Cqia Rivista Educazione fisica e sportiva ed educazione integrale della persona Ottobre 2011 M. Amadini, Infanzia e famiglia. Significati e forme dell’educare, La scuola, Brescia 2011, pp. 240. Il volume di Amadini approfondisce il ruolo della pedagogia dell’infanzia attraverso un’analisi dei processi relazionali che portano i bambini a costruire il proprio sé. La finalità del testo, dichiarata già nella Premessa, è indagare la “normalità relazionale” per mettere in evidenza i valori, i modelli antropologici e gli obiettivi educativi che la costituiscono. La prospettiva di Montessori viene richiamata come un riferimento teorico anche se, come sostiene la stessa autrice, sono i paradigmi olistici, sistemici e dialogici a rappresentare l’orizzonte teoretico della monografia: «in prospettiva pedagogica, il porre al centro la relazione implica la capacità di “entrare” nell’universo relazionale del bambino e della sua famiglia con un approccio di tipo sistemico, per cogliere i mutamenti relazionali come evoluzioni congiunte di tutti i soggetti coinvolti. Le metamorfosi degli assetti famigliari odierni, pertanto, saranno prese in considerazione con un duplice sguardo, rivolto al mondo dell’adulto ma anche a quello dell’infanzia, senza trascurare l’influsso delle variazioni culturali sui modelli educativi famigliari» (ivi, p. 7). L’infanzia e la famiglia divengono le polarità concettuali che permettono ad Amadini di cogliere, grazie anche ad approfondimenti in campo sociologico, psicologico e antropologico, i mutamenti relazionali che sono al centro delle relazioni educative che costituiscono le trame della vita del bambino nei primi anni della sua esistenza. Il primo capitolo Per una cultura dell’infanzia, tra immaginari sociali e istanze esistenziali analizza il significato ontologico che i primi anni di vita rappresentano per l’essere umano. L’infanzia non è solo un periodo particolare dell’esistenza, ma costituisce l’elemento costruttore dell’identità adulta. Un elemento che non può essere pienamente padroneggiabile e definibile, ma che permane all’interno dell’uomo per tutta la sua vita. Amadini sostiene l’importanza del contesto ambientale per la crescita armoniosa del bambino ma, pur facendo riferimento esplicito al paradigma teorico sistemico e citando Bateson, non approfondisce le metodologie di questo modello di riferimento. In che modo l’approccio sistemico permette di costruire strategie pratiche per l’infanzia? Come può, l’affermazione dell’importanza dell’ambiente esterno, orientare le azioni educative? Di quale contesto si sta parlando (asilo nido, famiglia, altri ambienti)? La mancanza di un confronto diretto e approfondito con le tesi di Bateson, Maturana o di altri esponenti dell’approccio sistemico, impedisce di comprendere fino in fondo il significato dell’importanza che l’autrice assegna alla relazione ambientale nella crescita del bambino. Per esempio, vi è una differenza, a livello educativo, nel rapporto del fanciullo con le piante e gli oggetti rispetto alle relazioni con altri esseri umani? Di che tipo? Il sistema relazionale è una struttura impersonale che permette di decidere ciò che è giusto o sbagliato per il bambino? Come è possibile orientare e costruire una buona relazione? Tutte queste domande, che l’approccio sistemico e l’insistenza sull’importanza della relazionalità portano con sé, non trovano risposte nel testo e non vengono nemmeno problematizzate. L’autrice si limita a sostenere l’importanza della relazionalità nella crescita del bambino citando, senza approfondire, un insieme di autori a conferma di questo principio generale. Anche la parte sui diritti dell’infanzia, se pur interessante per l’insieme dei principi proposti (diritto alla significazione, alla vita emotiva, all’unicità, alla fantasia, al gioco, a star con se stessi), non evidenzia la caratteristica specifica dell’approccio sistemico-relazionale nella proposta di questi particolari diritti. Forse, sarebbe stata interessante un’analisi storica più attenta sull’evoluzione della storia dei diritti dell’infanzia (Dichiarazioni dei diritti del bambino, Convenzione diritti del fanciullo, Vertice mondiale sui bambini, solo citate nel testo) per comprendere come è nata e in che modo si è modificata l’idea di diritti dell’infanzia nella nostra tradizione culturale. 