EMOZIONATEVI
STAGIONE 2016-2017
SALA GRANDE
dal 28 ottobre al 6 novembre 2016
Odissea a/r
liberamente tratto dal poema di Omero
testo e regia Emma Dante
con gli allievi attori della “Scuola dei mestieri dello spettacolo”
del Teatro Biondo di Palermo:
Manuela Boncaldo, Sara Calvario, Toty Cannova, Silvia Casamassima, Domenico
Ciaramitaro, Mariagiulia Colace, Francesco Cusumano, Federica D’Amore, Clara De Rose,
Bruno Di Chiara, Silvia Di Giovanna, Giuseppe Di Raffaele, Marta Franceschelli, Salvatore
Galati, Alessandro Ienzi, Francesca Laviosa, Nunzia Lo Presti, Alessandra Pace, Vittorio
Pissacroia, Lorenzo Randazzo, Simona Sciarabba, Giuditta Vasile, Claudio Zappalà
elementi scenici e costumi Emma Dante
luci Cristian Zucaro
suono Gabriele Gugliara
assistente ai costumi Italia Carroccio
assistente alle coreografie Sandro Maria Campagna
canzoni Serena Ganci (Zeus,La canzone delle ancelle) e Bruno Di Chiara (Rapimi la porta)
produzione Teatro Biondo di Palermo
Odissea a/r, che ha debuttato in prima nazionale questa estate al Festival dei Due Mondi di
Spoleto, è incentrato sul viaggio di Telemaco alla ricerca del padre e sul ritorno a Itaca di
Odisseo. Emma Dante lo ha scritto e diretto per i 23 allievi della “Scuola dei mestieri dello
spettacolo” del Teatro Biondo di Palermo, a conclusione del biennio formativo. Ricco di
musiche e canzoni, di danze e invenzioni sceniche, l’Odissea di Emma Dante è una fiaba
ironica e movimentata, che offre una lettura inedita, divertente, dissacrante e allo stesso tempo
fedele del poema di Omero.
«Odissea è il viaggio che ogni essere umano fa nel corso della vita – spiega Emma Dante – è
il poema che ci ha permesso di interrogarci sui percorsi che segnano il destino, dove il motore
di tutto è il movimento verso la propria origine. Dall’incontro con figure umane e sovrumane,
ninfe e mostri, pretendenti e mendicanti è nato uno spettacolo ricco di evocazioni fantastiche
legate al mito ma anche di riflessioni sulla condizione dell’uomo-eroe, che si dimostra piccolo
e bugiardo. Dopo avere errato vent’anni, Odisseo torna a Itaca e l’incontro tra il padre e il
figlio ci permette di assistere all’umanizzazione del mito. Di Odisseo, Penelope e Telemaco
scopriremo i lati più teneri e fragili, i loro difetti, le loro imperfezioni. Una madre e un figlio
hanno aspettato a lungo il ritorno del mito e, durante l’attesa, hanno cambiato la propria
natura».
dal 25 novembre al 4 dicembre 2016
Le serve
di Jean Genet
traduzione Gioia Costa
regia Giovanni Anfuso
scene Alessandro Chiti
costumi Lucia Mariani
musiche Paolo Daniele
con Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia, Vanessa Gravina
produzione Teatro Biondo Palermo / Teatro e Società / Teatro Stabile di Catania
Scritto nel 1947 e ispirato a un evento di cronaca che impressionò enormemente l’opinione
pubblica francese, Le serve è considerato il capolavoro di Genet: una perfetta macchina
teatrale in cui il gioco del teatro nel teatro è svelato per mettere a nudo, in modo straordinario,
la menzogna della scena. Claire e Solange, due serve smunte e androgine, vivono un rapporto
di amore-odio con la loro padrona, la sontuosa Madame, che incarna tutti gli ideali perduti:
eleganza, bellezza, successo. Loro, brutte e sempre più arcigne, ogni sera, in assenza della
padrona, si ritrovano ad allestire un ossessivo teatrino, una doppia vita in cui, come bimbe
perverse, giocano “a fare Madame”. A turno, vestono i suoi abiti, la imitano e, alla fine del
rito, la uccidono. Ma ben presto finzione e realtà, nelle loro menti schizofreniche, si
sovrappongono. Claire e Solange, vittime di una ingordigia metafisica nei confronti di
Madame, simbolo di un potere assoluto da abbattere, disgustoso ed affascinante al contempo,
incarnano alla perfezione un dualismo perpetuo, affondate o forse prigioniere nei ruoli
violenti e speculari della “vittima” e del “carnefice”. Facce di una stessa medaglia che
coesistono in ciascuno di noi e che, spesso, si sovrappongono fino a confondersi.
