Comune di Parma Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center UFFICIO STATISTICA S ST TA AT TIIS ST TIIC CH HE ES SU UII P PR RE EZ ZZ ZII A AL LC CO ON NS SU UM MO OA AP PA AR RM MA A A AN NN NII 22001133--22001144 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA Anni 2013-2014 a cura di: dott. Raffaele Vaira STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 2 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Indice 1. L’INFLAZIONE E L’IMPORTANZA DELL’OSSSERVAZIONE DEI PREZZI 1.1 DALL’INDIVIDUO ALLA COMUNITÀ 1.2 SOCIETÀ CIVILE E SISTEMA ECONOMICO 1.3 LA MONETA 1.4 L’INFLAZIONE E L’EURO 2. L’INDAGINE SUI PREZZI AL CONSUMO: DALLA FASE DELLA RACCOLTA AI NUMERI INDICI 2.1 EQUAZIONE KEYNESIANA: DAL PARADIGMA ALL’EVIDENZA EMPIRICA 2.2 STATISTICA E BRANCHE APPLICATE 2.3 PREZZI AL CONSUMO DEI PRODOTTI DEL PANIERE 2.4 IL PANIERE: PARTIZIONAMENTO, VARIABILITÀ E PONDERAZIONE 2.5 DOVE VIENE RILEVATO IL PREZZO: LA RACCOLTA DATI 2.6 SINTESI DEI DATI, SERIE STORICHE E NUMERI INDICI 3. PREZZI AL CONSUMO NEL COMUNE DI PARMA 3.1 ANNO 2013 3.2 ANNO 2014 3.3 ANALISI DEL TREND 2013-2014 Bibliografia STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 4 4 5 7 8 17 18 19 21 24 26 28 33 33 37 42 46 3 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 1. L’INFLAZIONE E L’IMPORTANZA DELL’OSSERVAZIONE DEI PREZZI L’essere umano, sin dalla sua origine è concepito non come un individuo solitario in un universo infinito di opportunità di cui poter godere senza impedimenti e per un tempo illimitato, bensì come parte di una pluralità di esseri viventi, della propria e di altre specie, come parte integrante di uno o più gruppi interconnessi ed interagenti di esseri umani che vivono (e devono sopravvivere) in una dimensione finita di spazio e tempo. Nella primitiva esigenza di conservare, crescere e riprodurre la vita sino al suo termine naturale, l’uomo sperimenta un’infinità di bisogni che possono essere soddisfatti solo in parte, da beni e situazioni limitati, e per questo oggetto di decisioni, di scelte e rinunce. L’uomo quindi è un individuo comunitario o meglio, sociale. La caratteristica della socialità presuppone una comunità sviluppata nel tempo dal punto di vista della civiltà che come tale si è data e quindi riconosce una serie di regole che disciplinano i rapporti tra gli individui che ne fanno parte. 1.1 DALL’INDIVIDUO ALLA COMUNITÀ Fin dal principio in cui l’uomo (Tizio) scoprì con cognizione che a fronte di bisogni personali illimitati, sul proprio territorio non si disponeva totalmente, sempre e quanto se ne volesse, di tutti i beni necessari a soddisfarli e che per ottenere tali beni utili a soddisfare bisogni anzitutto primari (cacciare il cibo per sfamarsi) avrebbe dovuto affrontare tanti sacrifici, talvolta rischiosi per la propria vita, in presenza di altri simili nelle stesse sue condizioni, le risorse scarse e difficili da reperire, si sarebbero potute ottenere con più facilità sottraendole agli altri (Caio) che avrebbero quindi già cacciato, sacrificandosi e rischiando la vita. Tuttavia l’uomo comunitario, Tizio scoprì anche che lo stesso pensiero era nutrito dal suo simile Caio. Allorché il destino naturale dell’uomo sembrava aver stabilito una “guerra” costante tra simili, lo stesso scoprì anche che a fronte di rischi e sacrifici simili, molti di questi erano prodotti da situazioni avverse indistintamente alla comunità umana stessa. Perché allora non provare ad unire le forze per debilitare l’avversione e procurarsi i beni con più facilità ? Ecco che il genere umano si rese conto dell’intelligenza della solidarietà e della collaborazione. Questo fenomeno si accompagnò ad un’altra fondamentale scoperta: a Tizio, cacciato e predato l’animale, una volta soddisfatto il bisogno di nutrirsi, si presentava subito dopo la necessità di coprirsi dal STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 4 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA freddo, magari utilizzando lo stesso tessuto organico che consentiva all’animale cacciato di vivere all’aria aperta al freddo. Questo lavoro di rendere i tessuti “utilizzabili” allo scopo umano, portava via a lui altre risorse scarse a disposizione come tempo ed energie che l’individuo Tizio già spendeva per cercare il cibo; dopo essersi sfamato, Tizio si rese conto che Caio non aveva ancora mangiato ed avrebbe dovuto spendere lo stesso tempo e le stesse sue energie per cacciare un altro animale, ma tutto sommato Tizio per sfamarsi non aveva mangiato tutta la carne ma questa ne era avanzata a sufficienza per sfamare anche Caio che in quel momento avrebbe fatto di tutto per saziarsi; allora Tizio chiese a Caio se in cambio della carne che gli era avanzata, per la quale Tizio si era già sacrificato ed era ora pronta per Caio, di evitare di sacrificarsi “inutilmente” anche lui per cacciare la carne ma piuttosto spendere quelle stesse energie per conciare la pelle e realizzare tessuti pronti e disponibili per sé e per Tizio. Un terzo soggetto (Sempronio) si aggiunse alla comunità e propose di costruire con la pietra attrezzi per tagliare il legno da scambiare, per cucinare la carne, appendere i tessuti conciati… 1.2 SOCIETÀ CIVILE E SISTEMA ECONOMICO Contestualizzando la parabola, la disciplina economica, che fa parte della famiglie delle scienze sociali in quanto studia l’essere umano nei suoi comportamenti ed interazioni con gli altri membri della comunità civile umana (società), fonda i suoi contenuti sull’evidenza che ogni individuo presenta bisogni illimitati da soddisfare attraverso beni (intesi in senso lato) finiti, ciascuno dei quali ha quindi una propria utilità cioè la capacità appunto di soddisfare uno o più bisogni. I bisogni poi, a seconda dell’urgenza nel soddisfarli e dell’importanza percepita, si dividono in bisogni primari (mangiare, bere, dormire, coprirsi…), secondari, terziari… Uno stesso bene può soddisfare diversi bisogni via via di priorità decrescenti: l’acqua ad esempio soddisfa il bisogno di bere quando si è assetati, poi di cucinare il cibo, di lavarsi e pulire in generale… Di curare le piante di casa. In questo senso si può affermare che un individuo, man mano che un bene in possesso soddisfa necessità primarie ne avverte un’utilità via via decrescente. Quando si è assetati “si darebbe o farebbe qualsiasi cosa” per bere un bicchiere d’acqua fresca. In quel momento per quell’individuo l’acqua (potabile) ha un’utilità altissima. Dopo aver bevuto quattro bicchieroni di acqua, se all’individuo venisse offerta ancora dell’altr’acqua da bere, forse la STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 5 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA rifiuterebbe o comunque percepirebbe un’utilità pari a 0. Si può quindi affermare che anche l’u utilità di un bene decresce con il diminuire delle priorità dei bisogni cui il bene è destinato a soddisfare. Si può introdurre allora il concetto di utilità marginale, l’utilità cioè dell’ultima parte di un bene che può essere più o meno alta a seconda che siano stati già soddisfatti o meno i bisogni primari, secondari… Ne consegue che uno stesso bene in un certo momento può avere per un soggetto un’utilità marginale diversa da un altro soggetto: quel bicchiere di acqua aggiuntivo può essere inutile (utilità marginale tendente a 0) per chi ha appena finito di pranzare dopo una bella doccia rinfrescante in un soleggiato pomeriggio d’estate e risultare invece desideratissimo per una casalinga che alla stessa ora pomeridiana sta tornando a piedi verso casa dal centro commerciale lontano, costretta a lasciare parcheggiata l’automobile utilizzata per l’andata per guasti imprevisti al motore. In quel momento quindi un bicchiere d’acqua vale più per la casalinga sfortunata che per il primo soggetto. Ipotizziamo che la signora, presa dallo stress della macchina che non partiva, abbia dimenticato il portafogli nell’auto e si trovi ormai abbastanza distante da essa nel viaggio verso casa, e che si presenti un avaro signore con in mano una bottiglietta d’acqua bella fresca chiusa, è probabile che la signora gli chieda se è disposto a scambiarla con un prodotto appena acquistato. L’uomo tuttavia non trova niente che gli possa essere utile in quel momento (o successivamente) e per cui sarebbe disposto a cedere la bottiglietta. L’avaro se ne va cinicamente e la signora dovrà aspettare il ritorno a casa. Cosa non ha funzionato in questa proposta di tipo baratto? Sostanzialmente per la signora la bottiglietta valeva così tanto da esser disposta a cedere anche un intero salame di Felino e due chili di mele Golden. Tuttavia, tutti i beni della signora in quel momento ed in quel contesto per il passante non valevano almeno quanto la sua bottiglietta d’acqua. In termini economici l’utilità marginale della bottiglietta che per la signora valeva ad esempio 10, non corrispondeva (o comunque non era di entità inferiore) all’utilità marginale che l’avaro assegnava al salame di Felino, alle mele Golden e finanche a tutta la spesa della signora. Evidentemente il puro baratto non sempre è facile da applicare. Durante il corso della storia le società civili hanno avvertito l’esigenza di superare queste difficoltà, cercando di utilizzare uno strumento che potesse facilitare la comparazione dei “valori” dei beni da scambiare. Nasce la moneta. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 6 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 1.3 LA MONETA Monetizzare un generico prodotto (inteso in senso lato come bene materiale, immateriale o come prestazione di servizio…), assegnare un valore monetario significa attribuire ad esso una misura di scambio in riferimento ad uno specifico bene (ad es. pepita d’oro). Con l’invenzione, viene innovato efficacemente il meccanismo di scambio poiché ogni bene è misurabile in termini di quanta moneta ci vuole per scambiare quel determinato bene. Esemplificando con la pepita d’oro, nell’ipotetico sistema in cui vi sono i soli due soggetti economici, l’avaro e la casalinga, e l’oggetto prevalente dello scambio è la bottiglietta d’acqua, la transazione sarebbe più semplice se ciascun bene proposto fosse misurato in termini monetari: ad esempio se la bottiglietta da 50cl avesse il valore di 2 pepite ed 1 kg di mele di ½ pepita, la casalinga dovrebbe scambiare 4 kg di mele per ottenere la bottiglietta. Ma non solo un chilogrammo di mele vale ½ pepita. Si può ipotizzare che nella semplice economia esemplificata vi sia un terzo soggetto, il mercante, che offre tanti prodotti, oltre a quelli che ha venduto alla casalinga e probabilmente offre tazzine di caffè del valore di 2 pepite ciascuna. Ora si può pensare che l’avaro cinico, ben satollo nel pomeriggio d’estate stia proprio desiderando una bella tazza di buon caffè profumato da gustare dopo pranzo comodamente seduto ai giardini pubblici. Il caffè vale esattamente quanto la sua bottiglietta d’acqua. Alla proposta della casalinga di scambiare i 4 kg di mele con la bottiglietta, l’avaro preferisce (in base alla propria struttura di priorità di bisogni ed utilità marginali dei beni) non cederla e conservarla per scambiarla con il caffè. Il fallimento dello scambio, nonostante vi fossero dei valori “certi” si è comunque ripresentato. La transazione sarebbe riuscita quasi sicuramente se oggetto dello scambio non fossero stati ancora i singoli meri beni ma il bene con il maggior valore contro il corrispettivo in pepite d’oro, in moneta. Ecco che nel corso del tempo la comunità economica pensò di introdurre la moneta circolante ossia un bene che anche se non avesse avuto un particolare valore intrinseco (es. del materiale d’oro stesso), fosse uno strumento a cui fosse attribuito un valore legale. Ecco che la moneta è stata coniata in metalli e leghe diverse e stampate su carta di diversa misura e rifinitura, dall’oro “assaggiato” con i molari dei conquistadores allo stagnetto delle 10 Lire, dai fogli dei dollaroni al roseo delle 10 Euro, sino a scomparire materialmente nell’attuale sviluppo progressivo dell’ e-commerce. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 7 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 1.4 L’INFLAZIONE E L’EURO Si è detto che l’introduzione della moneta nel sistema economico, di un bene cioè che potesse essere un riferimento per determinare i valori di tutti gli altri beni e servizi di proprietà o prodotti, oggetto dei rapporti giuridici tra gli operatori economici, ha notevolmente facilitato gli scambi tra gli stessi, indipendentemente dal fatto che la moneta si fosse presentata nel tempo come oro, metallo o altro materiale comunque circolante, trasportabile, immediatamente cedibile e valida “al portatore”, quindi per questo caratterizzata dalla massima liquidità possibile. Tutte queste notevoli peculiarità non potrebbero reggere se la moneta non avesse essa stessa un valore legale, un corso legale nel territorio in cui viene accettata e fatta circolare. Se ci facciamo caso, le generazioni che hanno conosciuto il passaggio dalla Lira all’Euro, potrebbero ancora disporre di tantissime lire. Escludendo tuttavia il contesto di collezionismo, tutti danno ormai per scontato che possedere decine di miliardi di Lire italiane e percepire un reddito complessivo totale di centocinquanta Euro al mese significa essere decisamente al di sotto del limite di povertà. Questo in conseguenza proprio del fatto che l’Euro ha attualmente corso legale, la Lira l’ha perso agli inizi di questo secolo. Tuttavia, nonostante questa sia un’evidenza del tutto banale, negli ultimi periodi una certa parte dell’opinione pubblica (e persino della politica) nutre la presunzione che la Lira “avrebbe più valore dell’Euro”, tanto da nutrire quasi odio verso la nuova moneta avente corso legale in Italia, volendo “ritornare” alla precedente moneta nazionale (ovvero alle precedenti Lira, Franco, Marco…). Come si spiegherebbe allora questo rimpianto, dal momento che tutte e due le monete, come abbiamo visto non possiedono un valore intrinseco ? Effettivamente va considerata la percezione di minore possibilità di acquistare beni con l’Euro, ovvero che le merci ed i servizi siano diventati diffusamente più cari rispetto ad una trentina o più di anni fa. Di guisa che i consumatori (le famiglie e gli altri operatori economici) sentono di avere a che fare con una moneta sfuggente, sempre insufficiente a soddisfare un po’ tutti i bisogni a cui ci si era abituati, una moneta insomma di troppo poco valore. Questo sentimento è assolutamente vero. Ciò che il consumatore infatti inconsciamente considera non è la moneta in sé, che come abbiamo potuto notare avrebbe un mero valore relativo che servirebbe puramente da riferimento per misurare gli altri prodotti scambiati, ma quello che viene chiamato nella disciplina economica come “potere d’acquisto”. Considerando il caso più semplice del STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 8 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA consumatore che percepisce per sé e per tutta la sua famiglia l’unico reddito complessivo dato dal rendimento del proprio lavoro subordinato alle dipendenze di un datore di lavoro (salario, stipendio), a parità di mensilità (minimo contrattuale più emolumenti vari, al netto delle detrazioni), sempre uguali in un anno, considerando che lo stesso sia propenso a consumare un po’ tutto lo stipendio (poiché ciò che percepisce non è tantissimo e la sua famiglia è numerosa) e che tuttavia decida comunque di accantonare per prudenza sempre la stessa minima parte a risparmio, ipotizzando anche che riesca a comperare tutti i tipi di beni presenti sul mercato ma non in misura sufficiente per tutta la sua famiglia, il lavoratore potrà acquistare da un mese all’altro una quantità degli stessi più o meno variabile, a seconda che il costo totale di questi aumenti, diminuisca o rimanga uguale. Semplificando, se W è il salario mensile netto percepito e P è il costo unitario complessivo di tutti i tipi di beni che il consumatore acquisterebbe tutti i mesi, il suo potere d’acquisto PA (che in questo contesto esplicativo coinciderebbe con la quantità acquistabile), può essere indicato come il rapporto tra il valore nominale del salario a disposizione (stabilito dalla contrattazione collettiva) ed il costo complessivo dei beni: W PA = —— . P __ Dal momento che il salario l’abbiamo ipotizzato costante W, il potere d’acquisto ovvero la quantità di beni che il consumatore può comperare (quindi il Valore della moneta), dipende dal costo degli stessi: PA = ƒ(P) . Sicché se ∆P ∆PA La relazione è inversa. Ritornando al contesto reale, alcuni economisti, alcune parti sociali e buona parte dell’opinione pubblica sostiene che nella fase di transizione dal corso legale della Lire a quello dell’Euro, è stato deciso un cambio ufficiale che ha sostanzialmente portato di colpo o in breve tempo a un aumento (raddoppio) generalizzato di prezzi (denominatore P), non conseguendo tuttavia il corrispondente adeguamento dei salari e stipendi nominali (numeratore W). Sulla base di questa considerazione si potrebbe spiegare la “confusione” che si ingenera sull’opportunità o meno di mantenere l’Euro come moneta legale nazionale e “rimanere o meno” nel sistema di cambi fissi della rispettiva Area Euro. Ma il vero approccio al problema rimane il Potere d’acquisto (PA), non la moneta in sé. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 9 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA In generale il fenomeno di aumento generalizzato del livello dei prezzi, registrato in un determinato intervallo di tempo, e in un ambito territoriale è definito con il termine INFLAZIONE. Viceversa il percorso inverso di decremento è denominato DEFLAZIONE. Si è detto che attualmente la moneta non ha nella sostanza un’importanza intrinseca come materiale da conio. E neppure la sua quantità in circolazione è sempre uguale. Spetta ad una particolare autorità nazionale o sovranazionale la competenza su quella parte di politica monetaria relativa al controllo, all’emissione (e/o ritiro) di moneta in circolazione e alla determinazione di particolari parametri e strumenti di politica economica ad essa relativi. Questa autorità è la Banca centrale che, durante il corso legale della Lira, era rappresentata nella nostra nazione dalla Banca d’Italia con sede a Roma, con l’entrata del corso legale dell’Euro la competenza in materia è stata (ed è) destinata da tutti gli Stati membri adottanti la moneta unica, alla BCE, Banca Centrale Europea (o in termini anglosassoni ECB – European Central Bank), che ha sede a Francoforte. A livello teorico (e in particolare nella storia passata) la quantità di moneta in circolazione ed il suo valore sottendono la disponibilità di una nazione di quantitativi di oro conservati in deposito presso la propria banca centrale, denominati RISERVA AUREA. La TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA, di stampo classico, afferma che la banca centrale, per ridare dello slancio ai consumi ed all’economia nazionale può decidere di immettere nuova moneta in circolazione adottando momentaneamente politiche monetarie espansive. Secondo la stessa Teorica quantitativa, già diffusa dal XIV secolo e che conobbe la sua formulazione più rigorosa alla fine dell'Ottocento ad opera dell'economista americano Fisher, questo aumento della quantità di moneta in circolazione determina un aumento del livello generale dei prezzi, quindi provoca Inflazione e, secondo quanto esposto in precedenza trattando il PA, potere d’acquisto, una diminuzione del valore della moneta. Quindi: causa dell’ INFLAZIONE è l’AUMENTO DELLA QUANTITÀ DI MONETA IN CIRCOLAZIONE. In particolare Fischer ha determinato la seguente espressione: MV = PQ , nota come EQUAZIONE DI FISHER. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 10 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA In termini di maggiore dettaglio, indicando con M la quantità di moneta esistente nel sistema economico (e con V la velocità di circolazione della stessa, ossia il numero di volte che la moneta passa di mano in mano; pi e qj (i,j=1,…n) rispettivamente la quantità j-esima ed il rispettivo prezzo i-esimo di ciascun bene scambiato Se consideriamo tutti i beni scambiati complessivamente, si può scrivere la seguente espressione: MV = oppure: MV = PQ dove P rappresenta il livello generale dei prezzi e Q un “indice” delle quantità dei beni scambiati. Quindi la quantità di moneta in circolazione, moltiplicata per il numero di volte che essa passa di mano in mano (Q e V considerati da Fisher costanti nel breve periodo dipendono dalle abitudini dei consumatori), è eguale alla somma delle quantità dei beni scambiate, ciascuna moltiplicata per il rispettivo prezzo. Per cui, al variare di M, P muta nella stessa proporzione: ∆M ∆P . Dall’ equazione precedente otteniamo P=(V/Q) x M, ove (V/Q) è una costante e P= ƒ(M). Una critica che si può a buon ragione avanzare sull’impostazione classica di Fisher è che nella determinazione del livello generale dei prezzi non vengono considerati due aspetti importanti (se non fondamentali) dell’economia reale: la considerazione che l’analisi deve essere condotta in un contesto di Economia di mercato in cui il Prezzo dei beni è determinato dalle dinamiche della domanda e dell’offerta. Si tratta inoltre di meccanismi che si sviluppano in un contesto di Economia aperta, non strettamente limitata ai confini nazionali. Effettivamente a livello microeconomico due operatori economici, sia che essi siano privati consumatori, sia nel caso di un acquirente ed un venditore, ecc., concludono quotidianamente contratti di compravendita, nella forma scritta o, nella maggior parte dei casi verbalmente ed immediatamente in seguito ad accordi sulle rispettive prestazioni da adempiere (consegnare il prodotto, versare il corrispettivo in moneta). Per cifre più elevate, il consumatore può disporre di un certo margine di trattativa sul prezzo finale da pagare. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 11 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Talvolta, anche su valori e beni di minore entità, la saggezza dei nostri padri consiglia a buon diritto di “tentare” sempre un piccolo risparmio sul denaro da pagare, poiché “cece dopo cece, la pignata si riempie”. Sviluppando l’osservazione del comportamento del consumatore a livello microeconomico, l’economista britannico John Maynard Keynes, portò l’analisi a livello aggregato in un contesto macroeconomico e, insieme alle tantissime formule e teorie ancora adesso ampiamente considerate, confermò ciò che succede, seppur in misura più limitata, a livello microeconomico: Il livello generale dei prezzi dipende dall’ANDAMENTO DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA AGGREGATA. Semplificando con varie ipotesi il comportamento di chi chiede il bene (comunità di consumatori) e di chi lo offre (comunità di produttori), è normale pensare che il primo acquisterebbe sempre meno quantità man mano che il prezzo del bene aumenta, il secondo viceversa ne venderebbe maggiore quantità per ottenere maggiori ricavi. La relazione tra il Prezzo e la Quantità è inversa nel caso del consumatore, diretta nel caso di chi offre. Volendo rappresentare su un piano cartesiano questa situazione, riportando sull’asse delle ascisse la quantità del bene domandata ed offerta indicandola con (Q), sull’asse delle coordinate il relativo prezzo (P), ad ogni livello di prezzo corrisponde una quantità domandata (D) ed offerta (S). Possiamo capire meglio questa situazione con il seguente grafico: Grafico 1 – Domanda, offerta, quantità e prezzo. P S In corrispondenza del Prezzo di equilibrio (PE), il consumatore finale ed il venditore rispettivamente ad PE D QE sono disposti acquistare ed offrire la Quantità di equilibrio (QE). Q STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 12 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Nel breve periodo, se i consumatori finali dovessero domandare una quantità maggiore del bene scambiato, i produttori probabilmente non riuscirebbero subito a far fronte con una maggiore produzione ed offerta. La conseguenza è inevitabilmente far accaparrare la quantità disponibile ad un prezzo più alto. Grafico 2 – Effetto incremento domanda nel b.p. P S Aumentando la quantità (da Q a Q2) di bene domandata (da D a D2), nel breve P2 periodo il prezzo sale passando dal valore PE D2 P al nuovo e maggiore livello P2 . D QE Q Q2 Nel medio lungo periodo, la produzione si adegua alle nuove richieste e le curve dell’offerta e della domanda si spostano riportando il mercato ad un nuovo punto in cui la quantità domandata/offerta ed il prezzo ritornano a valori di equilibrio. Nella situazione contemplata nella digressione precedente, per semplificare il ragionamento e fornire maggiore chiarezza e facilità di comprensione si è assunto un contesto di scambio di un singolo bene, in cui le grandezze economiche funzionano indipendente da tanti altri fattori dell’economia reale. Rimanendo quindi ancora nell’ipotesi di un’economia di mercato chiusa, in cui gli operatori economici sono tutti nazionali e non ci sono rapporti con soggetti di paesi esteri, si può modellizzare il funzionamento del sistema economico con il seguente schema detto “Modello circolare”: Figura 1 – Modello Sistema economico circolare IMPRESE Legenda: AMMINISTRAZIONE LAVORO PUBBLICA SALARIO PRODOTTO CORRISPETTIVO Flusso reale Flusso monetario Politiche crescita Servizi pubblici FAMIGLIE STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 Tributi 13 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Il modello illustrato in Fig.1 esemplifica il concetto che l’impresa produce e vende al consumatore finale (organizzato in famiglia), dietro pagamento del corrispettivo; A sua volta il capofamiglia offre all’impresa la sua prestazione di lavoro e riceva in cambio in termini monetari il sudato salario. Nell’economia reale organizzata secondo lo sviluppo di una fitta rete distributiva (commercio), si può considerare la produzione in senso lato come qualsiasi processo che crea valore (aggiunto). Qualsiasi soggetto economico può essere allora contestualmente produttore se offre e cede un bene o una prestazione di servizi, compratore e consumatore acquistando i fattori produttivi (beni) utili a soddisfare il bisogno della produzione al fine di ricavare il guadagno che verrà poi in parte risparmiato-investito e/o in parte speso per goderne il soddisfacimento di bisogni personali. Più fitta è la filiera commerciale di un prodotto, più alto sarà il prezzo finale dello stesso che il consumatore famiglia dovrà versare come corrispettivo. Al fine di ottenere l’utile d’impresa infatti l’ipotetico commerciante venderà il singolo bene ad un prezzo che tiene conto del totale dei costi sostenuti per l’impiego dei fattori produttivi, del costo della merce acquistata dal grossista e applicando un margine di guadagno che viene comunemente indicato come RINCARO o VALORE AGGIUNTO. Ipotizzando che il venditore al dettaglio voglia meramente conservare un guadagno mensile sempre costante e tale da poter vivere dignitosamente, il prezzo finale sarà influenzato dal costo dei fattori produttivi. Si può affermare quindi che: Il livello dei prezzi cresce (INFLAZIONE) all’aumentare del COSTO COMPLESSIVO dei FATTORI PRODUTTIVI. Esemplare è il quotidiano monitoraggio mondiale dell’andamento del costo del petrolio e delle relative ricadute in termini di prezzi e tariffe di beni di prima necessità come il carburante per il trasporto e le utenze sia domestiche che industriali funzionali all’utilizzo di energia per i processi produttivi. Il trasporto del bene incide notevolmente sul prezzo finale. Si innescano quindi spesso pesanti meccanismi moltiplicatori e circoli viziosi. A determinare il costo della materia prima petrolio contribuisce inoltre l’andamento del tasso di cambio del Dollaro (prezzo della moneta): il petrolio infatti si acquista non in Euro, tantomeno in Lire, ma solo in Dollari. Per ottenere petrolio bisogna acquistare dollari. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 14 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Sino ad ora abbiamo sempre considerato esemplificazioni riferite ad un ambiente di economia chiusa. Abbiamo (volutamente) dimenticato che viviamo in un contesto di internazionalizzazione dei mercati e delle economie e di un fenomeno più generale denominato “globalizzazione”. Solo fino ad un secolo fa, l’Europa era ancora un campo di sanguinose battaglie interne che sfociarono nei due conflitti mondiali alimentati dai disastrosi e fallimentari regimi imperialisti e totalitaristici del nazi-fascismo e del comunismo. Fortunatamente e quasi provvidenzialmente, la lezione è servita agli Stati Europei nel dopoguerra per rivoluzionare i propri rapporti basandoli su una visione di Comunità di Stati Europei solidali e cooperanti, al fine di promuovere lo sviluppo economico-sociale dei membri garantendo la pace nel Continente. La lungimirante intuizione di Statisti e Padri fondatori del calibro di Shuman, De Gasperi, Adenauer, ha portato nei territori che hanno aderito al progetto europeo, una rapida fase di ricostruzione seguita da un’importante sviluppo non solo economico ma anche in termini di occupazione, democrazia, stato sociale, ecc., Questa crescita è stata accompagnata da un progressivo processo di integrazione ed armonizzazione degli ordinamenti giuridici e delle politiche economico-sociali. Un’altra importante vocazione dell’Unione Europa è la tutela dei prodotti interni ed il rafforzamento del potere negoziale nei confronti del resto del mondo. Questo potere dipende ovviamente dalla stabilità economica e dallo sviluppo complessivo interno al continente come aggregazione delle economie domestiche nazionali. Ma come mai uno dei principali beni per la vita stessa dell’intero pianeta si acquista solamente in Dollari ? Il Dollaro sottende l’economia statunitense che è una delle principali potenze economiche mondiali. Si può affermare (e la storia economica lo conferma) che una moneta “forte” di solito è segno di un’economia altrettanto stabile e di una nazione ricca. Se si presentasse l’occasione di ricevere in regalo 200 Dollari oppure 200 Naire (monete nigeriane), si potrebbe presumere su quale opzione cadrebbe la scelta. Anche una moneta quindi ha il suo mercato in cui viene fissato giornalmente il sul valore, il suo prezzo che coincide con il TASSO DI CAMBIO con ciascun’altra valuta scambiata. Prima che fosse introdotto l’Euro, ritornando indietro anche solo agli anni ’90, nella Comunità europea circolavano numerose STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 15 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA valute nazionali ed ogni giorno ciascuna di essa si combinava per determinare il relativo tasso di cambio. La Lira italiana ha avuto quasi sempre un valore tra i più bassi nel continente; il Marco tedesco viceversa era molto apprezzato. Per comperare un bene tedesco bisognava acquistare Marchi; ma se il bene costava ad es. 2 marchi, ci volevano più di 2 lire per ottenerlo. Causa anche la mancanza dello sviluppo informatico, avvenuto sostanzialmente con l’avvento del Personal Computer e dell’introduzione del S.O. Windows e la totale assenza quindi di ogni forma di e-commerce, il commercio con un Paese europeo anche confinante era considerato a tutti gli effetti un commercio con l’Estero. A rendere poi ancor più incerto ed improbabile che un consumatore medio italiano acquistasse dalla Germania vi era appunto l’esigenza di comperare i marchi con tutte le conseguenze in termini di commissioni bancarie, di cambio ed adempimenti formali da ottemperare. Dal momento che il petrolio si acquistava anche prima in dollari, i tedeschi per importarlo non potevano usare i marchi, ma dovevano cambiarli prima con dollari; così pure la Francia, la Spagna, la Grecia… E l’Italia. Più aumenta la domanda di dollari, più si è visto che aumenta anche il suo prezzo (di cambio). Se al tempo t, 1 dollaro valeva 2 marchi ed 1 marco valeva 3 lire, l’Italia in quel momento per importare petrolio doveva acquistare dollari e per l’italiano 1 dollaro valeva ben (2x3=) 6 lire. Il petrolio allora risultava più costoso per l’Italia che per la Germania. A deprezzare ulteriormente la Lira era una pratica di politica economica e monetaria, avvalorata dall’ (ab)uso di teorie keynesiane, di intervenire con la svalutazione della Lira. I beni italiani in questo modo potevano essere comperati più facilmente ed in quantità maggiore dagli stati esteri poiché erano esportati ad un prezzo più basso dato che ci volevano meno lire per acquistarli. Questo processo serviva a dar fiato (almeno nel breve periodo) alla produzione nazionale ipotizzando un riequilibrio successivo nella fase di crescita. Tuttavia l’economia italiana doveva fare i conti sempre con le importazioni e la Bilancia commerciale (Export-Import) si presentava sovente con segno negativo. I Paesi europei cercarono più volte di aderire e far oscillare la propria moneta in regimi di cambi flessibili ma entro limiti fissati dal Sistema monetario europeo. La Lira arrivò in alcune occasioni a valere così poco da doverne uscire. Il sistema europeo era così debole, alimentato da fastidiose speculazioni sui cambi, che diversi Paesi membri decisero di ad adottare una Moneta unica in regime di cambi FISSI. Nacque l’Euro. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 16 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 2. L’ INDAGINE SUI PREZZI AL CONSUMO: DALLA FASE DELLA RACCOLTA AI NUMERI INDICE Il prezzo del bene, da qualunque punto di vista lo si consideri, influenza in modo decisivo diversi aggregati economici nella loro dimensione singola o interdipendente. È esso stesso un aggregato economico. E’ il parametro fondamentale per le misurazioni economiche, per consentire quindi di avere la percezione reale della bontà o meno di teorie e studi sui comportamenti umani e sul funzionamento di varie politiche e diversi tipi di economie. Il livello dei prezzi e le sue variazioni influenzano i consumi delle famiglie, la capacità delle imprese di investire per aumentare la produzione conferendo efficienza ed efficacia ai processi produttivi, la possibilità per chi possiede avanzi finanziari di risparmiare e permettere, attraverso l’attività degli intermediari finanziari (es. banche) di destinare queste risorse in prestito a chi, in presenza di deficit, necessita una quantità maggiore delle stesse. Il livello dei prezzi influenza il potere d’acquisto di una famiglia o di un consumatore in genere (v. 1.4 capitolo precedente, pag.9). Basti pensare che la percezione di possedere una moneta, l’Euro, che “vale meno” della precedente Lira scaturisce dalla considerazione che nel percorso di risanamento e trasformazione dell’Economia monetaria europea è stato deciso anche di abolire il meccanismo di adeguamento automatico dei salari al livello d’inflazione registrato, noto a molti come meccanismo della “S SCALA MOBILE”. La decisione è stata adottata in considerazione degli alti valori a due cifre che aveva raggiunto il tasso d’inflazione alla fine degli anni ’80 - inizi anni ’90. L’osservazione dell’andamento inflattivo di quel periodo avvalorava la TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA, secondo cui l’aumento del reddito (tramite il meccanismo della scala mobile) induceva un aumento dei consumi e quindi di moneta in circolazione che favoriva la crescita dell’inflazione a fronte della quale si ripresentava la necessità di applicare nuovamente il meccanismo della scala mobile, innestando così quel circolo vizioso che ad un certo punto si è dovuto arrestare. Il salario minimo (componente principale del salario nominale) può essere adeguato attraverso un’efficace sistema di relazioni industriali e contrattazioni collettive. A fronte di un cambio fisso Lira-Euro di quasi 2000:1 (1936.27), in presenza di salari nominali non conseguentemente adeguati al tempo del cambio e che crescono molto lentamente, effettivamente la percezione in termini comuni è giusta. A questo stato di fatto si aggiunge poi l’attuale periodo post-euro che vede preoccupanti livelli atavici e tassi di STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 17 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA crescita di Debito Pubblico e per il quale si continua persistentemente ad adottare politiche restrittive (c.d. di austerity), di contenimento della spesa pubblica, innalzamento della pressione fiscale per ridurre progressivamente questo tumore dell’economia italiana. 2.1 EQUAZIONE KEYNESIANA: DAL PARADIGMA ALL’EVIDENZA EMPIRICA Il DEBITO PUBBLICO, è una variabile di stock che si alimenta o si riduce nel tempo a seconda che l’Economia pubblica nel corso degli esercizi registrano un deficit o un avanzo. Come tutte le aziende, anche le singole Pubbliche amministrazioni, a fine esercizio presentano una situazione economica data sostanzialmente dalla differenza tra le entrate e le uscite. Semplificando la struttura alle sole due principali voci, indicando con G la spesa pubblica e con T il livello di prelievo tributario applicato, a fine esercizio la PUBBLICA AMMINISTRAZIONE può presentare un risultato ∂ = T – G , che sarà avanzo o deficit a seconda che il prelievo tributario (le entrate in generale) risulterà maggiore o minore della spesa (uscite). L’ipotesi che si presenta praticamente sempre nel contesto pubblico è il secondo (deficit). Questo perché nonostante l’abuso perpetrato nei diversi decenni passati, la teoria Keynesiana o neo-keynesiana è ancora considerata nelle formulazioni delle politiche economico-fiscali, seppur in modo più oculato e combinato a teorie di altri paradigmi. Questa teoria prevede sostanzialmente un massiccio intervento pubblico nell’economia, sostenendo i consumi e la produzione attraverso un ricorso continuo alla spesa pubblica. Questa impostazione abusata molto probabilmente anche per volontà legate a fini politici, clientelari e di spreco illegale, al termine del boom economico italiano, dagli inizi degli anni ’70 sino ai nostri giorni, ha portato ad amplificare enormemente il debito pubblico italiano ponendo seri problemi nella definizione di qualsiasi tipo di politica ed intervento da adottare andando inevitabilmente a toccare le delicatissime corde del consenso sociale. Ma come mai i policy maker (non i politici in senso stretto), pur volendo attenersi strettamente alla scienza economica, spesso avvertono di non essere riusciti a raggiungere i risultati sperati ? L’economia è appunto una scienza e per di più una scienza sociale, costituita cioè da un insieme di teorie, assunzioni ed affermazioni ricondotti a modelli e paradigmi che generalizzano necessariamente alcuni comportamenti umani. Come tali hanno il pregio della chiarezza ed il difetto dell’incertezza. A fornire validità o meno a proposizioni, concetti ed affermazioni viene in aiuto l’o osservazione statistica. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 18 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 2.2 STATISTICA E BRANCHE APPLICATE Una definizione di statistica, sia pure approssimativa, è stata fornita dal Prof. Sergio Zani1: La statistica è il metodo per la raccolta, la classificazione e l’elaborazione dei dati di fatto, utilizzati nelle scienze empiriche, e per la generalizzazione dei risultati, in termini probabilistici, ai casi non osservati. La statistica quindi ha a che fare con osservazioni della realtà percepibile dai nostri sensi. La terminologia di “Statistica”, usata per caratterizzare una disciplina che si occupa di analisi ed elaborazione dei dati, fu attribuita già nel diciassettesimo secolo in Germania ad una materia universitaria che si occupava della “descrizione delle cose più notevoli di uno Stato”. L’origine del nome di fatto è italiana allorché si passa dal termine Stato a statista, a statistico e quindi a statistica. A differenza delle scienze formali (come la matematica, che si occupa solo di relazioni tra astrazioni), la statistica, l’economia, tutte le scienze sociali sono scienze empiriche, non possono cioè prescindere dalla osservazione dei dati di fatto. Questa osservazione, puntuale e tecnicamente precisa, serve nello stesso tempo per ipotizzare certe “regolarità” che si manifestano nei fenomeni indagati e nel tempo osservarle per validarle o meno. Un esempio notevole è costituito dalla nota “legge di Engel”, che prende il nome dall’economista E. Engel (1821-1896) che, a seguito del suo storico studio sulla composizione dei bilanci e sulla strutturazione della spesa di un insieme esaustivo di famiglie, arrivò ad accertare e quindi a teorizzare che la percentuale (la parte) di spesa per l’a alimentazione è DECRESCENTE all’a aumentare del reddito. La singola famiglia osservata costituisce l’unità i-esima (i=1,2, …,n) di rilevazione (o, unità statistica); la percentuale spesa è il fenomeno (o carattere, o variabile) statistico osservato per ciascuna i-esima unità. Se il campo di osservazione n è finito e non eccessivamente elevato, allora si può condurre l’indagine su tutte le n unità (popolazione o universo statistico). In questo caso si applica la STATISTICA DESCRITTIVA. Nella realtà tuttavia, specialmente quando si devono indagare comportamenti sociali, diventa difficile, dispendioso ed inopportuno rilevare le informazioni da tutto l’universo. 1 S.Zani, STATISTICA. Giuffrè Editore, Milano 1991. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 19 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Risulta quindi più ragionevole cercare di trovare il giusto equilibrio tra sintesi ed esaustività delle informazioni acquisite. L’interesse quindi si accentra su masse di osservazioni che costituiscono i cosiddetti fenomeni collettivi rilevati su popolazioni e (campionamenti di esse), come parte dell’universo statistico. Nei fenomeni economico-sociali, è più interessante sapere il dato aggregato come il livello dei prezzi di un bene (costo del pane) che il singolo caso (prezzo della particolare categoria di pane venduto nel panificio della frazione di un comune). Quando le osservazioni e l’analisi vengono condotti su un campione di unità e non su tutte quelle esistenti, si parla non di statistica descrittiva ma di INFERENZA STATISTICA. L’inferenza statistica è molto utilizzata e comprende accurate tecniche di campionamento (per fare in modo che questo sia “rappresentativo” della più generale popolazione da considerare), precise metodologie di raccolta dei dati, strumenti per analizzare il fenomeno e le unità osservate cercando di giungere a deduzioni significative, infine una branca che si occupa di quella parte decisiva che è l’errore marginale, l’anomalia o più semplicemente il grado di approssimazione dell’indagine. Sia che si tratti di osservazioni su tutte le n unità esistenti dell’universo statistico applicando la Statistica descrittiva, sia che la raccolta dei dati venga fatta su una partizione, su un campione delle unità, emerge l’esigenza (e le relative problematiche) di sintetizzare, studiare e confrontare i risultati, le evidenze e le eventuali relazioni tra le unità indagate ed il fenomeno o i fenomeni considerati. Si può allora considerare la statistica come lo strumento comune delle scienze empiriche per il trattamento dei dati. Indipendentemente dalla branca di applicazione, vi sono delle fasi specifiche che caratterizzano uno studio statistico: la fase di raccolta dei dati (e successiva organizzazione, catalogazione, archiviazione ed eventuale prima scrematura, confronti, deduzioni), da quella della pura analisi (sintesi, confronti…). La fase più avanzata, contestualizzabile in una dimensione più ampia di ricerca scientifica è la possibile modellizzazione di particolari deduzioni statistiche. Si vedrà più avanti che molti di coloro che sono interessati quotidianamente allo studio dei fenomeni economico-sociali possono applicare metodologie ed algoritmi di calcolo su un insieme di dati di partenza (data set), magari strutturati in matrici, ma pur sempre attinti da fonti già nutrite di dati elaborati. Tuttavia i dati elementari vanno accuratamente “RACCOLTI”. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 20 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 2.3 PREZZI AL CONSUMO DEI PRODOTTI DEL PANIERE Nei paragrafi precedenti si è definito un generico bene o servizio come il generico prodotto che, dotato di una sua utilità variabile, soddisfa uno o più bisogni del possessore che ne usa e consuma. Il consumo può quindi essere considerato in senso lato come quell’azione che permette al possessore del bene di goderne dell’utilità. A seconda quindi della funzione e del bisogno (in senso lato) a cui il prodotto è destinato, si possono classificare i prodotti semplicemente in beni strumentali (o fattori produttivi) e beni di consumo finale. Ad essi si possono far corrispondere le due tipologie di soggetti economici: produttore e consumatore finale. In un sistema distributivo, abbiamo detto che possiamo considerare produzione sia la fase di trasformazione delle materie prime in semilavorati (che potrebbero essere già finalizzati al consumo finale oppure opportunamente lavorati per la produzione di ulteriori semilavorati o generalmente prodotti per ulteriore lavorazione), che in senso lato il trasferimento della merce dal produttore al grossista e dal grossista al dettagliante che vende al consumatore finale. Nel processo produttivo complessivo si realizzano quindi scambi di beni di diversa natura e si forma una varietà diversificata di tipi di prezzi. Oggetto dell’Indagine portata avanti dall’ISTAT (Istituto nazionale di Statistica), con la collaborazione del Comune di Parma e di quasi tutti i capoluoghi di provincia italiani, è il livello dei PREZZI AL CONSUMO. Il dato elementare che viene rilevato e successivamente elaborato è il Prezzo che il Consumatore finale paga al commerciante al minuto ovvero all’esercizio commerciale che svolge la sua attività nell’ambito del commercio al dettaglio (non grossista, né produttore), ovvero all’artigiano ed al professionista che eroga la propria prestazione applicando la tariffa per il Consumatore finale privato. Trattandosi di prezzo finale, il corrispettivo pagato comprende anche l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) che, salvo i casi particolari di valori diversi o di esenzione, attualmente è impostata nella percentuale del 22%. A differenza delle Imposte dirette, che si applicano cioè sul reddito spettante al soggetto economico (es. percettore di stipendio), L’Iva è un’imposta indiretta poiché “colpisce” non il reddito di un cittadino, ma il consumo di un bene. Nonostante la percentuale sia una misura di imposizione fiscale di maggior perequazione rispetto ad una misura fissa per tutti (es. bollo dell’auto che non tiene conto STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 21 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA del livello del reddito percepito ma di altri parametri patrimoniali), l’IVA, proprio perché non tiene conto del reddito ma del consumo, è un’imposizione controversa e, specie ultimamente, particolarmente contrastata, tanto da generare frequenti fenomeni di evasione “consensuali”. Il meccanismo infatti che sottende l’applicazione dell’Iva prevede che essa venga pagata dal Consumatore finale. Come evidenzia la denominazione stessa del tributo, l’imposta si applica sul Valore aggiunto. Nel paragrafo 1.4 del Capitolo 1, pag.14, si è già trattato del concetto economico. Di seguito viene schematizzato il meccanismo di funzionamento: Figura 2 – Meccanismo di produzione del Valore Aggiunto ACQUISTO PRODUZIONE SEMILAVORATO Costo Materie prime VALORE IMPRESA 1 AGGIUNTO 1 Prezzo di vendita a Impresa 2 SEMILAVORATO PRODUZIONE PRODOTTO FINITO IMPRESA 2 VALORE Costo fattore produttivo per Impresa 2 AGGIUNTO 2 Prezzo di vendita a Grossista DISTRIBUZIONE GROSSISTA (IMPRESA 3) (PRODUZIONE) PRODOTTO FINITO / MERCE MERCE Costo merce per Grossista VALORE AGGIUNTO 3 Prezzo di vendita a Dettagliante DISTRIBUZIONE (PRODUZIONE) MERCE MERCE Costo merce per Dettagliante VALORE AGGIUNTO 4 PREZZO DI VENDITA FINALE MERCE CONSUMATORE FINALE DETTAGLIANTE (IMPRESA 4) CONSUMATORE FINALE Il consumatore finale all’atto dell’acquisto presso il commerciante al dettaglio, pagherà il prezzo stabilito dal venditore per ottenere un guadagno, più l’Imposta sui n.4 valori aggiunti cumulati. Ecco perché spesso molti venditori espongono e comunicano i prezzi nella formula del tipo “€ 0.00 + Iva”, a volte perché si può applicare un’aliquota duale a seconda che si presenti o meno un caso meritevole di agevolazione fiscale per il legislatore. Oppure la motivazione potrebbe essere quella di far apparire preventivamente un bene più economico... Qualunque sia la motivazione, resta il “paradosso” secondo il quale il consumatore finale è tenuto a pagare oltre ai consequenziali “rincari” che si vengono a cumulare durante il processo produttivo e distributivo, anche un’ulteriore onere STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 22 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA non già su una manifestazione a lui positiva (ottenimento di un reddito) ma sui rincari stessi. Si può allora affermare che l’Iva ha un effetto moltiplicativo del prezzo del prodotto provocando distorsioni nel corretto funzionamento dell’equilibrio tra domanda ed offerta, incertezza nella programmazione economica familiare, più o meno marcata a seconda della frequenza di manovre finanziarie che vanno a modificare le aliquote e l’assetto tributario complessivo. Queste criticità unite a livelli di imposizione piuttosto pesanti, portano molti soggetti economici a commettere reati di evasione ed elusione fiscale. È noto il paradigma formulato dall’economista e tributarista Arthur B. Laffer secondo cui le entrate tributarie complessive aumentano al crescere dell’imposizione fiscale sino ad un certo punto, oltre il quale ogni ulteriore aumento dei tributi provoca una progressiva diminuzione del gettito stesso. Grafico 3 – Curva di Laffer Indicando sull’asse delle ascisse i valori del Prelievo tributario (t) e sulle ordinate i corrispondenti valori del Gettito ottenuto (T), si nota che oltre un valore massimo di * imposizione t , il gettito torna a diminuire ed in corrispondenza del valore t3 si avrebbe un Gettito T1 pari ad una minore imposizione t1. Fonte: Enciclopedia Treccani. www.treccani.it A complicare le cose è la previsione stabilita dal legislatore tributario che la competenza sul versamento anticipato dell’Iva spetta all’intermediario e non al consumatore finale. Questo infatti non si troverà mai di fronte alla scadenza della presentazione della Dichiarazione Iva poiché l’incombenza sarà a carico di ciascun titolare della c.d. Partita Iva (impresa o professionista) che anticiperà il gettito per conto del consumatore finale. Il meccanismo prevede infatti che ogni “produttore di valore aggiunto” acquisti i fattori produttivi ad un prezzo più Iva, pagando quindi già l’imposta che sarà a suo credito nei confronti dell’erario. Quando venderà il prodotto ad un altro titolare di P.I. otterrà il prezzo del bene più l’Iva che sarà in questo caso a suo debito. In sede di dichiarazione Iva si calcola il saldo tra l’Iva a debito e quella a credito. Se la prima risulta maggiore della seconda l’intermediario è tenuto a versare la differenza all’erario. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 23 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 2.4 IL PANIERE: PARTIZIONAMENTO, VARIABILITÀ E PONDERAZIONE Nonostante i beni economici sono finiti, non tutti vengono consumati nella stessa quantità e con la stessa frequenza. Il reddito disponibile infatti è limitato. Nei paragrafi precedenti si è avuto modo di comprendere che esiste una scala di priorità dei bisogni cui i beni sono chiamati a soddisfare. Pur volendo evitare di scomodare l’economista Engel, la semplice osservazione del generico consumatore “buon padre di famiglia” porta a dedurre che la stessa destina necessariamente una parte del reddito disponibile all’acquisto di beni alimentari. Rispetto a poche generazioni passate, il concetto di ben-essere percepito si è notevolmente modificato e con esso la stratificazione delle esigenze e delle priorità conseguendo quindi una variazione nella composizione della spesa complessiva di una famiglia. In particolare tale comportamento è oggetto di una specifica Indagine Istat: l’IIndagine sui consumi delle famiglie. Essendo un’indagine multiscopo, essa viene utilizzata anche per determinare quali beni sono più frequentemente consumati. Nell'IIndagine sui prezzi al consumo, rilevare i prezzi di tutti i beni esistenti ed acquistabili dal consumatore finale sarebbe dispendioso e probabilmente inutile. Un efficace studio statistico all’uopo considera un campione esaustivo di beni e servizi denominato “PANIERE”. I prodotti rientranti nel paniere vengono determinati sulla base delle risultanze della suddetta indagine sui consumi, condotta periodicamente per confermare o rivedere la misura di diverse grandezze. Anche il Paniere dei beni per i quali viene rilevato il livello dei prezzi al consumo è oggetto di periodici aggiornamenti (solitamente annuali). Nonostante l’indagine si concentri su un campione, l’insieme è molto ampio. Per facilitare l’analisi, la comprensione dei risultati dell’Indagine sui prezzi e le opportune deduzioni e comparazioni, l’insieme dei beni considerati viene classificato sulla base di partizionamenti 2 di progressivo dettaglio. Per l'Indagine sui prezzi al consumo, il criterio di partizionamento più usato è lo standard internazionale COICOP (Classification of Individual Consumption by Purpose), messo a punto dalla Divisione Statistica delle Nazioni Unite. Dato un insieme A di n elementi ai ∊ A (i = 1, 2, ..., n) si dice che P = (A1, A2, ..., Ag, ..., AG) è una partizione di A, formata da G sottoinsiemi (gruppi) Ag (g = 1, 2, ..., G) non vuoti di A, ciascuno di ng elementi, se: 2 1) l'unione dei G sottoinsiemi coincide con A: 2) i sottoinsiemi Ag sono a due a due disgiunti: Ag ∩ Ah = ∅ (g ≠ h ; g, h = 1, 2, ..., G). STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 24 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA I beni e servizi appartenenti al paniere sono raggruppati in categorie omogenee di prodotti. Le categorie si sviluppano in altrettanti sottoinsiemi omogenei di maggiore dettaglio, secondo il seguente schema: Figura 3 – Partizionamento Paniere Istat DIVISIONI DI SPESA 12 46 GRUPPI 101 CLASSI 235 SOTTOCLASSI 326 SEGMENTI DI CONSUMO 615 POSIZIONI RAPPRESENTATIVE Le singole voci del paniere vengono codificate nella forma: "00.0. ... .0" e l'espressione numerica ha tante cifre, quanto è maggiore la dimensione di dettaglio. Le 12 DIVISIONI DI SPESA sono indicate nella Tab.4 del successivo Cap. 3, pag.30. Le posizioni rappresentative sono costituite dai singoli beni e servizi dei quali si rileva concretamente il prezzo presso i punti vendita e professionisti dislocati sul territorio comunale. Per comprendere meglio il partizionamento dei prodotti del paniere possiamo considerare ad esempio il FETTE BISCOTTATE. Esso costituisce la POSIZIONE RAPPRESENTATIVA codificata con il numero "01.1.1.4.2.01", poiché appartiene alla "Divisione 01 - Prodotti alimentari e bevande", Gruppo 01.1 - Prodotti alimentari, Classe 01.1.1 - Pane e cereali, Sottoclasse 01.1.1.4 - Altri prodotti di panetteria e pasticceria, Segmento di consumo 01.1.1.4.2 - Prodotti di pasticceria confezionati, Posizione rappresentativa 01.1.1.2.01 Fette biscottate. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 25 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 2.5 DOVE VIENE RILEVATO IL PREZZO: LA RACCOLTA DATI La maggior parte di coloro che si occupano di studiare fenomeni economico-sociali, reperiscono le informazioni da elaborare, già pronte da fonti attendibili, circoscrivendo l'utilizzo della statistica descrittiva alla sola ANALISI DEI DATI che, pur essendo importantissima e complessa dal punto di vista delle applicazioni da usare e che meglio forniscono risultati qualitativamente soddisfacenti, non tiene conto di tutte le fasi inerenti alla RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI ELEMENTARI (il piano della rilevazione, le tecniche di acquisizione dei dati, ecc.). Questa fase è fondamentale in ogni indagine e non sempre gode della giusta e doverosa considerazione che vedrebbe una rigorosa ed inflessibile applicazione di tutte le opportune metodologie previste. Non esaminando doverosamente le tappe preliminari del processo che conduce ad ottenere le informazioni di partenza, il resto dell'analisi ed i risultati finali possono essere condizionati nella loro validità. I dati per lo statistico sono come gli ingredienti per il cuoco: solo se risultano di prima qualità l'abilità del cuoco può trasformarli in u piatto degno delle tre stelle della guida Michelin ! Similmente lo statistico elabora i dati elementari, o grezzi, ottenuti direttamente dalla rilevazione, allo scopo di trarne il massimo d'informazioni utili.3 Per quanto riguarda l'Indagine sui prezzi al consumo, la competenza sulla rilevazione "elementare" dei prezzi della maggior parte delle posizioni rappresentative (circa l'80% del paniere) spetta agli Uffici comunali di statistica (nel proseguo Ucs), quasi tutti i capoluoghi di provincia d'Italia, che, attraverso l'attività quotidiana e puntuale dei rilevatori, procedono alla RILEVAZIONE LOCALE : gli operatori della rilevazione (addetti del comune o da esso incaricati), si recano prevalentemente di persona presso la sede fisica delle unità di rilevazione, seguendo dei giri giornalieri da eseguirsi nell'arco di 20 giorni al mese. Per i prodotti che hanno prezzi sostanzialmente uguali su tutto il territorio nazionale (es. tabacchi, periodici, utenze telefoniche, trasporto nazionale ed internazionale...) ovvero prodotti soggetti a continui cambiamenti tecnologici (es. personal computer, smartphone...) la rilevazione è centralizzata. 3 S. Zani, ANALISI DEI DATI STATISTICI I - OSSERVAZIONI IN UNA E DUE DIMENSIONI. Giuffrè editore, 1997. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 26 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Per quanto riguarda in particolare la RILEVAZIONE LOCALE, la periodicità della stessa è diversa per le varie categorie di prodotti: è doveroso specificare che ciò che interessa ai fini dell'Indagine sui prezzi al consumo non è tanto il valore assoluto della tariffa/prezzo che l'esercente pratica al pubblico in quel momento, non interessa il confronto con altri esercizi (non sarebbe nemmeno possibile né tantomeno lecita la diffusione), quanto piuttosto la variazione dello stesso rispetto alla precedente rilevazione. Questa fondamentale precisazione viene sovente ripetuta dai rilevatori allorché si accingono a visitare le unità a cui chiedere il prezzo finale o accertarlo semplicemente). La statistica, essendo la disciplina che, più di tutte si focalizza sull'analisi delle informazioni, non da particolare significato ai valori assoluti (a meno dell'accertamento della bontà delle rilevazioni elementari) ma piuttosto sono significativi i dati relativi, cd. dati derivati che spesso vengono rapportati tra loro per analizzare particolari fenomeni di interesse econonico-sociale, come per esempio il potere d'acquisto delle famiglie. Per calcolare questa variazione, secondo la metodologia corrente, è necessario ed inevitabile rilevare puntualmente il prezzo in t > 1 tempi diversi. Non tutti i prodotti presentano le medesime frequenze e gli stessi tempi di variazione dei rispettivi prezzi. Il prezzo al Kg del pesce non oscilla con la stessa frequenza temporale di un divano da soggiorno. Di conseguenza la periodicità della rilevazione è diversa per le varie categorie di prodotti essendo: - bimensile per l'ortofrutta, il pesce ed i carburanti per autotrazione (diesel, benzina, gpl...); - trimestrale quella dei canoni d'affitto, arredamento e manutenzione della casa; - mensile per tutta la restante maggioranza di prodotti. La periodicità è stabilità dall'Istat, così l'arco temporale mensile di 20 gg., e la determinazione dei giorni di rilevazione (giri). L'Istat decide i prodotti rientranti nel paniere lasciando ovviamente agli Ucs la competenza sugli aspetti organizzativi prettamente locali. Nei capoluoghi di provincia coinvolti nella rilevazione si procede infatti alla formazione di un campione "ragionato" di punti vendita: la scelta non si basa una rigorosa e metodica applicazione della teoria della probabilità (non avrebbe opportuna significatività), bensì tenendo conto delle principali caratteristiche dell'organizzazione locale del commercio al dettaglio ed alla distribuzione degli esercizi stessi nelle diverse zone della città. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 27 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 2.6 SINTESI DEI DATI, SERIE STORICHE E NUMERI INDICI I rilevatori territoriali riportano che non di rado, nello svolgimento della loro attività sono interpellati dal titolare o dai collaboratori della sede locale circa la funzione della loro presenza e della loro frequente rilevazione con il tablet, dei prezzi dei propri prodotti. I rilevatori dal canto loro sono sempre disponibili a rammendare e chiarire che l'attività non è assolutamente rivolta a fini commerciali o di marketing o comunque a comparare le tariffe applicate dai soggetti concorrenti. Questo non solo non interessa, ma non è neppure lecito fare. Come per tutte le indagini statistiche condotte dall'Istat, anche per l'indagine sui prezzi al consumo vige una precisa normativa che stabilisce, tra le altre cose, l'obbligo del Segreto statistico da parte di chi rileva, produce e gestisce informazioni personali a fini statistici. La normativa prevede anche un divieto di divulgazione delle suddette informazioni, se non in forma aggregata o comunque in modo da poter risalire direttamente alla singola unità statistica. Tra le diverse fonti giuridiche fondamentale è il Decreto Legislativo del 6 settembre 1989, n.322, che disciplina anche l'o obbligo di risposta da parte dell'unità indagata. in particolare all'articolo n.7. I rilevatori precisano che ciò che in interessa ai fini dell'indagine e per la comunità economica è la VARIAZIONE del livello generale dei prezzi registrato in un determinato intervallo di tempo (es. nei diversi mesi dell'anno). Questa considerazione è rafforzata dal fatto che il singolo prezzo Pz del generico prodotto Po, se considerato in sé, senza riferimento alle proprie disponibilità (reddito), al livello dello stesso Pz nel tempo ed insieme a tutti gli altri beni Po che si acquistano, effettivamente ha poco significato. Ne assume invece è l'andamento del livello complessivo di prezzi dei beni nello scorrere dei mesi. La metodologia statistica prevede infatti una serie di algoritmi che forniscono valide sintesi che come tali possono essere confrontate con altri fenomeni ed altre grandezze di diverso ordine di misura. Attraverso aggregazioni successive i dati elementari rilevati (prezzo del singolo prodotto nell'esercizio commerciale) vengono elaborati e si producono le statistiche generali oggetto di diffusione mensile. Una delle applicazioni statistiche maggiormente utilizzate è il momento di sintesi denominato MEDIA (aritmetica o geometrica). La media riassume l'ordine di grandezza di un'insieme di valori, fornendo appunto un valore medio. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 28 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Se i singoli valori elementari (es. prezzi) meramente considerati sono valori assoluti, la media degli stessi è un Valore derivato. A differenza quindi dei valori assoluti, quelli derivati permettono di effettuare comparazioni tra caratteri con ordini di grandezza diversi. La media assume maggiore validità se considera anche la diversa importanza delle unità considerate. Nel caso della variazione dei prezzi dei diversi prodotti del paniere, una semplice media avrebbe meno valore di una misura sintetica che invece terrebbe conto della diversa incidenza delle diverse variazioni sul potere d'acquisto di una famiglia ad esempio di operai: se in un semestre, a parità di salario, aumentasse del 50% il prezzo della carne, delle verdure e della pasta sarebbe un bel colpo per una famiglia con un solo salario, mentre sarebbe probabilmente del tutto indifferente un aumento dell' 80% del costo di un tavolo da pranzo con rivestimento laccato lucido. Per tener conto di questa diversa scala di priorità viene applicata la c.d. MEDIA PONDERATA. Se ad avere significatività non è il mero prezzo Pz del generico prodotto Po, ma lo stesso confrontato in due o più tempi successivi (es. Variazione tra mese di Gennaio 2013 e mese di Febbraio 2013), allora l'unità statistica diventa il momento o tempo t. Il tempo può essere l'anno, il biennio, il decennio, il semestre, il mese... In generale si può considerare il tempo t=0 oppure t=1... La successione ordinata di valori registrati nel tempo t=0, 1, ..., n, si definisce SERIE STORICA. Un esempio di serie storica è la Tabella 3.2 riportata nel successivo Capitolo 3. Se invece del tempo si considerano le rilevazioni di uno stesso carattere in punti territoriali diversi, allora si può parlare di Serie territoriali o spaziali (es. Tab. 3.1 successivo Cap.3). Si è detto che nell'indagine sui prezzi al consumo ciò che interessa effettivamente è la VARIAZIONE NEL TEMPO del livello degli stessi. Ma come si misura questa variazione temporale? Si può ad esempio valutare la semplice differenza che il valore del prezzo aveva al tempo t=0 e quello registrato rispettivamente al tempo t=1, al tempo t=2, ..., t=n. Si può quindi considerare la variazione rispetto ad un tempo prefissato, oppure di volta in volta rispetto al tempo precedente. In tutti e due i casi, le semplici differenze non consentono di analizzare e confrontare fenomeni differenti risentendo dell'ordine di grandezza di ciascuno di essi. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 29 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Non si possono così considerare congiuntamente i prezzi di tutti i prodotti del paniere poichè sono espressi in unità di misura differenti (quantità di pane espresso in kg, acqua in litro...). Una soluzione statistica a questo problema è fornita dai c.d. NUMERI INDICI, BASE FISSA A ovvero A BASE MOBILE a seconda che si confronta il valore del prezzo PZ al tempo generico t, con uno tenuto sempre fisso (ad es. il primo mese considerato), oppure rispetto a quello del tempo immediatamente precedente t-1. Si tratta di un algoritmo statistico che permette di ottenere dati derivati espressi in termini di rapporto tra due termini della serie storica. NUMERO INDICE DEI PREZZI A BASE FISSA: Si sostituisce la serie originaria dei valori dei PZ con una nuova serie che ha come primo termine (al tempo t=0) il valore FISSO =100 che viene chiamato valore BASE, e si indica con l'espressione ad es. Gennaio 2013 = 100 e riferendo poi tutti i dati successivi a tale valore convenzionale. Ciascun termine successivo, si ottiene come quoziente, moltiplicato per 100, tra il valore PZ assunto dal Prezzo nel tempo t, PZt, ed il valore assunto al tempo t=0, PZ0: PZt x 100 per t = 0, 1, 2, ..., n. PZ0 NUMERO INDICE DEI PREZZI A BASE MOBILE: Per ottenere i numeri indici a base mobile, si procede in modo analogo. Il numero indice in questo caso si ottiene come quoziente, moltiplicato per 100, tra il valore PZ assunto dal Prezzo nel tempo t, PZt, ed il valore assunto al tempo immediatamente precedente t-1, PZt-1, dovendo cominciare in questo caso necessariamente dal 2° termine della serie. PZt x 100 per t = 1, 2, ..., n. PZt-1 Ottenuti i rispettivi numeri indici, per ottenere le VARIAZIONI PERCENTUALI dei prezzi in ciascun tempo, basta semplicemente sottrarre 100 al numero indice così ottenuto. Queste sono chiamate anche TASSI DI VARIAZIONE (es. TASSO DI CRESCITA). STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 30 