MPT – PQ – L'atomo, le particelle elementari e la radioattività L'atomo Le particelle elementari L'atomo è costituito dalle particelle elementari. Esistono tante particelle elementari ma solamente tre sono fondamentali per capire come è fatto un atomo: protone neutrone elettrone Caratteristiche delle particelle elementari Al contrario di molte cose della vita comune le particelle elementari possono essere descritte in maniera molto semplice. Possiedono infatti solamente due caratteristiche fondamentali: la carica elettrica e la massa. Vediamo in dettaglio queste caratteristiche. La carica elettrica Capire che cosa è la carica elettrica non è facile. Ricordiamone aspetti comuni. La carica elettrica ha due poli, ci sono cariche positive e cariche negative. Cariche elettriche di segno opposto si attraggono mentre le cariche elettriche dello stesso segno si respingono. È facile calcolare questa forza, attraverso la Legge di Coulomb Molto importante è il ruolo della distanza. Anche una piccola variazione della distanza tra le due cariche causa una grossa variazione della forza di attrazione/repulsione che avvertono vicendevolmente. L'unità di misura della carica elettrica storicamente è stata fissata in 1 Coulomb, che corrisponde alla quantità di carica che transita in un secondo in un conduttore che ha un flusso di 1 Ampere. (L' ampere ha a sua volta una definizione di base ancora più contorta). Tuttavia non esistono cariche elettriche inferiori alla carica elettrica elementare delle particelle atomiche. Sia l'elettrone, sia il protone possiedono lo stesso valore di carica elementare (con segni opposti): 1.6021 * 10-19 C. Un tipico modo per evidenziare gli elettroni è il tubo catodico. Dal catodo riscaldato ad incandescenza gli elettroni si liberano nel tubo e viaggiano verso l'anodo. A seconda dell'atmosfera che incontrano possono avvenire diversi fenomeni: • Senza vuoto: scintillazione • Ne bassa pressione: luce rossa soffusa • Vuoto spinto: fluorescenza dell'anodo 1 MPT – PQ – L'atomo, le particelle elementari e la radioattività Visto che tutti i metalli producono un identico comportamento se inseriti come catodo nel tubo catodico si deduce che si tratti del movimento degli elettroni. Con un esperimento analogo, utilizzando però un catodo forato e controllando la quantità di gas all'interno del tubo catodico si è poi anche osservata l'esistenza delle cariche positive. In questo caso il risultato dipende dal tipo di gas utilizzato e quindi si tratta di gas ionizzati positivamente che volano verso il catodo carico negativo. Questi ioni si producono a causa del violento urto degli elettroni liberati dal catodo, che accelerati verso l'anodo incontrano atomi di gas. L'urto è talmente violento che dall'atomo di gas si stacca un ulteriore elettrone. I due elettroni risultanti proseguono la loro corsa verso l'anodo mentre il gas ionizzato si dirige nella direzione opposta e può, tramite catodo forato essere messo in evidenza quando urta la parete del tubo catodico. Se per esempio per l'esperimento si usa idrogeno, al catodo forato si osservano i protoni. La massa Nel 1932 Chadwick scopre una nuova particella, simile al protone, che però non è elettricamente carica. La sua massa è pressoché uguale a quella del protone. È la scoperta del neutrone. La massa degli elettroni è anche determinata e risulta essere invece molto inferiore. Particella Massa Kg Massa UMA Carica C Carica elem. protone 9.1093*10-31 1,0072000 1.6021*10-19 negativa neutrone 1.6726*10-27 1,0086000 0 neutra elettrone 1.6749*10-27 0,0005486 -1.6021*10-19 positiva Nota • Le particelle e, p, n sono uguali in tutti gli atomi indipendentemente dal tipo di atomo • La massa di protone e neutrone è pressoché uguale, mentre gli elettroni pesano molto meno, esattamente 1/1836 della massa di questi • Protoni ed elettroni hanno esattamente la stessa carica elettrica, ma con segno opposto • Negli atomi, che sono neutri, ci sono lo stesso numero di protoni ed elettroni, mentre invece il numero di neutroni può variare. Rutherford e la struttura dell'atomo L'esperimento di Rutherford mostro come le particelle elementari sono organizzate all'interno degli atomi. Per fare questo R. prese