Domande e risposte temi d`esame

annuncio pubblicitario
ANALISI e CONTABILITA’ dei COSTI
1. Analisi comparata di contabilità generale e contabilità analitica. (31-05-2011)
La contabilità analitica è un insieme di determinazioni economico-quantitative con le quali si calcolano i
costi, i ricavi e i risultati economici di particolari oggetti all’interno del sistema aziendale; i tipici oggetti di
determinazione dei costi sono i prodotti. Le differenze tra la contabilità generale e la contabilità analitica
riguardano:
 Epoca di riferimento/Tempo → dati riferiti a operazioni già avvenute; dati riferiti alla gestione passata ma
anche informazioni aventi carattere previsionale.
 Oggetto di rilevazione → fatti di gestione aziendale d’insieme aventi manifestazione numeraria;
utilizzazione delle risorse nei processi produttivi d’impresa.
 Classificazione dei costi → per natura fisico-economica; per natura e secondo altri criteri (comportamento
in rapporto al volume produttivo, modo di imputazione ai loro oggetti, modo di programmazione).
 Precisione e tempestività → dati precisi più ancora che tempestivi; dati tempestivi più ancora che precisi.
 Utilizzo direzionale → saltuario (per ciò che concerne costi e ricavi di competenza dell’esercizio in base
alla loro manifestazione numeraria); continuativo nei processi decisionali e di controllo di gestione.
 Obbligatorietà → obbligatoria e disciplinata dalla legge civile e fiscale; libera da vincoli di legge.
 Metodologia di rilevazione → si basa sulla partita doppia; si svolge contabilmente o extra-contabilmente.
2. Quali sono gli scopi della contabilità analitica?
Gli scopi assegnabili alla contabilità analitica possono ricondursi alle 3 categorie seguenti:
 Valutare le rimanenze di magazzino e altri elementi del patrimonio aziendale, per rendere possibile la
redazione del bilancio d’esercizio.
 Orientare le decisioni aziendali, aventi per oggetto i prodotti o altre combinazioni produttive particolari,
secondo criteri di convenienza economica.
 Permettere il controllo economico della gestione per ciò che concerne l’efficienza.
3. In che cosa differisce il “cost management” dal “cost accounting”?
Il cost accounting è un insieme di determinazioni economico-quantitative mediante le quali si calcolano i
costi di particolari oggetti, individuabili all’interno del sistema aziendale.
Il cost management è un insieme di tecniche e di metodi di pianificazione, misurazione e feed-back che,
muovendo da un sistema di base di calcolo dei costi, consente di gestirne le cause nell’intento di migliorare
tutti i processi aziendali per una più efficace gestione dei prodotti/servizi in termini di qualità/costi.
4. In che cosa consiste la configurazione di “costo pieno industriale” e in che cosa differisce rispetto al
“costo diretto”? E rispetto al “costo variabile”?
Il costo industriale è dato dalla somma del costo delle materie prime più i costi di trasformazione industriale
delle medesime (MOD e MOI, materiali ausiliari, stipendi tecnici, energia elettrica, ammortamenti,
ecc.).Rispetto al costo diretto, il costo industriale include anche i costi indiretti industriali (quote di
ammortamento, stipendi tecnici, ecc.) mentre non include gli eventuali costi diretti non industriali.
Rispetto al costo variabile, il costo industriale include anche i costi fissi di natura industriale, mentre non
include i costi variabili non industriali (servizi esterni).
5. Si illustri il significato di “configurazione di costo pieno industriale” ed i suoi collegamenti con l’utile lordo
industriale.
La configurazione di costo industriale è data dalla somma del costo delle materie prime più i costi di
trasformazione industriale delle medesime; il conto economico di analisi reddituale con il costo industriale,
conduce per ciascun prodotto alla determinazione di un risultato economico noto come “utile lordo
industriale” (per cui i costi non industriali vengono esclusi dalla imputazione ai prodotti) e alla
determinazione del valore delle rimanenze di magazzino (valutate a costi industriali).
