L'Età Napoleonica
ricerca scolastica
a cura di
Luigi Brandolini e la classe 2°A liceo classico “L.Illuminati”
Atri(Te)
a.s.:1999/00'
1)Campagne Militari:
1.1)Campagna
di Russia:
La polemica tra Russia e Francia scoppiò all'indomani della
decisione di Napoleone di imporre il 'Blocco Continentale' contro
l'Inghilterra, poichè era l'unico stato europeo che ancora gli
resisteva. Alessandro I Romanov, zar di Russia, non accettò, a
lungo andare, le condizioni dell'imperatore Bonaparte, perchè il
blocco avrebbe causato un indebolimento del sistema commerciale
del Baltico, da cui dipendeva la già danneggiata economia
commerciale dell'Impero russo. Altro punto di discordia era la
Polonia: occupandola, Napoleone aveva invaso la 'zona d'influenza'
concordata con lo Zar.
Nel 1811, Napoleone è ormai convinto della necessità di attaccare
la Russia. Un vasto esercito, composto non solo da francesi, ma
anche di soldati degli altri stati vassalli (Fed. Renana, Prussia,
Italia), attraversava i confini dell'Impero russo il 24 giugno
1812. Bonaparte pensava di aver ragione delle truppe dello Zar, al
comando del generale Kutuzov, 'vecchia volpe della steppa', in
poche settimane. Ma i russi non acccettarono lo scontro campale
voluto da Napoleone, e si ritirarono continuamente all'avanzata
dei francesi, facendo terra bruciata. Il 14 settembre i francesi
entravano a Mosca, dopo una battaglia presso Borodino in cui
nessuno degli eserciti aveva avuto la meglio, ma il miraggio di
Mosca aveva attirato Napoleone nella trappola gelida della steppa
russa: senza viveri e lontano dalle basi, stremato dal freddo e
dagli stenti, l'esercito francese fu costretto a ritirarsi.
"Dopo essere stato 35 giorni a Mosca, pensando che lo Zar avrebbe
chiesto la pace dopo la caduta della capitale, ne partì il 7(19)
ottobre con circa 100000 uomini, dei 600000 che partirono. (...)
Trovandosi la vita economica ed amministrativa dell'Impero russo
in uno stadi di sviluppo primitivo, l'occupazione di un singolo
centro non poteva paralizzarla." (V.Gittermann, da Storia della
Russia).
Durante
la
ritirata
altri
soldati
morirono,
pressati
dall'inseguimento dell'esercito russo che, alla Beresina, attaccò
e sconfisse duramente l'esercito napoleonico.
I superstiti, meno di
Polonia) a novembre.
1.2)Campagna
100.000
uomini, rientrarono
a
Vilna (in
di Spagna:
Tra il 1806 e il 1807, Napoleone, quando il suo potere aveva
raggiunto il punto più alto, maturò due decisioni che avrebbero
contribuito in
modo decisivo
alla
fine del
suo
dominio:
l'occupazione della ipenisola iberica e l'intensificazione del
blocco ecoSorge nel gennaio 1799 ,dopo la fuga DI Ferdinando IV DI
Borbone in Sicilia.Essa abbandonata dai Francesi ,impegnati nel
Nord d'Italia per far fronte all'arrivo degli Austro-Russi ,cercò
di resistere all'offensiva della II coalizione.
La situazione all' interno della Repubblica,però,vedeva i partiti
circondati da un profondo isolamento nei confronti delle masse
contadine e dei popolani
napoletani;infatti
il cardinale
Fabrizio Ruffo,incaricato dal re di riconquistare il regno,aveva
mobilitato migliaia di contadini ,che si costituirono
nelle
famose bande "Sanfediste",contro i Giacobini.
Si aggiunsero anche i vecchi ceti terrieri e i gruppi borghesi che
accorsero spaventati dalla Rivoluzione.Anche Napoleone nel giugno
del 1799 dovette arrendersi,venuto a conoscenza che le forze
francesi nell'Italia settentrionale,erano state sconfitte.
L'isolamento dei patrioti,dunque,non nasceva "dall'astrattezza"del
loro pensiero, come dice Vincenzo Cuoco:
"....tra i nostri patrioti,moltissimi avevano la repubblica sulle
labbra,moltissimi l'avevano nella testa,pochissimi nel cuore.Per
molti la Rivoluzione era un affare DI moda ed eran repubblicani
solo perché lo erano i Francesi,altri per irreligione;taluno
confondeva
la
libertà
con
la
licenza,per
molti,infine,la
Rivoluzione era un affare di calcolo....".
