AZIONE DEL FARMACO OMEOPATICO
Per poter spiegare l'azione del farmaco omeopatico bisogna abbandonare le impostazioni
della Chimica e farsi aiutare dalle nuove interpretazioni della Fisica.
Sappiamo che il trattamento cui è sottoposta la sostanza originaria: diluizione e
succussione, e le alte diluizioni usate in terapia, rendono difficile la possibilità di reperire la
molecola originaria, già dalla 12CH o 24D, secondo il numero di Avogadro, (per cui in una
Mole di una qualsiasi sostanza sono presenti 6.02254 x 1023 unità molecolari o atomiche). Di
conseguenza, un semplice calcolo dimostra che diluizioni di una qualsiasi sostanza superiori a
1024 (24D o 12CH in termini omeopatici) hanno poche probabilità di contenere una singola
molecola della sostanza sciolta in precedenza. Sappiamo inoltre che, non basta la presenza di
una molecola perché avvenga una reazione bio-chimica, in quanto è necessaria la presenza di
una concentrazione sufficiente per spostare l’equilibrio della forma libera verso la forma
legata. Se vogliamo essere precisi, seconda la biologia, dalla 10 D o 15 D, in termini
omeopatici, noi non abbiamo più azione farmacologica; spostando a 5 CH l’ultima diluizione
centesimale in cui è reperibile qualche azione minima.
Secondo quanto detto prima, noi ipotizziamo che il farmaco omeopatico funzioni da
"attrattore", avendo in esso le informazioni specifiche per il sistema che si intende curare. La
somministrazione del rimedio determina la riorganizzazione delle informazioni del sistema
che, nelle condizioni in cui si agisce è fortemente disorganizzato (malattia), e questo giustifica
la sua azione nulla quando il sistema è già in equilibrio.
Le informazioni che fornisce il rimedio sono tanto più specifiche e dettagliate, tanto più è
diluita la sostanza. E' chiaro che l'informazione portata dalla sostanza usata, deve poi
rimanere per un periodo lungo nella sostanza che serve da veicolo di somministrazione e ciò è
dovuto alla succussione.
Ma vediamo in dettaglio cosa accade alla soluzione che viene trattata secondo la tecnica
omeopatica:
- La molecola dell'acqua, due atomi di Idrogeno (H) ed uno di Ossigeno (O) non è lineare, ma
l'O forma con i due H un angolo di 104,5°. In forma liquida le molecole si aggregano per
l'attrazione che esercita l'O (carica negativa) su l' H (carica positiva), andando a costituire un
reticolo irregolare di forme tetraediche. In questa forma i protoni (H) di due molecole sono
condivisi tra due atomi di O, creando un movimento oscillatorio tra i due atomi.
O
H
O
O
H
-
O
H
O
O
H
H
Quando una molecola viene sciolta in acqua o solamente immersa, la
struttura cambia rompendo quei legami ad idrogeno che si erano stabiliti;
assume una nuova configurazione che si trasmette anche a distanza. Alcuni
autori sostengono che oltre i legami ad idrogeno, la maggior parte delle
molecole subiscono una nuova configurazione per un evento di
"superradianza", cioè di oscillazione all'unisono di molte molecole d'acqua, in
un determinato spazio. Questo fenomeno è dovuto a fenomeni
elettromagnetici creati dai dipoli elettrici delle molecole stesse dell'acqua,
dando a tutto il campo d'azione una coerenza di oscillazioni.
Sono quindi due gli elementi che agiscono in un gruppo di molecole che si
muovono coerentemente: il campo elettromagnetico prodotto e i forti legami ad
idrogeno che formano dei veri "gusci" di protezione. In questa fase di coerenza, la
soluzione diventa stabile, creando difficoltà ad altre molecole che vorrebbero
entrarvi, essendo zero l'entropia all'interno.
