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Rassegna Stampa THE SECOND APPLE
Rassegna Stampa THE SECOND APPLE
La seconda mela (di Maurizio Alvino)
Un ostinato ritmico sul quale si innesta il tema, suonato ad archetto dal contrabbassista. Poi, un
interludio di pianoforte, accompagnato da contrabbasso e batteria: ad un crescendo segue un
decrescendo, poi ancora un crescendo fino ad un repentino silenzio. L’atmosfera cambia, si fa
intimista, ed il contrabbasso esegue il suo assolo. È l’inizio di The Second Apple, lavoro discografico del contrabbassista Nico Catacchio, con Nico Morelli (pianoforte) e Michele Salgarello
(batteria), per l’etichetta Four.
Un classico jazz trio, del quale si ha modo di apprezzare la personalità dell’opera e dei musicisti
che vi hanno preso parte. Stiamo parlando di Jazz di grande qualità, dove ogni nota, ogni colore
hanno un proprio ruolo. Ma non è solo il Jazz ad avere diritto di cittadinanza, qui: vengono infatti
esplorati i territori del Jazz più europeo, inevitabilmente contaminato dalla musica classica, ma
anche un certo pop anni Ottanta ci sembra si affacci nell’orizzonte sonoro delineato da queste
sette tracce.
Il secondo brano, Esiàn, ci avviluppa nel suo movimento circolare a tempo dispari, divenendo
l’ideale colonna sonora per un momento di felice malinconia con noi stessi. L’arrangiamento è
sempre molto curato, con parti all’unisono tra contrabbasso e pianoforte e momenti di interludio
che spezzano l’usuale teoria tema-assoli-tema.
Proseguendo nell’ascolto notiamo che Catacchio è pervaso da una interessante vena poetica,
che si rende palese non solo nella composizione ma anche nel suo modo di suonare, semplice
e diretto, che lo porta a mostrarsi nudo e vero, senza infingimenti. Un grande pregio, che ben si
sposa con il pianismo di Nico Morelli, anche lui diretto e con una tendenza assertiva, tendenza
che gli fa comunque dire la sua all’interno del brano, pur rimanendone al servizio. Perfetto, poi,
Michele Salgarello, naturale compendio ritmico agli altri due.
Le cifre del lavoro spaziano dall’ostinato ritmico declinato in più varianti, come in Panìco e Revolving, a quella della ballad, che come in Per Alal e in Respiri dà modo al contrabbasso di
cantare nel registro medio-alto, accompagnato da voicing di pianoforte mai invadenti e sempre in
empatia col solista. Non mancano momenti più movimentati come in Qui, dove lo swing prende
decisamente la scena e si ha una virata verso un Jazz più classico, ben supportato da batteria e
contrabbasso e sul quale si muove con grande verve il fraseggio di Morelli.
Decisamente un bel disco, di quelli che hanno qualcosa di nuovo da dire ad ogni successivo ascolto. Ed un artista, Nico Catacchio, da tenere d’occhio, anzi, d’orecchio.
Artista: Nico Catacchio
Titolo: The Second Apple Anno: 2012
The Second Apple / Esiàn / Revolving / Panìco / Per Alal / Qui / Respiri
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NICO CATACCHIO – “THE SECOND APPLE” – FO(U)R CO408
“THE SECOND APPLE” – FO(U)R CO408
In tempi come questi di informatica spinta, il titolo dell’album potrebbe
indurre
in errore
perché in effetti il bassista si riferisce ad una ipotetica
esti di informatica spinta, il titolo
dell’album
potrebbe
“seconda
mela”
dopo la prima incautamente colta da Adamo, quindi una
perché in effetti il bassista si riferisce
ad una
ipotetica
mela”
come
opo la prima incautamente colta“seconda
da Adamo,
quindi
unauna seconda opportunità, come augurio e sprone per
“tuttiaugurio
coloro –espiega
– che credono nella possibilità di andare al di
ome una seconda opportunità, come
sproneCatacchio
per
là delle
convenzioni
e costrizioni
culturali”. Se questo è l’assunto da cui è
ega Catacchio – che credono nella
possibilità
di andare
al di
partito
il musicista
l’album, non ci sembra che le premesse siano
ni e costrizioni culturali”. Se questo
è l’assunto
da per
cui incidere
è
The Second Apple
state rispettate
appienosiano
nel senso che il CD, per altro di buona valenza, non
a per incidere
l’album,
che le premesse
Nico
Catacchionon
T(h...ci sembra
si pone
certo al
di fuorinon
di certi territori che poi sono quelli propri del buon
ppieno nel senso che il CD, per altro
di buona
valenza,
jazz.quelli
Vale apropri
dire accurate
fuori di certi territori che poi sono
del buon scelte tematiche, eleganti e complesse
armonizzazioni,
ccurate scelte tematiche, eleganti
e complesse esecuzioni tecnicamente più che buone. Non a caso
contrabbassista, può vantare esplicitamente l’ammirazione di
secuzioni tecnicamente più che Catacchio,
buone. Nonda
a caso
jazz in Italia. Ammirazione derivante dalle
Giovanni
Tommaso,
una sorta dil’ammirazione
guru del contrabbasso
trabbassista,
può vantare
esplicitamente
di
innumerevoli
prove Ammirazione
che Nico ha fornito
nei vari
jazz in Italia.
