L'Età Napoleonica ricerca scolastica a cura di Luigi Brandolini e la classe 2°A liceo classico “L.Illuminati” Atri(Te) a.s.:1999/00' 1)Campagne Militari: 1.1)Campagna di Russia: La polemica tra Russia e Francia scoppiò all'indomani della decisione di Napoleone di imporre il 'Blocco Continentale' contro l'Inghilterra, poichè era l'unico stato europeo che ancora gli resisteva. Alessandro I Romanov, zar di Russia, non accettò, a lungo andare, le condizioni dell'imperatore Bonaparte, perchè il blocco avrebbe causato un indebolimento del sistema commerciale del Baltico, da cui dipendeva la già danneggiata economia commerciale dell'Impero russo. Altro punto di discordia era la Polonia: occupandola, Napoleone aveva invaso la 'zona d'influenza' concordata con lo Zar. Nel 1811, Napoleone è ormai convinto della necessità di attaccare la Russia. Un vasto esercito, composto non solo da francesi, ma anche di soldati degli altri stati vassalli (Fed. Renana, Prussia, Italia), attraversava i confini dell'Impero russo il 24 giugno 1812. Bonaparte pensava di aver ragione delle truppe dello Zar, al comando del generale Kutuzov, 'vecchia volpe della steppa', in poche settimane. Ma i russi non acccettarono lo scontro campale voluto da Napoleone, e si ritirarono continuamente all'avanzata dei francesi, facendo terra bruciata. Il 14 settembre i francesi entravano a Mosca, dopo una battaglia presso Borodino in cui nessuno degli eserciti aveva avuto la meglio, ma il miraggio di Mosca aveva attirato Napoleone nella trappola gelida della steppa russa: senza viveri e lontano dalle basi, stremato dal freddo e dagli stenti, l'esercito francese fu costretto a ritirarsi. "Dopo essere stato 35 giorni a Mosca, pensando che lo Zar avrebbe chiesto la pace dopo la caduta della capitale, ne partì il 7(19) ottobre con circa 100000 uomini, dei 600000 che partirono. (...) Trovandosi la vita economica ed amministrativa dell'Impero russo in uno stadi di sviluppo primitivo, l'occupazione di un singolo centro non poteva paralizzarla." (V.Gittermann, da Storia della Russia). Durante la ritirata altri soldati morirono, pressati dall'inseguimento dell'esercito russo che, alla Beresina, attaccò e sconfisse duramente l'esercito napoleonico. I superstiti, meno di Polonia) a novembre. 1.2)Campagna 100.000 uomini, rientrarono a Vilna (in di Spagna: Tra il 1806 e il 1807, Napoleone, quando il suo potere aveva raggiunto il punto più alto, maturò due decisioni che avrebbero contribuito in modo decisivo alla fine del suo dominio: l'occupazione della ipenisola iberica e l'intensificazione del blocco ecoSorge nel gennaio 1799 ,dopo la fuga DI Ferdinando IV DI Borbone in Sicilia.Essa abbandonata dai Francesi ,impegnati nel Nord d'Italia per far fronte all'arrivo degli Austro-Russi ,cercò di resistere all'offensiva della II coalizione. La situazione all' interno della Repubblica,però,vedeva i partiti circondati da un profondo isolamento nei confronti delle masse contadine e dei popolani napoletani;infatti il cardinale Fabrizio Ruffo,incaricato dal re di riconquistare il regno,aveva mobilitato migliaia di contadini ,che si costituirono nelle famose bande "Sanfediste",contro i Giacobini. Si aggiunsero anche i vecchi ceti terrieri e i gruppi borghesi che accorsero spaventati dalla Rivoluzione.Anche Napoleone nel giugno del 1799 dovette arrendersi,venuto a conoscenza che le forze francesi nell'Italia settentrionale,erano state sconfitte. L'isolamento dei patrioti,dunque,non nasceva "dall'astrattezza"del loro pensiero, come dice Vincenzo Cuoco: "....tra i nostri patrioti,moltissimi avevano la repubblica sulle labbra,moltissimi l'avevano nella testa,pochissimi nel cuore.Per molti la Rivoluzione era un affare DI moda ed eran repubblicani solo perché lo erano i Francesi,altri per irreligione;taluno confondeva la libertà con la licenza,per molti,infine,la Rivoluzione era un affare di calcolo....". Essi avevano saputo compiere una scelta difficile