Criteri di Censimento degli alberi Monumentali

PROVINCIA DI COMO
SETTORE GESTIONE E RISORSE AMBIENTALI
REGIONE LOMBARDIA
CENSIMENTO DEGLI ALBERI
MONUMENTALI
1. DISPENSA
Dispensa a cura di:
Dott. Francesca Simonetti
Dott. Maurizio Morra di Cella
Dott. Fabrizio Breganni
Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como
A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni
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INDICE
Introduzione
Criteri normativi
Criteri di monumentalità
Metodologia della raccolta dei dati
Ecologia
Botanica generale
Criteri di riconoscimento
Cenni di Fitopatologia
Bibliografia essenziale
Foto di copertina: il Rogolone di Grandola ed Uniti gentilmente fornita dal Dott. A. Rapella - A.R.F. UOO di Erba
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Introduzione
Questa dispensa è parte integrante dei seminari informativi sul "Censimento degli
alberi monumentali" ed è rivolta a tutti coloro che intendono, per passione o per
mestiere, segnalare il loro albero monumentale.
E' strutturata in due parti, la prima, esplora il complesso e ricco mondo delle
piante, la seconda contiene le schede botaniche degli alberi più frequenti del
territorio comasco. Allegata a quest'ultima, troverete anche la scheda di
segnalazione e le istruzioni per la sua compilazione: il vademecum per il
segnalatore di alberi monumentali.
Per segnalare alberi “monumentali” non occorre essere esperti botanici, occorre
solo seguire poche regole e soprattutto amare la natura.
Questa dispensa vuole essere una semplice guida a chi si avvicina per la prima
volta “professionalmente” agli alberi, cercando di coglierne anche gli aspetti meno
evidenti.
Il censimento è programmato per concludersi fra tre anni, l’obiettivo che
intendiamo raggiungere è che non termini mai, ma che resti, grazie all’apporto dei
partecipanti, aperto, affinché il nostro patrimonio arboreo rimanga sempre vivo.
Buon lavoro!
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Criteri normativi
In questo capitolo si cercherà di dare un quadro completo della normativa
Regionale e Nazionale che riguarda il bosco o gli alberi monumentali.
La prima legge italiana che regolamenta le attività in aree boscate è il R.D. 3267
del 30/12/1923 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia
di boschi e di terreni montani”.
Questa legge, oltre ad individuare i criteri per definire le aree boscate, disciplina gli
interventi in ragione della funzione del bosco ed introduce per la prima volta lo
strumento del vincolo idrogeologico per preservare il “bosco di protezione”.
In questa legge non viene ancora assegnato o riconosciuto al bosco una funzione
diversa da quella di produzione o di protezione; nelle successive leggi a tutela e a
protezione delle bellezze naturali L. 1089 del 1/06/1939 e L. 1497 del
29/06/1939, si fissa come elementi soggetti a tutela non solo il patrimonio
edilizio storico, ma anche parchi e giardini; comincia quindi a connotarsi al
vegetale una valenza artistica, storica ed estetica.
Altra legge riguardante le aree boscate è la L. 47 del 01/07/1975 “Norme
integrative per la difesa dei boschi da incendi” riguardante specificamente
gli incendi, integrazione delle norme contenute nel R.D. 3267/1923 superata dalla
norma attualmente vigente, la L. 353 del 21/11/2000 “Legge quadro in
materia di incendi boschivi”
Occorrerà aspettare fino al 1985 con la legge Galasso L. 431 del 08/08/1985
per avere l’estensione del vincolo paesaggistico della 1497/39 alle aree boscate.
Le leggi sopra scritte sono state inserite nella Dlg. 490 del 29/01/1999 "Testo
unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e
ambientali a norma dell’art. 1 della L. 352/97".
La regione Lombardia in attuazione alla L. 382 del 22/07/1975 ha promulgato
diverse leggi normanti le aree boscate:
L.R. 8 del 05/04/1976 Legge forestale regionale che salvaguarda i valori
naturali ed ambientali del bosco, la razionale utilizzazione dei terreni, le attività
economiche connesse ed il potenziamento del verde;
L.R. 9 del 27/01/1977 Tutela della vegetazione nei parchi già istituiti
legge che estende la tutela della 1497/39 anche alle piante isolate e quelle di
giardini e parchi nelle aree ricadenti nel territorio dei parchi regionali anche non
inclusi negli elenchi previsti dalla legge;
L.R. 33 del 27/07/1977 Provvedimenti in materia di tutela ambientale
ed ecologica che tutela i luoghi di particolare interesse naturalistico locale;
L.R. 86 del 30/11/1983 Piano Regionale delle aree regionali protette.
Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei
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monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e
ambientale dove si passa dal concetto di bosco a quella di singolo albero da
tutelare.
Documento Tecnico “Criteri e metodi per il censimento degli alberi
monumentali” dell’ottobre 1997 della Regione Lombardia, dove sono fissati i
criteri per il censimento e la raccolta dei dati sugli alberi monumentali.
Manca quindi una legislazione specifica di tutela degli alberi monumentali che però
non può prescindere dal censimento degli individui da tutelare e da proteggere.
Definizione di bosco
Per capire come viene recepito in termini normativi il bosco ci si rifà a quanto
previsto nella L.R. 8/76 e successivamente modificata con L.R. 80/89:
“Soprassuolo costituito da alberi o arbusti, a qualunque stato di età, di origine
naturale o artificiale, con densità di copertura a maturità non inferiore al 20%, con
superficie maggiore di 2000 mq, oppure con superficie minore ma di larghezza
maggiore di 25 m, se posti a meno di 100 m da boschi propriamente detti. Sono
considerati bosco anche i soprassuoli costituiti da specie arboree od arbustive
colonizzatrici di età media uguale o superiore a tre anni formatesi su terreni
destinati ad altra qualità di coltura”.
La definizione di bosco è importante per comprendere che fino ad ora, le leggi
citate, si occupavano di tutela soprattutto per popolamenti che esercitano funzioni
nel loro complesso, ad esempio funzione idrogeologica, funzione paesistica. Per gli
alberi monumentali sarà necessaria una legge che tuteli i singoli individui per le
peculiarità e le valenza proprie.
