Garzonè: nr 33 - Comune di Caderzone

annuncio pubblicitario
n. 33
ommario
dal municipio
pag.
3
vita dal cumün
“
7
opere pubbliche
“
27
curiosità animali
“
53
la nostra storia
“
56
i lettori scrivono
“
63
percorso culturale
“
72
spigolature del passato
“
87
il
Garzonè n. 33
24h Val Rendena - edizione 2009 a Caderzone
1
«I nove siti componenti le Dolomiti salvaguardano una serie di
paesaggi montani straordinariamente distintivi, che sono di eccezionale bellezza naturale.
Le loro cime, spettacolarmente verticali e pallide, posseggono
una varietà di forme scultoree caratteristiche che è straordinaria
nel contesto globale.
Questo bene include inoltre una combinazione di valori di importanza internazionale per le scienze della Terra.
La quantità e la concentrazione di formazioni calcaree estremamente varie è straordinaria nel contesto globale, e contemporaneamente la geologia, esposta in modo superbo, fornisce un’intuizione
della vita marina nel periodo Triassico, all’indomani della più grande
estinzione mai ricordata nella storia della vita sulla Terra.
I paesaggi sublimi, monumentali e carichi di colorazioni delle
Dolomiti hanno inoltre attirato per molto tempo schiere di viaggiatori ed una storia di interpretazioni scientifiche ed artistiche dei
loro valori».
Motivazione Comitato UNESCO del 27 giugno 2009
il
Garzonè n. 33
Le Dolomiti
Patrimonio dell’Umanità
2
United Nations
Educational, Scientific and
Cultural Organization
World Heritage
Convention
il
Cari concittadini,
a quanto appare la crisi congiunturale tanto declamata dai mass
media qui in Val Rendena non ha prodotto grandi danni.
La tenuta del comparto turistico accompagnata dalle misure
anticrisi varate dal governo nazionale e provinciale hanno permesso di superare, senza grandi turbamenti, un periodo difficile della
nostra epoca. Ormai, secondo gli esperti lo spauracchio della grande recessione è passato e i dati economici cominciano a segnare
andamenti rivolti verso la ripresa.
Speriamo che ciò sia vero e che a tutti ritorni la voglia di migliorare la propria posizione con il coraggio di effettuare dei nuovi
investimenti.
Se la crisi economica sta regredendo, una crisi di altro tipo sta
giorno dopo giorno avanzando. Mi riferisco allo smarrimento d’identità, che la globalizzazione sta creando in tutti gli strati sociali.
Mentre fino a pochi anni orsono, tutte le attività umane erano
mosse da tradizioni, ritmi, procedure e responsabilità chiare e ben
definite, ora tutto si svolge in una apparente confusione di ruoli,
tempi, stili e modi. Giustificando tutto, con l’avvento della modernità, ciascuno di noi si sente autorizzato a comportarsi come
meglio crede e come più gli fa comodo, ribaltando e demolendo
ogni riferimento al Passato, alla tradizione ed agli insegnamenti
trasmessi dai genitori e dai nostri vecchi.
È un fenomeno che più o meno sta toccando tutti i popoli del
mondo e probabilmente sarà continuo senza una vera fine.
Il Santo Padre Benedetto XVI nei suoi primi discorsi segnalava
questo nuovo atteggiamento della società, particolarmente per il
rispetto della religione, chiamandolo relativismo.
Tutto è relativo al soddisfacimento dei propri bisogni e ognuno
è autorizzato a fissare nuove regole che si adeguano alle proprie
comodità.
Se tutti noi non ci sforzeremo di resistere a questa ondata che
sta permeando tutta la società, tutti i nostri intendimenti, obiettivi
e principi in poco tempo andranno a scomparire.
Resistere alle piene tante volte anche per gli argini più robusti è
Garzonè n. 33
Saluto del Sindaco
3
difficile e probabilmente, resistervi completamente è impossibile,
ma se le fondamenta sono buone i danni sono pochi e riparabili.
Le nostre fondamenta principali a cui ci dobbiamo aggrappare
e che da sempre contraddistinguono la nostra Comunità sono la
grande disponibilità nelle attività di volontariato, il rispetto del
territorio, l’operosità e la cordialità.
Queste quattro peculiarità del nostro popolo non devono scomparire, ma anzi devono rafforzarsi.
Se saremo in grado di fare ciò e di trasmettere questi nostri
storici comportamenti alle nuove famiglie che ormai sempre più
numerose si insediano a Caderzone Terme, allora la nostra Comunità potrà senz’altro continuare in prosperità e con un futuro per
le nuove generazioni segnato da una buona qualità della vita e da
una buona qualità ambientale.
il
Garzonè n. 33
Maurizio Polla
4
dal
municipio
il
Grazie mille a quanti hanno commentato la nuova veste grafica del
Garzonè, l’abbiamo gradito e vorremo rassicurare quanti, invece, si sono
preoccupati che il Garzonè sia diventato un periodico da “guardare”, poiché
non mancheranno mai riflessioni e
pensieri.
Spesso si dice: «un’immagine vale
più di mille parole», è vero, ma solo
in parte. Quello che noi abbiamo iniziato, questo nuovo percorso
grafico-stilistico, è stato generato dalla volontà di rinnovare il periodico comunale, utilizzando con maggior ampiezza e flessibilità
ogni forma di comunicazione, ricercando lo strumento più adatto
al singolo contesto.
Talvolta «poche parole possono valere più di mille immagini», in
altri casi è più efficace una combinazione di testo e di comunicazione
visiva più di quanto l’uno o l’altra potrebbero fare da sole.
Nessun limite quindi, nessuno stereotipo, solo un nuovo modo
per far conoscere e far osservare la realtà. Vorremo nutrire gli sguardi
di chi – soprattutto i giovani – avvicinano il mondo con gli occhi
dell’osservatore e non del lettore, per consentire anche a loro
- utilizzando la loro chiave di “lettura” - di avvicinarsi al periodico
comunale. La combinazione di parole ed immagini è un’arte sottile,
impegnativa, su cui si ragionava seriamente tremila o cinquemila
anni fa, ma che diviene ancora più importante con gli strumenti di
cui disponiamo oggi.
Rassicuratevi quindi, non cadremo nella banalità di affidare all’immagine un compito che sarebbe meglio spiegare in parole – o
viceversa. Nemmeno succederà che questa mescolanza sia distratta
e abborracciata, con il risultato di confondere invece di chiarire.
Siamo consapevoli che concetti ed estetica, forma e contenuto,
siano componenti inseparabili in un insieme percettivo. Anche se è
evidente che l’immagine disegnata è più antica della parola scritta,
Garzonè n. 33
Non solo immagini
…non solo parole
5
dal
municipio
il
Garzonè n. 33
Agosto 2009, Palazzo Lodron Bertelli, dalla Mostra “Cielo, Acqua,
Terra” di Mauro Pancheri
6
non è chiaro se sia nato prima il linguaggio parlato o quello delle
arti visive: pittura, scultura, architettura. Probabilmente lingua e
arte sono nate, e si sono evolute, insieme. E insieme distinguono
l’uomo dagli altri animali.
Tutte le forme di espressione, la parola e l’immagine, la musica e
la poesia, possono essere usate come valori estetici, ma anche per
informare, per esprimere opinioni o per influenzare le opinioni e i
comportamenti. Perciò, da sempre, sentiamo la responsabilità di
chi le mette insieme, per evitare di truccare o di sbagliare.
Ma, maggiore attenzione deve avere chi vede, legge o ascolta,
per evitare di confondere il condimento con la sostanza. Saper
leggere, saper vedere, saper capire, oggi è più importante che mai.
Viviamo nel mondo delle apparenze e lo scontro con la realtà è
divento pericolosamente aspro.
Siamo fermamente convinti che saper leggere e saper scrivere
sono indissolubilmente “complementari”, perché scrivere senza
badare a chi legge è uno sterile soliloquio e leggere senza capire è
un infruttuoso “passatempo”.
la Redazione
vita dal
cumün
Notizie da
Caderzone Terme
www.caderzoneterme.net
La copertina del nuovo depliant
turistico di Caderzone Terme
Garzonè n. 33
[email protected]
[email protected]
[email protected]
ITÀ
NOV
il
Chi fosse interessato a ricevere
per mezzo della posta elettronica
le comunicazioni e gli avvisi emanati dal Comune e l’annuncio delle
iniziative promosse in paese dalle
Associazioni di volontariato, dovrà
compilare l’apposito modulo a
disposizione negli uffici comunali.
Il servizio di messaggeria è
completamente gratuito e consente una più veloce circolazione
delle informazioni tra Comune e
cittadini.
7
...n’an di néf
vita dal
cumün
Al Temp da Cadarciunal 2008
SUL
AQUA
NEF
GIGNU VENT*
GNINELA
FROT
CAFT
NEF
19
2
2
8
2*
- 7
+ 1
26 cm
FIVRER
26
-
-
3
1
- 7
+ 1
-
MARZ
25
2
1
3
4
- 5
+ 8
12 cm
AVRIL
17
3
-
10
1
- 2
+ 8
-
MAC
22
4
-
5
-
+2
+14
-
GIUGN
17
6
-
7
-
+8
+20
-
LUI
22
3
-
6
-
+7
+20
-
AGUST
26
1
-
4
1
+9
+17
-
SETEMBAR
15
8
-
7
-
+4
+17
-
UTUBAR
26
1
1
3
1
- 2
+10
5 cm
NUEMBAR
20
5
1
N4
-
- 8
+ 8
67 cm
DIZEMBAR
21
4
4
AN2
-
-10
+ 2
90 cm
256
39
9
62
10
-10
+17
200 cm
il
Garzonè n. 33
GINER
10
vita dal
Daniele Mosca
Guardiabosc
il
La temperatura e la nef l’è misurada ali set e meza di duman
Giner dop i prum des (10) di cun in po di frot e in po di nef le
sta caft e vers la fin al pariva quasi prumevera fivrer le sta bel e tidiu
marz le sta in poppu frot chi fivrer e al vintitri (23) la flucà al set (7)
di avril tri (3) ghei di nef al disdot (18) è sintu cantar al cucù par la
pruma bota mac le sta umit giugn le sta bagnà e al quindas (15)
a san giuglian des (10) ghei di nef. Lui le sta in po bagnà e vers al
vinti (20) frot in agust ghe sta dai granc tempurai vers al quindas
(15) l’era frot setembar le sta bagnà e frosc utubar vers la fin le sta
frot e cun in po di nef vers la fin di nuembar la fluca in dizembar
e vegnu tanta nef ma par tri di la pluost e po la fat frot la gent la
taca a nar sai toc a butarla giu la nef dali grundi
Da nuembar dumilaot (2008) al mis di marz dal dumilanof (2009)
e vignu tri metri e mez (3.5m) di nef me nu mi rigort n’invern cun
ci tanta nef.
Garzonè n. 33
cumün
11
vita dal
cumün
A Caderzone
...c’era una
neve mai vista
il
Garzonè n. 33
Erano anni che non si
verificavano nevicate così
copiose. I nostri vecchi raccontano che l’ultima nevicata di queste proporzioni
risale al 1951.
Se da un lato il paesaggio
si presentava da “cartolina”,
dall’altro lato questa neve
ha portato un superlavoro
per mantenere efficiente e
funzionale la viabilità e la
sicurezza degli edifici.
Il Sindaco è stato costretto ad emettere un’ordinanza di sgombero neve dai tetti.
12
13
il
Garzonè n. 33
14
il
Garzonè n. 33
il
Garzonè n. 33
Non solo lavoro ma
anche splendide
e gratificanti gite
scialpinistiche
15
16
il
Garzonè n. 33
Garzonè n. 33
il
Otto maggio
2009, l’ultima
neve depositata
nel parco dr. Aldo
Salvadei
17
vita dal
cumün
il
Garzonè n. 33
Vigili del fuoco Volontari di
Caderzone Terme in assemblea
18
Il giorno 15 maggio 2009 ad ore 20.30 si è riunita presso la sede
dei VVF volontari di Caderzone Terme l’assemblea generale corpo
VVF di Caderzone Terme per affrontare i seguenti punti all’ordine
del giorno:
• Relazione del Comandante
• Rinnovo cariche
• Varie ed eventuali.
All’ora stabilita sono presenti tutti i vigili ad eccezione del vigile
Polla Roberto assente giustificato, assiste alla riunione il Sindaco
Polla Arch. Maurizio.
Il comandante Amadei ing. Gianpietro illustra brevemente l’attività svolta nella scorsa settimana durante il suo impegno operativo
in Abruzzo con il vigile Sartori ing. Tullio.
Gianpietro Amadei evidenzia l’impossibilità di mantenere la carica
di comandante a seguito della nomina ad Ispettore distrettuale ed
esprime il suo rammarico nel dover lasciare tale incarico e la vita
attiva del corpo per la durata di tale incarico a livello di Unione
distrettuale.
Riassume brevemente le cose fatte in questi 20 anni di permanenza nel corpo e si augura che il clima collaborativo e di affiatamento
che si respira nel corpo possa continuare a lungo.