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Come per le altre grandezze oggetto di rilevazione nell'Indagine sui prezzi al consumo, anche per misurare le variazioni complessive, si parte dai numeri indici semplici o elementari. Utilizzando applicazioni di sintesi come le Medie e proseguendo per aggregazioni ponderate successive, sia per i prezzi, che per i prodotti, nel tempo e nello spazio, si ottengono i c.d. Numeri Indici COMPOSTI che, al livello maggiore di sintesi corrisponde all' INDICE GENERALE NAZIONALE. Per quanto riguarda l'indice composto dei prezzi, una volta ottenuti gli indici provinciali, si procede nell'elaborazione dell'indice regionale aggregando quelli provinciali tenendo conto della dimensione del comune capoluogo di provincia intermini di popolazione residente. Per giungere poi al calcolo dell'indice nazionale, si aggregano tra loro gli indici regionali, pesati secondo l'ampiezza della spesa regionale per consumi delle famiglie. Nella realtà inoltre vengono prodotti 3 diversi indici dei prezzi al consumo. Tuttavia l'Istat ne definisce uno come "principale": l'INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO PER L'INTERA COLLETTIVITÀ NAZIONALE, (NIC), che si riferisce alla generalità dei consumi delle famiglie presenti in Italia ed è quindi utilizzabile come indicatore dell'inflazione a livello dell'intero sistema economico. Gli altri due indici definiti "speciali" sono: l'INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO PER LE FAMIGLIE DI OPERAI ED IMPIEGATI, (FOI), che si riferisce ai consumi dell'insieme delle famiglie che fanno capo ad un lavoratore dipendente ed è utilizzato per adeguare periodicamente i valori di aggregati economici di rilevanza economico-sociale (es. affitti, assegni dovuti al coniuge separato,...). l'INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO ARMONIZZATO PER I PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, (IPCA), indicatore sempre più utilizzato poiché permette di fornire una misura dell'inflazione comparabile a livello europeo. I tre indici hanno in comune, oltre alla metodologia di calcolo ed il partizionamento del paniere, anche il procedimento per la raccolta dei dati sui prezzi elementari. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 31 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Passando dai numeri indici ai Tassi di variazione, per comprendere meglio il capitolo successivo dedicato all'analisi delle dinamiche dei prezzi per il Comune di Parma nel biennio 2013-2014, è necessario riportare in questa sezione, i seguenti concetti: TASSO MENSILE o CONGIUNTURALE: è la variazione percentuale dell'indice di un mese rispetto all'indice del mese precedente; TASSO TENDENZIALE: è la variazione percentuale dell'indice di un mese rispetto all'indice dello stesso mese dell'anno precedente; TASSO MEDIO: è la variazione percentuale tra la media aritmetica del livello dell'indice nei dodici mesi che terminano con il mese d'interesse e la media registrata nei dodici mesi precedenti. Serve per "depurare" il trend inflazionistico dalle oscillazioni di breve periodo. Se viene calcolato a fine anno (riferito al mese di Dicembre) il tasso medio coincide con la VARIAZIONE MEDIA ANNUA. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 32 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 3. PREZZI AL CONSUMO NEL COMUNE DI PARMA La variegata (e seppur sintetica) trattazione di alcuni principali concetti ed argomenti di economia politica e statistica, contemplata nei capitoli precedenti, è stata doverosamente intesa a fornire i principali elementi per poter comprendere la successiva analisi delle serie storiche e territoriali in una dimensione macroeconomica, specialmente nel caso in cui il presente rapporto riesce a raggiungere il cittadino medio interessato a cogliere le sintesi nel tempo del fenomeno inflattivo, pretendendo giustamente di sviluppare un sufficiente grado di fiducia sulla bontà delle relative misure scaturita da corrette analisi dei dati. 3.1 ANNO 2013 Nel corso dell’intero anno 2013, la costante e continuativa attività dei rilevatori territoriali ha portato a determinare mese per mese, i numeri indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività, NIC (base 2010=100), ed i rispettivi tassi di variazione congiunturale e tendenziale, controllati, discussi e validati dall’apposita Commissione di Controllo dei prezzi. Una volta ottenuti anche i tassi relativi al mese di Dicembre, si è potuto misurare la Variazione media annua riferita all’anno 2013, che per Parma ha registrato un valore pari al +1.2%, crescita allineata rispetto al dato nazionale. Dalla seguente tabella riportante la serie territoriale regionale della suddetta Variazione media annua, e dal relativo grafico si possono verificare le differenze del dato di Parma rispetto agli altri capoluoghi di provincia. Tabella e Grafico 3.1 – Variazione media annua NIC, capoluoghi provincia E.R. e dato nazionale. Anno 2013 CAPOLUOGO % Piacenza 1,1 Parma 1,2 Reggio nell'Emilia 1,3 Modena 0,8 Bologna 1,3 Ferrara 0,7 Ravenna 1,2 Forlì-C esena 1,3 Rimini 1,7 ITALIA 1,2 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 33 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA I dati riportati in tabella e rappresentati nel grafico denotano una scarsa variabilità territoriale rispetto al dato nazionale, non presentando alcun segno negativo e rimanendo in un discrezionalità compresa tra lo 0,7% di Ferrara e l’1,7% di Rimini. Ad un livello maggiore di dettaglio dal punto di vista dell’unità di rilevazione, volendo considerare come tempo t = mese, possiamo riportare in una serie storica e rappresentare graficamente i rispettivi tassi di variazione congiunturale e tendenziale e paragonarne l’andamento di Parma con quello nazionale. Tabella 3.2 – Variazione percentuale CONGIUNTURALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2013 Anno 2013 t = MESE TASSO CONGIUNTURALE Parma Italia Gennaio 0,0 0,2 Febbraio 0,1 0,1 Marzo 0,1 0,2 Aprile -0,2 0 Maggio 0,2 0 Giugno 0,1 0,3 Luglio 0,2 0,1 Agosto 0,5 0,4 Settembre -0,5 -0,3 Ottobre -0,2 -0,2 Novembre 0,2 -0,3 Dicembre 0,3 0,2 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ Grafico 3.2 – Variazione percentuale CONGIUNTURALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2013 Italia Parma 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 -0,1 -0,2 -0,3 -0,4 -0,5 -0,6 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 34 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Tabella 3.3 – Variazione percentuale TENDENZIALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2013 Anno 2013 t = MESE TASSO TENDENZIALE Parma Italia Gennaio 2,3 2,2 Febbraio 2,1 1,9 Marzo 1,8 1,6 Aprile 1,1 1,1 Maggio 1,2 1,1 Giugno 1,2 1,2 Luglio 1,2 1,2 Agosto 1,0 1,2 Settembre 0,8 0,9 Ottobre 0,5 0,8 Novembre 0,8 0,7 Dicembre 0,7 0,7 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ Grafico 3.3 – Variazione percentuale TENDENZIALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2013 Italia Parma 2,6 2,4 2,2 2 1,8 1,6 1,4 1,2 1 0,8 0,6 0,4 0,2 0 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ Analizzando le serie storiche ed osservando le spezzate, si evidenzia subito una più marcata variabilità nel contesto congiunturale, dovuta all’influenza di fattori stagionali, rispetto all’andamento tendenziale più adatto a misurare il trend di medio-lungo periodo. In entrambi i casi, le distanze in valore assoluto tra il dato di Parma e quello aggregato nazionale sono state quasi sempre relativamente di modesta entità, tendenti allo 0, e in alcuni casi si sono registrati gli stessi valori. In particolare dal grafico 3.3 si nota chiaramente la tendenza alla diminuzione del livello d’inflazione sia a Parma che in Italia. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 35 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Focalizzando l’attenzione sul Comune di Parma, volendo scomporre il dato sintetico del tasso medio di crescita annuo generale del +1.2%, nella partizione di primo livello relativo alle 12 “Divisioni di spesa”, si ottiene la seguente successione di tassi medi di crescita: Tabella 3.4 – NIC medio annuo complessivo e per Divisioni, a Parma. Anno 2013 DIVISIONI Parma % (COICOP) NIC complessivo (senza tabacchi) 1,2 01 - Prodotti alimentari e Bevande analcoliche 2,6 02 - Bevande alcoliche e tabacchi 1,2 03 - Abbigliamento e calzature 1,5 04 - Abitazione, acqua, elettricità e combustibili 1,7 05 - Mobili, articoli e servizi per la casa 0,8 06 - Servizi sanitari e spese per la salute 1 07 - Trasporti 1,6 08 - C omunicazioni -5,3 09 - Ricreazione, spettacoli e cultura 0,4 10 - Istruzione 3 11 - Servizi ricettivi e di ristorazione 0,9 12 - Altri beni e servizi 1,4 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ A fronte di una variazione media annua complessiva di entità non particolarmente elevata, i tassi medi annui relativi alle 12 Divisioni, corrispondenti al primo macro livello di aggregazione dei prodotti del paniere di riferimento, secondo il criterio di classificazione COICOP, presentano una variabilità di notevole ampiezza, passando dal valore massimo del +3% di crescita registrata per la Divisione “ISTRUZIONE”, ai due successivi valori maggiori, del +2,6% per “PRODOTTI ALIMENTARI E BEVANDE ANALCOLICHE” e del +1,7% per “ABITAZIONE, ACQUA, ELETTRICITÀ E COMBUSTIBILI”, sino ad un valore negativo per la divisione “COMUNICAZIONI”, corrispondente ad un tasso di decremento pari al 5,3%. Per evitare di fuorviare verso conclusioni approssimative sull’incidenza di queste divisioni sul tasso complessivo bisogna ricordare e tener presente che negli algoritmi matematici per la produzione degli indici viene applicata giustamente una ponderazione dei prodotti STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 36 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA del paniere (e quindi anche delle diverse divisioni) in considerazione del fatto che la famiglia (in genere il consumatore) destina quote diversificate di spesa per ciascun prodotto, a seconda della stratificazione economicamente naturale dei bisogni in primari, secondari, ecc., a parità di reddito. Di guisa che probabilmente il dato più importante è l’incremento del +2.6% relativi ai prodotti alimentari, così detti “di prima necessità”, oltre al +1.7% relativo agli altrettanto necessari prodotti relativi all’abitazione, alle utenze domestiche ed al carburante per autotrazione. Il dato del -5.3%, nonostante in valore assoluto è un numero abbastanza notevole, probabilmente cade meno sotto i riflettori rispetto ai tassi di crescita appena considerati. 