SICUREZZA E CONSERVAZIONE INTERVENTO DI RESTAURO E CONSOLIDAMENTO STRUTTURALE DELLA CHIESA DI S. GIOVANNI BATTISTA DI CALDOGNO, VICENZA A. GIANNANTONI1, E.M. PASETTO2, M.G. PESAVENTO3 Servizi di Ingegneria s.r.l., Foligno Studio Plan Up Architettura e Design, Vicenza 3 Studio Plan Up Architettura e Design, Vicenza 1 2 SOMMARIO Il lavoro illustra gli aspetti salienti di un intervento, in corso di esecuzione, di consolidamento e restauro dove la attenzione per la diagnostica strutturale e la conoscenza storica della fabbrica edilizia, hanno rivestito un ruolo fondamentale, suggerendo le regole e le modalità di intervento. Durante la fase di stesura del progetto preliminare per il restauro delle superfici esterne della chiesa di S.Giovanni Battista di Caldogno, era stato individuato un quadro fessurativo – manifestatosi dopo il sisma del 1976 - che, in particolar modo in corrispondenza della zona del presibiterio e della navata laterale ovest, faceva ipotizzare la presenza di cinematismi ancora in atto e, quindi, meritevoli di verifica puntuale. Pertanto, le lesioni più evidenti sono state monitorate per un periodo di 24 mesi, confermando la presenza effettiva di cinematismi in corrispondenza dell’area del presbiterio, nella parte superiore della navata centrale e in corrispondenza della connessione tra la navata centrale e la navata laterale ovest. Contemporaneamente, è stata eseguita un’ulteriore campagna di indagini conoscitive dell’edificio (attraverso l’impiego di prove prima non distruttive e, successivamente, distruttive) che hanno messo in evidenza come l’edificio sia stato costruito con scarsa maestria e povertà di materiali, su un terreno disomogeneo e fortemente influenzato dalla sottostante falda acquifera. Pertanto, la decisione di non intervenire in corrispondenza della base fondale - date le caratteristiche del terreno sottostante – ha spinto alla ricerca e alla scelta di tecniche alternative di consolidamento, che hanno trovato nell’impiego delle FRP (in combinazione a tecniche di consolidamento tradizionali) una risposta efficace. ABSTRACT This article outlines the salient aspects of an intervention of consolidation and restoration, in progress, where the care on structural diagnostics and historical knowledge of the monument, have played an important role, suggesting the rules and modalities of intervention. During the drafting of the preliminary plan for the restoration of the exterior surfaces of the Church of S.Giovanni Battista in Caldogno, a cracks relief had been identified - appeared after the earthquake of 1976 - which, especially in the area of presbiterio and in west aisle, did suggest the presence of kinematics still in place and therefore worthy of thorough examination. Therefore, the most obvious lesions were monitored for a period of 24 months, confirming the actual presence of kinematics of the chancel area at the top of the nave and at the connection between the nave and west aisle. Meanwhile, was conducted another campaign of cognitive analysis of the building (through the use of non-destructive testing first and then destructive) that have highlighted how the building was constructed with little skill and poverty of materials, on an uneven ground and heavily influenced by the underlying aquifer. Therefore, the decision to not intervene at the bottom of the base – related to the nature of the underlying soil - has led to research and selection of alternative techniques of consolidation, which found in the use of FRP (in combination with traditional methods of consolidation) an effective response. SICUREZZA E CONSERVAZIONE 1. LE FASI COSTRUTTIVE E I SUCCESSIVI INTERVENTI La chiesa arcipretale di Caldogno si trova nelle vicinanze della palladiana Villa Caldogno con la quale costituisce l’ambito storicamente più rilevante della cittadina. La fabbrica, la cui storia