L’utile lordo industriale è dato da:
Ricavi di vendita prodotto X
- Costi industriali prodotto X
= Utile lordo industriale
6. Illustrare le differenze tra “Full costing” e “Direct costing”. (31-05-2011)
In base alla configurazione di costo prescelta, si perviene a 2 tipologie di contabilità analitica (cost
accounting): direct costing, cioè una contabilità a costi variabili (sinonimo di costo direttamente
proporzionale al volume) e full costing, cioè una contabilità a costi pieni (sinonimo di costo pieno
comprensivo non solo di costi industriali, ma anche di altra natura).
1
7. Si illustrino le relazioni esistenti tra configurazioni di costo e margini economici, chiarendone il
significato. (x 2)
Quando si imputano ai prodotti i soli costi variabili (direct costing) e i costi fissi sono quindi considerati
come “costi di periodo”, il risultato economico di prodotto evidenziato assume la configurazione di margine
lordo di contribuzione. Le rimanenze di magazzino inoltre vengono valutate a costi variabili.
Ricavi del prodotto X – Costi variabili del prodotto X = Margine lordo di contribuzione
Il margine lordo di contribuzione di un prodotto è il risultato economico con cui quel prodotto contribuisce
alla copertura dei costi fissi e all’ottenimento del profitto aziendale.
Il conto economico di analisi reddituale basato sui costi diretti viene rappresentato con una variante che ne
arricchisce le potenzialità informative ad uso direzionale: i costi fissi vengono distinti in due categorie, costi
fissi diretti (imputati ai prodotti) e costi fissi indiretti (non imputati).Di ciascun prodotto si determinano così
due livelli di margine di contribuzione: il margine lordo di contribuzione e il margine semilordo di
contribuzione. Quest’ultimo segnala il reddito di specifica competenza di un prodotto, conseguito
impiegando risorse finalizzate a quell’oggetto, senza considerare le risorse “generali” o “comuni”. Si rivela
utile per valutazioni di convenienze economica aventi ad oggetto l’eventuale eliminazione del prodotto in
questione, oltre che per il controllo dell’efficienza economica a livello di prodotto.
Infine abbiamo l’utile lordo industriale, per cui i costi non industriali vengono esclusi dall’imputazione ai
prodotti e la determinazione del valore delle rimanenze di magazzino è a costi industriali.
8. Illustrare le differenza della contabilità analitica all’interno dei diversi sistemi di produzione (produzione
di serie e produzioni su commessa).
Le aziende con produzioni in serie → produzione di tipo standardizzato, programmazione della produzione
basata sulle quantità producibili in un determinato periodo di tempo, esistenza di un distinta-base,
esistenza di cicli di lavorazione.
In tale realtà le caratteristiche della contabilità dei costi sono: determinazione a preventivo dei costi
corrispondenti a condizioni normali di svolgimento della gestione (cioè costi standard); a consuntivo
determinazione periodica del costo di prodotto (costi effettivamente sostenuti nel periodo).
Le aziende con produzioni su commessa → produzione eseguita su richiesta specifica del cliente, prodotti
differenti gli uni dagli altri, sviluppo di un programma produttivo a breve termine a livello di commessa,
distinta-base e ciclo di lavorazione mancano.
In tale realtà le caratteristiche della contabilità dei costi sono: non esiste un costo standard di commessa; a
preventivo vengono formulati dei preventivi ad hoc per la valutazione della convenienza economica
dell’offerta (preventivo d’offerta) e per il controllo economico della commessa (preventivo esecutivo); si
costruiscono periodicamente dei preventivi aggiornati che riflettano lo stato di avanzamento dei lavori; la
contabilità a costi consuntivi rappresenta il calcolo del costo effettivamente sostenuto per la specifica
commessa.
9. Cos’è il principio causale?
La ripartizione dei costi comuni su base multipla va fatta rispettando il principio causale o funzionale,
secondo il quale si devono assegnare ad ogni oggetto di costo valori che siano espressione quanto più
significativa possibile del concorso offerta da ciascun fattore produttivo all’oggetto medesimo. Utilizzare il
principio causale significa analizzare a fondo il modello di fabbisogno di risorse che un oggetto richiede.
