Berna per Praga, poi
Berlino e poi – Albert solo – per tutta l’Europa, dove contesti scientifici e mondani richiedono a
gran voce la presenza del piccolo geniale scienziato.
La relazione con la cugina di primo grado, poi seconda moglie, Elsa Einstein in Löwenthal,
incrinò definitivamente i rapporti tra marito e moglie. In questo periodo Albert iniziò a provare
fastidio per lei, a “trattarla come un’impiegata che non posso licenziare”, evidentemente preso
dal fascino di Elsa (comunque più grande di lui, due anni invece di quattro). Arrivò a scrivere
alla moglie le sue condizioni, un documento raccapricciante (riportato per noi, tra altre cose, in
Donne pazze, sognatrici, rivoluzionarie, di Milton Fernandez, Rayuela Edizioni). In cambio del
Scopri radio27
suo impegno a trattarla con cortesia (“come faccio di solito con tutti gli estranei”), lei avrebbe
dovuto: preoccuparsi dei suoi vestiti, di tre pasti regolari, dell’ordine nelle sue cose senza però
toccare la scrivania.
Tranne quando richiesto dalle apparenze sociali, avrebbe evitato di sedersi accanto a lui anche a
casa, non avrebbe atteso alcuna manifestazione d’affetto né avrebbe rinfacciato questo
comportamento, sarebbe dovuta correre a ogni richiamo e andarsene appena così comandata,
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non avrebbe mai denigrato il padre davanti ai bambini. Un patto osceno? Non più di tanti che si
consumano in case normali, oggi come allora (meno, forse). Mileva, con la stessa forza che la
aveva portata a studiare come gli uomini, prende i bimbi e se ne va, torna a Zurigo. I documenti
Codice abbonamento:
del divorzio, firmati nel 1919, riportano che Albert Einstein si impegnava a darle l’ammontare di
eventuali premi futuri. Pensava al Nobel, che infatti arrivò nel 1921.
A Mileva e ai figli andarono i denari, ma lei poteva spostarne solo una percentuale, sufficiente
comunque a vivere e a curare il figlio Eduard, malato di schizofrenia; il grande invece, Hans
Bollati Boringhieri
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Albert, divenne ingegnare e poi raggiunse il padre negli Stati Uniti, dove si era stabilito nel 1933
in fuga dalle persecuzioni naziste. Vicissitudini economiche e malattie accompagnano gli ultimi
anni di Mileva Mariç, non del tutto abbandonata economicamente da quello scienziato famoso
ormai nel mondo, simbolo di ogni genialità, non tanto bravo, però, in matematica. Era lui che
aveva detto che “è più facile disintegrare un atomo che un pregiudizio”.
17 maggio 2017 (modifica il 17 maggio 2017 | 23:26)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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La crew di oggi
Maria Tilde Bettetini - Studio e
amo la filosofia, e leggo anche
tanti romanzi, tante biografie.
Insegno Estetica all’università
Iulm di Milano, tutto ciò che è
bello mi cattura. Per questo mi
indigno quando vedo che la...
Giangiacomo Schiavi - È stato
Vicedirettore del Corriere della
Sera sino al settembre del 2015,
tra i suoi libri: “Medici umani,
pazienti guerrieri” con Gianni
Bonadonna e “Controvento” con
Ambrogio Fogar. Ha scritto “Il...
Giovanna Pezzuoli - Sono
giornalista dalla metà degli anni
‘80, prima al Giorno, poi al
Corriere della Sera. Sposata da
35 anni con uno storico, ho una
figlia aspirante documentarista
che vive a Parigi. Da sempre...
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043788
Barbara Mapelli - Da sempre
attiva nel Movimento delle
donne, pedagogista e scrittrice,
da molti anni mi occupo di
tematiche di genere negli ambiti
dell’educazione e della cultura....
Bollati Boringhieri
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17-05-2017
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Lagioia, "A Torino ripartiamo più forti"
Lagioia, "A Torino ripartiamo più forti"
Direttore editoriale, con Milano non sia scontro territori
17 maggio 2017
12:47
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(ANSA) - ROMA, 13 MAG - L'anno che poteva essere della disfatta
si è rivelato invece quello di una grande rinascita per il Salone
Internazionale del Libro di Torino, che sarà inaugurato il 18 maggio dal
presidente del Senato Pietro Grasso alla presenza dei ministri Dario
Franceschini e Valeria Fedeli.