Il Sindaco prende la parola ed esprime il suo ringraziamento al
Comandante uscente per il servizio svolto e gli auguri per il nuovo
prestigioso incarico assunto, a sua volta auspica che il Corpo Vigili del Fuoco Volontari Caderzone Terme possa trovare un nuovo
comandante in grado di mantenere il clima attuale all’interno del
corpo e con le competenze necessarie a portare avanti questo
gravoso compito.
Si passa al secondo punto all’ordine del giorno verificando la
disponibilità dei vari componenti il corpo a ricoprire l’incarico di
nuovo comandante, dopo una breve discussione cui partecipano
tutti i presenti si decide mantenere fino a scadenza il direttivo nei
componenti attuali e si propone come comandante l’ing. Tullio Sartori, che attualmente ricopre la carica di cassiere, la proposta viene
vita dal
cumün
accolta all’unanimità da tutti i vigili presenti per acclamazione.
Il nuovo comandante viene quindi surrogato nella carica di cassiere dal vigile Davide Sartori.
Attualmente il corpo VVF Caderzone Terme risulta così composto:
Aspiranti Vigili:
Mosca Giovanni Carlöt
Mosca Guido
Polla Fabrizio
Polla Roberto
Salvadei Loris
Amadei Gianpietro (Ispettore distrettuale)
Amadei Matteo
Maccarrone Enrico
Sartori Daniele.
Garzonè n. 33
Vigili:
Sartori ing. Tullio
Polla Mario
Amadei Nicola
Sartori Davide
Polla Claudio
Polla Luciano
il
Comandante:
Vice Comandante:
Segretario:
Tesoriere/cassiere:
Magazziniere:
Caposquadra:
19
vita dal
cumün
La sirena restaurata
il
Garzonè n. 33
Nel corso dei lavori di restauro e sistemazione della
sirena comunale, è stata
ritrovata un foglietto con
una nota scritta il 22 giugno 1969 dai primi posatori
della sirena Antonio Polla e
Ezio Sartori, la nota riporta
il lavoro effettuato ed una
moneta dell’epoca del valore
di Lire cinquanta.
20
vita dal
cumün
Voci dalla Parrocchia
- Pasqua 2009 –
il
Garzonè n. 33
Una piccola rappresentazione della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, perché
anche attraverso questi segni bambini ed
adulti possano avvicinarsi di più al Signore
e comprendano meglio l’immenso amore
che Gesù ci ha donato offrendo la sua vita
sulla croce per salvare tutti noi.
La rappresentazione, realizzata dai
bambini della catechesi, è stata esposta in chiesa per il periodo
pasquale.
21
22
il
Garzonè n. 33
Festa degli Alberi
il
Garzonè n. 33
Come ogni anno gli ultimi giorni di scuola si è svolta la tradizionale festa degli alberi.
Dopo che gli scolari del Centro Scolastico hanno piantato tutti
la loro piantina, in località “Plan da li Costi” hanno pranzato.
Agli scolari dell’ultimo anno l’Amministrazione comunale ha
donato un albero da frutto da piantare nel loro giardino.
Nelle foto il Sindaco e il Parroco di Caderzone Terme con altri
Amministratori anche di Strembo e Bocenago mentre avviene la
consegna delle piante.
23
vita dal
cumün
il
Garzonè n. 33
Forse non tutti sanno che...
24
il 19 settembre 2008 è stata ufficialmente modificata la denominazione del paese di Caderzone in Caderzone Terme.
Anche il referendum tra gli abitanti del paese ha confermato la decisione dell’amministrazione comunale di adeguare il nome del paese
alla vocazione termale che si sta affermando ormai da sei anni.
Risale infatti all’8 maggio 2004 l’inizio dell’attività termale del
“Borgo della Salute” dove è collocato lo stabilimento delle Terme
Val Rendena. La storia delle terme risale però più lontana nel tempo;
le prime citazioni storiche dell’acqua della fonte termale di Caderzone Terme sono del 1600, i primi tentativi di utilizzo dell’acqua
risalgono all’inizio del ‘900, le prime analisi chimiche della fonte
sono state eseguite dopo il 1950, i primi studi delle Università a
partire dal 1990.
La filosofia del benessere che viene proposta si distingue dal
concetto di centro benessere ormai diffuso nei saloni o negli hotel.
La differenza deriva dal fatto che le Terme partono da un elemento
unico, raro e prezioso, su cui si basa lo sviluppo di tutte le cure e
dei trattamenti: l’acqua termale.
Acqua come “strumento terapeutico”, che qualifica tutte le prestazioni erogate destinate al recupero della salute in primo luogo
e del benessere come effetto-conseguenza.
A conferma di questo sta che tutte le cure erogate dalle Terme
(cure inalatorie, bagni, idromassaggi, ventilazione polmonare e cura
idropinica) sono convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale
(S.S.N.). Cosa significa? Semplice: che con la prescrizione del proprio
medico di famiglia ciascun cittadino ha diritto ad usufruire di un
ciclo di cure termali l’anno, pagando per questo solo l’importo del
ticket (da 0 a 50 € in relazione al tipo di esenzione). Chi, quindi,
soffre delle patologie curate alle Terme Val Rendena può, semplice-
vita dal
il
mente con l’impegnativa, avere accesso ad un ciclo di cure di due
settimane utilizzando il più semplice degli elementi: l’acqua.
Non dimentichiamo poi che l’offerta dello stabilimento è molto
ampia e comprende i servizi di una rinomata equipe di medici specialisti a disposizione durante tutto l’anno (su appuntamento) di
coloro che necessitano privatamente di queste visite.
Presso le Terme potrete trovare infatti: un medico internista,
un otorinolaringoiatra, una dermatologa-venereologa, un ortopedico-traumatologo, una podologa, un medico vascolare e un
osteopata.
Tra le terapie applicate elenchiamo la magnetoterapia, la scleroterapia la crioterapia e la fototerapia oltre agli esami strumentali quali
l’elettrocardiogramma, l’esame doppler venoso agli arti inferiori, la
spirometria, l’audiometria e l’impedenzometria.
Questo servizio medico specialistico, senza tempi di attesa,
introvabile fino a pochi anni fa in zona è dedicato soprattutto ai
residenti, più ancora dei turisti.
Ultimo, ma non ultimo, un innovativo centro estetico affianca le
prestazioni mediche con un ampia offerta di trattamenti mirati al
benessere e alla cura della persona. Le estetiste e i massaggiatori
delle terme sono a vostra disposizione tutto l’anno per offrire pacchetti relax e personalizzati secondo le vostre esigenze. Sono inoltre
a disposizione i prodotti cosmetici della linea Thermae Veritas, e
i prodotti e trattamenti della nuova linea termale che creano uno
stretto legame tra terme e territorio; dalla combinazione di acqua
termale, latte di razza rendena, fieno di San Giluiano, farina di
Storo, frutti di bosco, arnica e genzianella sono nati infatti nuovi
trattamenti semplici e naturali al servizio del benessere, che grazie
all’assenza di conservanti e coloranti chimici mirano al rispetto
dell’equilibrio fisiologico della pelle.
L’orario continuato e le continue promozioni del Centro estetico
sono un ulteriore motivo per convincersi a ritagliarsi un po’ di spazio
per ritrovare forma e benessere fisico e mentale.
La popolazione locale (Val Rendena, Tione e paesi limitrofi) inoltre ha diritto ad uno sconto del 10% su tutte le cure termali e sui
trattamenti del Centro benessere.
Nell’ottica di ampliamento del Centro, l’aspetto relativo al
wellness diventerà punta di diamante dell’offerta delle Terme Val
Garzonè n. 33
cumün
25
vita dal
cumün
il
Garzonè n. 33
Rendena. Sono in fase di finalizzazione nel meraviglioso palazzo
nobiliare Lodron-Bertelli i lavori per la realizzazione del nuovo
Centro wellness, la cui apertura è prevista per la fine del 2009 e
che prevedrà sauna, bagno turco, piscine termali, cromoterapia,
idromassaggi, doccia tropicale e tutto quanto non può mancare
in un Centro benessere all’avanguardia.
Nel palazzo troverà posto anche un ristorante e un hotel composto da 11 suites dove alloggiare gli ospiti.
In pochi anni le Terme Val Rendena intendono così guadagnare
sempre più spazio nell’ambito locale e del “turismo del benessere”.
Le caratteristiche dell’acqua termale della Fonte Sant’Antonio
la rendono ideale per il trattamento delle vasculopatie periferiche,
delle affezioni dermatologiche, delle affezioni osteoarticolari e delle
patologie dell’apparato respiratorio, come certificato dai decreti
ministeriali (ministero della salute) del 26/02/1996, del 18/12/2000
e del 3/06/2004.
Le stesse cure sono inoltre convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale viste le autorizzazioni dell’ Azienda per i Servizi Sanitari
della Provincia di Trento del 05/05/2004 e del 02/08/2004.
26
Luglio 2009, il noto Medico di famiglia della trasmissione televisiva
“Elisir”, Carlo Gargiulo ha visitato le nostre Terme.
opere pubbliche
il
Garzonè n. 33
In questa sezione
vengono illustrate
le principali attività nel campo dei
lavori pubblici che
hanno impegnato
l’amministrazione
comunale nell’ultimo anno.
27
opere pubbliche
Impianto fotovoltaico
il
Garzonè n. 33
L’impianto fotovoltaico realizzato sul tetto del municipio sta
soddisfacendo le nostre aspettative, confermando le previsioni di
produzione energetica pulita.
Dal pannello posto nell’ingresso del municipio è possibile seguire
in tempo reale la produzione di energia elettrica ed il conseguente
risparmio di emissioni nocive nell’atmosfera se l’energia immessa
nella rete nazionale fosse stata prodotta con combustibili fossili.
28
I dati evidenti nel pannello si riferiscono alla
data del 13 agosto 2009
opere pubbliche
il
Garzonè n. 33
Rimanendo nel campo dell’energia alternativa e del risparmio
energetico, si segnala che presso gli spogliatoi del campo sportivo
in località “Li Cani”, l’Amministrazione comunale ha installato, con
ottimi risultati, una serie di pannelli solari termici per la produzione
di acqua calda a servizio delle docce per i giocatori.
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opere pubbliche
Maso Curio
il
Garzonè n. 33
Il 18 febbraio 2009 il Comune di Caderzone ha acquistato il
Maso Curio e i terreni circostanti e pertinenti all’azienda agricola.
Il volume acquisito è pari a mc 4.470 corrispondenti al maso vero
e proprio, alla casa utilizzata come appartamento del custode e
la metà della stalla e fienile dell’edificio retrostante. A questi si
aggiungono i terreni per complessivi mq 18.341. Il costo totale dell’acquisto è stato pari a € 985.000,00 finanziati per il 95% a fondo
perduto dalla Provincia Autonoma di Trento. Il Curio, costituisce un
importante esempio di architettura alpina, ed attualmente versa in
precario stato di conservazione ed in mancanza di un intervento di
sistemazione, da realizzare con somma urgenza, rischia di subire
danni irreversibili, tali da pregiudicarne la sopravvivenza.
Per comprendere appieno l’importanza dell’edificio, si riportano
alcuni stralci della tesi «Il “Curio” sulla conservazione e la tecnologia delle strutture lignee» discussa dalla dottoressa Serena Filippini
nell’anno accademico 1995/96, presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Firenze, relatore il professor Luca Giorni.
30
opere pubbliche
il
Monumentale testimonianza dell’architettura rurale rendenesi, il
“Curio” si erge all’estremo meridionale della vasta pianura prativa,
che si estende in sponda destra del fiume Sarca a Nord dell’abitato
di Caderzone, a circa 740 m s.l.m.. L’imponente edificio concorre in
maniera determinante alla definizione paesaggistica della grande
piana, denominata “di Curio”, formatasi per il riempimento alluvionale ed il grande lago, di origine glaciale, che in antico occupava
gran parte dell’alta valle, dall’attuale abitato di Carisolo fino a
quello di Caderzone.
I suoi costruttori, posizionandolo nella parte meridionale del
terrazzo alluvionale lo posero
al riparo sia delle frequenti
inondazioni del fiume Sarca,
che dalle rovinose frane che
periodicamente si staccavano
dalle pendici del monte Corno
Alto - Spadolone che definisce
ad Ovest la Piana. Per evitare gli
effetti delle probabili inondazioni, che devastarono di frequente
la piana di Curio, l’edificio venne
costruito ad una considerevole
distanza dal fiume, in prossimità
dell’antica strada che attraversava tutta la piana fino all’estremo lembo settentrionale, dove si
trovava il ponte di “Bondai”, unico punto di passaggio per raggiungere gli insediamenti dell’alta Valle.
Ancor più evidenti sono i rapporti che l’edificio ha con il bosco
ed i prati circostanti.
L’importanza e monumentalità del Curio sono strettamente
legate al fatto di essere il risultato, vivo e funzionale, del processo
secolare con cui gli abitanti della valle, in condizioni estreme ed
impiegando una gamma limitata di materiali (legno e pietra) e
nel pieno rispetto della natura, hanno saputo affinare metodi di
lavorazione e procedimenti costruttivi capaci di rispondere alle loro
esigenze primarie.