derivante
dallecampi in cui ha esercitato la sua arte: partendo dal
el contrabbasso
rock per
finire
alla musica
e a partendo
quella classica,
senza ovviamente trascurare il jazz,
nei vari campi
in cui
ha esercitato
laetnica
sua arte:
dal
Catacchio
ha sempre evidenziato
formidabile ricchezza di idee e dal punto di vista
uella classica,
senza ovviamente
trascurare iluna
jazz,
un suono
quanto mai nitido, pulito e la capacità di suonare lunghe linee
ormidabileprettamente
ricchezza di strumentale
idee e dal punto
di vista
melodiche.
Dilaeccellente
livello
anche
gli altri
due compagni d’avventura, vale a dire Nico Morelli
nto mai nitido,
pulito e
capacità di
suonare
lunghe
linee
alcompagni
pianoforted’avventura,
e Michele Salgarello
alla
batteria.
gli altri due
vale a dire
Nico
MorelliIn particolare Morelli ha confermato, se pur ce ne
stato bisogno,
la sua
validità disepianista
a suo agio sia nel disegnare suadenti
particolare
Morelli ha
confermato,
pur ce perfettamente
ne
atteria. Infosse
linee melodiche
nelsia
contrappuntare
magnifici assolo del leader. Il tutto mentre Salgarello si
anista perfettamente
a suosia
agio
nel disegnare isuadenti
come
fonte
di nuovi
spunti ritmici
che vengono colti al volo dagli altri due.
i magnificipone
assolo
del inesauribile
leader. Il tutto
mentre
Salgarello
si
Insomma
i tre hanno
unaltri
repertorio
punti ritmici
che vengono
colti affrontato
al volo dagli
due. di sette brani scritti e arrangiati dal leader con
grande
slancio,
coesione
e grande
rtorio di sette
brani
scrittiperfetta
e arrangiati
dal leader
conequilibrio tra parti scritte e improvvisazione riservando
sempre
la massima
all’originalità
del sound d’insieme e alla struttura di ogni singolo
nde equilibrio
tra parti
scritteattenzione
e improvvisazione
riservando
brano.d’insieme
(GG)
nalità del sound
e alla struttura di ogni singolo
Rassegna Stampa THE SECOND APPLE
The Second Apple di Nico Catacchio
Un album maturo, ponderato, sudato diremmo. Proprio come chi coltiva i
frutti che fanno bella mostra nella copertina.
” The Second Apple” segna, a nostro parere, il passaggio adulto della
creatività di Nico Catacchio. Nei suoni di questo disco si scopre una ricerca
non solo di un equilibrio sonoro, ma anche di una tranquillità interiore, un
percorso di pace che non è necessariamente quiete.
Le creazioni di bassisti rischiano a volte di divenire sterili esercizi tecnici,
alla lunga poco apprezzati anche dai tecnici. In questo disco si ritrova, al
contrario, una totale armonia tra i musicisti, che si rincorrono in interplay
assolutamente istintivi ed efficaci, che consentono all’ascoltatore
di viaggiare . Le dinamiche vengono sapientemente utilizzate per spostare
l’animo da uno stato all’altro e sono il gioco principe nella prima traccia,
che da’ anche il titolo al CD. “Revolving” è un brano che contiene un
dialogo, una conversazione fatta di note tra uno strumento e l’anima.
