n. 33 ommario dal municipio pag. 3 vita dal cumün “ 7 opere pubbliche “ 27 curiosità animali “ 53 la nostra storia “ 56 i lettori scrivono “ 63 percorso culturale “ 72 spigolature del passato “ 87 il Garzonè n. 33 24h Val Rendena - edizione 2009 a Caderzone 1 «I nove siti componenti le Dolomiti salvaguardano una serie di paesaggi montani straordinariamente distintivi, che sono di eccezionale bellezza naturale. Le loro cime, spettacolarmente verticali e pallide, posseggono una varietà di forme scultoree caratteristiche che è straordinaria nel contesto globale. Questo bene include inoltre una combinazione di valori di importanza internazionale per le scienze della Terra. La quantità e la concentrazione di formazioni calcaree estremamente varie è straordinaria nel contesto globale, e contemporaneamente la geologia, esposta in modo superbo, fornisce un’intuizione della vita marina nel periodo Triassico, all’indomani della più grande estinzione mai ricordata nella storia della vita sulla Terra. I paesaggi sublimi, monumentali e carichi di colorazioni delle Dolomiti hanno inoltre attirato per molto tempo schiere di viaggiatori ed una storia di interpretazioni scientifiche ed artistiche dei loro valori». Motivazione Comitato UNESCO del 27 giugno 2009 il Garzonè n. 33 Le Dolomiti Patrimonio dell’Umanità 2 United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization World Heritage Convention il Cari concittadini, a quanto appare la crisi congiunturale tanto declamata dai mass media qui in Val Rendena non ha prodotto grandi danni. La tenuta del comparto turistico accompagnata dalle misure anticrisi varate dal governo nazionale e provinciale hanno permesso di superare, senza grandi turbamenti, un periodo difficile della nostra epoca. Ormai, secondo gli esperti lo spauracchio della grande recessione è passato e i dati economici cominciano a segnare andamenti rivolti verso la ripresa. Speriamo che ciò sia vero e che a tutti ritorni la voglia di migliorare la propria posizione con il coraggio di effettuare dei nuovi investimenti. Se la crisi economica sta regredendo, una crisi di altro tipo sta giorno dopo giorno avanzando. Mi riferisco allo smarrimento d’identità, che la globalizzazione sta creando in tutti gli strati sociali. Mentre fino a pochi anni orsono, tutte le attività umane erano mosse da tradizioni, ritmi, procedure e responsabilità chiare e ben definite, ora tutto si svolge in una apparente confusione di ruoli, tempi, stili e modi. Giustificando tutto, con l’avvento della modernità, ciascuno di noi si sente autorizzato a comportarsi come meglio crede e come più gli fa comodo, ribaltando e demolendo ogni riferimento al Passato, alla tradizione ed agli insegnamenti trasmessi dai genitori e dai nostri vecchi. È un fenomeno che più o meno sta toccando tutti i popoli del mondo e probabilmente sarà continuo senza una vera fine. Il Santo Padre Benedetto XVI nei suoi primi discorsi segnalava questo nuovo atteggiamento della società, particolarmente per il rispetto della religione, chiamandolo relativismo. Tutto è relativo al soddisfacimento dei propri bisogni e ognuno è autorizzato a fissare nuove regole che si adeguano alle proprie comodità. Se tutti noi non ci sforzeremo di resistere a questa ondata che sta permeando tutta la società, tutti i nostri intendimenti, obiettivi e principi in poco tempo andranno a scomparire. Resistere alle piene tante volte anche per gli argini più robusti è Garzonè n. 33 Saluto del Sindaco 3 difficile e probabilmente, resistervi completamente è impossibile, ma se le fondamenta sono buone i danni sono pochi e riparabili. Le nostre fondamenta principali a cui ci dobbiamo aggrappare e che da sempre contraddistinguono la nostra Comunità sono la grande disponibilità nelle attività di volontariato, il rispetto del territorio, l’operosità e la cordialità. Queste quattro peculiarità del nostro popolo non devono scomparire, ma anzi devono rafforzarsi. Se saremo in grado di fare ciò e di trasmettere questi nostri storici comportamenti alle nuove famiglie che ormai sempre più numerose si insediano a Caderzone Terme, allora la nostra Comunità potrà senz’altro continuare in prosperità e con un futuro per le nuove generazioni segnato da una buona qualità della vita e da una buona qualità ambientale. il Garzonè n. 33 Maurizio Polla 4 dal municipio il Grazie mille a quanti hanno commentato la nuova veste grafica del Garzonè, l’abbiamo gradito e vorremo rassicurare quanti, invece, si sono preoccupati che il Garzonè sia diventato un periodico da “guardare”, poiché non mancheranno mai riflessioni e pensieri. Spesso si dice: «un’immagine vale più di mille parole», è vero, ma solo in parte. Quello che noi abbiamo iniziato, questo nuovo percorso grafico-stilistico, è stato generato dalla volontà di rinnovare il periodico comunale, utilizzando con maggior ampiezza e flessibilità ogni forma di comunicazione, ricercando lo strumento più adatto al singolo contesto. Talvolta «poche parole possono valere più di mille immagini», in altri casi è più efficace una combinazione di testo e di comunicazione visiva più di quanto l’uno o l’altra potrebbero fare da sole. Nessun limite quindi, nessuno stereotipo, solo un nuovo modo per far conoscere e far osservare la realtà. Vorremo nutrire gli sguardi di chi – soprattutto i giovani – avvicinano il mondo con gli occhi dell’osservatore e non del lettore, per consentire anche a loro - utilizzando la loro chiave di “lettura” - di avvicinarsi al periodico comunale. La combinazione di parole ed immagini è un’arte sottile, impegnativa, su cui si ragionava seriamente tremila o cinquemila anni fa, ma che diviene ancora più importante con gli strumenti di cui disponiamo oggi. Rassicuratevi quindi, non cadremo nella banalità di affidare all’immagine un compito che sarebbe meglio spiegare in parole – o viceversa. Nemmeno succederà che questa mescolanza sia distratta e abborracciata, con il risultato di confondere invece di chiarire. Siamo consapevoli che concetti ed estetica, forma e contenuto, siano componenti inseparabili in un insieme percettivo. Anche se è evidente che l’immagine disegnata è più antica della parola scritta, Garzonè n. 33 Non solo immagini …non solo parole 5 dal municipio il Garzonè n. 33 Agosto 2009, Palazzo Lodron Bertelli, dalla Mostra “Cielo, Acqua, Terra” di Mauro Pancheri 6 non è chiaro se sia nato prima il linguaggio parlato o quello delle arti visive: pittura, scultura, architettura. Probabilmente lingua e arte sono nate, e si sono evolute, insieme. E insieme distinguono l’uomo dagli altri animali. Tutte le forme di espressione, la parola e l’immagine, la musica e la poesia, possono essere usate come valori estetici, ma anche per informare, per esprimere opinioni o per influenzare le opinioni e i comportamenti. Perciò, da sempre, sentiamo la responsabilità di chi le mette insieme, per evitare di truccare o di sbagliare. Ma, maggiore attenzione deve avere chi vede, legge o ascolta, per evitare di confondere il condimento con la sostanza. Saper leggere, saper vedere, saper capire, oggi è più importante che mai. Viviamo nel mondo delle apparenze e lo scontro con la realtà è divento pericolosamente aspro. Siamo fermamente convinti che saper leggere e saper scrivere sono indissolubilmente “complementari”, perché scrivere senza badare a chi legge è uno sterile soliloquio e leggere senza capire è un infruttuoso “passatempo”. la Redazione vita dal cumün Notizie da Caderzone Terme www.caderzoneterme.net La copertina del nuovo depliant turistico di Caderzone Terme Garzonè n. 33 [email protected] [email protected] [email protected] ITÀ NOV il Chi fosse interessato a ricevere per mezzo della posta elettronica le comunicazioni e gli avvisi emanati dal Comune e l’annuncio delle iniziative promosse in paese dalle Associazioni di volontariato, dovrà compilare l’apposito modulo a disposizione negli uffici comunali. Il servizio di messaggeria è completamente gratuito e consente una più veloce circolazione delle informazioni tra Comune e cittadini. 7 ...n’an di néf vita dal cumün Al Temp da Cadarciunal 2008 SUL AQUA NEF GIGNU VENT* GNINELA FROT CAFT NEF 19 2 2 8 2* - 7 + 1 26 cm FIVRER 26 - - 3 1 - 7 + 1 - MARZ 25 2 1 3 4 - 5 + 8 12 cm AVRIL 17 3 - 10 1 - 2 + 8 - MAC 22 4 - 5 - +2 +14 - GIUGN 17 6 - 7 - +8 +20 - LUI 22 3 - 6 - +7 +20 - AGUST 26 1 - 4 1 +9 +17 - SETEMBAR 15 8 - 7 - +4 +17 - UTUBAR 26 1 1 3 1 - 2 +10 5 cm NUEMBAR 20 5 1 N4 - - 8 + 8 67 cm DIZEMBAR 21 4 4 AN2 - -10 + 2 90 cm 256 39 9 62 10 -10 +17 200 cm il Garzonè n. 33 GINER 10 vita dal Daniele Mosca Guardiabosc il La temperatura e la nef l’è misurada ali set e meza di duman Giner dop i prum des (10) di cun in po di frot e in po di nef le sta caft e vers la fin al pariva quasi prumevera fivrer le sta bel e tidiu marz le sta in poppu frot chi fivrer e al vintitri (23) la flucà al set (7) di avril tri (3) ghei di nef al disdot (18) è sintu cantar al cucù par la pruma bota mac le sta umit giugn le sta bagnà e al quindas (15) a san giuglian des (10) ghei di nef. Lui le sta in po bagnà e vers al vinti (20) frot in agust ghe sta dai granc tempurai vers al quindas (15) l’era frot setembar le sta bagnà e frosc utubar vers la fin le sta frot e cun in po di nef vers la fin di nuembar la fluca in dizembar e vegnu tanta nef ma par tri di la pluost e po la fat frot la gent la taca a nar sai toc a butarla giu la nef dali grundi Da nuembar dumilaot (2008) al mis di marz dal dumilanof (2009) e vignu tri metri e mez (3.5m) di nef me nu mi rigort n’invern cun ci tanta nef. Garzonè n. 33 cumün 11 vita dal cumün A Caderzone ...c’era una neve mai vista il Garzonè n. 33 Erano anni che non si verificavano nevicate così copiose. I nostri vecchi raccontano che l’ultima nevicata di queste proporzioni risale al 1951. Se da un lato il paesaggio si presentava da “cartolina”, dall’altro lato questa neve ha portato un superlavoro per mantenere efficiente e funzionale la viabilità e la sicurezza degli edifici. Il Sindaco è stato costretto ad emettere un’ordinanza di sgombero neve dai tetti. 12 13 il Garzonè n. 33 14 il Garzonè n. 33 il Garzonè n. 33 Non solo lavoro ma anche splendide e gratificanti gite scialpinistiche 15 16 il Garzonè n. 33 Garzonè n. 33 il Otto maggio 2009, l’ultima neve depositata nel parco dr. Aldo Salvadei 17 vita dal cumün il Garzonè n. 33 Vigili del fuoco Volontari di Caderzone Terme in assemblea 18 Il giorno 15 maggio 2009 ad ore 20.30 si è riunita presso la sede dei VVF volontari di Caderzone Terme l’assemblea generale corpo VVF di Caderzone Terme per affrontare i seguenti punti all’ordine del giorno: • Relazione del Comandante • Rinnovo cariche • Varie ed eventuali. All’ora stabilita sono presenti tutti i vigili ad eccezione del vigile Polla Roberto assente giustificato, assiste alla riunione il Sindaco Polla Arch. Maurizio. Il comandante Amadei ing. Gianpietro illustra brevemente l’attività svolta nella scorsa settimana durante il suo impegno operativo in Abruzzo con il vigile Sartori ing. Tullio. Gianpietro Amadei evidenzia l’impossibilità di mantenere la carica di comandante a seguito della nomina ad Ispettore distrettuale ed esprime il suo rammarico nel dover lasciare tale incarico e la vita attiva del corpo per la durata di tale incarico a livello di Unione distrettuale. Riassume brevemente le cose fatte in questi 20 anni di permanenza nel corpo e si augura che il clima collaborativo e di affiatamento che si respira nel corpo possa continuare a lungo. Il Sindaco prende la parola ed esprime il suo ringraziamento al Comandante uscente per il servizio svolto e gli auguri per il nuovo prestigioso incarico assunto, a sua volta auspica che il Corpo Vigili del Fuoco Volontari Caderzone Terme possa trovare un nuovo comandante in grado di mantenere il clima attuale all’interno del corpo e con le competenze necessarie a portare avanti questo gravoso compito. Si passa al secondo punto all’ordine del giorno verificando la disponibilità dei vari componenti il corpo a ricoprire l’incarico di nuovo comandante, dopo una breve discussione cui partecipano tutti i presenti si decide mantenere fino a scadenza il direttivo nei componenti attuali e si propone come comandante l’ing. Tullio Sartori, che attualmente ricopre la carica di cassiere, la proposta viene vita dal cumün accolta all’unanimità da tutti i vigili presenti per acclamazione. Il nuovo comandante viene quindi surrogato nella carica di cassiere dal vigile Davide Sartori. Attualmente il corpo VVF Caderzone Terme risulta così composto: Aspiranti Vigili: Mosca Giovanni Carlöt Mosca Guido Polla Fabrizio Polla Roberto Salvadei Loris Amadei Gianpietro (Ispettore distrettuale) Amadei Matteo Maccarrone Enrico Sartori Daniele. Garzonè n. 33 Vigili: Sartori ing. Tullio Polla Mario Amadei Nicola Sartori Davide Polla Claudio Polla Luciano il Comandante: Vice Comandante: Segretario: Tesoriere/cassiere: Magazziniere: Caposquadra: 19 vita dal cumün La sirena restaurata il Garzonè n. 33 Nel corso dei lavori di restauro e sistemazione della sirena comunale, è stata ritrovata un foglietto con una nota scritta il 22 giugno 1969 dai primi posatori della sirena Antonio Polla e Ezio Sartori, la nota riporta il lavoro effettuato ed una moneta dell’epoca del valore di Lire cinquanta. 