in un momento cruciale della storia europea,avevano osato schierarsi con la Rivoluzione di Francia,abbandonando i compromessi moderati dei riformatori.Nei patrioti napoletani emerse, grazie ad essa, la prospettiva di un mondo migliore,la speranza nel futuro. Promossero, anche nell'esperienza del governo,il riscatto civile e sociale delle masse contadine,liberandole dalla servitù delle decime da pagare alla Chiesa e dal gioco baronale;ma la loro azione,in ragione del tempo estremamente breve di cui potettero disporre,fu lenta ed inefficace.Era comprensibile che i contadini ascoltassero la voce del clero,il quale accusava i Giacobini di essere nemici della religione e della povera gente e che si arruolassero nell'esercito della Santa Fede.nomico contro l'Inghilterra. Non è mancato tra gli storici chi ha ipotizzato che la conquista della Spagna e della costa atlantica portoghese, fosse perseguita da Napoleone per garantirsi una maggiore autorevolezza nella strategia mondiale ed una maggiore capacità contrattuale nei confronti dell'alleato zar Alessandro di Russia. Napoleone, dopo aver aiutato nel 1807 il re di Spagna ad occupare militarmente il Portogallo, riempì di soldati francesi la penisola e nel maggio 1808, convocò a Baiona il sovrano e lo costrinse a cedere la corona al fratello Giuseppe Bonaparte. Gli Spagnoli, ebbero una reazione furibonda tanto da sfociare in una guerra portata avanti dalle popolazioni rurali, le cosiddette "guerrillas", che l'esercito francese non riuscì mai a sedare. Bisogna dire che gli afrancesados, ai quali apparteneva la borghesia spagnola, aderirono al governo di Giuseppe Bonaparte e si schierarono al fianco degli Spagnoli. I liberali, però, combattendo contro i Francesi, riuscirono a strappare la convocazione delle Cortes e la promulgazione nel 1812 della Costituzione di Cadice, basata sulla sovranità popolare e sul suffragio universale. L'insurrezione spagnola inferse un colpo mortale al sistema napoleonico, infatti gli spagnoli combattevano incuranti del calcolo del calcolo della probabilità, mentre invece per Napoleone si trattò di un imprevisto dispendio di energie e di uomini. Napoleone incontrò le maggiori opposizioni"scrive uno storico"non nei paesi in cui esisteva una borghesia relativamente matura ed evoluta, bensì in quelli dove prevaleva una struttura feudale, e dove le classi popolari difesero accanitamente tali strutture contro le novità francesi, in cui essi avvertivano, sebbene oscuramente, il trionfo della borghesia". Sicuramente uno dei giudizi più critici nei confronti della nazione spagnola, è quello rivolto dallo storico liberale H.A.L.Fisher nella sua opera "La storia d'Europa", nella quale esprime l'astrattezza delle rivendicazioni spagnole sorrette da un patriottismo donchisciottesco, poichè il governo di stampo prettamente feudale e che aveva come fondamento la religione cristiana, impersonata e difesa aspramente dall'ordine dei Gesuiti la cosiddetta "spada della Chiesa", formatosi durante l'epoca della Controriforma. La Spagna, durante l'età napoleonica, si presenta come un paese feudale in cui la geografia territoriale aveva condizionato l'apparato economico fondato essenzialmente sull'agricoltura (soltanto un terzo del paese era coltivato), e in cui il commercio era affidato agli stranieri. Psicologicamente la Spagna, è uno Stato indifferente e come una nazione di individualisti in cui si fondono i ceti popolari con quelli aristocratici mancando di uno strato borghese che sarebbe stato la spinta verso una rivisitazione completa del paese in tutti gli ambiti. 