Ad esempio si può portare la L.R. 50 del 21/08/1990 della Regione
Autonoma Valle Aosta “Tutela delle piante monumentali” dove vengono
protette le piante di boschi residuali, i castagni da frutto e gli alberi che per rarità,
dimensioni, età o altre particolari caratteristiche possono ritenersi monumentali.
La tutela prevista, riguarda la cura, la manutenzione straordinaria e la vincolistica
in caso di abbattimenti. Fornisce altresì copertura finanziaria per la tutela e la cura
degli individui compresi nel registro.
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Criteri di monumentalità
Un soggetto arboreo è “monumentale” qualora presenti almeno una caratteristica
che lo renda notevole sotto il profilo ambientale, paesaggistico o storico-culturale.
L’approccio alla segnalazione dell’albero monumentale, dovrà considerare, in prima
analisi, l’età della pianta, valutata indirettamente mediante la circonferenza, ma
anche aspetti diversi quali particolari forme, il legame con la storia del territorio,
ed in particolare, leggende e aneddoti, il “luogo” in cui è inserita…insomma, tutto
quello che lascia il ricordo della pianta stessa o di ciò che essa rievoca.
La monumentalità è in ogni caso svincolata da criteri ecologici, è legata, infatti,
alla sensibilità dell’uomo, è un modo di percepire l’individuo vegetale non solo per
il suo valore naturalistico ma soprattutto per il rapporto che esso ha con la vita
dell’uomo.
Metodologia della raccolta dei dati
Il censimento, esteso a tutta la Provincia di Como, interesserà tutte le piante,
spontanee e coltivate, che per la loro dimensione, valore botanico, paesaggistico e
storico-culturale, rivestono carattere monumentale, secondo quanto previsto dai
criteri e metodi regionali.
L’indagine si compone di due fasi operative: una prima caratterizzata dalla raccolta
delle segnalazioni ed una seconda dalla verifica in campo delle piante
monumentali, segnalate.
La prima fase sarà realizzata con la fattiva collaborazione dei “segnalatori”,
persone che per interessi specifici, per passione o per gioco, intendano segnalare i
“monumenti verdi”; nella seconda fase le segnalazioni saranno verificate dai
tecnici, con l’aiuto dei segnalatori, per redigere l’inventario Provinciale degli alberi
monumentali.
La metodologia
PRIMA FASE
Il rilevamento dei dati avviene attraverso la compilazione di una scheda di
censimento contenente i dati essenziali per l’individuazione degli alberi.
La scheda corredata dalle istruzioni per la compilazione è disponibile sul sito della
Provincia
di
Como
all’indirizzo
www.provincia.como.it/ecologia/alberimonumentali.htm o nelle sedi dei Comuni,
delle Comunità Montane, degli Enti parco, nelle scuole, nelle biblioteche, nei rifugi
C.A.I. e presso le associazioni di volontariato della provincia.
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In questa fase saranno realizzati seminari, aperti a tutti, durante i quali saranno
“spiegati” gli alberi e i criteri con cui dovranno essere censiti.
Per facilitare il rilevatore si descrivono di seguito quelle che noi abbiamo chiamato
le “motivazioni per la segnalazione”:
Grandi dimensioni
La dimensione della pianta è valutata attraverso la misurazione della circonferenza
del tronco a circa 1.3 m da terra (a petto d’uomo). Per la Provincia di Como sono
stati individuati, per le diverse specie, i seguenti valori minimi di circonferenza:
SPECIE
CIRCONFERENZA cm
Albero di Giuda, Alloro, Carpini, Gelsi, Roverella, Sorbi,
150
Latifoglie varie (tranne faggio, castagno e platano e quelle di cui al punto
precedente), Pino cembro.
300
Conifere (tranne Pino cembro e Cedro); Faggio.
350
Castagno, Cedri, Platani.
450
Nel caso di piante con più fusti (policormiche) la circonferenza è data dalla somma
delle circonferenze dei singoli fusti.
Un altro parametro indicativo della dimensione dell’albero, è l’altezza; questo,
all’occorrenza, andrà stimato facendo riferimento a una persona (posizionata a
fianco dell’albero) o ad un edificio. Nella scheda di segnalazione questo dato non è
obbligatorio, ma, essendo una caratteristica evidente, è indubbiamente il primo
indicatore per la verifica dei criteri di monumentalità.
Forme e portamento particolari
Oltre alle dimensioni, come criterio di monumentalità, è considerato anche
l’aspetto della pianta, inteso come particolare forma e/o portamento. La pressione
ambientale ed antropica condiziona l’aspetto morfologico dell’albero: ad esempio
la forma che la chioma assume in presenza di venti prevalenti, le forme contorte
del fusto dovute ad ostacoli, o gli aspetti conferiti dalle forme di allevamento
(potature).
Rarità botanica
Potrebbero essere considerate monumentali, in quanto “rarità botanica” le piante
inusuali nel territorio provinciale, ma anche soggetti posti al di fuori del loro
habitat tipico o vegetanti in condizioni estreme.
Valore storico e culturale
Può essere elemento di monumentalità il legame della pianta con particolari eventi
della storia locale, con leggende e tradizioni. Ad esempio si cita il “Fo’ di paroll”
(Faggio delle parole), sulla cui corteccia i contrabbandieri si scambiavano
messaggi, il “Fuatel” Faggio a Moltrasio su cui la cittadinanza poneva le croci a
ricordo dei defunti, e il “Faggio dell’Alpe Fusi”, faggio sotto di cui pare dipingesse il
Segantini.
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Valore paesaggistico
Non si tratta di una caratteristica intrinseca della pianta, ma riguarda il contesto in
cui è inserita e il ruolo che essa esercita sull’estetica dei luoghi.
Valore architettonico
Altro elemento di monumentalità, che rappresenta la funzione architettonica
dell’albero in stretto legame con edifici di particolare pregio. Riguarda soprattutto
piante inserite nel progetto architettonico, per esaltare particolari pregi di edifici, o
per creare effetti visivi.
Alcuni suggerimenti
Questo capitoletto è un aiuto pratico per spiegare dove andare a cercare gli alberi
monumentali e in che modo rilevarli.