20 vita dal cumün Voci dalla Parrocchia - Pasqua 2009 – il Garzonè n. 33 Una piccola rappresentazione della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, perché anche attraverso questi segni bambini ed adulti possano avvicinarsi di più al Signore e comprendano meglio l’immenso amore che Gesù ci ha donato offrendo la sua vita sulla croce per salvare tutti noi. La rappresentazione, realizzata dai bambini della catechesi, è stata esposta in chiesa per il periodo pasquale. 21 22 il Garzonè n. 33 Festa degli Alberi il Garzonè n. 33 Come ogni anno gli ultimi giorni di scuola si è svolta la tradizionale festa degli alberi. Dopo che gli scolari del Centro Scolastico hanno piantato tutti la loro piantina, in località “Plan da li Costi” hanno pranzato. Agli scolari dell’ultimo anno l’Amministrazione comunale ha donato un albero da frutto da piantare nel loro giardino. Nelle foto il Sindaco e il Parroco di Caderzone Terme con altri Amministratori anche di Strembo e Bocenago mentre avviene la consegna delle piante. 23 vita dal cumün il Garzonè n. 33 Forse non tutti sanno che... 24 il 19 settembre 2008 è stata ufficialmente modificata la denominazione del paese di Caderzone in Caderzone Terme. Anche il referendum tra gli abitanti del paese ha confermato la decisione dell’amministrazione comunale di adeguare il nome del paese alla vocazione termale che si sta affermando ormai da sei anni. Risale infatti all’8 maggio 2004 l’inizio dell’attività termale del “Borgo della Salute” dove è collocato lo stabilimento delle Terme Val Rendena. La storia delle terme risale però più lontana nel tempo; le prime citazioni storiche dell’acqua della fonte termale di Caderzone Terme sono del 1600, i primi tentativi di utilizzo dell’acqua risalgono all’inizio del ‘900, le prime analisi chimiche della fonte sono state eseguite dopo il 1950, i primi studi delle Università a partire dal 1990. La filosofia del benessere che viene proposta si distingue dal concetto di centro benessere ormai diffuso nei saloni o negli hotel. La differenza deriva dal fatto che le Terme partono da un elemento unico, raro e prezioso, su cui si basa lo sviluppo di tutte le cure e dei trattamenti: l’acqua termale. Acqua come “strumento terapeutico”, che qualifica tutte le prestazioni erogate destinate al recupero della salute in primo luogo e del benessere come effetto-conseguenza. A conferma di questo sta che tutte le cure erogate dalle Terme (cure inalatorie, bagni, idromassaggi, ventilazione polmonare e cura idropinica) sono convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.). Cosa significa? Semplice: che con la prescrizione del proprio medico di famiglia ciascun cittadino ha diritto ad usufruire di un ciclo di cure termali l’anno, pagando per questo solo l’importo del ticket (da 0 a 50 € in relazione al tipo di esenzione). Chi, quindi, soffre delle patologie curate alle Terme Val Rendena può, semplice- vita dal il mente con l’impegnativa, avere accesso ad un ciclo di cure di due settimane utilizzando il più semplice degli elementi: l’acqua. Non dimentichiamo poi che l’offerta dello stabilimento è molto ampia e comprende i servizi di una rinomata equipe di medici specialisti a disposizione durante tutto l’anno (su appuntamento) di coloro che necessitano privatamente di queste visite. Presso le Terme potrete trovare infatti: un medico internista, un otorinolaringoiatra, una dermatologa-venereologa, un ortopedico-traumatologo, una podologa, un medico vascolare e un osteopata. Tra le terapie applicate elenchiamo la magnetoterapia, la scleroterapia la crioterapia e la fototerapia oltre agli esami strumentali quali l’elettrocardiogramma, l’esame doppler venoso agli arti inferiori, la spirometria, l’audiometria e l’impedenzometria. Questo servizio medico specialistico, senza tempi di attesa, introvabile fino a pochi anni fa in zona è dedicato soprattutto ai residenti, più ancora dei turisti. Ultimo, ma non ultimo, un innovativo centro estetico affianca le prestazioni mediche con un ampia offerta di trattamenti mirati al benessere e alla cura della persona. Le estetiste e i massaggiatori delle terme sono a vostra disposizione tutto l’anno per offrire pacchetti relax e personalizzati secondo le vostre esigenze. Sono inoltre a disposizione i prodotti cosmetici della linea Thermae Veritas, e i prodotti e trattamenti della nuova linea termale che creano uno stretto legame tra terme e territorio; dalla combinazione di acqua termale, latte di razza rendena, fieno di San Giluiano, farina di Storo, frutti di bosco, arnica e genzianella sono nati infatti nuovi trattamenti semplici e naturali al servizio del benessere, che grazie all’assenza di conservanti e coloranti chimici mirano al rispetto dell’equilibrio fisiologico della pelle. L’orario continuato e le continue promozioni del Centro estetico sono un ulteriore motivo per convincersi a ritagliarsi un po’ di spazio per ritrovare forma e benessere fisico e mentale. La popolazione locale (Val Rendena, Tione e paesi limitrofi) inoltre ha diritto ad uno sconto del 10% su tutte le cure termali e sui trattamenti del Centro benessere. Nell’ottica di ampliamento del Centro, l’aspetto relativo al wellness diventerà punta di diamante dell’offerta delle Terme Val Garzonè n. 33 cumün 25 vita dal cumün il Garzonè n. 33 Rendena. Sono in fase di finalizzazione nel meraviglioso palazzo nobiliare Lodron-Bertelli i lavori per la realizzazione del nuovo Centro wellness, la cui apertura è prevista per la fine del 2009 e che prevedrà sauna, bagno turco, piscine termali, cromoterapia, idromassaggi, doccia tropicale e tutto quanto non può mancare in un Centro benessere all’avanguardia. Nel palazzo troverà posto anche un ristorante e un hotel composto da 11 suites dove alloggiare gli ospiti. In pochi anni le Terme Val Rendena intendono così guadagnare sempre più spazio nell’ambito locale e del “turismo del benessere”. Le caratteristiche dell’acqua termale della Fonte Sant’Antonio la rendono ideale per il trattamento delle vasculopatie periferiche, delle affezioni dermatologiche, delle affezioni osteoarticolari e delle patologie dell’apparato respiratorio, come certificato dai decreti ministeriali (ministero della salute) del 26/02/1996, del 18/12/2000 e del 3/06/2004. Le stesse cure sono inoltre convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale viste le autorizzazioni dell’ Azienda per i Servizi Sanitari della Provincia di Trento del 05/05/2004 e del 02/08/2004. 26 Luglio 2009, il noto Medico di famiglia della trasmissione televisiva “Elisir”, Carlo Gargiulo ha visitato le nostre Terme. opere pubbliche il Garzonè n. 33 In questa sezione vengono illustrate le principali attività nel campo dei lavori pubblici che hanno impegnato l’amministrazione comunale nell’ultimo anno. 27 opere pubbliche Impianto fotovoltaico il Garzonè n. 33 L’impianto fotovoltaico realizzato sul tetto del municipio sta soddisfacendo le nostre aspettative, confermando le previsioni di produzione energetica pulita. Dal pannello posto nell’ingresso del municipio è possibile seguire in tempo reale la produzione di energia elettrica ed il conseguente risparmio di emissioni nocive nell’atmosfera se l’energia immessa nella rete nazionale fosse stata prodotta con combustibili fossili. 28 I dati evidenti nel pannello si riferiscono alla data del 13 agosto 2009 opere pubbliche il Garzonè n. 33 Rimanendo nel campo dell’energia alternativa e del risparmio energetico, si segnala che presso gli spogliatoi del campo sportivo in località “Li Cani”, l’Amministrazione comunale ha installato, con ottimi risultati, una serie di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda a servizio delle docce per i giocatori. 29 opere pubbliche Maso Curio il Garzonè n. 33 Il 18 febbraio 2009 il Comune di Caderzone ha acquistato il Maso Curio e i terreni circostanti e pertinenti all’azienda agricola. Il volume acquisito è pari a mc 4.470 corrispondenti al maso vero e proprio, alla casa utilizzata come appartamento del custode e la metà della stalla e fienile dell’edificio retrostante. A questi si aggiungono i terreni per complessivi mq 18.341. Il costo totale dell’acquisto è stato pari a € 985.000,00 finanziati per il 95% a fondo perduto dalla Provincia Autonoma di Trento. Il Curio, costituisce un importante esempio di architettura alpina, ed attualmente versa in precario stato di conservazione ed in mancanza di un intervento di sistemazione, da realizzare con somma urgenza, rischia di subire danni irreversibili, tali da pregiudicarne la sopravvivenza. Per comprendere appieno l’importanza dell’edificio, si riportano alcuni stralci della tesi «Il “Curio” sulla conservazione e la tecnologia delle strutture lignee» discussa dalla dottoressa Serena Filippini nell’anno accademico 1995/96, presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Firenze, relatore il professor Luca Giorni. 30 opere pubbliche il Monumentale testimonianza dell’architettura rurale rendenesi, il “Curio” si erge all’estremo meridionale della vasta pianura prativa, che si estende in sponda destra del fiume Sarca a Nord dell’abitato di Caderzone, a circa 740 m s.l.m.. L’imponente edificio concorre in maniera determinante alla definizione paesaggistica della grande piana, denominata “di Curio”, formatasi per il riempimento alluvionale ed il grande lago, di origine glaciale, che in antico occupava gran parte dell’alta valle, dall’attuale abitato di Carisolo fino a quello di Caderzone. I suoi costruttori, posizionandolo nella parte meridionale del terrazzo alluvionale lo posero al riparo sia delle frequenti inondazioni del fiume Sarca, che dalle rovinose frane che periodicamente si staccavano dalle pendici del monte Corno Alto - Spadolone che definisce ad Ovest la Piana. Per evitare gli effetti delle probabili inondazioni, che devastarono di frequente la piana di Curio, l’edificio venne costruito ad una considerevole distanza dal fiume, in prossimità dell’antica strada che attraversava tutta la piana fino all’estremo lembo settentrionale, dove si trovava il ponte di “Bondai”, unico punto di passaggio per raggiungere gli insediamenti dell’alta Valle. Ancor più evidenti sono i rapporti che l’edificio ha con il bosco ed i prati circostanti. L’importanza e monumentalità del Curio sono strettamente legate al fatto di essere il risultato, vivo e funzionale, del processo secolare con cui gli abitanti della valle, in condizioni estreme ed impiegando una gamma limitata di materiali (legno e pietra) e nel pieno rispetto della natura, hanno saputo affinare metodi di lavorazione e procedimenti costruttivi capaci di rispondere alle loro esigenze primarie. Garzonè n. 33 Il Curio e il suo ambiente 31 opere pubbliche il Garzonè n. 33 Vicende storiche 32 Il Maso Curio è la più antica testimonianza di architettura agricola-patronale di tutta la valle. Parte in muratura e