delle sottilissime lamine di oro (spesse solamente alcune migliaia di atomi) e le bombardò con particelle alfa (due protoni e due neutroni soli, in pratica un nucleo di elio) 2 MPT – PQ – L'atomo, le particelle elementari e la radioattività 3 prodotte da un campione di Ra. La maggior parte delle particelle attraversava la lamina senza essere perturbata, mentre alcune di esse venivano deviate da poco a moltissimo (alcune addirittura tornavano praticamente indietro). Sulla base di un approfondita analisi matematica delle traiettorie di queste particelle dimostrò che gli atomi possiedono un nucleo nel quale risiede praticamente tutta la massa e tutta la carica positiva degli atomi. Il nucleo è estremamente piccolo, il suo diametro corrisponde a circa 1/100000 del diametro dell'atomo intero!!! Regole per gli elementi • Gli elementi sono caratterizzati dal numero di protoni nel nucleo (6 protoni carbonio, 1 protone idrogeno, 79 protoni oro, ecc.) Il numero di protoni nel nucleo è chiamato NUMERO ATOMICO e abbreviato con Z. Il numero atomico si scrive in basso a sinistra del simbolo. • Gli elementi della tavola periodica sono neutri e quindi il numero di elettroni corrisponde al numero dei protoni nel nucleo • Il numero dei neutroni invece può variare. Per questo motivo esistono gli isotopi Gli elementi e gli isotopi Isotopo significa letteralmente “nello stesso luogo”. Gli isotopi sono quindi suddivisioni all'interno di un singolo elemento chimico. Questa suddivisione è quindi unicamente possibile a livello del numero di neutroni presenti nel nucleo. Un singolo isotopo consiste in una precisa combinazione di protoni e neutroni. Il numero che si ottiene sommando i protoni ed i neutroni si chiama NUMERO DI MASSA con simbolo A e si scrive in alto a sinistra del simbolo dell'elemento. Il numero di massa e il numero atomico caratterizzano un isotopo. La maggior parte degli elementi possiedono più di un isotopo. Alcuni elementi possono anche avere isotopi radioattivi, cioè non stabili. Qui sotto troverete alcuni rilevanti esempi della moltitudine di isotopi esistenti. Gli isotopi dell'idrogeno 1H 2H 3H Idrogeno “normale” Deuterio Trizio 99,97% 0,03% Rarissimo Idrogeno normale. Principale combustibile solare. 4 atomi di idrogeno nel sole si fondono in un atomo di elio liberando grandi quantità di energia. Idrogeno che forma la cosiddetta acqua pesante. Utilizzata per rallentare i neutroni nelle centrali nucleari. Usato in combinazione col Trizio per costruire bombe H, e per applicazioni in fase di studio sulla fusione nucleare controllata Usato in combinazione col Trizio per costruire bombe H, e per applicazioni in fase di studio sulla fusione nucleare controllata MPT – PQ – L'atomo, le particelle elementari e la radioattività Gli isotopi del carbonio 12C 13C 14C 99,00% 1,00% Rarissimo Stabile Stabile Radioattivo Carbonio normale Carbonio normale. Per una sua particolare proprietà magnetica spesso il 13C è usato per la risonanza magnetica nucleare e lo studio delle proteine. Si forma negli strati alti dell'atmosfera a causa del bombardamento di neutroni solari sugli atomi di azoto. Entra nella catena alimentare. La sua concentrazione nella biosfera vivente è costante (si forma ma si autodistrugge essendo radioattivo). La sua radioattività ci permette la datazione dei reperti archeologici. Gli isotopi dell'uranio 238U 235U Radioattivo, emettitore alfa, non fissile Radioattivo, emettitore alfa, fissile 99,30% 0,70% Fino a poco tempo fa questa forma di uranio era assolutamente inutile e considerata prodotto di scarto dell'arricchimento dell'uranio fissile. Negli ultimi tempi tuttavia è avanzata l'applicazione della costruzione di proiettili convenzionali all'uranio impoverito (238 U che non contiene 235U). Questi proiettili offrono il vantaggio di essere molto pesanti con una densità di circa 24 Kg/l (che va paragonata a quella del oro 19 Kg/l o del piombo 11.4 Kg/l) e di bruciare violentemente una volta avvenuto l'impatto. L'uranio infatti contrariamente al piombo o ad altri metalli utilizzati per la fabbricazione di proiettili, è facilmente infiammabile e brucia in maniera analoga a quella del magnesio dei flash. L'impatto ambientale dell'impiego