ASSOCIAZIONE VICENTINA PER LE LEUCEMIE ED I LINFOMI PERIODICO TRIMESTRALE - POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB VICENZA - ANNO XXVIII N. 85 - 1 Marzo 2015 Buona Pasqua! Mi chiedono che io offra gli auguri per Pasqua. Io credo di offrire molto di più: ciò che la fede mi dona, ossia ciò che Dio ci dona: Gesù Risorto! Nella Pasqua ci si sofferma ad ammirare Gesù Risorto e Vincitore. Lui dona speranza all’attesa più importante del nostro vivere: come vivremo ancora e sempre? Siamo abituati a porre in relazione la Risurrezione di Gesù con la sua morte. La morte non lo annienta, non lo precipita in un buio senza uscita. E la sua Risurrezione è lì a mostrare che Gesù non solo ha evitato il buio, ma che lo ha anche superato con la luce del Risorto. Nel riflettere su Gesù Risorto spesso ci sfugge un particolare. Particolare, che mi piace ricordarlo con il teologo W. Kasper. La morte di Gesù non attende la Risurrezione. Anzi, lo stesso atto del morire è già anche risorgere. Proprio nella sua croce, morendo, Gesù effonde il suo Spirito, come si legge nell’Evangelista Giovanni, presente alla morte di Gesù. Così alcuni commentatori leggono nel suo Vangelo, al capitolo 19, versetto 30. Per la nostra vita, che corre necessariamente verso la morte, con delle anticipazioni nelle sofferenze e nelle malattie, l’esperienza di Gesù è non solo indicativa, ma anche “contagiante”. Infatti la fede ci fa “vivere di Gesù”. È così che non solo nella nostra morte è inclusa la risurrezione, ma anche in ogni sofferenza è inclusa sempre una quota di risurrezione. Della nostra e della “Sua” Risurrezione. F. Giuseppe Celso Mattellini, francescano conventuale. UOVA DI PASQUA 20-21-22 marzo 2 La Rete Ematologica Vicentina Con l’inizio dell’anno 2015, il modello organizzativo della sanità nel Veneto, recependo le direttive della Giunta Regionale, deve attivare la cosiddetta modalità “hub and spoke”, letteralmente “mozzo e raggio” di una ruota. Si sono cioè individuati degli ospedali “centro” che lavorano in sinergia, organizzativa e gestionale, con ospedali “periferici”. Ospedali centro (“hub”) e periferici (“spoke”) avranno mansioni e dotazioni differenziate, in modo da garantire efficienza e appropriatezza delle prestazioni sanitarie, evitando sprechi e doppioni. L’Ospedale San Bortolo agirà da “hub” per la provincia di Vicenza, coordinandosi con i centri “spoke” delle ULSS n 3, 4 e 5. All’interno di questa complessa modalità organizzativa, è stata creata, con apposita delibera regionale, la Rete Ematologica Vicentina. Infatti, il coordinamento della gestione clinica (procedure diagnostiche, protocolli di terapia, monitoraggio e follow-up ambulatoriale, trattamento delle emergenze, delle complicanze e della fase di terminalità) del paziente con patologie ematologiche, sia di carattere neoplastico che di natura benigna, è stato considerato un obiettivo essenziale per il raggiungimento di elevati standard di qualità e per consentire equità di accesso alle cure in tutto il territorio della provincia di Vicenza. Il progetto della Rete Ematologica Vicentina promuove quindi l’integrazione fra le risorse coinvolte delle quattro ULSS vicentine. Questa modalità organizzativa dovrà contenere anche aspetti educativi e di aggiornamento, con programmazione a livello provinciale di incontri di aggiornamento professionale e l’avvio di protocolli di speri- mentazione clinica, farmacologica e gestionale, con la collaborazione della Fondazione Progetto Ematologia, attraverso apposite convenzioni tra Aziende, nell’ambito delle prospettive e direttive regionali. In ambito assistenziale è necessario poi tenere conto della globalità delle esigenze del paziente, includendo, oltre agli aspetti “tecnici” della diagnosi e della cura della patologia ematologica, anche gli aspetti psicologici e gli aspetti legati alla gestione del percorso di cura nelle fasi di terminalità, anche al fine di migliorare la qualità di vita della persona affetta da malattia ematologica. Per la realizzazione di questi ultimi due aspetti diventa di importanza strategica il coinvolgimento delle associazioni di volontariato