EUR MED PHYS 2008;44(Suppl. 1 to No. 3) Il ruolo del trattamento riabilitativo in pazienti con morbo di Parkinson A.M. RIVIGNANI VACCARI1, A. SPIEZIA2, C. FERRARO3, G. FERRARO4, F. GALEONE4, F. MIRANDA5, C. ESPOSITO6, S. BOCCIA7, M. ROCCO8, V. BELARDO3 Vari studi hanno rilevato che la riabilitazione appare essenziale per il recupero ed il mantenimento motorio e cognitivo del malato parkinsonico, migliorando la qualità della vita. L’incidenza media di questa malattia è di circa 20 nuovi casi per anno per 100.000 abitanti, con un picco di insorgenza della malattia su 7-75 abitanti. La prevalenza media, invece, è compresa tra valori che vanno da 80 a 130 casi per 100.000 abitanti. Analizzando i vari studi epidemiologici si può osservare che il Morbo di Parkinson è presente in tutti i paesi del mondo. Differenze significative sull’incidenza/prevalenza si riscontra nelle varie popolazioni: la malattia è meno presente tra i neri, cinesi e giapponesi. Per quanto riguarda il sesso quello maschile è più colpito, con un rapporto di 1.2/1 su quello femminile, anche se negli ultimi anni non sono state riscontrate differenze di sesso. La malattia esordisce tra i 50 e i 60 anni. All’esordio i pazienti possono presentare disturbi psicopatologici (depressione) o muscolo-scheletrici (cervicalgie, lombalgia) oppure disturbi cardiovascolari. Nella maggior parte dei casi il sintomo d’esordio è il tremore, ma talvolta l’esordio è caratterizzato da impaccio motorio, senso di rigidezza. La triade cardine della malattia è costituita da: tremore, rigidità ed acinesia con variabile gravità. Il tremore è tipicamente “a riposo” scompare durante i movimenti volontari, peggiora nelle situazioni di stress emozionale ed assente nel sonno. Nelle fasi iniziali è localizzato soprattutto all’estremità distale degli arti (è descritto come «contar monete»). La rigidità è segno caratteristico e costante ed a volte costituisce per lungo tempo il solo segno di malattia Colpisce tutti i distretti muscolari, anche se in genere esordisce ai muscoli assiali e successivamente è prevalente ai muscoli flessori ed adduttori determinando il caratteristico atteggiamento “campotocormico” ove il capo è flesso sul tronco, gli avambracci sono semiflessi ed intraruotati, le cosce addotte ed in leggera flessione rispetto al tronco. L’acinesia è la riduzione della motilità volontaria ed involontaria e si associa a lentezza dei movimenti (bradicinesia) L’instabilità posturale, interessa sia la stazione eretta che la deambulazione e molto spesso è causa di caduta. Altro frequente fenomeno che si osserva è l’acatisia, ossia l’impossibilità di stare fermo o seduto per un po’ di tempo. Il decorso è cronico progressivo, con evoluzione in vari stadi (Fig. 1). Inizialmente il pz. può presentare un lieve tremore ad un arto superiore ed un rallentamento della deambulazione, successivamenVol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 1Dirigente medico,Fisiatra, UOAR Distretto 77-78-79,ASL 2Prescrittore Fisiatra , UO Riabilitazione, Distretto 66 ASL 3Terapiasta della Riabilitazione Centro Neapolisanit ASL NA 4; NA 3; NA 4; 4Dirigente medico responsabile UOAR Distretto 77-78-79, ASL NA 4; 5Ortopedico Prescrittore, UOAR Distretto 77-78-79, ASL NA 4; 6Sociologo, Servizio di Programmazione, Pianificazione strategica e controllo interno ASL NA 4; 7Fisiatra Prescrittore, UOAR Distretto 77-78-79, ASL NA 4; 8Laureanda,Facoltà di Medicina e Chirurgia, Federico II, Napoli Figura 1. te con l’aumentare il tono, il tremore, il tronco assumerà l’atteggiamento in flessione e la marcia diventerà a piccoli passi. Col tempo, l’instabilità posturale diventerà più evidente con tendenza alle cadute mentre l’acinesia comporterà la scomparsa delle competenze motorie al punto tale che il paziente sarà immobile sulla carrozzina incapace di effettuare il minimo gesto. La diagnosi riabilitativa è di fondamentale importanza poiché rappresenta il punto di partenza per