1 Cqia Rivista Educazione fisica e sportiva ed educazione integrale della persona Ottobre 2011 Il secondo capitolo Crescere con i bambini, per i bambini analizza i temi e gli spazi di crescita del fanciullo. Amadini sottolinea il ruolo della narrazione per lo sviluppo del bambino e l’importanza delle relazioni con le persone che si prendono cura di lui. La narrazione e il rapporto dialogico con gli adulti permette al bambino di costruire la propria autonomia. Il concetto di autonomia diviene un punto centrale nella crescita educativa dell’infante in quanto la spinge a esplorare la realtà intorno a lui, a migliorare la propria consapevolezza e a evolvere in modo completo e responsabile: «il pieno sviluppo del bambino come persona avviene nell’autonomia e per l’autonomia, secondo una precisa fenomenologia esistenziale, che assume tanto i tratti dell’universalità quanto la cifra dell’unicità. Attraverso una sperimentazione attiva della capacità di scegliere, di agire autonomamente, di esplorare, di riuscire nelle proprie imprese il bambino può infatti definire e rinnovare il proprio senso d’identità. L’autonomia prende forma dentro e insieme all’evoluzione del bambino nella sua totalità» (ivi, p. 73). L’autonomia e la responsabilità costituiscono le finalità significative della prassi educativa. L’importanza e il valore intrinseco di queste affermazioni non sono, però, accompagnate da un apparato concettuale che permette di comprendere la distinzione tra l’autonomia del bambino e le sue possibili degenerazioni (anarchia, spontaneismo, autarchia). Cosa intende l’autrice per “precisa fenomenologia esistenziale? Come può l’educatore sviluppare l’autonomia di un bambino? Quali sono le proposte specifiche dell’approccio sistemico? Come si differenziano da quelle di altre concezioni pedagogiche? Il terzo capitolo Funzione genitoriale e cura si occupa della funzione della famiglia nello sviluppo del bambino. Amadini sottolinea il ruolo educativo dei genitori nel trasmettere e costruire l’insieme di valori e il vocabolario essenziale del fanciullo. Per questa ragione, la famiglia va sostenuta nelle sue azioni di generazione, prendersi cura e responsabilità. L’autrice, citando Pati, Iori, Becchi, Erikson, Donati, Formenti e altri, mette in evidenza il ruolo del padre e della madre nella costituzione della relazione triadica che permette il funzionamento della famiglia. Le aspettative, le ansie, le esperienze passate e i desideri dei genitori costruiscono l’orizzonte pratico all’interno del quale si compiono le azioni di cura della famiglia. Pur analizzando alcuni fenomeni sociali di cambiamento dell’identità famigliare e del rapporto madre-figlio, il testo però non riesce ad approfondire, in modo esaustivo, il significato delle funzioni di cura o delle azioni educative che una famiglia può mettere in atto. Per esempio, risulta problematica in un capitolo che tratta il tema della cura e della famiglia, la mancanza di riferimenti alla discussione teorica, che negli ultimi decenni sta avvenendo proprio in campo pedagogico, sul tema della cura. Amadini, infatti, non cita i testi di Cambi, Dusi, Boffo su questi temi. Un approfondimento teorico sulla cura avrebbe potuto facilitare alcune distinzioni tra atto di cura come puro accudimento-occupazione e azione educativa rilanciando le idee di responsabilità e di dono, che nel testo vengono poco problematizzate e indagate. Il volume si conclude con l’analisi e la proposta di alcune opportunità educative che sostengono la centralità della famiglia. Amadini si sofferma su diverse esperienze formali che si sono sviluppate negli ultimi decenni, in ambito italiano ed europeo, per sostenere il ruolo educativo della famiglia (Scuole per genitori, le Maison Verte, i Mothers and Toddler groups). Queste esperienze, insieme alle scuole di infanzia, possono aiutare i genitori ad assumere una maggiore consapevolezza del proprio ruolo e, anche, una certa autonomia dai paradigmi medici e terapeutici. Il volume si conclude con la proposta della Banche del tempo e dei Condomini solidali come possibili vie per migliorare le relazioni tra famiglie, bambini e contesti sociali, generando delle autentiche comunità educative. Nel complesso, Infanzia e famiglia si presenta come un testo scritto in modo chiaro, che sostiene tesi condivisibili e descrive i problemi e le possibilità che appartengono all’infanzia e alla famiglia della società contemporanea. Ciò che manca, però, è un reale approfondimento sui temi che l’autrice vuole proporre come strategie e modelli educativi. 2 Cqia Rivista Educazione fisica e sportiva ed educazione integrale della persona Ottobre 2011 Le categorie di responsabilità, autonomia, cura ed educazione non vengono distinte e analizzate nelle loro potenzialità specifiche. Un approfondimento teorico su questi temi, attraverso l’analisi dei riferimenti storici e filosofici che li hanno generati e attraverso la separazione tra le diverse prospettive delle scienze dell’educazione (sociologia, psicologia, antropologia e pedagogia), avrebbe potuto essere fecondo. L’approccio sistemico, che dovrebbe costituire il paradigma teorico della ricerca, viene ma solo citato e dichiarato. Di conseguenza, l’autrice non riesce a mettere a fuoco lo specifico di questo modello e ciò che lo distingue da altri approcci (personalismo, attivismo, pragmatismo, ecc.). La mancanza di analisi teoriche dettagliate rende le proposte del testo una sorta di descrizione delle relazioni che sono in atto all’interno della famiglia e mostra un intento più narrativo-divulgativo che analitico. Andrea Potestio Dottorato in Scienze Pedagogiche 3