PROVINCIA DI COMO SETTORE GESTIONE E RISORSE AMBIENTALI REGIONE LOMBARDIA CENSIMENTO DEGLI ALBERI MONUMENTALI 1. DISPENSA Dispensa a cura di: Dott. Francesca Simonetti Dott. Maurizio Morra di Cella Dott. Fabrizio Breganni Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 1 INDICE Introduzione Criteri normativi Criteri di monumentalità Metodologia della raccolta dei dati Ecologia Botanica generale Criteri di riconoscimento Cenni di Fitopatologia Bibliografia essenziale Foto di copertina: il Rogolone di Grandola ed Uniti gentilmente fornita dal Dott. A. Rapella - A.R.F. UOO di Erba Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 2 Introduzione Questa dispensa è parte integrante dei seminari informativi sul "Censimento degli alberi monumentali" ed è rivolta a tutti coloro che intendono, per passione o per mestiere, segnalare il loro albero monumentale. E' strutturata in due parti, la prima, esplora il complesso e ricco mondo delle piante, la seconda contiene le schede botaniche degli alberi più frequenti del territorio comasco. Allegata a quest'ultima, troverete anche la scheda di segnalazione e le istruzioni per la sua compilazione: il vademecum per il segnalatore di alberi monumentali. Per segnalare alberi “monumentali” non occorre essere esperti botanici, occorre solo seguire poche regole e soprattutto amare la natura. Questa dispensa vuole essere una semplice guida a chi si avvicina per la prima volta “professionalmente” agli alberi, cercando di coglierne anche gli aspetti meno evidenti. Il censimento è programmato per concludersi fra tre anni, l’obiettivo che intendiamo raggiungere è che non termini mai, ma che resti, grazie all’apporto dei partecipanti, aperto, affinché il nostro patrimonio arboreo rimanga sempre vivo. Buon lavoro! Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 3 Criteri normativi In questo capitolo si cercherà di dare un quadro completo della normativa Regionale e Nazionale che riguarda il bosco o gli alberi monumentali. La prima legge italiana che regolamenta le attività in aree boscate è il R.D. 3267 del 30/12/1923 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani”. Questa legge, oltre ad individuare i criteri per definire le aree boscate, disciplina gli interventi in ragione della funzione del bosco ed introduce per la prima volta lo strumento del vincolo idrogeologico per preservare il “bosco di protezione”. In questa legge non viene ancora assegnato o riconosciuto al bosco una funzione diversa da quella di produzione o di protezione; nelle successive leggi a tutela e a protezione delle bellezze naturali L. 1089 del 1/06/1939 e L. 1497 del 29/06/1939, si fissa come elementi soggetti a tutela non solo il patrimonio edilizio storico, ma anche parchi e giardini; comincia quindi a connotarsi al vegetale una valenza artistica, storica ed estetica. Altra legge riguardante le aree boscate è la L. 47 del 01/07/1975 “Norme integrative per la difesa dei boschi da incendi” riguardante specificamente gli incendi, integrazione delle norme contenute nel R.D. 3267/1923 superata dalla norma attualmente vigente, la L. 353 del 21/11/2000 “Legge quadro in materia di incendi boschivi” Occorrerà aspettare fino al 1985 con la legge Galasso L. 431 del 08/08/1985 per avere l’estensione del vincolo paesaggistico della 1497/39 alle aree boscate. Le leggi sopra scritte sono state inserite nella Dlg. 490 del 29/01/1999 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali a norma dell’art. 1 della L. 352/97". La regione Lombardia in attuazione alla L. 382 del 22/07/1975 ha promulgato diverse leggi normanti le aree boscate: L.R. 8 del 05/04/1976 Legge forestale regionale che salvaguarda i valori naturali ed ambientali del bosco, la razionale utilizzazione dei terreni, le attività economiche connesse ed il potenziamento del verde; L.R. 9 del 27/01/1977 Tutela della vegetazione nei parchi già istituiti legge che estende la tutela della 1497/39 anche alle piante isolate e quelle di giardini e parchi nelle aree ricadenti nel territorio dei parchi regionali anche non inclusi negli elenchi previsti dalla legge; L.R. 33 del 27/07/1977 Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica che tutela i luoghi di particolare interesse naturalistico locale; L.R. 86 del 30/11/1983 Piano Regionale delle aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 4 monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale dove si passa dal concetto di bosco a quella di singolo albero da tutelare. Documento Tecnico “Criteri e metodi per il censimento degli alberi monumentali” dell’ottobre 1997 della Regione Lombardia, dove sono fissati i criteri per il censimento e la raccolta dei dati sugli alberi monumentali. Manca quindi una legislazione specifica di tutela degli alberi monumentali che però non può prescindere dal censimento degli individui da tutelare e da proteggere. Definizione di bosco Per capire come viene recepito in termini normativi il bosco ci si rifà a quanto previsto nella L.R. 8/76 e successivamente modificata con L.R. 80/89: “Soprassuolo costituito da alberi o arbusti, a qualunque stato di età, di origine naturale o artificiale, con densità di copertura a maturità non inferiore al 20%, con superficie maggiore di 2000 mq, oppure con superficie minore ma di larghezza maggiore di 25 m, se posti a meno di 100 m da boschi propriamente detti. Sono considerati bosco anche i soprassuoli costituiti da specie arboree od arbustive colonizzatrici di età media uguale o superiore a tre anni formatesi su terreni destinati ad altra qualità di coltura”. La definizione di bosco è importante per comprendere che fino ad ora, le leggi citate, si occupavano di tutela soprattutto per popolamenti che esercitano funzioni nel loro complesso, ad esempio funzione idrogeologica, funzione paesistica. Per gli alberi monumentali sarà necessaria una legge che tuteli i singoli individui per le peculiarità e le valenza proprie. Ad esempio si può portare la L.R. 50 del 21/08/1990 della Regione Autonoma Valle Aosta “Tutela delle piante monumentali” dove vengono protette le piante di boschi residuali, i castagni da frutto e gli alberi che per rarità, dimensioni, età o altre particolari caratteristiche possono ritenersi monumentali. La tutela prevista, riguarda la cura, la manutenzione straordinaria e la vincolistica in caso di abbattimenti. Fornisce altresì copertura finanziaria per la tutela e la cura degli individui compresi nel registro. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 5 Criteri di monumentalità Un soggetto arboreo è “monumentale” qualora presenti almeno una caratteristica che lo renda notevole sotto il profilo ambientale, paesaggistico o storico-culturale. L’approccio alla segnalazione dell’albero monumentale, dovrà considerare, in prima analisi, l’età della pianta, valutata indirettamente mediante la circonferenza, ma anche aspetti diversi quali particolari forme, il legame con la storia del territorio, ed in particolare, leggende e aneddoti, il “luogo” in cui è inserita…insomma, tutto quello che lascia il ricordo della pianta stessa o di ciò che essa rievoca. La monumentalità è in ogni caso svincolata da criteri ecologici, è legata, infatti, alla sensibilità dell’uomo, è un modo di percepire l’individuo vegetale non solo per il suo valore naturalistico ma soprattutto per il rapporto che esso ha con la vita dell’uomo. Metodologia della raccolta dei dati Il censimento, esteso a tutta la Provincia di Como, interesserà tutte le piante, spontanee e coltivate, che per la loro dimensione, valore botanico, paesaggistico e storico-culturale, rivestono carattere monumentale, secondo quanto previsto dai criteri e metodi regionali. L’indagine si compone di due fasi operative: una prima caratterizzata dalla raccolta delle segnalazioni ed una seconda dalla verifica in campo delle piante monumentali, segnalate. La prima fase sarà realizzata con la fattiva collaborazione dei “segnalatori”, persone che per interessi specifici, per passione o per gioco, intendano segnalare i “monumenti verdi”; nella seconda fase le segnalazioni saranno verificate dai tecnici, con l’aiuto dei segnalatori, per redigere l’inventario Provinciale degli alberi monumentali. La metodologia PRIMA FASE Il rilevamento dei dati avviene attraverso la compilazione di una scheda di censimento contenente i dati essenziali per l’individuazione degli alberi. La scheda corredata dalle istruzioni per la compilazione è disponibile sul sito della Provincia di Como all’indirizzo www.provincia.como.it/ecologia/alberimonumentali.htm o nelle sedi dei Comuni, delle Comunità Montane, degli Enti parco, nelle scuole, nelle biblioteche, nei rifugi C.A.I. e presso le associazioni di volontariato della provincia. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 6 In questa fase saranno realizzati seminari, aperti a tutti, durante i quali saranno “spiegati” gli alberi e i criteri con cui dovranno essere censiti. Per facilitare il rilevatore si descrivono di seguito quelle che noi abbiamo chiamato le “motivazioni per la segnalazione”: Grandi dimensioni La dimensione della pianta è valutata attraverso la misurazione della circonferenza del tronco a circa 1.3 m da terra (a petto d’uomo). Per la Provincia di Como sono stati individuati, per le diverse specie, i seguenti valori minimi di circonferenza: SPECIE CIRCONFERENZA cm Albero di Giuda, Alloro, Carpini, Gelsi, Roverella, Sorbi, 150 Latifoglie varie (tranne faggio, castagno e platano e quelle di cui al punto precedente), Pino cembro. 300 Conifere (tranne Pino cembro e Cedro); Faggio. 350 Castagno, Cedri, Platani. 450 Nel caso di piante con più fusti (policormiche) la circonferenza è data dalla somma delle circonferenze dei singoli fusti. Un altro parametro indicativo della dimensione dell’albero, è l’altezza; questo, all’occorrenza, andrà stimato facendo riferimento a una persona (posizionata a fianco dell’albero) o ad un edificio. Nella scheda di segnalazione questo dato non è obbligatorio, ma, essendo una caratteristica evidente, è indubbiamente il primo indicatore per la verifica dei criteri di monumentalità. Forme e portamento particolari Oltre alle dimensioni, come criterio di monumentalità, è considerato anche l’aspetto della pianta, inteso come particolare forma e/o portamento. La pressione ambientale ed antropica condiziona l’aspetto morfologico dell’albero: ad esempio la forma che la chioma assume in presenza di venti prevalenti, le forme contorte del fusto dovute ad ostacoli, o gli aspetti conferiti dalle forme di allevamento (potature). Rarità botanica Potrebbero essere considerate monumentali, in quanto “rarità botanica” le piante inusuali nel territorio provinciale, ma anche soggetti posti al di fuori del loro habitat tipico o vegetanti in condizioni estreme. Valore storico e culturale Può essere elemento di monumentalità il legame della pianta con particolari eventi della storia locale, con leggende e tradizioni. Ad esempio si cita il “Fo’ di paroll” (Faggio delle parole), sulla cui corteccia i contrabbandieri si scambiavano messaggi, il “Fuatel” Faggio a Moltrasio su cui la cittadinanza poneva le croci a ricordo dei defunti, e il “Faggio dell’Alpe Fusi”, faggio sotto di cui pare dipingesse il Segantini. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 7 Valore paesaggistico Non si tratta di una caratteristica intrinseca della pianta, ma riguarda il contesto in cui è inserita e il ruolo che essa esercita sull’estetica dei luoghi. Valore architettonico Altro elemento di monumentalità, che rappresenta la funzione architettonica dell’albero in stretto legame con edifici di particolare pregio. Riguarda soprattutto piante inserite nel progetto architettonico, per esaltare particolari pregi di edifici, o per creare effetti visivi. Alcuni suggerimenti Questo capitoletto è un aiuto pratico per spiegare dove andare a cercare gli alberi monumentali e in che modo rilevarli. Dove trovarli? Si possono individuare due ambienti: all’interno degli abitati e nei boschi. Negli abitati i nostri “candidati” li possiamo scovare ad esempio all’interno dei parchi e dei giardini delle ville storiche, di cui la provincia di Como è molto ricca, specie lungo il Lario. Si possono facilmente trovare anche in prossimità di chiese, santuari e nei pressi dei cimiteri; altri luoghi cui prestare attenzione, anche se spesso non ci accorgiamo, è lungo le strade e nei giardini pubblici dove spesso fanno talmente parte dell’arredo, da non farci più apprezzare la loro bellezza. Uscendo dall’ambito urbano è facile trovare alberi di grandi dimensioni lungo le strade interpoderali, nei pressi di vecchi cascinali o a delimitare i campi coltivati. L’ambito più difficile dove scorgere alberi monumentali è il bosco; qui i nostri amici sono a casa, e facilmente si confondono con la vegetazione circostante, quasi a scomparire. Occorre prestare attenzione, guardarsi in giro, farsi rapire dalla bellezza dei nostri alberi, cogliere la singolarità di un albero, di un gruppo di piante o di un filare per potere essere certi che questo censimento, fatto con la collaborazione di tutti, sia effettivamente un documento storico significativo. E cosa fare laddove ci si trova di fronte un grande albero? Lasciarsi travolgere dalle sensazioni che esso ci evoca, cogliere il silenzioso, ma tanto espressivo linguaggio dei nostri “monumenti” e, semplicemente, descriverli… Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 8 Per prima cosa occorre verificare l’esatto punto dove l’albero è sito: comune, frazione, via e numero civico; se si trova su una proprietà privata o su suolo pubblico descrivendo anche come raggiungere la pianta. Con i dati rilevati compilare un foglio di carta o l’apposita scheda di censimento che si trova allegata alla dispensa e sul sito della Provincia di Como all’indirizzo www.provincia.como.it/ecologia/alberimonumentali.htm o nelle sedi dei Comuni, delle Comunità Montane, degli Enti parco, nelle scuole, nelle biblioteche, nei rifugi C.A.I. e presso le associazioni di volontariato della provincia. Il secondo passo è il riconoscimento dell’albero; operazione quanto mai difficile specie in una zona dove la vegetazione è caratterizzata, per le favorevoli condizioni climatiche, da una elevata presenza di piante esotiche. La dispensa sul riconoscimento delle specie potrà essere di aiuto, nel caso non si riesca comunque a procedere all’identificazione si potrà fotografare l’albero e richiedere l’aiuto agli esperti incaricati rivolgendosi alla Provincia di Como al n. 031 230374 o per e-mail all’indirizzo [email protected] . La terza operazione è la misurazione della circonferenza e dell’altezza. La circonferenza dovrà essere misurata “a petto d’uomo” e cioè a circa 130 cm da terra; la verifica dovrà essere effettuata con nastro metrico o in mancanza di questo la stima potrà essere fatta considerando che l’estensione delle braccia corrisponde circa all’altezza del misuratore e quindi “abbracciando” il tronco. L’altezza potrà essere stimata utilizzando come riferimento una altezza nota, ad esempio una persona o un edificio, considerando un'altezza media dello steso di 3 m per piano. E’ importante documentare con fotografie o disegni la pianta rilevata; il tutto potrà essere spedito alla Provincia di Como settore Gestione e Risorse Ambientali, specificando sulla busta "Censimento alberi monumentali" Via Borgovico 148 COMO, oppure via e-mail all’indirizzo [email protected] o via fax al n. 031 230345. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 9 Ecologia Introduzione e terminologia. La parola ecologia deriva dal greco oikos, che significa "casa" o "posto per vivere", e logos che significa "discorso". Così il discorso sull'ambiente in cui si vive comprende tutti gli organismi presenti e tutti i processi funzionali che rendono l'ambiente abitabile. Letteralmente allora, l'ecologia è lo studio della "vita nella casa" con particolare enfasi su tutte le relazioni o i modelli di relazione tra gli organismi ed il loro ambiente. L'ecologia quindi studia la distribuzione (fattore geografico), l'abbondanza (riferita alle maggiori o minori quantità di esseri viventi) e la produttività degli organismi e, ovviamente, i rapporti con il mezzo che li circonda e li condiziona (ambiente fisico). Inizialmente, la materia fu suddivisa in maniera piuttosto decisa in ecologia vegetale ed ecologia animale. Sebbene l'ecologia abbia ancora forti radici nella biologia, si è distinta da questa come una nuova disciplina integrativa che unisce processi fisici e biologici e costituisce un collegamento tra scienze naturali e scienze sociali. Nella scala dei livelli di organizzazione gerarchica, distinguiamo: geni, cellule, organi, organismi, popolazioni e comunità. L'ecologia riguarda maggiormente la parte destra dello spettro cioè i sistemi al di sopra del livello di organismo. In ecologia il termine popolazione, originariamente coniato per indicare un gruppo di persone, si allarga ad includere gruppi di individui di ogni specie. Parimenti il termine comunità, in senso ecologico (a volte si parla di "comunità biotica") include tutte le popolazioni che occupano una data area. La comunità e l'ambiente fisico formano un sistema ecologico o ecosistema. La biocenosi e la biogeocenosi (letteralmente vita e terra funzionanti insieme) sono più o meno equivalenti a comunità ed ecosistema rispettivamente. Il bioma è un termine idoneo e spesso usato per ampi biosistemi regionali o subcontinentali caratterizzati da un certo tipo di vegetazione o da altri aspetti del paesaggio identificabili, come per es. il bioma delle foreste decidue temperate. Biosfera o ecosfera sono termini usati per definire il massimo sistema biologico, quasi completamente autosufficiente, che include tutti gli organismi viventi sulla terra interagenti con l'ambiente fisico; essi mantengono un sistema in equilibrio stazionario con un flusso di energia che bilanci l'energia del sole in entrata e le perdite termiche nello spazio. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como 10 In altri termini la biosfera comprende gli oceani, le acque dolci, uno strato molto superficiale di suolo dove vivono i microrganismi che alterano la lettiera, il soprassuolo (alberi, erbe, arbusti, ...), gli animali terrestri e l'atmosfera con tutto ciò che contiene (uccelli, insetti, pollini, semi alati, ...). Con il concetto di habitat si puntualizza quello di ambiente perché si rivolge particolare attenzione ai fenomeni che avvengono al suo interno: ad es. nel bosco può esserci un habitat idoneo al cervo e non idoneo al capriolo. All'interno dell'habitat si inserisce il concetto di nicchia ecologica, ancora a scala più limitata. Ad es. una particolare specie erbacea, esigente in tenore di umidità, tipicamente sciafila ed indifferente al pH (Oxalis acetosella). Si è detto che l'ecosistema (o sistema ecologico) è una unità che include tutti gli organismi che vivono insieme (comunità biotica) in una data area, interagenti con l'ambiente fisico, in modo tale che un flusso di energia porta ad una ben definita struttura biotica e ad una ciclizzazione dei materiali tra viventi e non viventi all'interno del sistema (biosistema). L'ecosistema è in definitiva l'unità funzionale di base in ecologia, esso infatti include gli organismi e l'ambiente abiotico, le cui proprietà si influenzano reciprocamente; entrambi sono necessari per mantenere la vita sulla terra. La struttura dell'ecosistema. Dal punto di vista della struttura trofica (da trophe = nutrimento) un ecosistema è diviso in due strati: 1) strato superiore o autotrofo o "fascia verde" di piante o parti di esse con clorofilla che consente la fissazione dell'energia luminosa e la costituzione di sostanze organiche complesse con l'uso di semplici sostanze inorganiche. 2) strato inferiore o eterotrofo o "fascia bruna" di suolo e sedimenti, materia in decomposizione, radici, ..., in cui predomina l'utilizzazione, la trasformazione e la decomposizione della materia. Dal punto di vista biologico conviene considerare l'ecosistema articolato nei seguenti componenti: 1) sostanze inorganiche (C, N, CO2, H2O, ...) coinvolte nei cicli della materia; 2) composti organici (proteine, carboidrati, lipidi, sostanze umiche, ...) che associano il biotico all'abiotico; 3) aria, acqua e substrato comprendente il regime climatico ed altri fattori fisici; 4) produttori, organismi autotrofi, principalmente piante verdi che possono sintetizzare alimenti da semplici sostanze inorganiche; 5) macroconsumatori, organismi eterotrofi, principalmente animali che ingeriscono altri organismi o materia organica particolata; Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 11 6) microconsumatori, saprotrofi, decompositori o osmotrofi (da osmo = passare attraverso una membrana), organismi eterotrofi, principalmente batteri e funghi che ottengono la loro energia sia demolendo tessuti organici morti sia assorbendo materia organica disciolta, secreta o estratta da piante o da altri organismi. Le attività di decomposizione dei saprotrofi rilasciano nutrienti organici che possono essere usati dai produttori; inoltre i saprotrofi costituiscono anche cibo per i macroconsumatori e spesso secernono sostanze simili ad ormoni che inibiscono oppure stimolano gli altri componenti biotici dell'ecosistema. Studio dell'ecosistema. Gli ecologi si avvicinano allo studio di grandi e complessi ecosistemi, come laghi e foreste, secondo due approcci fondamentali: 1) l'olistico (da olos = intero) con il quale sono valutate le entrate e le uscite, vengono definite le proprietà collettive e, successivamente, sono studiate le parti componenti; 2) il meristico (da meros = parte) con il quale le parti più importanti sono studiate per prime e poi integrate in un sistema. Più recentemente si ricorre anche ad approcci addizionali che coinvolgono tecniche modellistiche e sperimentali. Per quanto riguarda lo studio dei diversi ecosistemi è bene innanzitutto fissare l'attenzione su alcuni aspetti fondamentali quali le caratteristiche basilari degli ecosistemi. Di primaria importanza, nell'approcciarsi ad un ecosistema, è lo studio strutturale e funzionale delle collettività. Un bosco, ad es., dal punto di vista strutturale è articolato in strato muscinale, erbaceo, arbustivo ed arboreo (in più quest'ultimo può presentarsi in livelli con alberi di prima, seconda e terza grandezza). Quando un ecosistema è artificializzato per mantenere una determinata situazione che può interessare, è necessario intervenire con inputs energetici (ad es. per sostenere una produzione elevata in un bosco ceduo, che ha un elevato numero di polloni, è necessario attuare un diradamento in modo da concentrare la produzione di biomassa su un numero limitato di polloni che daranno però assortimenti migliori). Esempi di ecosistemi. Il modo migliore per studiare l'ecologia è analizzare una piccola pozza, un prato, un torrente, dove le caratteristiche basilari dell'ecosistema possono essere facilmente apprezzate, per le dimensioni spaziali ridotte e per la relativa semplicità Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 12 strutturale e funzionale. Dimensioni fisiche e diversità biotica sono dunque due parametri che devono essere presi in considerazione per attuare l'osservazione dell'insieme. Consideriamo ora un esempio che permette di capire quanto sopra detto: il bosco. Il bosco Il bosco o il singolo albero svolge, poiché costituente un ecosistema, un ruolo vasto e complesso: il primo riguarda i rapporti che esso stabilisce con l'ambiente circostante; il secondo considera invece le interazioni tra spazio fisico, e i suoi elementi (come per es. il clima), e la comunità vivente (formata da organismi dello stesso tipo oppure mista). Negli ecosistemi esiste un continuo scambio di energie e di materiali; ad es. alcuni vegetali superiori cedono materia perdendo le foglie, alcuni microrganismi saprotrofi utilizzano questo materiale morto per ricavarne alimento ed energia e rilasciano humus nel suolo. Si attivano