Catacchio è stato accompagnato in questo progetto da due ottimi musicisti,
due amici e compagni di viaggio del bassista barese. Al piano Nico Morelli
ed alla batteria Michele Salgarello, hanno saputo interpretare al meglio il
ruolo di co-protagonisti in un lavoro corale e vario che soffia nell’orecchio
dell’ascoltatore con intelligenza ed estro. Abbiamo apprezzato tutte le sette
tracce del disco, ognuna per il suo: l’intro con richiami etnici di “Per Alal”
con suoni di piano vagamente orientaleggianti; il suono ad arco del basso
di Catacchio sul brano “Qui” ci è sembrato quasi un grido, un richiamo.
In questo lavoro c’è tutto il musicista curioso, cresciuto a pane e musica,
qualsiasi musica. Questo è un disco che nel jazz trova una sua
connotazione un pò stretta, il jazz è molto e dal jazz origina molto, ma non
tutto. In questi brani si rilevano presenze di fughe e di suite classiche, di
ritmiche ancestrali, di tasti pestati con forza. Il lavoro è stato pubblicato
dalla giovane e vitale etichetta fo(u)r
Vi consigliamo di ascoltare questo lavoro fino in fondo e poi di fare come
abbiamo fatto noi: riascoltatelo ancora.
Acquistate solo dischi originali per sostenere il lavoro dei musicisti.
Buona musica
Mico
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Nico Catacchio T(h)ree
The Second Apple
(Fo(u)r 2012)
A cura di Stefano Cazzato e Fabrizio
Ciccarelli
N.Catacchio: basso
N.Morelli: piano
M.Salgarello: batteria
The second Apple; Esiàn;
Revolving; Panìco; Per Alal;
Qui; Respiri.
Veramente un bel lavoro, dove un ascolto attento consentirà di scoprire tanta sostanza.
Ottimo l’interplay, molto riuscito l’equilibro tra momenti energici, carichi di ritmo e di swing, e altri rarefatti e introversi, solida la
scrittura e non convenzionale l’interpretazione, pregevole l’uso melodico, oltreché ritmico, che Nico Catacchio fa del suo strumento.
C’è tutto un discorso, sapienziale e spirituale, dietro questo disco il cui titolo è “la seconda mela” ovvero l’altra occasione, l’altra opportunità di crescita e di maturazione che l’uomo è chiamato a cogliere.
Siamo d’accordo con la filosofia di Nico laddove dice, nella presentazione del disco, che si vuole liberare dai condizionamenti
dell’Ego. Che questa, in fondo, è la seconda mela. Sappiamo che per un artista liberarsi dall’Ego significa rinunciare alla tentazione
del narcisismo virtuosistico e cerebrale tipico di tanti che (è il caso di dire) se la cantano e se la suonano da sé. L’autoreferenzialità
non è mai una buona scelta pedagogica ed estetica perché priva l’ascoltatore della possibilità di capire, di interagire e di emozionarsi.
Di conseguenza l’ascoltatore o si allontana o si avvicina in modo inautentico al prodotto.
Apprezziamo molto, dunque, il lavoro di ricerca interiore che sta alla base di questo disco cui sta a cuore, prima di tutto, una poetica
dell’espressività e dell’empatia. La tecnica, peraltro eccellente, è solo un mezzo per raggiungere questo obiettivo.
Stefano Cazzato
Intervista di Fabrizio Ciccarelli
Un album molto intenso e sentito il tuo. Avremmo la tentazione di dire “quasi autobiografico”, intuendo qualcosa anche dai titoli dei
brani…
Io credo che sia arrivato di nuovo un momento storico in cui artisti, intellettuali e musicisti debbano esprimere qualcosa di
reale e a contatto con la realtà delle cose, degli stati d’animo e dei sentimenti. La spropositata produzione musicale degli ultimi
venti anni ha portato ad una assuefazione pericolosa (oltre che ad una produzione non sempre eccellente), dove quasi tutto si è
già sentito e la cui conseguenza è la sordità emozionale. Complice la consuetudine di produrre musica e CD solo per esserci (e
come biglietto da visita per trovare opportunità di lavoro) o per dimostrare le proprie capacità tecniche. Ma tutto ciò non interessa il pubblico che si allontana sempre più dalla musica e dal jazz in particolare. Il jazz deve uscire dai suoi confini ristretti di
una minoranza autoreferenziale e in via di estinzione e diventare musica trasversale, veicolo di messaggio emozionale.