E non è un azzardo dirlo prima dell'apertura perché a parlare sono i
numeri, l'energia e novità nelle proposte e la risposta positiva di tutta la
filiera del mondo editoriale.
La trentesima edizione vedrà fino al 22 maggio al Lingotto 469
espositori con stand (nel 2016 erano 338) a cui si aggiungono 33
editori francesi per la prima volta ospiti negli stand di quelli italiani e le
case editrici che partecipano hanno già ampiamente superato il
migliaio. A un mese dalla prima volta di 'Tempo di Libri', dopo
l'inevitabile strappo con Milano, il Salone torinese si presenta dunque
più forte e sicuro della sua tradizione trentennale.
Forse, "ci voleva questa scossa. Le cose che ami ti accorgi di
quanto siano importanti quando rischi di perderle", dice all'ANSA il
direttore editoriale Nicola Lagioia che si è trasferito da Roma a Torino
per il Salone. "Per un'altra causa non avrei mai rivoluzionato la mia
vita. Per una cosa in cui sono cresciuto lo ho fatto. Il Salone, non si
capisce bene perché, è come l'ingrediente X della Coca Cola. E'
capace di creare un'affezione enorme", sottolinea con grande
entusiasmo Lagioia, Premio Strega nel 2015.
"Gli ultimi tre mesi sono stati bellissimi per me. Abbiamo capito che
la cosa ingranava. Abbiamo più metri quadri ed espositori dell'anno
scorso. Gli editori ci hanno proposto i loro autori migliori e anche quelli
che non hanno preso uno stand , il Gruppo Mondadori (avrà uno stand
Einaudi), e Gems (avrà uno stand Bollati Boringhieri) e Adelphi
avranno loro scrittori a Torino. Il marchio Salone è diventato più
appetibile. Gli sponsor sono aumentati e si sono riavvicinati", spiega e
aggiunge: "hai la sensazione che qualcosa di importante stia per
succedere".
A contare molto è anche il rapporto con la città. "Più di 20 mila
studenti si sono già prenotati. Investiamo molto nel rapporto con le
scuole perché i lettori cominciano a formarsi lì. Patti Smith è stata qui
per la pre-apertura, qualche giorno fa, ma prima del concerto ha
incontrato gli studenti delle scuole di Torino e provincia", spiega
Lagioia che mette il dito proprio su una delle cose che hanno meno
funzionato a 'Tempo di libri', il rapporto con le scuole. "Sono
scaramantico ma il Salone di Torino è una manifestazione che in 30
anni ha costruito una comunità. E' un elemento identitario. Che cosa
sarebbe Edimburgo senza festival? O Venezia senza la Biennale?",
sottolinea Lagioia che in tempi non sospetti, quando ci fu la rottura fra
Torino e Milano, aveva scritto a difesa del Salone che "si fa tutti
insieme.
Quattordici consulenti e tante altre persone hanno perso il sonno
con me in questi mesi". E, alla fine si sono create una serie di novità
tra le quali il direttore editoriale cita: "librai e bibliotecari che hanno
creato un consorzio. E come è bello un Salone che mette un seme
per cose che continuano a vivere. Il Superfestival che riunisce i
Festival culturali arrivati a 80. Al Lingotto ci sono spazi dedicati alla
musica con musicisti con music store, presentazioni di dischi e artisti,
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Pompei,cede tavolato, no danno strutture
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Salone Libro, 'successo tutta Torino'
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Al via Cannes 70, nuovo cinema è sfida
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Ricchi e Poveri, in due con Marikita
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e al cibo in collaborazione con Slow Food". "Abbiamo lavorato come
se fossimo una fiera del libro, una casa editrice e una factory",
racconta ancora lo scrittore. E non nasconde che al termine di questa
edizione sarà "necessario il confronto con Milano. Due o più Saloni ci
possono essere purché siano frutto di una concertazione del mondo
editoriale. Due fiere così vicine fanno andare la crisi oltre il mondo
editoriale, un territorio contro l'altro, e questo non deve succedere. Chi
si prende la responsabilità politica di trasformare tutto questo in un
confronto fra territori?". E poi, dice Lagioia, si "è creata una spaccatura
all'interno dell'editoria. L'Aie come dialoga con gli Amici del Salone che
sono oltre 120-130. Perché gli uni dovrebbero essere più
rappresentativi degli altri?. Bisognerà tener conto di tutto questo
quando si cercherà di ricomporre questa frattura.