dal 20 al 29 gennaio 2017
HUMAN
di e con Marco Baliani e Lella Costa
collaborazione alla drammaturgia Ilenia Carrone
e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu
musiche originali di Paolo Fresu con Gianluca Petrella
scene e costumi Antonio Marras
disegno luci Loïc Francois Hamelin e Tommaso Contu
regia Marco Baliani
produzione e Sardegna Teatro / Mismaonda Srl / Marche Teatro
La parola HUMAN sbarrata da una linea nera che l’attraversa, come a significare la presenza
dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione. Marco Baliani e Lella Costa sono
partiti dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare. L’Eneide, da un
lato, che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi, e il mito di Ero e
Leandro dall’altro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte dell’Ellesponto.
Prende avvio così HUMAN, dal tema delle migrazioni e dalla volontà di raccontarne
l’“odissea ribaltata”, ponendo al centro lo spaesamento comune, quell’andare incerto di tutti
quanti gli human beings del nostro tempo.
«Umano è il corpo nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità – spiegano
Baliani e Costa – Quando questa integrità viene soppressa, o annullata con la violenza, si
precipita nel disumano. Con la nostra ricerca teatrale vorremmo indagare quel segno di
annullamento, insinuarci in quella soglia che separa l’umano dal disumano». Lungi dall’essere
un altro esempio di teatro civile, HUMAN si propone di inquietare lo spettatore, turbarlo e
assediarlo di domande, e andare a toccare i nervi scoperti della nostra cultura riguardo alla
dicotomia umano/disumano. Senza rinunciare all’ironia e perfino all’umorismo:perché forse
solo il teatro sa toccare nodi conflittuali terribili con la leggerezza del sorriso, la visionarietà
delle immagini, la forza della poesia.
dal 10 al 19 febbraio 2017
Macbeth
Una magarìa
da William Shakespeare
adattamento Vincenzo Pirrotta
traduzione Carmelo Rapisarda
con Vincenzo Pirrotta, Cinzia Maccagnano
costumi Daniela Cernigliaro
musiche Luca Mauceri
scene e regia Vincenzo Pirrotta
produzione Teatro Biondo Palermo/ Teatro Stabile di Catania
Una rilettura aspra e terrigna del Macbeth shakespeariano, che Vincenzo Pirrotta immagina
nel segno di una “magarìa”, una magia, un incantamento intriso di ritualità occulte e arcaiche
leggende siciliane. «La vicenda – spiega il regista – sarà introdotta da una danza macabra, una
vera e propria messa nera officiata dalle streghe, che presagisce influenze maligne e un
vortice incantatorio nel quale precipiteranno i protagonisti. Ho studiato a lungo i rituali
dell’occulto, soprattutto del Sud Italia, per questo il rituale del prologo sarà in dialetto. La mia
idea è che le streghe, con i loro oscuri presagi, restino attaccate ai personaggi come un
cordone ombelicale, condizionandone le scelte e i comportamenti. Alcuni riusciranno a
liberarsi recidendo questo cordone, ma non il protagonista e Lady Macbeth, i quali, come in
preda a una possessione, compiranno i terribili delitti narrati da Shakespeare».
dal 24 febbraio al 5 marzo 2017
Il flauto magico
secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio
ispirato all’opera in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart
direzione artistica e musicale Mario Tronco
elaborazione musicale Mario Tronco e Leandro Piccioni
acquerelli, animazione e scene Lino Fiorito
disegno luci Pasquale Mari
costumi Ortensia De Francesco
produzione Vagabundos s.r.l
l’Orchestra di Piazza Vittorio è un collettivo multietnico nato nel 2002 a Roma nel rione
Esquilino, dove gli italiani sono una minoranza etnica. L’Orchestra, diretta da Mario Tronco,
rappresenta una realtà unica ed esemplare, perché è nata grazie all’auto-tassazione di alcuni
cittadini che hanno creato posti di lavoro e relativi permessi di soggiorno per eccellenti
musicisti provenienti da tutto il mondo, promuovendo la ricerca e l’integrazione di repertori
musicali diversi.