10. Quali sono i limiti della ripartizione su “base unica” dei costi indiretti?
Ripartizione su base unica significa che il totale dei costi comuni viene ripartito in proporzione ad una sola
grandezza nota. Ripartizione su base multipla significa che il totale dei costi comuni viene suddiviso in
classi omogenee, a ciascuna delle quali si applica un criterio di ripartizione appropriato; tale procedimento
si propone di conferire maggiore attendibilità all’imputazione dei costi comuni.
Il principio generale di ripartizione dei costi indiretti è il principio causale, che si basa sull’assegnare ad
ogni oggetto valori di costo che esprimano il concorso di ciascuna risorsa all’ottenimento dell’oggetto
stesso; questa principio viene messo in pratica utilizzando una ripartizione su base multipla.
Quindi i costi indiretti vanno imputati in base a parametri idonei a riflettere la “causa” che ne ha provocato il
sostenimento; ossia in base ad una pluralità di criteri di imputazione, ciascuno adatto ad una categoria di
costo indiretto.
2
11. Contabilità per centri di costo: funzione, requisiti dei centri di costo e iter si volgimento (fasi di lavoro).
Questo tipo di contabilità utilizza i centri di costo come oggetti intermedi di calcolo che contribuiscono a
rendere più attendibile la determinazione del costo di prodotto; favorisce l’applicazione del principio
causale; aiuta la direzione a prendere decisioni “corrette”; imputa i costi ai centri e con ciò aiuta a guidare e
responsabilizzare i manager in termini di efficienza economica. I costi sono imputati ai prodotti in parte per
natura (costi diretti di prodotto) e in parte per destinazione (destinati ai centri dove sono sostenuti).
I requisiti dei centri di costo sono: l’omogeneità delle operazioni compiute, omogeneità della dotazione di
fattori produttivi (cioè della composizione dei relativi costi), significatività/rilevanza in termini di importo dei
costi sostenuti presso un dato centro. Si distinguono centri produttivi, centri ausiliari o di supporto e centri
di struttura o generali o funzionali.
L’iter di svolgimento della contabilità per centri di costo consiste in:
1. Imputazione dei costi dei fattori produttivi ai centri in cui sono stati sostenuti.
2. Ribaltamento dei centri ausiliari (e generali) sui centri produttivi.
3. Quantificazione del determinante dei costi dei centri produttivi.
4. Imputazione dei centri produttivi ai prodotti.
5. Imputazione dei costi diretti ai prodotti.
12. Contabilità senza centri di costo con determinante costi generali la MOD. Come mai questo metodo
non è propriamente corretto?
13. In che senso la “ripartizione dei costi indiretti” può influenzare l’attendibilità delle informazioni prodotte
da una contabilità per centri di costo?
Alcuni costi indiretti sono propri dei centri produttivi e non è detto che un’unica base di ripartizione sia in
grado di misurare il fabbisogno che di essi lo specifico prodotto richiede; inoltre ingenti costi indiretti
sostenuti in centri di supporto finiscono per essere imputati ai prodotti in base ad uno o pochi criteri, che
sovente trovano la loro giustificazione nel fatto che si riferiscono a risorse un tempo importanti o addirittura
perché la relativa informazione (ad esempio le ore di lavoro) è sempre disponibile, per cui “tanto vale
usarla”.
14. Limiti della contabilità per centri di costo (in particolare legati ai centri di costo indiretti)? (x 2)
La contabilità per centri di costo:
 benché abbia come criterio ispiratore il principio causale, spesso conduce ad un costo pieno di prodotto
poco attendibile;
 evidenzia una struttura del costo di prodotto che riflette la struttura organizzativa, ma non rende visibili i
costi generati dalla complessità gestionale e fenomeni di rilevanza manageriale;
 porta a sovvenzioni incrociate, cioè fa apparire redditizi prodotti che non lo sono e antieconomici prodotti
che lo sono;
 può portare a decisioni errate sui prodotti (prezzo di vendita, mix produttivo, make or buy…).
15. Logica di base dell’ABC?
L’ABC mira a determinare un costo pieno di prodotto:
 evitando le distorsioni provocate da una ripartizione spesso semplicistica dei costi indiretti;
 evidenziando a livello di prodotto fenomeni di rilevanza manageriale ai fini del miglioramento della
gestione;
 individuando le cosiddette “attività” richieste da un prodotto per il suo ottenimento e la sua gestione;
 individuando il determinante di costo o “cost driver” relativo alle suddette attività.