Essi avevano saputo compiere una scelta difficile in un momento
cruciale della storia europea,avevano osato schierarsi con la
Rivoluzione di Francia,abbandonando i compromessi moderati dei
riformatori.Nei patrioti napoletani emerse, grazie ad essa, la
prospettiva
di
un
mondo
migliore,la
speranza
nel
futuro.
Promossero, anche nell'esperienza del governo,il riscatto civile e
sociale delle masse contadine,liberandole dalla servitù delle
decime da pagare alla Chiesa e dal gioco baronale;ma la loro
azione,in ragione del tempo estremamente breve di cui potettero
disporre,fu lenta ed inefficace.Era comprensibile che i contadini
ascoltassero la voce del clero,il quale accusava i Giacobini di
essere nemici della religione e della povera gente e che si
arruolassero
nell'esercito
della
Santa
Fede.nomico
contro
l'Inghilterra. Non è mancato tra gli storici chi ha ipotizzato che
la conquista della Spagna e della costa atlantica portoghese,
fosse perseguita da Napoleone per garantirsi una maggiore
autorevolezza nella strategia mondiale ed una maggiore capacità
contrattuale nei confronti dell'alleato zar Alessandro di Russia.
Napoleone, dopo aver aiutato nel 1807 il re di Spagna ad occupare
militarmente il Portogallo, riempì di soldati francesi la penisola
e nel maggio 1808, convocò a Baiona il sovrano e lo costrinse a
cedere la corona al fratello Giuseppe Bonaparte. Gli Spagnoli,
ebbero una reazione furibonda tanto da sfociare in una guerra
portata
avanti
dalle
popolazioni
rurali,
le
cosiddette
"guerrillas", che l'esercito francese non riuscì mai a sedare.
Bisogna dire
che gli afrancesados, ai quali apparteneva la
borghesia spagnola, aderirono al governo di Giuseppe Bonaparte e
si schierarono al fianco degli Spagnoli. I liberali, però,
combattendo
contro
i
Francesi,
riuscirono
a
strappare
la
convocazione delle Cortes e la promulgazione nel 1812 della
Costituzione di Cadice, basata sulla sovranità popolare e sul
suffragio universale. L'insurrezione spagnola inferse un colpo
mortale al sistema napoleonico, infatti gli spagnoli combattevano
incuranti del calcolo del calcolo della probabilità, mentre invece
per Napoleone si trattò di un imprevisto dispendio di energie e di
uomini.
Napoleone incontrò le maggiori opposizioni"scrive uno storico"non
nei paesi in cui esisteva una borghesia relativamente matura ed
evoluta, bensì in quelli dove prevaleva una struttura feudale, e
dove le classi popolari difesero accanitamente tali strutture
contro le novità francesi, in cui essi avvertivano, sebbene
oscuramente, il trionfo della borghesia".
Sicuramente uno dei giudizi più critici nei confronti della
nazione spagnola, è quello rivolto dallo storico liberale
H.A.L.Fisher nella sua opera "La storia d'Europa", nella quale
esprime l'astrattezza delle rivendicazioni spagnole sorrette da un
patriottismo
donchisciottesco,
poichè il
governo
di stampo
prettamente feudale e che aveva come fondamento la religione
cristiana, impersonata e difesa aspramente dall'ordine dei Gesuiti
la cosiddetta "spada della Chiesa", formatosi durante l'epoca
della Controriforma.
La Spagna, durante l'età napoleonica, si presenta come un paese
feudale in cui la geografia territoriale aveva condizionato
l'apparato
economico
fondato
essenzialmente
sull'agricoltura
(soltanto un terzo del paese era coltivato), e in cui il commercio
era affidato agli stranieri. Psicologicamente la Spagna, è uno
Stato indifferente e come una nazione di individualisti in cui si
fondono i ceti popolari con quelli aristocratici mancando di uno
strato
borghese
che
sarebbe
stato
la
spinta
verso
una
rivisitazione completa del paese in tutti gli ambiti.
2)Repubblica Napoletana:
Sorge nel gennaio 1799 ,dopo la fuga DI Ferdinando IV DI Borbone
in Sicilia.Essa abbandonata dai Francesi ,impegnati nel Nord
d'Italia per far fronte all'arrivo degli Austro-Russi ,cercò di
resistere all'offensiva della II coalizione.