Bisognerà ricordare che l'editoria italiana perde lettori". E in questo
senso una cosa buona sarebbe andare, secondo Lagioia, "dove ci
sono meno lettori, al Sud. Da Roma in giù la risposta sarebbe
eccezionale" sottolinea Lagioia che a 'Tempo di Libri' a Milano non è
riuscito ad andare e con cui non nega si "dovranno trarre un po' di
conclusioni dopo il Salone", ma sempre nel segno del dialogo come
mostra l'immagine di Gipi per la trentesima edizione con un libro che
scavalca un muro.
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search Giornata mondiale contro l'omofobia, Mattarella:
Orientamento sessuale è pretesto di offese?
Inaccettabile. Olivi: Combattiamo assieme la
discriminazione
Dettagli Categoria: Trentino Pubblicato Mercoledì, 17 Maggio 2017 11:06 Scritto da
Giudicarie.com Visite: 202
TRENTINO
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A livello nazionale anche il Presidente della Repubblica Mattarella è intervenuto sull'argomento. Il Capo dello
Stato in una nota sottolinea come la maturità della nostra società si misuri "sulla capacità di respingere ogni
forma di intolleranza", che "affonda le sue radici nel pregiudizio e deve essere contrastata attraverso
l'informazione, la conoscenza, il dialogo, il rispetto". La Sarca, un fiume simbolo di unità e
identità. Presentato a MontagnaLibri il
volume curato da Annibale Salsa ed
Elio Caola sul corso d'acqua che
dalla Rendena sfocia nel Garda 043788
Gionata internazionale contro l'omofobia e la transfobia, un appuntamento che Arcigay del Trentino celebra con
una settimana intera di iniziative. Tra queste anche gli incontri con le istituzioni, chiamate a collaborare con le
associazioni per il contrasto alle discriminazioni. Per questo, nel pomeriggio di ieri, il vicepresidente della
Giunta provinciale Alessandro Olivi ha incontrato una delegazione composta da Paolo Zanella, presidente di
Arcigay del Trentino, Giada d'Andrea di Arcilesbica e Arianna Miriam Fiumefreddo della Rete LGBT. Oggi
l'incontro sarà con il sindaco di Trento Alessandro Andreatta e con l'assessore alle Pari opportunità Andrea
Robol. Molte le iniziative proposte da "Liberi e Libere di Essere", che hanno visto fino ad ora una numerosa
partecipazione. Oggi in programma la presentazione del libro di Filippo Maria Battaglia "Ho molti amici gay. La
crociata omofoba della politica italiana", in uscita il 13 aprile 2017, per Bollati Boringhieri. Al Teatro San Marco
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Museo delle Palafitte di Fiavè Post: 2017-04-15
"La Costituzione – ha proseguito – richiede, all'articolo 2, di garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali di
ognuno, non solo come singolo ma anche nelle formazioni sociali in cui si realizza la sua personalità. E la
Corte costituzionale ci ha ricordato che la realizzazione di questi diritti, non può essere condizionata
dall'orientamento sessuale, perché tra i compiti della Repubblica vi è quello di garantire il libero sviluppo della
persona nella vita di relazione".
"La giornata mondiale contro l'omofobia offre l'occasione di riflettere sulla centralità della dignità umana e sul
diritto di ogni persona di percorrere la vita senza subire discriminazioni. La piena realizzazione di questa libertà
– prosegue – che deve appartenere a tutti, indipendentemente dall'orientamento sessuale delle persone, è
essenziale per la costruzione di un ordinamento che garantisca il pieno rispetto dei diritti fondamentali e
costituisca un pilastro della convivenza civile, in applicazione del principio di uguaglianza sancito dall'art. 3 della
Costituzione".