Ispirandosi all’opera di Mozart, in questo spettacolo l’Orchestra esce dalla buca, sale sul
palcoscenico e trasforma i suoi musicisti nei personaggi di un Flauto magico contemporaneo.
L’opera smette i panni di mero spartito, si affranca dalla pagina scritta e viene elaborata come
una favola musicale tramandata in forma orale e giunta in modo diverso a ciascuno dei
musicisti. E come accade ogni volta che una storia viene trasmessa di bocca in bocca, le
vicende e i personaggi si trasformano e la musica si allontana dall’originale.
Non si tratta dell’esecuzione integrale dell’opera, le melodie sono riconoscibili, ma vengono
scarnificate, ridotte all’essenziale e intrecciate, mescolate a brani originali dell’Orchestra. Il
lavoro sulla partitura ha fatto confluire in essa generi di varia provenienza, dal folk, al reggae,
alla musica classica, passando per il pop e il jazz. Allo stesso modo, anche l’ambientazione
dell’opera si fa caleidoscopica: se il Flauto di Mozart si svolgeva in un Egitto fantastico,
quello dell’Orchestra è ambientato nella società multirazziale dei nostri tempi, ma senza
precisi riferimenti alla geografia reale, un luogo che è un non-luogo o tutti i luoghi possibili.
In questa nuova Babele è la musica il linguaggio universale.
dal 7 al 12 marzo 2017
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine
e con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
scene e regia di Giuseppe Dipasquale
musiche originali Mario Incudine
con la collaborazione di Antonio Vasta
costumi Elisa Savi
luci Gianni Grasso
produzione Promo Music-Corvino Produzioni / Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano
/ Comune di Caltanissetta
Il casellante è, tra i racconti di Camilleri del cosiddetto “ciclo mitologico”, uno dei più
divertenti e, allo stesso tempo, struggenti. Ambientato in Sicilia, terra di contraddizioni, narra
la vicenda di una metamorfosi. Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri, che diventa ogni
volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose. Dopo il successo ottenuto con le
trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston e La concessione del telefono, lo scrittore
siciliano e il regista Dipasquale tornano nuovamente insieme per proporre al pubblico una
nuova avventura, una vicenda affogata nel mondo di Camilleri, che vive di personaggi reali
ma trasfigurati dalla sua grande fantasia di narratore. Una vicenda sospesa tra mito e storia,
che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna,comica e tragica, ferocemente logica
eppure paradossale.
Il casellante racconta di Minica – in attesa di un figlio – e di suo marito Nino, della loro
modesta vita nella solitaria casetta gialla accanto a un pozzo e a un ulivo saraceno, durante gli
ultimi anni del fascismo. Nino, che nel tempo libero si diletta a suonare il mandolino, fa il
casellante lungo la linea ferroviaria che collega i paesi della costa. La zona, alla vigilia dello
sbarco alleato, si va animando di un viavai di militari e fascisti che, quasi presagendo la fine
imminente, si fanno più sfrontati. Una notte, mentre Nino è in carcere, colpevole di avere
ridotto le canzoni fasciste a marce e mazurche con chitarra e mandolino, un evento
sconvolgente travolge la vita di Minica.
dal 14 al 19 marzo 2017
Preamleto
di Michele Santeramo
con Massimo Foschi, Manuela Mandracchia,
Francesco Villano, Lino Musella, Matteo Sintucci
regia Veronica Cruciani
scene e costumi Barbara Bessi
luci Gianni Staropoli
musiche Paolo Coletta
produzione Teatro di Roma
«Se cambiassero le premesse, la storia di Amleto sarebbe comunque piena di uccisioni,
vendette, assassini?– si è chiesto l’autore Michele Santeramo – E quali le storture che si
svilupperebbero in un gruppo stretto dal vincolo familiare e costretto a relazionarsi con il
potere?». Preamleto parte da Shakespeare per raccontare i fatti prima della morte di Re
Amleto, analizzando in chiave contemporanea il concetto di potere:il Re non è morto, Amleto
vuole il potere, Gertrude sente che tutto le sfugge, Claudio non vuole usare nessun veleno
contro suo fratello, Polonio aspetta che le cose si mettano a suo vantaggio. I personaggi di
Shakespeare sono colti nel loro privato, prima che la tragedia abbia inizio: «Sono diversi
prima della vendetta – riflette la regista Veronica Cruciani – prima della violenza, quando
forse ancora le cose si possono salvare».