Garzonè n. 33
Il Curio e il suo ambiente
31
opere pubbliche
il
Garzonè n. 33
Vicende storiche
32
Il Maso Curio è la più antica testimonianza di architettura agricola-patronale di tutta la valle. Parte in muratura e parte in legno il
maso con le sue stalle, il suo porticato, le sue gigantesche colonne
di larice, il tetto di scandole, il “casetto” del latte e la “casera” dei
formaggi, sorge nel punto più panoramico dell’omonima piana.
Deve il suo nome alla parola latino-barbarica “Curium” (o Kurium)
che significa “il luogo del signore”.
A tutt’oggi le notizie storiche che lo riguardano sono alquanto
scarse e frammentate. La prima notizia certa della sua esistenza è
contenuta nel testamento di Donna Margherita del 19 settembre
1362. Con ogni probabilità il maso costituiva la dimora patronale
dei Lodron assieme alla potente torre, costruita nei primi anni del
milletrecento al centro dell’abitato di Caderzone.
La presenza del manto di copertura in scandole è la testimonianza
che già all’epoca l’edificio era molto importante, va tenuto conto
infatti che in quel periodo le costruzioni comuni erano coperte di
paglia. Dal documento risulta anche che la casa era dotata di un
portico (tegia), elemento che all’epoca doveva caratterizzare molti
edifici del fondovalle, come risulta anche da altri atti notarili.
Un’altra notizia storica della presenza del maso risale al 1444
quando si verificarono e fissarono nei loro giusti termini i confini
del Vaso del fiume Sarca attraversante i territori di Caderzone e
Bocenago.
Importante traccia documentaria è l’affresco che si trova sulla
facciata Est della fabbrica. Nel dipinto murale è raffigurato il “Curio”
colpito da un fulmine tra le figure della Madonna, Sant’Antonio
Abate, protettore delle stalle e degli animali, e di Santa Barbara
da sempre invocata in caso d’incendio. L’affresco riporta, in un
riquadro, la data 1537.
Sicuramente posteriore al 1537 è la modesta aggiunta apportata
all’edificio sul fronte Ovest, contenente al piano terra un locale di
deposito. Nei documenti del 1639, quando nel giorno di sabato 17
settembre 1639 vennero, per l’ennesima volta, rinnovate le terminazioni tra i territori di Giustino e Caderzone distrutte da un’alluvione
del fiume Sarca, viene menzionata la contrada di Curio.
L’edificio ed i suoi annessi sono facilmente individuabili, nella
configurazione attuale, nelle mappe del Catasto Austroungarico del
il
1859. Nel corso dei secoli la proprietà del Curio venne progressivamente frazionata. Agli inizi degli anni ’70 l’edificio risultava diviso
in sei “porzioni di casa” appartenenti a dodici comproprietari.
Nel 1971 il Curio viene acquistato per intero dalla signora Adelaide Barbara Ambrosioni. Tra il 1972 ed il 1973 il Ministero della
Pubblica Istruzione, sottopone il Curio, i suoi annessi ed una vasta
zona privata al vincolo di tutela artistica ai sensi della Legge 1 giugno 1939 n. 1089.
Nel 1980, con autorizzazione della Commissione beni Culturali
della provincia di Trento, viene ricostruito sui ruderi esistenti il cascinello, posto a sud dell’edificio principale, in passato utilizzato
per abitazione e per la produzione dell’acqua calda necessaria a
condurre le stalle.
Garzonè n. 33
opere pubbliche
33
opere pubbliche
In tempi recenti la Provincia di Trento ha inserito il Curio, alcune
sue particelle fondiarie limitrofe ed i fabbricati annessi nell’elenco
dei beni previsto dall’art. 94 della L.P. 5 settembre 1991 n. 22b.
Descrizione funzionale
il
Garzonè n. 33
Anche dal punto di vista funzionale il “Curio” non può essere
separato dal suo ambiente circostante. L’edificio principale, infatti,
con i suoi annessi, ed i prati, i campi ed i boschi circostanti costitutiva un’unità funzionale agricolo-pastorale autosufficiente, il Maso
che garantiva la sopravvivenza di un ben determinato nucleo di
persone.
L’intera proprietà ha fortunatamente mantenuto la sua originaria funzione legata all’allevamento del bestiame praticata, forse
unico esempio in tutta la Val Rendena, ancora secondo le modalità
tradizionali.
Nell’edificio principale la localizzazione delle funzioni presenta i
caratteri tipici riscontrabili in gran parte delle costruzioni tradizionali
dell’arco alpino.
Al piano terra, racchiuse entro mura di pietra, troviamo gli spazi
di ricovero degli animali, suddivisi in cinque stalle (stàla), ognuna
capace di contenere fino a 12 grossi bovini. Ogni stalla è dotata,
oltre alla porta di accesso, di almeno due finestre contrapposte
per garantire il necessario ricambio d’aria ed un minimo di illumi-
34
il
nazione. Tutte le finestre hanno
dimensioni ridotte e sono prive di
serramenti, ma dotate di robuste
inferriate per impedire l’accesso
agli animali selvatici.
L’accesso alle stalle non avviene direttamente dall’esterno, ma
attraverso un profondo porticato
(córt) delimitato da quattro possenti colonne in legno di larice,
che occupa per tutta la lunghezza
dell’edificio il lato sud del piano
terra.
All’estremità ovest del portico si trova un piccolo locale usato
per il deposito degli attrezzi e coperto da una volta a botte. Al
centro del portico si trova una fontana dove viene conservato il
latte. Dal portico mediante una ripida scala in legno si accede al
primo piano dove si trova il fienile (tablà) qui al riparo dall’umidità
vengono conservati i foraggi. La parte di fienile sopra il portico è
delimitata da tamponamenti in tavolato di legno, mentre la parte
sopra le stalle è racchiusa entro murature.
Da nord il fienile è direttamente accessibile ai carri attraverso
una rampa in terra. Da un grande portone ad arco si accede ad
uno spazio di transito che attraversa l’edificio, da nord a sud, per
tutta la sua profondità.
Lo spazio del fienile è suddiviso da tavolati in legno, funzionali
allo stoccaggio di diversi tipi di fieno.
Eccettuato il portone carraio dal lato nord, il fienile non è dotato di finestre o aperture dirette verso l’esterno, la disposizione
leggermente discosta delle tavole dei tamponamenti in legno ed i
timpani aperti del sottotetto assicurano una sufficiente ventilazione
per la buona conservazione del foraggio.
Il fienile è collegato direttamente con tutte le stalle mediante
delle botole ricavate nei solai in legno attraverso cui veniva calato
il fieno.
Dal tablà salendo una seconda scala in legno, più ripida della
precedente, si giunge nell’ampio sottotetto (pléfsa) delimitato dalle
due falde della copertura.
Garzonè n. 33
opere pubbliche
35
opere pubbliche
Le strutture della fabbrica
Fondazioni
È ipotizzabile che le murature poggino direttamente sul terreno
senza particolari strutture di fondazione.
Le fondazioni delle quattro colonne in legno del portico sono
costituite da grosse scaglie di pietra granitica. Queste pietre oltre
a ripartire il carico sul terreno, impediscono il contatto diretto fra
il legno e la terra.
il
Garzonè n. 33
Strutture portanti verticali
36
Le strutture di elevazione della fabbrica sono costituite da due
parti costruttivamente e visivamente distinte unificate dalla grande
copertura in legno.
La parte meridionale dell’edificio, con il portico a piano terra e
parte del fienile al primo piano è completamente realizzata in legno,
mentre la restante parte è realizzata in muratura.
La costruzione in legno si imposta su quattro tozze colonne
ottenute dalle basi di tronchi di larice semplicemente sgrossati con
l’accetta (tapàr), che definiscono spazialmente il portico, hanno
diametri variabili fra i 45 e 53 cm e sono semplicemente appoggiate
su grosse pietre granitiche.
Sulle colonne appoggia la struttura principale del solaio del
portico, costituita da due travi, sez. 30 x 35 cm circa, squadrate a
mano.
Al di sopra delle strutture del solaio del portico si imposta la
struttura a telaio, costituita da elementi orizzontali e verticali, che
sorregge il solaio del sottotetto e le strutture d’imposta della falda
sud della copertura, oltre al tamponamento in tavole di legno del
fienile.
La parte in muratura dell’edificio è costituita da setti murari
ed è completata dalle pareti, con altezza di un piano, di divisione
delle stalle.
Le murature del “Curio” sono realizzate secondo questo sistema
costruttivo. I cantonali sono infatti costruiti con graniti squadrati di
grosse dimensioni, mentre le restanti parti di muro sono realizzate
con elementi lapidei di diverse pezzature e forme uniti da abbondante malta. Le murature sono ricoperte da un intonaco raso pietra
che lascia intravedere la tessitura muraria.
opere pubbliche
Strutture portanti orizzontali
Le strutture orizzontali portanti del maso curio sono costituite
da due solai completamente in legno e da una piccola struttura
voltata di copertura del deposito attrezzi ricavato nel piano terra
del corpo aggiunto sul fronte est della costruzione.
Il primo impalcato in legno costituisce l’elemento separatore
tra il piano delle stalle e del portico ed il fienile, ed è costituito da
sei campate di solaio ben distinguibili per funzionamento statico
e modalità costruttive. Cinque di questi solai costituiscono le coperture delle stalle ed uno il soffitto del portico.
La volta di copertura del deposito attrezzi è l’unica struttura
voltata dell’edificio. Si tratta di una volta a botte, ad arco ribassato
in malta e pietrame.
il
La copertura del Curio è a due falde con timpani aperti, tipica
dell’architettura locale già in uso in epoca preistorica.
Nonostante le dimensioni dell’edificio la copertura è sostenuta
senza l’impiego di capriate, elemento costruttivo raramente impiegato nelle costruzioni civili in Val Rendena.
Garzonè n. 33
Copertura
37
opere pubbliche
Le due falde di copertura, con pendenza del
55% circa, sono costruite
interamente in legno.
Struttura
Secondaria
La struttura secondaria è costituita da tronchi in larice od abete di
diametro variabile da 18
a 27 cm circa, semplicemente scortecciati e leggermente sagomati nella
parte di contatto con la
trave di colmo alla quale sono fissati con cavicchi in legno.
Tutte le connessioni tra gli elementi della struttura principale ed
i travetti sono realizzati con chiodi in legno.
il
Garzonè n. 33
Sottomanto e manto di
Copertura
38
II sottomanto è costituito da
un tavolato discontinuo in legno
(gramògni) su cui poggiano le
scandole.
II manto di copertura è costituito da scandole in larice, ottenute a spacco. La posa è a tre strati
in modo che le scandole lunghe
circa 80 cm restino in vista per
circa 1/3. Questo tipo di posa in
opera e detto “in terza”.
L’amministrazione comunale
ha già provveduto a predisporre
il progetto da parte dell’architetto Roberto Paoli di Madonna
di Campiglio per il restauro e lo
stesso è stato inviato alla Provincia
per il relativo finanziamento.
Maso Curio d’avril
In la piana imblumbida d’avril
Maso Curio le lì, suta l temp
adés come alora, in tal mila e sezent.
Come ‘n guardian
senza sciòp par li man
cun la schina plagada
e i mör plangigant
Dó ali di scanduli
cargàdi di sas par vinciar al vent
li plani tiradi, come brac’ vers al cel
a protegiar li stali, al bistiàm e la gent
la pel söca e scöra, sagnada dal temp
Intorno la nébia
chi ‘ncarta la sera
la téra chi para ...l’a pért la pasienza
a füria di nef nu vegn pu prumavera!
Anna Turri
aprile 2009
il
Maso Curio al lu sà
ghe pu temp chi vita
dop l’invern vegn l’istà
… e sas su sas...
Maso Curio al spèta e l tas.
Garzonè n. 33
Maso Curio impasibil
le usà a spatar
come na nave in tal porto
pronta a salpar
39
opere pubbliche
Opere di Bonifica e consolidamento
nelle Località Val da li Puzi, Plan dal Runcadél,
Aghiciöl, Li Eri e Val Vecia
A cura dello “Studio Tecnico In Geo
ing. Giampaolo Mosca, geom. Claudio Mosca”
il
Garzonè n. 33
Val da li Puzi
40
La Val da li Puzi sovrasta la
porzione sud dell’abitato di Caderzone ed è percorsa da un
torrente a portata estremamente
variabile.
In occasione di eventi meteorologici estremi si registravano
notevoli incrementi delle portate,
fenomeni di intenso trasporto
solido e formazione di colate
detritiche, o di piccoli movimenti
franosi, con origine in corrispondenza di porzioni di versante caratterizzati da elevata acclività.
La zona di dissesto si trovava nella parte medio-alta della valle
ed è originata, con ogni probabilità, in concomitanza di un evento
estremo, risalente a qualche decennio fa, si trattava di una limitata
nicchia di frana, con diametro di circa 20÷25 metri posta a una
quota di circa 900 m s.m., poco a valle della strada forestale per
malga Campastrìl con corona di distacco evidente, soprattutto nella
porzione verso nord. Ai piedi della nicchia era presente un’emergenza idrica che, in occasione di piogge intense, comportava l’instabilità del versante.