così flussi di materia e di energia. Negli ecosistemi maturi (che nei nostri ambienti non esistono più) vi è un sostanziale equilibrio fra tutti i termini fisici e biotici. Altra funzione indispensabile svolta dal bosco, soprattutto nei territori montani, è quella protettiva. Tre sono le funzioni fondamentali svolte dal bosco o dai singoli esemplari: quella ecologico-paesaggistica, quella produttiva, quella storico culturale. La funzione ecologico - paesaggistica include differenti aspetti e funzioni: - - - - la difesa del suolo dai dilavamenti e dalle erosioni: svolto dall’apparato radicale con il trattenimento del terreno (erosione laminare e concentrata), con la protezione offerta dalle chiome all’azione battente dell’acqua piovana (splash erosion) e con l’azione del fusto e dei rami per la protezione dall’erosione eolica. il mantenimento di germoplasma, banca genetica naturale, che potrà dare alle future generazioni occasioni di studio e di sviluppo. la creazione di un ambiente microclimatico favorevole al differenziarsi di ecosistemi, sia come habitat che come elemento strutturante i corridoi ecologici, importanti anche per la circolazione delle specie animali. l’azione fitodepurativa e l’azione di barriera rumore; la presenza di piante costituisce una valido supporto alla riduzione di inquinanti sia con l'azione fisica delle chiome che con l’azione biochimica delle foglie. La presenza di vegetazione lungo le sponde di fiumi e riali permette di ridurre l’inquinamento delle acque attraverso, ad esempio, la fissazione di metalli pesanti. la protezione della fauna: l’albero o il bosco costituiscono rifugio per la fauna. la funzione di indicatori dei cambiamenti avvenuti nell’ambiente sia attraverso l’analisi del legno che attraverso l’esame delle foglie, della lettiera, ecc. (danni forestali di nuovo tipo). Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 13 - - estetica: il bosco o le piante sono considerati, specialmente oggi, fattori di miglioramento della qualità del paesaggio. di lettura del territorio: la presenza, la forma, la disposizione delle piante sono tra i principali indicatori degli usi e delle attività presenti in un’area (castagneti da frutto, gelsi) di integrazione o mascheramento dei manufatti: le piante da sempre sono state usate come “materiale da costruzione” a volte per esaltare forme, altre volte, più spesso, per nasconderle. Il ruolo produttivo degli alberi è noto dall’antichità: frutti, semi, legname, lettiera, sostanze chimiche sono i prodotti che questi hanno fornito; oltre a questo è interessante, per potere valutare l'importanza indotta che gli alberi hanno sulla vita dell’uomo, quello che essi rappresentano per l'ambito antropico o antropizzato: - miglioramento delle condizioni di vita: la presenza di alberi nel territorio urbanizzato, oltre a creare un piacevole effetto visivo, favorisce la creazione di un microclima favorevole - protezione delle culture contro l’azione di venti e tempeste e degli allevamenti contro gli eccessi climatici - creazione di habitat favorevoli agli insetti impollinatori e antagonisti specie in prossimità di colture da frutto. Il ruolo storico e culturale del patrimonio arboreo esce dalle normali definizioni dell’ecologia, per entrare in quelle più complesse di paesaggio (landscape ecology), in altre parole, delle interazioni che i vari componenti (ecotopi) hanno fra loro. La conoscenza della storia e della cultura permette, infatti, una “analisi della percezione culturale” del paesaggio cioè degli elementi che testimoniano l’integrazione fra natura e civiltà umana. Il legame degli alberi con leggende e tradizioni consente, infatti, di conoscere la storia di una popolazione e comprenderne gli usi e i costumi. In questo contesto l’albero è “la marca” di un luogo o di un avvenimento, lasciato in memoria ai posteri. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 14 Botanica generale E' una branca delle scienze biologiche che si occupa dello studio degli organismi vegetali. Si articola nei seguenti ambiti di studio: - citologia (studio della cellula) - istologia (studio dei tessuti) - anatomia (studio della morfologia interna ed esterna della pianta) - fisiologia (studio del funzionamento del sistema vegetale) La conoscenza dei vegetali e delle loro principali caratteristiche ecologiche è fondamentale nella gestione delle risorse naturali e nel ripristino dei sistemi ambientali. Gli orientamenti attuali, seguiti da chi attua pianificazione territoriale e da chi interviene sull'ambiente, rivolgono particolare attenzione alle comunità vegetali sempre più utilizzate nel ripristino degli ambienti compromessi. Distinzione degli organismi vegetali. Dal punto di vista citologico: carattere fondamentale di distinzione dagli animali è la presenza della parete cellulare (strato più o meno rigido posto esternamente alla membrana cellulare); la cellula animale, invece, è dotata della sola membrana. Dal punto di vista trofico: gli animali sono organismi eterotrofi i vegetali sono organismi autotrofi (che attuano fotosintesi o chemiosintesi). Struttura e sviluppo degli alberi. Il sistema radicale Il sistema radicale svolge 3 funzioni principali: assorbire acqua e sali minerali, ancorare la pianta al terreno e accumulare sostanze di riserva. L’acqua è alla base della vita della pianta, è infatti il veicolo attraverso cui le sostanze nutritive e i sali minerali si muovono lungo i vasi (tessuto xilematici: dal basso verso l’alto; tessuto floematico: dall’alto verso il basso). Grazie all’acqua la pianta attua la termoregolazione, e d’acqua sono fatti la maggior parte delle piante (circa il 90% in peso). I sali minerali assorbiti sono principalmente azoto, fosforo e potassio e sono utilizzati dalla pianta in tutti i processi vitali e nella costituzione degli organi e dei tessuti. La funzione di ancoraggio garantisce stabilità alla pianta e permette, grazie ad un preciso rapporto tra radici e chioma, il sostegno della stessa in presenza di agenti