L’ABC scompone il business in: attività primarie (logistica, produzione, marketing e vendite, servizi alla
clientela), attività di supporto (approvvigionamenti, gestione del personale), attività infrastrutturali di
carattere generale (attività amministrative).
Inoltre suddivide i costi indiretti nelle seguenti categorie: costi indiretti sostenuti nello svolgimento di attività
produttive; costi indiretti sostenuti nello svolgimento di attività ausiliarie o di supporto alla produzione; costi
indiretti relativi ad attività di direzione e di gestione generale dell’area produzione; costi indiretti relativi ad
attività non catalogabili nell’area della produzione.
Il modello ABC riserva particolare attenzione inoltre alle attività di supporto e, in particola lare, alle
cosiddette transazioni; queste sono le attività che comportano scambi di materiali e/o informazioni
necessari per lo svolgimento della produzione. Si suddividono in transazioni di logistica, di bilanciamento,
di qualità, di cambiamento; esse sono originate soprattutto da strategie di differenziazione del prodotto che
riguardano la qualità, la tempestività di consegna, la varietà della gamma, ecc.
3
16. Che cosa si intende per attività (e processo)? Le si individuino in una funzione aziendale.
Per attività si intende l’insieme di operazioni elementari di gestione tecnicamente omogenee, i cui costi
hanno un determinante comune.
Per processo si intende l’insieme di attività aventi in comune un “obiettivo”.
Ad esempio all’interno della funzione aziendale relativi agli approvvigionamenti, possiamo distinguere
l’attività di emissione degli ordini di acquisto ai fornitori da un alto, e l’attività di “certificazione” dei fornitori
stessi dall’altro. Queste attività sono tecnicamente distinte pur facendo entrambe parte del lavoro di
approvvigionamento di un’organizzazione; la prima è un’attività amministrativa, mentre la seconda ha a
che vedere con la selezione dei fornitori. Nei due casi cambia non solo il tipo di operazioni compiute, ma
anche il tipo di conoscenze tecniche richieste per svolgerle.
All’interno della funzione risorse umane, possiamo individuare attività legate al reclutamento, alla
formazione, alla valutazione, alla politica retributiva, ecc.
All’interno della logistica troviamo le attività di progetto (gestione e coordinamento delle operazioni di
progettazione), attività di supporto (gestione di prodotti ad alta tecnologia), attività riguardante i grandi
volumi (gestione e movimentazione di grandi quantità di materiali sfusi).
17. Si illustrino le relazioni esistenti tra “attività” e “centri di costo”.
Per attività si intende l’insieme di operazioni elementari di gestione tecnicamente omogenee, i cui costi
hanno un determinante comune; nell’ABC le attività svolgono la funzione di oggetti di calcolo intermedi per
arrivare alla determinazione del costo di prodotto.
Nella contabilità analitica invece, l’oggetto intermedio di calcolo è costituito dal centro di costo (produttivo,
ausiliario o generale) che può essere a sua volta suddiviso in una pluralità di attività.
18. Che cosa si intende per cost driver “ultimo” e per cost driver “immediato” e quando vengono utilizzati?
Cost driver significa “causa” o “determinante” dei costi di un’attività.
Il cost driver immediato (o unità di misura del fabbisogno) indica un criterio attendibile di attribuzione dei
costi delle attività ai prodotti o meglio consiste in un’unità di misurazione del fabbisogno di attività che un
certo prodotto manifesta.
Il cost driver ultimo consiste nell’individuazione della causa dei costi indiretti che consente di adottare
azioni di miglioramento idonee a ottimizzare l’efficienza della gestione.
