“Espoarte”, anno XI, n. 67, ottobre-novembre, pp

Alberto Di Fabio
di Simone Ciglia
Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo: l’arte di Alberto Di Fabio (Avezzano, 1966)
non conosce mezze misure. La sua opera nasce dall’incontro di arte e scienza, e si svolge
tutta nel campo della pittura. Dalla geografia astronomica alla fisica subatomica passando
attraverso la chimica e la biologia: gli elementi della natura sono la traccia che guida la
rappresentazione.
Simone Ciglia: Qual è stata la tua formazione?
Alberto Di Fabio: Sono nato in Abruzzo, in mezzo a bellissime montagne. La mia fortuna è
stata avere un padre artista; mia madre invece era un’insegnante di scienze naturali. Da
questo connubio è nato il mio amore per la natura e per i suoi elementi. Da piccolo ho iniziato
(soprattutto tramite i libri) a disegnare montagne, paesaggi, rocce... Ho viaggiato tanto, per
vedere ciò che Dio, la natura ci dà. Dal macro sono poi entrato dentro al microcosmo,
studiando le fusioni minerali e come si sono creati gli elementi base del mondo della fisica.
Amo il concetto di danza cosmica: in India la chiamano Shiva, in occidente la chiamiamo
fisica quantistica. Ognuno di noi ha una sensibilità che gli permette di percepire il battito di
cuore del pianeta. C’è un senso di spiritualità universale che è dentro l’uomo, in ogni
elemento della natura. Nei miei lavori cerco di racchiudere un tutto quantico.
Quali sono i tuoi riferimenti in campo pittorico?
Nella pittura sono sempre stato affascinato da artisti come Giotto,Tiziano, Mondrian, De
Chirico, Ernst, Kokoschka, gli impressionisti, fino ad arrivare all’espressionismo astratto
americano: Motherwell, De Kooning, Pollock, Kline e ancora Stella, Kelly ecc...
Per quanto mi riguarda sono ancora legato al quadro, alla costruzione di una mostra in
galleria in maniera abbastanza tradizionale.
Come si articola il rapporto tra arte e scienza all’interno della tua opera?
Quando lavoro, leggo di pari passo testi scientifici. C’è una perfezione, un caos e un’armonia
nel sistema della fisica, della chimica, della biologia, che trovo interessantissima e fonte di
ispirazione. Ogni mio lavoro è in stretta relazione con teorie scientifiche, ad esempio quella
degli spazi curvi e convessi, il Big Bang, e altre teorie sulla creazione dell’universo. Come una
volta si preparava la tela con il gesso e la colla di coniglio, io preparo le tele con queste
teorie. Cerco di elevarmi dalla vita terrena di tutti i giorni ed entrare in questi livelli di teorie e
filosofie, provando a descriverle in maniera visuale, con dei colori e con il segno. A volte tento
di seguire una direzione più poetica. Tutte le immagini però appartengono a una regola
infinitamente precisa che è in ogni elemento che abbiamo intorno. È questo che mi ispira
molto: la perfezione e il caos che hanno tutti gli elementi fisici.
Come viene sviluppato invece il tema ecologico?
Oggi è molto facile parlare di etica, di ecologia, lo fanno in tanti. Nel mio lavoro cerco di
spiegare che ciò che ci è dato è da adorare e conservare. Le mie opere fanno parte di un
respiro cosmico ecologico, ma non in maniera descrittiva. Oggi siamo pieni di benessere, il
consumismo è diventato il nostro dio. Adesso va di moda invocare la sostenibilità ambientale,
ma prima di tutto è necessario sostenere i nostri neuroni, l'approccio con noi stessi e con chi
ci è vicino. Siamo una razza molto aggressiva che sta facendo scomparire tutte le altre specie
animali sul pianeta, e lo sta distruggendo. Siamo molto vicini al fuoco divino che rimpasterà il
tutto; speriamo in una nostra auto-salvaguardia.
Quale ritieni sia il ruolo dell’artista oggi?