Secondo Mattarella la maturità della nostra società si misura "sulla capacità di respingere ogni forma di
intolleranza", che "affonda le sue radici nel pregiudizio e deve essere contrastata attraverso l'informazione, la
conoscenza, il dialogo, il rispetto". Non accettare la diversità "genera violenza e per questo va contrastata con
determinazione. È inaccettabile – continua – che l'orientamento sessuale delle persone costituisca il pretesto
per offese e aggressioni". Allo stesso modo il Capo dello Stato ritiene "inaccettabile che ciò determini
discriminazioni sul lavoro e nelle attività economiche e sociali. Dietro queste forme di degenerazione del vivere
civile vi è il rifiuto di conoscere e accettare le peculiarità di ciascuno".
"In un anno in Italia 104 episodi di omotransfobia" – In occasione della giornata mondiale, sono questi i dati
riportati nel dossier stilato da Arcigay, che si basa sul monitoraggio delle fonti giornalistiche e riporta perciò
solo avvenimenti segnalati sui mass media nel periodo tra il 17 maggio 2015 ed oggi in Italia. Il numero degli
eventi intercettati perciò, secondo l'associazione, rappresenta solo la punta dell'iceberg del fenomeno.
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TRENTO FILM FESTIVAL
"Di omofobia e transfobia in Italia si muore ancora – dice il segretario di Arcigay, Gabriele Piazzoni – lo
testimoniano i due omicidi e i due suicidi che compaiono nel rapporto, assieme a tutti gli altri sommersi,
invisibili. Non solo: le persone lgbt sono socialmente fragili, esposte a pericoli peculiari della loro condizione.
Le persone omosessuali e transessuali sono bersagli privilegiati di rapine, pestaggi, stupri. Inoltre, gay e
lesbiche quando non visibili diventano bersagli di ricatti ed estorsioni. E, come le persone trans, sono di
frequente fatte oggetto di derisione, di insulti, di limitazioni alle libertà personali, di discriminazioni, di bullismo
Punta Linke, la memoria. Al 62°
Trento Film Festival un film
documento sulle ricerche condotte sul
fronte più alto della Grande Guerra Post: 2014-04-28
Al TrentoFilmFestival il mondo del
Trail estremo con The days of Giants
2014 Non esiste, poi, un identikit dell'omofobo: "Nel nostro report ci sono omofobi appartenenti alla classe dirigente,
politici, funzionari pubblici, commercianti, studenti, padri e madri di famiglia. Sono italiani o stranieri. E
soprattutto sono giovani o vecchi. L'omofobia, insomma, non ha età, ruolo sociale, provenienza geografica,
estrazione economica o culturale. È ovunque e colpisce le persone lgbt indistintamente, da sole, in coppia o in
gruppo, nei luoghi affollati e in quelli isolati, di notte o in pieno sole" spiega.
Post: 2014-04-23
Per Arcigay servono leggi. "La prima è quella contro l'omotransfobia, che da decenni chiediamo, in vigore in
tantissimi Paesi d'Europa e del mondo e che giace immobile da oltre 300 giorni alla Commissione Giustizia
del Senato. Ma servono anche azioni culturali e di welfare, per sgretolare il pregiudizio e sostenere le persone
fatte bersaglio dei crimini e delle parole d'odio. Non solo a Roma, quindi, ma in tutti i luoghi istituzionali va
aperta una discussione seria e concreta sulle azioni che è necessario mettere in campo. Questo è l'auspicio
che rinnoviamo in occasione della Giornata Internazionale e che consegniamo alle istituzioni assieme al
pensiero per tutte le vittime. Anche per loro dobbiamo trasformare l'Italia in un Paese migliore", conclude
Piazzoni.
Al Trento FilmFestival, Il valore della
rinuncia. Il Grande alpinismo con
Simone Moro Mi piace 0 Twitter
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Trento film Festival: tutto pronto per la
62esima edizione Post: 2014-04-23
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fenomeno Alex Honnold Post: 2014-04-16
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WEEKEND
17/5/2017 - S. Pasquale Baylon
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HOME » MEDIA
L'INTERVISTA
Ascolta
‘La Rai e il web? il problema vero è
la governance.’ Intervista ad Alberto
Contri (Pubblicità Progresso)
Alberto Contri (Pubblicità Progresso): 'Da anni sentiamo sindacati e anche
politici strillare che la Rai si deve modernizzare, deve investire
nell’innovazione. Peccato che quando poi si arriva al dunque viene sempre
fuori un combinato disposto di forze contrarie all’innovazione sostanziale.