ha inizio nella prima metà del V secolo, viene riedificata dopo il 1648, anno nel quale, in occasione di una visita pastorale del vescovo, la chiesa viene definita letteralmente “malconcia” e ne viene proposta la riedificazione. Nel 1650 viene iniziata così la nuova costruzione, la cui navata (per quasi tutta la sua lunghezza) insiste sulle fondazioni di una chiesa romanico-gotica e su quelle di una precedente basilichetta paleocristiana. La chiesa viene così pressochè totalmente riedificata. Nel 1801 l’edificio manifesta nuovamente impellenti necessità di intervento: la facciata, che poggia su un terreno sorgivo, presenta una “enorme screpolatura” e “minaccia di rovinare” così come riportato da documenti del tempo. Il tetto, non più curato dal 1650, ha bisogno di essere ripassato e si presenta anche la necessità di ingrandire la chiesa. Nel 1818 la navata centrale viene così allungata di 4 m, reimpiegando nella nuova facciata elementi di quella precedente e viene demolita la corta abside rettangolare. Vengono inoltre sopraelevate le mura perimetrali con un secondo ordine di paraste (per proporzionare la nuova lunghezza all’altezza) e viene completamente rifatta la copertura. Numerosi interventi si susseguono poi durante la prima metà del secolo scorso: l’edificio si sviluppa in dimensioni con l’aggiunta nel 1907 della navata occidentale e nel 1935 la costruzione della navata orientale completata nel 1941. Prima degli anni ’70 si manifestano fattori che affrettano la decisione di un pronto intervento: il cedimento delle fondazioni (poi consolidate) della navata destra e lo stato di grave degrado della copertura. Nel maggio del 1976, un evento tellurico (terremoto del Friuli) danneggia il campanile, la canonica e, nella chiesa, si manifestano i seguenti danni: - l’arco di accesso al presbiterio viene spezzato in chiave e distorto; - si manifestano lesioni paurose sulle cupole del presbiterio e del catino absidale; - si riscontrano cedimenti di 10-20 mm nel soffitto della navata centrale; - si rileva un distacco dal muro della facciata che si inclina di qualche cm verso la piazza. La chiesa viene dichiarata inagibile e, tra il 1977 e il 1978, vengono eseguiti i seguenti interventi: - viene ricostruito il tetto con una nuova orditura lignea (ad eccezione di una sola capriata); - il soffitto viene ancorato a 8 capriate nuove accostate alle vecchie; - viene ricostruita la centina della navata centrale. Nel gennaio del 1985 si verifica un’eccezionale nevicata. Dal tetto della navata centrale cadono grosse masse nevose su quelle laterali sottostanti: la copertura della navata destra collassa in più punti, quella sinistra è pericolosamente dissestata. Viene emessa un’ordinanza del sindaco per dichiarare l’inagibilità dell’edificio. I lavori hanno la durata di circa un mese e prevedono la sistemazione delle strutture lignee portanti con la realizzazione di una cappa cementizia armata dello spessore di cm 5. Nel 1990 vengono eseguiti nella chiesa nuovi lavori di restauro. Oltre al rifacimento delle vetrate, dei pavimenti alla veneziana e agli interventi sulle superfici interne della chiesa, si provvede alla stuccatura delle lesioni e delle fessurazioni. SICUREZZA E CONSERVAZIONE 2. DESCRIZIONE DEL PROGETTO DI RESTAURO Date le premesse, il progetto di restauro non poteva non prendere in considerazione tutti gli aspetti che col tempo erano andati a evidenziare le lacune dell’edificio. Di conseguenza, lo sviluppo del progetto stesso è stato condotto con il fine di riportare la chiesa ad uno stato di decoro delle superfici esterne (che negli anni era andato perduto), ma anche con la volontà di risolvere in modo quanto più possibile definitivo i numerosi problemi di carattere strutturale che nel tempo erano prepotentemente affiorati in superficie, nonostante i numerosi interventi di stuccatura e tinteggiatura