Dove trovarli?
Si possono individuare due ambienti: all’interno degli abitati e nei boschi.
Negli abitati i nostri “candidati” li possiamo scovare ad esempio all’interno dei
parchi e dei giardini delle ville storiche, di cui la provincia di Como è molto ricca,
specie lungo il Lario. Si possono facilmente trovare anche in prossimità di chiese,
santuari e nei pressi dei cimiteri; altri luoghi cui prestare attenzione, anche se
spesso non ci accorgiamo, è lungo le strade e nei giardini pubblici dove spesso
fanno talmente parte dell’arredo, da non farci più apprezzare la loro bellezza.
Uscendo dall’ambito urbano è facile trovare alberi di grandi dimensioni lungo le
strade interpoderali, nei pressi di vecchi cascinali o a delimitare i campi coltivati.
L’ambito più difficile dove scorgere alberi monumentali è il bosco; qui i nostri amici
sono a casa, e facilmente si confondono con la vegetazione circostante, quasi a
scomparire.
Occorre prestare attenzione, guardarsi in giro, farsi rapire dalla bellezza dei nostri
alberi, cogliere la singolarità di un albero, di un gruppo di piante o di un filare per
potere essere certi che questo censimento, fatto con la collaborazione di tutti, sia
effettivamente un documento storico significativo.
E cosa fare laddove ci si trova di fronte un grande albero?
Lasciarsi travolgere dalle sensazioni che esso ci evoca, cogliere il silenzioso, ma
tanto espressivo linguaggio dei nostri “monumenti” e, semplicemente, descriverli…
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Per prima cosa occorre verificare l’esatto punto dove l’albero è sito: comune,
frazione, via e numero civico; se si trova su una proprietà privata o su suolo
pubblico descrivendo anche come raggiungere la pianta. Con i dati rilevati
compilare un foglio di carta o l’apposita scheda di censimento che si trova allegata
alla
dispensa
e
sul
sito
della
Provincia
di
Como
all’indirizzo
www.provincia.como.it/ecologia/alberimonumentali.htm o nelle sedi dei Comuni,
delle Comunità Montane, degli Enti parco, nelle scuole, nelle biblioteche, nei rifugi
C.A.I. e presso le associazioni di volontariato della provincia.
Il secondo passo è il riconoscimento dell’albero; operazione quanto mai difficile
specie in una zona dove la vegetazione è caratterizzata, per le favorevoli
condizioni climatiche, da una elevata presenza di piante esotiche.
La dispensa sul riconoscimento delle specie potrà essere di aiuto, nel caso non si
riesca comunque a procedere all’identificazione si potrà fotografare l’albero e
richiedere l’aiuto agli esperti incaricati rivolgendosi alla Provincia di Como al n. 031
230374 o per e-mail all’indirizzo [email protected] .
La terza operazione è la misurazione della circonferenza e dell’altezza.
La circonferenza dovrà essere misurata “a petto d’uomo” e cioè a circa 130 cm da
terra; la verifica dovrà essere effettuata con nastro metrico o in mancanza di
questo la stima potrà essere fatta considerando che l’estensione delle braccia
corrisponde circa all’altezza del misuratore e quindi “abbracciando” il tronco.
L’altezza potrà essere stimata utilizzando come riferimento una altezza nota, ad
esempio una persona o un edificio, considerando un'altezza media dello steso di 3
m per piano.
E’ importante documentare con fotografie o disegni la pianta rilevata; il tutto potrà
essere spedito alla Provincia di Como settore Gestione e Risorse Ambientali,
specificando sulla busta "Censimento alberi monumentali" Via Borgovico 148
COMO, oppure via e-mail all’indirizzo [email protected] o via fax al n. 031
230345.
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Ecologia
Introduzione e terminologia.
La parola ecologia deriva dal greco oikos, che significa "casa" o "posto per vivere",
e logos che significa "discorso". Così il discorso sull'ambiente in cui si vive
comprende tutti gli organismi presenti e tutti i processi funzionali che rendono
l'ambiente abitabile. Letteralmente allora, l'ecologia è lo studio della "vita nella
casa" con particolare enfasi su tutte le relazioni o i modelli di relazione tra gli
organismi ed il loro ambiente.
L'ecologia quindi studia la distribuzione (fattore geografico), l'abbondanza (riferita
alle maggiori o minori quantità di esseri viventi) e la produttività degli organismi e,
ovviamente, i rapporti con il mezzo che li circonda e li condiziona (ambiente
fisico).
Inizialmente, la materia fu suddivisa in maniera piuttosto decisa in ecologia
vegetale ed ecologia animale.
Sebbene l'ecologia abbia ancora forti radici nella biologia, si è distinta da questa
come una nuova disciplina integrativa che unisce processi fisici e biologici e
costituisce un collegamento tra scienze naturali e scienze sociali.
Nella scala dei livelli di organizzazione gerarchica, distinguiamo:
geni, cellule, organi, organismi, popolazioni e comunità.
L'ecologia riguarda maggiormente la parte destra dello spettro cioè i sistemi al di
sopra del livello di organismo.
In ecologia il termine popolazione, originariamente coniato per indicare un gruppo
di persone, si allarga ad includere gruppi di individui di ogni specie. Parimenti il
termine comunità, in senso ecologico (a volte si parla di "comunità biotica")
include tutte le popolazioni che occupano una data area. La comunità e l'ambiente
fisico formano un sistema ecologico o ecosistema.
La biocenosi e la biogeocenosi (letteralmente vita e terra funzionanti insieme)
sono più o meno equivalenti a comunità ed ecosistema rispettivamente.
Il bioma è un termine idoneo e spesso usato per ampi biosistemi regionali o subcontinentali caratterizzati da un certo tipo di vegetazione o da altri aspetti del
paesaggio identificabili, come per es. il bioma delle foreste decidue temperate.
Biosfera o ecosfera sono termini usati per definire il massimo sistema biologico,
quasi completamente autosufficiente, che include tutti gli organismi viventi sulla
terra interagenti con l'ambiente fisico; essi mantengono un sistema in equilibrio
stazionario con un flusso di energia che bilanci l'energia del sole in entrata e le
perdite termiche nello spazio.