parte in legno il maso con le sue stalle, il suo porticato, le sue gigantesche colonne di larice, il tetto di scandole, il “casetto” del latte e la “casera” dei formaggi, sorge nel punto più panoramico dell’omonima piana. Deve il suo nome alla parola latino-barbarica “Curium” (o Kurium) che significa “il luogo del signore”. A tutt’oggi le notizie storiche che lo riguardano sono alquanto scarse e frammentate. La prima notizia certa della sua esistenza è contenuta nel testamento di Donna Margherita del 19 settembre 1362. Con ogni probabilità il maso costituiva la dimora patronale dei Lodron assieme alla potente torre, costruita nei primi anni del milletrecento al centro dell’abitato di Caderzone. La presenza del manto di copertura in scandole è la testimonianza che già all’epoca l’edificio era molto importante, va tenuto conto infatti che in quel periodo le costruzioni comuni erano coperte di paglia. Dal documento risulta anche che la casa era dotata di un portico (tegia), elemento che all’epoca doveva caratterizzare molti edifici del fondovalle, come risulta anche da altri atti notarili. Un’altra notizia storica della presenza del maso risale al 1444 quando si verificarono e fissarono nei loro giusti termini i confini del Vaso del fiume Sarca attraversante i territori di Caderzone e Bocenago. Importante traccia documentaria è l’affresco che si trova sulla facciata Est della fabbrica. Nel dipinto murale è raffigurato il “Curio” colpito da un fulmine tra le figure della Madonna, Sant’Antonio Abate, protettore delle stalle e degli animali, e di Santa Barbara da sempre invocata in caso d’incendio. L’affresco riporta, in un riquadro, la data 1537. Sicuramente posteriore al 1537 è la modesta aggiunta apportata all’edificio sul fronte Ovest, contenente al piano terra un locale di deposito. Nei documenti del 1639, quando nel giorno di sabato 17 settembre 1639 vennero, per l’ennesima volta, rinnovate le terminazioni tra i territori di Giustino e Caderzone distrutte da un’alluvione del fiume Sarca, viene menzionata la contrada di Curio. L’edificio ed i suoi annessi sono facilmente individuabili, nella configurazione attuale, nelle mappe del Catasto Austroungarico del il 1859. Nel corso dei secoli la proprietà del Curio venne progressivamente frazionata. Agli inizi degli anni ’70 l’edificio risultava diviso in sei “porzioni di casa” appartenenti a dodici comproprietari. Nel 1971 il Curio viene acquistato per intero dalla signora Adelaide Barbara Ambrosioni. Tra il 1972 ed il 1973 il Ministero della Pubblica Istruzione, sottopone il Curio, i suoi annessi ed una vasta zona privata al vincolo di tutela artistica ai sensi della Legge 1 giugno 1939 n. 1089. Nel 1980, con autorizzazione della Commissione beni Culturali della provincia di Trento, viene ricostruito sui ruderi esistenti il cascinello, posto a sud dell’edificio principale, in passato utilizzato per abitazione e per la produzione dell’acqua calda necessaria a condurre le stalle. Garzonè n. 33 opere pubbliche 33 opere pubbliche In tempi recenti la Provincia di Trento ha inserito il Curio, alcune sue particelle fondiarie limitrofe ed i fabbricati annessi nell’elenco dei beni previsto dall’art. 94 della L.P. 5 settembre 1991 n. 22b. Descrizione funzionale il Garzonè n. 33 Anche dal punto di vista funzionale il “Curio” non può essere separato dal suo ambiente circostante. L’edificio principale, infatti, con i suoi annessi, ed i prati, i campi ed i boschi circostanti costitutiva un’unità funzionale agricolo-pastorale autosufficiente, il Maso che garantiva la sopravvivenza di un ben determinato nucleo di persone. L’intera proprietà ha fortunatamente mantenuto la sua originaria funzione legata all’allevamento del bestiame praticata, forse unico esempio in tutta la Val Rendena, ancora secondo le modalità tradizionali. Nell’edificio principale la localizzazione delle funzioni presenta i caratteri tipici riscontrabili in gran parte delle costruzioni tradizionali dell’arco alpino. Al piano terra, racchiuse entro mura di pietra, troviamo gli spazi di ricovero degli animali, suddivisi in cinque stalle (stàla), ognuna capace di contenere fino a 12 grossi bovini. Ogni stalla è dotata, oltre alla porta di accesso, di almeno due finestre contrapposte per garantire il necessario ricambio d’aria ed un minimo di illumi- 34 il nazione. Tutte le finestre hanno dimensioni ridotte e sono prive di serramenti, ma dotate di robuste inferriate per impedire l’accesso agli animali selvatici. L’accesso alle stalle non avviene direttamente dall’esterno, ma attraverso un profondo porticato (córt) delimitato da quattro possenti colonne in legno di larice, che occupa per tutta la lunghezza dell’edificio il lato sud del piano terra. All’estremità ovest del portico si trova un piccolo locale usato per il deposito degli attrezzi e coperto da una volta a botte. Al centro del portico si trova una fontana dove viene conservato il latte. Dal portico mediante una ripida scala in legno si accede al primo piano dove si trova il fienile (tablà) qui al riparo dall’umidità vengono conservati i foraggi. La parte di fienile sopra il portico è delimitata da tamponamenti in tavolato di legno, mentre la parte sopra le stalle è racchiusa entro murature. Da nord il fienile è direttamente accessibile ai carri attraverso una rampa in terra. Da un grande portone ad arco si accede ad uno spazio di transito che attraversa l’edificio, da nord a sud, per tutta la sua profondità. Lo spazio del fienile è suddiviso da tavolati in legno, funzionali allo stoccaggio di diversi tipi di fieno. Eccettuato il portone carraio dal lato nord, il fienile non è dotato di finestre o aperture dirette verso l’esterno, la disposizione leggermente discosta delle tavole dei tamponamenti in legno ed i timpani aperti del sottotetto assicurano una sufficiente ventilazione per la buona conservazione del foraggio. Il fienile è collegato direttamente con tutte le stalle mediante delle botole ricavate nei solai in legno attraverso cui veniva calato il fieno. Dal tablà salendo una seconda scala in legno, più ripida della precedente, si giunge nell’ampio sottotetto (pléfsa) delimitato dalle due falde della copertura. Garzonè n. 33 opere pubbliche 35 opere pubbliche Le strutture della fabbrica Fondazioni È ipotizzabile che le murature poggino direttamente sul terreno senza particolari strutture di fondazione. Le fondazioni delle quattro colonne in legno del portico sono costituite da grosse scaglie di pietra granitica. Queste pietre oltre a ripartire il carico sul terreno, impediscono il contatto diretto fra il legno e la terra. il Garzonè n. 33 Strutture portanti verticali 36 Le strutture di elevazione della fabbrica sono costituite da due parti costruttivamente e visivamente distinte unificate dalla grande copertura in legno. La parte meridionale dell’edificio, con il portico a piano terra e parte del fienile al primo piano è completamente realizzata in legno, mentre la restante parte è realizzata in muratura. La costruzione in legno si imposta su quattro tozze colonne ottenute dalle basi di tronchi di larice semplicemente sgrossati con l’accetta (tapàr), che definiscono spazialmente il portico, hanno diametri variabili fra i 45 e 53 cm e sono semplicemente appoggiate su grosse pietre granitiche. Sulle colonne appoggia la struttura principale del solaio del portico, costituita da due travi, sez. 30 x 35 cm circa, squadrate a mano. Al di sopra delle strutture del solaio del portico si imposta la struttura a telaio, costituita da elementi orizzontali e verticali, che sorregge il solaio del sottotetto e le strutture d’imposta della falda sud della copertura, oltre al tamponamento in tavole di legno del fienile. La parte in muratura dell’edificio è costituita da setti murari ed è completata dalle pareti, con altezza di un piano, di divisione delle stalle. Le murature del “Curio” sono realizzate secondo questo sistema costruttivo. I cantonali sono infatti costruiti con graniti squadrati di grosse dimensioni, mentre le restanti parti di muro sono realizzate con elementi lapidei di diverse pezzature e forme uniti da abbondante malta. Le murature sono ricoperte da un intonaco raso pietra che lascia intravedere la tessitura muraria. opere pubbliche Strutture portanti orizzontali Le strutture orizzontali portanti del maso curio sono costituite da due solai completamente in legno e da una piccola struttura voltata di copertura del deposito attrezzi ricavato nel piano terra del corpo aggiunto sul fronte est della costruzione. Il primo impalcato in legno costituisce l’elemento separatore tra il piano delle stalle e del portico ed il fienile, ed è costituito da sei campate di solaio ben distinguibili per funzionamento statico e modalità costruttive. Cinque di questi solai costituiscono le coperture delle stalle ed uno il soffitto del portico. La volta di copertura del deposito attrezzi è l’unica struttura voltata dell’edificio. Si tratta di una volta a botte, ad arco ribassato in malta e pietrame. il La copertura del Curio è a due falde con timpani aperti, tipica dell’architettura locale già in uso in epoca preistorica. Nonostante le dimensioni dell’edificio la copertura è sostenuta senza l’impiego di capriate, elemento costruttivo raramente impiegato nelle costruzioni civili in Val Rendena. Garzonè n. 33 Copertura 37 opere pubbliche Le due falde di copertura, con pendenza del 55% circa, sono costruite interamente in legno. Struttura Secondaria La struttura secondaria è costituita da tronchi in larice od abete di diametro variabile da 18 a 27 cm circa, semplicemente scortecciati e leggermente sagomati nella parte di contatto con la trave di colmo alla quale sono fissati con cavicchi in legno. Tutte le connessioni tra gli elementi della struttura principale ed i travetti sono realizzati con chiodi in legno. il Garzonè n. 33 Sottomanto e manto di Copertura 38 II sottomanto è costituito da un tavolato discontinuo in legno (gramògni) su cui poggiano le scandole. II manto di copertura è costituito da scandole in larice, ottenute a spacco. La posa è a tre strati in modo che le scandole lunghe circa 80 cm restino in vista per circa 1/3. Questo tipo di posa in opera e detto “in terza”. L’amministrazione comunale ha già provveduto a predisporre il progetto da parte dell’architetto Roberto Paoli di Madonna di Campiglio per il restauro e lo stesso è stato inviato alla Provincia per il relativo finanziamento. Maso Curio d’avril In la piana imblumbida d’avril Maso Curio le lì, suta l temp adés come alora, in tal mila e sezent. Come ‘n guardian senza sciòp par li man cun la schina plagada e i mör plangigant Dó ali di scanduli cargàdi di sas par vinciar al vent li plani tiradi, come brac’ vers al cel a protegiar li stali, al bistiàm e la gent la pel söca e scöra, sagnada dal temp Intorno la nébia chi ‘ncarta la sera la téra chi para ...l’a pért la pasienza a füria di nef nu vegn pu prumavera! Anna Turri aprile 2009 il Maso Curio al lu sà ghe pu temp chi vita dop l’invern vegn l’istà … e sas su sas... Maso Curio al spèta e l tas. Garzonè n. 33 Maso Curio impasibil le usà a spatar come na nave in tal porto pronta a salpar 39 opere pubbliche Opere di Bonifica e consolidamento nelle Località Val da li Puzi, Plan dal Runcadél, Aghiciöl, Li Eri e Val Vecia A cura dello “Studio Tecnico In Geo ing. Giampaolo Mosca, geom. Claudio Mosca” il Garzonè n. 33 Val da li Puzi 40 La Val da li Puzi sovrasta la porzione sud dell’abitato di Caderzone ed è percorsa da un torrente a portata estremamente variabile. In occasione di eventi meteorologici estremi si registravano notevoli incrementi delle portate, fenomeni di intenso trasporto solido e formazione di colate detritiche, o di piccoli movimenti franosi, con origine in corrispondenza di porzioni di versante caratterizzati da elevata acclività. La zona di dissesto si trovava nella parte medio-alta della valle ed è originata, con ogni probabilità, in concomitanza di un evento estremo, risalente a qualche decennio fa, si trattava di una limitata nicchia di frana, con diametro