2)Repubblica Napoletana: Sorge nel gennaio 1799 ,dopo la fuga DI Ferdinando IV DI Borbone in Sicilia.Essa abbandonata dai Francesi ,impegnati nel Nord d'Italia per far fronte all'arrivo degli Austro-Russi ,cercò di resistere all'offensiva della II coalizione. La situazione all' interno della Repubblica,però,vedeva i partiti circondati da un profondo isolamento nei confronti delle masse contadine e dei popolani napoletani;infatti il cardinale Fabrizio Ruffo,incaricato dal re di riconquistare il regno,aveva mobilitato migliaia di contadini ,che si costituirono nelle famose bande "Sanfediste",contro i Giacobini. Si aggiunsero anche i vecchi ceti terrieri e i gruppi borghesi che accorsero spaventati dalla Rivoluzione.Anche Napoleone nel giugno del 1799 dovette arrendersi,venuto a conoscenza che le forze francesi nell'Italia settentrionale,erano state sconfitte. L'isolamento dei patrioti,dunque,non nasceva "dall'astrattezza"del loro pensiero, come dice Vincenzo Cuoco: "....tra i nostri patrioti,moltissimi avevano la repubblica sulle labbra,moltissimi l'avevano nella testa,pochissimi nel cuore.Per molti la Rivoluzione era un affare DI moda ed eran repubblicani solo perché lo erano i Francesi,altri per irreligione;taluno confondeva la libertà con la licenza,per molti,infine,la Rivoluzione era un affare di calcolo....". Essi avevano saputo compiere una scelta difficile in un momento cruciale della storia europea,avevano osato schierarsi con la Rivoluzione di Francia,abbandonando i compromessi moderati dei riformatori.Nei patrioti napoletani emerse, grazie ad essa, la prospettiva di un mondo migliore,la speranza nel futuro. Promossero, anche nell'esperienza del governo,il riscatto civile e sociale delle masse contadine,liberandole dalla servitù delle decime da pagare alla Chiesa e dal gioco baronale;ma la loro azione,in ragione del tempo estremamente breve di cui potettero disporre,fu lenta ed inefficace.Era comprensibile che i contadini ascoltassero la voce del clero,il quale accusava i Giacobini di essere nemici della religione e della povera gente e che si arruolassero nell'esercito della Santa Fede. Dopo il rovesciamento della dittatura di Roberspierre, si manifestarono gli interessi della società francese di creare uno stato tale da consolidare le vittorie contro il feudalesimo, senza la partecipazione delle forze popolari. Il problema fondamentale del Direttorio rimaneva la guerra. Conseguite le prime vittorie in Belgio, Olanda e sulle rive tedesche del Reno, intraprese l'offensiva contro gli Asburgo.Furono armati tre eserciti,sotto gli ordini di Carnot, e Napoleone fu nominato generale dell'esercito che avrebbe agito in Italia. Jourdan e Moreau, invece avrebbero agito attraverso i territori germanici. Napoleone conseguì la prima vittoria sugli austro-piemontesi a Cherasco in cui ottenne la cessione di Nizza e Savoia. Con la battaglia di Lodi procedette all'occupazione della Lombardia; muovendo, in seguito, alla volta del Veneto e del sud Italia ottenne la neutralità del papa (Pio IX) con il Trattato di Tolentino e potè tradurre le opere d'arte presenti nello Stato della Chiesa in Francia, come testimonianza della vittoria francese. Nel 1797 il Trattato di Campoformio con l'Austria ufficializzò il possesso francese sul Belgio e la Lombardia, lasciando alla suddetta potenza il Veneto, l'Istria e la Dalmazia. Ugo Foscolo, a tal proposito, scrisse:" Le ultime lettere di Jacopo Ortis". Il romanzo racconta della disperazione di un esule veneziano, costretto ad abbandonare la patria dopo Campoformio. In una lettera datata 11 ottobre 1797, il protagonista afferma che Il sacrificio della patria nostra è consumato. Il suo nome compare nelle liste di proscrizione, ed egli preferisce l'esilio all'arruolamento nell'esercito francese della Cisalpina, che combatte contro gli Austro -Russi. 