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In altri termini la biosfera comprende gli oceani, le acque dolci, uno strato molto
superficiale di suolo dove vivono i microrganismi che alterano la lettiera, il
soprassuolo (alberi, erbe, arbusti, ...), gli animali terrestri e l'atmosfera con tutto
ciò che contiene (uccelli, insetti, pollini, semi alati, ...).
Con il concetto di habitat si puntualizza quello di ambiente perché si rivolge
particolare attenzione ai fenomeni che avvengono al suo interno: ad es. nel bosco
può esserci un habitat idoneo al cervo e non idoneo al capriolo.
All'interno dell'habitat si inserisce il concetto di nicchia ecologica, ancora a scala
più limitata. Ad es. una particolare specie erbacea, esigente in tenore di umidità,
tipicamente sciafila ed indifferente al pH (Oxalis acetosella).
Si è detto che l'ecosistema (o sistema ecologico) è una unità che include tutti gli
organismi che vivono insieme (comunità biotica) in una data area, interagenti con
l'ambiente fisico, in modo tale che un flusso di energia porta ad una ben definita
struttura biotica e ad una ciclizzazione dei materiali tra viventi e non viventi
all'interno del sistema (biosistema). L'ecosistema è in definitiva l'unità funzionale
di base in ecologia, esso infatti include gli organismi e l'ambiente abiotico, le cui
proprietà si influenzano reciprocamente; entrambi sono necessari per mantenere
la vita sulla terra.
La struttura dell'ecosistema.
Dal punto di vista della struttura trofica (da trophe = nutrimento) un ecosistema è
diviso in due strati:
1) strato superiore o autotrofo o "fascia verde" di piante o parti di esse con
clorofilla che consente la fissazione dell'energia luminosa e la costituzione di
sostanze organiche complesse con l'uso di semplici sostanze inorganiche.
2) strato inferiore o eterotrofo o "fascia bruna" di suolo e sedimenti, materia in
decomposizione, radici, ..., in cui predomina l'utilizzazione, la trasformazione e la
decomposizione della materia.
Dal punto di vista biologico conviene considerare l'ecosistema articolato nei
seguenti componenti:
1) sostanze inorganiche (C, N, CO2, H2O, ...) coinvolte nei cicli della materia;
2) composti organici (proteine, carboidrati, lipidi, sostanze umiche, ...) che
associano il biotico all'abiotico;
3) aria, acqua e substrato comprendente il regime climatico ed altri fattori fisici;
4) produttori, organismi autotrofi, principalmente piante verdi che possono
sintetizzare alimenti da semplici sostanze inorganiche;
5) macroconsumatori, organismi eterotrofi, principalmente animali che ingeriscono
altri organismi o materia organica particolata;
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6) microconsumatori, saprotrofi, decompositori o osmotrofi (da osmo = passare
attraverso una membrana), organismi eterotrofi, principalmente batteri e funghi
che ottengono la loro energia sia demolendo tessuti organici morti sia assorbendo
materia organica disciolta, secreta o estratta da piante o da altri organismi.
Le attività di decomposizione dei saprotrofi rilasciano nutrienti organici che
possono essere usati dai produttori; inoltre i saprotrofi costituiscono anche cibo
per i macroconsumatori e spesso secernono sostanze simili ad ormoni che
inibiscono oppure stimolano gli altri componenti biotici dell'ecosistema.
Studio dell'ecosistema.
Gli ecologi si avvicinano allo studio di grandi e complessi ecosistemi, come laghi e
foreste, secondo due approcci fondamentali:
1) l'olistico (da olos = intero) con il quale sono valutate le entrate e le uscite,
vengono definite le proprietà collettive e, successivamente, sono studiate le parti
componenti;
2) il meristico (da meros = parte) con il quale le parti più importanti sono studiate
per prime e poi integrate in un sistema.
Più recentemente si ricorre anche ad approcci addizionali che coinvolgono tecniche
modellistiche e sperimentali.
Per quanto riguarda lo studio dei diversi ecosistemi è bene innanzitutto fissare
l'attenzione su alcuni aspetti fondamentali quali le caratteristiche basilari degli
ecosistemi.
Di primaria importanza, nell'approcciarsi ad un ecosistema, è lo studio strutturale e
funzionale delle collettività. Un bosco, ad es., dal punto di vista strutturale è
articolato in strato muscinale, erbaceo, arbustivo ed arboreo (in più quest'ultimo
può presentarsi in livelli con alberi di prima, seconda e terza grandezza).
Quando un ecosistema è artificializzato per mantenere una determinata situazione
che può interessare, è necessario intervenire con inputs energetici (ad es. per
sostenere una produzione elevata in un bosco ceduo, che ha un elevato numero di
polloni, è necessario attuare un diradamento in modo da concentrare la
produzione di biomassa su un numero limitato di polloni che daranno però
assortimenti migliori).
Esempi di ecosistemi.
Il modo migliore per studiare l'ecologia è analizzare una piccola pozza, un prato,
un torrente, dove le caratteristiche basilari dell'ecosistema possono essere
facilmente apprezzate, per le dimensioni spaziali ridotte e per la relativa semplicità
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strutturale e funzionale. Dimensioni fisiche e diversità biotica sono dunque due
parametri che devono essere presi in considerazione per attuare l'osservazione
dell'insieme.
Consideriamo ora un esempio che permette di capire quanto sopra detto: il bosco.
Il bosco
Il bosco o il singolo albero svolge, poiché costituente un ecosistema, un ruolo
vasto e complesso: il primo riguarda i rapporti che esso stabilisce con l'ambiente
circostante; il secondo considera invece le interazioni tra spazio fisico, e i suoi
elementi (come per es. il clima), e la comunità vivente (formata da organismi dello
stesso tipo oppure mista).
Negli ecosistemi esiste un continuo scambio di energie e di materiali; ad es. alcuni
vegetali superiori cedono materia perdendo le foglie, alcuni microrganismi
saprotrofi utilizzano questo materiale morto per ricavarne alimento ed energia e
rilasciano humus nel suolo. Si attivano così flussi di materia e di energia.