Per questo il mio album può dirsi certo autobiografico perché c’è in sintesi il mio vissuto e il mio presente. Ma non vuole essere
la mia “celebrazione” come musicista. Vorrei fosse di sostegno alla vita di chi ascolta. E chi ascolta vi ritrovasse non Nico
Catacchio ma le proprie emozioni.
In questo sarebbe sempre importante ricordarsi della lezione di John Coltrane.
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Il primo
Sicuramente
il mio
essere europeo è parte importante della musica dell’album. Senza
rinnegareEventi
o nascondere
una vicinanza
alle
dedicato
alledel
blue
notes
origini
jazz.
Dal punto di vista compositivo attingo molto (in maniera consapevole o meno) alla musica classica che da questo
punto di vista ha molto ancora da insegnare e dalla quale si può attingere a piene mani. Infatti i brani del CD spesso assumono la
dimensione allargata di suite. Anche ciò in parte è dovuto anche alle mie origini rockettare dell’adolescenza, di certo rock sinfonico come quello dei GenesisRecensioni
ma anche di gruppi più “duri” come i Led Zeppelin.
E poi c’è il mio amore per la formazione del piano trio, da Bill Evans a Keith
Jarrett e a tutti i nuovi trii della scena newyorkese
Nico Catacchio T(h)ree
da una parte, di quella nord europea dall’altra.
The Second Apple
Da una parte “The second apple”, brano di veemente espressività e di movenze interiori molto intime, dall’altra “Respiri”, una
(Fo(u)r
2012)
dilatazione affettiva scandita dalla tua performance fatta di poche note, essenziali,
talora
sognanti. Quale il Trait d’Union che lega
inizio e fine di questo cd che sembra davvero un “concept album”?
A cura di Stefano Cazzato e Fabrizio
Uno dei miei assunti principali nella vita, prima ancora che nella musica,Ciccarelli
è quella di avere dinamica, cioè movimento. Solo dal
movimento si può creare interesse e curiosità. Ma anche emozione. Anche la musica più bella e meglio suonata se non ha una
curva dinamica pronunciata alla fine porta all’assuefazione e quindi al disinteresse, se non al rigetto. Come se mangiassimo il
basso più.
nostro piatto preferito due volte al giorno per mesi. Alla fine come minimoN.Catacchio:
non ne potremmo
N.Morelli:
piano pronunciata) e l’ultimo, che è
Tra il primo brano forte e deciso (ma che ha anche al suo interno una dinamica
fortemente
M.Salgarello: batteria
sognante, etereo e delicato, c’è la possibilità di una tavolozza di colori enorme.
Il suono è poi quello che lega il tutto. Grazie ad un suono bello, definito e riconoscibile (dato dalle voci dei singoli musicisti, dal
The second
Apple; Esiàn;
loro amalgama e anche da una buona ripresa audio) è possibile creare dinamica
all’interno
di qualcosa di univoco.
Revolving; Panìco; Per Alal;
Qui; Respiri. ma sembra che, al momento della realizNon necessariamente un “concept album” deve avere le caratteristiche dell’immediatezza,
zazione, forse tu abbia scelto le “first tracks”, le prime prove incise.
Devo dire che, grazie a Nico Morelli e Michele Salgarello, la qualità della musica del CD è andata anche al di là delle mie aspettative. Come purtroppo spesso accade abbiamo avuto poco tempo per provare, i brani sono complessi e hanno bisogno di essere
interiorizzati per entrare a farne parte. Ma abbiamo da subito raggiunto una concordanza di intenti che si è tradotta in un bel
risultato di unione ed emozione.
In un paio di casi abbiamo fatto una sola take. Negli altri casi ci abbiamo lavorato un po’ di più realizzando due o tre take tra le
quali poi abbiamo scelto. Sicuramente l’immediatezza e la freschezza dell’esecuzione è preferibile ad una perfezione formale ma
fredda. Certo sarebbe bello entrare in sala di registrazione e non dover pensare all’orologio. Ma spesso avere delle limitazioni
porta ad essere maggiormente creativi e concentrati. Il fatto di non avere la possibilità di sbagliare o di tergiversare porta diritti
all’obiettivo. Sai di avere una sola possibilità, una sola strada davanti senza possibilità di tornare indietro. Certo può anche
essere controproducente e pur di portare il risultato a casa si può rinunciare a rischiare, con la conseguenza di non arrivare a
niente di emozionante. Ma non è stato certamente questo il caso.
