Creazione di nuovi distretti e/o aggregazioni pubblico

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MIUR
PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE
RICERCA E COMPETITIVITÀ 2007-2013
TITOLO III
CREAZIONE DI NUOVI DISTRETTI E/O AGGREGAZIONI PUBBLICO-PRIVATE
Laboratorio in rete di Service
Innovation
SI-Lab
Parte 1 - Sommario
1.1
Introduzione ............................................................................................................................ 5
Parte 1 -
Condizioni e presupposti per la creazione del Laboratorio ............................................... 12
1.1
Scenario di riferimento .......................................................................................................... 12
1.2
Le tendenze del mercato del software e dei servizi IT per la Service Innovation ................. 14
1.2.1
Lo scenario internazionale............................................................................................. 14
1.2.2
Lo scenario nazionale .................................................................................................... 19
1.3
Obiettivi strategici del Laboratorio ....................................................................................... 25
1.3.1
Visione ........................................................................................................................... 25
1.3.2
Obiettivi ......................................................................................................................... 39
1.3.3
Strategia ........................................................................................................................ 43
1.4
Vocazione nazionale e internazionale del Laboratorio ......................................................... 45
1.5
Risorse regionali previste ..................................................................................................... 50
1.5.1
Tipologia di risorse disponibili per RSTI ......................................................................... 50
1.5.2
Altre risorse disponibili .................................................................................................. 51
1.5.3
Quadro regionale per Calabria, Puglia e Sicilia.............................................................. 51
1.6
Vincoli e opportunità ............................................................................................................. 54
1.6.1
Vincoli e opportunità nel contesto globale ................................................................... 54
1.6.2
Vincoli e opportunità nel settore ICT in Italia................................................................ 56
1.6.3
Vincoli e opportunità a livello territoriale ..................................................................... 57
1.6.4
Opportunità nel quadro delle politiche europee per la ricerca e l'innovazione ........... 59
Parte 2 Caratteristiche e peculiarità del sistema regionale della domanda e dell’offerta di ricerca
e innovazione ........................................................................................................................................ 60
2.1
Il quadro macroeconomico ................................................................................................... 60
2.1.1
Le caratteristiche dei sistemi regionali .......................................................................... 63
2.1.2
Il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ............................ 67
2.2
Sistema scientifico e di ricerca di riferimento ....................................................................... 69
2
2.3
Fabbisogni delle imprese ed enti pubblici di ricerca operanti nell'ambito locale in materia di
innovazione ....................................................................................................................................... 78
2.3.1
La domanda di innovazione nelle PMI........................................................................... 78
2.3.2
La domanda di innovazione delle imprese ICT .............................................................. 81
Parte 3 3.1
Ipotesi aggregativa ............................................................................................................ 83
Settori/ambiti di intervento del Laboratorio......................................................................... 83
3.1.1
3.2
Le ricadute in altri settori applicativi prioritari (Energia, Trasporti, Salute).................. 84
Principali attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del Laboratorio in rete ......... 86
3.2.1
in rete
Attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del nodo siciliano del laboratorio
89
3.2.2
in rete
Attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del nodo calabrese del laboratorio
94
3.2.3
in rete
Attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del nodo pugliese del laboratorio
100
3.3
Relazioni con le reti dei Distretti Tecnologici e Poli di Innovazione .................................... 107
3.4
Governance del Laboratorio................................................................................................ 111
3.5
Risorse finanziarie disponibili/attivabili .............................................................................. 114
3.5.1
3.6
Modello di sostenibilità del Laboratorio in Rete ......................................................... 117
Ipotesi in materia di contenuti degli interventi proposti .................................................... 124
3.6.1
Service Systems Design and Engineering .................................................................... 128
3.6.2
Knowledge Management e Business Analytics ........................................................... 139
3.6.3
Services Ecosystem ...................................................................................................... 143
Parte 4 4.1
Previsioni di impatto del Laboratorio sul sistema economico regionale di riferimento . 146
Descrizione degli interventi ................................................................................................. 146
4.1.1
Descrizione degli interventi a carattere interregionale .............................................. 146
4.1.2
Descrizione degli interventi a caratterizzazione regionale per il nodo siciliano ......... 148
4.1.3
Descrizione degli interventi a caratterizzazione regionale per il nodo calabrese ....... 157
4.1.4
Descrizione degli interventi a caratterizzazione regionale per il nodo pugliese ......... 171
4.2
Impatto degli interventi....................................................................................................... 182
4.2.1
I livelli di impatto dell'iniziativa ................................................................................... 182
4.2.2
Rilevanza e impatto tecnico-scientifico ....................................................................... 186
3
4.2.3
Monitoraggio dell'intervento e valutazione degli impatti ........................................... 189
Appendice 1- Dati Statistici di Rilievo .................................................................................................. 194
Appendice 2- Bozza ATS ...................................................................................................................... 196
Appendice 3- Bozza Statuto ................................................................................................................ 207
Appendice 4- Accordi e Lettere d'Intenti ............................................................................................ 223
4
1.1 Introduzione
Il presente Studio di Fattibilità illustra la proposta di costituzione di un nuovo Laboratorio in rete per
la Service Innovation a valere sul Settore “ICT –Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione”
dal titolo “Laboratorio in rete di Service Innovation - SI-Lab”, la cui realizzazione prevede il
coinvolgimento di tre regioni: Sicilia, Calabria, Puglia.
Lo studio è organizzato in quattro parti:
Parte I: Condizioni e presupposti per la creazione per la creazione del Laboratorio in rete di Service
Innovation
La visione del Laboratorio in rete di Service Innovation muove verso un'innovazione nel settore dei
servizi fortemente basata sull'ICT e sulle sue evoluzioni, in particolare con riferimento ad internet ed
il Web ed ai loro sviluppi, così come investigati al livello europeo (nel contesto dell'iniziativa Future
Internet) ed al livello mondiale. L'Internet del Futuro sarà sempre più il sistema nervoso abilitante
ogni processo di innovazione, anche nel campo dei servizi. Analogamente lo sviluppo delle tecnologie
mobile introducono una dimensione importante ai processi di innovazione di servizio, ossia il
supporto alla mobilità degli utenti e la facilità di fruizione/fornitura di informazioni e servizi anche in
movimento, in maniera a volte dipendente dalla posizione in cui si trovano.
Queste tendenze hanno effetto ed influenzeranno anche i modelli di business delle aziende
soprattutto di servizi: è importante comprendere tali evoluzioni e definire nuovi modelli e modalità
di definizione, sviluppo, erogazione, fruizione dei servizi, tenendo in considerazione la sempre
maggiore partecipazione degli utenti alle attività di definizione, costruzione e fornitura di
informazioni e servizi, fino ad arrivare a processi di co-creazione dei servizi.
Il laboratorio si pone come iniziativa inter-regionale (Sicilia, Calabria e Puglia) in grado di scatenare
meccanismi virtuosi di interazione tra il pubblico e privato orientati alla creazione di competenze e
strumenti operativi per supportare l'innovazione di servizio basata sull'ICT e guidata dall'utente
(User-driven ICT-based Service Innovation), sia al livello locale che nazionale ed internazionale. Si
vuole creare una rete di eccellenza, di competenze e di strumenti e servizi che possano essere
"acquistati" ed "usati" dalle aziende di servizio per innovarsi nel contesto di internet e delle sue
evoluzioni, che non hanno solo impatti di tipo tecnologico.
Il principale risultato atteso è la predisposizione di un ambiente collaborativo multi-disciplinare,
dinamico, flessibile e creativo, con un forte orientamento all'avanzamento dello stato dell'arte
nell'ambito dei sistemi di servizi e dell'innovazione nel mercato dei servizi basati sull'ICT e sulla
gestione innovativa dell'informazione e della conoscenza. Tale ambiente sarà un laboratorio virtuale
di ricerca e sviluppo che effettua studi e realizza prototipi (nell'ambito di precise attività e progetti di
ricerca e sviluppo) da industrializzare per abilitare e supportare l'innovazione di servizio. A questo
laboratorio virtuale partecipano (I) ricercatori di imprese fornitrici di soluzioni abilitanti l'innovazione
di servizio, (ii) ricercatori di organismi di ricerca ed università che contribuiranno con tematiche
multidisciplinari attinenti al tema "innovazione nel campo dei servizi" di elevato valore scientifico,
(iii) aziende che vogliono o necessitano di innovare nel campo dei servizi.
5
Il Laboratorio vuole anche essere un insieme di community di condivisione di conoscenza individuale
e collettiva (Body of Knowledge) e svolgerà attività legate allo sfruttamento delle competenze
acquisite (formazione di nuove figure professionali, i c.d. adaptive innovator, produzione di
pubblicazioni scientifiche negli ambiti di ricerca considerati e creazione di nuove idee di servizio e/o
business), supportate da due strumenti operativi anch'essi gestiti all'interno del Laboratorio: un
toolkit per la Service Innovation guidata dagli utenti e basata su tecnologie ICT ed una piattaforma
cloud di deployment di servizi.
Il Laboratorio insisterà fortemente su tre discipline tecnologiche trasversali: Service Systems Design
and Engineering, Knowledge Management and Business Analytics, Services Ecosystem, sintetizzabili
nel seguente manifesto: la service innovation abilitata da sistemi di servizi fortemente basati sulla
conoscenza nel contesto di Service Ecosystem.
Parte II: Caratteristiche e peculiarità del sistema regionale della domanda e dell'offerta di ricerca e
innovazione, su cui si andrà ad impiantare il laboratorio in rete
Il sistema economico nelle tre regioni Calabria, Puglia e Sicilia riflette le principali criticità tipiche
delle aree in ritardo di sviluppo (struttura produttiva regionale debole e frammentata, bassi tassi di
crescita e produttività, tassi di disoccupazione elevati, carenza e scarsa qualità delle infrastrutture
materiali e immateriali) anche se con intensità diverse e alcune significative differenze.
Il settore ICT ha assunto, nelle tre regioni, un ruolo significativo, sia dal punto di vista quantitativo (n.
di imprese, occupati) che qualitativo (collegamenti con centri di ricerca, reti europee). Sono presenti
nelle tre regioni delle aree con una elevata specializzazione nelle attività ICT (Bari, Cosenza, Palermo,
Catania) che, tra l'altro, sono radicate da oltre un decennio e, sempre, in concomitanza con
un'articolata offerta locale di ricerca e alta formazione.
Il sistema della ricerca ha raggiunto buoni livelli di sviluppo nel settore IT nelle tre regioni: si riscontra
una elevata disponibilità di giovani laureati e una consistente base di docenti e ricercatori (oltre 400
docenti, 80 ricercatori CNR e 300 dottorandi/assegnisti), con alcune riconosciute punte di eccellenza;
la capacità di autofinanziamento dei Dipartimenti nel settore IT è superiore alla media anche se
potrebbe crescere con i programmi europei e della ricerca a contratto, attraverso la condivisione e il
rafforzamento delle reti di cooperazione inter-regionali, nazionali e comunitarie.
Il Laboratorio in Rete include la maggior parte dei dipartimenti universitari che operano nel settore
ICT oltre al CNR-ICAR. In questo senso, una maggiore massa critica e la condivisione delle relazioni
internazionali potrà potenziare le opportunità di cooperazione interna e la capacità di partecipare
alle reti nazionali ed europee dell'innovazione, sia per gli organismi di ricerca che per le imprese del
Laboratorio.
Per quanto riguarda la domanda di innovazione delle imprese, nel contesto di debolezza più generale
si inserisce un'ulteriore barriera all'innovazione nel deficit di capacità manageriale (forte
concentrazione dei poteri manageriali nell'imprenditore stesso) e nella carenza di personale
qualificato in attività di ricerca e sviluppo, con un forte impatto negativo soprattutto sulla
dimensione organizzativa dell'innovazione.
6
In sintesi, i fabbisogni di innovazione delle imprese possono essere raggruppati in quattro classi:
1. servizi e strumenti tecnologici e manageriali a supporto dei processi di cooperazione
industriale
2. processi di internazionalizzazione
3. progetti di innovazione organizzativa e dei processi di business
4. servizi a supporto della formazione tecnica e manageriale.
Il carattere multidisciplinare e interdisciplinare dell'approccio adottato per la Service Innovation
incontra trasversalmente tale domanda di innovazione.
