natale 2015 - Convitto Tomadini

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NATALE 2015
Al di là della retorica e delle polemiche sul Natale, vorrei poter fare una riflessione “pacata”, ma
“chiara” sul senso della nostra religione cristiana, oggi, in un mondo “interconnesso”.
A me non piace la parola “integrazione”. (Nemmeno la parola “inclusione”. Il contrario è esclusione.
Invece che inclusione preferisco “accoglienza”). La parola integrazione deriva da INTEGRUM (tardo latino),
tradotto con integro, intero, compatto, a tutto tondo, indistinto. Da “integrum” deriva anche la parola
INTEGRALISMO, usata nel clima del ’68 per dire una ideologia assoluta impenetrabile (riferendosi anche a
certi movimenti ecclesiali), chiusa in se stessa, che vive solo contro qualcuno. Oggi si usa il termine
FONDAMENTALISMO.
A me non piace la parola “integrazione”, perché temo che dentro nasconda l’altra parola, e cioè
“ASSIMILAZIONE”, per cui qualcuno prevale e vince su altri con la conseguenza di nullificare le diversità
finendo con l’OMOLOGARE il tutto nel frullatore pseudo culturale. Come certe persone che hanno la mania
di frullare qualsiasi cosa in cucina.
La DIVERSITÀ è RICCHEZZA.
Personalmente, allora, preferisco la parola CON-VIVENZA. Ognuno rimane se stesso, coltiva le sue
tradizioni, conserva i suoi valori mantenendo le differenze cementate dal RISPETTO RECIPROCO. Rispetto.
Non tolleranza, ossia sopportazione, perché costretti, di qualcosa che non piace. La tolleranza, può generare
paura per mancanza di conoscenza.
Nella convivenza rispettosa si conosce l’altro e lo si accoglie così com’è. Ovvio: per rispettare l’altro,
devo anzitutto rispettare me stesso.
Nella convivenza rispettosa si può cambiare idee, opinioni, fedi, religioni, comportamenti senza
condanne o scomuniche da parte di nessuno nel rispetto radicale della libertà e del principio della reciprocità.
Nella convivenza rispettosa le diversità presenti debbono agire nell’ambito esclusivo dei limiti posti
dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dalla Costituzione civile dello Stato o della Nazione.
In una parola: LAICITÀ PIENA, PROSPEROSA, non DIABETICA.
La laicità diabetica è una parete bianca, cioè vuota, alla francese per intenderci. Qualcuno la chiama
LAICISMO e certi risultati sono sotto gli occhi. Il proibire i “simboli religiosi” per esempio nella scuola, alla
nostra generazione del ‘68 può sembrare una liberazione. Ma la così detta “terza generazione”, in assenza
dei MITI TRADIZIONALI, si è inventata i suoi MITI, alcuni TERRIFICANTI come la bandiera nera. Da questo
punto di vista l’Europa dovrà fare un ESAME DI COSCIENZA, quando vede alcuni dei suoi figli diventare
terroristi. Non basta dire che sono pazzi (e lo sono) per lavarsi la coscienza. Bisogna capire perché si affidano
a logiche di violenza. Il problema è “educativo”, anzi “ri-educativo”.
La laicità prosperosa è una parete colorata dei simboli, dei valori, delle culture, che vivono insieme.
Detto in parole semplici: non si tratta di togliere per creare il NIENTE, ma di aggiungere altro per arricchire
il TUTTO. E dunque: nella scuola italiana il presepe “deve” esserci dandogli i significati plurimi: Gesù per l’ateo
è una favola, per il non cristiano è un uomo di pace, per l’ebreo è uno dei tanti profeti, per il cristiano è il
Figlio di Dio. E allora, invece che oscurare la festa di Natale, bisogna aggiungere nella scuola le feste di altre
espressioni religiose. E l’insegnamento della religione dovrebbe diventare STUDIO COMPARATO DELLE
RELIGIONI, senza escludere l’ipotesi ateismo e agnosticismo, che sono forme di fedi al rovescio.
Le differenze non vanno accentuate politicamente, ma riconosciute lealmente. E la verità o le verità
non vanno sottaciute, ma evidenziate onorevolmente. In proposito ho potuto assistere indirettamente nei
giorni scorsi alla scena di un Sacerdote cattolico e di un Imam davanti ad un presepio. L’Imam diceva: “Nessun
problema. Per il Corano e per noi islamici Gesù è un profeta”. Il Prete sorrideva compiaciuto. Mi sarei
aspettato che dicesse (sommessamente!): “Gesù per noi cristiani è più che un profeta, è il Figlio di Dio”.
Ed ecco la VERITÀ sul Cristianesimo.
Il Cristianesimo non è una dottrina, ma una PERSONA CHE TI INCONTRA e tu lo riconosci: Gesù, il
Cristo.
Per la religione cristiana Dio (unico Dio) non regala all’umanità una “sapienza”, un “metodo
contemplativo”, una “mistica”. E nemmeno impone all’umanità un “codice di comportamento morale”,
minuzioso quanto di difficile interpretazione.
Per la religione cristiana Dio regala all’umanità se stesso nel Figlio. Dopo viene anche una sapienza,
una contemplazione, una mistica, una morale. In altre parole: prima di tutto sta il Vangelo, la “buona notizia”,
Gesù Cristo Redentore, Figlio di Dio Creatore, che dona la vita al mondo nel crearlo, nel redimerlo,
nell’animarlo tramite Spirito Santo.
E smettiamola di dire che il Cristianesimo è “religione del libro”. Non è vero. Il Cristianesimo come
l’Ebraismo sono “religioni della storia”, che è storia sacra, raccontata da un libro.
Tale identità cristiana non è statica, ma dinamica. Non chiude, ma apre all’altro. L’identità non è
un’arma “contro” qualcuno, ma un passo avanti “incontro” a qualcuno. Per il cristiano è d’obbligo le braccia
aperte verso l’altro, come il piccolo Gesù è sempre rappresentato a braccia aperte. Di conseguenza, di fronte
al flusso migratorio, la domanda per un cristiano è questa: NON “se” accogliere, MA “come” accogliere.
In conclusione ed in sintesi.
1) Dio non è, innanzitutto, “oggetto” d’amore, verso cui il mondo tende. Questa è filosofia. Nobile,
ma pur sempre filosofia. Dio è “soggetto” d’amore, che si muove per primo verso il mondo, lo crea, lo
conserva, lo salva.
2) Non dico che la religione cristiana sia la migliore rispetto alle altre. Ma questa è e non altro. E noi
non ci vergogniamo di professarla e soprattutto di viverla.
3) Vi auguro un Natale buono. Un Natale carico di bontà e capace di accogliere senza pregiudizi, senza
confusioni, senza mimetizzazioni dovute a sensi di colpa, poiché Dio ci vuole bene e noi non possiamo non
produrre sentimenti di bontà.
(Omelia pronunciata da don Luciano Segatto nella chiesa parrocchiale della Assunzione della Beata
Vergine Maria in Udine via Martignacco via Cadore nel giorno di Natale.)
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