Vorremmo esprimere apprezzamento per i tuoi partners, davvero eleganti ed in linea col tuo pensiero estetico. Intelligente e creativo il
pianista Nico Morelli, puntuale e raffinato il batterista Michele Salgarello. Com’è avvenuto il vostro incontro?
Io e Nico Morelli siamo amici da vent’anni, abbiamo condiviso molte esperienze musicali e non, anche se non suonavamo insieme
da un bel po’ di tempo ormai. Avevo assolutamente bisogno di un pianista come lui aperto ma legatissimo alla tradizione, con un
bellissimo suono e poi senza mai paura di rischiare. Veniamo entrambi dalla Puglia dove siamo nati e cresciuti.
Anche se Nico ora vive a Parigi ed io a Modena non ci siamo mai persi di vista. Ci siamo sempre sentiti in vario modo (la tecnologia aiuta in questo) per raccontarci soprattutto la nostra vita.
Con Michele condivido l’esperienza in trio del Laboratorio di Alta Qualificazione Professionale tenuto da Stefano Battaglia a
Siena (come si vede il trio è una delle mie formazioni preferite). Io dico sempre che Michele è molto più di un batterista. Ha una
sensibilità ed un’attenzione veramente speciali e che sa trasformare in suoni che colorano lo spazio del gruppo.
L’importante per me, al di là della musica, è che condivido con loro una grande amicizia che, anche se molto diradata dal punto
di vista degli incontri, riesce ad unirci. Ed è anche questo che fa il “gruppo”.
Un tempo, cantabilità, lirismo, circolarità del “riff”, vibrato, improvvisazione secondo le indicazioni di Keith Jarrett e, a volte, di Bill
Evans. Quali caratteristiche senti più tue?
Come ho già avuto modo di dire prima, Bill Evans e Keith Jarrett sono stati sempre un po’ i miei fari…almeno per quanto riguarda il trio con pianoforte. Questo sicuramente anche per una vicinanza maggiore ad un’atmosfera europea: di certo non sono un
contrabbassista nero. Anche se la cosa non mi sarebbe dispiaciuta.
Sempre per un discorso di “dinamica della musica” è necessario mescolare nelle dosi giuste tutti questi elementi: up tempo, cantabilità, parti scritte e improvvisate, circolarità o percorsi lunghi e articolati.
Non ho preferenze…cerco solo di capire cosa può servire in quel momento per creare uno stato d’animo o un’emozione.
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Il primo
Nellaportale
famiglia
degli
archi il contrabbasso è lo strumento che negli ultimi diciamo Icento
anni haEventi
subito un’evoluzione
maggiore.
dedicato
blue perché
notes ha una storia più breve o comunque perché è uno strumento meno di primo piano e con meno legami con una
Forsealle
anche
tradizione di repertorio. Anche nella forma i contrabbassi sono tutti diversi, dal contrario degli altri archi che hanno assunto una
standardizzazione dovuta ai grandi liutai del passato.
Negli ultimi 15 anni poi, grazie
anche all’evolversi della tecnologia audio, il contrabbasso riesce ad essere percepito meglio in
Recensioni
concerto, con più qualità di suono (i vecchi pickup gli davano un suono innaturale).
Nico Catacchio T(h)ree
Nel jazz ci sono contrabbassisti eccezionali che hanno raggiunto vette altissime nella tecnica e anche nella musicalità ed espressività dello strumento.
The Second Apple
Per quanto mi riguarda la mia ricerca è quella di percorrere una strada che ponga il contrabbasso come uno strumento chiaro,
(Fo(u)r
percepibile ed emozionante al pari degli altri. Ma questo non solo e non tanto
per2012)
i musicisti quanto anche e soprattutto per un
pubblico non “tecnico”.
A cura di Stefano Cazzato e Fabrizio
Quando ho iniziato a suonarlo mi ricordo che alcuni amici che venivano ai
primi concertini mi dicevano: ma non si sente!!
Ciccarelli
Ecco io cerco di fare in modo che il contrabbasso si senta, sia chiaro, sia emozionante e presente anche nei soli (che spesso erano
visti come il momento di relax e distrazione per tutti, musicisti e pubblico: ne girano di barzellette in merito).
N.Catacchio:
basso allo scopo di mostrare che il contrab Ogni tanto mi diverto a registrare dei piccoli video in solitaria che metto su
Youtube proprio
N.Morelli: piano
basso può cantare.