Se a questa soluzione pratichiamo la succussione omeopatica, cioè una
agitazione in senso verticale, così come ha raccomandato Hahnemann, creeremmo
un regime di turbolenza, rimovendo momentaneamente la coerenza ed attribuendo,
al campo di polarizzazione dell'acqua, una nuova fase vibratoria; il guscio si riforma
e protegge la nuova frequenza. La presenza di altre molecole sciolte nell'acqua non
può modificare la frequenza del campo creata con la succussione per due motivi: la
nuova soluzione sta in fase fluttuante non reagendo con la fase coerente e le
frequenze delle molecole sono superiori a quelle delle macromolecole in fase
semisolida, per esempio dei grani di lattosio. La succussione omeopatica ha la
capacità di trasformare l’energia meccanica in energia vibrazionale; a sua volta
capace di creare modificazioni sul piano elettromagnetico. E' importante però che
affinché questo regime possa mantenersi nel tempo, i movimenti collettivi di
informazione debbano essere isolati dal caos molecolare circostante.
La succussione e la diluizione devono essere sempre presenti nella preparazione
di un farmaco omeopatico; altrimenti vengono a mancare le basi per la costituzione
di un preparato attivo, dal punto di vista terapeutico. Diluire una sostanza in alcool o
acqua, determina la formazione di una configurazione molecolare del liquido
(legami ad idrogeno e superradianza), che diventa messaggio terapeutico se
arricchito dalla formazione di un guscio di protezione (frequenza vibratoria ed
elettromagnetica), data dalla succussione, che ogni volta ne aumenta la frequenza;
questo non lascerà entrare altre frequenze perturbanti. Se vicino ad un farmaco
omeopatico esiste un forte campo elettromagnetico è possibile che questo perda la
sua natura curativa.
La stessa azione del farmaco alle varie diluizioni, sembra seguire la logica dei
frattali.
In vari esperimenti si è visto che, modificando le diluizioni del rimedio, questo
alterni picchi di attività con zone di inattività; tutto in modo caotico e non regolare,
anche se esiste una ricorrenza dell'attività dopo qualche diluizione. Poiché
sappiamo che minime variazioni delle condizioni iniziali dell'esperimento si
traducono in notevoli variazioni dei risultati, è quasi impossibile avere due
esperimenti uguali. Questo comporta che l'indagine sull'Omeopatia deve essere
fatta con serietà, aspettando un maggiore sviluppo delle leggi della fisica del Caos.
Azione del farmaco omeopatico secondo la dottrina hahnemanniana
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Esiste un’azione legata direttamente alla sostanza, definita dallo stesso
Hahnemann azione primaria o effetto primario, unica riproducibile in tutte le
sperimentazioni e quindi utilizzata a scopo terapeutico.
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All’azione primaria l’organismo reagisce producendo un’azione o effetto
secondario, che non è riproducibile nelle sperimentazioni e non può essere
usato dal medico come indicativo.
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Spesso si verifica che l’azione secondaria sia opposta a quella primaria o che
lentamente si passi ad una situazione opposta. Esempio: l’azione primaria del
caffè è un eccesso di veglia e prontezza di pensieri, a questo effetto consegue
sonnolenza e lentezza (azione secondaria). In questo caso i sintomi da
considerare per la somministrazione del caffè sono quelli dell’azione primaria;
infatti non andrebbe assunto da quelli che presentano svogliatezza, sonnolenza
o lentezza, perché in questo caso l’individuo sente sempre più l’azione
secondaria e tenderà ad assumerne sempre di più.
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La somministrazione di una sostanza secondo il suo effetto secondario è un
metodo non solo palliativo, ma a lungo anche pericoloso per la insorgenza di
malattie croniche. Su questo punto insisterà molto Hahnemann fino a trovare il
metodo per liberare quanto più possibile una sostanza dal suo effetto
secondario: la diluizione.
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Diluire progressivamente una sostanza la libera definitivamente dal suo effetto
secondario, mentre dinamizzandola (succussione) si esalta l’effetto primario.
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A questo punto possiamo affermare che la diluizione e la dinamizzazione di un
determinato rimedio omeopatico sono fondamentali al fine di curare in
profondità una malattia.