19. Confronto tra ABC e metodo tradizionale.
L’iter di svolgimento della contabilità per centri di costo consiste in:
1. Imputazione dei costi dei fattori produttivi ai centri in cui sono stati sostenuti.
2. Ribaltamento dei centri ausiliari (e generali) sui centri produttivi.
3. Quantificazione del determinante dei costi dei centri produttivi.
4. Imputazione dei centri produttivi ai prodotti.
5. Imputazione dei costi diretti ai prodotti.
Le fasi che caratterizzano la metodologia ABC sono le seguenti:
1. Imputazione dei costi diretti ai prodotti.
2. Imputazione dei costi indiretti alle attività che ne determinano il sostenimento.
3. Individuazione del cost driver “immediato” di ciascun tipo di attività.
4. Calcolo del costo per unità di driver di attività.
5. Imputazione dei costi delle attività ai prodotti in base al fabbisogno di attività che ciascuno di essi
manifesta.
La differenza fondamentale tra i 2 metodi sta nell’oggetto intermedio di accumulo dei costi, che è il centro
di costo nella contabilità tradizionale ed è l’attività nell’ABC.
Inoltre esse riflettono due chiavi di lettura differenti dell’azienda: la prima è di tipo organizzativo-strutturale,
la seconda ha un significato più strategico-gestionale (sia quando l’oggetto focalizzato è la singola attività,
sia quando è il processo). In genere le singole attività sono collegabili ai centri di costo mediante una
scomposizione di questi ultimi.
Il vantaggio offerto dall’ABC rispetto ad un sistema basato sui centri di costo sta nel fatto che con il primo è
possibile risalire ai costi delle attività occorrenti per produrre un certo bene e da qui ai determinanti da cui i
costi stessi dipendono; mentre ragionando per centri di costo si riesce a quantificare in termini economici il
contributo che ogni unità organizzativa della struttura ha dato alla produzione stessa, senza offrire
informazioni esaurienti sull’onerosità di specifiche operazioni e sulle variabili da cui questa dipende.
4
20. Quali sono gli scopi perseguibili con l’ABC?
Con il calcolo del costo di prodotto secondo i canoni dell’ABC, il management aziendale può disporre di
informazioni utili per raggiungere una molteplicità di scopi:
1. per formulare una pluralità di decisioni di valenza strategica, aventi per oggetto i prodotti, secondo
criteri di convenienza economica (queste decisioni sono basate su costi pieni perché riguardano la
capacità produttiva), come per esempio:
- valutazione delle conseguenze del ridimensionamento o dell’eliminazione di prodotti poco redditizi;
- valutazione delle conseguenze di variazioni di prezzo di prodotti già nella gamma;
- valutazione delle conseguenze di acquisti esterni (make or buy).
2. per controllare l’economicità dei singoli prodotti e intraprendere eventuali azioni di miglioramento
idonee a ridurre i corrispondenti costi:
- stimolare modifiche del prodotto per semplificarlo;
- stimolare la semplificazione del processo produttivo per ridurre i costi di set-up;
- stimolare la ridefinizione del layout per ridurre i costi di movimentazione materiali;
- stimolare il miglioramento della qualità per ridurre i costi di ispezione sui prodotti finiti.
3. per programmare, secondo criteri più razionali, i fabbisogni di risorse indirette ed i corrispondenti costi e
così facilitare la pianificazione, il budgeting e il controllo di aree di responsabilità dove è massiccia la
presenza di costi non “parametrici” (cioè discrezionali e vincolati).
21. In che senso il “costo pieno ABC” può essere più attendibile di quello determinato con sistemi contabili
tradizionali. (x 2)
Il “costo pieno ABC” non è un costo pieno “tradizionale” (cioè complessivo) poiché non considera i costi
operativi; non è un costo “variabile” tradizionale (direct costing) poiché considera costi fissi (operativi) diretti
e indiretti.
Esso infatti è dato dai costi diretti di prodotto (cioè i costi dei fattori produttivi per i quali è possibile una
misurazione oggettiva della quantità di risorsa occorrente per produrre un certo bene) e da tutti i costi
indiretti attribuibili al prodotto tramite la misurazione dei cost driver delle attività richieste dal prodotto in
questione.
Il “costo pieno ABC” diventa perciò un costo diretto caratterizzato da una maggiore attendibilità rispetto al
costo pieno determinato con sistemi contabili tradizionali.