3)Dal Direttorio al Consolato: Dopo il rovesciamento della dittatura di Roberspierre, si manifestarono gli interessi della società francese di creare uno stato tale da consolidare le vittorie contro il feudalesimo, senza la partecipazione delle forze popolari. Il problema fondamentale del Direttorio rimaneva la guerra. Conseguite le prime vittorie in Belgio, Olanda e sulle rive tedesche del Reno, intraprese l'offensiva contro gli Asburgo.Furono armati tre eserciti,sotto gli ordini di Carnot, e Napoleone fu nominato generale dell'esercito che avrebbe agito in Italia. Jourdan e Moreau, invece avrebbero agito attraverso i territori germanici. Napoleone conseguì la prima vittoria sugli austro-piemontesi a Cherasco in cui ottenne la cessione di Nizza e Savoia. Con la battaglia di Lodi procedette all'occupazione della Lombardia; muovendo, in seguito, alla volta del Veneto e del sud Italia ottenne la neutralità del papa (Pio IX) con il Trattato di Tolentino e potè tradurre le opere d'arte presenti nello Stato della Chiesa in Francia, come testimonianza della vittoria francese. Nel 1797 il Trattato di Campoformio con l'Austria ufficializzò il possesso francese sul Belgio e la Lombardia, lasciando alla suddetta potenza il Veneto, l'Istria e la Dalmazia. Ugo Foscolo, a tal proposito, scrisse:" Le ultime lettere di Jacopo Ortis". Il romanzo racconta della disperazione di un esule veneziano, costretto ad abbandonare la patria dopo Campoformio. In una lettera datata 11 ottobre 1797, il protagonista afferma che Il sacrificio della patria nostra è consumato. Il suo nome compare nelle liste di proscrizione, ed egli preferisce l'esilio all'arruolamento nell'esercito francese della Cisalpina, che combatte contro gli Austro -Russi. 4)Dal Consolato all'Impero: Dopo le disfatte militari, che rivelarono la debolezza del Direttorio, un gruppo di politici pensò di ricorrere ad un colpo di Stato per evitare un vuoto di potere. Bonaparte, l'unico generale non ancora sconfitto, ricevette, mentre era in Egitto, ricevette l'ordine di tornare in Francia e assumere il potere.Giunto in patria, licenziò il Direttorio il 18 Brumaio (9 novembre 1799), ed ebbe inizio il suo dominio personale. Divenuto Primo console, accanto ad un Consolato cui era stato assegnato il potere esecutivo, promise ai francesi giustizia, moderazione, stabilità e grandezza, nel famoso discorso che rivolse loro. L'alta borghesia mantenne il potere legislativo attraverso un sistema di organi rappresentativi i cui membri furono scelti dai consoli. I sindaci, i magistrati ed i prefetti erano eletti dallo stesso Napoleone. Benché il potere politico e amministrativo non scaturisse più dal basso, le conquiste civili della Rivoluzione, l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, il diritto di proprietà e l'egemonia della borghesia furono mantenuti.Dopo la conclusione del Concordato con la Santa Sede, Napoleone partecipò con un gesto simbolico al Te Deum, dopo la politica di cristianizzazione effettuata da Robespierre, riconoscendo così il cattolicesimo come religione della maggioranza nello Stato francese. In cambio di ciò il clero rinunciava alla rivendicazione dei patrimoni usurpati dalla Rivoluzione e accettava il nuovo Stato laico: divorzio, matrimonio civile uguaglianza religiosa, vescovi nominati dal Primo Console. Promulgò quindi gli Articoli Organici, ribadendo le prerogative della Chiesa Gallicana, introducendo una congrua (stipendio) per il clero, arrogandosi il diritto di nominare i vescovi, inoltre stabiliva che: nessun mandato della Chiesa di Roma poteva essere messo in esecuzione senza l'autorizzazione del Governo; nessun Concilio nazionale e nessun'assemblea deliberante avrebbe avuto luogo senza la permissione del Governo. Nel 1804 fu promulgato il nuovo CDopo le disfatte militari, che rivelarono la debolezza del Direttorio, un gruppo di politici pensò di ricorrere ad un colpo di Stato per evitare un vuoto di potere. Bonaparte, l'unico generale non ancora sconfitto, ricevette, mentre era in Egitto, ricevette l'ordine di tornare in Francia e assumere il potere.Giunto in patria, licenziò il Direttorio il 18 Brumaio (9 novembre 1799), ed ebbe inizio il suo dominio personale. Divenuto Primo conDopo le disfatte militari, che rivelarono la debolezza del Direttorio, un gruppo di politici pensò di ricorrere ad un colpo di Stato per evitare un vuoto di potere. Bonaparte, l'unico generale non