Considerando il solo comparto ICT, la domanda di innovazione delle imprese ICT deriva dal seguente
scenario:
- un nucleo ristretto di imprese ICT di medio-grandi dimensioni che però non sempre innesca
processi di innovazione anche nelle PMI locali
- le imprese di servizi ICT, che operano nei settori più tradizionali del settore, che esprimono una
domanda di innovazione tecnologica incrementale, per migliorare la propria gamma di prodotti e
servizi
- gli spin-off accademici, che si concentrano sullo sviluppo di prodotti innovativi e hanno fin qui
operato principalmente nel settore della ricerca industriale e esprimono essenzialmente una
domanda di "accesso al mercato"
- le imprese "satellite", imprese "brain-intensive" che sono essenzialmente al servizio di grandi
imprese extra-regionali, che esprimono una domanda orientata all'acquisizione di componenti
software da integrare nel proprio processo di produzione di soluzioni.
In conclusione l'analisi conferma l'esistenza di adeguate competenze scientifiche e tecnologiche per
la costituzione del Laboratorio e di soddisfare attraverso esso i fabbisogni di innovazione delle
imprese delle tre regioni.
Parte III: Ipotesi aggregativa ed organizzativa del laboratorio in rete di Service Innovation
Il Laboratorio in Rete su Service Innovation opera nel settore ICT, con interessi applicativi nei settori
Energia, Trasporti e Salute e forti elementi di coerenza con la programmazione nazionale e regionale.
Il Laboratorio adotta un modello di cooperazione che coinvolge il Centro di Competenza ICT-SUD
operante presso tutti e tre i nodi, il sistema pubblico di ricerca in Calabria, Puglia e Sicilia (Università
della Calabria, Catanzaro e Cosenza; Università di Bari, Foggia e Salento, Politecnico di Bari;
Università di Palermo e Catania; ICAR-CNR sedi di Cosenza e Palermo), cinque grandi imprese leader
tecnologici e di mercato (Engineering, Exprivia, Italtel, Nokia Siemens Network, Siemens IT Service
Solutions) e una rete di PMI IT, con una elevata specializzazione tecnologica e/o conoscenza di
specifici segmenti di mercato (Exeura srl, Extra srl, Open Knowledge Technologies srl, DLV System srl,
IFM srl, DAISY-NET scrl, SINCON srl, SER & Practices srl, Consorzio Ticonzero, OR.COM srl), e di
imprese e organizzazioni utenti, operanti nei settori dei servizi di maggiore interesse per il progetto
(energia, trasporti, sanità) (Loran srl, Itel Telecomunicazioni srl, OMNIA Energia srl). I proponenti
hanno anche stipulato accordi con altri utenti finali nel settore sanità ed energia.
7
La governance del Laboratorio definisce un organismo di coordinamento interregionale agile e
basato su una forte coesione a livello regionale:
- i nodi regionali assumono la forma di società consortili, stabili ed efficaci per coordinare iniziative
omogenee per tema scientifico e appartenenza geografica
- il coordinamento generale è attribuito ad una ATS sovraregionale, formata dalle tre società
consortili regionali e da ICT-SUD che, per missione aziendale, carattere inter-regionale e ruolo
svolto nella costruzione della rete, svolgerà anche funzione di capofila.
Il Laboratorio prevede di mantenere un volume costante di attività di ricerca superiore a 10M€
all'anno: nel triennio di avvio grazie ai progetti finanziati dal PON R&C e successivamente con quelli
attivati dalle società consortili a livello regionale, nazionale ed europeo.
Le risorse stimate per l'attivazione del Laboratorio sono intorno a 41 M€, di cui circa 27M€ finanziati
dal PON R&C e 14 M€ con risorse dei proponenti. I costi sono sostenuti per circa 18M€ in Sicilia,
12,5M€ in Calabria e 10,5M€ in Puglia. Circa l'8% del budget sarà utilizzato per azioni di formazione
rivolte a circa 60 neo-laureati.
il Laboratorio ricercherà le condizioni di auto-sostenibilità sulla base di:
- assunzione di un ruolo di rilievo nel panorama della ricerca in Service Innovation, intensificando
l'accesso ai finanziamenti per R&S e innovazione a livello europeo
- ruolo di facilitatore della cooperazione fra le aziende del Laboratorio, anche su base
interregionale, per lo sviluppo di prodotti/servizi innovativi, basati sui risultati di ricerca dello
stesso Laboratorio;
- attivazione di servizi di ricerca a contratto e di trasferimento di tecnologie verso altri operatori
del territorio, inclusa la capacità di stimolare la nascita di spin-off sia accademici che industriali.
Il Laboratorio in Rete copre tutte le fasi del ciclo di vita dei servizi (idea management, requirement
definition, development of service design, implementation, production, evaluation, displacement)
integrando metodologie e strumenti di Service Systems Design and Engineering (scienza dei servizi,
service design, raccolta requisiti; paradigmi, quali SOA, social computing, enterprise 2.0; tecnologie
per sviluppo di servizi, quali orchestrazione, user profiling, interfacce multimodali, sicurezza; servizi
in mobilità, quali mobile cross-platform, MARS, WSN, UC), Knowledge Management and Business
Analitics (machine learning, data, text, image & process mining, KM e ragionamento automatico,
information extraction, speech recognition, iinteroperabilità), Digital Service Ecosystems (Digital
Business Ecosystems, orchestrazione, Internet del futuro).
8
Parte IV: Previsioni di impatto del Laboratorio in Rete sul sistema economico regionale di
riferimento
Nella fase di avvio, sono previsti 4 progetti a forte caratterizzazione regionale e uno interregionale
sui temi della Service Innovation
- INTEROPERABILITA' E CONDIVISIONE DELLA CONOSCENZA TRA I NODI DEL LABORATORIO ha
carattere interregionale e mira a costruire l'infrastruttura di supporto del SI-Lab realizzando il
modello di Body of Knowledge del Laboratorio, la Piattaforma di deployment di servizi e il Toolkit
per User-driven ICT-based Service Innovation
- JOINT COLLABORATION IN SERVICES ECOSYSTEM (Sicilia) riguarda la definizione collaborativa di
servizi composti e complessi anche a partire da servizi esistenti, con applicazioni alle tematiche
"Foster innovation", "Consumer welfare" e "Industry efficiency
- USER EXPERIENCE IN MOVIMENTO (Sicilia) riguarda nuove modalità di fruizione di servizi in
mobilità, con applicazioni alle tematiche "Foster innovation", "Consumer welfare" e "Company
competitiveness"
- KNOWLEDGE MANAGEMENT FOR SERVICE INNOVATION (Calabria) sviluppa piattaforme
(gestione ciclo di vita della conoscenza e sviluppo rapido di soluzioni BA complesse) e
componenti/ambienti di analitica per servizi intelligenti, con verticalizzazioni sui settori
"Energia", "Trasporti" e "Sanità"
- DIGITAL BUSINESS ECOSYSTEMS (Puglia) opera su modelli, tecniche e strumenti per il delivery di
servizi digitali smart in ultra large scale systems, con verticalizzazioni su "Città intelligenti",
"Telemedicina e diagnostica", "Trasporti"
A ciascuno dei progetti di ricerca sarà associato un progetto di formazione.
Il modello di impresa del Laboratorio in Rete è orientato all'intermediazione fra domanda e offerta
di ricerca e innovazione. In termini generali, esso si finanzia in primo luogo sul valore aggiunto delle
"transazioni" che avvengono nella sua "rete".
Pertanto, le ricadute del Laboratorio saranno misurate soprattutto in relazione all'aumento di
competitività delle imprese socie e alla qualità della ricerca di università e organismi pubblici di
ricerca sul tema della SI. Ovviamente, ulteriori ricadute del laboratorio riguardano la diffusione di
tecnologie innovative verso le imprese del territorio attraverso servizi e attività per la valorizzazione
dei risultati di ricerca (ricerca a contratto, trasferimento di tecnologie, formazione).
I benefici generati dal Laboratorio possono essere raggruppati dai più specifici ai più generali.
Il primo e più diretto effetto positivo del Laboratorio deve necessariamente misurarsi sugli stessi
partner. E' questa la prima condizione di sostenibilità e di successo dell'iniziativa. Il risultato atteso
dall'avvio del Laboratorio è legato a una serie di benefici diretti e indiretti per le aziende (PMI, Grandi
Imprese, utilizzatori finali e Università) che, in assenza dell'effetto moltiplicatore indotto dalla
condivisione di obiettivi e programmi, non potrebbero essere raggiunti.
In secondo luogo, il Laboratorio produce impatti più generali sul territorio di riferimento: si tratta di
ricadute tecnologiche, di mercato e di rafforzamento del sistema imprenditoriale (nascita di spin-off,
9
sperimentazioni e collaborazioni di ricerca e produttive) per le imprese ICT e gli operatori pubblici e
privati dei settori di maggiore interesse applicativo.
Il Laboratorio determina inoltre interessanti ricadute occupazionali che sono di natura diretta, legate
all'insediamento di nuove imprese socie del Laboratorio (in primo luogo, Siemens in Calabria) e al
consolidamento di quelle esistenti (si stimano circa 90 nuovi occupati nel triennio nei progetti di
ricerca e si prevede un analogo incremento negli anni successivi), e di natura indiretta, connesse alle
ricadute più generali sul territorio.
Infine, il Laboratorio produce ricadute di natura tecnico-scientifica che riguardano il sistema della
ricerca e che sono di interesse più generale: avanzamento delle conoscenze nel contesto di
tecnologie abilitanti considerate prioritarie dallo stesso Programma Nazionale della Ricerca 20102013 per lo sviluppo del paese.
10
Al fine di una più agevole lettura, di seguito si riportano in forma tabellare i criteri di valutazione ed i
principali riscontri nell’articolazione dei capitoli.
Criteri di Valutazione
Titoli delle sezioni/paragrafi dello studio
Valorizzazione di programmi strategici di ricerca, di
sviluppo tecnologico e innovazione, coerenti con le
agende strategiche di riferimento a livello europeo e
globale, ed in linea con i programmi di sviluppo e
innovazione nazionali ed internazionali.
-
Operatività focalizzata su un numero definito e limitato
di tematiche tecnologiche trasversali, che siano in grado
di consolidare la competitività dei territori di
riferimento, nonché promuovere e rafforzare le sinergie
tra politiche e strumenti di valorizzazione della ricerca e
innovazione regionali, nazionali e comunitari
Promozione di processi di internazionalizzazione,
migliorando la capacita di attrazione di investimenti e
talenti, creando le condizioni per la nascita e l'avvio
iniziale di start up e di spin off da ricerca, con l'obiettivo
di raggiungere una maggiore competitività a livello
internazionale, ed una maggiore capacità di realizzare
sinergie tra settori industriali diversi sulle stesse
tipologie tecnologiche
Focalizzazione del ruolo delle reti dei Distretti di Alta
Tecnologia e delle Aggregazioni a supporto delle
politiche nazionali o regionali della ricerca
-
Promozione di una visione strategica del Laboratorio,
anche avvalendosi dello strumento delle piattaforme
tecnologiche nazionali, orientata verso lo sviluppo e
collegandola il più possibile alle frontiere tecnologiche
più avanzate
Attrazione di capitale e finanza privata anche attraverso
la maggiore capacita di deals flow permessi dalla rete,
mirando a ridurre nel tempo la percentuale di finanza
pubblica, e ad assicurare l'auto sostenibilità di lungo
termine
Ricorso alla qualità scientifica e industriale complessiva
della compagine societaria che dovrà assumere una
configurazione giuridica definita, con un ruolo nei
relativi organi decisionali attribuito alle amministrazioni
coinvolte e con organi di valutazione indipendente, con
una organizzazione dedicata e risorse specificatamente
assegnate, in grado di offrire anche il servizio in rete per
favorire i rapporti trans regionali
Definizione di una strategia per la valorizzazione dei
laboratori, le strutture di ricerca e gli asset strategici dei
soci ripensandone il funzionamento su scale transnazionale ed in un ottica di rete
-
-
Visione
Vocazione nazionale e internazionale del
Laboratorio
Risorse regionali previste
Ipotesi in materia di contenuti degli
interventi proposti
Ipotesi in materia di contenuti degli
interventi proposti
Descrizione degli interventi
Impatto degli interventi
Obiettivi strategici del Laboratorio
-
Vocazione nazionale e internazionale del
Laboratorio
-
Modello di sostenibilità del Laboratorio in
Rete
-
I livelli di impatto dell'iniziativa
-
-
Relazioni con le reti dei Distretti Tecnologici
e Poli di Innovazione
Obiettivi strategici del Laboratorio
Settori/ambiti di intervento del Laboratorio
Vocazione nazionale e internazionale del
Laboratorio
Obiettivi strategici del Laboratorio
-
Risorse finanziarie disponibili/attivabili
-
Governance del Laboratorio
-
Principali attori pubblici e privati coinvolti
nella costituzione del Laboratorio in rete
-
Strategia
Modello di sostenibilità del Laboratorio in
Rete
-
11
Parte 1 - Condizioni e presupposti per la creazione del Laboratorio
1.1 Scenario di riferimento
La strategia per l'Europa del 20201 evidenzia in modo chiaro che la ricchezza e il benessere
dell'Europa e dei suo cittadini dipenderà fortemente da come le imprese europee sapranno
"innovare" il proprio modo di fare business , in risposta alle diverse sfide economiche e sociali cui
andranno incontro.