di circa 20÷25 metri posta a una quota di circa 900 m s.m., poco a valle della strada forestale per malga Campastrìl con corona di distacco evidente, soprattutto nella porzione verso nord. Ai piedi della nicchia era presente un’emergenza idrica che, in occasione di piogge intense, comportava l’instabilità del versante. Per la stabilizzazione del versante è stata costruita una barriera composta di elementi piramidali prefabbricati in metallo tipo “Lasar”. Ogni elemento prefabbricato è stato agganciato al substrato mediante un tirante in fune e successivamente ritombato con il opere pubbliche materiale di risulta degli scavi di imposta. Preliminarmente al rinterro della struttura si è provveduto alla posa di tubazioni drenanti che intercettanno, trasferendole in superficie, le acque di falda. L’intervento è stato completato dalle opere di ripristino superficiale e rinverdimento. il Circa 30 metri a nord della piazzola denominata “Plan dal Runcadél”, e immediatamente a monte della strada comunale “Caderzone-Diaga”, è stata localizzata una situazione di pericolo rappresentata da un trovante di dimensioni considerevoli (diametro medio 1.50÷2.00 m) in posizione di equilibrio precario alla quota di circa 1200 e1300 m s.m.. Il trovante era appoggiato su un versante a pendenza elevata e presentava una situazione di parziale scalzamento al piede. In considerazione della mole del trovante e della prossimità della strada per Diaga, l’Amministrazione ha convenuto di procedere con un intervento di stabilizzazione la demolizione controllata del trovante instabile. Garzonè n. 33 Plan dal Runcadél 41 opere pubbliche il Garzonè n. 33 Località Aghiciöl 42 In località Aghiciöl era presente una situazione analoga a quella riscontrata al “Plan dal Runcadél”. Il masso instabile era posizionato a valle della strada per Diaga, ma incombeva direttamente, per la particolare morfologia del versante, sul fondovalle sottostante nel comune di Pinzolo in coincidenza con il parco pubblico “Pineta. Anche in questo caso l’Amministrazione è intervenuta con la stabilizzazione definitiva, analogamente a quanto realizzato per il trovante al Plan dal Runcadél. In località “Li Eri” la strada “Caderzone-Pozza delle vacche” attraversa una porzione di versante roccioso caratterizzato da fratturazioni locali. Si riscontrava una situazione di pericolo diffuso per il transito sulla strada rappresentato da un diedro roccioso, del volume apparente di circa 1÷2 m3 , parzialmente separato dal substrato granitico. Si è reso necessario, anche nel presente caso, operare attraverso un intervento di stabilizzazione della porzione instabile e di parte della scarpata ai lati del diedro attraverso la realizzazione di un contrafforte in calcestruzzo, addossato alla scarpata rocciosa. Detto opere pubbliche contrafforte è stato ancorato al piede mediante l’inserimento di barre tipo Dywidag direttamente ancorate alla parete rocciosa retrostante. Località Val Vecia il Garzonè n. 33 La situazione orografica e pedologica a monte della strada per Diaga, a quota 1440 m s.m., in attraversamento alla Val Vècia, era per alcuni aspetti analoga a quella presente in località “Li Eri”. La scarpata a monte della strada, era caratterizzata da emergenze di roccia altamente fratturata che necessitavano di interventi stabilizzanti di natura geotecnica per un tratto di circa 50 metri prima e dopo il compluvio della valle. Si è effettuata la “pulizia” generalizzata delle scarpate in roccia attraverso interventi di decespugliamento, bonifica e disgaggio di piccoli trovanti, poi si proceduto alla chiodatura e rivestimento con reti metalliche a maglia esagonale delle parti di roccia caratterizzate da fessurazione incipiente, in modo da ridurre o annullare la tendenza al distacco o allo sfaldamento. 43 opere pubbliche Rifugio San Giuliano Progetto per l’approvvigionamento energetico del rifugio San Giuliano da fonti rinnovabili il Garzonè n. 33 dott. Emilio Mosca 44 “Il rifugio San Giuliano si trova in una caratteristica conca alpina, aperta su un unico lato a mostrare l’imponenza della Presanella. Situato nel territorio del Parco Adamello Brenta a quasi 2000 metri di quota, si può raggiungere attraverso un sentiero percorribile esclusivamente a piedi. La conca ospita due laghetti alpini, di San Giuliano appunto e di Garzonè, ed è da sempre frequentata, oltre che dai pescatori e dai pellegrini diretti alla piccola chiesetta dedicata al Santo ed eretta sulle rive del laghetto omonimo, dai residenti della zona e da numerosi turisti in cerca di un’oasi di tranquillità e serenità. Il rifugio, di proprietà del comune di Caderzone è attualmente gestito da una famiglia locale ed offre ospitalità a tutti i passanti, garantendo loro vitto ed alloggio. Per assicurare il servizio, il rifugio necessita però di un certo apporto energetico. Attualmente la produzione di energia elettrica per l’illuminazione ed il funzionamento dei vari elettrodomestici è affidata ad un potente generatore a gasolio, mentre delle bombole di gpl garantiscono il funzionamento dei piani cottura e del boiler dell’acqua calda. Si tratta chiaramente di una nota stonata in un’oasi ambientale quale quella in cui si trova il rifugio, sia sotto il profilo della rumorosità, che sotto quello dell’inquinamento prodotto, non soltanto in fase di funzionamento, ma anche in quella di approvvigionamento (i vari combustibili devono venir portati in quota a mezzo elicottero, non esistendo vie alternative). Una nota stonata che è però possibile correggere in una corretta sinfonia di utilizzo di fonti energetiche alternative presenti in zona…” Con questa premessa ho voluto iniziare la relazione tecnica di un progetto dimostrativo, finalizzato a svincolare il rifugio San Giuliano da fonti di energia non rinnovabili, commissionatomi dall’Amministrazione Comunale di Caderzone Terme. opere pubbliche il Il progetto, redatto grazie al prezioso aiuto degli Ing. Mosca Giampaolo dello studio Ingeo e Luminari Massimo dell’ElMa ed ora al vaglio degli uffici provinciali per il finanziamento, propone una soluzione integrata costituita da un impianto microidroelettrico, un impianto solare termico e fotovoltaico, un sistema di accumulo/cogenerazione ad idrogeno. Tale soluzione deriva da un’attenta valutazione delle risorse presenti sul posto e dei carichi energetici richiesti quotidianamente dal rifugio. L’impianto microidroelettrico, previsto dal progetto a valle del laghetto di San Giuliano, non riesce infatti a garantire la copertura dei picchi di carico richiesti dal rifugio nelle ore “calde”, da un lato per l’orografia della zona, che non permette di incrementare il salto idroelettrico, dall’altro per la necessità, dettata dal regolamento del Parco Naturale Adamello Brenta, di prelevare l’acqua dall’emissario e non direttamente dal laghetto. Il problema della copertura dei picchi di consumo non viene risolto nemmeno tenendo conto della produttività dell’impianto fotovoltaico già presente sulla falda esposta del rifugio, e nemmeno nel caso, previsto a breve, di un suo raddoppio. La resa di tale impianto è infatti limitata ad alcune ore della giornata, peraltro non sempre coincidenti con i picchi di consumo, ed è fortemente dipendente dalle condizioni atmosferiche. Garzonè n. 33 Fig. 1 – Cartina topografica della zona interessata dall’emissario. In rosso il tracciato previsto per la forzata 45 opere pubbliche il Garzonè n. 33 Per questo si è studiato anche un sistema di accumulo che potesse generare corrente al bisogno e la scelta è ricaduta sull’idrogeno, da molti considerato il vettore energetico pulito del futuro. Tale sistema di accumulo si basa su due reazioni chimiche opposte: la scomposizione dell’acqua nei suoi elementi costituenti, idrogeno ed ossigeno, e la sintesi dell’acqua a partire da questi ultimi. La prima reazione è endoenergetica, richiede cioè un certo apporto energetico dall’esterno, la seconda è invece esoenergetica, ovvero produce energia. Grazie all’energia elettrica in esubero generata dalla turbina nelle ore di minor consumo, soprattutto durante la notte quindi, una certa quantità d’acqua viene dissociata per via elettrolitica in idrogeno ed ossigeno. L’idrogeno, accumulato in appositi serbatoi, viene poi fatto reagire nuovamente con l’ossigeno atmosferico per la produzione di energia elettrica nelle ore di maggior richiesta da parte dell’utenza. La reazione di scomposizione è affidata ad un dissociatore elettrolitico, in grado di produrre idrogeno già pressurizzato, la reazione di sintesi avviene invece all’interno di una cella a combustibile, o fuel cell, in grado di abbinare alla produzione di elettricità la contemporanea cogenerazione di energia termica, sfruttabile per l’acqua sanitaria o il riscaldamento dei locali. 46 il In figura si propone uno schema dell’impianto nel suo insieme. Il sistema di controllo richiede alla cella a combustibile la produzione di un surplus di energia per coprire i picchi di carico, oppure invia all’elettrolizzatore l’energia in eccesso prodotta dagli impianti idroelettrico e fotovoltaico nei momenti di minor consumo. Esso è inoltre in grado di limitare la produttività della micro centralina, agendo sugli ugelli che indirizzano l’acqua alla turbina, nel caso un ridotto consumo elettrico o della necessità di un minor prelievo idrico. La localizzazione di forzata e micro centralina nella zona impervia e poco accessibile a valle del lago di San Giuliano ed il posizionamento del sistema di accumulo e controllo in locali già esistenti garantiranno un impatto ambientale minimo e sicuramente compensato dalla riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico conseguente all’eliminazione del generatore a gasolio. Il progetto, oltre che per gli alti contenuti tecnologici, può contare su diversi punti di forza che lo prefigurano come dimostrativo: integra tecnologie differenti per lo sfruttamento di fonti rinnovabili, utilizza un elettrolizzatore che produce idrogeno già alla pressione di stoccaggio senza il bisogno di compressori intermedi, prevede una gestione dinamica delle fonti di energia e dell’accumulo verificabile e modificabile anche da remoto. Non ultimo esso dimostra come la ricerca possa non essere fine a se stessa ma, calata nel contesto opportuno, contribuire alla realizzazione di un progetto sostenibile in cui, oltre a sperimentare alcune soluzioni all’avanguardia, si garantisce la finalizzazione dello stesso alla risoluzione di un problema di tipo pratico e attuale: l’indipendenza energetica di un’utenza isolata assai energivora da fonti energetiche e sistemi di accumulo inquinanti e non rinnovabili. Si ritiene inoltre innovativa ed importante l’idea di un utilizzo sostenibile della risorsa idrica. Le centrali idroelettriche, infatti, tendono di norma a spremere oltre le loro possibilità i bacini di accumulo durante il giorno, quando il fabbisogno energetico è più elevato, per poi ridurre o sospendere il prelievo durante la notte. Nel presente progetto, invece, la produzione della micro centralina ed il prelievo idrico sono pressoché costanti, ritagliati sulle possibilità dell’emissario del lago, e gli inevitabili picchi di carico della giornata sono coperti dalla produzione notturna grazie alla mediazione dell’idrogeno. Garzonè n. 33 opere pubbliche 47 opere pubbliche il Garzonè n. 33 Quest’ultimo accorgimento, tarando opportunamente il prelievo sulle effettive potenzialità del bacino idrico, eviterebbe forti oscillazioni e modifiche ambientali dannose per la fauna e la flora locali. Nel caso (non raro) di centrali idroelettriche che nelle ore notturne provvedono a ripompare a monte parte dell’acqua per poter ristabilire la capacità produttiva del bacino, esso si potrebbe addirittura tradurre in un incremento nella produzione globale di energia da parte delle stesse. La realizzazione di tale articolato impianto a servizio del rifugio San Giuliano, già dotato di un sistema esemplare di eliminazione delle acque reflue e accessibile attraverso un sentiero di limitata difficoltà, garantirebbe allo stesso una vasta visibilità. Oltre che per gli studenti dell’Università di Trento, che ha già espresso il suo interesse nel sistema manifestando la volontà di monitorarne ilfunzionamento e farlo oggetto di studio, il rifugio potrebbe infatti diventare ambita meta di viaggi d’istruzione con diversa finalità e per persone di ogni età. Offrirebbe infatti la possibilità di studiare sistemi tecnologicamente avanzati, ma rispettosi dell’ambiente, nella cornice di un paesaggio pressoché incontaminato e raggiungibile con una salutare passeggiata. 