di tali proiettili e purtroppo disastroso, in quanto il metallo, una volta bruciato forma polveri fini che si disperdono contaminando ampie zone; bisogna ricordare che si tratta pur sempre di un materiale radioattivo. L'arricchimento dell'uranio è un processo di facile comprensione, anche se a livello tecnologico necessita di impianti ciclopici. La miscela di isotopi di uranio è trasformata in esafluoruro di uranio. Il fluoro ha un unico isotopo presente in natura questo permette di formare due sostanze simili ma con punti di ebollizione impercettibilmente diversi 235U19F e 238U19F . Il primo, più leggero può essere separato dal 6 6 secondo attraverso un processo simile ad una distillazione frazionata (forse più simile ad una cromatografia a fase gassosa) i cui dettagli sono gelosamente custoditi. La sua fissione spontanea è utilizzata per la produzione di energia elettrica e per la costruzione di bombe atomiche. Nella fissione il nucleo si spacca in due parti, solitamente una delle due parti ha circa 1/3 della massa del nucleo di 235U e l'altra 2/3. In questo processo si liberano 3 neutroni che a loro volta, se colpiscono un altro nucleo di 235 U stimolano la fissione. A seconda del controllo dei neutroni si possono avere reazioni controllate (solo 1 su 3 dei neutroni propaga la reazione, applicazioni civili) o incontrollate (più di un neutrone che propaga la reazione, bombe A). In ogni caso per poter essere utilizzato deve essere arricchito almeno al 3%. Con l'arricchimento aumenta però anche il rischio di superare la massa critica e di avere una reazione incontrollata spontanea. La massa critica è data dal fatto che subendo una fissione spontanea questo isotopo emette neutroni che stimolano altre fissioni. I neutroni che colpiscono altri atomi di 235U causano successive fissioni, mentre se colpiscono nuclei di 238U questo non avviene. 4 MPT – PQ – L'atomo, le particelle elementari e la radioattività Radioattività Un po' di teoria Se si hanno N particelle radioattive si può definire la probabilità che un certo numero di queste particelle si scompongano (dN, variazione del numero di N) in un lasso di tempo (dt, variazione del tempo) in funzione delle particelle iniziale e di una costante specifica di probabilità (Eq. 1) Illustrazione 1: Eq. 1 Schematicamente se in un periodo di tempo unitario (es. 1 secondo) dt avete la probabilità che su 10 particele una si decomponga si avrà k = 1/10 espresso in [1/s]. Naturalmente usando altre unità di tempo si potranno avere spesso anche unità di misura come [1/minuto] [1/giorno] [1/anno]. La scelta dell'unità di tempo è di solito fatta in funzione della velocità del processo di decadimento. In un certo senso Eq.1 collega la quantità di materiale radioattivo presente (che può sia essere espresso in moli sia in numero di atomi) con la quantità di decadimenti e quindi la quantità di radiazioni che si possono misurare in un lasso di tempo dN/dt (quantità di radiazioni misurate col contatore nell'unità di tempo scelta). Da questa equazione attraverso un trattamento matematico per voi ancora misterioso si arriva a formulare l'equazione del decadimento radioattivo (Eq. 2). Nt è il numero di particelle al tempo t, N0 è il numero di Illustrazione 2: Eq. 2 particelle all'inizio, e è l'esponenziale in base e (vedi la calcolatrice) e t deve essere espresso nella stessa unità di misura della costante k cioè se è in [1/s] allora il tempo sarà in [s]. Dare un valore pratico a k è difficile. Tuttavia k è legato al tempo di dimezzamento dall'equazione. Il tempo di dimezzamento è invece di facile interpretazione grafica; corrisponde infatti al tempo per il quale N particelle diventano Illustrazione 3: Eq. 3 N/2 a causa del decadimento radioattivo (vedi grafico ed Eq. 3). A volte può essere necessario risalire al tempo t dalla proporzione tra Nt e N0. L'equazione (Eq. 2) presentata sopra può essere risolta per t e si ottiene la relazione indicata dall'Eq. 4. La funzione ln è il logaritmo esponenziale in base e (l'inverso della funzione exp) e la trovate sicuramente sulla vostra calcolatrice. Una discussione dettagliata di potenze e logaritmi è rimandata Illustrazione 4: Eq. 4 al corso di matematica. 5