La globalizzazione, l’aumento della richiesta di automazione, la crescita di Internet e la dinamicità e
flessibilità ormai necessaria per lo svolgimento delle attività economiche e sociali stanno portando
alla riconfigurazione delle reti di servizi. Le opportunità di creare innovazione con i servizi, di ricavare
valore economico e sociale dalle conoscenze sui servizi, di fare ricerca, sviluppare e realizzare nuovi
servizi (informativi, finanziari, di business, ecc.) non sono mai state così grandi. Le sfide sono legate
sia alla poliedricità della natura intrinseca dell'innovazione nel campo dei servizi, che alla mancanza
di una rappresentazione formale universalmente condivisa delle reti di servizi.
Ai giorni nostri, infatti, i servizi giocano un ruolo sempre più importante all'interno delle nostre
economie, sia in termini quantitativi che qualitativi. Questo è particolarmente evidente in due
aspetti: la crescita del terziario e la diffusione dei servizi di consulenza basati sul “service-based
business”. Per gli esperti questo è principalmente dovuto alla trasformazione da una economia
basata sul concetto di proprietà e il commercio di risorse legate al territorio, ad una economia
guidata da conoscenza, esperienze e azioni degli individui, tutti concettualizzabili come servizi.
In tale contesto, il binomio di "Servizio" e "Innovazione" (Service Innovation) gioca un ruolo
fondamentale, specialmente nell’arena dell’economia globale. Stiamo assistendo, infatti, ad un
cambio radicale di paradigma, che investe le catene del valore tradizionali e le consolidate modalità
di fare business. In tale processo di cambiamento, i servizi dovranno essere infatti parte integrante
delle nuove strategie di business delle imprese, mentre l'innovazione ad essi applicata e/o su di essi
basata risulta essere una leva fondamentale verso la crescita economica. Nel mondo dei servizi è
molto importante il concetto di “processo” (contrariamente al concetto di “output” nel mondo
dell’industria di prodotto) ed il focus è sull’utilizzo di risorse dinamiche, come conoscenza ed abilità.
Altro elemento importante è che la creazione di “valore” è intrinsecamente intesa come un’attività
collaborativa, al contrario dell’economia di prodotto, dove l’unico creatore di valore è il produttore2.
I servizi e l'innovazione dunque come chiave di volta per una trasformazione radicale e "disruptive"
della service economy, in grado di trasformare i canali tradizionali di mercato, i modelli di processo e
di business, l'offerta ai clienti/cittadini, fortemente contraddistinta da una elevata propensione
all'esaltazione e all'arricchimento della "user/customer experience3".
1
The Europe 2020 Strategy. A European strategy for smart, sustainable and inclusive growth’, EU 2010
2
R. F. Lusch, S. L. Vargo, and G. Wessels, "Toward a conceptual foundation for service science: Contributions
from service-dominant logic," IBM Systems Journal, vol. 47, pp. 5-14, 2008.
3
http://developer.apple.com/ue/
12
Quanto descritto delinea uno scenario in cui la netta distinzione tra il settore manifatturiero e il
settore dei servizi comincia a sfumarsi, così come il concetto di design di prodotto e servizio. Tale
dicotomia è sterile quanto inopportuna. Infatti, se non ci può essere servizio senza produzione,,
viceversa, i prodotti sono sempre più frequentemente arricchiti di un set di servizi associati. Questo
porta a considerare l’economia dei servizi e l’innovazione di servizio come una leva per lo sviluppo
anche dell’economia di prodotto ed il settore manifatturiero.
Anche se il concetto di servizio non è nuovo e l’economia dei servizi esiste da molto tempo, nel
mondo attuale dei servizi e nel prossimo futuro la novità risiede nella dimensione e nella complessità
dei sistemi di servizi, ossia di quelle configurazioni dinamica di persone, tecnologie, organizzazioni ed
informazione condivisa che creano e forniscono valore non solo ai clienti/consumatori, ma anche ai
fornitori ed ad altri stakeholder.
Solitamente l’innovazione di servizio include una combinazione di innovazione tecnologica, di
modelli di business, organizzativi e della domanda, con l’obiettivo di migliorare sistemi di servizi
esistenti (innovazione incrementale) o creare nuovi sistemi di servizi (innovazione radicale)4. Può
essere per esempio un nuovo canale di interazione con il cliente, un sistema di distribuzione o un
concetto tecnologico o una loro combinazione. L’innovazione di un servizio comprende sempre
elementi replicabili che possano essere identificati e sistematicamente riprodotti in altri casi o
ambienti. L'elemento replicabile può essere il risultato del servizio o il processo del servizio in quanto
tale o una parte di essi. L’innovazione di servizio porta dei benefici sia per il produttore di servizi e sia
per i clienti. Nei servizi, tuttavia, le innovazioni non riguardano necessariamente la novità nella
tecnologia stessa, ma la novità è spesso nelle aree non-tecnologiche. Innovazioni di servizio possono
per esempio essere nuove soluzioni nell’interfaccia con il cliente, nuovi metodi di distribuzione,
nuova applicazione della tecnologia nel processo di servizio, nuove forme di cooperazione con la
catena di fornitura o nuovi modi di organizzare e gestire i servizi”5.
E' bene comunque precisare che il contributo che la Service Innovation può dare alla crescita
economica Europea non può prescindere da un approccio di tipo "bottom up" che abbia le sue radici
a livello locale e regionale, che parta dalle realtà economiche del territorio e dalle loro esigenze ed
opportunità di innovazione. Per questo motivo occorre fare incontrare e fondere modelli teorici di
innovazione basati sull’interdisciplinarità e strumenti basati sull’ICT con i reali scenari di business
locali che approdano (o possono approdare) a mercati globali.
Nel contesto dell’ICT, Internet ed il Web costituiscono il naturale sistema operativo abilitante i
processi di "Service Innovation" in tutte le sue estensioni. In particolare Il contesto di ricerca ed
innovazione tecnologica di riferimento in cui il Laboratorio intende muoversi è quello dell’Internet
del Futuro:. il vecchio concetto di rete di computer fatta da computer convenzionali viene sostituito
dal più moderno concetto di interconnessione di dispositivi (sempre più personali, mobili ed
ubiquitous), servizi, persone e contenuti interagenti tra di loro. In altre parole non ci può essere una
reale "Service Innovation" senza Internet, con tutte le sue evoluzioni e tendenze (dal Web, al Web
4
University of Cambridge, "Succeeding through services innovation, A service perspective for education,
rgovernment," 2008.
5
Tekes - Serve - Innovative Services Technology Programme 2006-2010
13
2.0 con il contributo degli utenti alla creazione di contenuti, al Web 3.0 con collaborazione e cocreazione dei servizi e contenuti da parte degli utenti).
Inoltre il Laboratorio si colloca e si vuole sviluppare in un contesto in cui abilitare e assecondare la
“mobilità” delle persone diventano un requisito fondamentale ed allo stesso tempo lo scenario di
riferimento per l’innovazione di servizio.
1.2 Le tendenze del mercato del software e dei servizi IT per la Service
Innovation
Nelle sezioni successive viene fornita una panoramica relativa all'andamento del mercato del
software e servizi internazionale, nazionale e regionale, per evidenziare lo scenario in cui si costituirà
il laboratorio in rete di Service Innovation.
1.2.1 Lo scenario internazionale
1.2.1.1 Andamento generale del mercato del software e dei servizi IT.
Una ripresa europea “graduale e non uniforme”. E' questa la previsione del Fondo Monetario
Internazionale che ha appena rivisto, in aumento, le previsioni di crescita globale6 (+4,4%) nel 20112012, basate su un “rallentamento inferiore alle attese” nelle economie avanzate (in media +2,5%) e
un'attività ancora in forte espansione in molti paesi emergenti e in via di sviluppo (+6,5%). L'Italia
cresce ancora poco: solo l'1%, come nel 2010, sempre meno dell'area euro (+1,5%) e in particolare di
Germania, UK e Francia, ritardando il recupero della vera e propria recessione del 2009 (-5% Italia e 4,1% area Euro).
Per il mercato ICT, una recente previsione (EITO7) indica nel 2011 una crescita del 1,5% a livello
europeo, con un aumento del 3,9% in IT e dello 0,8% in TLC, alimentata da una ripresa degli
investimenti IT che erano stati rinviati durante la crisi. Le previsioni confermano dunque la tendenza
del 2010 (+1,2%), dopo che il 2009 aveva segnato una secca battuta d'arresto anche per l'ICT (-2,4%),
particolarmente forte proprio nel mercato IT (-5,4%, a fronte di un valore complessivo del mercato
pari a 339 miliardi di euro). A livello mondiale, invece, la crescita media del mercato ICT è stimata
pari al 5%, con valori sensibilmente più alti in Brasile, Russia, India e Cina.
Anche nel mercato ICT le dinamiche non sono pertanto uniformi. Con riferimento al 2009, il rapporto
annuale Assinform, mostra andamenti molto diversi per i principali segmenti del mercato IT europeo,
con il segmento del Software e dei Servizi che ha una significativa contrazione (-4,1%), anche se più
contenuta della media del settore (-5,4%); per contro, il segmento hardware cala del 7,6%.
Nel 2009, il valore complessivo del mercato italiano dell'IT è pari a 18.686 milioni di euro, con il
segmento più rilevante dovuto ai servizi IT (8750 M€) mentre il mercato del Software vale 4307 M€
e 5629 quello dell'hardware e dell'assistenza tecnica. Il 2009 ha registrato per il mercato IT italiano
un calo del 8,1% molto superiore alla media europea (fa peggio solo la Spagna).
6
“World Economic Outlook Update”, 25.01.2001, Fondo Monetario Internazionale
7
Rapporto European Information Technology Observatory, 22.12.2010
14
Il segmento del Software e dei Servizi ha una diminuzione più contenuta ma comunque rilevante,
pari al 5,6%, più marcata per i Servizi IT (-6,5%) che per il Software (-3,6%).
2007
HW
SW
Servizi Totale
2008
HW
SW
Servizi Totale
2009
HW
SW
Servizi Totale
2009-2008
HW
SW
Servizi Totale
Globale ($)
390,9 270,3 529,6 1190,8 352,6 262,7 511,7
1127 -9,8% -2,8% -3,4%
Europa
125
205,1
330,1 129,6
229,1
358,7 119,7
219,6
339,3 -7,6%
-4,1%
Germania
26,5
43,4
69,9 26,6
45,7
72,3 24,9
44,1
69 -6,4%
-3,5%
UK
21
41
62 20,8
43,2
64 18,9
40,8
59,7 -9,1%
-5,6%
Francia
14,6
38,8
53,4 14,5
40,7
55,2 13,7
39,4
53,1 -5,5%
-3,2%
Spagna
6,5
8,6
15,1
6,7
9,1
15,8
6
8,4
14,4 -10,4%
-7,7%
Italia
6,55 4,33 9,32 20,19 6,52 4,47 9,36 20,34 5,63 4,31 8,75 18,69 -13,6% -3,6% -6,5%
Fonte: Rapporto Assinform 2010
Europa in miliardi di euro. Mondo in miliardi di dollari
-5,4%
-5,4%
-4,6%
-6,7%
-3,8%
-8,9%
-8,1%
Tabella 1 : Mercato Hardware, Software e Servizi IT 2007-2009
Nel triennio precedente, 2006-2008, si era invece verificata una crescita stabile del segmento
Software e Servizi, sempre comunque con una crescita maggiore nel settore del Software e sempre
con una dinamica inferiore a quella media europea, abbastanza lontana da quella dei principali paesi
europei.