Lo spettacolo prova a mettere di fronte allo spettatore i personaggi nell’atto di prendere la
decisione che cambierà le vite di tutti, mostrando i retroscena dei rapporti familiari, che
diventano lo specchio di quanto il comportamento umano possa distorcersi ogni volta che si
confronta con il potere. È questa l’indagine che Veronica Cruciani, regista da sempre
interessata al rapporto tra memoria e drammaturgia, compie sul testo di Shakespeare, alla
ricerca di una storia il cui canone non è più, come è stato per Amleto e per tutta la modernità,
la parola “vendetta”.
dal 22 al 28 marzo 2017
Fratto_X
di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat di Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Mattia Vigo
organizzazione Stefania Saltarelli
produzione TSI La Fabbrica dell’Attore - Teatro Vascello / RezzaMastrella / Fondazione TPE
In una scena ingegnosa e astratta due persone discorrono sull’esistenza. Ma si può parlare con
qualcuno che ti presta la voce? Si può rispondere con la stessa voce di chi fa la domanda?
Antonio Rezza e Flavia Mastrella non puntano il dito contro l’illogicità del mondo ma
scelgono di abitarla, di portarla ai limiti del nonsense e di renderla persino comica. La forma
buffa, lo sdoppiamento del linguaggio e l’intelligenza delle battute che rasenta la follia,
vengono usati per scuotere lo spettatore dalle sue certezze e farlo ridere inconsapevolmente di
se stesso.
Fratto_X si compone per suggestioni fotografiche: le immagini raccontano la strada che corre
e l’impossibilità di agire dei personaggi. È l’uomo al centro della grande X sul palcoscenico,
all’incrocio della sua vita e delle scelte, delle strade che si possono percorrere o che gli si
avviluppano intorno. A quest’incrocio è facile smarrire la strada, perdersi di vista. La
manipolazione è alla base di un corretto stile di vita, ci toglie la voce e non rimane che una
bocca che si muove per sentito dire. Siamo tutti sotto il “Fratto_X”, che in matematica
semplifica all’infinito fino all’annullamento che uccide l’identità.
dal 31marzo al 9 aprile 2017
Bianco su Bianco
scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca
con Helena Bittencourt, Goos Meeuwsen
produzione Julie Hamelin Finzi
distribuzione ATER – Associazione Teatrale Emilia Romagna
Bianco su Bianco è uno spettacolo teatrale e clownesco, una storia raccontata da un’attrice e
da un “tecnico di scena”. Helena Bittencourt e Goos Meeuwsen costruiscono per il pubblico
un mondo surreale, fatto di geometrie semplici e paesaggi lineari. È l’essenzialità della
macchina scenica a sorprendere, attraverso la quale ci si addentra sul terreno della memoria,
lasciandosi condurre per mano da questi due clown che non incarnano l’insensatezza ma la
fragilità degli eroi perdenti.
«Non sono dei sogni, ma delle piccole allucinazioni, un modo di lasciar emergere il Rosso e il
Nero che si nascondono dietro al Bianco del nostro immaginario da clowns», così il regista
Daniele Finzi Pasca descrive lo spettacolo, che si compone in un mosaico di dettagli e
minuzie. Situazioni tragicomiche sempre in equilibrio tra una dolce e nostalgica assurdità, un
mondo ferocemente sereno e un teatro che riflette su se stesso, dove gli attori usano il
proscenio per dialogare con il pubblico, dove l’illusione e gli artifici vengono alla fine sempre
svelati, dove si ride e ci si commuove.
dal 18 al 23 aprile 2017
La scuola
di Domenico Starnone
con Silvio Orlando
e con Vittoria Belvedere, Vittorio Ciorcalo, Roberto Citran, Roberto Nobile,
Antonio Petrocelli, Maria Laura Rondanini
scene Giancarlo Basili
luci Pasquale Mari
costumi Maria Rita Barbera
regia di Daniele Luchetti
produzione Cardellino srl
Nel 1992 debuttò Sottobanco, spettacolo teatrale interpretato da un gruppo di attori
eccezionali capitanati da Silvio Orlando e diretti da Daniele Luchetti. Lo spettacolo divenne
presto un cult, antesignano di tutto il filone di ambientazione scolastica, tra cui anche la
trasposizione cinematografica, nel 1995, della stessa pièce che prese il titolo La scuola.