Per la stabilizzazione del versante è stata costruita una barriera composta di elementi piramidali prefabbricati in metallo tipo
“Lasar”.
Ogni elemento prefabbricato è stato agganciato al substrato
mediante un tirante in fune e successivamente ritombato con il
opere pubbliche
materiale di risulta degli scavi di imposta. Preliminarmente al rinterro della struttura si è provveduto alla posa di tubazioni drenanti
che intercettanno, trasferendole in superficie, le acque di falda.
L’intervento è stato completato dalle opere di ripristino superficiale
e rinverdimento.
il
Circa 30 metri a nord della piazzola denominata “Plan dal
Runcadél”, e immediatamente a monte della strada comunale
“Caderzone-Diaga”, è stata localizzata una situazione di pericolo
rappresentata da un trovante di dimensioni considerevoli (diametro
medio 1.50÷2.00 m) in posizione di equilibrio precario alla quota di
circa 1200 e1300 m s.m.. Il trovante era appoggiato su un versante
a pendenza elevata e presentava una situazione di parziale scalzamento al piede. In considerazione della mole del trovante e della
prossimità della strada per Diaga, l’Amministrazione ha convenuto
di procedere con un intervento di stabilizzazione la demolizione
controllata del trovante instabile.
Garzonè n. 33
Plan dal Runcadél
41
opere pubbliche
il
Garzonè n. 33
Località Aghiciöl
42
In località Aghiciöl era presente una situazione analoga a quella
riscontrata al “Plan dal Runcadél”. Il masso instabile era posizionato a valle della strada per Diaga, ma incombeva direttamente, per
la particolare morfologia del versante, sul fondovalle sottostante
nel comune di Pinzolo in coincidenza con il parco pubblico “Pineta. Anche in questo caso l’Amministrazione è intervenuta con la
stabilizzazione definitiva, analogamente a quanto realizzato per il
trovante al Plan dal Runcadél.
In località “Li Eri” la strada “Caderzone-Pozza delle vacche”
attraversa una porzione di versante roccioso caratterizzato da
fratturazioni locali. Si riscontrava una situazione di pericolo diffuso
per il transito sulla strada rappresentato da un diedro roccioso,
del volume apparente di circa 1÷2 m3 , parzialmente separato dal
substrato granitico.
Si è reso necessario, anche nel presente caso, operare attraverso
un intervento di stabilizzazione della porzione instabile e di parte
della scarpata ai lati del diedro attraverso la realizzazione di un
contrafforte in calcestruzzo, addossato alla scarpata rocciosa. Detto
opere pubbliche
contrafforte è stato ancorato al piede mediante
l’inserimento di barre tipo
Dywidag direttamente ancorate alla parete rocciosa
retrostante.
Località Val Vecia
il
Garzonè n. 33
La situazione orografica e pedologica a monte
della strada per Diaga,
a quota 1440 m s.m., in
attraversamento alla Val
Vècia, era per alcuni aspetti
analoga a quella presente
in località “Li Eri”. La scarpata a monte della strada,
era caratterizzata da emergenze di roccia altamente fratturata che
necessitavano di interventi stabilizzanti di natura geotecnica per un
tratto di circa 50 metri prima e dopo il compluvio della valle. Si è
effettuata la “pulizia” generalizzata delle scarpate in roccia attraverso interventi di decespugliamento, bonifica e disgaggio di piccoli
trovanti, poi si proceduto alla chiodatura e rivestimento con reti
metalliche a maglia esagonale delle parti di roccia
caratterizzate da
fessurazione incipiente, in modo
da ridurre o annullare la tendenza
al distacco o allo
sfaldamento.
43
opere pubbliche
Rifugio San Giuliano
Progetto per l’approvvigionamento energetico del
rifugio San Giuliano da fonti rinnovabili
il
Garzonè n. 33
dott. Emilio Mosca
44
“Il rifugio San Giuliano si trova in una caratteristica conca alpina,
aperta su un unico lato a mostrare l’imponenza della Presanella.
Situato nel territorio del Parco Adamello Brenta a quasi 2000 metri
di quota, si può raggiungere attraverso un sentiero percorribile
esclusivamente a piedi. La conca ospita due laghetti alpini, di San
Giuliano appunto e di Garzonè, ed è da sempre frequentata, oltre
che dai pescatori e dai pellegrini diretti alla piccola chiesetta dedicata
al Santo ed eretta sulle rive del laghetto omonimo, dai residenti
della zona e da numerosi turisti in cerca di un’oasi di tranquillità
e serenità.
Il rifugio, di proprietà del comune di Caderzone è attualmente
gestito da una famiglia locale ed offre ospitalità a tutti i passanti,
garantendo loro vitto ed alloggio. Per assicurare il servizio, il rifugio
necessita però di un certo apporto energetico. Attualmente la produzione di energia elettrica per l’illuminazione ed il funzionamento
dei vari elettrodomestici è affidata ad un potente generatore a gasolio, mentre delle bombole di gpl garantiscono il funzionamento
dei piani cottura e del boiler dell’acqua calda. Si tratta chiaramente
di una nota stonata in un’oasi ambientale quale quella in cui si
trova il rifugio, sia sotto il profilo della rumorosità, che sotto quello
dell’inquinamento prodotto, non soltanto in fase di funzionamento, ma anche in quella di approvvigionamento (i vari combustibili
devono venir portati in quota a mezzo elicottero, non esistendo
vie alternative). Una nota stonata che è però possibile correggere
in una corretta sinfonia di utilizzo di fonti energetiche alternative
presenti in zona…”
Con questa premessa ho voluto iniziare la relazione tecnica di
un progetto dimostrativo, finalizzato a svincolare il rifugio San
Giuliano da fonti di energia non rinnovabili, commissionatomi
dall’Amministrazione Comunale di Caderzone Terme.
opere pubbliche
il
Il progetto, redatto grazie al prezioso aiuto degli Ing. Mosca
Giampaolo dello studio Ingeo e Luminari Massimo dell’ElMa ed ora
al vaglio degli uffici provinciali per il finanziamento, propone una
soluzione integrata costituita da un impianto microidroelettrico,
un impianto solare termico e fotovoltaico, un sistema di accumulo/cogenerazione ad idrogeno.
Tale soluzione deriva da un’attenta valutazione delle risorse
presenti sul posto e dei carichi energetici richiesti quotidianamente
dal rifugio.
L’impianto microidroelettrico, previsto dal progetto a valle del
laghetto di San Giuliano, non riesce infatti a garantire la copertura
dei picchi di carico richiesti dal rifugio nelle ore “calde”, da un lato
per l’orografia della zona, che non permette di incrementare il salto
idroelettrico, dall’altro per la necessità, dettata dal regolamento del
Parco Naturale Adamello Brenta, di prelevare l’acqua dall’emissario
e non direttamente dal laghetto.
Il problema della copertura dei picchi di consumo non viene
risolto nemmeno tenendo conto della produttività dell’impianto
fotovoltaico già presente sulla falda esposta del rifugio, e nemmeno nel caso, previsto a breve, di un suo raddoppio. La resa di tale
impianto è infatti limitata ad alcune ore della giornata, peraltro
non sempre coincidenti con i picchi di consumo, ed è fortemente
dipendente dalle condizioni atmosferiche.
Garzonè n. 33
Fig. 1 – Cartina topografica della zona interessata dall’emissario. In
rosso il tracciato previsto per la forzata
45
opere pubbliche
il
Garzonè n. 33
Per questo si è studiato anche un sistema di accumulo che potesse
generare corrente al bisogno e la scelta è ricaduta sull’idrogeno, da
molti considerato il vettore energetico pulito del futuro.
Tale sistema di accumulo si basa su due reazioni chimiche opposte: la scomposizione dell’acqua nei suoi elementi costituenti,
idrogeno ed ossigeno, e la sintesi dell’acqua a partire da questi
ultimi. La prima reazione è endoenergetica, richiede cioè un certo
apporto energetico dall’esterno, la seconda è invece esoenergetica, ovvero produce energia. Grazie all’energia elettrica in esubero
generata dalla turbina nelle ore di minor consumo, soprattutto
durante la notte quindi, una certa quantità d’acqua viene dissociata per via elettrolitica in idrogeno ed ossigeno. L’idrogeno, accumulato in appositi serbatoi, viene poi fatto reagire nuovamente
con l’ossigeno atmosferico per la produzione di energia elettrica
nelle ore di maggior richiesta da parte dell’utenza. La reazione di
scomposizione è affidata ad un dissociatore elettrolitico, in grado
di produrre idrogeno già pressurizzato, la reazione di sintesi avviene invece all’interno di una cella a combustibile, o fuel cell, in
grado di abbinare alla produzione di elettricità la contemporanea
cogenerazione di energia termica, sfruttabile per l’acqua sanitaria
o il riscaldamento dei locali.
46
il
In figura si propone uno schema dell’impianto nel suo insieme.
Il sistema di controllo richiede alla cella a combustibile la produzione di un surplus di energia per coprire i picchi di carico, oppure
invia all’elettrolizzatore l’energia in eccesso prodotta dagli impianti
idroelettrico e fotovoltaico nei momenti di minor consumo. Esso
è inoltre in grado di limitare la produttività della micro centralina,
agendo sugli ugelli che indirizzano l’acqua alla turbina, nel caso
un ridotto consumo elettrico o della necessità di un minor prelievo
idrico.
La localizzazione di forzata e micro centralina nella zona impervia
e poco accessibile a valle del lago di San Giuliano ed il posizionamento del sistema di accumulo e controllo in locali già esistenti
garantiranno un impatto ambientale minimo e sicuramente compensato dalla riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico
conseguente all’eliminazione del generatore a gasolio.
Il progetto, oltre che per gli alti contenuti tecnologici, può contare su diversi punti di forza che lo prefigurano come dimostrativo:
integra tecnologie differenti per lo sfruttamento di fonti rinnovabili,
utilizza un elettrolizzatore che produce idrogeno già alla pressione di
stoccaggio senza il bisogno di compressori intermedi, prevede una
gestione dinamica delle fonti di energia e dell’accumulo verificabile
e modificabile anche da remoto. Non ultimo esso dimostra come
la ricerca possa non essere fine a se stessa ma, calata nel contesto
opportuno, contribuire alla realizzazione di un progetto sostenibile in cui, oltre a sperimentare alcune soluzioni all’avanguardia,
si garantisce la finalizzazione dello stesso alla risoluzione di un
problema di tipo pratico e attuale: l’indipendenza energetica di
un’utenza isolata assai energivora da fonti energetiche e sistemi di
accumulo inquinanti e non rinnovabili. Si ritiene inoltre innovativa
ed importante l’idea di un utilizzo sostenibile della risorsa idrica. Le
centrali idroelettriche, infatti, tendono di norma a spremere oltre
le loro possibilità i bacini di accumulo durante il giorno, quando il
fabbisogno energetico è più elevato, per poi ridurre o sospendere
il prelievo durante la notte. Nel presente progetto, invece, la produzione della micro centralina ed il prelievo idrico sono pressoché
costanti, ritagliati sulle possibilità dell’emissario del lago, e gli inevitabili picchi di carico della giornata sono coperti dalla produzione
notturna grazie alla mediazione dell’idrogeno.
Garzonè n. 33
opere pubbliche
47
opere pubbliche
il
Garzonè n. 33
Quest’ultimo accorgimento, tarando opportunamente il prelievo sulle effettive potenzialità del bacino idrico, eviterebbe forti
oscillazioni e modifiche ambientali dannose per la fauna e la flora
locali. Nel caso (non raro) di centrali idroelettriche che nelle ore
notturne provvedono a ripompare a monte parte dell’acqua per
poter ristabilire la capacità produttiva del bacino, esso si potrebbe
addirittura tradurre in un incremento nella produzione globale di
energia da parte delle stesse.
La realizzazione di tale articolato impianto a servizio del rifugio
San Giuliano, già dotato di un sistema esemplare di eliminazione
delle acque reflue e accessibile attraverso un sentiero di limitata
difficoltà, garantirebbe allo stesso una vasta visibilità. Oltre che
per gli studenti dell’Università di Trento, che ha già espresso il
suo interesse nel sistema manifestando la volontà di monitorarne
ilfunzionamento e farlo oggetto di studio, il rifugio potrebbe infatti
diventare ambita meta di viaggi d’istruzione con diversa finalità e
per persone di ogni età. Offrirebbe infatti la possibilità di studiare
sistemi tecnologicamente avanzati, ma rispettosi dell’ambiente,
nella cornice di un paesaggio pressoché incontaminato e raggiungibile con una salutare passeggiata.
48
opere pubbliche
il
Garzonè n. 33
In località San Giuliano è stata realizzata una importante opera a
salvaguardia della purezza dell’acqua dei laghi. È stato costruito un
ricovero in muratura addossato ad una grossa pietra per alloggiare
una filtro coclea che asporta la parte solida della fognatura nera
prodotta dal Rifugio, che permette di introdurla in appositi sacchi
di iuta che poi saranno trasportati a valle con l’elicottero.