Alcune motivazioni di questo andamento sono riconducibili a fattori strutturali che frenano la
domanda: in primo luogo la forte incidenza delle microimprese che tendono a investire poco in IT,
quindi la bassa quota di aziende innovatrici e infine il basso livello di apertura sui mercati
internazionali. Sono tra l'altro elementi di particolare debolezza, come vedremo, proprio per le tre
regioni del Laboratorio.
1.2.1.2 Mercato e tecnologie IT.
In questo quadro di contrazione degli investimenti, emergono comunque delle priorità strategiche
aziendali e un'attenzione per alcune aree tecnologiche che sono in sintonia con uno scenario di
sviluppo di sistemi di servizi IT, knowledge intensive, con meccanismi di delivery potenti e flessibili
(elementi della Service Innovation). Un'indagine di InformationWeek8 del Settembre 2009, rivolta ai
grandi utilizzatori di tecnologie dell'informazione, evidenzia che i piani di innovazione delle aziende
includono azioni per introdurre nuovi prodotti e servizi basati sull'IT per i propri clienti, per rendere
disponibile una migliore Business Intelligence più velocemente ed a un maggior numero di addetti,
per migliorare le attività via Web e la customer experience attraverso un maggior coinvolgimento dei
clienti.
8
“Analytics reports InformationWeeks 500”, Settembre 2009 – rilevazione su 500 grandi aziende
15
Figura 1: Piani di innovazione delle aziende nel mondo: un confronto 2008 e 2009
Questa tendenza strategica trova in qualche modo un riscontro anche in un'indagine di Gartner EXP
su circa 1.600 Chief Information Officer (CIO) di 21 Paesi, secondo la quale le priorità tecnologiche
2010 sarebbero, nell'ordine: Virtualizzazione, Cloud computing, Web 2.0, Comunicazione (rete, voce,
dati), Business Intelligence (BI), Tecnologie per la mobilità, Gestione e archiviazione dati e documenti,
Applicazioni e architetture service-oriented (SOA), Sicurezza, IT management. Sembrerebbe cioè
elevata l'attenzione verso la razionalizzazione delle infrastrutture ICT (più agili, performanti e
misurabili nei miglioramenti) e anche verso le nuove tecnologie del Web, SOA e BI.
Sempre secondo Gartner (ottobre 2009) fra le dieci tecnologie con un maggiore impatto nel triennio
sono presenti:
•
virtualizzazione per la disponibilità, la migrazione live (ovvero il movimento di una macchina
virtuale mentre il sistema operativo e il software continuano a rimanere in esecuzione) che
promette un’ulteriore riduzione dei costi, della complessità e una maggiore agilità dell’uso di
risorse IT;
•
cloud computing, volto a riequilibrare le componenti di costo IT - piattaforme, infrastrutture,
applicazioni - e soprattutto condividere diversamente le informazioni/applicazioni con clienti
e partner commerciali;
•
strumenti analitici avanzati, per massimizzare l’efficacia dei processi di business, in
particolare di quelli correlati al rapporto con i clienti (CRM) e alla pianificazione delle risorse
(ERP), con una evoluzione sostanziale non solo nella ricchezza delle funzionalità
(simulazione, previsione, ottimizzazione di dati) ma anche nelle capacità predittive;
•
social computing, che abbatte le barriere tra sfera lavorativa e personale e che già spinge le
imprese a integrare i due livelli per non essere estromesse dai processi selettivi e di acquisto;
16
•
client computing, per consentire, nel medio e nel lungo termine, di servire il singolo utente in
modo indipendente dai device fisici, attraverso la gestione del suo profilo nella sua interezza
(applicazioni e loro aggiornamento, sistema operativo, sicurezza, dispositivi d’accesso ecc.);
•
applicazioni mobili, perchè entro la fine del 2010 ci saranno 1,2 miliardi di persone dotate di
dispositivi in grado di gestire applicazioni convergenti Mobile-Web. Il processo sarà reso
ancora più completo non appena ci sarà una più ampia convergenza con i PC e le tecnologie
di miniaturizzazione dei processori.
Le altre aree tecnologiche sono: IT per l'ambiente, rimodellazione del data center, sicurezza e
monitoraggio delle attività, flash memory.
Emergono con tutta evidenza gli ambiti legati alla cooperazione e alla gestione della conoscenza ma
anche tecnologie di delivery (servizi cloud, collaborative computing, mobile communication, ecc.) che
tendono a incorporare l'ICT nei prodotti e nei servizi, a ridurre le barriere di accesso ai mercati, a
creare nuove opportunità per tutte le aree del pianeta e a introdurre nuove e più evolute modalità di
produzione ed erogazione dei servizi.
Sembra delinearsi insomma un nuovo modello di “ecosistema” di business, sotto la spinta
dell'evoluzione “multipolare” dell'economia (con il ruolo delle economie emergenti e di nuovi
stakeholders) e del livello di maturità raggiunto dall'ICT (standard, apertura, affidabilità e facilità
d'uso dell'ICT), al quale l'approccio della Service Innovation fornisce metodologie e strumenti
abilitanti.
Il rapporto Assinform 2010 richiama a tale proposito un nuovo modello9 di “ecosistema” di business,
presentato al World Economic Forum in Davos nel gennaio 2010, che arricchisce la tradizionale
visione “lineare” - dalle aziende B2B alle aziende B2C ai consumatori finali - con l'introduzione di
intermediari e di nuove forze del mercato:
•
Co-produzione tra aziende, loro clienti e loro fornitori, soprattutto nelle aree
dell’innovazione e del design dei prodotti;
•
Utilizzo dell’IT per creare nuovi ponti tra produttori e consumatori, come nel caso delle
piattaforme applicative collaborative;
•
Nuove forme di commercio B2B, incluso l’emergere di player specialisti “orizzontali”, aperte
a nuove forme di scambio;
•
Condivisione (e generazione) di contenuti consumer to consumer, che modifica le condizioni
di sviluppo dell'industria dei contenuti;
•
Mercati peer to peer operanti fuori dalla tradizionale catena del valore, ai quali i
consumatori possono partecipare direttamente;
•
Consumo cooperativo di gruppi di consumatori finali, per l'emergere del social computing
9
“From global connection to global orchestration. Future business models for high performance where
technology and the multi-polar world meet” Accenture Institute for High Performance, Accenture 2010
17
Figura 2 Cambiamenti dell'ecosistema di business grazie all'ICT
Un “business” di successo deve orchestrare queste sei forze del mercato e comprendere come
queste possono generare nuovi “business models”. A questo scopo, la ricerca ha individuato almeno
due elementi chiave: uno relativo alla capacità di miglioramento continuo basata su analisi
tempestive e condivise delle informazioni (potenziamento della Business Intelligence come leva
conoscitiva); l'altro relativo ad un ampio e profondo sviluppo di reti con clienti, imprenditori e altre
organizzazioni per migliorare l'efficienza e l'efficacia.
In questo scenario più complesso, dove tutti gli attori, consumatori, fornitori e produttori
concorrenti, sono sempre più interconnessi e interdipendenti, aumentano le sfide e le opportunità di
raggiungere nuovi mercati e nuovi gruppi di consumatori in tutto le aree del mondo.
A tale proposito, il rapporto Assinform 2010 commenta che un simile scenario “prefigura l’avvento
di un’ampia gamma di nuovi prodotti e servizi” basata sull'integrazione di “tutti gli strati dell’IT
(hardware, software e servizi), delle telecomunicazioni (fisse e mobili, apparati e servizi), dei
sistemi embedded e pervasivi (machine-to-machine e wireless M2M), con i settori di riferimento
(banche, trasporti, settore pubblico, utilities, industria, costruzioni, distribuzione)”.
18
1.2.2 Lo scenario nazionale
Questa sezione presenta lo scenario italiano con riferimento a tre aspetti:
a) la diffusione e l'accesso a infrastrutture e servizi applicativi ICT fra le imprese italiane;
b) le tendenze principali rilevate nella domanda IT delle imprese italiane;
c) la domanda di tecnologie IT nei settori energia, trasporti e sanità.
1.2.2.1 La diffusione delle tecnologie ICT nelle imprese italiane.
La rilevazione annuale ISTAT 2010 sull'uso dell'ICT nelle imprese manifatturiere e dei servizi con
almeno 10 addetti conferma una consolidata diffusione delle tecnologie informatiche di base anche
se emergono significative differenze soprattutto fra le imprese di piccola dimensione (meno di 50
addetti) e quelle di maggiori dimensioni (oltre 250 addetti).
L'accesso a Internet e l'uso di reti locali sono uniformemente diffusi su tutto il territorio nazionale,
senza grandi differenze fra nord e sud e fra piccole e medie imprese. Le differenze cominciano ad
emergere con riferimento alla disponibilità di connessioni in banda larga (e quindi alla complessità e
interattività dei servizi utilizzabili) dove si registrano 16 punti percentuali fra le aziende con oltre 250
dipendenti (98,2%) e quelle con 10-49 dipendenti (81,8%). E' più ridotto il differenziale fra nord e sud
del paese (circa 6 punti percentuali) ed è abbastanza uniforme nelle tre regioni (Calabria 75,7%;
Puglia 76,5%; Sicilia 78,3%; Italia 82,8%; dati ISTAT 2009) anche se gli squilibri nelle aree rurali del
Mezzogiorno sono più accentuati.
La diffusione di servizi intranet ed extranet non supera il 21% nelle imprese con 10-49 addetti e
arriva nelle imprese con oltre 250 addetti al 74% per la rete intranet e al 54% per le reti extranet. Il
61,5% delle imprese dispone di un sito web (58,8% fra le piccole imprese, 82,2% nelle medie e 90,4%
nelle grandi imprese) ma, in media, solo il 13,7% consente di effettuare ordinazioni o prenotazioni
on-line e una percentuale ancora più piccola permette di tracciare lo stato dell'ordine on-line (5,3%)
o personalizza i contenuti per i visitatori abituali del sito (2,5%). Questi valori aumentano
significativamente solo nelle grandi imprese (sono rispettivamente intorno al 16% e 8%) mentre
rimangono intorno alla media nelle piccole e medie imprese. I servizi più evoluti di condivisione di
informazioni fra i vari settori aziendali e con i clienti e i sistemi ERP e CRM sono utilizzati in media da
una impresa su cinque ma la diffusione cresce molto rapidamente già nelle imprese con più di 50
dipendenti, superando il 50%. L'adozione di questi sistemi non risente in modo importante della
collocazione geografica dell'impresa.
D'altra parte esiste un importante divario territoriale fra le regioni del nord e quelle meridionali.
Mettendo in relazione la prontezza tecnologica del tessuto imprenditoriale con l’ampiezza
dell’economia digitale nelle diverse regioni italiane, emerge un quadro in cui tutti i territori che si
collocano in uno stadio più sviluppato dell’economia digitale sono anche quelli maggiormente
attrezzati a livello di dotazioni tecnologiche e prontezza a innovare. Da ciò emerge chiaro il legame
fra un ambiente innovativo competitivo in termini di input, output e la disponibilità delle imprese a
dotarsi di nuove tecnologie. Quindi Il livello tecnologico in termini di dotazioni descrive solo in parte
19
la prontezza tecnologica di un’economia: l’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’utilizzo di
tali dotazioni.
Figura 3 Relazione fra la dimensione dell'economia digitale e le dotazioni delle imprese
1.2.2.2 La domanda IT delle imprese italiane.
I settori che esprimono la maggiore domanda di informatica nel mercato italiano sono
tradizionalmente le banche, l'industria, le telecomunicazioni e il settore della distribuzione e dei
servizi. Nel 2009, il calo della spesa e degli investimenti in informatica è alto proprio in questi settori.
Tiene invece il settore delle Utilities e registrano un calo contenuto il settore della Sanità, quello
assicurativo, la PA centrale e gli Enti locali.