messi in atto soprattutto nell’interno. Sono state programmate pertanto la rimozione di tutte le finiture cementizie inappropriatamente applicate negli ultimi decenni e rifacimento dei nuovi intonaci esterni, la pulitura e protezione di tutti gli elementi lapidei, la manutenzione di tutti i serramenti lignei esterni esistenti, la verifica dello stato delle strutture di copertura con il ripasso generale del manto in coppi, la verifica delle grappe metalliche di aggancio delle statue sormontanti il prospetto nord e, infine, la valutazione e la riduzione del rischio sismico ai sensi di quanto previsto dal O.P.C.M. 20 marzo 2003, n. 3274. Al fine di poter raccogliere gli elementi di valutazione necessari per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, sono state eseguite numerose analisi e prove (non distruttive e distruttive), tra cui il monitoraggio del quadro fessurativo (per 24 mesi) con il rilievo critico delle superfici interne ed esterne mediante analisi all’infrarosso, la caratterizzazione mineralogicapetrografica degli intonaci esterni e dei materiali lapidei, l’analisi dei sali degli intonaci esterni, l’analisi dello stato di conservazione della struttura lignea portante del tetto, la rilevazione delle vibrazioni del traffico, nonchè prove geologiche in corrispondenza dell’area della navata destra e il monitoraggio del livello della falda acquifera tramite piezometri. L’indagine diagnostica così effettuata ha portato a risultati di indubbio interesse. In particolare, l’esito del monitoraggio ha confermato la presenza di cinematismi in atto in corrispondenza dell’area del presbiterio e in corrispondenza della parte ovest della facciata della chiesa, mentre il monitoraggio della falda acquifera conferma come quest’ultima sia soggetta a fenomeni di innalzamento ed abbassamento stagionali. Ad ulteriore aggravamento del fenomeno di rotazione della navata ovest, è stato riscontrato come in passato sia stato effettuato il tentativo di arrestare il progressivo cedimento verso l’esterno dell’elemento di facciata mediante il rafforzamento della base fondale ottenuto per mezzo dell’ampliamento del getto in cls, in presenza di una stratigrafia del terreno caratterizzata da presenza di limo argilloso alternato a sabbie. Tale provvedimento ha invece avuto come effetto quello di appesantire la fondazione accentuandone il cedimento. La rilevazione delle vibrazioni del traffico ha inoltre messo in evidenza come i valori rilevati sulla parete della chiesa adiacente alla strada siano superiori ai limiti imposti dalla normativa vigente e possano contribuire allo stress delle murature dell’edificio. Sono state inoltre eseguite una serie di prove (carotaggi e videoendoscopie) per verificare la consistenza della muratura della navata ovest e delle analisi sul calcestruzzo di fondazione della stessa navata al fine di meglio comprendere le cause delle numerose lesioni passanti che si sono manifestate su questa parte della muratura. Da qui è emersa la condizione di murature esili e dalla tessitura discontinua (laterizio e pietra), composte da doppia parete accostata in mattoni pieni con interposta un’intercapedine non sempre riempita e comunque con pochi elementi di collegamento effettivo, rappresentati soprattutto dalle sole pietre passanti. Così, dopo la completa demolizione degli intonaci esterni, si sono palesate con maggior chiarezza le cause dei numerosi dissesti che nel corso degli anni si sono manifestati sulle superfici della muratura del fabbricato. E' stato infatti messo in luce quanto già anticipato dai carotaggi e cioè che la muratura era costituita da una tessitura disomogenea (commistione disordinata di sasso e laterizio) che aveva messo in evidenza i propri limiti strutturali in occasione del terremoto del ‘76. La navata ovest, in particolare, è risultata essere stata costruita con