Lo spettacolo era un dipinto della scuola italiana di quei tempi e al tempo stesso un esempio
quasi profetico del cammino che stava intraprendendo il sistema scolastico italiano.
«Ho deciso di riportare in scena lo spettacolo più importante della mia carriera – spiega Silvio
Orlando – a vent’anni di distanza per fare un bilancio sulla scuola e vedere cos’è successo
poi».
Il testo è tratto dalla produzione letteraria di Domenico Starnone. Siamo in tempo di scrutini
in IV D. Un gruppo di insegnanti deve decidere il futuro dei loro studenti. Di tanto in tanto, in
questo ambiente circoscritto, filtra la realtà esterna. Dal confronto tra speranze, ambizioni,
conflitti sociali e personali, amori, amicizie e scontri generazionali, prendono vita personaggi
esilaranti, giudici impassibili e compassionevoli al tempo stesso. Il dialogo brillante e le
situazioni paradossali lo rendono uno spettacolo irresistibilmente comico e allo stesso tempo
di grande densità.
dal 5 al 14 maggio 2017
TROILOVSCRESSIDA
di William Shakespeare
traduzione e adattamento ricci/forte
regia Stefano Ricci
con gli allievi attori della “Scuola dei mestieri dello spettacolo”
del Teatro Biondo di Palermo
produzione Teatro Biondo Palermo
Si preannuncia carico di provocazioni e invettive contro il falò delle vanità dell’odierna
società il nuovo spettacolo della coppia più irriverente e dirompente della scena teatrale
contemporanea. ricci/forte partono da Troilo e Cressida di Shakespeare per coinvolgere i 23
allievi della Scuola del Biondo in una performance all’ultimo respiro, che smaschera le falsità
e la vacuità del potere: «In Troilo e Cressida – spiegano i due registi – il Bardo stigmatizza la
gamma dei fenomeni mimetici, dove gli ingranaggi della cupidigia conducono senza sconti
verso la distruzione: politica del desiderio erotico che si unisce in amplesso con la politica
della mancanza di autorità. Profeti della pubblicità ipercontemporanea, gli individui di questa
tragedia fabbricano idoli per riempire i propri giorni, altrimenti inutili. Il Potere della Bellezza
e del Comando sono scettri difficili da raggiungere o mantenere. Il prezzo è altissimo, ma
Greci e Troiani sono disposti a pagarlo, esattamente come i loro epigoni postmoderni, votati
alla fama delle TV e ai suoi derivati. Per i consunti 15 minuti di celebrità siamo disposti a
tutto, anche ad abdicare ai nostri principi, etici e morali, ammesso che siano presenti».
SALA STREHLER
dal 2 al 6 novembre 2016
Gesta dell’Orlando furioso
narrate da Brunello!
di Salvo Piparo
regia Luigi Maria Burruano
musiche Marco Betta
con Salvo Piparo, Costanza Licata, Irene Maria Salerno, Francesco Cusumano
produzione Associazione Culturale Kleis
Pupi alti e finemente decorati si muovono sulla scena, accompagnati dal ritmo incalzante delle
percussioni, da un pianoforte dolce e dal personalissimo cunto di Piparo, tratto dal suo
canovaccio Pupiata di Zucchero. Un racconto epico di gesta moderne, un poema che mescola
presagi ingannevoli e pura follia.
Un’antica storia d’amore e guerra, raccontata per bocca di Brunello, vecchio personaggio
panormita protagonista del racconto: Brunello vende pupaccene vestite da paladini di Francia,
immobili e perennemente sorridenti,cui riesce a dar vita attraverso la propria fantasia.
Uno spettacolo divertente e colto, che racconta, in modo volutamente infedele, una delle più
grandi favole della letteratura moderna occidentale agganciandola alla realtà di oggi: gli eroi
di Ariosto diventano visionari senza senno, che chiedono consiglio a una luna piena di ricotta
come un biscotto di San Martino, Angelica è una donna dai discutibili costumi e Medoro un
amante instancabile e cocciuto. Salvo Piparo è accompagnato dal mezzo soprano Costanza
Licata nel ruolo di Angelica, dall’elegante pianoforte di Irene Maria Salerno, che guida gli
spettatori da un quadro all’altro, e dal ritmo delle percussioni di Francesco Cusumano.
dal 11 al 21 gennaio 2017
Almanacco siciliano
di Roberto Alajmo
regia Vincenzo Pirrotta
musiche Marco Betta e Fratelli Mancuso
con Elisa Lucarelli, Cinzia Maccagnano, Vincenzo Pirrotta
scene Claudio La Fata
costumi Vincenzo Pirrotta
luci Nino Annaloro
produzione Teatro Biondo Palermo
L’istante prima della fine, l’ultima immagine prima che una luce bianca e abbagliante, “la
luce davvero troppo forte” delle mattine di fine luglio a Palermo, si trasformi
improvvisamente in nero.