M.Salgarello: batteria
Questo ormai i musicisti lo sanno da tempo. Il pubblico un po’ meno.
The
second
Apple;loEsiàn;
Ti propongo qualche nome che, in qualche modo, rimanda, a mio avviso, al tuo
modo
di usare
strumento: Ron Carter, Paul ChamRevolving;
Panìco;
Per Alal;
bers, Eddie Gomez, Charlie Haden, Dave Holland (magari più “bassista”…), Gary Peacock, Miroslav
Vitous, e, naturalmente, GioQui; Respiri.
vanni Tommaso. Nel fondo della tua preparazione tecnica sembra anche non estranea
la tradizione mitteleuropea, kletzmer, magrebina.
Questi sono mostri sacri sui quali non mi sento di poter esprimere altro che non sia già stato detto. Da tutti ho cercato di prendere
qualcosa…non fosse altro che una particella minima.
Ma ne aggiungo qualcun altro in ordine sparso: Marc Johnson, Scott Lafaro, Arild Andersen, Lars Danielsson, Edgar Meyer,
Ranaud Garcia Fons, Christian McBride, François Rabbath, Johnn Patitucci, Anders Jormin, Avishai Cohen.
Sì, come vedi, ce ne sono molti del Nord Europa. Una parte del mondo dove c’è una grande tradizione contrabbassistica che ha
creato grandissimi musicisti. Poi, suonando anche musica con radici etniche (non tradizionale), mi piace prendere anche da quel
lato se possibile. Si insomma fagocito un po’ tutto. Forse troppo a volte.
Vorrei fare un discorso a parte per quanto riguarda Giovanni Tommaso.
Giovanni è stato il primo contrabbassista jazz italiano a suonare in maniera innovativa e moderna e con una tecnica evoluta. La
cosa incredibile è ancora moderno e innovativo! La musica di due suoi dischi in particolare (VIA G.T. e TO CHET) sono stai importantissimi per me nel periodo in cui ho fatto il servizio militare. Mi hanno davvero aiutato a superare un anno assurdo. Questo
mi ha legato a lui molto prima di conoscerlo.
E’ una persona straordinaria umanamente e musicalmente e sembra ancora un ragazzo. Una forma fisica invidiabile.
E io ho avuto il grande onore di avere le note di copertina scritte da lui. Grazie davvero Giovanni.
Perdona la banalità: a chi vuoi dedicare “The second apple”?
Banalità per banalità lo dedico alle mie figlie Viola e Angelica. A volte quello che sembra banalità è una sintesi importante.
Quali prospettive per te come “compositore”, visto che il cd comprende tuoi “originals”? Quale possiamo immaginare come tuo
futuro progetto?
Avrei in mente tante cose ma bisogna che focalizzi l’attenzione solo su alcune.
Mi piacerebbe fare un album monografico (in trio o quartetto) dedicato alla musica dei tre balletti di Tchaikowsky. Musica di una
ricchezza melodica straordinaria già preda di saccheggio in passato, a cominciare dalla pubblicità. Ma per me è uno spunto per
comporre brani originali (ne ho già diversi pronti) attingendo a quella ricchezza compositiva e a quelle emozioni.
La mia parte più rock vorrebbe portare a termine un progetto già iniziato con musicisti della mia terra. Quartetto con chitarra,
sax, contrabbasso e batteria.
Musica anche qui originale composta in gran parte da me ma anche dagli altri membri del gruppo, che è un collettivo.
Prima o poi (ma spingo questo temine il più avanti possibile) vorrei registrare un album di standards. Secondo me un’impresa
titanica perché alle spalle c’è una storia imprescindibile e dire qualcosa di nuovo è quasi impossibile.
Quindi al momento cercherò di fare solo musica originale. Distillando un brano alla volta nel tentativo e nella speranza di dire
sempre qualcosa di nuovo e soprattutto di riuscire ad entrare nell’animo di chi ascolta.
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Nico Catacchio - The Second Apple
Scritto da Fabio Ciminiera
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Domenica 18 Novembre 2012 00:00
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Fo(u)r - CDCO408 - 2012
Nico Catacchio: contrabbasso
Nico Morelli: pianoforte
Michele Salgarello: batteria
Il piano trio visto dalla prospettiva del contrabbasso. In The second apple, Nico Catacchio affronta infatti, una delle formazioni
più celebrate ed esigenti della storia del jazz: il contrabbassista compie questa operazione con due musicisti versatili e con
l'intenzione di portare nelle varie tracce stimoli diversi.