22. Quali decisioni di natura strategica possono essere supportate da un sistema ABC?
Il sistema di contabilità ABC può supportare una pluralità di decisioni di natura strategica aventi per oggetto
i prodotti; tali decisioni sono prese secondo criteri di convenienza economica e utilizzando l’approccio
differenziale (si prendono in considerazione le manifestazioni economiche conseguenti a ciascuna scelta e
che in sua assenza non si verificherebbero), e riguardano:
- valutazione delle conseguenze del ridimensionamento o dell’eliminazione di prodotti poco redditizi;
- valutazione delle conseguenze di variazioni di prezzo di prodotti già nella gamma;
- valutazione delle conseguenze di acquisti esterni (make or buy);
- valutazione della progettazione e introduzione di nuovi prodotti.
Queste decisioni, considerate di lungo periodo o strategiche, sono basate su costi pieni perché riguardano
la capacità produttiva aziendale.
23. Quali sono i vantaggi/pregi e limiti dell’ABC?
I pregi dell’ABC consistono: nella possibilità di determinare in modo più attendibile il costo di prodotto; di
permettere una lettura della sua struttura economica più utile ai fini gestionali e di facilitare così la
formulazione di importanti decisioni e il monitoraggio mirato al miglioramento dell’efficienza economica;
permette di scogliere una pretesa della contabilità per centri di costo, cioè quella di determinare
attendibilmente il costo di prodotto e contemporaneamente, di controllare l’efficienza dei centri di
responsabilità (scopi non perfettamente compatibili).
I limiti dell’ABC non sono peraltro trascurabili: per quanto sia intenso lo sforzo di misurazione oggettiva del
fabbisogno di risorse e attività manifestato da un prodotto, resta pur sempre arduo non attribuire attività e
costi che con il prodotto in questione non hanno significativi legami; in sede di utilizzazione per scopi
manageriali l’ABC è uno strumento che solo limitatamente può sostituirsi a metodi corretti dal punto di vista
della valutazione economica (come i metodi basati sul fattore tempo e fattore rischio); forzando troppo il
concetto di costo “variabile nel lungo periodo” si corre il rischio di perdere di vista il concetto di costo
“variabile nel breve periodo” (cioè costo variabile in rapporto al volume).
La contabilità per centri di costo ha comunque ragione di esistere in presenza dell’ABC, in quanto
contabilità dei costi di prodotto basata sulle attività e contabilità dei costi basata sui centri di costo
rispondono a fabbisogni informativi co-presenti della direzione aziendale.
5
24. Cos’è lo ZBB?
Lo ZBB (Zero Base Budget) è un metodo non ricorrente di controllo dei costi discrezionali e vincolati, che
ha lo scopo di programmare razionalmente gli stanziamenti, se necessario anche ridimensionando gli
organici. Lo ZBB favorisce:
 l’analisi della struttura organizzativa;
 l’individuazione di modi di operare alternativi;
 il miglioramento del management;
 il miglioramento dei processi di comunicazione.
Con lo ZBB si prova a costruire il budget di una certa attività partendo da zero, come se essa non fosse
attualmente svolta; si tenta di rispondere a domande come: dovrebbe essere svolta in azienda tale attività?
Quale dovrebbe essere il suo livello di qualità/servizio? Dovrebbe essere svolta come lo è oggi? Quanto
dovrebbe costare?
L’ABC non è tanto un metodo alternativo allo ZBB (o simili), ma piuttosto un metodo integrativo che porta
come “valore aggiunto” il suo bagaglio tecnico-contabile (analisi delle attività, cost driver, ecc.).
25. Quali sono le componenti del premio di assicurazione?
Il premio rappresenta il prezzo che il contraente paga per acquistare la garanzia offerta dall’assicuratore; il
pagamento del premio costituisce condizione di efficacia della garanzia.
Premio di tariffa = premio puro + caricamenti
Il premio puro viene calcolato sulla base del rischio assunto dall’assicuratore e deriva da valutazioni di
carattere attuariale. I caricamenti invece, sono destinati a coprire costi di natura commerciale e
amministrativa dell’impresa di assicurazione.
Premio lordo = premio di tariffa + imposte dell’erario
Il premio si dice lordo poiché è al lordo delle imposte e del mark-up della compagnia, esso rappresenta il
corrispettivo pagato dal contraente.
26. Si illustrino le principali caratteristiche e l’utilità del modello “target costing”. (x 2)
6
Scarica