C’è poco da ricamarci sopra: quando si muore, si muore e basta. Diventano inutili altre parole.
L’Almanacco di Roberto Alajmo è una rivoluzione di prospettiva: racconta, come in una
soggettiva, il congedo prima del buio di uomini e donne uccisi nel corso dei cinquant’anni
della guerra di mafia in Sicilia.Quasi un repertorio che non si perde in interpretazioni,
lasciando fuori lo spargimento di sangue, proprio come avveniva nelle tragedie greche.
Rimarrebbero le emozioni, i rimpianti. Ce li mettano gli spettatori, le emozioni e i rimpianti,
se riescono a trovarli dentro di sé.
«In quest’Almanacco – spiega Pirrotta – si raccontano delitti atroci ma con la levità della
poesia, sono le voci che, unite nel rincorrersi delle date divenute storiche, diventano stasimo
ma asciugato dalla pesante lirica del coro tragico. Il tempo della morte diviene una sorta di
offertorio alla vita, un ex-voto consegnato al pubblico, il cerimoniale dell’ultimo istante, ma
con la dolcezza dello stupore».
dal 1 al 5 febbraio 2017
Tre di coppie
di Franco Scaldati
adattamento di Franco Maresco e Claudia Uzzo
regia Franco Maresco
con Gino Carista, Giacomo Civiletti, Melino Imparato
scene e costumi Cesare Inzerillo e Nicola Ferruzza
luci Cristian Zucaro
musiche Salvatore Bonafede
realizzazione video e collaborazione all’adattamento Francesco Guttuso
regista collaboratrice Claudia Uzzo
assistente alla regia Giuliano La Franca
produzione Teatro Biondo Palermo
Dopo il successo dello scorso anno e in vista di una tournée italiana, il Teatro Biondo
ripropone lo spettacolo di Franco Maresco che, basandosi su alcuni testi di Franco Scaldati, ha
realizzato una serie di “variazioni” sul tema della coppia nell’opera del drammaturgo
palermitano.
Le candide figurine trasognate di Totò a Vicè e l’inedita coppia del Corto e il Muto, un duetto
tanto irresistibile quanto scurrile, insieme ai tragicomici Santo e Saporito de La notte di
Agostino il topo sono i protagonisti dello spettacolo, che Maresco dedica a Scaldati ma anche
all’attore Gaspare Cucinella, recentemente scomparso, insieme al quale Scaldati dava vita in
scena proprio ai suoi poetici e irriverenti duetti.
«Per me – spiega Maresco – è anche l’occasione per porre in evidenza il lato comico di
Scaldati, un aspetto, questo, che è stato determinante nella mia formazione artistica e che si
ritrova nei miei film, in particolare in Totò che visse due volte. Ho pensato lo spettacolo,
insieme a Claudia Uzzo, come una macchina scenica ad orologeria, nella quale gli attori
appaiono e scompaiono in un grande fondale nero con una serie di finestre, al centro del quale
vi è una specie di oblò, che fa da schermo per le immagini video: un buco nero che mette in
relazione la realtà con quella dimensione altra, metafisica, della quale il teatro di Franco è
concreta testimonianza».
dall’8 al 12 febbraio 2017
Italianicìncali!
di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta
interpretato e diretto da Mario Perrotta
produzione Teatro dell’Argine
Cìncali cioè: zingari! Così credevano di essere chiamati gli italiani emigrati in Svizzera; pare,
invece, che fosse una storpiatura di cinq, “cinque” nel linguaggio degli emigranti padani che
giocavano a morra.