Negli ecosistemi maturi (che nei nostri ambienti non esistono più) vi è un
sostanziale equilibrio fra tutti i termini fisici e biotici.
Altra funzione indispensabile svolta dal bosco, soprattutto nei territori montani, è
quella protettiva.
Tre sono le funzioni fondamentali svolte dal bosco o dai singoli esemplari: quella
ecologico-paesaggistica, quella produttiva, quella storico culturale.
La funzione ecologico - paesaggistica include differenti aspetti e funzioni:
-
-
-
-
la difesa del suolo dai dilavamenti e dalle erosioni: svolto dall’apparato radicale
con il trattenimento del terreno (erosione laminare e concentrata), con la
protezione offerta dalle chiome all’azione battente dell’acqua piovana (splash
erosion) e con l’azione del fusto e dei rami per la protezione dall’erosione
eolica.
il mantenimento di germoplasma, banca genetica naturale, che potrà dare alle
future generazioni occasioni di studio e di sviluppo.
la creazione di un ambiente microclimatico favorevole al differenziarsi di
ecosistemi, sia come habitat che come elemento strutturante i corridoi
ecologici, importanti anche per la circolazione delle specie animali.
l’azione fitodepurativa e l’azione di barriera rumore; la presenza di piante
costituisce una valido supporto alla riduzione di inquinanti sia con l'azione fisica
delle chiome che con l’azione biochimica delle foglie. La presenza di
vegetazione lungo le sponde di fiumi e riali permette di ridurre l’inquinamento
delle acque attraverso, ad esempio, la fissazione di metalli pesanti.
la protezione della fauna: l’albero o il bosco costituiscono rifugio per la fauna.
la funzione di indicatori dei cambiamenti avvenuti nell’ambiente sia attraverso
l’analisi del legno che attraverso l’esame delle foglie, della lettiera, ecc. (danni
forestali di nuovo tipo).
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-
-
estetica: il bosco o le piante sono considerati, specialmente oggi, fattori di
miglioramento della qualità del paesaggio.
di lettura del territorio: la presenza, la forma, la disposizione delle piante sono
tra i principali indicatori degli usi e delle attività presenti in un’area (castagneti
da frutto, gelsi)
di integrazione o mascheramento dei manufatti: le piante da sempre sono
state usate come “materiale da costruzione” a volte per esaltare forme, altre
volte, più spesso, per nasconderle.
Il ruolo produttivo degli alberi è noto dall’antichità: frutti, semi, legname, lettiera,
sostanze chimiche sono i prodotti che questi hanno fornito; oltre a questo è
interessante, per potere valutare l'importanza indotta che gli alberi hanno sulla
vita dell’uomo, quello che essi rappresentano per l'ambito antropico o
antropizzato:
-
miglioramento delle condizioni di vita: la presenza di alberi nel territorio
urbanizzato, oltre a creare un piacevole effetto visivo, favorisce la creazione di
un microclima favorevole
-
protezione delle culture contro l’azione di venti e tempeste e degli allevamenti
contro gli eccessi climatici
-
creazione di habitat favorevoli agli insetti impollinatori e antagonisti specie in
prossimità di colture da frutto.
Il ruolo storico e culturale del patrimonio arboreo esce dalle normali definizioni
dell’ecologia, per entrare in quelle più complesse di paesaggio (landscape
ecology), in altre parole, delle interazioni che i vari componenti (ecotopi) hanno
fra loro. La conoscenza della storia e della cultura permette, infatti, una “analisi
della percezione culturale” del paesaggio cioè degli elementi che testimoniano
l’integrazione fra natura e civiltà umana.
Il legame degli alberi con leggende e tradizioni consente, infatti, di conoscere la
storia di una popolazione e comprenderne gli usi e i costumi.
In questo contesto l’albero è “la marca” di un luogo o di un avvenimento, lasciato
in memoria ai posteri.
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Botanica generale
E' una branca delle scienze biologiche che si occupa dello studio degli organismi
vegetali.
Si articola nei seguenti ambiti di studio:
- citologia (studio della cellula)
- istologia (studio dei tessuti)
- anatomia (studio della morfologia interna ed esterna della pianta)
- fisiologia (studio del funzionamento del sistema vegetale)
La conoscenza dei vegetali e delle loro principali caratteristiche ecologiche è
fondamentale nella gestione delle risorse naturali e nel ripristino dei sistemi
ambientali. Gli orientamenti attuali, seguiti da chi attua pianificazione territoriale e
da chi interviene sull'ambiente, rivolgono particolare attenzione alle comunità
vegetali sempre più utilizzate nel ripristino degli ambienti compromessi.
Distinzione degli organismi vegetali.
Dal punto di vista citologico: carattere fondamentale di distinzione dagli animali è
la presenza della parete cellulare (strato più o meno rigido posto esternamente
alla membrana cellulare); la cellula animale, invece, è dotata della sola membrana.
Dal punto di vista trofico: gli animali sono organismi eterotrofi i vegetali sono
organismi autotrofi (che attuano fotosintesi o chemiosintesi).
Struttura e sviluppo degli alberi.
Il sistema radicale
Il sistema radicale svolge 3 funzioni principali: assorbire acqua e sali minerali,
ancorare la pianta al terreno e accumulare sostanze di riserva.
L’acqua è alla base della vita della pianta, è infatti il veicolo attraverso cui le
sostanze nutritive e i sali minerali si muovono lungo i vasi (tessuto xilematici: dal
basso verso l’alto; tessuto floematico: dall’alto verso il basso). Grazie all’acqua la
pianta attua la termoregolazione, e d’acqua sono fatti la maggior parte delle
piante (circa il 90% in peso). I sali minerali assorbiti sono principalmente azoto,
fosforo e potassio e sono utilizzati dalla pianta in tutti i processi vitali e nella
costituzione degli organi e dei tessuti.
La funzione di ancoraggio garantisce stabilità alla pianta e permette, grazie ad un
preciso rapporto tra radici e chioma, il sostegno della stessa in presenza di agenti
di instabilità esterni (vento, urti ecc..). Le radici rappresentano in peso il 20/39 %
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dell’intera pianta e in condizioni naturali senza agenti esterni di disturbo, con la
loro estensione, superano la proiezione della chioma sul terreno.