48 opere pubbliche il Garzonè n. 33 In località San Giuliano è stata realizzata una importante opera a salvaguardia della purezza dell’acqua dei laghi. È stato costruito un ricovero in muratura addossato ad una grossa pietra per alloggiare una filtro coclea che asporta la parte solida della fognatura nera prodotta dal Rifugio, che permette di introdurla in appositi sacchi di iuta che poi saranno trasportati a valle con l’elicottero. Il restante refluo depurato, attraverso una apposita conduttura interrata, è stato convogliato nell’emissario a valle del lago di San Giuliano. Eco della Stampa dell’anno 1930 49 opere pubbliche il Garzonè n. 33 Malga Campastril 50 Per migliorare la vivibilità alla malga Campastril è stata realizzata un’opera per potabilizzare l’acqua ed illuminare gli edifici della malga stessa. È stata rifatta l’opera di presa e la tubazione di adduzione dell’acqua fino alla malga ed è stata allestita una piccola centrale idroelettrica che alimenta un sistema di potabilizzazione dell’acqua con raggi ultravioletti e l’impianto elettrico per gli immobili. Oltre a ciò è stato posato un nuovo tubo per alimentare il vascone- abbeveratoio in località Casinaci. opere pubbliche il Come da parecchi anni l’Amministrazione comunale cerca di coinvolgere le varie Associazioni del paese per la tradizionale giornata dedicata agli alpeggi e alla pulizia del pascolo. Attraverso il nostro notiziario comunale, volevo informare che il Servizio Ripristino e miglioramento ambientale per la biodiversità della Provincia ha effettuato un sopraluogo al “Gras da li picinieli”, dando parere favorevole al recupero dell’area come pascolo La Provincia sovvenziona il recupero del pascolo con un contributo che il comune intende devolvere alle associazioni di volontariato che partecipano alla bonifica. Un numeroso gruppo di volontari delle varie associazioni si sta dando da fare per il recupero della casina “ Dal Candido” in località “Picinieli”. Il recupero, sia del pascolo ma soprattutto della casina, sarà effettuato con la sola forza Garzonè n. 33 Una giornata dedicata alla Malga e al Pascolo 51 opere pubbliche del volontariato locale che mi auguro possa essere consistente per poter completare il recupero nell’autunno 2010 A tal proposito ringrazio anticipatamente chi vorrà partecipare alla ricostruzione della casina. il Garzonè n. 33 Assessore all’Agricoltura e alle Foreste Giovanni Mosca 52 il ...curiosità animali Garzonè n. 33 Uno splendido esemplare di gallo cedrone, fotografato dal nostro custode forestale Daniele Mosca sul sentiero per San Giuliano in località Preda Bagnada 53 La Pulenta la cuntenta disegno di Alfredo Amadei La Pulenta la cuntenta Làga ca trisa ‘n culp laga ca i varda drè, nu ti sè miga far! Le mei ca la trisa me. Da stòr farina zalda o di marin pü grisa, la ti contenta ‘l cör insema a chi la trisa. Nu ghe pietanza di pü fina dal pü purin al aucàt e, ‘n dal vudarla sal tavel, nu ghe profüm pü delicat. il Garzonè n. 33 Alfredo Amadei 55 la nostra Storia Breve storia di Caderzone Terme in 21 paragrafi 1 Primo insediamento caderzonese (agricolo-pastorale) avanti l’anno Mille, in una valle di vaste paludi, di continue alluvioni, di franosi fenomeni conoidali. 2 Incessanti ed implacabili le lotte dei Caderzoni con gli uomini degli insediamenti limitrofi per la difesa dei confini, per l’uso dei sentieri, per il possesso dei pascoli. Documenti di tali contese nel 1194 con Strembo e nel 1295 con Pinzolo e Carisolo. 3 I Caderzoni, sempre perdenti e indifesi nelle loro controversie, si alleano con i Lodron di Castel Romano, i quali subito s’insediano in paese con una Rocca sopra l’abitato e un Palazzo-torre tra le casupole. (Anno 1302). 4 I Lodron, grandi legislatori, costringono i Caderzoni a “pubbliche Regole” nelle quali si decidono per alzata di mano i paragrafi degli Statuti (da loro predisposti). Nel 1329 (data storica) Caderzone compila su pergamena - ed approva - la prima “Carta di Regola” della valle. 5 Giorgio Lodron (1400-1461), il grande Vicario vescovile delle Giudicarie Ulteriori, ha una predilezione speciale per il feudo caderzonese, luogo - per lui - di riposo e di caccia. Da una donna del luogo, oltre tutto, ha un figlio (Marco) che educherà alla violenza lodroniana e vorrà sempre accanto a sé nei momenti difficili (1456). il Garzonè n. 33 6 Marco, trentacinquenne appena - alla morte del conte Giorgio Lodron, suo padre (1461) - diviene “signore di Caderzone” e dà inizio alla lunga serie delle sue rilevanti imprese e dei suoi cruenti misfatti. 56 7 Marco da Caderzone - fatta restaurare la chiesetta-romitorio di San Giuliano al Monte (1488) - vi raduna i suoi complici e i suoi affiliati perché giurino sopra “un Crocifisso” la loro fedeltà alla sua causa in un assalto programmato e dato per imminente contro il potere vescovile di Trento. Leggiadra inferriata “bertelliana” il Foto di Claudio Dallagiacoma Garzonè n. 33 Palazzo Lodron Bertelli: angolo del salone al primo piano 57 la nostra Storia 8 Marco da Caderzone - per ordine vescovile viene catturato (1489) e giustiziato a Trento (26 maggio 1490) per alto tradimento. La sua Rocca e il suo Palazzo sono selvaggiamente depredati e dati alle fiamme. 9 Caderzone non ha pace. Per sette anni (1490-1497) non conosce che omicidi, incendi, ed altre spedizioni punitive dei figli di Marco, i quali a tutti i costi vogliono rientrare e riavere il loro feudo. 10 Tornati in possesso alla fine dei loro beni, i figli di Marco - ad avere (come un tempo) ordine e sottomissione - promuovono con una pubblica “Regola” la compilazione della “Grande Carta di Regola” del 1506: la Carta di Regola che diverrà il modello per tutte le successive Carte di Regola della Rendena. 11 La discendenza di Marco - con la morte del superstite figlio Biagio - si estingue (1560). Il nobile ser Jacopo Bertelli, notaio di Vigo Preore - sposato a una nipote (e discendente ultima) di Marco - eredita il feudo caderzonese, ed issa sul palazzo Lodron stendardo dei “Monte Giglio” (1562). 12 I poveri ed angariati Caderzoni - sotto Girolamo II Bertelli - ottengono per la prima volta (1591) in proprietà assoluta una cinquantina di poderi, ricavati da terreni incolti lungo tutta la Val Mezzana, linea di confine tra Strembo e Caderzone. Cessano per sempre le liti confinarie fra Strembi e Caderzoni. 13 La Guerra di Successione di Mantova (1629-1630) si abbatte il Garzonè n. 33 sulla Val Rendena con il terrore, con la fame e con la peste. I Bertelli istituiscono un lazzaretto ai Pülicc per ben due anni (1630-1631) a spese loro. In compenso arricchiscono ancora di più con le molte proprietà lasciate dagli scomparsi. 58 14 Il nome di Caderzone tocca i vertici della notorietà: i nobili Bertelli fanno dimenticare il dopo-peste divenendo (1640) conti di Castel Ossana e signori di Castel Corona. Marc’Antonio Bertelli diviene Consigliere arciducale del Tirolo, e governatore del Contado di Nomi per l’arciduca Ferdinando Carlo (1646). la nostra Storia 15 Caderzone entra nella “cronaca eletta” del Principato ospitando per cinque estati consecutive (dal 1649 al 1653) nel romitorio di San Giuliano al Monte, sull’omonimo lago, il Principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo (1629-1658). 16 Solo Giustino e solo Pinzolo nel 1700 - in quanto “curazìe” - non dipendevano dalla Pieve di Rendena (Spiazzo). Il paese di Caderzone (grazie ai buoni uffici dei Bertelli) - per primo tra tutti gli altri paesi della valle - il 7 aprile 1700 diviene “curazìa”, cioè comunità religiosa con fonte battesimale, tabernacolo, e sacerdote proprio. 17 Giganteggia in tutto il Trentino la figura del sacerdote caderzonese don Carlo Agapito Mosca (1696-1771) divenuto - dopo una giovinezza eroica e una vita ecclesiastica instancabile - il più famoso oratore sacro del secolo XVIII nel Principato. 18 Con la Val Rendena anche Caderzone risente dell’abbandono e della povertà seguite alle continue vicende belliche del Milleottocento (risorgimentali e garibaldine). L’allevamento di poco bestiame, il legname delle selve, una risibile agricoltura, e molta emigrazione, sono le uniche risorse di quei duri anni. 19 Si accentua, e diviene costume, il problema migratorio. I moleti e i salumai (spesso con i loro figli ancora in età scolare) - dopo le rovine e le miserie della Prima Guerra Mondiale (nel Trentino 19141918) - vanno per il mondo in modo stagionale o permanente, e ricompongono a poco a poco l’identità e la sicurezza economica del paese. (la strada di circonvallazione del centro abitato, il campo da golf e lo stabilimento termale) cambiano il volto di Caderzone che passa da paese rurale a paese agrituristico. Nel 2008 dopo un referendum popolare Caderzone cambia nome e diventa Caderzone Terme. il 21 Nel periodo che va dal 1990 al 2009 tre grandi opere pubbliche Garzonè n. 33 20 La lenta ma inarrestabile evoluzione sociale e turistica della valle dà anche al nostro paese quelle possibilità di lavoro e di benessere che sono ormai alla base dell’attuale intraprendenza e della diffusa agiatezza. 59 la nostra Storia Personaggi della storia caderzonese I MARCO DA CADERZONE (1426 - 1490) Fu, in senso assoluto, il più grande personaggio storico espresso dalla Val Rendena. Figlio del conte Giorgio Lodron di Castel Ladrone e di una donna caderzonese, si rilevò – prima ancora dei vent’anni – (pur analfabeta, e pur vissuto in un’oscura valle) un protagonista lodroniano di eccezionale levatura. Cresciuto alla scuola del padre, egli divenne in breve un condottiero ineguagliabile, un organizzatore d’assalti senza rivali, l’alleato più ricercato e più rimunerato della potente Venezia nel Principato, e per di più il signorotto rendenese che tutti sappiamo. Negli ultimi suoi anni fu “luogotenente di giustizia in Rendena per il Capitano Paride Antonio Lodron”; e persino “ambasciatore dei Lodron” in Svizzera nel Cantone dei Grigioni. Grazie alla sua nobiltà fu giustiziato per decapitazione anziché per squartamento. Senza di lui la storia di Caderzone sarebbe stata assai misera. il Garzonè n. 33 II 60 MARC’ANTONIO BERTELLI (1584-1660) Fu il personaggio del Casato Bertelli politicamente e finanziariamente più noto. Laureato a Bologna, Membro dell’Accademia degli Accesi, un vero Luminare per sapienza legislativa e per capacità notarili, ebbe importanti incarichi dal Cardinal Gaudenzio Madruzzo, nonché dall’Arciduchessa del Tirolo, Claudia de’ Medici per la quale reggeva ed amministrava la Contea di Nomi. Fu lui a dare ancor più fama a CADERZONE acquistando i castelli di Ossana e di Corona ed ottenendo, con ratifica imperiale, il titolo di conte. Fu lui ad ospitare per cinque estati (1649-1653) il Principe vescovo di Trento (con lussuose strutture in legno) ai laghi di San Giuliano, provvedendo ai relativi servizi difensivi, alimentari e persino postali. la nostra Storia Il portale di Marc’Antonio Foto di Claudio Dallagiacoma Fu il poeta e lo scrittore più rinomato che la Rendena ebbe in tutta la sua storia. Laureato all’Università di Bologna in Diritto civile ed ecclesiastico, accolto (come il padre) nella celebre Accademia degli Accesi, balzò agli onori della cronaca quando il Principe vescovo di Trento (Carlo Emanuele Madruzzo) lo designò poeta ufficiale di corte nel passaggio per Trento dell’arciduchessa Maria Anna d’Austria destinata sposa al re di Spagna. Per lei infatti scrisse l’idilio “Theodorico re dei Gothi e poi d’Italia”. Scrisse inoltre – in prosa – l’applaudito dramma “Il Bellenzano” e il testo “Elogi storici de’ Principi Vescovi