3.2 ANNO 2014 Per quanto riguarda il 2014, le Variazioni medie annue registrate in Emilia-Romagna nei capoluoghi di Provincia presentano una forte uniformità nel territorio e rispetto al dato nazionale: 6 capoluoghi di provincia su 9, presentano uno scostamento in valore assoluto dal dato nazionale, del +0,2%, di appena 0,1. L’unico vero dato che denota una caratterizzazione particolare è proprio il tasso medio registrato a Parma di +0,7%, valore che rappresenta proprio il limite massimo della variabilità. Di seguito la serie territoriale della suddetta Variazione percentuale media annua, ed il relativo grafico. Tabella 3.5 e Grafico 3.4 – Variazione media annua NIC, capoluoghi provincia E.R. e dato nazionale. Anno 2014 CAPOLUOGO % Piacenza 0,3 Parma 0,7 Reggio nell'Emilia 0,1 Modena 0,3 Bologna 0,3 Ferrara 0,3 Ravenna 0,3 Forlì-C esena 0,5 Rimini ITALIA 0 0,2 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 37 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Ad un livello maggiore di dettaglio dal punto di vista dell’unità di rilevazione, volendo considerare come tempo t = mese, possiamo riportare in una serie storica e rappresentare graficamente i rispettivi tassi di variazione congiunturale e tendenziale e paragonarne l’andamento di Parma con quello nazionale. Tabella 3.6 – Variazione percentuale CONGIUNTURALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2014 Anno 2014 t = MESE TASSO CONGIUNTURALE Parma Italia Gennaio 0,1 0,2 Febbraio 0,1 -0,1 Marzo 0,1 0,1 Aprile 0,1 0,2 Maggio -0,1 -0,1 Giugno 0,2 0,1 Luglio 0,0 -0,1 Agosto 0,6 0,2 -0,6 -0,4 Settembre Ottobre 0,1 0,1 Novembre -0,1 -0,2 Dicembre 0,4 0 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ Grafico 3.5 – Variazione percentuale CONGIUNTURALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2014 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 38 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Tabella 3.7 – Variazione percentuale TENDENZIALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2014 Anno 2014 t = MESE TASSO TENDENZIALE Parma Italia Gennaio 0,8 0,7 Febbraio 0,7 0,5 Marzo 0,7 0,4 Aprile 0,8 0,6 Maggio 0,7 0,5 Giugno 0,7 0,3 Luglio 0,5 0,1 Agosto 0,6 -0,1 Settembre 0,5 -0,2 Ottobre 0,7 0,1 Novembre 0,5 0,2 Dicembre 0,6 0 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ Grafico 3.6 – Variazione percentuale TENDENZIALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2014 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ Analizzando le serie storiche ed osservando le spezzate, si evidenzia subito una più marcata variabilità nel contesto congiunturale, dovuta all’influenza di fattori stagionali, rispetto all’andamento tendenziale più adatto a misurare il trend di medio-lungo periodo. Per quanto riguarda il contesto congiunturale, dopo il primo quadrimestre, in cui in presenza di variazioni di valore costante a Parma, corrispondono variazioni dai valori successivamente opposti, nei restanti mesi l’andamento inflazionistico di Parma ha STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 39 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA seguito quello nazionale, presentando per 5/8 volte un tasso più marcato, per 2/8 un valore uguale e per una volta sola un tasso più basso di quello italiano. In un contesto tendenziale, i valori del tasso percentuale registrati per Parma si mantengono sempre a livelli superiori a quelli relativi al tasso nazionale. Il trend nazionale presenta una continuazione del percorso di deflazione rilevato già nel 2013 e si può affermare che il tasso tendenziale italiano è continuato a scendere quasi costantemente per i primi nome mesi del 2014 a meno di un momento di discontinuità tra Marzo ed Aprile, poi è ritornato a risalire tra Settembre e Novembre e tornare a scendere a fine anno. A fronte di questo movimento abbastanza regolare, l’andamento del tasso tendenziale di Parma si è presentato altalenante, seppur con ampiezze complessivamente non molto marcate. Seguendo un approccio più attento al dato domestico, si osserva che, a differenza di altri contesti, il dato di Parma si assesta su un valore che non riesce a diminuire oltre lo 0,5%. Volendo invece osservare il tasso medio annuo per ciascuna “Divisione di spesa”, si ottiene la seguente successione: Tabella 3.8 – NIC medio annuo complessivo e per Divisioni, a Parma. Anno 2014 DIVISIONI Parma (COICOP) % NIC complessivo (senza tabacchi) 0,7 01 - Prodotti alimentari e Bevande analcoliche 0,3 02 - Bevande alcoliche e tabacchi 0,2 03 - Abbigliamento e calzature 1,4 04 - Abitazione, acqua, elettricità e combustibili 0,4 05 - Mobili, articoli e servizi per la casa 1,8 06 - Servizi sanitari e spese per la salute 0,4 07 - Trasporti 1,1 08 - C omunicazioni -8 09 - Ricreazione, spettacoli e cultura 0,5 10 - Istruzione 1,3 11 - Servizi ricettivi e di ristorazione 0,7 12 - Altri beni e servizi 1 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 40 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Nel 2014 il NIC medio annuo complessivo risulta di entità non ampiamente elevata, così come la successione dei tassi medi annui relativi alle 12 Divisioni presentano una certa variabilità, rispettivamente minori delle misure registrate nell’anno 2013. Questo aspetto è evidentemente in linea con l’andamento precedentemente evidenziato di un percorso generalmente deflattivo. Le tre divisioni che hanno registrato i tre valori più alti corrispondono in ordine alla 5a –“MOBILI, ARTICOLI E SERVIZI PER LA CASA”, +1,8%, alla 3a –“ABBIGLIAMENTO E CALZATURE”, +1,4%, alla alla 3a –“ABBIGLIAMENTO E CALZATURE”, +1,4%, Anche per il 2014, l’unico valore negativo si riferisce al tasso medio annuo dell’8a –“COMUNICAZIONI”, -8%. Tenendo presente la considerazione, più ampiamente illustrata nel paragrafo precedente, della ponderazione del paniere e delle sue partizioni, le divisioni corrispondenti alle partizioni contenenti i beni di uso generalmente più frequente, presentano tassi medi di crescita molto contenuti, come ad es. la 1a divisione “Prodotti alimentari e Bevande alcoliche”, con un valore dello 0,3%. Il tasso che probabilmente presenta una maggiore criticità, seppur relativamente non considerevole è il tasso medio di crescita del +1,1% relativo ai “Trasporti”(ed ai relativi combustibili per autotrazione). STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 41 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA 3.3 ANALISI DEL TREND DI MEDIO PERIODO Considerando congiuntamente il 2013 ed il 2014, si può anzitutto valutare e confrontare a livello regionale, tra i capoluoghi di provincia dell’Emilia-Romagna, il differenziale, registrato in ciascuno di essi, nella seria biennale della variazione media annua. Tabella 3.9 – Differenziale Variazione media annua NIC, capoluoghi provincia E.R. e dato nazionale. Anni 2013-14 % CAPOLUOGO 2013 2014 Piacenza 1,1 0,3 Parma 1,2 0,7 Reggio nell'Emilia 1,3 0,1 Modena 0,8 0,3 Bologna 1,3 0,3 Ferrara 0,7 0,3 Ravenna 1,2 0,3 Forlì-C esena 1,3 0,5 Rimini 1,7 0 ITALIA 1,2 0,2 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ Grafico 3.7 – Differenziale Variazione media annua NIC, capoluoghi provincia E.R. e dato nazionale. Anni 2013-14 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 42 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Parma, insieme a Modena vede scendere tra il 2003 ed il 2004 il tasso medio annuo di crescita dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), in misura pari a 0,5, come avviene a livello nazionale. Per Ferrara si registra la variazione minima (0,4) molto simile alla precedente mentre si evidenzia in modo particolarmente immediato il valore massimo del differenziale registrato per Rimini, il cui tasso medio salta dal 1,7% al valore 0. Nel contesto di medio periodo in cui si svolge l’analisi di questo paragrafo, è naturale considerare l’andamento mensile dei tassi di variazione tendenziale del NIC. Aggregando le serie contigue dei due anni di riferimento, otteniamo la seguente serie storica bimodale: Tabella 3.10 – Variazione percentuale TENDENZIALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2013-2014 Anno 2013+2014 t = MESE TASSO TENDENZIALE Parma Italia Gen-2013 2,3 2,2 Feb-2013 2,1 1,9 Mar-2013 1,8 1,6 Apr-2013 1,1 1,1 Mag-2013 1,2 1,1 Giu-2013 1,2 1,2 Lug-2013 1,2 1,2 Ago-2013 1,0 1,2 Set-2013 0,8 0,9 Ott-2013 0,5 0,8 Nov-2013 0,8 0,7 Dic-2013 0,7 0,7 Gen-2014 0,8 0,7 Feb-2014 0,7 0,5 Mar-2014 0,7 0,4 Apr-2014 0,8 0,6 Mag-2014 0,7 0,5 Giu-2014 0,7 0,3 Lug-2014 0,5 0,1 Ago-2014 0,6 -0,1 Set-2014 0,5 -0,2 Ott-2014 0,7 0,1 Nov-2014 0,5 0,2 Dic-2014 0,6 0 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ Rappresentando i valori delle due serie (relative a Parma ed al livello nazionale) con spezzate ed introducendo linee approssimate di tendenza, si ottiene il seguente: STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 43 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Grafico 3.8 – Variazione percentuale TENDENZIALE NIC, a Parma e in Italia. Anno 2013-2014 Fonte: Elaborazioni su Database statistiche Istat. http://dati.istat.it/ STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 44 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Il grafico permette di studiare l’andamento dei tassi prodotti a Parma e confrontarlo congiuntamente con quello nazionale. Si evidenzia un certo livello di chiarezza negli andamenti delle serie rilevate. Questo permette di pervenire con un buon grado di approssimazione a due principali considerazioni: 1. L’ultimo mese del 2013 rappresenta un punto in cui i valori del tasso di Parma e di quello nazionale coincidono dividendo gli andamenti congiunti in un dualismo biennale: nel primo anno i valori di Parma risultano più alti di quelli nazionali per 5/12 mesi, 4/12 volte uguali e 3/12 volte minori. Introducendo con un sufficiente grado di approssimazione due linee continue di sintesi tendenziale, una per la serie di Parma e l’altra per quella nazionale, si evidenzia nel primo anno un’alternanza di convergenza e divergenza; quest’ultima rimane e si amplia progressivamente per tutto il 2014, anno in cui i valori di Parma rimangono costantemente al di sopra di quelli nazionali e mai registrano valori inferiori a 0,5. 2. Come già evidenziato nei paragrafi precedenti analizzando i singoli anni di riferimento, il fenomeno inflattivo ha conosciuto un progressivo raffreddamento con un evidente calo dei tassi di crescita, maggiormente sostenuto soprattutto a livello nazionale per il quale si sono presentati anche valori negativi, seppur in valore assoluto non sopra l’unità. Il fenomeno è la continuazione di un andamento che perdura già dagli anni precedenti e risalterebbe con maggiore evidenzia se allargassimo l’orizzonte temporale di osservazione al biennio antecedente. Evidentemente si tratta della naturale conseguenza macroeconomica dell’applicazione di politiche restrittive e contenitive del debito pubblico e della spesa pubblica (cd. politiche di austerity) che, unitamente ad incrementi generalizzati del prelievo fiscale, portano a contenere i consumi, riducendo la domanda locale e soprattutto quella aggregata, di conseguenza parte della produzione (destinata al mercato interno), dell’offerta e complessivamente quindi del livello generale dei prezzi. STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 45 Settore Affari Generali Servizio Sistemi informativi & Data center Comune di Parma UFFICIO STATISTICA Bibliografia S. Zani, STATISTICA, Giuffrè editore; S. Zani, ANALISI DEI DATI STATISTICI I – OSSERVAZIONI IN UNA E DUE DIMENSIONI, Giuffrè editore; Aldo Predetti, I NUMERI INDICI – TEORIA E PRATICA – 11° ED., Giuffrè editore; Michael L. Katz, Harvey S. Rosen, MICROECONOMIA, McGraw-Hill; N. Gregory Mankiw, MACROECONOMIA, Zanichelli; A. Sanna, ECONOMIA E PROGRAMMAZIONE, Tramontana; Istat: http://www.istat.it/it/; Database statistiche Istat: http://dati.istat.it/; Eurostat: http://ec.europa.eu/eurostat; Enciclopedia Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/curva-di-laffer_(Dizionario_di_Economia_e_Finanza)/; STATISTICHE SUI PREZZI AL CONSUMO A PARMA. ANNI 2013-2014 46