scarse capacità e conoscenza dell’arte muraria, con l’impiego di materiali misti utilizzati per realizzare murature dagli spessori esigui e con rari tratti di continuità nella tessitura. Le sue fondazioni, inoltre, posano su un terreno molto rimaneggiato negli anni (ex cimitero). SICUREZZA E CONSERVAZIONE Anche per questo la parte di facciata principale corrispondente (destra) è risultata soggetta ad una rotazione verso l'esterno ancora in atto ed in continuo progressivo aumento. Internamente, l'arco di trionfo della navata centrale mostra ancora segni diffusi di cedimento nonostante gli interventi di ripristino attuati dopo il terremoto e l'intera zona del presbiterio e del catino absidale presentano cedimenti diffusi che si manifestavano sulla parte superiore di entrambi, in corrispondenza delle imposte delle falde di copertura. Numerosi interventi (con l’impiego di tiranti e rinforzi metallici) sono stati eseguiti nel tempo per contrastare - senza successo dinamiche probabilmente innescatesi a causa della disomogeneità del terreno su cui insiste la base fondale. Le condizioni attuali ci riportavano una capriata della copertura del presbiterio sprovvista di catena (recisa per realizzare la cupola nella quale i monconi della catena stessa risultavano ancora incastrati). E infatti, le lesioni - visibili dall’interno nella parte superiore della cupola del presbiterio - sono state causate anche dal tentativo di ripristinare successivamente la funzionalità della stessa mediante l'inserimento in posizione innalzata di tiranti in acciaio in sostituzione della precedente catena in legno. Per quanto riguarda la struttura portante della copertura della navata centrale, le capriate – realizzate con il sistema alla palladiana ma in maniera poco ortodossa con l’omissione di elementi che ne permettessero la piena funzionalità – presentavano più punti di flessione e, in alcuni casi, il monaco era andato in appoggio alla catena sottostante. Si è pertanto proceduto subito con la sostituzione di tutti gli arcarecci che presentavano gli appoggi ammalorati e che avevano di conseguenza favorito un abbassamento del piano delle falde che in più punti risultava essere maggiore di 20 cm e con il miglioramento della la funzionalità statica delle capriate - tipologicamente carenti - con l’impiego di piastre in ferro applicate con viti e bulloni. Una situazione in definitiva piuttosto complessa e articolata, rappresentativa di numerosi eventi di dissesto e pertanto in grado di suggerire molteplici modalità di intervento. SICUREZZA E CONSERVAZIONE 3. IL PROGETTO DI CONSOLIDAMENTO 3.1. Descrizione degli interventi strutturali La scelta delle soluzioni proposte, trattandosi di un bene vincolato, si è basata sul principio-guida del rispetto formale e sostanziale degli elementi costitutivi dell’organismo strutturale originario. Sotto tale ottica il funzionamento strutturale degli elementi esistenti originari non viene alterato dalle opere di consolidamento, che assumono la qualità di tutori e di presidi. L’utilizzo di tecniche di intervento alternative, quali l’impiego di rinforzi in materiali compositi FRP, in combinazione con gli interventi tradizionali di restauro, è stato incentivato dalla necessità di rispettare i requisiti fondamentali della minima invasività, della reversibilità, della compatibilità, della durabilità e della riconoscibilità. 