l’elaborazione di un corretto progetto riabilitativo e dei relativi programmi riabilitativi. A questo punto diventa importante definire, quantificare il tipo di disturbo, il livello di gravità: le alterazioni devono essere misurate EUROPA MEDICOPHYSICA 1 RIVIGNANI VACCARI IL RUOLO DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO IN PAZIENTI CON MORBO DI PARKINSON Tabella I. Tabella II. per poter poi stabilire il valore dell’intervento riabilitativo. Gli strumenti di cui di avvale il fisiatra, nel tentativo di quantificare ed obiettare i deficit sono le scale di valutazione. Materiali e metodi I pazienti trattati sono stati 6, omogenei per età, di cui quattro maschi e due femmine, durata della malattia, gravità dei sintomi (secondo la Scala di Hoehn-Yahr (Tab. I) presentavano un grado di malattia compreso tra il primo ed il terzo stadio) ed erano in fase On. Lo studio è durato un anno, dal mese di Aprile 2007 ad Aprile 2008. Il programma riabilitativo/abilitativi, definito per obiettivi, il cui raggiungimento sarà valutato periodicamente, i risultati saranno quantificati attraverso scale di “outcome”. Il paziente sarà inserito in un follow-up in modo da verficare l’evoluzione clinica con un conseguente adeguamento della strategia terapeutica. Infatti, i pazienti sono stati valutati inizialmente dopo tre dal trattamento riabilitativo in regime ambulatoriale e dopo sei mesi di trattamento abilitativi nel proprio domicilio con la somministrazione di diverse scale di valutazione, in particolare ci si è soffermati sulla FIM ed UPDRS. Successivamente, dopo sei mesi con il prosieguo del programma riabilitativo nel proprio domicilio, per verificare gli effetti del trattamento riabilitativo raggiunti e mantenuti nel tempo. Le scale scelte per la valutazione del danno del pz parkinsoniano: – MRC (la forza muscolare), Ashworth (tono muscolare), Wexler (i riflessi), Tinetti (equilibrio), VAS (dolore), NMSE (funzioni cognitive), GDS (tono dell’umore); – scale per la disabilità: Modified Barthel index , FIM ( Tab. IIa) ma la scala più completa, sia di danno che di disabilità è l’UPDRS (Tab. IIb); Nel nostro studio, ai pazienti venivano somministrata la scala UPDRS per la sezione di Valutazione motoria (*) e la FIM in modo da controllare nel tempo gli effetti del trattamento riabilitativo/abilitativi. In particolare abbiamo agito su diverse aree: – Aree delle funzioni sensitivo-motorie:ROM, forza muscolare, equilibrio, movimento involontario, dolore; – Aree dei trasferimenti, deambulazione, locomozione e passaggi posturali; – Aree delle competenze comunicativo-relazionali e cognitivo-comportamentali: capacità comunicative di base, contatto ambientale, responsività linguaggio, attenzione e memoria; 2 Ogni seduta viene suddivisa in diversi momenti terapeutici (non solo al tappeto, nei vari decubiti, ma anche in posizione assisa ed in stazione eretta in base ai deficit riscontrati. Sono diversi gli obiettivi da raggiungere e mantenere: – presa coscienza corporea: il pz è reso consapevole della propria postura ed è pertanto stimolato a correggerla. – favorire lo stiramento ed allungamento muscolare attraverso a) esercizi di mobilizzazione passiva dei singoli distretti articolari. E’ indispensabile la mobilizzazione passiva soprattutto in quei soggetti con retrazioni capsulo-legamentose ancora riducibili. Sono utili anche esercizi di svincolo dei cingoli atti a contrastare l’atteggiamento camptocormico tipico del pz. parkinsonico; b) esercizi di mobilizzazione della colonna con particolare attenzione al tratto cervicale: pompage del rachide cervicale in modo da effettuare esercizi di tensione rilasciamento capsulo-miofasciale; – preservare la funzionalità respiratoria attraverso esercizi di respirazione toracica, addominale e combinata; – recuperare e mantenere le ampiezze articolari assiali e segmentarie e la stessa forza muscolare attraverso esercizi di mobilizzazione attiva /assistita; – favorire