NODI DI DISCUSSIONE
La fisica di Schelling e la ricerca scientifica
tra Settecento e Ottocento
Schelling cerca di dare alla propria concezione della
natura una veste scientifica, citando a sostegno delle
sue tesi, nei numerosi saggi dedicati alla filosofia della
natura, una serie di osservazioni e di fatti della scienza
dell’epoca. La sua fisica, come tutta la Naturphilosophie,
appare lontana dall’attuale concezione della scienza;
tuttavia occorre ricordare come tra Settecento e Ottocento le teorie pseudo-scientifiche, con cui si tentava di
spiegare alcuni fenomeni naturali, non siano un’eccezione. La scienza, infatti, stava incominciando a esplorare nuovi campi – la chimica, la biologia, l’elettricità e il
magnetismo –, mostrandone alcuni aspetti suggestivi
che la fisica newtoniana non riusciva a spiegare.
Fra i nuovi ambiti di ricerca quello che aveva conosciuto il maggiore sviluppo nel Settecento era lo studio
dell’elettricità applicato alla fisiologia, cioè la cosiddetta «elettricità animale». Riprendendo la teoria
degli «spiriti vitali» con cui Cartesio aveva spiegato il
moto dei muscoli, si ipotizzava che il movimento muscolare fosse prodotto da scariche elettriche di natura
chimica. La generalizzazione di queste suggestioni
porta a formulare una teoria che ha un enorme successo a cavallo dei due secoli, il mesmerismo. Friedrich
Mesmer (1734-1815), medico austriaco che si dedica
allo studio del «magnetismo animale», sostiene che in
ogni essere sia presente un’energia di tipo magnetico
capace di propagarsi da un individuo all’altro, come dimostrano i fenomeni elettrici
e magnetici. Sviluppando questa teoria,
Mesmer si convince che sia possibile
curare le malattie trasmettendo
energia magnetica da una persona
all’altra, per ristabilire nel paziente gli
equilibri dinamici interni, perturbati,
per cosı̀ dire, dalla malattia. La cura
consisteva semplicemente nell’imposizione delle mani da parte del medico
sulle parti del corpo del paziente interessate da squilibri energetici.
Il mesmerismo ottiene un grande successo di pubblico, pari alle
condanne da parte della scienza
ufficiale, ma apre una strada
che verrà percorsa anche da
altri medici e scienziati.
Friedrich Anton Mesmer.
Il medico scozzese John Brown (1736-88) pubblica
nel 1780 gli Elementa medicinae, in cui sostiene che la
vita è una risposta continua dell’individuo agli stimoli
provenienti dall’esterno e che si caratterizza dunque
come «irritabilità». Le malattie quindi vengono classificate come «steniche» (per eccesso di reattività) e
«asteniche» (per carenza di reattività). Tuttavia la conseguenza principale delle teorie di Brown è che salute e
malattia non sono viste come due stadi contrapposti,
ma come gradi differenti di un medesimo processo.
La riflessione sull’elettricità animale viene ricondotta
nell’ambito della scienza sperimentale dal medico bolognese Luigi Galvani (1737-98). I suoi esperimenti
consistono nello stimolare elettricamente i nervi di rane
morte, producendo contrazioni muscolari. Galvani
inoltre nota che anche collegando con un compasso i
nervi lombari con i muscoli della coscia si produce una
contrazione e interpreta questo fatto come prova dell’esistenza dell’elettricità nel corpo dell’animale. Di
conseguenza la rete nervosa viene descritta come una
rete che trasporta stimoli elettrici dal cervello e dal
midollo spinale ai muscoli. Secondo i critici di Galvani, tra i
quali il fisico lombardo Alessandro Volta (1745-1827), il
movimento dei muscoli collegati ai nervi dal compasso
non dipende dall’elettricità del corpo animale, ma dal
differente potenziale elettrico tra i metalli che compongono il compasso. Proprio partendo da
queste riflessioni Volta arriva a definire i princı̀pi
di funzionamento della pila, il cui primo
esemplare viene realizzato nel 1800.
Il galvanismo esercita una forte
suggestione in Germania, in particolare sul fisico e chimico Johann
Wilhelm Ritter (1776-1810), scopritore, tra l’altro, dei raggi ultravioletti.
Convinto che il galvanismo si potesse
applicare anche alla materia inorganica, scopre l’elettrolisi, applicandola
anche alla placcatura di metalli.
Sfruttando il principio del differenziale elettrico tra metalli
diversi, Ritter costruisce nel
1802 la prima batteria a secco, molto più efficace della
pila di Volta.
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Ritter ha una notevole influenza su Schelling e il
modo in cui scopre i raggi ultravioletti rivela la continuità che esiste, almeno in Germania, tra la Naturphilosophie e la scienza propriamente detta. Ritter è
convinto che tutta la natura sia animata da forze bipolari, simili a quelle elettriche e magnetiche. Nel 1800
William Herschel (1738-1822) aveva scoperto i raggi
infrarossi e Ritter è convinto che, simmetricamente,
anche al polo opposto dello spettro solare ci siano radiazioni non percepibili dall’occhio umano, ipotesi che
riesce in effetti a verificare.
In questo clima di ricerca, nel quale la fisica newtoniana non riesce a spiegare i fenomeni chimici, elettrici
e magnetici, i nuovi esperimenti si intrecciano con la
suggestione di un vitalismo che sembra pervadere la
natura. Questo spiega il successo della Naturphilosophie,
che Schelling fa propria e sviluppa soprattutto in ambito filosofico, con documentati riferimenti alle ricerche
dell’epoca più vicine alla sua concezione organicistica
della natura.
Alessandro Volta durante la dimostrazione del funzionamento
della pila elettrica, 1870 circa, incisione.