trentini”. Resse il feudo caderzonese con buon senso fino alla morte. Ebbe – contrariamente ai suoi predecessori – un elevato senso dell’umanità e della tolleranza. Garzonè n. 33 GIRTOLAMO III BERTELLI (1617-1692) il III 61 la nostra Storia IV DON CARLO AGAPITO MOSCA (1696-1771) Nato a Caderzone, entrato giovanissimo in seminario, ma costretto per la povertà della famiglia a sospendere gli studi, venne riaccolto per bontà del vescovo sei anni dopo, e consacrato l’anno seguente (per la sua alta preparazione) sacerdote. Considerato il più grande oratore sacro tridentino di tutto il Millesettecento, dopo un ventennio di faticosa vita pastorale dai pulpiti della diocesi, venne nominato rettore della gloriosa Pieve del Bleggio dove profuse (in quell’estesa cura d’anime) la sua dottrina e la sua carità, lasciando sia nel campo intellettuale che in quello operativo segni e memorie eccelse fino alla morte. Quattro suoi “panegirici” sono giunti fino a noi, con alcuni testi poetici: altre sue opere invece (di cui peraltro sappiamo i titoli) andarono perdute. V DON ANTONIO FERRARI (1872-1923) il Garzonè n. 33 Umile e zelante parroco di Caderzone, dove giunse nel 1903. Studioso in particolare dei più famosi predicatori del passato, era egli stesso un predicatore di valore, riuscendo spesso a commuovere l’uditorio fino alle lacrime. Aveva un cuore immenso per gli ammalati e per i moribondi. Non poche volte entrava nelle povere case portando delle medicine che lui stesso preparava con erbe e miele. Durante gli anni della Grande Guerra non pensò che a sollevare l’abbandono di tante misere famiglie con denaro e vestiario proprio. I suoi ideali furono l’Eucarestia e il Santo Rosario. Tutto quanto riceveva, infine, lo spendeva per fare bella la sua chiesa. Colpito da un male atroce si ritirò nel suo paese natale (Moerna) dove morì pochi mesi dopo come un santo. 62 A cura di Maurizio Polla, Giugno 2009. Le notizie di queste due ricerche sono tratte dalla produzione letteraria del maestro Tranquillo Giustina edita dal Comune di Caderzone. i Lettori il Garzonè n. 33 scrivono 63 i Lettori scrivono il Garzonè n. 33 Alla Redazione de “il Garzonè” 64 Ricevo con sommo piacere “il Garzonè” nella sua nuova veste a colori, rinnovato nella sua impostazione che ha voluto sostituire la eloquente immagine alla parola ritenuta forse stantia e prolissa, quasi inaccettabile dalla società moderna. Un’innovazione tecnologica impostata sulla civiltà occidentale attuale, che sta dando maggior importanza all’immagine/illustrazione che non alla vecchia impostazione della comunicazione dei massmedia essenzialmente riservata allo scritto. Nel ricordo della felice nascita de “il Garzone” – ed ormai alla mia età ormai prossima al tramonto – mi permetto richiamare l’attenzione della Redazione e dei giovani su alcune considerazioni relative al nostro vecchio mondo: considerazioni forse sorpassate e da irridere, ma che noi anziani non possiamo non ribadire in un momento in cui la superficialità più sfacciata ed inconsistente sta offrendo ben poche possibilità di riuscita alle nuove generazioni con la mancanza di soddisfacenti risultati e di umane gratificazioni. Oggi tutto è aleatorio, tutto è “immagine”, tutto è fugace, tutto si dissolve nel giro di un giorno come le notizie-immagine della televisione, come i cartelloni della pubblicità e... (scusate) anche come gli annunci mortuari subito stracciati o ricoperti dai successivi destinati alla dimenticanza di chi ci ha preceduto! Ricordo che quando abbiamo messo in piedi il periodico comunale di Caderzone, avevamo come finalità precipue: • la informazione/documentazione/testimonianza di ciò che si stava attuando nell’ambito della pubblica Amministrazione e di ciò che stavano vivendo e attuando i Caderzoni attraverso il loro impegno personale e l’attività del Volontariato; • la rivalutazione storica di un passato denso di vitalità, di valori e di insegnamenti per il presente e per l’avvenire; • la volontà di tramandare ai posteri tutto ciò che di positivo si era fatto e si stava facendo per il bene della Comunità di Caderzone; • il desiderio di fare del periodico uno strumento efficace per costituire un aiuto al fare Comunità, come necessario ed insostituibile presupposto ad una convivenza sempre più sentita e vissuta, più umana, più civile, più ricca e più produttiva. i Lettori il Un programma che non poteva essere limitato alle sole immagini – anche altamente significative – ma che doveva essere sondato, pensato, analizzato e descritto con parole adatte a definire i concetti, a motivare il fare e il da farsi, a chiarire tutto ciò che stava maturando o tutto ciò che andava ricordato e valutato. Si trattava di dare sostanza ad una comunicazione seria ed approfondita: un’operazione che fino ad oggi è ancora patrimonio solo della “parola scritta”. Purtroppo si sta perdendo l’uso della parola scritta a tutti i livelli; siamo arrivati ad annullare la posta interpersonale sostituendola con gli sms e con internet, in una “virtualità” che sta uccidendo i rapporti interpersonali, a cui seguirà la perdita della socialità. Fin a che siamo in tempo, e finché c’è ancora qualcuno capace di usare la penna (pur sostituita dalla tastiera del computer), cerchiamo di riempire qualche pagina dei Bollettini Comunali con parole capaci di suscitare pensieri, considerazioni, ricordi: tutti motivi di crescita personale e comunitaria. Ben vengano anche le bellissime e sempre interessanti e piacevoli fotografie a colori, proprie dei nostri tempi, e che porteranno nel futuro il timbro della nostra storicità; ma “diciamo” ai posteri anche il perché e il per come di quelle foto, diciamo perché è e come è stato possibile giungere ai tempi delle foto a colori e dei computer, indichiamo alle future generazioni come siamo stati capaci di superare difficoltà ed avvenimenti con la forza della nostra mente, con la sagace operosità del nostro sacrificato lavoro, con la costanza nell’assumerci le responsabilità della vita professionale, familiare, lavorativa e sociale. Sono tutte cose che non possono essere rappresentate dalle foto a colori: dietro ad ogni immagine vi è una sostanza ed un contenuto che ora e sempre hanno bisogno di trovare le parole adatte per essere compresi e trasmessi. Scusate la mia intromissione, ma mi sembrava di essere in obbligo di agganciare l’ultimo numero a colori de “il Garzone” al primo numero del gennaio 1991, là dove si diceva che «l’impegno de “il Garzone” starà nella ricerca costante affinché ogni Censita possa trovare tra le sue pagine elementi per una conoscenza sempre più approfondita della sua realtà storica, geografica, amministrativa, economica, culturale e sociale». Indicazioni che trovavano una positiva eco nel redazionale del Sindaco che presentava “il Garzone” Garzonè n. 33 scrivono 65 i Lettori scrivono come «un notiziario con cui l’aggettivo “comunale” vuole trarre motivazione e significato non tanto e non solo dal freddo vocabolo amministrativo di “Comune”, bensì dalla calda parola “Comunità”, che si fa ricca e potenzialmente efficace dal convinto e consapevole senso di partecipazione di tutti e di ciascuno». Rimangono convinti e sinceri il desiderio e l’auguro che il periodico – sotto qualsiasi forma – rimanga uno strumento vitale di coesione comunitaria, poiché soltanto se si è “tutti insieme”, e “andando d’accordo”, che si riesce a vivere bene ed a fare sempre qualcosa di bello, di positivo e di gratificante. Un nostalgico ricordo ai Caderzoni ed a quanti hanno collaborato con me in anni già piuttosto lontani nel tempo, ma sempre conservati gelosamente in cuore ed indimenticabili. il Garzonè n. 33 Tione, 5 gennaio 2009. Mario Antolini Musón 66 i Lettori scrivono Alla spett.le Redazione del Garzonè di Caderzone Terme Monzambano, 10 gennaio 2009 “Quelli che amano la comunicazione per immagini piuttosto che attraverso le parole sono sempre più”. È vero. I settimanali che ingombrano le edicole con 200 e più pagine ognuno, magnificamente illustrate su carta patinata, lo confermano. Essi vengono acquistati a iosa. Poi arriva il giorno della raccolta differenziata e tutto diventa carta straccia. Il Garzonè pare che voglia uniformarsi a queste riviste. Nel n. 32 vediamo che le pagine sono piene di immagini, sicuramente vive e belle, piacevolissime pure quelle degli orsi e delle mucche. Forse mancano i colori dei fiori che ornano le case di Caderzone. Chi sfoglia queste pagine ha la delizia del momento. Le fotografie del n. 30 con l’alluvione del 18 luglio 1987 sono storia, ma guai se non ci fossero stati i racconti delle pagine accanto. Così le fotografie puntuali ed efficaci che ci trasmette la televisione sui disastri e le sofferenze delle guerre: esse non lasciano tracce durature se non vengono corroborate da argomenti e riflessioni. L’uomo impara e ricorda ciò che legge, meglio di ciò che vede. Merito questo dello sforzo mentale imposto dalla lettura. Secondo gli studi della Montalcini dall’attività del pensiero ci guadagna anche la salute. Per dire che il Garzone non può limitarsi al linguaggio delle figure. Il vostro periodico ci ha guadagnato in ogni senso dagli scritti di Tranquillo Giustina, soprattutto ci ha guadagnato la vostra terra. Cordialmente il Garzonè n. 33 Walter Camatti 67 i Lettori scrivono Mezzocorona, 14 gennaio 2009 Spett.le Redazione del Garzoné e Comune di Caderzone Comincio dai complimenti per la nuova veste del Garzonè. Penso tutti i caderzoni, siano entusiasti di questo regalo che il Comune fa a noi tutti. Ma per noi oriundi che siamo in giro per l’Italia e il mondo è doppiamente apprezzato, ci fa rivivere la nostra infanzia e giovinezza, con nostalgia e gioia. Quando lo ricevo mi dimentico di tutto, mi siedo e lo leggo tutto fino all’ultima pagina. Grazie per questo, Caderzone è diventato grande Terme, Golf e tanto ancora. I primi complimenti al sindaco e a tutti quelli che hanno contribuito a fare grande il paese. Orgogliosa di esserci nata, Auguro a tutti Buon Anno e Buon Lavoro. Saluto tutti i Caderzoni (io avrei detto Caderzonesi, ma forse è sbagliato?), che come me sono orgogliosi di esserci nati. Un affettuoso saluto Armida Amadei Hauser P.S: tanti complimenti a Caludia Salvadei, bellissima poesia in dialetto – brava. Ciao Cacardiun il Garzonè n. 33 Al Comune di Caderzone Terme 68 Vogliamo esprimere alla Redazione del “nuovo” Garzone i nostri complimenti. Bella rimpaginazione; belle le foto; interessanti gli articoli! È un piacere sfogliarlo e leggerlo. Buona continuazione! Emanuela Callierotti e Danilo Brizzolara P.S. Ben vengano le immagini, che coinvolgono i lettori e vivacizzano la rivista, ma non dimenticate le... “parole”. i Lettori Gianpietro Ferrari il Buongiorno Signor Sindaco, mi chiamo Gianpietro Ferrari e scrivo la presente per complimentarmi con Lei per il lavoro svolto in favore di Caderzone, diventato una piccola perla. L’attenzione all’ambiente e l’emergente voglia di riqualificazione, in buona parte già svolta, rendono infatti il paese unico nel suo genere, anche se ora, è giunto il momento di pensare ad alcuni piccoli particolari che si rendono necessari per chiudere il cerchio. Di seguito, mi permetto elencante alcuni spunti: • Ritengo che sarebbe estremamente apprezzato un tapis roulant da utilizzare nella stagione invernale nel campetto di fronte al Rio Bar, mèta fissa di tutti i bimbi in vacanza. • Sempre in inverno, fare una bella pista da sci di fondo e, se possibile, un percorso per motoslitte. • Nel tratto di strada che congiunge Strembo a Caderzone (la strada vecchia), sarebbe necessario installare dei dissuasori di velocità. • Almeno nel periodo turistico, sarebbe apprezzata la presenza di una parrucchiera e di un barbiere. • È necessario avere un buon ristorante. • Relativamente al tratto del fiume Sarca di competenza, cercherei di valorizzarlo come “zona trofeo” esclusivamente vocato alla pesca a mosca; infatti tale tipo di pesca è generalmente praticata da persone che rispettano la natura e di un certo livello economico e culturale. Come filosofia di sport, si