Informazione e dibattito
pubblico nelle democrazie del
XXI secolo, il caso Italia
15 maggio 2017
ilprincipenudo. Su Rai 4
debutta Kudos, programma sul
web. Ma il deficit della Rai è
incolmabile
9 maggio 2017
a cura di Piero Boccellato | 17 maggio 2017, ore 11:00
Video
Alcuni giorni fa S e r g i o R i z z o h a r i c o r d a t o s u l Corriere della Sera c h e “ L a
maggioranza del CdA della Rai si oppone al nuovo portale della tv di Stato”, alla cui
guida era già stata indicata Milena Gabanelli. Alludendo a forme di ostruzione di
vertici. Abbiamo quindi pensato di chiedere sulla questione un parere tecnico ad
Alberto Contri, presidente della fondazione Pubblicità Progresso.
Fastweb, intervista
all’Amministratore Delegato
Alberto Calcagno
043788
centri di potere interni e a gelosie professionali che coinvolgerebbero addirittura i
Key4biz. Prof. Contri, lei è stato consigliere della RAI con delega ai nuovi
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media dal ’98 al 2002 ha contribuito a disegnare tutti gli asset che oggi la
Rai ha nell’area web, ed è pure stato Amministratore Delegato di Rainet
dal 2003 al 2008, e ne ha raccontato la storia nel saggio ‘McLuhan non
abita più qui?’ edito da Bollati Boringhieri. Cosa pensa di questa
Bollati Boringhieri
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vicenda?
Alberto Contri. Di gossip su gelosie
dei vertici non so nulla e non voglio
Key4biz
Mi piace questa Pagina
saperne nulla. Da diverse fonti di
stampa veniamo sempre più spesso
informati che ancora una volta la
progettualità e la gestione della Rai si
trovano ad inciampare nei lacci e nei
lacciuoli della politica. La governance
decisa dal governo Renzi ha previsto
un Amministratore Delegato con
ampi poteri e un CdA con poteri di
carattere consultivo. Ma non appena
il neo AD ha cominciato ad applicare tale modello di governance, ha incontrato
ostacoli di ogni genere.
Da quello che ho potuto leggere sui giornali, il cosiddetto piano Verdelli – che
sembrava un piano moderno e di grande buon senso – ha dovuto essere ritirato
causando le dimissioni del suo autore. Ma basta leggerne le premesse per capire
quanto il boccone fosse indigeribile per la politica (e non solo), sempre pronta a
difendere il cosiddetto pluralismo: una sola news room, ma siamo matti? Ridurre le
testate, ma siamo matti? Spostare il TG2 a Milano, ma siamo matti? (Intanto S k y ,
Mediaset, Libero chiudono le redazioni romane e portano tutto a Milano). Far
diventare multimediali i giornalisti, ma scherziamo?
Key4biz. A proposito di quest’ultima opzione, lei nel suo libro racconta di
aver proposto cose simili dopo aver visitato la BBC e France Telévision
nel 2005, ma senza successo.
Alberto Contri. Nel 2005 già da tempo i giornalisti di questi grandi servizi pubblici
europei si montavano i servizi da soli, e facevano turni in cui producevano ciascuno
diversi servizi ad hoc per tv, radio e internet. Ma quando l’allora DG Celli si decise a
comprare alcuni di questi registratori digitali, rimasero a prendere la polvere sugli
sca ali, per l’opposizione dei sindacati che difendevano a oltranza il lavoro dei
montatori. Quanti sanno che ancora oggi i giornalisti di RaiNews24 escono con la
loro telecamerina, ma poi devono fare la la davanti alle salette di montaggio?
Come è possibile che oggi, mentre qualunque ragazzino si sa montare i propri
video con i-Movie, i giornalisti non lo vogliano o non lo sappiano fare? Oggi,
quando la velocità è tutto, e la guerra per le news tra tv e web si basa soprattutto su
chi arriva prima?
Key4biz. Sono questi i potentati interni cui allude Sergio Rizzo?