Le scelte delle imprese, in particolare delle grandi e medie imprese, sono state orientate
all'incremento dell'efficienza aziendale e dell'efficacia organizzativa e commerciale. La riduzione dei
costi, oltre alla revisione di contratti e a progetti di esternalizzazione, include iniziative di
consolidamento e virtualizzazione dei server e il ricorso a forme di Cloud Computing e Software as a
Service (SaaS). Per migliorare l'efficacia delle azioni commerciali, si manifesta invece l'interesse per
soluzioni collaborative con clienti e partner anche utilizzando strumenti di Knowledge Management.
Dal punto di vista organizzativo, l'attenzione sembra rivolta a rivedere e standardizzare i principali
pacchetti applicativi (ERP, CRM in particolare) ma anche allo sviluppo di Service Oriented
Architecture e Web Services.
Secondo “Inside the Midmarket: A 2009 Perspective”, studio svolto nel 2009 da IBM su un campione
di 1.879 aziende nella fascia da 100-999 dipendenti in 17 Paesi, le priorità di business delle medie
aziende italiane tendono a concentrare gli investimenti in quattro aree principali per potenziare le
strategie commerciali e ridurre i costi operativi:
20
•
Information e Knowledge Management, per la gestione di dati aziendali non omogenei per
formati e provenienza, utili ad alimentare le soluzioni di Business Intelligence e di sostegno
allo sviluppo commerciale;
•
CRM, per estendere e fidelizzare la base clienti delle aziende e sperimentare strategie più
ampie di gestione dei clienti, dal Web 2.0 ai social media;
•
collaboration, all’interno e all’esterno dell’azienda, con clienti e partner, per una riduzione
significativa del time-to-market nelle fasi di sviluppo dei prodotti e una migliore gestione
degli attori esterni;
•
compliance, per la gestione e l’adesione a normative, particolarmente utile per le aziende
che operano in più mercati nazionali e settoriali.
1.2.2.3 La domanda IT nel settore utilities e energia
Negli ultimi anni il settore delle Utilities (acqua, rifiuti, gas ed elettricità) ha attraversato notevoli
cambiamenti, sulla spinta dell'evoluzione del quadro normativo, orientato ad una crescente
liberalizzazione e conseguente riorganizzazione dei servizi, e dell'ingresso di nuovi operatori.
Le principali priorità e caratteristiche del settore sono richiamate nella seguente tabella.
PRIORITA' E CARATTERISTICHE DELSETTORE UTILITIES E ENERGIA
Il settore è caratterizzato da un forte sviluppo delle energie rinnovabili, con la previsione di ingenti investimenti in impianti
(previsti 42 mld fra il 2009 e il 2020), ulteriori finanziamenti in ricerca e sviluppo per rendere possibili salti tecnologici e la
rimodulazione delle politiche di incentivazione per favorire il recupero di efficienza.1 Per il futuro, l'attenzione posta sulle
rinnovabili dovrebbe generare un'ulteriore leva di investimenti IT a supporto.
Gli interventi normativi sono stati particolarmente significativi. Nell'ambito del servizio elettrico e del gas, sono intervenuti
gli obblighi di separazione amministrativa e contabile (Delibera 11/07), gli obblighi di separazione societaria tra l'attività di
vendita e di distribuzione di energia elettrica per le imprese con più di 100.000 clienti finali (L. 125/07) e, più recentemente,
sono stati definiti gli standard di comunicazione tra distributori e venditori di energia elettrica per le prestazioni di qualità
commerciale (Delibera ARG/elt 13/10). Su questa base, i principali operatori del settore, e in particolare le aziende erogatrici
di servizi, per non generare costi aggiuntivi o incorrere in sanzioni, hanno avviato processi di ristrutturazione con un evidente
impatto su organizzazione, funzioni e processi.
Nel 2009, nel settore sono state realizzate 64 fusioni anche se, in controtendenza rispetto al mercato europeo, le attività di
M&A dal 2006 al 2009 sono in fase di rallentamento. La riforma dei servizi pubblici locali (idrici, rifiuti e trasporto pubblico),
che tende a indurre una progressiva privatizzazione dei gestori, potrebbe però dare nuovo impulso alle fusioni per arricchire
l'offerta delle Utilities con servizi aggiuntivi. Secondo l'Osservatorio sulle Alleanze e le Strategie nel mercato Pan-Europeo
delle Utilities (Agici 2010) la riforma potrebbe anche sfociare nella creazione di una maxi-utility costituita dalle principali ex
municipalizzate attraverso un processo di aggregazione dei grandi gruppi energetici.
Si rileva infine anche un incremento del numero di accordi con realtà extra-settore per lo sviluppo di offerte innovative
come, ad esempio, la partnership fra Enel e Telecom Italia, Electrolux e lndesit, per la realizzazione di servizi innovativi basati
sull'Internet delle cose.
Come mostrato da una rilevazione sulle imprese del settore (NetConsulting 2009), le priorità strategiche degli operatori sono
coerenti con questo scenario. In primo luogo, esse riguardano un'elevata “eccellenza operativa”, attraverso l'ottimizzazione
dei processi di gestione dei contratti, di fatturazione, della fase di post vendita e l'ottimizzazione dei processi commerciali a
livello retail. Sono quindi rilevanti le attività di riorganizzazione e di M&A nonché il tema dell'ottimizzazione dei processi di
unbundling e, coerentemente con l'obiettivo UE (policy 20-20-20), quello degli investimenti in energie rinnovabili.
Il ruolo dell'ICT è strategico per il settore che, nell'apice della crisi economica, contiene la riduzione
degli investimenti. Il valore complessivo della spesa informatica nel settore è superiore ai 760
milioni di euro: era 782 milioni nel 2008 ed è sceso a 767 nel 2009 (-2%), in percentuale meno di tutti
gli altri settori.
21
In generale, la spesa IT è stata orientata a migliorare l'interazione con le aziende partner e con i
clienti, a migliorare la qualità dei servizi riducendone i costi, a ottimizzare la produzione e la
distribuzione di energia e il monitoraggio dei consumi per determinare un'offerta più competitiva.
Più in particolare, il 2009 ha registrato una tendenza alla razionalizzazione dei fornitori, a vantaggio
dei player IT più forti o comunque con referenze di spessore. Coerentemente con il quadro delle
priorità, secondo il rapporto Assinform 2010, le strategie di investimento IT hanno dovuto coprire
numerose aree.
Dal punto di vista applicativo, le principali aree di investimento nel 2009 sono state dedicate a
integrare dati, applicazioni e sistemi per migliorare l'interazione fra aziende e con i clienti e la qualità
dei servizi, con tecnologie ERP, Business Intelligence, CRM e SCM.
Una specifica area di investimento è stata quella dei Sistemi di billing evoluto per la
multifatturazione di diversi servizi, l'analisi dei dati di vendita, la gestione di dati di metering,
l'integrazione con altri servizi, il document e workflow management;
Nel comparto dell'energia elettrica si rilevano maggiori investimenti in sistemi informatici di Energy
Mangement, che permettono un audit energetico, l'ottimizzazione della produzione e della
distribuzione di energia, il monitoraggio dei consumi dell'intera clientela e la proposizione di tariffe
personalizzate vantaggiose. Una richiesta di nuovi servizi operativi, informativi e consulenziali, è
stata generata dall'avvio della Borsa Elettrica. Gli ambiti di interesse sono rivolti in particolare alle
seguenti aree: Electric Portfolio Management; Price Risk Management - consulenza e
implementazione di sistemi IT; software per la previsione di carichi; software di simulazione, di
analisi e previsionali di prezzi elettrici; soluzioni software per il trading elettrico.
1.2.2.4 La domanda IT nel settore trasporti
Il settore dei trasporti (merci e persone) ha subito un pesante rallentamento che ha compresso le
risorse destinate al miglioramento degli impianti e al rinnovo delle flotte.
Nel primo semestre del 2009, il calo dei trasporti su strada a carico completo e delle spedizioni
internazionali (in tutte le modalità, via aerea, ferro, nave, gomma) è stato intorno al 25% (sia in
termini di volume che di fatturato), in modo pressoché uniforme per tutte le aree geografiche. E'
rilevante il calo del traffico nei porti italiani, in parte a fronte dello sviluppo dei porti del Nord Africa.
Ne ha risentito anche il porto di Gioia Tauro, leader mediterraneo nel transhipment. L'attenzione
degli operatori è dunque rivolta al controllo dei costi, all'ottimizzazione delle varie fasi della catena di
fornitura e ad un'azione commerciale più incisiva.
Il sotto-settore del Trasporto Pubblico Locale è un settore del mercato di particolare interesse per
l'applicazione delle tecnologie del Laboratorio Si-Lab. Esso è sostenuto dall'intervento pubblico e
vincolato da tariffe e livelli di servizio definiti dagli enti territoriali, è ancora in fase di transizione
verso un sistema di mercato e mostra problemi di efficienza e qualità del servizio. L’Italia
contribuisce al trasporto pubblico locale principalmente tramite le regioni che, nel 2006 hanno
superato i 3,2 miliardi di euro di dotazione finanziaria.
Di questa situazione di difficoltà ha risentito direttamente anche la spesa informatica che, nel settore
Viaggi e Trasporti, si è attestata nel 2009 a 960 milioni di euro, con un netto calo (-7,7%) rispetto al
2008. Il calo è stato in linea con la tendenza generale del settore IT, con una diminuzione più
22
sostenuta per l'hardware (circa -10%), mentre software e servizi sono diminuiti del 4,1% e del 7,9%
(Assinform/NetConsulting).
Da un punto di vista tecnologico, il settore dei trasporti tende a richiedere un ampio impiego dell'ICT,
includendo sistemi di telecomunicazione, tecnologie GPS e sensoristica insieme a vari sistemi
informatici con l'obiettivo di ridurre i costi e migliorare la qualità dei servizi di trasporto di persone e
merci.
Si è sviluppato in questi anni il comparto degli strumenti tecnologici e delle piattaforme di
comunicazione ITS (Intelligent Transport System) che sono trasversali alle differenti fasi della
logistica, dalla pianificazione delle reti alla gestione e controllo del traffico, dai pannelli a
messaggistica variabile al controllo e localizzazione delle flotte pubbliche, dalla bigliettazione
elettronica alla distribuzione delle merci. Sono ancora di grande interesse delle aziende le soluzioni
di gestione flotte (Fleet Management) per gli importanti risparmi che permettono di conseguire
grazie all'integrazione di tecnologie GPS, sensoristica evoluta e gestione “intelligente”.
1.2.2.5 La domanda IT nel settore della sanità
La spesa sanitaria pubblica è in continua crescita da oltre 15 anni ed ha raggiunto un valore rilevante
(quasi 108 miliardi nel 2008, 5,55% del PIL), più alto rispetto a quello medio dei paesi OCSE.
Come è noto, esiste una fortissima esigenza di controllo e razionalizzazione della spesa sanitaria che,
nel 2008, ha raggiunto un deficit di 3,4 miliardi di euro. La situazione è comunque fortemente
differenziata fra le varie Regioni (cfr. scheda seguente).
PRIORITA' E CARATTERISTICHE DELSETTORE DELLA SANITA'
La spesa sanitaria pubblica pesa in modo significativo sui bilanci dello stato e delle regioni. Nel 2008, la spesa pubblica
corrente (diretta e in convenzione) si è attestata su 107,7 miliardi di euro, valore pari 79,1% della spesa totale (83,1% nelle
regioni del Mezzogiorno), con un costo medio di circa 1800 euro per abitante (ISTAT Health for all 2010).
Guardando alla composizione della spesa, si rileva una forte incidenza dell'assistenza ospedaliera che nel 2008 incide per il
44% della spesa pubblica totale per circa 47 miliardi di euro (nonostante una riduzione dei ricoveri del 1,7% rispetto al 2007).
Questi livelli di spesa hanno generato un deficit consistente che, nel periodo 2003-2008 ammontava ad oltre 25 miliardi di
euro.
Sul tema del controllo della spesa sanitaria, sulla base del Nuovo Patto per la Salute 2010–2012, siglato il 3 dicembre 2009,
tra Governo, Regioni e Province autonome, sono stati stabiliti i livelli di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale per il
triennio 2010-2112 (circa 106,2 M€ per il 2010, 108,7 per il 2011, +2,8% rispetto al 2011 per il 2012) e sono stati assunti
provvedimenti piuttosto stringenti sulla materia dei disavanzi sanitari regionali.