ancora sconfitto, ricevette, mentre era in Egitto, ricevette l'ordine di tornare in Francia e assumere il potere.Giunto in patria, licenziò il Direttorio il 18 Brumaio (9 novembre 1799), ed ebbe inizio il suo dominio personale. Divenuto Primo console, accanto ad un Consolato cui era stato assegnato il potere esecutivo, promise ai francesi giustizia, moderazione, stabilità e grandezza, nel famoso discorso che rivolse loro. L'alta borghesia mantenne il potere legislativo attraverso un sistema di organi rappresentativi i cui membri furono scelti dai consoli. I sindaci, i magistrati ed i prefetti erano eletti dallo stesso Napoleone. Benché il potere politico e amministrativo non scaturisse più dal basso, le conquiste civili della Rivoluzione, l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, il diritto di proprietà e l'egemonia della borghesia furono mantenuti.Dopo la conclusione del Concordato con la Santa Sede, Napoleone partecipò con un gesto simbolico al Te Deum, dopo la politica di cristianizzazione effettuata da Robespierre, riconoscendo così il cattolicesimo come religione della maggioranza nello Stato francese. In cambio di ciò il clero rinunciava alla rivendicazione dei patrimoni usurpati dalla Rivoluzione e accettava il nuovo Stato laico: divorzio, matrimonio civile uguaglianza religiosa, vescovi nominati dal Primo Console. Promulgò quindi gli Articoli Organici, ribadendo le prerogative della Chiesa Gallicana, introducendo una congrua (stipendio) per il clero, arrogandosi il diritto di nominare i vescovi, inoltre stabiliva che: nessun mandato della Chiesa di Roma poteva essere messo in esecuzione senza l'autorizzazione del Governo; nessun Concilio nazionale e nessun'assemblea deliberante avrebbe avuto luogo senza la permissione del Governo. Nel 1804 fu promulgato il nuovo Codice Civile, che da una parte conservò i principi rivoluzionari (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, laicità dello Stato, libertà religiosa, libertà di lavoro ecc.), dall'altra codificò l'ineguaglianza della donna rispetto all'uomo; il moderno diritto ereditario; il divorzio.In vista unicamente della classe borghese, regola le condizioni di esistenza della famiglia basandola sul principio dell'autorità, il matrimonio, le divisioni, le successioni, considerando la proprietà un diritto assoluto e inviolabile grazie all'abolizione del feudalesimo e l'affrancamento della terra.Esportato anche nei Paesi occupati, in alcune regioni Belgio, Lussemburgo - si è mantenuto fino ad oggi, e in altre Olanda, Germania, Svizzera -è stata la base delle moderne legislazioni. Per quanto riguarda la politica economica il ruolo primario dello stato era creare le condizioni per un mercato interno basato sulla concorrenza e sull'iniziativa. A tale scopo vietò la costituzione di corporazioni e associazioni di lavoratori e il divieto di manifestare, e con un codice agrario, i diritti collettivi nelle campagne. Inoltre la cessazione del commercio con le colonie aveva portato al crollo delle attività e all'inflazione, tuttavia Napoleone sostenne le manifatture francesi con l'imposizione di sbocchi di mercato fuori della Francia e con l'esclusione dei manufatti inglesi, avvalendosi anche dell'eliminazione delle barriere doganali. La visione economica del generale era, quindi, essenzialmente mercantilista. In campo scolastico creò un'istruzione pubblica comune a tutti i cittadini, infatti, nella legge del 10 maggio 1806 articolò tre ordini: elementare, secondario, superiore e un unico corpo insegnante, retribuito dallo Stato, così da formare un unico spirito di devozione alla nazione. Inoltre le scuole dirette dall'autorità ecclesiastica furono sottoposte al controllo dell'autorità pubblica.Nel primo anno del suo consolato Napoleone, nella battaglia di Marengo, sconfisse gli austriaci, impadronendosi del Belgio e stipulò nel 1801 il Trattato di L.A.S.E.R. L' anno successivo con l'Inghilterra fu concordata la Pace di Amiens, perseguendo il disegno di un'egemonia francese nel continente.In questo modo l'Inghilterra restituiva alla Francia e ai suoi alleati olandesi e spagnoli tutte le conquiste fatte dal 1793. Da questo momento Napoleone fu nominato console a vita col diritto di nominare i suoi successori. 