Il restante refluo depurato, attraverso una apposita conduttura
interrata, è stato convogliato nell’emissario a valle del lago di San
Giuliano.
Eco della Stampa dell’anno 1930
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opere pubbliche
il
Garzonè n. 33
Malga Campastril
50
Per migliorare la vivibilità alla malga Campastril è stata realizzata un’opera per potabilizzare l’acqua ed illuminare gli edifici della
malga stessa.
È stata rifatta l’opera di presa e la tubazione di adduzione dell’acqua fino alla malga ed è stata allestita una piccola centrale idroelettrica che alimenta un sistema di potabilizzazione dell’acqua con
raggi ultravioletti e
l’impianto elettrico
per gli immobili.
Oltre a ciò è stato posato un nuovo
tubo per alimentare il vascone- abbeveratoio in località
Casinaci.
opere pubbliche
il
Come da parecchi anni l’Amministrazione comunale cerca di
coinvolgere le varie Associazioni del paese per la tradizionale giornata dedicata agli alpeggi e alla pulizia del pascolo.
Attraverso il nostro notiziario comunale, volevo informare che il
Servizio Ripristino e miglioramento ambientale per la biodiversità
della Provincia ha effettuato un sopraluogo al “Gras da li picinieli”,
dando parere favorevole al recupero dell’area come pascolo
La Provincia sovvenziona il recupero del pascolo con un contributo che il comune intende devolvere alle associazioni di volontariato
che partecipano alla bonifica. Un numeroso gruppo di volontari
delle varie associazioni si sta dando da fare per il recupero della
casina “ Dal Candido” in località “Picinieli”. Il recupero, sia del pascolo ma soprattutto della casina, sarà effettuato con la sola forza
Garzonè n. 33
Una giornata dedicata alla Malga
e al Pascolo
51
opere pubbliche
del volontariato locale che mi auguro possa essere consistente per
poter completare il recupero nell’autunno 2010
A tal proposito ringrazio anticipatamente chi vorrà partecipare
alla ricostruzione della casina.
il
Garzonè n. 33
Assessore all’Agricoltura e alle Foreste
Giovanni Mosca
52
il
...curiosità animali
Garzonè n. 33
Uno splendido esemplare di gallo cedrone, fotografato dal nostro
custode forestale Daniele Mosca sul sentiero per San Giuliano in
località Preda Bagnada
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La Pulenta la cuntenta
disegno di Alfredo Amadei
La Pulenta la cuntenta
Làga ca trisa ‘n culp
laga ca i varda drè,
nu ti sè miga far!
Le mei ca la trisa me.
Da stòr farina zalda
o di marin pü grisa,
la ti contenta ‘l cör
insema a chi la trisa.
Nu ghe pietanza di pü fina
dal pü purin al aucàt
e, ‘n dal vudarla sal tavel,
nu ghe profüm pü delicat.
il
Garzonè n. 33
Alfredo Amadei
55
la nostra
Storia
Breve storia di Caderzone Terme
in 21 paragrafi
1
Primo insediamento caderzonese (agricolo-pastorale) avanti
l’anno Mille, in una valle di vaste paludi, di continue alluvioni, di
franosi fenomeni conoidali.
2 Incessanti ed implacabili le lotte dei Caderzoni con gli uomini
degli insediamenti limitrofi per la difesa dei confini, per l’uso dei
sentieri, per il possesso dei pascoli. Documenti di tali contese nel
1194 con Strembo e nel 1295 con Pinzolo e Carisolo.
3
I Caderzoni, sempre perdenti e indifesi nelle loro controversie,
si alleano con i Lodron di Castel Romano, i quali subito s’insediano
in paese con una Rocca sopra l’abitato e un Palazzo-torre tra le
casupole. (Anno 1302).
4 I Lodron, grandi legislatori, costringono i Caderzoni a “pubbliche Regole” nelle quali si decidono per alzata di mano i paragrafi
degli Statuti (da loro predisposti). Nel 1329 (data storica) Caderzone
compila su pergamena - ed approva - la prima “Carta di Regola”
della valle.
5 Giorgio Lodron (1400-1461), il grande Vicario vescovile delle
Giudicarie Ulteriori, ha una predilezione speciale per il feudo caderzonese, luogo - per lui - di riposo e di caccia. Da una donna del luogo,
oltre tutto, ha un figlio (Marco) che educherà alla violenza lodroniana
e vorrà sempre accanto a sé nei momenti difficili (1456).
il
Garzonè n. 33
6 Marco, trentacinquenne appena - alla morte del conte Giorgio
Lodron, suo padre (1461) - diviene “signore di Caderzone” e dà
inizio alla lunga serie delle sue rilevanti imprese e dei suoi cruenti
misfatti.
56
7
Marco da Caderzone - fatta restaurare la chiesetta-romitorio
di San Giuliano al Monte (1488) - vi raduna i suoi complici e i suoi
affiliati perché giurino sopra “un Crocifisso” la loro fedeltà alla sua
causa in un assalto programmato e dato per imminente contro il
potere vescovile di Trento.
Leggiadra inferriata
“bertelliana”
il
Foto di
Claudio Dallagiacoma
Garzonè n. 33
Palazzo Lodron
Bertelli: angolo del
salone al primo piano
57
la nostra
Storia
8 Marco da Caderzone - per ordine vescovile viene catturato
(1489) e giustiziato a Trento (26 maggio 1490) per alto tradimento.
La sua Rocca e il suo Palazzo sono selvaggiamente depredati e dati
alle fiamme.
9 Caderzone non ha pace. Per sette anni (1490-1497) non
conosce che omicidi, incendi, ed altre spedizioni punitive dei figli
di Marco, i quali a tutti i costi vogliono rientrare e riavere il loro
feudo.
10 Tornati in possesso alla fine dei loro beni, i figli di Marco - ad
avere (come un tempo) ordine e sottomissione - promuovono con
una pubblica “Regola” la compilazione della “Grande Carta di Regola” del 1506: la Carta di Regola che diverrà il modello per tutte
le successive Carte di Regola della Rendena.
11 La discendenza di Marco - con la morte del superstite figlio
Biagio - si estingue (1560). Il nobile ser Jacopo Bertelli, notaio
di Vigo Preore - sposato a una nipote (e discendente ultima) di
Marco - eredita il feudo caderzonese, ed issa sul palazzo Lodron
stendardo dei “Monte Giglio” (1562).
12 I poveri ed angariati Caderzoni - sotto Girolamo II Bertelli
- ottengono per la prima volta (1591) in proprietà assoluta una
cinquantina di poderi, ricavati da terreni incolti lungo tutta la Val
Mezzana, linea di confine tra Strembo e Caderzone. Cessano per
sempre le liti confinarie fra Strembi e Caderzoni.
13 La Guerra di Successione di Mantova (1629-1630) si abbatte
il
Garzonè n. 33
sulla Val Rendena con il terrore, con la fame e con la peste. I Bertelli
istituiscono un lazzaretto ai Pülicc per ben due anni (1630-1631) a
spese loro. In compenso arricchiscono ancora di più con le molte
proprietà lasciate dagli scomparsi.
58
14 Il nome di Caderzone tocca i vertici della notorietà: i nobili
Bertelli fanno dimenticare il dopo-peste divenendo (1640) conti
di Castel Ossana e signori di Castel Corona. Marc’Antonio Bertelli
diviene Consigliere arciducale del Tirolo, e governatore del Contado
di Nomi per l’arciduca Ferdinando Carlo (1646).
la nostra
Storia
15 Caderzone entra nella “cronaca eletta” del Principato ospitando per cinque estati consecutive (dal 1649 al 1653) nel romitorio
di San Giuliano al Monte, sull’omonimo lago, il Principe vescovo di
Trento Carlo Emanuele Madruzzo (1629-1658).
16 Solo Giustino e solo Pinzolo nel 1700 - in quanto “curazìe” - non
dipendevano dalla Pieve di Rendena (Spiazzo). Il paese di Caderzone
(grazie ai buoni uffici dei Bertelli) - per primo tra tutti gli altri paesi
della valle - il 7 aprile 1700 diviene “curazìa”, cioè comunità religiosa
con fonte battesimale, tabernacolo, e sacerdote proprio.
17 Giganteggia in tutto il Trentino la figura del sacerdote caderzonese don Carlo Agapito Mosca (1696-1771) divenuto - dopo
una giovinezza eroica e una vita ecclesiastica instancabile - il più
famoso oratore sacro del secolo XVIII nel Principato.
18 Con la Val Rendena anche Caderzone risente dell’abbandono
e della povertà seguite alle continue vicende belliche del Milleottocento (risorgimentali e garibaldine). L’allevamento di poco bestiame,
il legname delle selve, una risibile agricoltura, e molta emigrazione,
sono le uniche risorse di quei duri anni.
19 Si accentua, e diviene costume, il problema migratorio. I moleti
e i salumai (spesso con i loro figli ancora in età scolare) - dopo le
rovine e le miserie della Prima Guerra Mondiale (nel Trentino 19141918) - vanno per il mondo in modo stagionale o permanente, e
ricompongono a poco a poco l’identità e la sicurezza economica
del paese.
(la strada di circonvallazione del centro abitato, il campo da golf e
lo stabilimento termale) cambiano il volto di Caderzone che passa
da paese rurale a paese agrituristico. Nel 2008 dopo un referendum
popolare Caderzone cambia nome e diventa Caderzone Terme.
il
21 Nel periodo che va dal 1990 al 2009 tre grandi opere pubbliche
Garzonè n. 33
20 La lenta ma inarrestabile evoluzione sociale e turistica della
valle dà anche al nostro paese quelle possibilità di lavoro e di benessere che sono ormai alla base dell’attuale intraprendenza e della
diffusa agiatezza.
59
la nostra
Storia
Personaggi della storia
caderzonese
I
MARCO DA CADERZONE (1426 - 1490)
Fu, in senso assoluto, il più grande personaggio storico espresso
dalla Val Rendena.
Figlio del conte Giorgio Lodron di Castel Ladrone e di una donna
caderzonese, si rilevò – prima ancora dei vent’anni – (pur analfabeta, e pur vissuto in un’oscura valle) un protagonista lodroniano di
eccezionale levatura. Cresciuto alla scuola del padre, egli divenne
in breve un condottiero ineguagliabile, un organizzatore d’assalti
senza rivali, l’alleato più ricercato e più rimunerato della potente
Venezia nel Principato, e per di più il signorotto rendenese che
tutti sappiamo.
Negli ultimi suoi anni fu “luogotenente di giustizia in Rendena
per il Capitano Paride Antonio Lodron”; e persino “ambasciatore
dei Lodron” in Svizzera nel Cantone dei Grigioni.
Grazie alla sua nobiltà fu giustiziato per decapitazione anziché
per squartamento.
Senza di lui la storia di Caderzone sarebbe stata assai misera.
il
Garzonè n. 33
II
60
MARC’ANTONIO BERTELLI (1584-1660)
Fu il personaggio del Casato Bertelli politicamente e finanziariamente più noto.
Laureato a Bologna, Membro dell’Accademia degli Accesi, un
vero Luminare per sapienza legislativa e per capacità notarili, ebbe
importanti incarichi dal Cardinal Gaudenzio Madruzzo, nonché
dall’Arciduchessa del Tirolo, Claudia de’ Medici per la quale reggeva
ed amministrava la Contea di Nomi.
Fu lui a dare ancor più fama a CADERZONE acquistando i castelli
di Ossana e di Corona ed ottenendo, con ratifica imperiale, il titolo
di conte.
Fu lui ad ospitare per cinque estati (1649-1653) il Principe vescovo di Trento (con lussuose strutture in legno) ai laghi di San
Giuliano, provvedendo ai relativi servizi difensivi, alimentari e persino postali.
la nostra
Storia
Il portale di
Marc’Antonio
Foto di
Claudio Dallagiacoma
Fu il poeta e lo scrittore più rinomato che la Rendena ebbe in
tutta la sua storia.
Laureato all’Università di Bologna in Diritto civile ed ecclesiastico,
accolto (come il padre) nella celebre Accademia degli Accesi, balzò
agli onori della cronaca quando il Principe vescovo di Trento (Carlo
Emanuele Madruzzo) lo designò poeta ufficiale di corte nel passaggio per Trento dell’arciduchessa Maria Anna d’Austria destinata
sposa al re di Spagna. Per lei infatti scrisse l’idilio “Theodorico re
dei Gothi e poi d’Italia”.
Scrisse inoltre – in prosa – l’applaudito dramma “Il Bellenzano”
e il testo “Elogi storici de’ Principi Vescovi trentini”.
Resse il feudo caderzonese con buon senso fino alla morte.
Ebbe – contrariamente ai suoi predecessori – un elevato senso
dell’umanità e della tolleranza.
Garzonè n. 33
GIRTOLAMO III BERTELLI (1617-1692)
il
III
61
la nostra
Storia
IV
DON CARLO AGAPITO MOSCA (1696-1771)
Nato a Caderzone, entrato giovanissimo in seminario, ma costretto per la povertà della famiglia a sospendere gli studi, venne
riaccolto per bontà del vescovo sei anni dopo, e consacrato l’anno
seguente (per la sua alta preparazione) sacerdote.