Per le regioni con elevati disavanzi sanitari (Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Sicilia, Calabria, Sardegna, Puglia e
Piemonte) la legge finanziaria per il 2010 ha stabilito nuove regole sia per la predisposizione del Piano di rientro che per il
commissariamento, riducendo al 5% il livello di squilibrio economico (in precedenza fissato al 7%) che implica la
presentazione di un Piano di Rientro triennale e introducendo l'adozione automatica di misure restrittive e sanzionatorie nei
confronti delle Regioni inadempienti (blocco turn-over personale sanitario e spese non obbligatorie).
Il disavanzo 2009 è molto forte nel Lazio (1,4 miliardi di euro) e Campania (725 milioni di euro), seguite da Puglia (283
milioni), Sicilia (237 milioni) e Calabria (205 milioni) e sono attualmente commissariate 4 regioni (Lazio, Abruzzo, Molise,
Campania e Calabria). La norme vigenti prevedono anche un inasprimento delle addizionali locali per ripianare il debito. Altre
regioni hanno invece un comportamento virtuoso e, tra queste, la Lombardia (29,6 milioni di euro di attivo), la Provincia
Autonoma di Bolzano (+13,5 milioni), Friuli Venezia-Giulia (+9,2 milioni), Toscana (+14,3 milioni), Umbria (+10,4 milioni) e
Marche (+17,5 milioni).
Per il futuro, è prevista la determinazione del fabbisogno sanitario sulla base dell'applicazione dei costi standard previsti
dalla legge delega sul federalismo fiscale. Il 2013, alla scadenza del Patto per la Salute 2010-2012, dovrebbe essere il primo
anno di applicazione di questo meccanismo. Le Regioni dovrebbero allora provvedere a coprire con proprie risorse i livelli di
spesa che eccedono quelli determinati dai costi standard.
23
Nel 2009, la spesa in informatica dell'intero comparto sanitario, pubblico e privato, si è attestata su
521 milioni di euro, con un calo del 3,7%, generalizzato per tutti gli ambiti. Dal punto di vista delle
tecnologie, il quadro della diffusione dell'informatica nelle aziende sanitarie (254 azienda su tutto il
territorio nazionale, di cui 97 ospedaliere e 157 aziende sanitarie locali) è fortemente differenziato.
Secondo una recente indagine10 sulla situazione e sui modelli di sviluppo della Sanità Elettronica,
realizzata nell'ambito del piano e-Government 2012, circa 1/3 delle strutture si attestano ad un buon
livello ma 1/3 si presenta abbastanza arretrato. Più in particolare:
•
il Fascicolo Sanitario Elettronico è utilizzato dal 24% delle aziende sanitarie e soltanto dal
12% dei medici di famiglia;
•
gli strumenti per la condivisione dei dati clinici sono utilizzati dal 71% delle aziende
ospedaliere, il 36% utilizza la firma digitale e il 33% documenti clinici in formato standard
HL7 CDA;
•
sul fronte della telemedicina, solo il 18% delle aziende ospedaliere ha attivato progetti di
teleconsulto e telemonitoraggio, mentre il telecontrollo di malati cronici e anziani è attivo
solo nel 13% dei casi. Quasi inesistenti il teleconforto (2%) e la teleriabilitazione (1%).
Oltre a confermare una diffusione non uniforme, lo studio sostiene che la carenza di fondi è in molti
casi solo un ostacolo marginale: la mancanza di linee guida e di percorsi di investimento affidabili
risultano invece essere gli elementi più preoccupanti per i direttori generali delle aziende. L'impiego
dell'IT è troppo spesso staccato da attività di reingegnerizzazione dei processi e formazione del
personale.
PIANO E-GOVERNMENT 2012 -PRIORITA' SANITA' ELETTRONICA
Fascicolo sanitario elettronico – FSE (90 M€): la situazione sul territorio è ancora frammentata, anche se tutte le Regioni
sono attivamente impegnate a sviluppare soluzioni condivise per un'interoperabilità diffusa in un quadro normativo comune
(approvate dalla Conferenza Stato-Regioni le "Linee guida sul fascicolo sanitario elettronico" lo scorso 11 febbraio, in corso il
progetto per “interoperabilità nazionale del FSE” in 10 regioni - Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana,
Veneto, Sardegna, Umbria, Marche, Abruzzo e Molise - e in fase di progettazione e sviluppo il progetto sui servizi in rete per i
medici di medicina generale delle Regioni Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia e Calabria).
Digitalizzazione del ciclo prescrittivo (85M€): dal 2010 è on-line il sistema nazionale per l'invio telematico dei certificati di
malattia da parte dei medici all’INPS, sia per i lavoratori del settore pubblico che privato, e recentemente è stato abolito il
certificato cartaceo. Per la ricetta digitale, è stato approvato lo standard delle prescrizioni in formato HL7 CDA2 e la
previsione normativa è stata inserita nella legge finanziaria 2010.
Innovazione Aziende Sanitarie (90M€): oltre ad aver completato il modello LITIS dell'indagine citata sono in fase di
definizione interventi a sostegno dell'innovazione nelle aziende sanitarie. In particolare, un accordo con il Ministero della
Salute per lo sviluppo del tema Telemedicina (servizi di monitoraggio e controllo a distanza di malati, trasmissione parametri
vitali e tele-consulto). La telemedicina è stimata in forte incremento (oltre un milione di applicazioni nel mondo nel 2014) e
vedrà cambiare anche i punti di accesso: dai centri sanitari (80% nel 2009) all'utilizzo dei device mobili.
Centri Unici di Prenotazione sovraterritoriali (44 M€): sono disponibili diverse soluzioni di sistemi di prenotazioni presso le
Regioni. Lo stato attuale di informatizzazione dei CUP è molto diversificato sul territorio e i CUP esistenti operano spesso in
modalità isolata e con canali differenziati. E' stato attivato un progetto pilota con 5 Regioni (Umbria, Emilia Romagna,
Veneto, Marche Trento). E' previso il rilascio delle regole tecniche e del software del CUP per la messa in rete dei CUP locali e
sovraterritoriali e quindi l'implementazione nelle 5 regioni.
Cosa, Dove, Quando - Salute (2,5 M€): le informazioni relative ai servizi sanitari non sono attualmente reperibili in forma
semplificata e aggregata sul territorio; il progetto, che prevede una stretta integrazione con “Linea Amica” e l’iniziativa
“Trova Salute” del Ministero del lavoro, salute e politiche sociali, intende consentire ai cittadini di reperire le informazioni di
interesse in modo semplice e immediato, ad esempio attraverso ricerche georeferenziate a testo libero.
10
“Ricerca sui Livelli di Innovazione Tecnologica in Sanità (LITIS)”, Federsanità, ANCI e Forum PA su
incarico del Dipartimento per la Digitalizzazione della PA e l'Innovazione Tecnologica, 2010.
24
1.3 Obiettivi strategici del Laboratorio
Nelle sezioni che seguono verranno introdotte le seguenti argomentazioni:
–
La visione a lungo termine del Laboratorio in rete di Service Innovation
–
Gli obiettivi che intende raggiungere il Laboratorio nel breve medio periodo
–
La Strategia applicata dal Laboratorio per il raggiungimento di tali obiettivi
1.3.1 Visione
La nostra visione muove verso un’innovazione nel settore dei servizi fortemente basata sull’ICT
(Information & Communication Technology) e sulle sue evoluzioni, in particolare con riferimento ad
internet ed il Web ed ai loro sviluppi, così come investigati al livello europeo (nel contesto
dell’iniziativa Future Internet11, direttamente sponsorizzata dalla Commissione Europea e supportata
con i progetti del Seventh Framework Programme, FP7) ed al livello mondiale (GENI12 e FIND13 negli
Stati Uniti, AKARI14 in Giappone, FIF15 in Corea). Si ritiene che l’Internet del Futuro sarà sempre più il
sistema nervoso abilitante ogni processo di innovazione, anche nel campo dei servizi. Analogamente
lo sviluppo delle tecnologie mobile sposteranno sempre di più la fruizione dei servizi verso l’utilizzo
sempre più esclusivo di dispositivi mobili personali: questo introduce una dimensione importante ai
processi di innovazione di servizio, ossia il supporto alla mobilità degli utenti e la facilità di
fruizione/fornitura di informazioni e servizi anche in movimento, in maniera a volte dipendete dalla
posizione in cui si trovano. Ma un Web, Internet e le tecnologie ICT che si evolvono in queste
direzioni hanno effetto ed influenzeranno anche i modelli di business delle aziende, soprattutto
quelle di servizi: allora è importante comprendere tale evoluzioni e definire nuovi modelli e nuove
modalità di definizione, sviluppo, erogazione, fruizione, ecc. dei servizi. In questo senso forse
l’aspetto più importante è quello della sempre maggiore partecipazione degli utenti (quelli che
originariamente erano soltanto fruitori) alle attività di definizione, costruzione e fornitura di
informazioni e servizi, fino ad arrivare a veri e propri processi di co-creazione dei servizi. Questa
opportunità offerta da internet (Web 2.0, social network, ecc.) sta diventando sempre più
un’esigenza e nel tempo diverrà sempre di più la chiave del successo, per offrire agli utenti (anche se
a questo punto sarebbe limitativo chiamarli così) quello (prodotti, servizi ed informazioni) di cui
hanno effettivamente bisogno o che effettivamente richiedono (il modello “pull” soppianterà il
modello “push”). Le suddette considerazioni, che costituiscono in sintesi la visione che il Laboratorio
ha rispetto al mondo dell’innovazione di servizio, sono ulteriormente sviluppate nel seguito della
presente sezione.
11
European Future Internet Portal, http://www.future-internet.eu.
12
Global Environment for Network Innovations. http://www.geni.net
13
FIND: Future Internet Design. http://www.nets- find.net
14
Architecture Design Project for New Generation Network. http://akari-project. nict.go.jp/eng/index2.htm.
15
Future Internet Forum. http://fif.kr
25
1.3.1.1 Service Innovation e ICT
Il mondo globalizzato in cui viviamo e vivremo nei prossimi decenni ha creato, e creerà sempre di
più, un contesto di utilizzo di risorse globali ed una complessità sempre maggiore dei sistemi di
servizi. Tale complessità è destinata inevitabilmente alla crescita, ponendo, da un lato sfide sempre
più impegnative, dall’altro nuove opportunità, a patto che le aziende di servizi siano pronte a
coglierle, in un ambiente sempre più dinamico, a volte emergente, che richiede flessibilità e
adattività.
Tale richiesta di innovazione non può che essere basata e (al contempo) favorita dall’ICT e dalla Rete
Internet nelle sue evoluzioni future. Infatti, alcune innovazioni di servizio hanno avuto luogo nel
mondo virtuale o a partire da esso (es. Amazon, Google, eBay, ecc.); a questo si aggiunga che molte
aziende originariamente non di servizio (finanziarie, telco, IT, media, musica, ecc.) sono state
trasformate dall’utilizzo dell’ICT come driver dei processi di innovazione.
Questo trend viene però bilanciato dal fatto che molta ricerca sull’innovazione è soprattutto nel capo
dei prodotti hi-tech16, mentre poco è stato fatto dal punto di vista della ricerca sulla service
innovation, soprattutto quella basata sull’ICT. Sebbene il ruolo dell’ICT sia in questo caso importante,
l’ICT stessa non è sufficiente17. Ci sono infatti altri fattori organizzativi (inclusi gli aspetti finanziari, i
costi, i profitti, la gestione, gli organismi)18 e fattori legati al mercato (la domanda, i competitor, ecc.),
come si può vedere dalla Figura 4 Fattori che influenzano l'innovazione di servizio. Questo porta a
vedere la ricerca sulla Service Innovation, oltre che come un ambito da investigare, anche come
un’attività che investe molte discipline, come verrà chiarito e ripreso in seguito.