4)Il Declino di Napoleone: Dopo la fallimentare campagna di Russia, si formò la sesta coalizione (Prussia, Russia, paesi germanici, Inghilterra e Austria). Napoleone, abbandonato dagli alleati, fu costretto a scontrarsi con questa nella disastrosa battaglia di Lipsia dove, trovatosi contro tutti i popoli dell'Europa che la Rivoluzione aveva evocato, fu sconfitto e costretto all'esilio presso l'Isola d'Elba. La sua grande personalità lo portò a non arrendersi nemmeno dopo quella bruciante e quasi definitiva sconfitta: elusa la sorveglianza inglese, tornò in Francia il 1 marzo. Il popolo passò immediatamente dalla sua parte: gli eserciti che dovevano sbarrargli la strada, vinti dalla sua carismatica personalità e in ricordo delle tante vittorie. I governi europei, che nel frattempo si erano riuniti per l'inizio del Congresso di Vienna, decisero di eliminarlo definitivamente. Fomata la settima coalizione (Inghilterra, Austria, Russia, Svezia e Prussia), vinta la battaglia di Waterloo, i rappresentanti dei maggiori regni d'Europa esiliarono Bonaparte definitivamente sull'isolotto di Sant'Elena, dove il grande generale morì il 5 maggio 1821. In Europa intanto la "Restaurazione" cancellava quell'Impero che aveva costruito con battaglie e sacrifici all'ombra degli ideali della Rivoluzione Francese. 5)Fu vera gloria? Gli autori Desideri e Themelly, ispirandosi al celeberrimo verso manzoniano, esaminano l'operato del grande condottiero francese. "Fu uomo di genio, generale senza uguali, emulo di Alessandro Magno e di Cesare, o un tiranno dispotico e crudele?"si chiedono gli autori nell'iniziare il passo. Analizzando le testimonianze dei contemporanei, potremmo tracciare un ritratto quanto mai contraddittorio: Goethe, ad esempio, lo considerav aun semidio; per Hegel incarnava lo Spirito del Mondo, mentre altri, come Madame de Staél lo vedevano addirittura come Attila il barbaro; Chateaubriand ne mette in luce i tratti duri e meschini che a volte traspaiono sotto la maschera di eroe. Lo scrittore francese, però, a causa del suo spirito pre-romantico, non poteva sottrarsi al fascino esercitato dalla leggenda di un uomo solo, che combatte contro il Mondo. Come non citare, inoltre, proprio il caposcuola del romanticismo italiano,Alessandro Manzoni, che nella sua famosa poesia il 5 maggio ricorda un uomo solo in mezzo ad un grande disegno, larbitro unico di due secoli,l'artefice principale del destino dellEuropa, un eroe, insomma, il cui ricordo non morrà. Al giudizio passionale-letterario dei due scrittori si affianca lanalisi certamente più obiettiva dello storico Lefebvre, nonostante fosse francese. Secondo lui la dittatura di Bonaparte era legata a doppio filo con la Rivoluzione: solo un regime autoritario avrebbe potuto salvarne le conquiste. Inoltre la borghesia necessitava di un leader per instaurare un governo stabile. Secondo gli autori, Napoleone commise l'errore di allontanarsi troppo dalle forze popolari che avevano reso possibile la Rivoluzione, e di aver involuto la sua giustificata dittatura in un cesarismo dinastico.Il giudizio degli autori del nostro testo sembra non tener conto, però, del fatto che la politica elitaria di Napoleone non era di certo una novità, poiché risaliva a tempi anteriori anche al Direttorio: si pensi alla tragica fine di Danton ed a Robespierre, che mantenne la distinzione censitaria, seppur esponente dei Giacobini, che, come si sa, cercavano l'appoggio delle masse popolari. Inoltre il cesarismo è una degenerazione del potere, che, a nostro modo di vedere, si è quasi sempre accompagnata all'improvviso concentramento del potere nelle mani di un solo uomo.