di instabilità esterni (vento, urti ecc..). Le radici rappresentano in peso il 20/39 % Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como 15 dell’intera pianta e in condizioni naturali senza agenti esterni di disturbo, con la loro estensione, superano la proiezione della chioma sul terreno. Una funzione dell’apparato radicale legata all’ancoraggio è la protezione del terreno dal dilavamento delle acque meteoriche. Le radici fungono anche da serbatoio di sostanze nutritive: durante la stagione fotosintetica (primavera – estate) la pianta accumula sostanze nutritive, amido soprattutto, nei tessuti radicali. Questa riserva viene poi mobilitata durante la ripresa vegetativa, quando l’apparato fogliare non è ancora in grado di fotosintetizzare, e nei momenti di stress in caso di danni agli organi di fotosintesi. Il tronco E’ la parte compresa fra il colletto (base della pianta) e la prima serie di branche; le funzioni fondamentali sono di due tipi: quella meccanica e quella di trasporto. La funzione meccanica garantisce il sostegno della parte aerea, la chioma, attraverso i tessuti di sostegno, le fibre , composte dai tessuti sclerenchimatici e dal collenchima, cellule a pareti fortemente ispessite rispettivamente di cellulosa il primo e lignina il secondo. La funzione di trasporto è assolta dai due tessuti conduttori, xilematico e floematico. Il primo composto da trachee e tracheidi nelle latifoglie, fibrotracheidi nelle conifere, ha il compito di trasportare sali minerali e acqua dalle radici alle foglie (linfa grezza); il secondo, costituito dai tubi cribrosi, trasporta la linfa elaborata, costituita da acqua, zuccheri ed amido, prodotta attraverso la fotosintesi, dalle foglie ad ogni cellula vivente della pianta. Anche il fusto, come le radici, immagazzina le sostanze nutritive elaborate. La produzione dei tessuti conduttori è garantita da un anello di tessuto meristematico, il cambio. Questo annualmente produce legno (xilema) all’interno e floema verso l’esterno, i caratteristici anelli di crescita annuale che si vedono all’interno del fusto sezionato. Le foglie Le foglie sono i principali organi fotosintetizzanti delle piante; sono costituite dalla guaina che è la parte basale, più o meno allargata che abbraccia il ramo, dal picciolo, parte che unisce la guaina alla lamina, e dalla lamina. La foglia è percorsa dalle nervature, continuazione del sistema vascolare delle radici, del tronco e dei rami. La funzione più conosciuta è la fotosisntesi, processo attraverso cui la pianta, con acqua, sali minerali, luce e anidride carbonica, produce il proprio alimento, zuccheri, che vengono poi traslocati ai vari tessuti, dove saranno utilizzati e/o temporaneamente immagazzinati sotto forma di sostanze di riserva. Sottoprodotto di questa reazione è l'ossigeno, elemento indispensabile per la vita sulla terra. Altra processo importante svolto soprattutto nelle foglie, è la traspirazione, ovvero il ricambio idrico dei vegetali attraverso gli stomi. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 16 I fiori La pianta, una volta raggiunta la maturità fisiologica inizia a produrre fiori, apparato riproduttivo della pianta. I fiori per la maggior parte delle piante sono ermafroditi, cioè portano sia gli organi maschili che quelli femminili, vi sono però piante che portano fiori maschili e femminili separati sulla stessa painta (monoiche) esempio quercia, castagno e noce, e piante che portano solo fiori maschili o solo femminili (dioiche) esempio salice e pioppi. Raramente le piante portano fiori isolati, spesso sono raggruppati su speciali rami, semplici o ramificati, a formare infiorescenze indefinite (racemose) esempio ippocastano, salice, noce e ontano, o definite (cimose) esempio garofano. I frutti Avvenuta la fecondazione una parte del fiore, i tessuti dell’ovario, si differenziano per contenere i semi e prende così forma il frutto. Lo scopo finale del frutto è provvedere alla disseminazione e quindi alla propagazione della specie. I frutti si suddividono in due categorie: quelli carnosi e quelli secchi; i primi sono caratterizzati dall’avere la parte esterna molle e succosa (bacca, drupa) e i secondi la cui parte esterna è sottile e secca, questi vengono detti deiscenti quando a maturità si aprono e liberano i semi (legume, siliqua) e indeiscenti quelli che a maturità non si aprono spontaneamente (achenio, noce, cariosside, samara). Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 17 Criteri di riconoscimento I principali elementi per il riconoscimento di una pianta sono: - il portamento - le foglie - la corteccia - le gemme - i frutti - caratteristiche secondarie Il portamento Il portamento, o disposizione nello spazio della porzione epigea della pianta, è riconoscibile dalla forma assunta dalla chioma. In base alla forma possiamo avere chiome tondeggianti, globose o espanse (ad esempio la farnia o il faggio), tendenzialmente piramidali o a cono (ad esempio le conifere), variamente raccolta (pioppo cipressino), decombente (salice piangente) La densità della chioma, è un altro aspetto, utile ai fini del riconoscimento, il platano e il noce presentano una chioma rada, più densa è invece nel faggio e nella farnia. Le foglie Sono l’elemento di riconoscimento principale per le piante, si distinguono per la forma, l’apice, il margine e l’attaccatura. A secondo della forma distinguiamo foglia semplice (faggio, olmo), composta (frassino), aghiforme (pini, abeti, cedri), squamiforme (cryptomeria, cipressi, tuje), cuneiforme (salici), arrotondata (tiglio, ontano), troncata (acero, platano), imparipennata (frassino e noce), palmato lobata (aceri e platano), palmato dentata (ippocastano). A seconda dell’apice distinguiamo apice appuntito (olmo montano), mucronato o con presenza di un uncino, arrotondato, troncato (ontano nero), inciso (liriodendro). A seconda del margine distinguiamo foglie a margine intero (magnolia), ondulato (alcune varietà di salice), cigliato (faggio), crenato, seghettato (carpino, castagno) e sinuoso (querce). Secondo l’attaccatura abbiamo foglie con picciolo lungo (pioppo, acero di monte), breve (carpini), sessile o senza picciolo, amplessicaule, decorrente, concresciute queste ultime 3 tipiche delle erbacee. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como 18 La corteccia Si distingue per il colore, l’aspetto e la sfaldatura; il colore può variare tra il bruno (liriodendro, roverella), grigio con sfumature verso il bruno (cedro del libano, il cedro deodara, ontano nero), grigio chiaro (cedro dell’atlante, noce, carpino bianco), grigio rossastra (tasso), rossa bruna (criptomeria), grigio biancastra (platano), bianca (betulla) e arancione (rami alti del pino silvestre). L’aspetto della corteccia può essere liscio (bagolaro, tasso) o variamente fessurato. Altra caratteristica per il riconoscimento è la sfaldatura: può essere a squame (platano e alcune conifere), a strisce (criptomeria). I frutti Utili per riconoscere una pianta, i frutti sono elementi importanti nelle chiavi dicotomiche d'identificazione di una specie. Nel nostro caso sono di particolare interesse le caratteristiche dei frutti delle querce (ghiande), degli abeti (strobili) e degli aceri (disamare). La roverella si distingue dalla farnia e dal rovere per avere ghianda brevemente peduncolata; le cupole nella roverella sono ricoperte da squamette pelose appressate, nella rovere sono invece lanceolate e nella farnia sono lungamente peduncolate. Una ulteriore differenziazione è nella forma della ghianda, più arrotondata nella farnia e più allungata nelle altre due. Gli strobili sono una chiave per il riconoscimento delle varie conifere; eretti nell’abete bianco, penduli nell’abete rosso. Nei cedri si passa dallo strobilo con la cima leggermente ovale del cedro deodara, a forma di botte e picciolate nel cedro del libano e solo a forma di botte e sessile nel cedro dell’atlante. Le disamare differenziano fra loro gli aceri; ad esempio nell’acero campestre l’angolo tra le due samare è di circa 180° mentre nell’acero di monte l’angolo tra le samare risulta acuto. Le caratteristiche secondarie Sono costituite da particolarità delle foglie e delle gemme: ad esempio la cigliatura nelle foglie di faggio, le gemme nere nel frassino, l'appiccicosità delle gemme dell’ontano nero. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 19 Cenni di Fitopatologia Definizione di Fitopatologia La fitopatologia è la scienza che si occupa delle malattie delle piante, provocate sia da parassiti (fattori biotici: batteri, virus, insetti, acari, funghi, ecc. organismi viventi che si nutrono e crescono a spese delle piante) che da avversità di natura non parassitaria o "fisiopatie" (fattori abiotici: clima sfavorevole, inquinamento, squilibri nutrizionali, danni meccanici, ecc.). Attraverso lo studio dei sintomi, del meccanismo d'azione del patogeno, della sua modalità di diffusione nell'ambiente e dei mezzi di lotta adottati per contenere i danni è possibile ricercare le cause che hanno scatenato la malattia. Sovente sintomi simili sono riconducibili a cause diverse, ciò rende difficoltoso il riconoscimento esatto della malattia. La malattia: cos'è? E' alterazione delle funzioni vitali e della struttura dell'organismo rispetto ad una condizione normale, che si manifesta attraverso uno stato di sofferenza. E' grazie alla "lettura" dei sintomi che è possibile riconoscere una malattia, primariamente valutando lo stato di salute della parte epigea (chioma e tronco) successivamente, solo con indagini più laboriose, l'apparato radicale. Tra i vari sintomi rilevabili esternamente, vanno considerati come "campanelli d'allarme": • Il colore delle foglie: alterazioni nella colorazione (verde più chiaro (clorotica) del normale, arrossamenti, ingiallimenti, maculature, ecc.) sono una chiara espressione di uno stato di sofferenza in corso. La carenza di nutrienti, quali ad es. azoto, determina una riduzione nella colorazione verde; ingiallimenti, più o meno estesi alla lamina fogliare possono essere riconducibili a ad attacchi di parassiti, quali funghi (oidio, peronospora, ecc.) e/o punture di insetti (afidi, tingidi, cocciniglie, ecc.) che nutrendosi a spese della pianta ospite, determinano un'alterazione della funzione clorofilliana e conseguenze deperimento del soggetto. Gli ingiallimenti, inoltre, come gli arrossamenti, possono essere attribuiti anche a fattori di danno definiti: "di nuovo tipo", imputabili ad inquinanti presenti nell'atmosfera e/o nel terreno. • Appassimento degli organi verdi: dovuto all'alterata capacità di assorbimento e traslocazione, imputabile a funghi patogeni, presenti all'interno del sistema conduttore (radici, fusto, branche, rami, ecc.). • Anomalo sviluppo degli organi vegetali: microfillia, ovvero abbondante produzione di foglie di piccole dimensioni; alterazioni della ramificazione (tipiche in latifoglie come faggio e querce deperienti), che si può manifestare con accrescimenti rameali molto ridotti, con la produzione di rametti esili concentrati in punti precisi del ramo. La presenza di galle, ovvero accrescimenti abnormi di un organo Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como 20 vegetale (ad es. di gemme) dovuti all'eccessiva moltiplicazione delle cellule del tessuto, è una risposta della pianta all'attacco di un parassita (insetti e/o acari in genere). Una sorta di difesa attuata dall'individuo, per delimitare in uno spazio circoscritto il parassita. • Morte dei tessuti ed organi: la comparsa di necrosi su porzioni di foglia, corteccia, legno, ecc., è un chiaro segnale dell'avvenuta degenerazione dei tessuti, conclusasi con la morte degli stessi. La necrotizzazione dei tessuti è spesso causata dalla produzione di sostanze tossiche ad opera di funghi (malattie necrotiche: antracnosi del platano, antracnosi dell'ippocastano, ecc.) batteri o da agenti inquinanti. Il disseccamento di getti, foglie, chiome intere, può essere dovuto all'occlusione delle vie di trasporto dei liquidi, ad