Gli artisti sono come delle antenne: nel mio pensiero è come se un'entità superiore mi parli,
mi comunichi delle cose da dire. Ma quel dio alla fine siamo noi, è l’energia forte di ogni
essere umano. Come monaci, come filosofi dobbiamo rimanere calmi, sereni, umili: vedo così
la figura dell’artista oggi. Dobbiamo scavare ancora di più nella filosofia, nella propaganda di
un benessere mentale e visivo. È troppo facile pensare solo ai soldi o alla fama: avremmo
potuto fare tanti altri lavori per arrivare a questo obiettivo. Il nostro compito è un po’ più serio
e richiede tempo.
Come vivi il successo che hai raggiunto?
Finalmente dopo tanti anni di gavetta arrivano i primi risultati. Il segreto della vita è credere
nelle cose, una buona tecnica, ambizione, lavoro costante fanno sì che dopo arrivino i frutti.
I giovani artisti sognano il successo come Damien Hirst, ma non trascorrono mai del tempo in
studio. Da parte mia ho sempre pensato di costruire un’opera che reggesse gli anni e le
generazioni a venire. Ancora non so se ce l’ho fatta, ma sono molto più concentrato sul
contenuto dell’opera che su altri aspetti del sistema dell’arte.
Il tempo è un altro fondamentale elemento di riflessione all’interno del tuo lavoro.
Ciò che si è perso è il tempo biologico dell’uomo. Le mie ultime mostre hanno avuto come
argomento i neuroni e le sinapsi. La vita è diventata molto più veloce, concentrarsi è diventato
veramente difficile. Uno dei più grandi neurologi americani afferma in una sua teoria che i
neuroni sono andati avanti di cinque secondi sul ritmo di vita dell’uomo. Siamo caricati di
ambizioni e di sogni e non siamo mai contenti. È un vortice che si ferma solo quando
respiriamo in maniera orizzontale - come un respiro yoga, tra la mente e lo stomaco - e ci
accontentiamo di quello che abbiamo fatto durante il giorno. Lo dico sempre alle persone che
mi sono vicine: cerchiamo di stare calmi, di concentrarci e scrivere una piccola poesia. È
quello che mi dà tanta felicità, quelle ore di concentrazione sull’opera stessa.
Stai portando avanti un progetto nell’isola di Ponza in cui l’ecologia diventa impegno
diretto. Di cosa di tratta?
Ho vissuto dieci anni a New York. In un contesto urbano come quello di Manhattan sognavo
dentro di me di ricreare un piccolo paradiso terrestre. Ho trovato una proprietà antichissima a
Ponza e con mia sorella in nove anni l’abbiamo ristrutturata. Ho piantato circa 400 piante per
ricreare la foresta com’era migliaia di anni fa. Inoltre ho bonificato una discarica a cielo
aperto. È un progetto aperto ad amici che vogliono trovare un io della natura e scrivere un
libro, dipingere, suonare. È un punto di meditazione per noi esseri umani. Il sogno è quello di
creare un centro in cui varie filosofie si possono incontrare. Mi accorgo che per questo
progetto, una vita non basta, sarà sufficiente, forse, a mettere un solo seme.
Alberto Di Fabio è nato nel 1966 ad Avezzano (AQ). Vive e lavora tra Roma e New York.
Mostre personali recenti:
2010 - Over the Rainbow, Galleria Pack, Milano
- Alberto Di Fabio, Gagosian Gallery, New York
2009 - Alberto Di Fabio, Gagosian Gallery, London
- Insomnia, Galleria Pack, Milano
- Sinestesia, Umberto di Marino, Napoli
Mostre collettive recenti:
2010 - SuperEco, a cura di A. Capasso, E. Nobile Mino ed Edicola Notte, ex-Aranciera del
Semenzaio di San Sisto, Roma
2008 - XV Esposizione Quadriennale d'Arte di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma
- Punti di vista, Unicredit Private Banking, Napoli
- The Big Bang. Il cosmo visto con gli occhi dell'arte, Museo Carlo Bilotti, Roma
2007 - On the edge of vision, Victoria Memorial Hall, Calcutta, India
- National Gallery of Modern Art, New Delhi, India
- National Gallery of Modern Art, Mumbai, India
Gallerie di riferimento:
Gagosian Gallery New York, Londra, Beverly Hills, Roma, Atene
Galleria Pack, Milano
Galleria Umberto Di Marino, Napoli