Una funzione dell’apparato radicale legata all’ancoraggio è la protezione del
terreno dal dilavamento delle acque meteoriche.
Le radici fungono anche da serbatoio di sostanze nutritive: durante la stagione
fotosintetica (primavera – estate) la pianta accumula sostanze nutritive, amido
soprattutto, nei tessuti radicali. Questa riserva viene poi mobilitata durante la
ripresa vegetativa, quando l’apparato fogliare non è ancora in grado di
fotosintetizzare, e nei momenti di stress in caso di danni agli organi di fotosintesi.
Il tronco
E’ la parte compresa fra il colletto (base della pianta) e la prima serie di branche;
le funzioni fondamentali sono di due tipi: quella meccanica e quella di trasporto.
La funzione meccanica garantisce il sostegno della parte aerea, la chioma,
attraverso i tessuti di sostegno, le fibre , composte dai tessuti sclerenchimatici e
dal collenchima, cellule a pareti fortemente ispessite rispettivamente di cellulosa il
primo e lignina il secondo.
La funzione di trasporto è assolta dai due tessuti conduttori, xilematico e
floematico. Il primo composto da trachee e tracheidi nelle latifoglie, fibrotracheidi
nelle conifere, ha il compito di trasportare sali minerali e acqua dalle radici alle
foglie (linfa grezza); il secondo, costituito dai tubi cribrosi, trasporta la linfa
elaborata, costituita da acqua, zuccheri ed amido, prodotta attraverso la
fotosintesi, dalle foglie ad ogni cellula vivente della pianta.
Anche il fusto, come le radici, immagazzina le sostanze nutritive elaborate.
La produzione dei tessuti conduttori è garantita da un anello di tessuto
meristematico, il cambio. Questo annualmente produce legno (xilema) all’interno e
floema verso l’esterno, i caratteristici anelli di crescita annuale che si vedono
all’interno del fusto sezionato.
Le foglie
Le foglie sono i principali organi fotosintetizzanti delle piante; sono costituite dalla
guaina che è la parte basale, più o meno allargata che abbraccia il ramo, dal
picciolo, parte che unisce la guaina alla lamina, e dalla lamina.
La foglia è percorsa dalle nervature, continuazione del sistema vascolare delle
radici, del tronco e dei rami.
La funzione più conosciuta è la fotosisntesi, processo attraverso cui la pianta, con
acqua, sali minerali, luce e anidride carbonica, produce il proprio alimento,
zuccheri, che vengono poi traslocati ai vari tessuti, dove saranno utilizzati e/o
temporaneamente immagazzinati sotto forma di sostanze di riserva. Sottoprodotto
di questa reazione è l'ossigeno, elemento indispensabile per la vita sulla terra.
Altra processo importante svolto soprattutto nelle foglie, è la traspirazione, ovvero
il ricambio idrico dei vegetali attraverso gli stomi.
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I fiori
La pianta, una volta raggiunta la maturità fisiologica inizia a produrre fiori,
apparato riproduttivo della pianta.
I fiori per la maggior parte delle piante sono ermafroditi, cioè portano sia gli
organi maschili che quelli femminili, vi sono però piante che portano fiori maschili
e femminili separati sulla stessa painta (monoiche) esempio quercia, castagno e
noce, e piante che portano solo fiori maschili o solo femminili (dioiche) esempio
salice e pioppi.
Raramente le piante portano fiori isolati, spesso sono raggruppati su speciali rami,
semplici o ramificati, a formare infiorescenze indefinite (racemose) esempio
ippocastano, salice, noce e ontano, o definite (cimose) esempio garofano.
I frutti
Avvenuta la fecondazione una parte del fiore, i tessuti dell’ovario, si differenziano
per contenere i semi e prende così forma il frutto.
Lo scopo finale del frutto è provvedere alla disseminazione e quindi alla
propagazione della specie.
I frutti si suddividono in due categorie: quelli carnosi e quelli secchi; i primi sono
caratterizzati dall’avere la parte esterna molle e succosa (bacca, drupa) e i secondi
la cui parte esterna è sottile e secca, questi vengono detti deiscenti quando a
maturità si aprono e liberano i semi (legume, siliqua) e indeiscenti quelli che a
maturità non si aprono spontaneamente (achenio, noce, cariosside, samara).
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Criteri di riconoscimento
I principali elementi per il riconoscimento di una pianta sono:
- il portamento
- le foglie
- la corteccia
- le gemme
- i frutti
- caratteristiche secondarie
Il portamento
Il portamento, o disposizione nello spazio della porzione epigea della pianta, è
riconoscibile dalla forma assunta dalla chioma.
In base alla forma possiamo avere chiome tondeggianti, globose o espanse (ad
esempio la farnia o il faggio), tendenzialmente piramidali o a cono (ad esempio le
conifere), variamente raccolta (pioppo cipressino), decombente (salice piangente)
La densità della chioma, è un altro aspetto, utile ai fini del riconoscimento, il
platano e il noce presentano una chioma rada, più densa è invece nel faggio e
nella farnia.
Le foglie
Sono l’elemento di riconoscimento principale per le piante, si distinguono per la
forma, l’apice, il margine e l’attaccatura.
A secondo della forma distinguiamo foglia semplice (faggio, olmo), composta
(frassino), aghiforme (pini, abeti, cedri), squamiforme (cryptomeria, cipressi, tuje),
cuneiforme (salici), arrotondata (tiglio, ontano), troncata (acero, platano),
imparipennata (frassino e noce), palmato lobata (aceri e platano), palmato
dentata (ippocastano).
A seconda dell’apice distinguiamo apice appuntito (olmo montano), mucronato o
con presenza di un uncino, arrotondato, troncato (ontano nero), inciso
(liriodendro).
A seconda del margine distinguiamo foglie a margine intero (magnolia), ondulato
(alcune varietà di salice), cigliato (faggio), crenato, seghettato (carpino, castagno)
e sinuoso (querce).
Secondo l’attaccatura abbiamo foglie con picciolo lungo (pioppo, acero di monte),
breve (carpini), sessile o senza picciolo, amplessicaule, decorrente, concresciute
queste ultime 3 tipiche delle erbacee.