Alberto Contri. Interni ed esterni. Da anni sentiamo sindacati e anche politici
strillare che la Rai si deve modernizzare, deve investire nell’innovazione, eccetera
eccetera. Peccato che quando poi si arriva al dunque viene sempre fuori un
combinato disposto di forze contrarie all’innovazione sostanziale e sempre pronte a
difendere le rendite di posizione. Tutto naturalmente in nome del pluralismo e delle
fattibilità operative, o anche per molte altre più nobili intenzioni, ma sta di fatto che
043788
da decenni su questi fronti la Rai è ferma. Qualcuno ha sostenuto che il portale
news a dato alla Gabanelli aumenterebbe il numero delle testate: forse invece si
Codice abbonamento:
teme il contrario, cioè l’accorpamento e la centralizzazioni di molte funzioni (leggi
quindi potere).
Key4biz. Ci aveva provato anche lei a Rainet?
Bollati Boringhieri
Pag. 23
Data
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Alberto Contri. Chi è interessato a sapere come ci ero pure riuscito può leggere il
mio saggio. Sta di fatto che in breve tempo, pur in assenza di indirizzi consiliari, reti
e testate vennero tutte a farsi fare i siti da Rainet perché la società era diventata un
hub di eccellenza, che cresceva per sviluppo interno e senza investimenti ( i
computer erano vecchi e la sperimentazione era di fatto un hobby di alcuni
collaboratori). Ispirandoci a B B C e a France Television facemmo passi da gigante
(+ 500% di utenti unici in 4 anni), ma evidentemente il successo dà fastidio, e
Rainet, anche per insipienza di vertici che del web hanno sempre masticato poco o
nulla, è stata addirittura chiusa. E come società partecipata consentiva pure
vantaggi
nanziari. Un vero colpo da maestro: distrutto l’hub di eccellenza,
sparpagliate le risorse faticosamente selezionate e addestrate nel corpaccione della
Rai, rimesso indietro l’orologio dell’innovazione. Con Raidigital a data alle cure di
un manager di grande esperienza come Tagliavia s i s t a o r a c e r c a n d o d i
riguadagnare il tempo perduto, ma di fatto il modello rimane quello. Ricordo che al
momento in cui lasciai nel 2008 c’erano già i portali Rai.it, Rai.tv, oltre 450 siti
gestiti centralmente, 7 canali di web tv con oltre 30 milioni di video caricati.
L’ottima applicazione Raiplay è la diretta prosecuzione di quel lavoro e di
quell’impostazione.
Key4biz. Nonostante questo, sta di fatto che il piano per l’informazione
non è stato approvato, il portale delle news bloccato, e l’azienda è in una
delicata impasse.
A l b e r t o C o n t r i . Ripeto che la responsabilità sta nell’aver individuato una
governance che non può funzionare. Un amministratore delegato con enormi
poteri nominato addirittura dal governo, un CdA con troppi consiglieri senza
e ettivi poteri se non quello di respingere i progetti chiave dell’AD, che alla terza
volta diventano di fatto una richiesta di dimissioni. AD di fatto delegittimato un
giorno sì e l’altro pure da membri della vigilanza vicinissimi a chi l’ha nominato. La
situazione ora è molto ingarbugliata, ma la responsabilità è dell’ipocrisia con cui si
fanno le cose.
Qualcuno si o enderà, ma nel mio saggio, dopo aver descritto cosa è cambiato
dopo il big bang del web, chiarisco a chiare lettere che la nostra classe politica ha
una cultura della comunicazione vecchia di trent’anni. Basta vedere come non
sanno usare la rete, che è un ambiente assai complesso e pieno di trappole. Basta
vedere cosa non hanno capito dell’azienda di servizio pubblico presidenti venuti
dalla politica o da altre professioni. E questo non vale solo per la politica. Uno degli
errori chiave che hanno fatto tutti gli editori televisivi è consistito nel considerare
internet un mezzo per portare ascolti alla tv.
Quando è tutto un altro mondo, salvo rare occasioni in cui i due ambienti possono
trovare grandi sinergie. Ma che ti vuoi aspettare da un’azienda che è rimasta tvcentrica
no all’osso? Trovo in ne che se si approva il principio generale di
trasformare la Rai in una moderna media company, non è possibile poi opporsi alle
rivoluzioni organizzative che questa missione comporta. Rivoluzioni si fa per dire,
visto che si tratta di prassi in uso negli altri servizi pubblici d’Europa da almeno
quindici anni. E quindi, di che stiamo parlando?
RAI
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