3.2. Cerchiature in nastri CFRP (Carbon Fiber Reinforced Polymer) di facciata Per contrastare il ribaltamento nel piano della porzione di facciata della navata ovest, interessata da un evidente distacco dalla muratura della navata centrale, legato a cedimenti localizzati di natura fondale, si prevede il rinforzo dell’intera parete di facciata con un doppio ordine di cerchiature in materiale composito. Le fasciature (1° e 2° ordine rappresentati in Figura 1) vengono realizzate con nastri in fibra di carbonio unidirezionale ad elevato modulo elastico disposti in doppio strato di larghezza pari a soli 10 cm per limitare al massimo il taglio della muratura per la creazione delle piste di supporto. Figura 1. Disposizione nastri in fibra di carbonio in facciata In corrispondenza delle zone di facciata caratterizzate da cambiamenti di direzione (lesene) è necessario inserire dei sistemi per il placcaggio localizzato dei nastri in CFRP (Figure 2 e 3). Tale fissaggio, che garantisce l’aderenza e la continuità dei nastri in fibra di carbonio anche nei punti di discontinuità geometrica, è costituito da una lamiera in acciaio zincato opportunamente sagomata e ancorata alla muratura con perfori armati iniettati con resine epossidiche. Tra la fibra in carbonio e la piastra metallica è indispensabile la disposizione di un nastro in fibra di vetro come dielettrico. SICUREZZA E CONSERVAZIONE Per evitare il possibile insorgere di un meccanismo locale di collasso per flessione verticale lungo la striscia muraria tra i due ordini di nastri in CFRP, si dispone ai due lati della facciata un ulteriore nastro in fibra di carbonio di larghezza pari a 30 cm applicato verticalmente prima della posa in opera delle fasciature orizzontali (Figura 4). Prima di procedere all’applicazione dei nastri in CFRP si rende sempre necessario regolarizzare la superficie di applicazione con malta tixotropica fibrorinforzata per garantire la perfetta aderenza al supporto murario. Figura 2. Sistema di placcaggio localizzato del nastro Figura 3. Preparazione del supporto delle fasciature Figura 4. Applicazione nastro verticale 3.3. Cerchiature esterne in nastri CFRP (Carbon Fiber Reinforced Polymer) Al fine di migliorare il comportamento globale della fabbrica muraria, inserendo mutui collegamenti tra le murature contrapposte, in corrispondenza del corpo principale della Chiesa, immediatamente al di sotto del timpano si dispone lungo tutto il perimetro esterno dell’edificio un doppio strato di nastro in fibra di carbonio unidirezionale ad elevato modulo elastico di larghezza pari a 10 cm (3° ordine rappresentato in Figura 1). In corrispondenza del prospetto sud, nelle zone di incrocio d’angolo tra la muratura più alta del corpo centrale e le pareti laterali dell’abside, al fine di non interrompere la cerchiatura in materiale composito, si rende necessario creare dei punti di inserimento del nastro all’interno, nella falda di copertura del presbiterio. Per includere nella cerchiatura di sommità anche la cella absidale si procede alla disposizione delle stesso nastro in CFRP in doppio strato sul perimetro esterno delle murature di questa, prevedendo il placcaggio del nastro tramite l’inserimento di lamiere d’angolo in acciaio zincato nel punto di incrocio con la parete posteriore del corpo principale della Chiesa. Tra la fibra in carbonio e la piastra metallica si dovrà disporre un nastro in fibra di vetro come dielettrico. SICUREZZA E CONSERVAZIONE 3.4. Consolidamento della volta absidale con nastri CFRP (Carbon Fiber Reinforced Polymer) Si prevede il consolidamento della volta absidale mediante l’applicazione all’estradosso, previa regolarizzazione del supporto con malta tixotropica fibrorinforzata, di nastri in fibra di carbonio unidirezionali ad elevato modulo elastico di larghezza b=10 cm. Si dispongono, in una prima fase, 4 nastri in CFRP, in doppio strato, lungo i meridiani della volta ed infine un doppio strato parallelo di cintura in corrispondenza della zona di imposta (come mostrato in Figura 5). Figura 5. Applicazione nastri in fibra di carbonio all’estradosso della volta 3.5. Consolidamento dell’arco trionfale in CFRP (Carbon Fiber Reinforced Polymer) La presenza di una evidente cerniera plastica in chiave (già comparsa a seguito degli eventi sismici del 1976, e l’andamento delle linee di frattura