La situazione all' interno della Repubblica,però,vedeva i partiti
circondati da un profondo isolamento nei confronti delle masse
contadine e dei popolani
napoletani;infatti
il cardinale
Fabrizio Ruffo,incaricato dal re di riconquistare il regno,aveva
mobilitato migliaia di contadini ,che si costituirono
nelle
famose bande "Sanfediste",contro i Giacobini.
Si aggiunsero anche i vecchi ceti terrieri e i gruppi borghesi che
accorsero spaventati dalla Rivoluzione.Anche Napoleone nel giugno
del 1799 dovette arrendersi,venuto a conoscenza che le forze
francesi nell'Italia settentrionale,erano state sconfitte.
L'isolamento dei patrioti,dunque,non nasceva "dall'astrattezza"del
loro pensiero, come dice Vincenzo Cuoco:
"....tra i nostri patrioti,moltissimi avevano la repubblica sulle
labbra,moltissimi l'avevano nella testa,pochissimi nel cuore.Per
molti la Rivoluzione era un affare DI moda ed eran repubblicani
solo perché lo erano i Francesi,altri per irreligione;taluno
confondeva
la
libertà
con
la
licenza,per
molti,infine,la
Rivoluzione era un affare di calcolo....".
Essi avevano saputo compiere una scelta difficile in un momento
cruciale della storia europea,avevano osato schierarsi con la
Rivoluzione di Francia,abbandonando i compromessi moderati dei
riformatori.Nei patrioti napoletani emerse, grazie ad essa, la
prospettiva
di
un
mondo
migliore,la
speranza
nel
futuro.
Promossero, anche nell'esperienza del governo,il riscatto civile e
sociale delle masse contadine,liberandole dalla servitù delle
decime da pagare alla Chiesa e dal gioco baronale;ma la loro
azione,in ragione del tempo estremamente breve di cui potettero
disporre,fu lenta ed inefficace.Era comprensibile che i contadini
ascoltassero la voce del clero,il quale accusava i Giacobini di
essere nemici della religione e della povera gente e che si
arruolassero nell'esercito della Santa Fede.
Dopo il rovesciamento della dittatura di Roberspierre, si
manifestarono gli interessi della società francese di creare uno
stato tale da consolidare le vittorie contro il feudalesimo, senza
la partecipazione delle forze popolari.
Il problema fondamentale del Direttorio rimaneva la guerra.
Conseguite le prime vittorie in Belgio, Olanda e sulle rive
tedesche
del
Reno,
intraprese
l'offensiva
contro
gli
Asburgo.Furono armati tre eserciti,sotto gli ordini di Carnot, e
Napoleone fu nominato generale dell'esercito che avrebbe agito in
Italia. Jourdan e Moreau, invece avrebbero agito attraverso i
territori germanici. Napoleone conseguì la prima vittoria sugli
austro-piemontesi a Cherasco in cui ottenne la cessione di Nizza e
Savoia. Con la battaglia di Lodi procedette all'occupazione della
Lombardia; muovendo, in seguito, alla volta del Veneto e del sud
Italia ottenne la neutralità del papa (Pio IX) con il Trattato di
Tolentino e potè tradurre le opere d'arte presenti nello Stato
della Chiesa in Francia, come testimonianza della vittoria
francese.
Nel 1797 il Trattato di Campoformio con l'Austria ufficializzò il
possesso francese sul Belgio e la Lombardia, lasciando alla
suddetta potenza il Veneto, l'Istria e la Dalmazia.
Ugo Foscolo, a tal proposito, scrisse:" Le ultime lettere di
Jacopo Ortis". Il romanzo racconta della disperazione di un esule
veneziano, costretto ad abbandonare la patria dopo Campoformio. In
una lettera datata 11 ottobre 1797, il protagonista afferma che Il
sacrificio della patria nostra è consumato. Il suo nome compare
nelle
liste
di
proscrizione,
ed
egli
preferisce
l'esilio
all'arruolamento nell'esercito francese della Cisalpina, che
combatte contro gli Austro -Russi.
3)Dal Direttorio al Consolato:
Dopo il rovesciamento della dittatura di Roberspierre, si
manifestarono gli interessi della società francese di creare uno
stato tale da consolidare le vittorie contro il feudalesimo, senza
la partecipazione delle forze popolari.
Il problema fondamentale del Direttorio rimaneva la guerra.