16
Tidd J, Hull FM. Service innovation. Organizational responses to technological opportunities & market
imperatives. London: Imperial College Press; 2003
17
P. den Hertog, L. Broersma, and B. van Ark, "Notes and Communications; On the soft side of innovation:
Services innovation and its policy implications," De Economicst, vol. 141, pp. 433-452, 2003
18
H. Bouwman, M. Zhengjia, P. van der Duin, and S. Limonard, "A business model for IPTV service: a dynamic
framework," Info: the Journal of Policy, Regulation and Strategy for Telecommunications, vol. 10, pp. 22-38,
2008
26
Figura 4 Fattori che influenzano l'innovazione di servizio
1.3.1.2 L’internet del Futuro: il sistema nervoso abilitante
Il contesto di riferimento tecnologico europeo in cui inevitabilmente si svolgeranno i processi di
innovazione di servizio è l’Internet del Futuro. Secondo questa visione, il vecchio concetto di rete di
computer fatta da computer convenzionali viene sostituito dal più moderno concetto di
interconnessione di dispositivi (anche mobili) autonomi dotati di capacità di elaborazione ed in grado
di interagire tra di loro. L’evoluzione del Web dalla sua versione originale (caratterizzato dalla
condivisione), al Web 2.0 (caratterizzato dal contributo degli utenti alla creazione di contenuti), al
Web 3.0 (caratterizzato dalla collaborazione, co-creazione e dalla definizione dei servizi da parte
degli utenti) è stata e sarà favorita e supportata da questo nuovo concetto di rete.
Alcune conseguenze del successo e della crescita di Internet sono: crescita esponenziale del numero
di utenti che hanno accesso alla rete (circa 2 miliardi previsti per il 2011) e della quantità di contenuti
disponibili, con conseguente incremento della complessità del sistema globale. Questo scenario
impone nuove sfide con cui si dovrà confrontare l’Internet del Futuro, che dovrà supportare
funzionalità sempre più avanzate per un pubblico sempre più vasto di utenti, nell’ottica della
convergenza tra media e nel contesto di capacità di interazione che crescono esponenzialmente
(anche grazie a social network e mondi virtuali). La Ricerca europea, al fine di costruire l’Internet del
Futuro e garantirne usabilità, efficienza e scalabilità, ha individuato alcune linee di sviluppo
coordinate, che affrontano ognuna un aspetto principale:
Internet delle e per le persone: la rete supporterà l’interconnessione tra persone, al fine di
soddisfare le loro aspettative e bisogni, e di sostenere scambi di informazioni ed idee per
facilitare la vita e le attività giornaliere. Questa nuova visione annulla la separazione tra
fornitori e consumatori di informazioni e servizi (nasce il nuovo concetto di “prosumer”), al
fine di creare un livello di interattività mai raggiunto finora tra gli utenti;
Internet dei contenuti e della conoscenza: supporterà meccanismi di creazione e divulgazione
della conoscenza al livello locale o globale, nella forma di documenti, video (fino alla
realizzazione di canali TV), immagini, conversazioni, forum, chat, ecc.; nel suo stato più
avanzato la rete consentirà derivare nuova conoscenza a partire dalle sorgenti di
informazioni disponibili, in modo da consentire l’emergere della cosidetta collective
intelligence;
27
Internet delle cose: in un contesto in cui ogni oggetto sarà identificabile univocamente
creando quasi un continuo universalmente indirizzabile sulla base di protocolli di
comunicazione standard, ogni oggetto sarà capace di scambiare ed eventualmente (anche
proattivamente) elaborare informazioni; questi oggetti saranno di natura eterogenea
(dispositivi personali, terminali mobili, dispositivi indossabili, automobili, oggetti della casa,
elettrodomestici, macchine industriali, etichette RFID, sensori, ecc.). L’Internet delle cose
aiuterà a definire e rilevare il contesto e l’ambiente entro il quale si svolgeranno le attività e
si fruiranno servizi e contenuti;
Internet dei servizi: tutte le risorse della rete (dati, software, dispositivi, ecc.) saranno fornite
attraverso servizi, tipicamente indipendenti e debolmente accoppiati tra di loro (loose
coupling). Nel’internet del futuro ci sarà la costruzione, fornitura, consumo contestualizzato,
proattivo e personalizzato di servizi e la loro orchestrazione per fornire servizi di livello
superiore o più complessi.
1.3.1.3 Il ruolo del mobile computing
Con la nuova generazione di telefoni cellulari, iPhone, Blackberry, telefoni basati su Android, Internet
(con tutte le sue potenzialità, o quasi) ha ormai raggiunto anche i dispositivi mobili.
Secondo una ricerca Forrester, oltre 467 milioni di SIM card risultano presenti in Europa alla fine del
2008 con un rate di penetrazione del 115% sulla popolazione e una copertura di previsione nel 2014
del 84% degli individui. Gli utenti 3G sono in continua crescita (Figura 5) con tassi elevatissimi. Si
consideri anche il continuo investimento degli operatori nelle tecnologie a larga banda con velocità
che con tecnologie del tipo 3.5G (HSPA+) arrivano a velocità oltre i 7 Mbps. Il continuo incremento
della coperture in larga banda favorisce il diffondersi dei terminali mobili abilitati passando dal 12%
del 2009 al 54% nel 2014.
Figura 5 Utenti 3G: trend di crescita.
Gli utenti di ogni fascia di età e sociale hanno sempre di più bisogno di avere a disposizione, in ogni
momento, con qualsiasi dispositivo sia connesso alla rete e in qualsiasi punto si trovi, la possibilità di
accedere ai contenuti informativi, ai servizi ed ai social networks (Facebook, Flickr, Linkedin, ecc.).
28
Questa richiesta di innovazione è stata percepita da tutti i big della telefonia mobile e più in generale
del mondo ICT (Apple, Microsoft, Rim, Google, Samsung, Nokia, Telcom, Vodafone), che sono entrati
o stanno entrando nel mercato delle applicazioni mobili per smartphone e degli application store:
ogni produttore ha ormai un suo negozio online in cui vende programmi per smartphone. Questo
mercato è stimato in 6.2 miliardi nel 2010, con 8 miliardi di download, e 21.6 miliardi di dollari nel
2013. E’ impensabile che l’innovazione di servizi nel contesto dell’internet del futuro non passi dal
canale mobile e dalle applicazioni su dispositivo mobile: al contrario, i servizi in mobilità
costituiranno una componente essenziale del motore dell’innovazione nel mondo dei servizi.
Infatti ad oggi, vi è una quasi totale assenza di applicazioni di “utilità” (servizi per i cittadini) e di
“business” (servizi turistici, culturali, marketing, e-commerce, ecc. che superino l’attuale approccio
basato soltanto sulla georeferenziazione), lasciando spazio soprattutto ad applicazioni di
entertainment e giochi. Questo vuoto dovrà essere coperto abilitando la costruzione di servizi più
“complessi” e “sofisticati” e la definizione di nuovi modelli di servizi in mobilità, in cui prevalga e sia
supportato il concetto di “esperienza” dell’individuo, che include gli aspetti personali (le sue
preferenze, abitudini, attitudini, emozioni, intenzioni, desideri, impegni, ecc.), gli aspetti sociali,
l’ambiente virtuale in cui si “muove” (gli amici, le reti sociali, il Web, ecc.) e gli aspetti situazionali e
l’ambiente fisico che lo circonda (la posizione, i luoghi in cui si trova, le condizioni dell’ambiente,
ecc.). Tutte questa variabili devono essere considerate ed integrate nella creazione e gestione
dell’esperienza dell’individuo in movimento.
1.3.1.4 Da un Web ricco di informazioni e contenuti verso la “conoscenza del
Web”
L’innovazione nel campo dei servizi sarà fortemente basata sulla grande mole di informazioni e
contenuti disponibile in Rete, sia al livello dei singoli utenti, che al livello di intere organizzazioni e
comunità, anche grazie alla crescente diffusione di dispositivi mobili autonomi, maneggevoli e dotati
di capacità di elaborazione (che permettono di accedere alle informazioni, ai contenuti ed ai servizi
everywhere and anytime).
Immersi in quest’ambiente, gli utenti esigono servizi intelligenti ed ad elevato contenuto di
conoscenza, in grado di riconoscere e predire in modo adattativo, pro-attivo e contestuale i loro
bisogni ed i loro interessi. Dal punto di vista tecnologico, in questo contesto trovano collocazione le
tecniche di modellazione predittiva proprie della Business Analitics (BA), così come quelle per la
rappresentazione della conoscenza ed il ragionamento automatico, per l’Information Extraction, il
Text Mining, ecc. E’ altrettanto evidente il ruolo che le varie tecnologie del Knowledge Management
(KM) giocano nell’ambito del cosiddetto Web Semantico, dove le informazioni sono annotate
semanticamente attraverso metadati in un formato adatto all'interrogazione, all'interpretazione e,
più in generale, al reperimento dell’informazione. Tutto ciò al fine di realizzare sistemi avanzati di
ricerca e composizione di servizi basati sulla consapevolezza del contesto (context awareness).
Tutto questo si applicherà sempre maggiormente anche nel contesto delle organizzazioni, piccole o
grandi, pubbliche o private, interessate a creare la propria conoscenza “collettiva” e renderla fruibile
in maniera semplice per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi di business. In questo
scenario, un ruolo fondamentale è ovviamente giocato dalle tecnologie del KM che, come già
accennato, consentono di “elicitare” (cioè, catturare ed esplicitare) la conoscenza implicita, nonché
29
estrarre ed organizzare conoscenza non strutturata e renderla fruibile in maniera condivisa
(attraverso l’uso di strumenti di lavoro collaborativo - ad esempio, reti sociali). Anche le tecniche
induttive proprie della BA, eventualmente integrate con le tecniche deduttive del Knowledge
Representation and Reasoning, rappresentano elementi tecnologici fondamentali in quest’ambito
per la generazione della cosiddetta actionable knwoledge, ovvero per la costruzione di modelli di
supporto ai processi decisionali umani o alla base di processi decision
1.3.1.5 Nuovi modelli di business
Il Web si presta bene alla definizione ed adozione di modelli di business impensabili fino ad alcuni
anni fa. Chi avrebbe mai pensato che l’Encyclopedia Britannica potesse essere soppiantata da
Wikipedia? La prima ha più di 200 anni di tradizione, è scritta da esperti, costituita da molti volumi
ed è costosa; la seconda è apparsa sulla scena da qualche anno, non è necessariamente affidabile
(scritta da molti), è sempre on-line e disponibile, oltre che costantemente aggiornata; infine non
occorre pagare per fruirla. Probabilmente queste caratteristiche ed il loro confronto non evidenziano
la reale innovazione ed al contempo il “vero” segreto del successo: la co-creazione dei contenuti da
parte degli utenti consumatori di tali contenuti; la convergenza tra il ruolo di produttore e quello di
consumatore. Questo caso rappresenta solo un esempio dell’impatto che questo aspetto avrà nel
prossimo futuro, nell’innovazione di servizio e nei possibili modelli di business sui servizi.
Figura 6 Due modelli di servizi informativi a confronto
L’agilità del Web poi offre il fianco per l’introduzione di modelli di erogazione di applicazioni e
sistemi: si stanno sempre più abbandonando sistemi e piattaforme proprietarie con modelli di
licenza tradizionali e servizi di consulenza addizionali (es. SAP); ci si sta muovendo verso piattaforme
di servizi on-demand offerti e fruiti attraverso il Web (Software-as-a-Service, SaaS), senza costi di
licenze, con modeli di pagamento a consumo. Questa rivoluzione coinvolgerà sempre di più anche i
livelli inferiori rispetto a quello applicativo, le piattaforme come application server, DBMS, ecc.
(Platform-as-a-Service, PaaS) e le infrastrutture computazionali come i sistemi operativi
(Infrasructure-as-a-Service, IaaS). La stessa rivoluzione nel prossimo futuro coinvolgerà anche altri
aspetti e funzionalità: chi dice che l’interazione con i servizi non possa essere offerta a sua volta
come un servizio? Si pensi al servizio che permette di sfogliare un giornale on-line ed al relativo
modello di business di un possibile fornitore di tale servizio di “presentazione”.
30
Nell’economia dei servizi occorre evolvere da un modello “Push” verso un modello “Pull”. Nel primo
caso gli utenti sono considerati consumatori passivi i cui bisogni sono anticipati e compresi in
maniera centralizzata. Nel modello “Pull” a cui tendere, ogni utente (individuo, organizzazione,
community, ecc.) è al contempo produttore e consumatore di servizi, informazione e contenuti.
Questo modello permette e supporta un’elevata scalabilità nella creazione di servizi in risposta a
bisogni e requisiti emergenti. Ancora una volta la chiave evolutiva è la co-creazione dei servizi da
parte degli utenti.
Applicando il modello pull al caso dei servizi mobili, si ottengono le differenze rispetto al modello
push riportate nella seguente tabella.