Considerato il più grande oratore sacro tridentino di tutto il
Millesettecento, dopo un ventennio di faticosa vita pastorale dai
pulpiti della diocesi, venne nominato rettore della gloriosa Pieve del
Bleggio dove profuse (in quell’estesa cura d’anime) la sua dottrina
e la sua carità, lasciando sia nel campo intellettuale che in quello
operativo segni e memorie eccelse fino alla morte.
Quattro suoi “panegirici” sono giunti fino a noi, con alcuni testi
poetici: altre sue opere invece (di cui peraltro sappiamo i titoli)
andarono perdute.
V
DON ANTONIO FERRARI (1872-1923)
il
Garzonè n. 33
Umile e zelante parroco di Caderzone, dove giunse nel 1903.
Studioso in particolare dei più famosi predicatori del passato, era
egli stesso un predicatore di valore, riuscendo spesso a commuovere
l’uditorio fino alle lacrime.
Aveva un cuore immenso per gli ammalati e per i moribondi.
Non poche volte entrava nelle povere case portando delle medicine che lui stesso preparava con erbe e miele.
Durante gli anni della Grande Guerra non pensò che a sollevare
l’abbandono di tante misere famiglie con denaro e vestiario proprio.
I suoi ideali furono l’Eucarestia e il Santo Rosario.
Tutto quanto riceveva, infine, lo spendeva per fare bella la sua
chiesa.
Colpito da un male atroce si ritirò nel suo paese natale (Moerna)
dove morì pochi mesi dopo come un santo.
62
A cura di Maurizio Polla, Giugno 2009.
Le notizie di queste due ricerche sono tratte dalla produzione letteraria
del maestro Tranquillo Giustina edita dal Comune di Caderzone.
i Lettori
il
Garzonè n. 33
scrivono
63
i Lettori
scrivono
il
Garzonè n. 33
Alla Redazione de “il Garzonè”
64
Ricevo con sommo piacere “il Garzonè” nella sua nuova veste
a colori, rinnovato nella sua impostazione che ha voluto sostituire
la eloquente immagine alla parola ritenuta forse stantia e prolissa,
quasi inaccettabile dalla società moderna. Un’innovazione tecnologica impostata sulla civiltà occidentale attuale, che sta dando
maggior importanza all’immagine/illustrazione che non alla vecchia
impostazione della comunicazione dei massmedia essenzialmente
riservata allo scritto.
Nel ricordo della felice nascita de “il Garzone” – ed ormai alla
mia età ormai prossima al tramonto – mi permetto richiamare
l’attenzione della Redazione e dei giovani su alcune considerazioni
relative al nostro vecchio mondo: considerazioni forse sorpassate
e da irridere, ma che noi anziani non possiamo non ribadire in un
momento in cui la superficialità più sfacciata ed inconsistente sta
offrendo ben poche possibilità di riuscita alle nuove generazioni
con la mancanza di soddisfacenti risultati e di umane gratificazioni.
Oggi tutto è aleatorio, tutto è “immagine”, tutto è fugace, tutto
si dissolve nel giro di un giorno come le notizie-immagine della
televisione, come i cartelloni della pubblicità e... (scusate) anche
come gli annunci mortuari subito stracciati o ricoperti dai successivi
destinati alla dimenticanza di chi ci ha preceduto!
Ricordo che quando abbiamo messo in piedi il periodico comunale di Caderzone, avevamo come finalità precipue:
• la informazione/documentazione/testimonianza di ciò che si
stava attuando nell’ambito della pubblica Amministrazione e
di ciò che stavano vivendo e attuando i Caderzoni attraverso
il loro impegno personale e l’attività del Volontariato;
• la rivalutazione storica di un passato denso di vitalità, di valori
e di insegnamenti per il presente e per l’avvenire;
• la volontà di tramandare ai posteri tutto ciò che di positivo
si era fatto e si stava facendo per il bene della Comunità di
Caderzone;
• il desiderio di fare del periodico uno strumento efficace per
costituire un aiuto al fare Comunità, come necessario ed insostituibile presupposto ad una convivenza sempre più sentita
e vissuta, più umana, più civile, più ricca e più produttiva.
i Lettori
il
Un programma che non poteva essere limitato alle sole immagini
– anche altamente significative – ma che doveva essere sondato,
pensato, analizzato e descritto con parole adatte a definire i concetti, a motivare il fare e il da farsi, a chiarire tutto ciò che stava
maturando o tutto ciò che andava ricordato e valutato. Si trattava
di dare sostanza ad una comunicazione seria ed approfondita:
un’operazione che fino ad oggi è ancora patrimonio solo della
“parola scritta”.
Purtroppo si sta perdendo l’uso della parola scritta a tutti i livelli;
siamo arrivati ad annullare la posta interpersonale sostituendola
con gli sms e con internet, in una “virtualità” che sta uccidendo i
rapporti interpersonali, a cui seguirà la perdita della socialità.
Fin a che siamo in tempo, e finché c’è ancora qualcuno capace di
usare la penna (pur sostituita dalla tastiera del computer), cerchiamo di riempire qualche pagina dei Bollettini Comunali con parole
capaci di suscitare pensieri, considerazioni, ricordi: tutti motivi di
crescita personale e comunitaria.
Ben vengano anche le bellissime e sempre interessanti e piacevoli fotografie a colori, proprie dei nostri tempi, e che porteranno
nel futuro il timbro della nostra storicità; ma “diciamo” ai posteri
anche il perché e il per come di quelle foto, diciamo perché è e
come è stato possibile giungere ai tempi delle foto a colori e dei
computer, indichiamo alle future generazioni come siamo stati capaci di superare difficoltà ed avvenimenti con la forza della nostra
mente, con la sagace operosità del nostro sacrificato lavoro, con
la costanza nell’assumerci le responsabilità della vita professionale,
familiare, lavorativa e sociale. Sono tutte cose che non possono
essere rappresentate dalle foto a colori: dietro ad ogni immagine vi
è una sostanza ed un contenuto che ora e sempre hanno bisogno
di trovare le parole adatte per essere compresi e trasmessi.
Scusate la mia intromissione, ma mi sembrava di essere in obbligo di agganciare l’ultimo numero a colori de “il Garzone” al primo
numero del gennaio 1991, là dove si diceva che «l’impegno de “il
Garzone” starà nella ricerca costante affinché ogni Censita possa
trovare tra le sue pagine elementi per una conoscenza sempre più
approfondita della sua realtà storica, geografica, amministrativa,
economica, culturale e sociale». Indicazioni che trovavano una positiva eco nel redazionale del Sindaco che presentava “il Garzone”
Garzonè n. 33
scrivono
65
i Lettori
scrivono
come «un notiziario con cui l’aggettivo “comunale” vuole trarre
motivazione e significato non tanto e non solo dal freddo vocabolo
amministrativo di “Comune”, bensì dalla calda parola “Comunità”,
che si fa ricca e potenzialmente efficace dal convinto e consapevole
senso di partecipazione di tutti e di ciascuno».
Rimangono convinti e sinceri il desiderio e l’auguro che il periodico – sotto qualsiasi forma – rimanga uno strumento vitale di
coesione comunitaria, poiché soltanto se si è “tutti insieme”, e
“andando d’accordo”, che si riesce a vivere bene ed a fare sempre
qualcosa di bello, di positivo e di gratificante.
Un nostalgico ricordo ai Caderzoni ed a quanti hanno collaborato con me in anni già piuttosto lontani nel tempo, ma sempre
conservati gelosamente in cuore ed indimenticabili.
il
Garzonè n. 33
Tione, 5 gennaio 2009.
Mario Antolini Musón
66
i Lettori
scrivono
Alla spett.le Redazione del Garzonè di Caderzone Terme
Monzambano, 10 gennaio 2009
“Quelli che amano la comunicazione per immagini piuttosto che
attraverso le parole sono sempre più”.
È vero. I settimanali che ingombrano le edicole con 200 e più
pagine ognuno, magnificamente illustrate su carta patinata, lo
confermano. Essi vengono acquistati a iosa. Poi arriva il giorno della
raccolta differenziata e tutto diventa carta straccia.
Il Garzonè pare che voglia uniformarsi a queste riviste.
Nel n. 32 vediamo che le pagine sono piene di immagini, sicuramente vive e belle, piacevolissime pure quelle degli orsi e delle
mucche. Forse mancano i colori dei fiori che ornano le case di
Caderzone.
Chi sfoglia queste pagine ha la delizia del momento.
Le fotografie del n. 30 con l’alluvione del 18 luglio 1987 sono
storia, ma guai se non ci fossero stati i racconti delle pagine accanto.
Così le fotografie puntuali ed efficaci che ci trasmette la televisione
sui disastri e le sofferenze delle guerre: esse non lasciano tracce
durature se non vengono corroborate da argomenti e riflessioni.
L’uomo impara e ricorda ciò che legge, meglio di ciò che vede.
Merito questo dello sforzo mentale imposto dalla lettura. Secondo gli studi della Montalcini dall’attività del pensiero ci guadagna
anche la salute.
Per dire che il Garzone non può limitarsi al linguaggio delle
figure.
Il vostro periodico ci ha guadagnato in ogni senso dagli scritti di
Tranquillo Giustina, soprattutto ci ha guadagnato la vostra terra.
Cordialmente
il
Garzonè n. 33
Walter Camatti
67
i Lettori
scrivono
Mezzocorona, 14 gennaio 2009
Spett.le Redazione del Garzoné
e Comune di Caderzone
Comincio dai complimenti per la nuova veste del Garzonè.
Penso tutti i caderzoni, siano entusiasti di questo regalo che il
Comune fa a noi tutti. Ma per noi oriundi che siamo in giro per
l’Italia e il mondo è doppiamente apprezzato, ci fa rivivere la nostra
infanzia e giovinezza, con nostalgia e gioia.
Quando lo ricevo mi dimentico di tutto, mi siedo e lo leggo tutto
fino all’ultima pagina. Grazie per questo, Caderzone è diventato
grande Terme, Golf e tanto ancora. I primi complimenti al sindaco
e a tutti quelli che hanno contribuito a fare grande il paese.
Orgogliosa di esserci nata, Auguro a tutti Buon Anno e Buon
Lavoro.
Saluto tutti i Caderzoni (io avrei detto Caderzonesi, ma forse è
sbagliato?), che come me sono orgogliosi di esserci nati.
Un affettuoso saluto
Armida Amadei Hauser
P.S: tanti complimenti a Caludia Salvadei, bellissima poesia in
dialetto – brava.
Ciao Cacardiun
il
Garzonè n. 33
Al Comune di Caderzone Terme
68
Vogliamo esprimere alla Redazione del “nuovo” Garzone i nostri
complimenti.
Bella rimpaginazione; belle le foto; interessanti gli articoli!
È un piacere sfogliarlo e leggerlo.
Buona continuazione!
Emanuela Callierotti e Danilo Brizzolara
P.S. Ben vengano le immagini, che coinvolgono i lettori e vivacizzano la rivista, ma non dimenticate le... “parole”.
i Lettori
Gianpietro Ferrari
il
Buongiorno Signor Sindaco,
mi chiamo Gianpietro Ferrari e scrivo la presente per complimentarmi con Lei per il lavoro svolto in favore di Caderzone, diventato
una piccola perla.
L’attenzione all’ambiente e l’emergente voglia di riqualificazione,
in buona parte già svolta, rendono infatti il paese unico nel suo
genere, anche se ora, è giunto il momento di pensare ad alcuni
piccoli particolari che si rendono necessari per chiudere il cerchio.
Di seguito, mi permetto elencante alcuni spunti:
• Ritengo che sarebbe estremamente apprezzato un tapis
roulant da utilizzare nella stagione invernale nel campetto di
fronte al Rio Bar, mèta fissa di tutti i bimbi in vacanza.
• Sempre in inverno, fare una bella pista da sci di fondo e, se
possibile, un percorso per motoslitte.
• Nel tratto di strada che congiunge Strembo a Caderzone (la
strada vecchia), sarebbe necessario installare dei dissuasori
di velocità.
• Almeno nel periodo turistico, sarebbe apprezzata la presenza
di una parrucchiera e di un barbiere.
• È necessario avere un buon ristorante.
• Relativamente al tratto del fiume Sarca di competenza, cercherei di valorizzarlo come “zona trofeo” esclusivamente vocato
alla pesca a mosca; infatti tale tipo di pesca è generalmente
praticata da persone che rispettano la natura e di un certo
livello economico e culturale. Come filosofia di sport, si coniuga perfettamente con il golf.
Infine, qualora lo ritenesse opportuno, sarei ben lieto di offrirLe
il mio personale contributo, ovviamente senza nessuna finalità di
lucro, dal momento in cui svolgo la professione di “developer”, per
un importantissimo gruppo immobiliare - finanziario e dispongo
quindi di un discreto background in materia.
Sarei infatti molto felice di poter contribuire, seppur in minima
parte, allo sviluppo di Caderzone, località che porto nel cuore da
circa quarant’anni.