Conseguite le prime vittorie in Belgio, Olanda e sulle rive
tedesche
del
Reno,
intraprese
l'offensiva
contro
gli
Asburgo.Furono armati tre eserciti,sotto gli ordini di Carnot, e
Napoleone fu nominato generale dell'esercito che avrebbe agito in
Italia. Jourdan e Moreau, invece avrebbero agito attraverso i
territori germanici. Napoleone conseguì la prima vittoria sugli
austro-piemontesi a Cherasco in cui ottenne la cessione di Nizza e
Savoia. Con la battaglia di Lodi procedette all'occupazione della
Lombardia; muovendo, in seguito, alla volta del Veneto e del sud
Italia ottenne la neutralità del papa (Pio IX) con il Trattato di
Tolentino e potè tradurre le opere d'arte presenti nello Stato
della Chiesa in Francia, come testimonianza della vittoria
francese.
Nel 1797 il Trattato di Campoformio con l'Austria ufficializzò il
possesso francese sul Belgio e la Lombardia, lasciando alla
suddetta potenza il Veneto, l'Istria e la Dalmazia.
Ugo Foscolo, a tal proposito, scrisse:" Le ultime lettere di
Jacopo Ortis". Il romanzo racconta della disperazione di un esule
veneziano, costretto ad abbandonare la patria dopo Campoformio. In
una lettera datata 11 ottobre 1797, il protagonista afferma che
Il sacrificio della patria nostra è consumato. Il suo nome compare
nelle
liste
di
proscrizione,
ed
egli
preferisce
l'esilio
all'arruolamento nell'esercito francese della Cisalpina, che
combatte contro gli Austro -Russi.
4)Dal Consolato all'Impero:
Dopo le disfatte militari, che rivelarono la debolezza del
Direttorio, un gruppo di politici pensò di ricorrere ad un colpo
di Stato per evitare un vuoto di potere. Bonaparte, l'unico
generale non ancora sconfitto, ricevette, mentre era in Egitto,
ricevette
l'ordine
di
tornare
in
Francia
e
assumere
il
potere.Giunto in patria, licenziò il Direttorio il 18 Brumaio (9
novembre 1799), ed ebbe inizio il suo dominio personale. Divenuto
Primo console, accanto ad un Consolato cui era stato assegnato il
potere esecutivo, promise ai francesi giustizia, moderazione,
stabilità e grandezza, nel famoso discorso che rivolse loro.
L'alta borghesia mantenne il potere legislativo attraverso un
sistema di organi rappresentativi i cui membri furono scelti dai
consoli. I sindaci, i magistrati ed i prefetti erano eletti dallo
stesso Napoleone. Benché il potere politico e amministrativo non
scaturisse più dal basso, le conquiste civili della Rivoluzione,
l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, il
diritto
di
proprietà
e
l'egemonia
della
borghesia
furono
mantenuti.Dopo la conclusione del Concordato con la Santa Sede,
Napoleone partecipò con un gesto simbolico al Te Deum, dopo la
politica
di
cristianizzazione
effettuata
da
Robespierre,
riconoscendo
così
il
cattolicesimo
come
religione
della
maggioranza nello Stato francese.
In cambio di ciò il clero
rinunciava alla rivendicazione dei patrimoni usurpati dalla
Rivoluzione e accettava il nuovo Stato laico: divorzio, matrimonio
civile uguaglianza religiosa, vescovi nominati dal Primo Console.
Promulgò quindi gli Articoli Organici, ribadendo le prerogative
della Chiesa Gallicana, introducendo una congrua (stipendio) per
il clero, arrogandosi il diritto di nominare i vescovi, inoltre
stabiliva che: nessun mandato della Chiesa di Roma poteva essere
messo in esecuzione senza l'autorizzazione del Governo; nessun
Concilio nazionale e nessun'assemblea deliberante avrebbe avuto
luogo senza la permissione del Governo. Nel 1804 fu promulgato il
nuovo CDopo le disfatte militari, che rivelarono la debolezza del
Direttorio, un gruppo di politici pensò di ricorrere ad un colpo
di Stato per evitare un vuoto di potere. Bonaparte, l'unico
generale non ancora sconfitto, ricevette, mentre era in Egitto,
ricevette
l'ordine
di
tornare
in
Francia
e
assumere
il
potere.Giunto in patria, licenziò il Direttorio il 18 Brumaio (9
novembre 1799), ed ebbe inizio il suo dominio personale. Divenuto
Primo conDopo le disfatte militari, che rivelarono la debolezza
del Direttorio, un gruppo di politici pensò di ricorrere ad un
colpo di Stato per evitare un vuoto di potere. Bonaparte, l'unico
generale non ancora sconfitto, ricevette, mentre era in Egitto,
ricevette
l'ordine
di
tornare
in
Francia
e
assumere
il
potere.Giunto in patria, licenziò il Direttorio il 18 Brumaio (9
novembre 1799), ed ebbe inizio il suo dominio personale. Divenuto
Primo console, accanto ad un Consolato cui era stato assegnato il
potere esecutivo, promise ai francesi giustizia, moderazione,
stabilità e grandezza, nel famoso discorso che rivolse loro.