principali alle reni fanno presagire l’imminente innescarsi di un cinematismo di collasso che deve essere prevenuto tramite un intervento volto a limitare la formazione delle cerniere plastiche. Trattandosi dell’Arco Trionfale della Chiesa si è pensato ad un intervento caratterizzato da una limitatissima invasività e che al tempo stesso risultasse reversibile. Si procede quindi al consolidamento mediante l’applicazione di materiali compositi all’intradosso, disponendo, in particolare, un nastro unidirezionale in fibra di carbonio ad elevato modulo elastico. La tipologia intradossale dell’intervento rende necessario un fissaggio diffuso del nastro all’arco in muratura sovrastante, tramite chiodature in fibra di aramide disposte a quinconce. Per concludere l’intervento le estremità esterne dei trefoli in aramide costituite da filamenti liberi verranno fissate al nastro con resine epossidiche (Figura 6). Figura 6. Consolidamento arco trionfale – progetto e realizzazione SICUREZZA E CONSERVAZIONE 3.6. Incatenamenti in corrispondenza degli archi delle navate laterali Per rinforzare le arcate che dividono la navata centrale da quelle laterali e per contrastare la spinta della volte e il ribaltamento verso l’esterno della facciata laterale della navata ovest (già interessata da cedimenti fondali) si prevede un sistema di incatenamenti metallici disposti a livello di imposta degli archi e delle volte. I tiranti, sia quelli disposti in direzione nord-sud che quelli trasversali in direzione est-ovest, sono costituiti da catene metalliche di diametro φ30. Il sistema di ancoraggio alle murature prevede 3 tipologie differenti studiate in base alla posizione e ad esigenze funzionali ed estetiche. Le catene disposte longitudinalmente ai lati della navata centrale prevedono alle estremità un sistema di ancoraggio a scomparsa, costituito da un paletto metallico di ritegno inglobato all’interno delle trabeazioni che si alternano agli archi (Figura 7). Le catene della navata ovest, disposte in direzione trasversale rispetto all’asse maggiore della Chiesa, vengono ancorate all’estremità interna mediante una piastra metallica posta sottosquadro mentre sul lato esterno vengono messe in contrasto tramite un paletto metallico lasciato a vista. Figura 7. Sistema di ritegno “a scomparsa” 3.7. Consolidamento archi delle aperture del corpo principale Gli architravi in mattoni delle finestre delle pareti laterali del corpo principale della Chiesa vengono consolidati attraverso l’esecuzione di perfori incrociati 3+3 φ18 di lunghezza pari a 100 cm, armati con barre φ16 e iniettati con resine epossidiche (come mostrato in Figura 8). SICUREZZA E CONSERVAZIONE Figura 8. Consolidamento architravi con perforazioni armate 3.8. Rinforzo dell’arcone del catino absidale Il consolidamento dell’arco in corrispondenza del catino absidale, necessario per contenere la spinta alle imposte incrementata dalla presenza di un pilastro in mattoni in chiave, viene realizzato con l’inserimento di una catena metallica alla quota di imposta, ancorata e contrastata alle murature laterali attraverso un paletto metallico esterno. 3.9. Consolidamento muratura mediante inserimento di diatoni In corrispondenza della muratura del controtimpano, per la quale sono previsti anche interventi localizzati di cuci-scuci in mattoni pieni, si prescrive la dispozione di diatoni metallici φ16 ogni 100 cm (in verticale e in orizzontale), inseriti in perfori φ25 e iniettati con malte idrauliche antiritiro. Lungo il muro perimetrale esterno della navata ovest è necessario procedere ad un consolidamento parziale delle murature, limitatamente alle zone critiche, mediante l’inserimento di diatoni metallici φ16 ogni 60 cm (in verticale e in orizzontale), inseriti in perfori φ25 e iniettati con malte idrauliche antiritiro. 