Italiani cìncali! è un progetto teatrale sull’emigrazione italiana del secondo dopoguerra, che
Mario Perrotta ha realizzato dopo aver raccolto numerose testimonianze in giro per il Sud
Italia:«Un anno di memorie rispolverate a fatica. Ho preso la macchina e ho girato senza un
luogo preciso dove andare, eppure il Sud è tutto uguale, non hai bisogno di sapere dove
qualcuno ha preso le valigie ed è partito: basta entrare in un bar, un bar della provincia e
chiedere. La risposta è sempre la stessa: “Qui tutti siamo emigrati”. “Me lo racconta?” Si
fanno pregare un attimo soltanto, poi partono con la loro storia, infinita, che reclama ascolto.
Anche il Sud è infinito. Me lo insegna la mia macchina che mi porta di paese in paese, sempre
per caso, e s’inerpica tra i paesi montani del Nord-Est produttivo ed è ancora Sud. Sì! Per i
Belgi, gli Svizzeri, i Tedeschi che chiedevano braccia dopo la seconda guerra mondiale, Sud
era la Puglia, la Sicilia, la Calabria e Sud era il Veneto, il Friuli: “Siamo emigrati tutti qui”,
quattro parole, sempre le stesse».
dal 22 febbraio al 4 marzo 2017
O come buco
testo e regia Giovanni Lo Monaco
con Vincenzo Ferrera, Marta Lunetta
scene Daniele Franzella
costumi Dora Argento
produzione Teatro Biondo Palermo
O come buco è il terzo spettacolo di una tetralogia di Giovanni Lo Monaco sui rapporti
parentali. Un percorso cominciato alcuni anni fa con Youknow..., cui ha fatto seguito, lo
scorso anno, il primo studio su A fondo.
Il nucleo ossessivo, comune a queste drammaturgie, è la famiglia tradizionale, un’istituzione
che – secondo Lo Monaco – mostra ormai limiti di ogni genere: «La vediamo difatti
sminuzzarsi, in modo proteiforme, in diversi modelli il cui unico elemento di riconoscibilità e
identificazione rimane il legame affettivo tra i suoi membri. Nella mia ricerca tento di portare
questo elemento alla sua estremizzazione che è l’incesto, allo scopo di creare, nell’incrinatura
vischiosa di relazioni che hanno smarrito il confine, un importante punto di domanda».
O come buco è la storia di questo tipo di legami, una tragedia in salsa contemporanea nella
quale il tabù dell’incesto serve come espediente per svelare quello che, secondo Lo Monaco, è
il vero tabù dei nostri giorni, ossia la rappresentazione di un certo tipo di famiglia, quella
“nucleare”, dove spesso si condensa un insieme di valori che assumiamo come dato oggettivo,
naturale e inconfutabile. Valori che questo spettacolo, provocatoriamente, vuole mettere in
discussione.
dal 15 al 25 marzo 2017
Nel nome del padre
di Luigi Lunari
regia Alfio Scuderi
con Paolo Briguglia e Silvia Ajelli
produzione Teatro Biondo Palermo
Due giovani si trovano in un luogo misterioso, che presto si rivela come una sorta di
purgatorio, dove essi devono liberarsi dai loro drammatici ricordi per approdare ad una
meritata pace eterna. Rosemary e Aldo provengono dai poli opposti della nostra società: sono
figli di due importanti uomini politici, storicamente esistiti, di contrapposte posizioni
ideologiche. Lei è figlia di un uomo potentissimo, un vero e proprio protagonista del mondo
del potere e del danaro, lui è il figlio di un povero rivoluzionario, per lungo tempo esule dalla
sua patria, che lotta per sconfiggere quel mondo ed imporre una nuova eguaglianza tra gli
uomini. Diciamo pure “una capitalista” e “un comunista”. Entrambi i figli hanno pagato un
durissimo prezzo alla personalità e alle ambizioni – pur così diverse – dei loro padri, dai quali
sono rimasti irrimediabilmente schiacciati. Il dramma si sviluppa intorno al serrato dialogo
liberatorio di questi due personaggi, nel luogo dell’anima non ben precisato dove
s’incontrano, quasi una sala d’attesa verso un ipotetico aldilà.
dal 29 marzo al 2 aprile 2017
Assassina
di Franco Scaldati
riduzione e regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi
scene e costumi di Mela Dell’Erba
musiche e canti originali composti ed eseguiti in scena dai Fratelli Mancuso
con Enzo Vetrano, Stefano Randisi
e i Fratelli Mancuso
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
Una vecchina e un omino vivono nella stessa casa dove si preparano da mangiare, si lavano,
parlano e giocano coi loro animali: la gallina Santina e il topo Beniamino. Alla parete sono
appesi i ritratti dei genitori, che di tanto in tanto fanno sentire la loro voce con lirici assoli o
divertiti commenti. Ma la vecchina e l’omino non si conoscono, non si sono mai incontrati,
anzi ignorano l’uno l’esistenza dell’altro. E quando improvvisamente, una notte, si scoprono a
dormire nello stesso letto, che ognuno ovviamente giura essere il suo, comincia un’infinita
sequenza di battibecchi, interrogatori, accuse e smentite, scambi di identità.