coniuga perfettamente con il golf. Infine, qualora lo ritenesse opportuno, sarei ben lieto di offrirLe il mio personale contributo, ovviamente senza nessuna finalità di lucro, dal momento in cui svolgo la professione di “developer”, per un importantissimo gruppo immobiliare - finanziario e dispongo quindi di un discreto background in materia. Sarei infatti molto felice di poter contribuire, seppur in minima parte, allo sviluppo di Caderzone, località che porto nel cuore da circa quarant’anni. Grato per l’attenzione dedicata, porgo un cordiale saluto. Garzonè n. 33 scrivono 69 i Lettori il Garzonè n. 33 scrivono 70 i Lettori scrivono Egregio Signor Sindaco Polla arch. Maurizio Comune di Caderzone Da quattro anni io svolgo un’attività nelle scuole Elementari e Medie riguardante il dialetto e le tradizioni; quindi mi servono i vestiti per la rappresentazione dei mestieri come può vedere dalle foto allegate per quanto riguarda l’attività dell’anno scorso. Questa rappresentazione nelle scuole ha destato molto interesse e curiosità da parte di insegnanti ed alunni. L’anno scorso ho fatto ben cinquanta ore di presenza in tutte le scuole della Rendena. A fine anno ho elaborato un libretto di ottanta pagine riguardante il percorso svolto che riporta tutte le attività ed i testi scritti dagli alunni. Quest’anno in particolare a Caderzone sto facendo un lavoro che consiste nell’elaborazione di un piccolo vocabolario del dialetto con le diversità dei tre paesi ed una raccolta di storie e leggende d’altri tempi, per questo chiedo fin d’ora la Sua collaborazione nella presentazione che avverrà durante l’estate di quest’anno. Colgo l’occasione per porgere cordiali saluti il ...e scuftàr li fòli dala nona? Aftru chi “cartùn”... Garzonè n. 33 Elisa Polla 71 percorso culturale ...a spasso per Caderzone Terme il Garzonè n. 33 Arte, Cultura, Storia e Tradizione 72 Il percorso culturale che proponiamo è la sintesi di quanto l’Amministrazione comunale ha realizzato, magari in sordina, per promuovere l’arte in tutte le sue forme, nella convinzione che l’identità di un luogo è percepita anche per le emergenze culturali legate alle opere d’arte, strumenti che ci aiutano a riflette, a ricordare ed a stabilire un contatto con la parte più profonda del nostro essere. Prima della chiesa per chi viene da sud, o in alternativa nei pressi del municipio, si trovano due comodi parcheggi dove lasciare l’autovettura ed iniziare questa passeggiata che percorre le viuzze e tocca gli angoli più suggestivi di Caderzone Terme, un percorso tra arte, storia e architettura, alla scoperta dei “segni dell’uomo”. Si parte all’ingresso sud del paese dove potete ammirare la “Famiglia di orsi” opera di Ferruccio Bonapace X. Giunti alla rinnovata scuola elementare, nel piazzale antistante la strada provinciale, si trova la statua bronzea “il Guardiano” dell’artista Lois Anvidalfarei Y. Poco sopra, a fianco dell’ingresso della nuova caserma di Vigili del Fuoco, si può ammirare un cimelio storico, rappresentato dall’idrante austriaco del 1883 Z. Alla base del medioevale campanile della parrocchiale di San Biagio vi invitiamo a prestare attenzione ad un segno scolpito nel granito, si tratta del «passo di legna», testimonianza dell’attività silvo-pastorale di questa comunità [. Percorrendo la strada a monte del municipio, possiamo ammirare le sculture lignee “Donna in movimento” (Golfista) e “Segreto nel tronco” di Elio Dal Pont, ospitate nell’Atelier Tosca \. percorso culturale il Garzonè n. 33 Percorrendo le stradine del paese, vi invitiamo a prestar attenzione alle molte fontane e lavatoi dalle quali sgorga un bene fluido prezioso, ed ai molti affreschi ed edicole votive testimoni di una fervida devozione popolare. Le vecchie e ripide stradine (vicoli) in acciottolato di fiume che dalla chiesa si dirigono verso la parte alta del paese, conducono nell’area storica denominata “alle torri”, dove sorge lo storico Palazzo Lodron-Bertelli. Qui sorge il complesso termale dell’antica Fonte Sant’Antonio – Terme Val Rendena, al cui interno si può ammirare la scultura lignea di Elio Dal Pont “Donna che guarda” ]. Il rione Lodron- Bertelli, piccolo paradiso di tranquillità, ospita le ex-scuderie del Palazzo Lodron-Bertelli nella cui parte inferiore si può ammirare il granitico “Connubio” di Giuliano Orsingher ^ e visitare il Museo della Malga _ che raccogliere dei preziosissimi oggetti che raccontano la vita della malga. Al piano superiore vi è una meravigliosa sala polifunzionale assurta a “Casa comunale della cultura” dove è presente la scultura lignea “Deposito della memoria” di Francesco Fantin `. Sul lato a valle del possente Palazzo denominato “il castello”, si trova la cappella gentilizia dedicata a Sant’Antonio Abate a. Scendendo verso il fiume Sarca, passando per il “Capitello dei Castelan” si raggiunge il monumento alla Vacca Rendena, opera in ferro battuto dell’artista solandro Luciano Zanoni 11 . Proseguendo in leggera salita per via alla Sega raggiungerete l’ampia zona agricola detta “piana di Curio” che prende nome dallo storico Maso Curio 12 , testimone dell’architettura rurale rendenese. 73 Caderzone Terme 12 11 9 6 8 5 7 3 10 2 1 4 Rilievi e disegno: Emiliano Corona www.emilianocorona.it Le tappe del percorso culturale percorso culturale Le tappe X “Famiglia di orsi” Ferruccio Bonapace – 2007 La composizione “famiglia di orsi”, è formata di tre statue raffiguranti mamma orsa che si protende in avanti circondata da due orsacchiotti. Questa composizione scultorea coniuga tradizione, cultura e design a quest’animale simbolo del Parco naturale Adamello Brenta che, nel 1995, nell’ambito del progetto “Live Ursus”, importò dalla Slovenia alcuni esemplari di orso bruno alpino per facilitare e tutelare il ritorno di quest’animale nell’Arco alpino. il Nato a Pinzolo il 22 aprile 1949 ed ivi residente, scopre precocemente la sua vocazione artistica iniziando ad intraprendere una carriera come autodidatta che gli consente di osservare gli elementi della natura e soprattutto la fauna, soggetto privilegiato, in libertà nel proprio habitat. Da sempre scopre, conosce, osserva ed ama la vasta popolazione faunistica delle foreste e delle montagne del nostro Parco Naturale, che le sue sculture rappresentano riducendone le caratteristiche salienti e le abitudini sociali con una precisione ed un realismo quasi scientifici. L’abilità dello scultore si è affinata anche grazie alla partecipazione a 6 edizioni del maggior Concorso di scultura su ghiaccio di Ottawa in Canada. Notevoli inoltre i suoi interventi ai concorsi tenutisi in Quebec e Lapponia, ambienti naturali in cui è tanto più apprezzabile poiché ai limiti della sopravvivenza. Garzonè n. 33 L’artista 75 percorso culturale Y Il Guardiano di Lois Anvidalfarei Le sue sculture, perlopiù in bronzo, dell’artista ladino Lois Anvidalfarei, si caratterizzano per una marcata presenza fisica delle figure rappresentate, spesso ritratte nude e come fluttuanti, caratterizzate da imponenti masse corporee. In ciò risiede la sua assoluta modernità che si rifà ad una serie di pittori contemporanei, tutti interessati ad una nuova ed intensa corporeità, interpretata su un piano esistenziale, quale rifiuto della trascendenza. Con la sua opera Anvidalfarei avvicina il fruitore a delle situazioni esistenziali, a delle categorie elementari della stessa corporeità, della forza di gravità, dell’intima coscienza del corpo. L’artista Lois Anvidalfarei, nato a Badia (Alto Adige) il 26 gennaio 1962, è uno scultore italiano, di madrelingua ladina. Dal 1976 al 1981 frequenta l’Istituto d’Arte di Ortisei in Val Gardena. Nel 1983 inizia a studiare all’Accademia di Arti Figurative di Vienna, dove riceve un’impronta decisiva, sia come disegnatore, sia come scultore, grazie all’incontro con l’opera e la persona dello scultore greco-austriaco Joannis Avramidis. Nel 1989, dopo aver terminato gli studi, ritorna al proprio paese d’origine. Nel 1994 sposa Roberta Dapunt, nascono le due figlie: Anna (1996) e Maria (2000). Nella sua abitazione in Val Badia accudisce personalmente alle mucche ed ai maiali che alleva con passione, alcune delle sue sculture bronzee sono esposte nei prati che attorniano il suo maso. il Garzonè n. 33 Premi 76 Sue opere pubbliche si trovano in Italia (soprattutto in provincia di Bolzano), Austria (ad Innsbruck ha realizzato le opere della cappella della clinica universitaria), mentre opere si trovano a Vienna, Hörbranz e Bezau), Polonia (ad Oświęcim), Germania (Monaco di Baviera). percorso culturale Z Lo storico idrante antincendio a colonna soprasuolo Quest’apparecchio per la presa d’acqua da una rete di distribuzione del 1893 fu utilizzato a Caderzone fino al 1981, quando venne sostituito con gli attuali idranti a colonna. [ Il Passo della legna sul campanile Nel 1639, e lo si vede ancor oggi, sul lato a est del campanile fu scolpita la misura unitaria per determinare la distanza di rispetto delle case dagli argini del fiume Sarca, a dimostrare che l’arginatura del fiume è sempre stata il compito più oneroso e vitale per l’economia pastorale delle comunità della Val Rendena, spesso danneggiata da corsi d’acqua che d’estate per la fusione dei ghiacciai divenivano impetuosi. Questo stesso segno scolpito sul campanile, venne usato fino a pochi anni fa per stabilire un «passo della legna», si tratta di una misura convenzionale per formare una catasta di legna che aveva la lunghezza nella misura scolpita sul campanile (1,75 m), l’altezza veniva misurata dal segno scolpito fino a terra (1,75 m) e la larghezza era di 90 cm. il Ha lanciato nel vuoto un desiderio …lo segue con lo sguardo. Dove andrà a finire? Dove si fermerà? Vicino a quale filo d’erba? La torsione del corpo segue la traiettoria, armoniosa e tonda. Quasi vorrebbe restare così, in tensione verso quel desiderio lanciato nel vuoto. Garzonè n. 33 \ “Donna in movimento” (Golfista) Elio Dal Pont 77 percorso culturale “Segreto nel tronco” Elio Dal Pont Il tronco ha aperto uno spiraglio alla luce. Fessure in un abbraccio legnoso che ancora mantiene il suo vigore. Dentro nascono nuovi germogli ad illuminare le forme meravigliate. L’abbraccio protegge il segreto che è nascosto nell’albero. ] “Donna che guarda” Elio Dal Pont Guarda l’orizzonte …aspetta. Il corpo prende la forma del vento assottigliandosi nel profilo di un’attesa palpitante e probabile. La prospettiva frontale svela la bellezza e l’ardore di chi attende qualcuno. Una donna e un incontro possibile all’orizzonte. il Garzonè n. 33 L’artista 78 Nato a Tione di Trento il 24 luglio 1964 vive a Caderzone Terme. Autodidatta, si avvicina alla scultura con forte motivazione, vista la sua innata abilità a lavorare la materia. Nel 1991 inizia un percorso di apprendimento che tuttora continua nel gruppo Arti Visive di Arco con il maestro Renato Ischia. Il suo segno scultoreo delle prime opere ricerca un rapporto concreto con il passato attraverso la descrizione naturalistica e il ricordo delle proprie radici, percorso culturale rappresentato da figure classiche della cultura contadina e di montagna. Questo primo percorso ha permesso a Elio Dal Pont di trovare la stabilità strutturale per sperimentare ed evolvere verso una nuova rappresentazione rappresentata dalle opere più recenti, quelle che vi invitiamo a conoscere in questo percorso, esse escono dal legno attraverso forme più lineari, essenziali ed armoniche. Il legno viene piegato in torsioni e rotondità che comprendono sentimenti ed evocazioni dell’umano. «Il lavoro di Giuliano Orsingher si sviluppa prevalentemente in spazi ambientali esterni nei quali l’artista va ad agire realizzando il «L’arte ha origine dall’ambiente e nell’ambiente trova collocazione». L’istallazione in granito, roccia ignea intrusiva molto diffusa nel settore occidentale del gruppo montuoso dell’Adamello-Presanella, è stata tagliata per ottenere due blocchi che ripetano in positivo e in negativo il fusto dell’albero. Il taglio disegna una linea retta che si curva a semicerchio per poi tornare retta, adeguandosi al tronco. L’albero, in