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La corteccia
Si distingue per il colore, l’aspetto e la sfaldatura; il colore può variare tra il bruno
(liriodendro, roverella), grigio con sfumature verso il bruno (cedro del libano, il
cedro deodara, ontano nero), grigio chiaro (cedro dell’atlante, noce, carpino
bianco), grigio rossastra (tasso), rossa bruna (criptomeria), grigio biancastra
(platano), bianca (betulla) e arancione (rami alti del pino silvestre).
L’aspetto della corteccia può essere liscio (bagolaro, tasso) o variamente
fessurato.
Altra caratteristica per il riconoscimento è la sfaldatura: può essere a squame
(platano e alcune conifere), a strisce (criptomeria).
I frutti
Utili per riconoscere una pianta, i frutti sono elementi importanti nelle chiavi
dicotomiche d'identificazione di una specie. Nel nostro caso sono di particolare
interesse le caratteristiche dei frutti delle querce (ghiande), degli abeti (strobili) e
degli aceri (disamare).
La roverella si distingue dalla farnia e dal rovere per avere ghianda brevemente
peduncolata; le cupole nella roverella sono ricoperte da squamette pelose
appressate, nella rovere sono invece lanceolate e nella farnia sono lungamente
peduncolate. Una ulteriore differenziazione è nella forma della ghianda, più
arrotondata nella farnia e più allungata nelle altre due.
Gli strobili sono una chiave per il riconoscimento delle varie conifere; eretti
nell’abete bianco, penduli nell’abete rosso. Nei cedri si passa dallo strobilo con la
cima leggermente ovale del cedro deodara, a forma di botte e picciolate nel cedro
del libano e solo a forma di botte e sessile nel cedro dell’atlante.
Le disamare differenziano fra loro gli aceri; ad esempio nell’acero campestre
l’angolo tra le due samare è di circa 180° mentre nell’acero di monte l’angolo tra
le samare risulta acuto.
Le caratteristiche secondarie
Sono costituite da particolarità delle foglie e delle gemme: ad esempio la cigliatura
nelle foglie di faggio, le gemme nere nel frassino, l'appiccicosità delle gemme
dell’ontano nero.
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Cenni di Fitopatologia
Definizione di Fitopatologia
La fitopatologia è la scienza che si occupa delle malattie delle piante, provocate sia
da parassiti (fattori biotici: batteri, virus, insetti, acari, funghi, ecc. organismi
viventi che si nutrono e crescono a spese delle piante) che da avversità di natura
non parassitaria o "fisiopatie" (fattori abiotici: clima sfavorevole, inquinamento,
squilibri nutrizionali, danni meccanici, ecc.).
Attraverso lo studio dei sintomi, del meccanismo d'azione del patogeno, della sua
modalità di diffusione nell'ambiente e dei mezzi di lotta adottati per contenere i
danni è possibile ricercare le cause che hanno scatenato la malattia. Sovente
sintomi simili sono riconducibili a cause diverse, ciò rende difficoltoso il
riconoscimento esatto della malattia.
La malattia: cos'è?
E' alterazione delle funzioni vitali e della struttura dell'organismo rispetto ad una
condizione normale, che si manifesta attraverso uno stato di sofferenza.
E' grazie alla "lettura" dei sintomi che è possibile riconoscere una malattia,
primariamente valutando lo stato di salute della parte epigea (chioma e tronco)
successivamente, solo con indagini più laboriose, l'apparato radicale.
Tra i vari sintomi rilevabili esternamente, vanno considerati come "campanelli
d'allarme":
•
Il colore delle foglie: alterazioni nella colorazione (verde più chiaro (clorotica) del
normale, arrossamenti, ingiallimenti, maculature, ecc.) sono una chiara
espressione di uno stato di sofferenza in corso. La carenza di nutrienti, quali ad es.
azoto, determina una riduzione nella colorazione verde; ingiallimenti, più o meno
estesi alla lamina fogliare possono essere riconducibili a ad attacchi di parassiti,
quali funghi (oidio, peronospora, ecc.) e/o punture di insetti (afidi, tingidi,
cocciniglie, ecc.) che nutrendosi a spese della pianta ospite, determinano
un'alterazione della funzione clorofilliana e conseguenze deperimento del
soggetto. Gli ingiallimenti, inoltre, come gli arrossamenti, possono essere attribuiti
anche a fattori di danno definiti: "di nuovo tipo", imputabili ad inquinanti presenti
nell'atmosfera e/o nel terreno.
•
Appassimento degli organi verdi: dovuto all'alterata capacità di assorbimento e
traslocazione, imputabile a funghi patogeni, presenti all'interno del sistema
conduttore (radici, fusto, branche, rami, ecc.).
•
Anomalo sviluppo degli organi vegetali: microfillia, ovvero abbondante produzione
di foglie di piccole dimensioni; alterazioni della ramificazione (tipiche in latifoglie
come faggio e querce deperienti), che si può manifestare con accrescimenti
rameali molto ridotti, con la produzione di rametti esili concentrati in punti precisi
del ramo. La presenza di galle, ovvero accrescimenti abnormi di un organo
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vegetale (ad es. di gemme) dovuti all'eccessiva moltiplicazione delle cellule del
tessuto, è una risposta della pianta all'attacco di un parassita (insetti e/o acari in
genere). Una sorta di difesa attuata dall'individuo, per delimitare in uno spazio
circoscritto il parassita.
•
Morte dei tessuti ed organi: la comparsa di necrosi su porzioni di foglia, corteccia,
legno, ecc., è un chiaro segnale dell'avvenuta degenerazione dei tessuti,
conclusasi con la morte degli stessi. La necrotizzazione dei tessuti è spesso
causata dalla produzione di sostanze tossiche ad opera di funghi (malattie
necrotiche: antracnosi del platano, antracnosi dell'ippocastano, ecc.) batteri o da
agenti inquinanti.
Il disseccamento di getti, foglie, chiome intere, può essere dovuto
all'occlusione delle vie di trasporto dei liquidi, ad opera di colonie batteriche o
ife fungine, che si localizzano all'interno dello xilema. La pianta ospite reagisce
all'invasione dei patogeni con la produzione di tille (escrescenze delle cellule),
gomme e polisaccaridi: una barriera fisica di difesa all'avanzare del patogeno.
