dossier Negazionisti? Certo! di Claudio Martesi «Denialism», in inglese. Ovvero la propensione a negare l'evidenza. «Negazionismo», in italiano. Se lo applichi, sei un negazionista storico. Se ce l'hai con l'evoluzione, sei un negazionista biologico (e bigotto). Se invece ti riferisci al riscaldamento globale, sei un negazionista climatico. Potresti anche essere un negazionista astronomico, se Copernico non ti avesse convinto. Dov'è il problema? Per Fabio Pontiggia c'è un problema. Chiamare «negazionisti» coloro che mettono in dubbio l'origine antropica del riscaldamento globale è offensivo, anzi «infamante»: lo scrive in un commento del «Corriere del Ticino» del 24 febbraio. Non gli piace che il freddoloso Michele Fazioli, autore di due articoli invernali che mettono in dubbio il global warming, sia messo nello stesso calderone «negazionista» con chi nega l'Olocausto. Pontiggia sostiene che così si vuole scomunicare, mettere a tacere e addirittura «annientare» (sic) chi non aderisce al paradigma climatico. Ma tant'è: se le parole hanno un significato, chi nega l'evidenza è un denialist, un negazionista. Ma quest'evidenza c'è o non c'è? Certo che c'è. Il cavallo di battaglia dei negazionisti è trito e ritrito: la comunità scientifica non è unanime. E citano liste di studiosi scettici. Dimenticano però di precisare chi sono. Prendiamo allora quelle liste e spulciamole: una manciata di climatologi e tantissimi biochi- mici, astrofisici, sociologi. Scienziati, sì, ma autorevoli nel proprio settore e non sul clima. Che cosa pensano dunque i veri specialisti? Lo chiarisce una ricerca pubblicata nel 2010 sui «Proceedings of the National Academy of Sciences» e disponibile on line (bit.ly/esperticlima): su 1'372 climatologi, il 97% ritiene che i mutamenti climatici siano di origine umana. Rimane quel 3% scettico. Ma è normale: fa parte di qualsiasi dibattito nella comunità scientifica. Anormale sarebbe se non ci fosse. La tesi dei negazionisti è che, essendoci una minoranza scettica, allora l'origine del global warming è un problema aperto. Chi sostiene che non è così è un censore intollerante. E gli scettici sono dei novelli Galileo perse- guitati. Ridicolo: agli scettici non si impone affatto il silenzio. Si chiedono prove rigorose capaci di falsificare il modello dominante, invece. Che però mancano. E no, l’argomento di Fazioli («Fa freddo») non è una prova. D'altronde c'è gente con un dottorato di ricerca che aderisce al geocentrismo (googlare per credere). Dovremmo concludere che, a distanza di cinque secoli, la questione copernicana è ancora aperta e irrisolta? Fabio Pontiggia invoca la falsificabilità di Popper come «valido criterio per distinguere la scienza dalla non scienza, (…) in un mondo in cui tutto viene relativizzato e posto sullo stesso piano di validità e plausibilità». Ossia proprio quello che fa lui, ponendo sullo stesso piano di autorevolezza un'esigua minoranza ostinatamente scettica e senza prove (insieme a tanti non specialisti incompetenti ma impiccioni) e una nutrita maggioranza convinta dell'origine umana dei mutamenti climatici perché fondata su innumerevoli osservazioni falsificabili (ma non falsificate). Certo, la verità scientifica può cambiare. Il paradigma di oggi sarà forse sostituito domani da un altro. Abbiamo messo in soffitta Newton, figuriamoci se non possiamo ripensare la fisica dell'atmosfera. C'è però un'esigenza irrinunciabile: un'alternativa. La fisica classica è stata sostituita dalla meccanica quantistica e dalla relatività. Finché le nuove teorie non sono emerse, il paradigma newtoniano è stato «evidenza scientifica». E col clima come la mettiamo? Semplice: l'alternativa non c'è. Quel 3% di scettici non sa offrire un credibile modello alternativo. Checché ne dicano (senza prove) i negazionisti. Strumentalizzato da Fazioli In febbraio abbiamo ricevuto questa lettera, che volentieri pubblichiamo ora. La redazione 4 Egregio signor Fazioli, mi chiamo Erno Inv e desidero porle una domanda: forse Lei ce l'ha con me? Le ho fatto qualcosa? Perché, vede, io proprio non capisco. Putacaso che una volta io decida di essere un po' più freddo del solito. Non l'avessi mai fatto! Lei subito ne approfitta per presentarmi come la prova che il riscaldamento globale non c'è, o se c'è non è colpa dell'uomo. Insomma, mi trascina in questa polemica ormai senza senso. Lei… lei… lei mi strumentalizza, ecco! Ma si fa così? Non solo: lei se la piglia sempre e soltanto con me! Prenda il caso di mia cugina, Vera Prima. Proprio adesso ha deciso di partire in anticipo, alla grande, con un caldo davvero fuori luogo. E lei, Fazioli… non dice niente? Zitto e muto? Il riscaldamento globale non c'entra? Boh! Non vorrei sembrarle irrispettoso, ma il suo iperattivismo quando fa freddo e la sua inattività quando fa caldo la fanno sembrare un rettile al contrario. Distinti saluti. Erno Inv ([email protected])