già operanti, come AVILL, AVEC, ADMO. In particolare, per AVILL una prossima “sfida” potrebbe essere il tentativo di esportare il modello di assistenza domiciliare, già avviato con successo nell’ULSS 6, anche nelle ULSS della provincia, proprio nell’ottica di standardizzare le modalità di assistenza e renderle omogenee anche al di fuori del “San Bortolo”. Una efficiente integrazione con la medicina del territorio e “in famiglia”, per quelle condizioni che lo permettano, consentirà infatti da una parte di liberare risorse nei centri “hub”, chiamati a rispondere alla sfida di una medicina sempre più tecnologicamente avanzata, con costi ed impegno strutturale molto onerosi, e dall’altra di mantenere lo stretto contatto con il paziente, dialogando con i suoi bisogni e le sue aspettative, curandolo vicino a casa con la stessa qualità ed attenzione di chi si trova a vivere in posizione più “centrale”. Dr. Marco Ruggeri 3 Io e la mia storia Progetto di espressione artistica per pazienti oncoematologici over 60 Il progetto “io e la mia storia” è nato con l’obiettivo di aiutare il malato ad innescare una reazione psicologica positiva attraverso l’espressione della sua creatività. Non si trattava quindi di un concorso, quanto di un percorso di crescita emozionale all’interno del quale tutti i partecipanti sono protagonisti e vincitori. Al convegno svoltosi a Roma lo scorso 20 febbraio, nell’ambito del convegno nazionale AIL, è stato presentato il libro edito da Mondadori “io e la mia storia – il talento dei pazienti raccontato dai nuovi autori italiani”, volume che raccoglie i lavori realizzati per il progetto, accompagnati da un breve racconto degli autori diplomati al Scuola Holden di Torino. Il filo conduttore è dunque l’arte che, in tutte le sue forme, è in grado di confortare e sostenere il malato riducendo stress, ansia e depressione, contribuendo così ad alleviare le sue sofferenze. Esprimere la propria creatività aiuta il paziente a ricostruire quel contatto con il mondo che spesso una malattia può interrompere. Proprio per questo l’AIL, da sempre impegnata nel migliorare la qualità della vita del malato, ha deciso di sostenere il progetto “Io e la mia storia”, come spiega il prof. Franco Mandelli: “Ogni paziente, in particolare quello anziano, quando è costretto ad affrontare una patologia che sconvolge la sua vita e quella dei suoi familiari ha naturalmente bisogno di grande attenzione. Un’iniziativa come “io e la mia storia” può aiutarlo a trovare qualcosa di positivo e costruttivo in cui impegnarsi distraendolo dall’angoscia e dall’ansia provocate dalla malattia”. Un assunto, questo, condiviso anche dalla professoressa Sylvie Menard, illustre oncologa che ha vissuto l’esperienza della malattia anche da paziente ed ha sostenuto l’iniziativa. “Per molti malati il tumore è ancora un tabù – afferma la Professoressa – qualcosa da nascondere piuttosto che da condividere. Il disegno, la scrittura, la pittura o qualsiasi altra forma d’arte possono essere un efficace strumento per spingere i malati ad aprirsi di nuovo al mondo. Vorrei dedicare idealmente questo progetto – conclude – proprio a quei malati che hanno difficoltà a comunicare con chi è loro vicino”. Emanuela Zocaro Responsabile Comunicazioni e uff. stampa AIL 4 La ricerca indipendente: GIMEMA I nostri ricercatori sono tra i migliori al mondo, ragion per cui vorrei dedicare questo capitolo a un progetto che è la testimonianza concreta di un’eccellenza italiana, contro tutti i deprimenti luoghi comuni. La storia che voglio raccontare è quella della Fondazione GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto) e dei suoi risultati. Si definisce convenzionalmente ricerca indipendente la sperimentazione clinica che non è promossa e condotta direttamente dall’industria farmaceutica. Al finanziamento di questo tipo di ricerca è dedicata ogni anno una quota rilevante dei fondi raccolti – in sede nazionale ed in molte sezioni provinciali – dall’Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma. E’ semplice raccontare al pubblico i risultati dell’impiego delle risorse destinate all’assistenza – ossia le residenze per i pazienti e loro familiari, l’assistenza domiciliare, il finanziamento ai centri di Ematologia – perché sono sotto gli occhi di tutti. Più difficile è invece illustrare e far comprendere i frutti della ricerca. I progetti sono astrusi per i non addetti ai lavori e, soprattutto, i risultati possono arrivare dopo molti anni. Spesso è complicato anche spiegare il senso di singoli progetti, che si capiscono solo se inquadrati insieme con altri che integrano. Questo perché la ricerca è un processo complesso, in continua evoluzione, basato sulla collaborazione di molti gruppi nazionali ed internazionali. In Italia, uno dei più importanti gruppi di ricerca clinica in Ematologia è appunto la Fondazione GIMEMA, che ha protocolli di ricerca in collaborazione con altri gruppi europei. Semplificando, possiamo dire che fare ricerca significa preparare progetti che ci permettano di raccogliere le informazioni derivanti dalla nostra attività medica di ogni giorno, in modo così corretto e rigoroso da poterle poi utilizzare per prevedere le scelte che ci offrono maggiori probabilità di successo nell’immediato futuro. Le osservazioni isolate di uno o due medici che lavorano da soli, che vedono pochi pazienti nel corso di molti anni e non dispongono di moderne tecnologie diagnostiche possono certo fornire spunti interessanti, ma non permettono di ottenere risultati completi su un determinato fenomeno. Uno degli aspetti più importanti nelle attività di ricerca è quello invece di produrre informazioni basate su dati solidi, evitando per quanto possibile che un fenomeno verificatosi “casualmente” possa diventare il presupposto di scelte sbagliate. Perché il rischio, in questo campo, è sempre quello di osservare effetti positivi o negativi che non rappresentano la verità scientifica. Il compito dei grandi network di ricerca, come GIMEMA, è quindi coordinare l’attività del più ampio gruppo di ricercatori possibile, in modo da raccogliere notevoli quantità di dati su un elevato numero di malati, riducendo al minimo il rischio di arrivare a conclusioni errate. Grazie alle più moderne tecnologie statistiche, verrà dunque analizzato un numero di informazioni sufficiente per capire se quello che abbiamo osservato nei nostri pazienti abbia almeno il 95 per cento di probabilità di verificarsi anche per coloro che tratteremo in futuro. In sostanza, fare ricerca vuol dire progettare e realizzare protocolli operativi tali da poter prevedere il futuro sulla base di quanto osservato in passato. Per arrivare a questo obiettivo è necessario un lavoro sinergico che applichi, in diversi e numerosi centri clinici, gli stessi programmi diagnostici e terapeutici per riunire poi tutti i risultati in un unico database comune. A tal fine, i ricercatori tentano di creare un deposito comune di esperienze condivise che possa essere messo successivamente a disposizione di tutti. E’ un’opera che richiede enormi risorse logistiche e moltissimi strumenti, per questo l’informatica e l’uso delle reti applicative alla raccolta, all’analisi e alla diffusione dei dati stanno avendo un impatto rivoluzionario sull’attività dei ricercatori, e lo avranno sempre di più. Lavorare in rete significa infatti avere l’opportunità di condividere le informazioni molto più rapidamente e in modo più efficiente, accordando così i tempi per raggiungere i risultati. Da ciò emerge l’esigenza di un sistema di procedure accurato e standardizzato che disciplini lo svolgimento di ciascuna sperimentazione. Un sistema sulla base del quale possano essere eseguiti controlli per accertare la veridicità dei dati e dei risultati contenuti nelle presentazioni scientifiche e verificare che tali dati e risultati mantengano il loro valore anche a distanza di tempo. La ricerca è dunque un sistema molto complesso, e per realizzarlo, mantenerlo funzionante e magari migliorarlo sono necessarie grandi risorse... tratto dal libro “Curare è prendersi cura” del prof. Franco Mandelli Ed. Sperling Kupfer 5 Dietro ogni stella di Natale si cela quel rosso che sa di momenti di festa. Che sa del freddo invernale e insieme di calore