Grato per l’attenzione dedicata, porgo un cordiale saluto.
Garzonè n. 33
scrivono
69
i Lettori
il
Garzonè n. 33
scrivono
70
i Lettori
scrivono
Egregio Signor Sindaco Polla arch. Maurizio
Comune di Caderzone
Da quattro anni io svolgo un’attività nelle scuole Elementari e
Medie riguardante il dialetto e le tradizioni; quindi mi servono i
vestiti per la rappresentazione dei mestieri come può vedere dalle
foto allegate per quanto riguarda l’attività dell’anno scorso. Questa
rappresentazione nelle scuole ha destato molto interesse e curiosità
da parte di insegnanti ed alunni.
L’anno scorso ho fatto ben cinquanta ore di presenza in tutte
le scuole della Rendena. A fine anno ho elaborato un libretto di
ottanta pagine riguardante il percorso svolto che riporta tutte le
attività ed i testi scritti dagli alunni.
Quest’anno in particolare a Caderzone sto facendo un lavoro
che consiste nell’elaborazione di un piccolo vocabolario del dialetto
con le diversità dei tre paesi ed una raccolta di storie e leggende
d’altri tempi, per questo chiedo fin d’ora la Sua collaborazione nella
presentazione che avverrà durante l’estate di quest’anno.
Colgo l’occasione per porgere cordiali saluti
il
...e scuftàr li fòli dala nona? Aftru chi “cartùn”...
Garzonè n. 33
Elisa Polla
71
percorso
culturale
...a spasso per Caderzone Terme
il
Garzonè n. 33
Arte, Cultura, Storia e Tradizione
72
Il percorso culturale che proponiamo è la sintesi di quanto
l’Amministrazione comunale ha
realizzato, magari in sordina,
per promuovere l’arte in tutte le
sue forme, nella convinzione che
l’identità di un luogo è percepita
anche per le emergenze culturali
legate alle opere d’arte, strumenti che ci aiutano a riflette, a
ricordare ed a stabilire un contatto con la parte più profonda
del nostro essere.
Prima della chiesa per chi
viene da sud, o in alternativa nei
pressi del municipio, si trovano due comodi parcheggi dove lasciare
l’autovettura ed iniziare questa passeggiata che percorre le viuzze e
tocca gli angoli più suggestivi di Caderzone Terme, un percorso tra
arte, storia e architettura, alla scoperta dei “segni dell’uomo”.
Si parte all’ingresso sud del paese dove potete ammirare la “Famiglia di orsi” opera di Ferruccio Bonapace X.
Giunti alla rinnovata scuola elementare, nel piazzale antistante
la strada provinciale, si trova la statua bronzea “il Guardiano” dell’artista Lois Anvidalfarei Y.
Poco sopra, a fianco dell’ingresso della nuova caserma di Vigili
del Fuoco, si può ammirare un cimelio storico, rappresentato dall’idrante austriaco del 1883 Z.
Alla base del medioevale campanile della parrocchiale di San
Biagio vi invitiamo a prestare attenzione ad un segno scolpito nel
granito, si tratta del «passo di legna», testimonianza dell’attività
silvo-pastorale di questa comunità [.
Percorrendo la strada a monte del municipio, possiamo ammirare
le sculture lignee “Donna in movimento” (Golfista) e “Segreto nel
tronco” di Elio Dal Pont, ospitate nell’Atelier Tosca \.
percorso
culturale
il
Garzonè n. 33
Percorrendo le stradine del paese, vi invitiamo a prestar attenzione alle molte fontane e lavatoi dalle quali sgorga un bene fluido
prezioso, ed ai molti affreschi ed edicole votive testimoni di una
fervida devozione popolare.
Le vecchie e ripide stradine (vicoli) in acciottolato di fiume che
dalla chiesa si dirigono verso la parte alta del paese, conducono
nell’area storica denominata “alle torri”, dove sorge lo storico Palazzo Lodron-Bertelli.
Qui sorge il complesso termale dell’antica Fonte Sant’Antonio
– Terme Val Rendena, al cui interno si può ammirare la scultura
lignea di Elio Dal Pont “Donna che guarda” ].
Il rione Lodron- Bertelli, piccolo paradiso di tranquillità, ospita
le ex-scuderie del Palazzo Lodron-Bertelli nella cui parte inferiore
si può ammirare il granitico “Connubio” di Giuliano Orsingher ^
e visitare il Museo della Malga _ che raccogliere dei preziosissimi
oggetti che raccontano la vita della malga. Al piano superiore vi
è una meravigliosa sala polifunzionale assurta a “Casa comunale
della cultura” dove è presente la scultura lignea “Deposito della
memoria” di Francesco Fantin `.
Sul lato a valle del possente Palazzo denominato “il castello”, si
trova la cappella gentilizia dedicata a Sant’Antonio Abate a.
Scendendo verso il fiume Sarca, passando per il “Capitello dei
Castelan” si raggiunge il monumento alla Vacca Rendena, opera in
ferro battuto dell’artista solandro Luciano Zanoni 11 .
Proseguendo in leggera salita per via alla Sega raggiungerete
l’ampia zona agricola detta “piana di Curio” che prende nome
dallo storico Maso Curio 12 , testimone dell’architettura rurale
rendenese.
73
Caderzone Terme
12
11
9
6
8
5
7
3
10
2
1
4
Rilievi e disegno: Emiliano Corona
www.emilianocorona.it
Le tappe del percorso culturale
percorso
culturale
Le tappe
X “Famiglia di orsi”
Ferruccio Bonapace – 2007
La composizione “famiglia di
orsi”, è formata di tre statue raffiguranti mamma orsa che si protende in avanti circondata da due
orsacchiotti.
Questa composizione scultorea
coniuga tradizione, cultura e design a quest’animale simbolo del Parco naturale Adamello Brenta che,
nel 1995, nell’ambito del progetto
“Live Ursus”, importò dalla Slovenia alcuni esemplari di orso bruno alpino per facilitare e tutelare il
ritorno di quest’animale nell’Arco alpino.
il
Nato a Pinzolo il 22 aprile 1949 ed ivi residente, scopre precocemente la sua vocazione artistica iniziando ad intraprendere una
carriera come autodidatta che gli consente di osservare gli elementi
della natura e soprattutto la fauna, soggetto privilegiato, in libertà
nel proprio habitat. Da sempre scopre, conosce, osserva ed ama
la vasta popolazione faunistica delle foreste e delle montagne del
nostro Parco Naturale, che le sue sculture rappresentano riducendone le caratteristiche salienti e le abitudini
sociali con una precisione ed un realismo
quasi scientifici.
L’abilità dello scultore si è affinata
anche grazie alla partecipazione a 6 edizioni del maggior Concorso di scultura su
ghiaccio di Ottawa in Canada. Notevoli
inoltre i suoi interventi ai concorsi tenutisi
in Quebec e Lapponia, ambienti naturali
in cui è tanto più apprezzabile poiché ai
limiti della sopravvivenza.
Garzonè n. 33
L’artista
75
percorso
culturale
Y Il Guardiano di Lois Anvidalfarei
Le sue sculture, perlopiù in bronzo, dell’artista
ladino Lois Anvidalfarei, si caratterizzano per una
marcata presenza fisica delle figure rappresentate,
spesso ritratte nude e come fluttuanti, caratterizzate
da imponenti masse corporee. In ciò risiede la sua
assoluta modernità che si rifà ad una serie di pittori
contemporanei, tutti interessati ad una nuova ed
intensa corporeità, interpretata su un piano esistenziale, quale rifiuto della trascendenza.
Con la sua opera Anvidalfarei avvicina il fruitore
a delle situazioni esistenziali, a delle categorie elementari della stessa corporeità, della forza di gravità,
dell’intima coscienza del corpo.
L’artista
Lois Anvidalfarei, nato a Badia (Alto Adige)
il 26 gennaio 1962, è uno scultore italiano, di
madrelingua ladina.
Dal 1976 al 1981 frequenta l’Istituto d’Arte di
Ortisei in Val Gardena. Nel 1983 inizia a studiare
all’Accademia di Arti Figurative di Vienna, dove
riceve un’impronta decisiva, sia come disegnatore,
sia come scultore, grazie all’incontro con l’opera
e la persona dello scultore greco-austriaco Joannis Avramidis.
Nel 1989, dopo aver terminato gli studi, ritorna al proprio paese
d’origine. Nel 1994 sposa Roberta Dapunt, nascono le due figlie:
Anna (1996) e Maria (2000).
Nella sua abitazione in Val Badia accudisce personalmente alle
mucche ed ai maiali che alleva con passione, alcune delle sue sculture
bronzee sono esposte nei prati che attorniano il suo maso.
il
Garzonè n. 33
Premi
76
Sue opere pubbliche si trovano in Italia (soprattutto in provincia
di Bolzano), Austria (ad Innsbruck ha realizzato le opere della cappella della clinica universitaria), mentre opere si trovano a Vienna,
Hörbranz e Bezau), Polonia (ad Oświęcim), Germania (Monaco di
Baviera).
percorso
culturale
Z Lo storico idrante
antincendio a colonna
soprasuolo
Quest’apparecchio per la presa
d’acqua da una rete di distribuzione
del 1893 fu utilizzato a Caderzone
fino al 1981, quando venne sostituito
con gli attuali idranti a colonna.
[ Il Passo della legna sul campanile
Nel 1639, e lo si vede ancor oggi, sul lato a
est del campanile fu scolpita la misura unitaria
per determinare la distanza di rispetto delle case
dagli argini del fiume Sarca, a dimostrare che
l’arginatura del fiume è sempre stata il compito
più oneroso e vitale per l’economia pastorale
delle comunità della Val Rendena, spesso danneggiata da corsi d’acqua che d’estate per la
fusione dei ghiacciai divenivano impetuosi.
Questo stesso segno scolpito sul campanile,
venne usato fino a pochi anni fa per stabilire un
«passo della legna», si tratta di una misura convenzionale per formare
una catasta di legna che aveva la lunghezza nella misura scolpita sul
campanile (1,75 m), l’altezza veniva misurata dal segno scolpito fino
a terra (1,75 m) e la larghezza era di 90 cm.
il
Ha lanciato nel vuoto un desiderio …lo segue con lo sguardo.
Dove andrà a finire? Dove si fermerà? Vicino a quale filo d’erba?
La torsione del corpo segue la
traiettoria, armoniosa e tonda.
Quasi vorrebbe restare così, in tensione verso quel desiderio lanciato
nel vuoto.
Garzonè n. 33
\ “Donna in movimento” (Golfista) Elio Dal Pont
77
percorso
culturale
“Segreto nel tronco”
Elio Dal Pont
Il tronco ha aperto uno spiraglio
alla luce. Fessure in un abbraccio
legnoso che ancora mantiene il suo
vigore.
Dentro nascono nuovi germogli
ad illuminare le forme meravigliate.
L’abbraccio protegge il segreto
che è nascosto nell’albero.
] “Donna che guarda” Elio Dal Pont
Guarda l’orizzonte …aspetta.
Il corpo prende la forma del vento assottigliandosi nel profilo di un’attesa palpitante e
probabile.
La prospettiva frontale svela la bellezza e
l’ardore di chi attende qualcuno.
Una donna e un incontro possibile all’orizzonte.
il
Garzonè n. 33
L’artista
78
Nato a Tione di Trento il 24 luglio 1964 vive
a Caderzone Terme.
Autodidatta, si avvicina alla scultura con forte
motivazione, vista la sua innata abilità a lavorare
la materia.
Nel 1991 inizia un percorso di apprendimento
che tuttora continua nel gruppo
Arti Visive di Arco con il maestro
Renato Ischia.
Il suo segno scultoreo delle
prime opere ricerca un rapporto
concreto con il passato attraverso la descrizione naturalistica
e il ricordo delle proprie radici,
percorso
culturale
rappresentato da figure classiche della cultura contadina e di
montagna.
Questo primo percorso ha permesso a Elio Dal Pont di trovare la
stabilità strutturale per sperimentare ed evolvere verso una nuova
rappresentazione rappresentata dalle opere più recenti, quelle che
vi invitiamo a conoscere in questo percorso, esse escono dal legno
attraverso forme più lineari, essenziali ed armoniche. Il legno viene
piegato in torsioni e rotondità che comprendono sentimenti ed
evocazioni dell’umano.
«Il lavoro di Giuliano Orsingher si sviluppa prevalentemente in
spazi ambientali esterni nei quali l’artista va ad agire realizzando
il
«L’arte ha origine dall’ambiente e
nell’ambiente trova collocazione».
L’istallazione in granito, roccia ignea intrusiva molto diffusa
nel settore occidentale del gruppo
montuoso dell’Adamello-Presanella,
è stata tagliata per ottenere due
blocchi che ripetano in positivo e in
negativo il fusto dell’albero. Il taglio
disegna una linea retta che si curva
a semicerchio per poi tornare retta,
adeguandosi al tronco. L’albero,
in mezzo ai due blocchi, detta la
forma, la definisce, rompe la pietra. Il connubio tra naturale e
artificiale si riconosce con un nulla di aggiunto e tolto. La materialità piena del convesso e la spiritualità vuota dell’impronta
concava, si adattano alla forma della pianta.