Curiosità: in assenza di attacchi di parassiti, alcune specie di piante (es.:
querce) normalmente producono tille, utilizzate per chiudere i vasi non più
impiegati per la circolazione della linfa grezza.
Il distacco di porzioni più o meno ampie di corteccia, è un altro sintomo da
considerare, poiché evidenzia uno stato di sofferenza in atto, dovuto a possibili
attacchi di patogeni (es.: il cancro del castagno, malattia provocata da un
fungo Cryphonectria parassitica), a danni da gelo e/o eccessiva esposizione
alla radiazione solare. In corrispondenza di queste zone di distacco la pianta ha
cessato la sua attività di crescita, i tessuti sottostanti sono morti.
•
Presenza di essudati: trattasi di sostanze che fuoriescono dai tessuti, a causa della
presenza di parassiti o di condizioni climatiche sfavorevoli (gelo). Nelle conifere,
compaiono abbondanti colature di resina lungo il tronco, branche e rami, nelle
latifoglie appaiono le gomme (caratteristiche delle drupacee: pesco, ciliegio,
albicocco, ecc.). La produzione di gomme o resine (gommosi), nelle malattie
causate da funghi, sono dovute all'azione stressante del fungo, che altera il
metabolismo delle cellule della pianta, le quali convertono gli zuccheri in gomme.
Presenza di ferite: condizioni climatiche estreme, quali gelo intenso e/o gelate
tardive ed insolazione della corteccia di specie arboree ombrofile (faggio, carpino,
pino, abete rosso), possono essere causa di danno dei tessuti. Spesso le lesioni
presenti sui soggetti arborei, sono di origine meccanica, ovvero procurate da urti,
amputazioni varie, incidenti stradali, scavi, ecc.. Tanto più una ferita è profonda ed
estesa, tanto più è grave, la gravità inoltre dipende anche dall'organo colpito.
Ferite all'apparato radicale, impediscono la traslocazione della linfa grezza, da cui
consegue una riduzione della fotosintesi; viceversa lesioni alla corteccia,
rallentano, fino ad annullare, il flusso della linfa elaborata. Le lesioni, oltre ad
interferire negativamente sulle funzioni fisiologiche, diventano una sicura via
d'ingresso degli agenti patogeni (insetti, funghi e batteri), responsabili della
degenerazione del legno.
•
•
Presenza di organi fungini, di materiale prodotto da insetti od altri animali:
l'osservazione attenta di un albero, può svelare la presenza di melata, sostanza
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zuccherina prodotta da alcuni gruppi di insetti che succhiano la linfa; di esuvie: il
rivestimento cutaneo, più o meno rigido, del corpo di Artropodi (insetti), eliminato
periodicamente con la muta; carpofori, ovvero corpi fruttiferi di funghi (saprofiti
e/o parassiti, quest'ultimi agenti di carie del legno) alla base del fusto, sulle
branche, rami, ecc.. I funghi che determinano le carie, sono detti lignivori, poiché
degradano ad opera di enzimi da loro prodotti, le pareti delle cellule lignificate. Ne
consegue che il legno perde le sue caratteristiche fisico-meccaniche, si disgrega,
fino a trasformarsi in un ammasso spugnoso o polverulento, privo di consistenza,
venendo meno, in ultima analisi, la stabilità della pianta stessa.
•
Presenza di erosioni degli organi verdi e lignificati: molti insetti, detti Fitofagi
defogliatori (dotati di un apparato boccale masticatore), si nutrono sia negli stadi
giovanili che adulti, dei tessuti fogliari. Il danno che ne consegue è, oltre a quello
estetico (presenza di fori più o meno estesi alla lamina fogliare, a volte
completamente schlettrizzata) di tipo fisiologico, in quanto diminuendo la
superficie fogliare, si riduce la fotosintesi clorofilliana. Taluni insetti sono in grado
di scavare delle vere e proprie gallerie nelle foglie (es.: la temutissima Cameraria
dell'ippocastano, Cameraria ohridella). Gli xilofagi, sono insetti, le cui femmine
depongono le uova sotto la corteccia, dalle quali schiudendosi escono le larve, che
scavano gallerie nel legno. Il danno è tanto più elevato, quanto maggiore è il
numero di gallerie prodotte, tant'è che in caso di attacchi massicci, la vitalità
dell'albero diminuisce e può anche venire meno la stabilità meccanica della pianta,
non ultimo è il valore tecnologico del legno, sicuramente compromesso.
L'individuazione dell'agente di danno, non è semplice, poiché spesso, sintomi simili
sono attribuibili ad agenti di danno diversi. Importante è comunque rilevare
precocemente lo stato di sofferenza di una pianta, aiutandosi anche dal confronto
con altri soggetti arborei di pari specie, ma sani.
Dall'osservazione dei sintomi, si passa alla diagnosi, ovvero si stabilisce la causa
dell'alterazione, per poi passare infine alla cura.
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Bibliografia essenziale
Aichele - Schwegler: Che albero è questo – Muzzio Editore, Padova 1976
K.P. Buttler: Guida pratica alla botanica – Zanichelli Editore, Bologna 1989
Comune di Torino: Manuale per tecnici del verde urbano – Torino, 1998
A.J. Coombes: Alberi – Fratelli Fabbri Editori, Milano 1993
L. Fenaroli: Alberi d’Italia - Muzzio Editore, Padova 1976
J.D. Godet : Alberi ed arbusti dei nostri ambienti – Edagricole, Bologna 1994
P. Lanzara, M. Pizzetti: Alberi – Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1987
S. Pignatti: Flora d’Italia – Edagricole, Bologna 1982
O. Polunin: Guida ai fiori d’europa – Zanichelli Editore, Bologna 1983
Regione Lombardia: Censimento dei grandi alberi della Provincia di Bergamo Bergamo, 2000
Regione Lombardia: Elementi di botanica – da Manuali delle Guardie ecologiche
n. 8.1 Milano, 1998
F. Sartori: Gli alberi – I.G.dA., Novara 1986
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