mezzo ai due blocchi, detta la forma, la definisce, rompe la pietra. Il connubio tra naturale e artificiale si riconosce con un nulla di aggiunto e tolto. La materialità piena del convesso e la spiritualità vuota dell’impronta concava, si adattano alla forma della pianta. In questa dicotomia è racchiusa la poetica della costruzione e dell’evocazione. Le forme si adattano alle forme, stabiliscono una relazione forte tra spazio naturale e concetto, tra pieno e vuoto. La percezione non si limita dunque al solo godimento del mondo, ma lo assorbe. La dimensione del pensiero si amalgama con la densità della materia. Garzonè n. 33 ^ “Connubio” Giuliano Orsingher – 2005 79 percorso culturale situazioni performative o installative volte ad attivare nello spettatore una sequenza di reazioni/relazioni rispetto al contesto naturale dato e all’ eterogeneità degli elementi che di volta in volta lo definiscono. Tuttavia,nonostante l’attitudine operativa di Orsingher si fondi su di un rapporto essenzialmente fisico ed empirico con i materiali naturali ( sui quali l’intervento dell’autore talvolta è ridotto al minimo attraverso una semplice operazione di prelevamento, spostamento o decontestualizzazione dell’oggetto) le modalità con cui tali elementi vengono inseriti all’interno dello spazio sono volte a stimolare nello spettatore una reazione psicofisica e immaginifica capace di inserire il dato oggettivo in un sistema di significati molteplici, aperti e permutativi». Federico Mazzonelli L’artista Nato a Canal San Bovo (TN) il 1° aprile 1961 compie gli studi all’Istituto di Arte di Asti e all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove è allievo di Emilio Vedova. il Garzonè n. 33 _ Museo della Malga 80 Questa struttura museale rappresenta un importante tassello di valorizzazione del territorio e della tradizione locale, che vede nell’ambiente della malga, del pascolo e nell’agricoltura di montagna gli strumenti di salvaguardia del territorio. Gli oggetti, ordinati sui piani trasparenti in cristallo, sono tutti originali, raccolti presso numerose malghe della Val Rendena e delle Giudicarie da Gianluigi Rocca. Sono oggetti severi, quasi rudimentali, perché espressione di un rapporto diretto ed immediato fra la forma e la funzione, eseguiti da mani rudi che badano poco all’apparenza ma molto alla sostanza. Non belli da vedere perché finemente intarsiati, ma stupefacenti per la loro essenzialità. percorso culturale La mostra, allestita secondo un percorso logico, passa dal pascolo alla stalla, dal casello alla casera ai prodotti finiti, per concludersi con un’ambientazione della vita del casaro all’interno della malga. Si viene così a conoscere la “posta” o spazio per la vacca nella stalla, i secchi per mungere, raccogliere e trasportare il latte, gli strumenti per la colatura, le bacinelle di affioramento della panna. Si passa, poi, alla lavorazione del burro con la zangola, qui proposta in diversi modelli, per passare alla lavorazione del latte e alla produzione del formaggio. Si può ammirare la grande “caldéra” (paiolo), gli strumenti per rompere la cagliata, le fascére per dare “la forma” al formaggio e via via fino alle tavole per la stagionatura. Si conclude con la riproduzione della casina della malga, dove troviamo la zona della lavorazione del latte e quella destinata malgaro, dal tavolo apparecchiato vicino alla piattaia al letto rialzato, destinato al riposo. Il museo rimane aperto dal primo giugno al 30 settembre dalle 15 alle 19 (lunedì chiuso); dal primo ottobre al 31 maggio dalle 8 alle 12 (sab., dom. e lun. chiuso). Museo della Malga: Rione Lodron – Bertelli, Tel. e Fax. 0465 804899, E-mail: museodellamalga@ caderzone.it il Realizzata in occasione della XIII edizione del Concorso Internazionale di scultura su legno – Madonna di Campiglio e si è classificata al secondo posto. Lo scultore, con quest’opera realizzata su piani orizzontali congiunti da cerniere lignee, Garzonè n. 33 ` “Deposito della memoria” Francesco Fantin – 2001 81 percorso culturale solcati verticalmente da una griglia che sfrutta il gioco dei vuoti e dei pieni, ha voluto raffigurare il libro della storia e, allo stesso tempo, il bisogno di andare oltre. Si tratta di un’opera suggestiva, di carattere astratto ma di facile lettura, che allude all’ambiguità e allo stesso tempo al fascino della storia”. a La cappella gentilizia dedicata il Garzonè n. 33 a Sant’Antonio Abate 82 Le vecchie e ripide stradine (vicoli) in acciottolato di fiume che dalla chiesa si dirigono verso la parte alta del paese, conducono nell’area storica denominata “alle torri”, dove sorge lo storico Palazzo Lodron-Bertelli. Sul lato a valle di questo possente Palazzo si trova la cappella gentilizia dedicata a Sant’Antonio Abate. Fu realizzata nel 1677, da don Gian Giacomo Bertelli, in onore del padre Antonio, dalla trasformazione del locale dell’armeria. L’iscrizione sopra la porta d’ingresso lo ricorda: «Sacellum Fam.Cmtis Bertelli / Divio Antonio Patavino / Dicatum Anno Domini 1677». All’interno del piccolo vano spicca l’altare di legno dorato, fatto fare da Gian Giacomo, Curato di Sopracqua, nel 1677. D’autore ignoto è la tela, coeva alla cappella. Alla sinistra troviamo la Madonna del dito (così chiamata perché tiene un lembo del mantello col dito), a destra il volto di Cristo incoronato di spine. Bella l’acquasantiera in granito a forma di catino incassata nel muro, sopra di essa c’è la corda per suonare la campanella, originale e coeva della chiesetta. percorso culturale “Monumento alla Vacca Razza Rendena” Luciano Zanoni – 1996 11 L’opera in ferro battuto rappresenta una vacca Rendena intenta ad allattare il suo vitello. Si tratta di una bella scultura che nella sua intrinseca semplicità e linearità rimarca e ripropone i sentimenti che legano la gente di Rendena a questa razza bovina. Un singolare omaggio alla natura rappresentata nella Razza Rendena, rustica e ben adattata a ambienti montani poveri e disagiati, e nel contempo un chiaro riconoscimento all’uomo, che con l’impegno quotidiano e la dedizione di chi non conosce feste o domeniche libere, si dedica alla salvaguardia del territorio e delle tradizioni. il Luciano Zanoni nasce a Caldes il 20 maggio 1943. Fin dall’adolescenza esercita la professione di fabbro. Il rapporto con la materia e con il mondo naturale sono gli elementi che si pongono alla base della sua ricerca artistica, particolarmente stimolata e incoraggiata fin dagli esordi dall’amico pittore Paolo Vallorz e dall’intellettuale Giovanni Testori. Nel dicembre del 1979 Zanoni espone con notevole successo alla Compagnia del disegno di Milano. Le successive mostre confermano l’interesse del pubblico e nel 1982, in seguito ad una nuova esposizione alla Compagnia del disegno, la sua opera suscita un interessante dibattito nel quale intervengono critici noti, come Jean Clair, Raffaele De Garda, Gian Alberto Dell’Acqua e Giorgio Soavi. Garzonè n. 33 L’artista 83 percorso culturale il Garzonè n. 33 L’anno successivo entra a far parte del gruppo “Città e campagna”. Ha esposto a Parigi nel 1987, a Innsbruk e a Praga nel 1989, a Bolzano nel 1993, più volte a Trento a partire dal 1994, a Brescia nel 1998 e in molte altre città come Los Angeles, Lione, Torino, Modena. Nel 1995 porta a termine un albero di ulivo per la collezione di Bill Gates a Seattle (Washington). Negli anni successivi realizza alcune opere monumentali: nel luglio del 1996 il “Monumento alla Mucca Razza Rendena” a Caderzone Terme (TN), nel 1998 “Albero di nocciolo” stemma del comune di Volano e nel 2001 “Albero di melograno” a Cles emblema delle Casse Rurali Trentine. Nel 2000 esegue la croce commemorativa per l’amico artista Othmar Winkler. Molte sue sono entrate a far parte di importanti collezioni private e pubbliche (Museo Rizzarda a Feltre). Zanoni vive e lavora a Caldes, dove affianca alla produzione artistica la consueta attività artigianale, coadiuvato dal figlio Ivan già affermato artista soprannominato “il pianista dell’officina”. 84 12 Maso Curio Il monumentale Maso Curio, documentato agli inizi del XIV secolo, è testimone della pregevole architettura rurale rendenese. L’edificio, che mantiene la sua originaria funzione legata all’alleva- percorso il mento del bestiame, praticato ancor oggi secondo le modalità tradizionali, presenta uno zoccolo in muratura sormontato da una armoniosa struttura in legno, con un rustico porticato sulla facciata meridionale sostenuto da gigantesche colonne di larice poggiate su pietre di granito. Il tetto è a capanna, coperto di scandole, mentre i pavimenti delle stalle e del porticato sono in acciottolato. A fianco della struttura principale si trova la casina per la conservazione del latte, la casèra e due fontanelle. L’intera proprietà ha mantenuto la sua originaria funzione legata all’allevamento del bestiame praticato ancor oggi secondo le modalità tradizionali. Se vi spingete fin sotto il porticato, vi si aprono le porte delle stalle, l’ultima a destra era riservata all’ingresso della dimora, ancor oggi utilizzate per il ricovero del bestiame. Al primo piano c’è il “tablà”, munito di apposito foro nel pavimento “la fenèra” per far scendere il fieno direttamente nella stalla. Nel sottotetto si allarga il “plissàt” arieggiato quanto basta per la buona conservazione del foraggio e del grano. Un campionario di estremo interesse delle varie tradizionali tecniche di lavorazione del legno è ravvisabile nell’enorme struttura che, egregiamente, ha saputo resistere al tempo più del cemento. Il Maso che occupa una superficie di circa 500 metri quadrati è stato oggetto di restauri conservativi. L’affresco sacro della facciata orientale, ormai logorato dal tempo, riporta la data della ricostruzione 1537 e rappresenta Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e Santa Barbara protettrice dagli incendi, qui rappresentata con il maso che brucia colpito dalla folgore. Le colonne di larice che reggono il portico e parecchie travi del medesimo recano, infatti, le tracce del fuoco e i tagli delle accette che vi hanno asportato le parti compromesse dalle fiamme. Garzonè n. 33 culturale 85 percorso culturale il Garzonè n. 33 Passeggiando nel centro storico si scoprono molti angoli suggestivi, dove l’acqua è spesso la protagonista. Le fontane, in termine dialettale antico erano dette «i Com», sono sparse all’interno dell’abitato, tutte rigorosamente costruite in granito, dalle quali sgorga ricca e copiosa un’ottima acqua. Possiamo ammirare la fontana dei “Briè”, dei “Gàspar”, dei “Muschi” e dei “Culumbi”. Anticamente le quattro fontane erano alimentate dalla preziosa fontanella separatrice detta “canalina”, situata in località “La Val” (citata mella Carta di Regola del 12 gennaio 1506). Questo storico manufatto, rigorosamente in granito, dell’età di circa 400 anni è esposto presso la Cassa Rurale a Strembo. Alla fontana si andava a prendere l’acqua con secchi di rame “caldirin”, qualcuno usava la “brüntula”: attrezzo in legno che si portava sulle spalle e permetteva di portare due secchi. Oltre a queste fontane, vanno ricordati i lavatoi, riconoscibili per la loro forma, molto utilizzati, quando l’acqua in casa era un privilegio per pochi. I lavatoi pubblici, costruiti verso il 1850, erano chiamati, nel dialetto caderzonese, “Re da rio” proprio perché alimentati non da tubazioni, ma da un rio. 86 Testi di biografie e opere a cura della Redazione del Garzonè, tratti da Natura Naturans, Siti internet, Val Rendena Guida Turistica Facchinelli, Nicoletti. Ed. Antolini Fotografie a cura della Redazione del Garzonè e cortesia di Attilio Carrara – Piacenza. Caderzone, autunno 1940 (da sinistra, in piedi) Aristide Mosca “Gramolin”, Siro Moratelli “Ragol”, Barnaba Polla “Casun”, Fortunato Polla “Fachinot”, Giairo Amadei “Rancel”, Alessio Sartori “Plodi”; (in ginocchio) Albino Sartori “Ossin”, Bruno Amadei “Masè”. Pio e Linda il Garzonè n. 33 Corpus Domini 2009 87 il Garzonè n. 33 Alpini, 1973 88 Al compleanno di Arrigo Sartori a San Giuliano, il giorno di San Giuliano 2008.