In questa dicotomia è racchiusa la poetica della costruzione
e dell’evocazione. Le forme si adattano alle forme, stabiliscono
una relazione forte tra spazio naturale e concetto, tra pieno e
vuoto. La percezione non si limita dunque al solo godimento del
mondo, ma lo assorbe. La dimensione del pensiero si amalgama
con la densità della materia.
Garzonè n. 33
^ “Connubio” Giuliano Orsingher – 2005
79
percorso
culturale
situazioni performative o installative volte ad attivare nello spettatore una sequenza di reazioni/relazioni rispetto al contesto naturale
dato e all’ eterogeneità degli elementi che di volta in volta lo definiscono. Tuttavia,nonostante l’attitudine operativa di Orsingher
si fondi su di un rapporto essenzialmente fisico ed empirico con i
materiali naturali ( sui quali l’intervento dell’autore talvolta è ridotto
al minimo attraverso una semplice operazione di prelevamento,
spostamento o decontestualizzazione dell’oggetto) le modalità con
cui tali elementi vengono inseriti all’interno dello spazio sono volte
a stimolare nello spettatore una reazione psicofisica e immaginifica capace di inserire il dato oggettivo in un sistema di significati
molteplici, aperti e permutativi». Federico Mazzonelli
L’artista
Nato a Canal San Bovo (TN) il 1° aprile 1961 compie gli studi
all’Istituto di Arte di Asti e all’Accademia di Belle Arti di Venezia,
dove è allievo di Emilio Vedova.
il
Garzonè n. 33
_ Museo della Malga
80
Questa struttura museale
rappresenta un importante
tassello di valorizzazione del
territorio e della tradizione
locale, che vede nell’ambiente
della malga, del pascolo e nell’agricoltura di montagna gli
strumenti di salvaguardia del
territorio.
Gli oggetti, ordinati sui piani
trasparenti in cristallo, sono
tutti originali, raccolti presso
numerose malghe della Val
Rendena e delle Giudicarie da
Gianluigi Rocca. Sono oggetti severi, quasi rudimentali, perché
espressione di un rapporto diretto ed immediato fra la forma e la
funzione, eseguiti da mani rudi che badano poco all’apparenza ma
molto alla sostanza. Non belli da vedere perché finemente intarsiati,
ma stupefacenti per la loro essenzialità.
percorso
culturale
La mostra, allestita secondo un
percorso logico, passa dal pascolo
alla stalla, dal casello alla casera
ai prodotti finiti, per concludersi con un’ambientazione della
vita del casaro all’interno della
malga. Si viene così a conoscere
la “posta” o spazio per la vacca
nella stalla, i secchi per mungere,
raccogliere e trasportare il latte,
gli strumenti per la colatura, le
bacinelle di affioramento della
panna. Si passa, poi, alla lavorazione del burro con la zangola, qui proposta in diversi modelli, per
passare alla lavorazione del latte e alla produzione del formaggio.
Si può ammirare la grande “caldéra” (paiolo), gli strumenti per rompere la cagliata, le fascére per dare “la forma” al formaggio e via via
fino alle tavole per la stagionatura. Si conclude con la riproduzione
della casina della malga, dove troviamo la zona della lavorazione
del latte e quella destinata malgaro, dal tavolo apparecchiato vicino
alla piattaia al letto rialzato, destinato al riposo.
Il museo rimane aperto dal primo giugno al 30 settembre dalle
15 alle 19 (lunedì chiuso); dal primo ottobre al 31 maggio dalle 8
alle 12 (sab., dom. e lun. chiuso). Museo della Malga: Rione Lodron
– Bertelli, Tel. e Fax. 0465 804899, E-mail: museodellamalga@
caderzone.it
il
Realizzata in occasione della
XIII edizione del Concorso Internazionale di scultura su legno
– Madonna di Campiglio e si è
classificata al secondo posto.
Lo scultore, con quest’opera
realizzata su piani orizzontali
congiunti da cerniere lignee,
Garzonè n. 33
` “Deposito della
memoria” Francesco
Fantin – 2001
81
percorso
culturale
solcati verticalmente da una griglia che sfrutta il gioco dei vuoti
e dei pieni, ha voluto raffigurare il libro della storia e, allo stesso
tempo, il bisogno di andare oltre.
Si tratta di un’opera suggestiva, di carattere astratto ma di facile lettura, che allude all’ambiguità e allo stesso tempo al fascino
della storia”.
a La cappella gentilizia dedicata
il
Garzonè n. 33
a Sant’Antonio Abate
82
Le vecchie e ripide stradine (vicoli) in acciottolato di fiume che dalla chiesa si dirigono verso la parte alta del paese, conducono
nell’area storica denominata “alle torri”, dove
sorge lo storico Palazzo Lodron-Bertelli. Sul
lato a valle di questo possente Palazzo si trova
la cappella gentilizia dedicata a Sant’Antonio Abate. Fu realizzata nel 1677, da don Gian
Giacomo Bertelli, in onore del padre Antonio,
dalla trasformazione del locale dell’armeria.
L’iscrizione sopra la porta d’ingresso lo
ricorda: «Sacellum Fam.Cmtis Bertelli / Divio
Antonio Patavino / Dicatum Anno Domini 1677». All’interno del
piccolo vano spicca l’altare di legno dorato, fatto fare da Gian
Giacomo, Curato di Sopracqua, nel 1677. D’autore ignoto è la tela,
coeva alla cappella. Alla
sinistra troviamo la Madonna del dito (così chiamata
perché tiene un lembo del
mantello col dito), a destra
il volto di Cristo incoronato
di spine. Bella l’acquasantiera in granito a forma di
catino incassata nel muro,
sopra di essa c’è la corda
per suonare la campanella, originale e coeva della
chiesetta.
percorso
culturale
“Monumento alla
Vacca Razza Rendena”
Luciano Zanoni – 1996
11
L’opera in ferro battuto rappresenta una vacca Rendena intenta ad allattare il suo vitello.
Si tratta di una bella scultura che nella sua intrinseca
semplicità e linearità rimarca
e ripropone i sentimenti che
legano la gente di Rendena a
questa razza bovina.
Un singolare omaggio alla
natura rappresentata nella
Razza Rendena, rustica e ben adattata a ambienti montani poveri
e disagiati, e nel contempo un chiaro riconoscimento all’uomo,
che con l’impegno quotidiano e la dedizione di chi non conosce
feste o domeniche libere, si dedica alla salvaguardia del territorio
e delle tradizioni.
il
Luciano Zanoni nasce a Caldes il 20 maggio 1943.
Fin dall’adolescenza esercita la professione di fabbro. Il
rapporto con la materia e con
il mondo naturale sono gli elementi che si pongono alla base
della sua ricerca artistica, particolarmente stimolata e incoraggiata fin dagli esordi dall’amico
pittore Paolo Vallorz e dall’intellettuale Giovanni Testori.
Nel dicembre del 1979 Zanoni espone con notevole successo
alla Compagnia del disegno di Milano. Le successive mostre confermano l’interesse del pubblico e nel 1982, in seguito ad una nuova
esposizione alla Compagnia del disegno, la sua opera suscita un
interessante dibattito nel quale intervengono critici noti, come Jean
Clair, Raffaele De Garda, Gian Alberto Dell’Acqua e Giorgio Soavi.
Garzonè n. 33
L’artista
83
percorso
culturale
il
Garzonè n. 33
L’anno successivo entra a far parte del gruppo “Città e campagna”.
Ha esposto a Parigi nel 1987, a Innsbruk e a Praga nel 1989, a
Bolzano nel 1993, più volte a Trento a partire dal 1994, a Brescia
nel 1998 e in molte altre città come Los Angeles, Lione, Torino,
Modena.
Nel 1995 porta a termine un albero di ulivo per la collezione
di Bill Gates a Seattle (Washington). Negli anni successivi realizza
alcune opere monumentali: nel luglio del 1996 il “Monumento alla
Mucca Razza Rendena” a Caderzone Terme (TN), nel 1998 “Albero
di nocciolo” stemma del comune di Volano e nel 2001 “Albero di
melograno” a Cles emblema delle Casse Rurali Trentine. Nel 2000
esegue la croce commemorativa per l’amico artista Othmar Winkler.
Molte sue sono entrate a far parte di importanti collezioni private e
pubbliche (Museo Rizzarda a Feltre). Zanoni vive e lavora a Caldes,
dove affianca alla produzione artistica la consueta attività artigianale, coadiuvato dal figlio Ivan già affermato artista soprannominato
“il pianista dell’officina”.
84
12
Maso Curio
Il monumentale Maso Curio, documentato agli inizi del XIV
secolo, è testimone della pregevole architettura rurale rendenese.
L’edificio, che mantiene la sua originaria funzione legata all’alleva-
percorso
il
mento del bestiame, praticato
ancor oggi secondo le modalità
tradizionali, presenta uno zoccolo in muratura sormontato
da una armoniosa struttura in
legno, con un rustico porticato sulla facciata meridionale
sostenuto da gigantesche
colonne di larice poggiate su
pietre di granito. Il tetto è a
capanna, coperto di scandole,
mentre i pavimenti delle stalle
e del porticato sono in acciottolato. A fianco della struttura
principale si trova la casina per
la conservazione del latte, la
casèra e due fontanelle.
L’intera proprietà ha mantenuto la sua originaria funzione legata
all’allevamento del bestiame praticato ancor oggi secondo le modalità tradizionali. Se vi spingete fin sotto il porticato, vi si aprono
le porte delle stalle, l’ultima a destra era riservata all’ingresso della
dimora, ancor oggi utilizzate per il ricovero del bestiame. Al primo
piano c’è il “tablà”, munito di apposito foro nel pavimento “la
fenèra” per far scendere il fieno direttamente nella stalla. Nel sottotetto si allarga il “plissàt” arieggiato quanto basta per la buona
conservazione del foraggio e del grano.
Un campionario di estremo interesse delle varie tradizionali tecniche di lavorazione del legno è ravvisabile nell’enorme struttura che,
egregiamente, ha saputo resistere al tempo più del cemento.
Il Maso che occupa una superficie di circa 500 metri quadrati è
stato oggetto di restauri conservativi. L’affresco sacro della facciata
orientale, ormai logorato dal tempo, riporta la data della ricostruzione 1537 e rappresenta Sant’Antonio Abate, protettore degli
animali e Santa Barbara protettrice dagli incendi, qui rappresentata
con il maso che brucia colpito dalla folgore. Le colonne di larice che
reggono il portico e parecchie travi del medesimo recano, infatti,
le tracce del fuoco e i tagli delle accette che vi hanno asportato le
parti compromesse dalle fiamme.
Garzonè n. 33
culturale
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percorso
culturale
il
Garzonè n. 33
Passeggiando nel centro storico si scoprono molti angoli suggestivi, dove l’acqua è spesso la protagonista.
Le fontane, in termine dialettale antico erano dette «i Com»,
sono sparse all’interno dell’abitato, tutte rigorosamente costruite
in granito, dalle quali sgorga ricca e copiosa un’ottima acqua.
Possiamo ammirare la fontana dei “Briè”, dei “Gàspar”, dei
“Muschi” e dei “Culumbi”.
Anticamente le quattro fontane erano alimentate dalla preziosa
fontanella separatrice detta “canalina”, situata in località “La Val”
(citata mella Carta di Regola del
12 gennaio 1506). Questo storico manufatto, rigorosamente in
granito, dell’età di circa 400 anni
è esposto presso la Cassa Rurale
a Strembo.
Alla fontana si andava a prendere l’acqua con secchi di rame
“caldirin”, qualcuno usava la
“brüntula”: attrezzo in legno che
si portava sulle spalle e permetteva di portare due secchi.
Oltre a queste fontane, vanno
ricordati i lavatoi, riconoscibili per
la loro forma, molto utilizzati,
quando l’acqua in casa era un
privilegio per pochi.
I lavatoi pubblici, costruiti
verso il 1850, erano chiamati, nel
dialetto caderzonese, “Re da rio”
proprio perché alimentati non da
tubazioni, ma da un rio.
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Testi di biografie e opere a cura della Redazione del Garzonè,
tratti da Natura Naturans, Siti internet, Val Rendena Guida Turistica
Facchinelli, Nicoletti. Ed. Antolini
Fotografie a cura della Redazione del Garzonè e cortesia di
Attilio Carrara – Piacenza.
Caderzone, autunno 1940
(da sinistra, in piedi) Aristide Mosca “Gramolin”,
Siro Moratelli “Ragol”, Barnaba Polla “Casun”,
Fortunato Polla “Fachinot”,
Giairo Amadei “Rancel”, Alessio Sartori “Plodi”;
(in ginocchio) Albino Sartori “Ossin”,
Bruno Amadei “Masè”.
Pio e Linda
il
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Corpus Domini 2009
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il
Garzonè n. 33
Alpini, 1973
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Al compleanno di Arrigo Sartori a San Giuliano,
il giorno di San Giuliano 2008.
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