Dopo Totò e Vicè, Vetrano e Randisi tornano a proporre il teatro di Franco Scaldati
affrontando uno dei suoi testi più metafisici e divertenti allo stesso tempo.
dal 5 al 9 aprile 2017
Boxe
ideazione e regia Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
testo Enrico Ballardini
con Filippo Farina, Veronica Lucchesi, Dario Mangiaracina, Mariagrazia Pompei,
Quinzio Quiescenti, Stefania Ventura, Gisella Vitrano
e con la partecipazione straordinaria di un pugile professionista
disegno luci Clarissa Cappellani, Anna Petra Trombini
produzione Teatro Biondo Palermo / Associazione Civilleri-LoSicco
in collaborazione con Scenica Frammenti / Trasparenze Festival e Residenze / Teatro
Biblioteca Quarticciolo di Roma.
Per Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco il ring è un palcoscenico e il palcoscenico è un ring.
Quando il pugile sale sul quadrato non è solo:attorno a lui c’è il team,attorno al team c’è il
pubblico. Il pugile resiste a colpi durissimi, sfida il sistema. Il suo team è lì, attorno al
quadrato, a ricordargli che lui è l’eroe designato a condurre tutti alla vittoria. Il pubblico
partecipa alle gesta dell’eroe.
«Questa è la favola che tutti noi vorremmo ascoltare sulla boxe – affermano i registi – ma nel
nostro mondo non è così. Lo specchio riflette un’immagine abbastanza desolante, un mondo
svuotato che non cerca più eroi, ma uomini e donne preconfezionati. Il pugile è l’attore di una
farsa. Il team è un ingranaggio che tiene le fila di un mondo svuotato di senso. Il pubblico è
solo un insieme di occhi che assistono. Questa è la favola sulla boxe che nessuno di noi
vorrebbe ascoltare».
dal 3 al 7 maggio 2017
Aspettando Antigone
di Claudio Zappalà
regia Mauro Avogadro
con Dario Battaglia, Vladimir Randazzo, Nicasio Catanese, Ivan Graziano
elementi scenici Aurora Buzzetti, Francesca Innocenti
costumi Ivan Bicego Varengo
produzione C.T.M. Centro Teatrale Meridionale
Il giovane Claudio Zappalà ha scritto questo testo, già vincitore del “Premio Cendic-Segesta
2015”, nell’ambito del Laboratorio di drammaturgia della “Scuola dei mestieri dello
spettacolo” del Teatro Biondo. L’autore reinventa il mito mettendo in luce personaggi
tutt’altro che eroici, che nella tragedia di Sofocle non hanno alcun peso: le quattro guardie che
sorvegliano il cadavere di Polinice, alle quali è restituita una rinnovata dignità, quella
dell’uomo comune che discute sulla vita e l’affronta quotidianamente nell’impossibilità di
decifrarla. Il regista Mauro Avogadro dà corpo al mito in un senso tutto contemporaneo di
smarrimento, incarnato da personaggi che si muovono tra speranze, utopie e giovanili slanci
puntualmente disattesi. Al linguaggio asciutto e ironico è affidato il compito di smorzare
delusioni e malinconia, ma anche di dare voce ai piccoli desideri quotidiani in cui rifugiarsi.
I quattro sono trascinati da eventi più grandi di loro e si sottomettono a un senso
dell’obbedienza imposto dall’esterno, agiscono, eseguono ordini senza capirne il senso, senza
avere il coraggio di opporsi: ci somigliano nelle pigrizie e nelle vigliaccherie, ma anche nei
desideri di pace e di vita tranquilla. Poetici e commoventi, ci dimostrano come i grandi testi di
teatro di ogni epoca offrano spunti e possibilità nuove per essere riscritti, riletti e interpretati
sulla scena.