il controllo posturale attraverso esercizi di coordinazione e di equilibrio sia al tappeto che in posizione assisa; – rieducazione della deambulazione attraverso a) esercizi di correzione della deambulazione, eseguiti con difficoltà crescente davanti ad uno specchio allo scopo di evidenziare e quindi correggere eventuali atteggiamenti viziati; b) esercizi di gruppo con ausili quali palla o bastone; – intensificare la capacità di eseguire, con minima assistenza, taluni passaggi posturali attraverso esercizi al tappeto nei vari decubiti, – favorire, il più possibile, le autonomie personali nei trasferimenti, – favorire il mantenimento a) della produzione verbale con particolare attenzione al linguaggio funzionale, per esprimere i bisogni elementari, b) del controllo della disfagia, c) della memoria e l’attenzione selettiva e sostenuta, d) del tono dell’umore attraverso esercizi specifici per deficit linguistici-cognitivi rilevanti; esercizi che enfatizzano il controllo della respirazione, EUROPA MEDICOPHYSICA October 2008 IL RUOLO DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO IN PAZIENTI CON MORBO DI PARKINSON RIVIGNANI VACCARI Figura 2. Figura 3. – durante i mesi dello nostro studio ci sono stati colloqui frequenti con il pz. ed i suoi familiari non solo per comunicare l’andamento dei programmi riabilitativi in relazione ai specifici obiettivi prefissati ma anche per rassicurare pazienti e parenti. Durante il periodo di trattamento, il riabilitatore istruirà il paziente ad effettuare a domicilio taluni esercizi acquisiti. Dopo tre mesi ed una nuova valutazione i pazienti sono stati dimessi dal centro di riabilitazione e sono stati invitati a continuare nel proprio domicilio gli esercizi appresi durante il periodo di riabilitazione. Tali esercizi, di facile esecuzione, eseguiti quotidianamente, almeno due volte al giorno, per almeno un’ora, miravano all’allungamento e mobilizzazione dei vari distretti articolari, alla coordinazione motoria ed all’equilibrio in posizione assisa ed in stazione eretta anche di fronte ad uno specchio, alla respirazione. interagire con gli altri e nel trovare le soluzioni dei problemi relativi alla vita quotidiana. Molti studi hanno rilevato che diversi pazienti quando rientrano nel proprio domicilio non continuano il programma di esercizi a loro assegnati.Tenendo presente ciò, da indagini mensili svolta, è stata data la possibilità ai soggetti reclutati di poter ester (Fig. 3). Risultati Al follow-up, dopo tre mesi, i pz. hanno riferito un miglioramento del proprio stile di vita, in particolare si sono sentititi più sciolti nei movimenti quotidiani (Fig. 2). Dopo sei mesi, e con proseguimento di un intervento misto farmacologico/riabilitativo domiciliare i pazienti presentavano miglioramento del parametro della rigidità, dei movimenti delle mani, soprattutto dx (destrezza), ed un miglioramento delle capacità di Vol. 44 - Suppl. 1 to No. 3 Conclusioni Il trattamento neuro-riabilitativo nel Morbo di Parkinson trova sempre più ampia applicazione. L’obiettivo primario è quello di prevenire le alterazioni del quadro patologico in tutte le fasi della malattia mediante un progetto e un programma riabilitativi/abilitativo finalizzati al miglioramento del deficit funzionale, della rigidità, dei movimenti e del tremore e della stessa stabilità posturale in modo da consententire una maggiore autonomia nell’esecuzione delle attività di vita quotidiana, lavorativa e ludiche e nello stesso tempo ridurre l’isolamento. Bibliografia Chery-Waters. Malattia di Parkinson, diagnosi e trattamento. Ed Professional Comunications nc, 2003. Hartmann. Parkinson, l’approccio riabilitativo multidisciplinare. Ed Editrice Speciale Riabilitazione, 2000. Stocchi F. Morbo di Parkinson. Strategie terapeutiche e qualità della vita del malato. Roma: Il pensiero scientifico Editore, 1998. Stocchi. Morbo di Parkinson. Ed Il Pensiero Scientifico Editore, 1998. EUROPA MEDICOPHYSICA 3