L'alta borghesia mantenne il potere legislativo attraverso un
sistema di organi rappresentativi i cui membri furono scelti dai
consoli. I sindaci, i magistrati ed i prefetti erano eletti dallo
stesso Napoleone. Benché il potere politico e amministrativo non
scaturisse più dal basso, le conquiste civili della Rivoluzione,
l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, il
diritto
di
proprietà
e
l'egemonia
della
borghesia
furono
mantenuti.Dopo la conclusione del Concordato con la Santa Sede,
Napoleone partecipò con un gesto simbolico al Te Deum, dopo la
politica
di
cristianizzazione
effettuata
da
Robespierre,
riconoscendo
così
il
cattolicesimo
come
religione
della
maggioranza nello Stato francese.
In cambio di ciò il clero
rinunciava alla rivendicazione dei patrimoni usurpati dalla
Rivoluzione e accettava il nuovo Stato laico: divorzio, matrimonio
civile uguaglianza religiosa, vescovi nominati dal Primo Console.
Promulgò quindi gli Articoli Organici, ribadendo le prerogative
della Chiesa Gallicana, introducendo una congrua (stipendio) per
il clero, arrogandosi il diritto di nominare i vescovi, inoltre
stabiliva che: nessun mandato della Chiesa di Roma poteva essere
messo in esecuzione senza l'autorizzazione del Governo; nessun
Concilio nazionale e nessun'assemblea deliberante avrebbe avuto
luogo senza la permissione del Governo. Nel 1804 fu promulgato il
nuovo Codice Civile, che da una parte conservò i principi
rivoluzionari (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge,
laicità dello Stato, libertà religiosa, libertà di lavoro ecc.),
dall'altra codificò l'ineguaglianza della donna rispetto all'uomo;
il moderno diritto ereditario; il divorzio.In vista unicamente
della classe borghese, regola le condizioni di esistenza della
famiglia basandola sul principio dell'autorità, il matrimonio, le
divisioni, le successioni, considerando la proprietà un diritto
assoluto e inviolabile grazie all'abolizione del feudalesimo e
l'affrancamento della terra.Esportato anche nei Paesi occupati, in
alcune regioni Belgio, Lussemburgo - si è mantenuto fino ad oggi,
e in altre Olanda, Germania, Svizzera -è stata la base delle
moderne legislazioni.
Per quanto riguarda la politica economica
il ruolo primario dello stato era creare le condizioni per un
mercato interno basato sulla concorrenza e sull'iniziativa. A tale
scopo vietò la costituzione di corporazioni e associazioni di
lavoratori e il divieto di manifestare, e con un codice agrario, i
diritti collettivi nelle campagne. Inoltre la cessazione del
commercio con le colonie aveva portato al crollo delle attività e
all'inflazione,
tuttavia
Napoleone
sostenne
le
manifatture
francesi con l'imposizione di sbocchi di mercato fuori della
Francia e con l'esclusione dei manufatti inglesi, avvalendosi
anche dell'eliminazione delle barriere doganali. La visione
economica del generale era, quindi, essenzialmente mercantilista.
In campo scolastico creò un'istruzione pubblica comune a tutti i
cittadini, infatti, nella legge del 10 maggio 1806 articolò tre
ordini: elementare, secondario, superiore e un unico corpo
insegnante, retribuito dallo Stato, così da formare un unico
spirito di devozione alla nazione. Inoltre le scuole dirette
dall'autorità
ecclesiastica
furono
sottoposte
al
controllo
dell'autorità pubblica.Nel primo anno del suo consolato Napoleone,
nella
battaglia
di
Marengo,
sconfisse
gli
austriaci,
impadronendosi del Belgio e stipulò nel 1801 il Trattato di
L.A.S.E.R. L' anno successivo con l'Inghilterra fu concordata la
Pace di Amiens, perseguendo il disegno di un'egemonia francese nel
continente.In questo modo l'Inghilterra restituiva alla Francia e
ai suoi alleati olandesi e spagnoli tutte le conquiste fatte dal
1793. Da questo momento Napoleone fu nominato console a vita col
diritto di nominare i suoi successori.