Sin dalle registrazioni del trio di Bill Evans con Scott LaFaro e Paul Motian, il dialogo tra pianoforte e ritmica si è fatto meno
"autoritario" ed ha accolto e fatto brillare le personalità dei tre componenti. Negli anni poi ci sono stati piano trio dalla
denominazione collettiva e - naturalmente, come accade anche in questo caso - trii a nome di contrabbassisti o batteristi. Il trio
proposto da Nico Catacchio con Nico Morelli al pianoforte e Michele Salgarello alla batteria si anima di una dimensione paritaria
e vive di spazi ampi: volendo esemplificare, si possono leggere nelle composizioni e nell'approccio al contrabbasso riflessi nord
europei. La musica del trio respira così una tradizione dove nel corso degli anni i contrabbassisti sono stati protagonisti per
importanza della loro funzione e qualità delle suggestioni disegnate.
E, infatti, sin dalle prime note di The second apple, il brano omonimo che apre il lavoro, Catacchio mette in chiaro quali ne
saranno le prerogative: richiami alla musica colta, la ripresa ciclica di cellule sonore, un approccio ritmico suggerito più che
imposto e attento a seguire canoni più eurocentrici e meno swinganti, dialogo continuo tra i musicisti. Nelle ballad e nei tempi
più sostenuti l'approccio del trio è narrativo più che lirico, intimo più che introverso. La conclusiva Respiri si scioglie in una
destrutturazione dell'architettura formata dagli incroci tra le linee: quasi un congedo sussurrato dopo la verve e lo swing della
precedente Qui e i passaggi stentorei - declamati, se si vuole - e sottolineati dai ripetuti accordi del pianoforte a sostenere gli
assolo di Morelli, prima, e di Salgarello, poi nella sua seconda parte fino alla conclusione scandita ancora dal giro armonico
della mano sinistra del pianista.
Nico Catacchio pone così al centro del proprio mirino la necessità di operare una sintesi tra ispirazioni diverse: il risultato è un
disco coerente e scorrevole, realizzato grazie all'interazione e al reciproco ascolto con i suoi compagni di avventura,
all'attitudine presente in tutto il disco di sottrarre elementi, di non soffocare il filo narrativo del tema e dell'assolo.
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COMUNICATI:
Nico Catacchio
The Second Apple
Four (2013)
1. The second apple
2. Esiàn
3. Revolving
4. Panìco
5. Per Alal
6. Qui
7. Respiri
Nico Catacchio - contrabbasso
Nico Morelli - pianoforte
Michele Salgarello - batteria
email: [email protected]
web: http://www.four-edition.com
Nico Catacchio accetta la sfida del trio più classico cercando con questo tramite di portare avanti la sua personale concezione
del jazz e della musica in generale. Il musicista pugliese predilige lavorare su idee melodiche ben definite, che sono il centro
motore delle sue composizioni. Su questa base si sviluppano sovrastrutture armoniche e ritmiche piuttosto ricercate, in grado
di modificare in divenire il carattere dei vari brani senza, però, stravolgerli. Si comincia, infatti, con un motivo, una frase e,
dopo una vera e propria circumnavigazione, si ritorna al punto di partenza. Questo lungo excursus consente di apprezzare il
valore dei compagni di avventura del leader. Innanzitutto Nico Morelli, un pianista fortemente connotato dal punto di vista
percussivo, capace allo stesso modo di realizzare aperture neoromantiche, pause e riprese, note brillanti o malinconiche. Un
musicista che riesce ad assegnare un senso compiuto anche a un piccolo gruppo di note sistemate al posto giusto e distillate
con cura e a sciorinare assoli gonfi di particolare espressività con un tocco leggero e sagace.
Michele Salgarello siede alla batteria ed è protagonista alla pari con i suoi partners di questa musica. Il suo lavoro di accompagnamento è quanto mai composito e variegato. Si pone al di fuori dal dialogo piano-contrabbasso, in certi momenti, poi,
quando entra in scena, percorre strade incidenti e trasversali, con un drummin’ potente e preciso, mai ridondante. Si può dire
che Catacchio e Morelli dialoghino fra di loro utilizzando lo stesso modus operandi, costruendo una trama melodica ben risolta,
mentre Salgarello tende ad alterare, a scomporre il discorso dei due partners per ornare di elementi ritmici il clima dei pezzi.
