Paolo Ghetti Dotato di un fisico gracile e minuto, rischia di rimanere nascosto dietro alla sagoma ingombrante del suo contrabbasso, se non fosse per la sua potente cavata e la grande padronanza tecnica, che all’occhio del pubblico lo trasformano in strumento affascinante e seducente. Durante il suo lungo percorso come sideman, il bassista Paolo Ghetti ha affiancato colleghi importanti come Pat Metheny, Peter Erskine, Pat Martino, Steve Coleman, Lee Konitz, Cedar Walton, Enrico Rava, ricercando in ogni occasione l’arricchimento musicale e umano che lo hanno portato a una grande versatilità, solidità ritmica, interplay, senza cadere mai nell’esibizionismo di bravura, usando sempre sapientemente le sue doti al servizio della musica con buon gusto e sensibilità. All’ età di otto anni si avvicina alla chitarra, lasciandola dopo qualche anno per lo studio del clarinetto e parallelamente del basso elettrico, approdando solo verso i vent’anni a quell’ “enorme” contrabbasso che gli regalerà, contro tanta fatica, grandi soddisfazioni. L’approfondimento del linguaggio jazz, insieme agli studi classici, prosegue nel solco della tradizione aperta dai grandi maestri del passato, ricercando negli ultimi anni nuovi percorsi stilistici e scoprendo le formule per tradurli in espressione assolutamente contemporanea. Ormai quarantenne, dopo aver inciso oltre 40 CD, Paolo Ghetti decide di uscire dal solo ruolo di grande accompagnatore per cimentarsi nella direzione di un gruppo, sia come compositore, arrangiatore e quindi leader. Nasce così “PROFUMO d’AFRICA”, primo lavoro discografico a proprio nome, con un sound ricco di grooves in equilibrio fra ritmi jazz, africani, latini e funky. Nell’ultimo decennio dedica parte della sua attività musicale alla didattica, nei corsi di jazz al Conservatorio di Bologna, formando strumentisti di alto livello professionale.