4)Il Declino di Napoleone:
Dopo la fallimentare campagna
di Russia, si formò la sesta
coalizione (Prussia, Russia, paesi germanici, Inghilterra e
Austria). Napoleone, abbandonato dagli alleati, fu costretto a
scontrarsi con questa nella disastrosa battaglia di Lipsia dove,
trovatosi contro tutti i popoli dell'Europa che la Rivoluzione
aveva evocato, fu sconfitto e costretto all'esilio presso l'Isola
d'Elba. La sua grande personalità lo portò a non arrendersi
nemmeno dopo quella bruciante e quasi definitiva sconfitta: elusa
la sorveglianza inglese, tornò in Francia il 1 marzo. Il popolo
passò immediatamente dalla sua parte: gli eserciti che dovevano
sbarrargli la strada, vinti dalla sua carismatica personalità e in
ricordo delle tante vittorie. I governi europei, che nel frattempo
si erano riuniti per l'inizio del Congresso di Vienna, decisero di
eliminarlo definitivamente.
Fomata la settima coalizione (Inghilterra, Austria, Russia, Svezia
e Prussia), vinta la battaglia di Waterloo, i rappresentanti dei
maggiori regni d'Europa esiliarono Bonaparte definitivamente
sull'isolotto di Sant'Elena, dove il grande generale morì il 5
maggio 1821. In Europa intanto la "Restaurazione" cancellava
quell'Impero che aveva costruito con battaglie e sacrifici
all'ombra degli ideali della Rivoluzione Francese.
5)Fu vera gloria?
Gli autori Desideri e Themelly, ispirandosi al celeberrimo verso
manzoniano, esaminano l'operato del grande condottiero francese.
"Fu uomo di genio, generale senza uguali, emulo di Alessandro
Magno e di Cesare, o un
tiranno dispotico e crudele?"si chiedono gli autori nell'iniziare
il passo. Analizzando le testimonianze dei contemporanei, potremmo
tracciare un ritratto quanto mai contraddittorio: Goethe, ad
esempio, lo considerav aun semidio; per Hegel incarnava lo Spirito
del Mondo, mentre altri, come Madame de Staél lo vedevano
addirittura come Attila il barbaro;
Chateaubriand ne mette in luce i tratti duri e meschini che a
volte traspaiono sotto la maschera di eroe. Lo scrittore francese,
però, a causa del suo spirito pre-romantico, non poteva sottrarsi
al fascino esercitato dalla leggenda
di un uomo solo, che
combatte contro il Mondo. Come non
citare,
inoltre,
proprio
il
caposcuola
del
romanticismo
italiano,Alessandro Manzoni, che nella sua famosa poesia
il 5
maggio ricorda un uomo solo in mezzo ad un grande disegno,
larbitro unico di due secoli,l'artefice principale del destino
dellEuropa, un eroe, insomma, il cui ricordo non morrà. Al
giudizio passionale-letterario dei due scrittori si affianca
lanalisi
certamente
più
obiettiva
dello
storico
Lefebvre,
nonostante fosse francese. Secondo lui la dittatura di Bonaparte
era legata a doppio filo con la Rivoluzione: solo un regime
autoritario avrebbe potuto salvarne le conquiste. Inoltre la
borghesia necessitava di un leader per instaurare un governo
stabile. Secondo gli autori, Napoleone commise l'errore di
allontanarsi troppo dalle forze popolari che avevano reso
possibile la Rivoluzione, e di aver involuto la sua giustificata
dittatura in un cesarismo dinastico.Il giudizio
degli autori del nostro testo sembra non tener conto, però, del
fatto che la politica elitaria di Napoleone non era di certo una
novità, poiché risaliva a tempi anteriori anche al Direttorio: si
pensi alla tragica fine di Danton ed a Robespierre, che mantenne
la distinzione censitaria, seppur esponente dei Giacobini, che,
come si sa, cercavano l'appoggio delle masse popolari. Inoltre il
cesarismo è una degenerazione del potere, che, a nostro modo di
vedere,
si
è
quasi
sempre
accompagnata
all'improvviso
concentramento del potere nelle mani di un solo uomo.