E’ fin troppo facile scomodare, come modello di riferimento del percussionista veneto, Paul Motian, maestro del colore nei trii
di Bill Evans e di Keith Jarrett.
Nico Catacchio si riserva la facoltà di introdurre ed esporre il tema, a volte pizzicando il suo basso, altre volte accarezzandolo
con l’archetto. Il suo solismo è alquanto discorsivo. I suoi titoli non hanno un testo dichiarato, ma certamente ne possiedono
uno nascosto nella mente dell’autore che lo canta nella maniera in cui sa estrinsecarlo meglio, con il suo strumento insomma.
Fra i pezzi migliori sono da annoverare la frastagliata “Qui”, dotata di diversi cambiamenti di clima al suo interno e contenente
alcuni assoli di rara intensità e fulgore. Da non trascurare pure la sentimentale, sospesa “Respiri”, con più sangue nelle vene
(leggi nelle tracce) rispetto al modello nordeuropeo.
“The Second Apple” è un disco curato nei dettagli, organizzato e suonato adeguatamente. Dopo una lunga assenza dalla scena
jazzistica, almeno da primattore, Nico Catacchio dimostra che ha ancora parecchie cose da dire e che sa condividerle empaticamente con altri musicisti collocati sulla sua stessa lunghezza d’onda, quella di un jazz educato ed elegante.
Gianni Montano per Jazzitalia
Rassegna Stampa THE SECOND APPLE
La bellezza della struttura. Il fascino
dell’improvvisazione
Bilancio positivo per “Parole e musica alla Casa del jazz”
Nico Catacchio
La notizia è giunta immediata, in apertura di serata: Giampiero Rubei, presentando l’ultimo appuntamento della
nuova serie “Parole & Musica” condotta da Gerlando Gatto, ha annunciato che il nostro direttore tornerà in
autunno alla Casa del Jazz con le sue “Guide all’ascolto”. Questa decisione è il frutto anche del buon
andamento che hanno avuto queste quattro serate in cui Gatto ha intervallato i concerti con interviste mirate
soprattutto a meglio far comprendere la musica che si ascoltava. Di qui la reazione positiva del pubblico e la
sincera soddisfazione degli artisti che hanno partecipato a questa non facile impresa.
Come si accennava, lunedì 29 luglio ultima serata: ospite il trio del contrabbassista Nico Catacchio completato
da Nico Morelli al pianoforte e Michele Salgarello alla batteria. In apertura, Gatto ha tracciato una breve storia
del contrabbasso nel jazz aiutato dallo stesso Catacchio che ha tradotto sullo strumento alcune affermazioni del
presentatore; quindi via al concerto con un primo original del contrabbassista “Revolving”… e si è capito subito
che il trio era in serata: perfetto l’interplay, superlativo il groove, magnifica la spinta sia di Morelli sia di
Salgarello mentre il leader si accollava il duplice compito di solista e di accompagnatore dimostrando anche una
bella capacità di scrittura. Capacità che non era certo sconosciuta al vostro cronista dato che i brani presentati
lunedì facevano tutti e quattro parte dell’ottimo album “The second apple” uscito pochi mesi fa. Sull’onda di
questo felice avvio, Catacchio ha risposto con competenza ed una notevole dose di leggero umorismo (dote che
mai guasta in simili appuntamenti) alle domande di Gatto affrontando anche temi complessi come l’importanza
della commistione fra differenti linguaggi quale strada per un ulteriore sviluppo del jazz; in questo ambito è
stata evidenziata l’importanza degli standard ma non come sterile repertorio ma come materiale da far rivivere
grazie alla propria sensibilità e al proprio personalissimo gusto. Così dopo il brano che da il titolo all’album di
Catacchio, abbiamo ascoltato uno dopo l’altro tre splendidi standard: “The way you look tonight” di Kern e
Fields, la poco battuta “Ballad of the sad young man” di Wolf e Landesman e “Almost like being in love” di
Loewe e Lerner e il trio ha fatto capire cosa significa reinterpretare brani celebri, rendendoli freschi, ancora una
volta attraenti con Morelli in grande spolvero grazie ad una tecnica prodigiosa ed una squisita sensibilità, con
Salgarello mai invadente seppur costantemente propulsivo, e il leader a disegnare, a costruire le sue strutture
con un senso del tempo e dello spazio davvero non usuali.
Rassegna Stampa THE SECOND APPLE
Rassegna Stampa THE SECOND APPLE
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