umano. In ogni stella di Natale c’è la gioia e la speranza e l’allegria. Dietro quelle stelle di Natale ci sono nascoste delle storie di vita; storie uguali e diverse. Sono stelle di Natale speciali, quelle, che raccontano di storie speciali... La preoccupazione nei loro sguardi e nei nostri. La sofferenza di dure terapie e la volontà di andare avanti, fino in fondo. Nomi e sigle impronunciabili che diventano la normalità. Le ore interminabili in una sala d’attesa e i minuti che vorresti non passassero mai per stare con lui un po’ di più. Le iniezioni e le flebo e le lastre e le camere isolate, lontane da tutto, che alla fine, non fanno più tanta paura. L’affetto e la comprensione che provi per chi è accanto a te e di cui capisci perfettamente ogni pensiero senza neanche sapere chi sia. Il rigore austero di impenetrabili camici, la loro competenza e professionalità. Le mascherine, il sapone antibatterico e gli allarmi. La cena alle sei e mezzo e la pastina scotta, sempre la stessa. La pacca sulla spalla di un infermiere che ti dice che è passato tutto e che stai meglio, adesso. Le persone che si affidano al loro Dio e tu che ti affidi alla tua forza. I suoi occhi che diventano ancora più profondi nel suo viso pallido. I sorrisi più forti di qualsiasi parola, le risate per ogni piccola cosa. E le lacrime. Quelle stelle di Natale racchiudono corridoi e reparti e medicherie e interi ospedali. Dove gente e gente lavora per sconfiggere una malattia che non deve far più paura. Dove gente e gente soffre e non si arrende. E gente e gente, come me, aspetta che tutto passi, che tutto finisca, e lui torni come sempre, come prima. Dietro quelle stelle di Natale si celano strette di mano e abbracci forti più di ogni altro. Si celano visi e sguardi che non dimenticherai mai. Si celano bimbi e vecchi e uomini e donne accomunati dallo stesso dolore e dallo stesso desiderio. Dietro quelle stelle ci sono, velate, paure e lacrime taciute, ma più di tutto l’attaccamento profondo alla vita. Dietro queste stelle si nasconde la leucemia e la nostra voglia di combatterla e sconfiggerla. Dietro queste stelle ci sono tante persone speciali. Io dedico una stella al mio piccolo eroe.” Valentina. Lettera tratta dalla redazione del sito AIL. GRAZIE A TUTTI VOI VOLONTARI E SOSTENITORI CHE FATE BRILLARE QUESTE STELLE!! Quando nella tua vita si presenta un momento particolare, un matrimonio, un battesimo, una comunione, una laurea, un compleanno… puoi rendere l’occasione ancora più speciale condividendolo con noi. Vieni a trovarci in ufficio e potrai scegliere tra vari modelli di pergamene, oppure personalizzarle come vuoi tu. 6 UOVA DI PASQUA Ci troverete in tutte le piazze di Vicenza e provincia nei giorni 20-21-22 marzo 2015 dove offriremo UOVA DI PASQUA a quanti condividono sensibilmente l’operato della nostra associazione. Diamo vita alla ricerca! Con un Uovo di Pasqua puoi contribuire a sostenere l’associazione nell’aiuto ai malati QUOTA ASSOCIATIVA 2015 e 15,00 I versamenti si possono effettuare sul c/c n. 1256/21 della Banca Popolare di Vicenza IBAN IT81W0572811810010570001256, sul c/c 5054843 della Unicredit Banca IBAN IT90B0200811803000005054843, o sul c/c postale intestato all’AViLL-AIL n. 11644366. Consiglio direttivo Presidente: Sandra Daniela Vedana Vicepresidente:Maria Grazia Lucianetti Segretario: Giancarlo Marini Consiglieri: Maria Rosa Cingano Franco Iannò Bruna Malandrin Alessandro Simionato Giovanni Spolaor Igino Zarantonello LA GENTE DEVE SAPERE CHE… Non esiste nessun incaricato dell’AVILL-AIL, autorizzato alla raccolta di denaro, anche se si presenta in possesso di documenti e fotografie che facciano riferimento alla nostra Associazione. L’AVILL-AIL ringrazia per la collaborazione che serve ad evitare spiacevoli episodi. Le uniche modalità per versare contributi sono i versamenti bancari o postali. A.Vi.L.L. NOTIZIE periodico dell’Associazione Vicentina per le Leucemie i Linfomi e Mieloma SEDE: VIALE DAL VERME, 41 36100 VICENZA TEL./FAX 0444/928853 Dir. Resp. Giuseppe C. Mattellini Autorizzazione del Tribunale di Vicenza n. 547 del 21/4/1987 Tipolitografia PAVAN snc - Vi