opera di colonie batteriche o ife fungine, che si localizzano all'interno dello xilema. La pianta ospite reagisce all'invasione dei patogeni con la produzione di tille (escrescenze delle cellule), gomme e polisaccaridi: una barriera fisica di difesa all'avanzare del patogeno. Curiosità: in assenza di attacchi di parassiti, alcune specie di piante (es.: querce) normalmente producono tille, utilizzate per chiudere i vasi non più impiegati per la circolazione della linfa grezza. Il distacco di porzioni più o meno ampie di corteccia, è un altro sintomo da considerare, poiché evidenzia uno stato di sofferenza in atto, dovuto a possibili attacchi di patogeni (es.: il cancro del castagno, malattia provocata da un fungo Cryphonectria parassitica), a danni da gelo e/o eccessiva esposizione alla radiazione solare. In corrispondenza di queste zone di distacco la pianta ha cessato la sua attività di crescita, i tessuti sottostanti sono morti. • Presenza di essudati: trattasi di sostanze che fuoriescono dai tessuti, a causa della presenza di parassiti o di condizioni climatiche sfavorevoli (gelo). Nelle conifere, compaiono abbondanti colature di resina lungo il tronco, branche e rami, nelle latifoglie appaiono le gomme (caratteristiche delle drupacee: pesco, ciliegio, albicocco, ecc.). La produzione di gomme o resine (gommosi), nelle malattie causate da funghi, sono dovute all'azione stressante del fungo, che altera il metabolismo delle cellule della pianta, le quali convertono gli zuccheri in gomme. Presenza di ferite: condizioni climatiche estreme, quali gelo intenso e/o gelate tardive ed insolazione della corteccia di specie arboree ombrofile (faggio, carpino, pino, abete rosso), possono essere causa di danno dei tessuti. Spesso le lesioni presenti sui soggetti arborei, sono di origine meccanica, ovvero procurate da urti, amputazioni varie, incidenti stradali, scavi, ecc.. Tanto più una ferita è profonda ed estesa, tanto più è grave, la gravità inoltre dipende anche dall'organo colpito. Ferite all'apparato radicale, impediscono la traslocazione della linfa grezza, da cui consegue una riduzione della fotosintesi; viceversa lesioni alla corteccia, rallentano, fino ad annullare, il flusso della linfa elaborata. Le lesioni, oltre ad interferire negativamente sulle funzioni fisiologiche, diventano una sicura via d'ingresso degli agenti patogeni (insetti, funghi e batteri), responsabili della degenerazione del legno. • • Presenza di organi fungini, di materiale prodotto da insetti od altri animali: l'osservazione attenta di un albero, può svelare la presenza di melata, sostanza Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 21 zuccherina prodotta da alcuni gruppi di insetti che succhiano la linfa; di esuvie: il rivestimento cutaneo, più o meno rigido, del corpo di Artropodi (insetti), eliminato periodicamente con la muta; carpofori, ovvero corpi fruttiferi di funghi (saprofiti e/o parassiti, quest'ultimi agenti di carie del legno) alla base del fusto, sulle branche, rami, ecc.. I funghi che determinano le carie, sono detti lignivori, poiché degradano ad opera di enzimi da loro prodotti, le pareti delle cellule lignificate. Ne consegue che il legno perde le sue caratteristiche fisico-meccaniche, si disgrega, fino a trasformarsi in un ammasso spugnoso o polverulento, privo di consistenza, venendo meno, in ultima analisi, la stabilità della pianta stessa. • Presenza di erosioni degli organi verdi e lignificati: molti insetti, detti Fitofagi defogliatori (dotati di un apparato boccale masticatore), si nutrono sia negli stadi giovanili che adulti, dei tessuti fogliari. Il danno che ne consegue è, oltre a quello estetico (presenza di fori più o meno estesi alla lamina fogliare, a volte completamente schlettrizzata) di tipo fisiologico, in quanto diminuendo la superficie fogliare, si riduce la fotosintesi clorofilliana. Taluni insetti sono in grado di scavare delle vere e proprie gallerie nelle foglie (es.: la temutissima Cameraria dell'ippocastano, Cameraria ohridella). Gli xilofagi, sono insetti, le cui femmine depongono le uova sotto la corteccia, dalle quali schiudendosi escono le larve, che scavano gallerie nel legno. Il danno è tanto più elevato, quanto maggiore è il numero di gallerie prodotte, tant'è che in caso di attacchi massicci, la vitalità dell'albero diminuisce e può anche venire meno la stabilità meccanica della pianta, non ultimo è il valore tecnologico del legno, sicuramente compromesso. L'individuazione dell'agente di danno, non è semplice, poiché spesso, sintomi simili sono attribuibili ad agenti di danno diversi. Importante è comunque rilevare precocemente lo stato di sofferenza di una pianta, aiutandosi anche dal confronto con altri soggetti arborei di pari specie, ma sani. Dall'osservazione dei sintomi, si passa alla diagnosi, ovvero si stabilisce la causa dell'alterazione, per poi passare infine alla cura. Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 22 Bibliografia essenziale Aichele - Schwegler: Che albero è questo – Muzzio Editore, Padova 1976 K.P. Buttler: Guida pratica alla botanica – Zanichelli Editore, Bologna 1989 Comune di Torino: Manuale per tecnici del verde urbano – Torino, 1998 A.J. Coombes: Alberi – Fratelli Fabbri Editori, Milano 1993 L. Fenaroli: Alberi d’Italia - Muzzio Editore, Padova 1976 J.D. Godet : Alberi ed arbusti dei nostri ambienti – Edagricole, Bologna 1994 P. Lanzara, M. Pizzetti: Alberi – Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1987 S. Pignatti: Flora d’Italia – Edagricole, Bologna 1982 O. Polunin: Guida ai fiori d’europa – Zanichelli Editore, Bologna 1983 Regione Lombardia: Censimento dei grandi alberi della Provincia di Bergamo Bergamo, 2000 Regione Lombardia: Elementi di botanica – da Manuali delle Guardie ecologiche n. 8.1 Milano, 1998 F. Sartori: Gli alberi – I.G.dA., Novara 1986 Dispensa per il censimento degli alberi monumentali della Provincia di Como A cura di: Dott. F. Simonetti, Dott. M. Morra di Cella, Dott. F. Breganni 23