3.10. Nuove capriate metalliche a supporto di quella lignea esistente La capriata lignea centrale della copertura dell’abside presenta una geometria che non ne garantisce un corretto funzionamento, come si può facilmente evincere dallo schiacciamento della muratura in corrispondenza degli appoggi. Si ritiene indispensabile procedere ad una sua integrazione, se non addirittura sostituzione, tramite l’inserimento di due capriate metalliche di supporto, disposte in adiacenza a questa lignea esistente. Le due nuove capriate metalliche sono pensate con i puntoni realizzati in profili leggeri del tipo HEA 160 e il loro montaggio viene semplificato avendo previsto la suddivisione di ognuno in due elementi distinti più facili da trasportare e lavorare in copertura, che verranno connessi mediante appositi collegamenti bullonati. Il collegamento delle capriate alle murature perimetrali è garantito dalla presenza di una piastra metallica saldata ai puntoni ed ancorata alla muratura sottostante mediante perfori armati. La catena è realizzata con 2 trefoli in acciaio inox ancorati alle estremità dei puntoni con l’ausilio di una redancia (Figura 9) e sostenuti al centro mediante una barra saldata al piatto metallico verticale che funge da monaco (Figura 10). La scelta di questo sistema di tiranti, è stata condizionata dalla limitata altezza disponibile tra l’estradosso della volta absidale ed il colmo della copertura. Figura 9. Attacco puntone - tirante Figura 10. Connessione puntoni-monacotirante SICUREZZA E CONSERVAZIONE 3.11. Inserimento di tiranti metallici sulla falda di copertura della navata ovest Alla quota della falda di copertura della navata laterale ovest si inserisce una coppia di tirantature metalliche che conferiscono un ulteriore vincolo in contrasto al ribaltamento della facciata della navata. I due tiranti, che verranno disposti al di sotto del manto di copertura seguendo pertanto la pendenza della falda stessa, sono realizzati con piatti metallici di dimensioni 60x8mm. Alle estremità di ogni tirante viene saldata una barra filettata di area equivalente che verrà ancorata alle murature. Ciascuna catena viene composta lungo il suo sviluppo con due piatti distinti che vengono, nella fase operativa di messa in tiro, saldati al di sopra di un piatto intermedio di dimensioni maggiori (i particolari costruttivi sono rappresentati in Figura 11). Figura 11. Dettagli costruttivi dell’ancoraggio e del sistema di tiro 4. CONCLUSIONI I lavori di consolidamento e restauro della Chiesa San Giovanni Battista in Caldogno, tuttora in corso di esecuzione, mirano in maniera definitiva a eliminare antichi cinematismi evidenziatisi nel tempo ed amplificati dagli eventi sismici del 1976, cui si cercò di porre rimedio senza risolvere completamente il problema. L’utilizzo delle moderne tecniche con F.R.P. in abbinamento ad altre ben più tradizionali aventi comunque il minimo comune denominatore della minima invasività strutturale e del rispetto del comportamento strutturale originario, tendono a correggere le carenze e le vulnerabilità strutturali della fabbrica. BIBLIOGRAFIA [1] AA.VV: La Parrocchia di S. G. Battista in Caldogno. 25.mo di Sacerdozio dell’Arciprete Don B. Dalla Paola; Vicenza 1972. [2] AA.VV.: Memorie calidonensi; Vicenza 1990. [3] Pendin G., Amministrazione comunale di Caldogno: Storia di Caldogno; Vicenza 1997. [4] Mastrodicasa S.:“Dissesti Statici delle Strutture Murarie: Diagnosi-Consolidamento- Istituzioni Teoriche-Applicazioni Pratiche”, Ed. Hoepli. [5] P. Foraboschi: “Strenghtening of Masonry Arches with Fiber-Reinforced Polymer Strips”, Journal of Composites for Construction, Vol.8, No.3, June 1, 2004. SICUREZZA E CONSERVAZIONE [6] Andrea Giannantoni Antonio Borri, "Esempi di utilizzo dei materiali compositi per il miglioramento degli edifici in muratura", " in Atti del XI Congresso Nazionale "L'Ingegneria Sismica in Italia" - Genova 2004