Modello
push
operator centric
tradizionale:
Modello pull del futuro: user-driven
Produzione del servizio
L’operatore definisce l’offerta di Ognuno
può
diventare
un
servizi
produttore di contenuti e servizi
Delivery del servizio
Controllato dall’operatore mobile
Utilizzo del servizio
“Usa quello che ti viene messo a “Personalizza e componi i tuoi
diposizione”
servizi secondo le tue esigenze”
Modello di business
Controllato da grandi player
Software abilitante
L’operatore
strumenti
utilizza
i
Ognuno può essere un fornitore di
servizi mobili
Mercato dei servizi. La competizione
stabilisce prezzi equi
propri Strumenti open e condivisi sono
utilizzati per la creazione di servizi
Tabella 2 Differenziazione modello Service Push e Service Pull
Occorre quindi abilitare uno scenario basato sul modello pull, in cui ognuno può costruire e fornire i
servizi, li fruisce in maniera personalizzata e basata sulle sue esigenze, nel contesto di un mercato
aperto basato su una reale competizione.
31
1.3.1.6 I servizi nell’Internet del Futuro
Nell’internet del futuro, secondo una visione orientata all’utente, l’individuo rappresenta il centro di
un ambiente e di un “Sistema” che continuamente opera per soddisfare e raggiungere gli obiettivi
(anche non esplicitamente dichiarati) di quell’individuo, nell’ambito delle sue attività quotidiane e
con l’intento di migliorarne la qualità della vita.
Allo stesso tempo, l’ambiente viene continuamente modellato e cambiato da quell’individuo, in
accordo alle sue percezioni, attitudini, credenze, desideri, intenzioni, emozioni, motivazioni,
esigenze, ecc. Gli utenti avranno un ruolo più forte nella definizione della loro sfera di
comunicazione, che potrà includere amici, parenti e più in generali gruppi supportate dalla Personal
Area Network (PAN): questa sfera di comunicazione “influisce” sul loro modo di fruire i servizi. Anche
il concetto di rete, attualmente centrato attorno al dispositivo di accesso o al nodo, sta evolvendo
verso una concezione più centrata sull’individuo e più indipendente dal dispositivo stesso (individualcentric network).
Figura 7 Rappresentazione logica di una "Individual Centric Network"
Inoltre ci si aspetta che i servizi siano sempre presenti e disponibili, a prescindere dalla posizione e
dalle situazioni specifiche. Questo permette di operare e fruire dei servizi in movimento, senza
perdita di continuità, attraverso tutte le possibili modalità e mediante tutte le possibili risorse e
dispositivi a disposizione nell’ambiente. L’individuo interagirà in maniera coinvolgente, intuitiva e
naturale con l’ambiente fisico circostante attraverso dispositivi personali, sensori e altri dispositivi
32
dislocati nell’ambiente stesso. L’individuo sarà pertanto immerso fisicamente nell’ambiente che
costituirà la naturale evoluzione delle sue capacità percettive ed attuative.
I servizi cattureranno, riconosceranno ed utilizzeranno il “contesto” (caratterizzato da molteplici
attributi, come la presenza e la posizione dell’utente, la disponibilità e l’ottimizzazione delle risorse,
la loro dislocazione, ecc.), adattando/costruendo/fornendo dinamicamente e conseguentemente
tutti i servizi ed i contenuti secondo le modalità più appropriate.
La fruizione, ma anche la definizione e costruzione di servizi e contenuti, andrà oltre gli attuali
modelli di interazione ed avverrà attraverso un maggiore coinvolgimento di ogni individuo,
attraverso interfacce intuitive e più orientate all’individuo (es. vocali, tattili, ecc.), che terranno conto
anche dei suoi stati mentali e delle condizioni ambientali. L’interazione avverrà attraverso sistemi
multisensoriali e multimodali, al fine di catturare e gestire stati mentali, umore, emozioni, contesto,
ecc. Questo, insieme al fenomeno dell’immersione, renderà l’accesso e la partecipazione ai servizi
simile ad un gioco che coinvolge ed appare facile da usare.
I servizi considerati dovranno essere intelligenti, ossia in grado di capire e/o anticipare le intenzioni
di un individuo/utente e conseguentemente capaci di aiutare quell’individuo nel soddisfacimento di
quelle intenzioni. In concreto i servizi intelligenti saranno in grado di fornire i “giusti” suggerimenti,
informazioni, supporto, al momento “giusto” in relazione alle preferenze, le caratteristiche, il profilo
di ogni individuo, l’ambiente fisico circostante (posizione, condizioni, ecc.) e l’ambiente virtuale che
caratterizza quell’individuo. In questo contesto, la realizzazione di sistemi e servizi autonomi, in
grado di comunicare proattivamente tra di loro, riveste un ruolo molto importante e fondamentale
al fine di nascondere la complessità dei sistemi stessi e della tecnologia sottostante. La rilevanza,
l’utilità e l’affidabilità delle informazioni fornite e dei servizi offerti ad ogni individuo rappresenterà
un importante indicatore di successo e soddisfazione del sistema. A volte alcuni servizi potranno
essere erogati in maniera trasparente all’utente, che non solo non li ha espressamente richiesti, ma
magari non li percepisce fino in fondo: ne trae solo il beneficio finale.
Affinché il sistema basato su servizi sia in grado di rispondere pienamente alle esigenze degli utenti e
di sfruttare pienamente le informazioni relative al loro contesto di utilizzo, i servizi dovranno essere
associati ad informazioni semantiche che consentano di superare una semplice descrizione
funzionale delle interfacce tramite cui essi interagiscono con il resto del sistema, per giungere ad una
più ricca descrizione delle funzionalità fornite e delle loro caratteristiche non funzionali, quali ad
esempio la qualità del servizio (QoS). L’utilizzo delle informazioni semantiche consentirà la
realizzazione di sistemi avanzati per la ricerca e la composizione dei servizi, in grado di manifestare
una piena consapevolezza del contesto (context awareness).
In un contesto di individuo sempre connesso, con servizi che avranno accesso ed utilizzeranno
informazioni personali potenzialmente sensibili, si richiede necessariamente la creazione di un
ambiente “fidato”, al fine di superare le possibili barriere psicologiche degli utenti e permettere loro
una piena partecipazione e coinvolgimento. Questo contesto fidato necessita di una gestione
dell’integrità delle informazioni, di meccanismi di sicurezza, di meccanismi di tutela della privacy,
ecc., anche in presenza di tentativi di dolo. Sarà necessario, quindi, adottare opportuni standard di
sicurezza che consentano sia di garantire la segretezza delle informazioni sensibili fornite durante
l’utilizzo di un servizio che, se necessario, di autenticare i soggetti convolti nelle interazioni. Gli
33
standard e i protocolli adottati dovranno essere compatibili con i requisiti del sistema a servizi, cioè
non devono avere ricadute negative sulle caratteristiche ritenute cruciali per l’Internet del Futuro,
quali la scalabilità e l’usabilità. Oltre a garantire la sicurezza dei singoli servizi, dovrà essere
formalizzato un approccio che consenta di ottenere un fissato livello di sicurezza anche dai servizi di
più alto livello ottenuti dalla composizione di più servizi elementari. Inoltre, nello scenario delineato
come Web 3.0, in cui gli utenti collaborano attivamente alla creazione della conoscenza diffusa sulla
rete, sarà possibile realizzare sistemi di reputazione distribuiti, in grado di integrare informazioni
provenienti da domini diversi, come ad esempio da diversi social network, al fine di creare profili di
reputazione sia per gli utilizzatori che per i fornitori di servizi. Questo tipo di sistemi consentirà di
aumentare il livello di fiducia degli utenti che partecipano alla rete, e così facendo verranno stimolati
un maggiore utilizzo e diffusione del sistema. L’utilizzo di standard e protocolli di sicurezza,
congiuntamente all’adozione di sistemi di reputazione, consentirà al sistema a servizi di fare fronte
alle nuove minacce informatiche che emergeranno con l’affermarsi del nuovo paradigma
tecnologico. Gli schemi di sicurezza adottati dovranno essere in grado di coprire la vasta gamma di
dispositivi con cui l’utente può essere connesso alla rete, come ad esempio smartphone o tablet, ed
inoltre di proteggere le interazioni tramite servizi che coinvolgono i più svariati social network, come
facebook o twitter.
Altre caratteristiche intrinseche dei servizi nell’Internet del Futuro sono le seguenti:
•
Utili: aggiungono e/o fornisco un reale “valore” all’utente. A questo punto si lega
prevalentemente il concetto di partecipazione dell’utente alla definizione del servizio (cocreazione), discusso nel seguito;
•
Utilizzabili: il concetto di utilità va di pari passo con il concetto di "Utilizzabilità", i modelli di
erogazione attuale di informazioni e servizi risultano ancora oggi di difficile utilizzo, o quanto
meno mostrano curve di apprendimento particolarmente ripide; i servizi dell'internet del
futuro saranno fortemente indipendenti dai dispositivi terminali, e offriranno modalità di
utilizzo user-friendly, lontane dalla metafora della desktop/scrivania dei personal computer.
Sintomo di tale tendenza è la diffusione esponenziale di dispositivi touch-screen, dei sistemi
di riconoscimento vocale ed in generale biometrici;
•
Personalizzabili e personalizzati: un approccio utente-centrico presuppone un alto grado di
personalizzabilità e personalizzazione delle informazioni e del servizio stesso.
34
1.3.1.7 User-driven service innovation: l’importanza della co-creazione
Nel tradizionale concetto di mercato company-centric, l’utente ha un ruolo passivo, ed è considerato
dall’azienda semplicemente come il destinatario della vendita dei propri prodotti/servizi. L’impresa
invece si concentra sullo spazio d’interazione - il mercato- considerato come il luogo d’origine del
valore economico. Tale concettualizzazione è stata messa a dura prova da una parte dalla diffusione
di nuove tecnologie, in particolare Internet e le tecnologie del web 2.0; dall’altra dai processi di
globalizzazione dei mercati19. L’incremento della velocità e la diminuzione dei costi di Internet e delle
ICTs, e di conseguenza la loro rapida ed ampia diffusione, non solo sta facilitando gli scambi di
conoscenza a tutti i livelli, ma stanno anche innescando nuovi processi di innovazione più aperti e
distribuiti20, determinando nuovi processi d’interazione socioeconomica. La “democratizzazione della
conoscenza” ha creato utenti molto più attenti e sofisticati, che non si limitano a comunicare i propri
bisogni, ma che vogliono partecipare attivamente ai processi di sviluppo di nuovi prodotti/servizi.
Attraverso blog, forum, community, social network, i consumatori hanno l’opportunità di comparare
i prezzi, le performance, la qualità, discutere sull’etica e sulle scelte di marketing dell’azienda. D’altro
canto la globalizzazione ha determinato per le aziende dei cambiamenti nel modo stesso di creare
innovazione e nella loro struttura organizzativa: cambia il ruolo del consumatore che diventa un
attore attivo e fondamentale nel processo di co-creazione di valore. Con la definizione “prosumer” il
mercato oggi ha identificato le caratteristiche del nuovo cliente che interagisce con l’azienda che gli
vende il prodotto/servizio, con le aziende competitors e con gli altri clienti. Il ruolo di “prosumer”
(productor + consumer) fa si che il processo tradizionale di creazione di valore, dove le imprese e i
consumatori avevano ruoli specifici e ben definiti, lasci spazio sempre più ad un fondersi dei ruoli che
vede gli utenti svincolarsi dal classico ruolo passivo, assumendo un ruolo più attivo nel processo che
coinvolge le fasi di creazione, produzione, distribuzione, consumo e quindi nella creazione di valore
(Figura 8).
Figura 8 Il ruolo degli utenti: da consumer ad innovatori.
19
The future of competition: co-creating unique value with customers Di C. K. Prahalad,Venkat Ramaswamy
20
Henry Chesborough,Harvard Business School, “Open Innovation: the new imperative for creating and profiting from
technology, 2006. http://www.openinnovation.net/
35
Le aziende si spostano da un approccio al mercato company-centric ad uno comsumer-centric, e in
questo nuovo contesto il mercato non è visto più come semplice luogo di scambio, ma ha anch’esso
un ruolo importante nel processo di creazione di valore, con gli utenti che ricoprono il ruolo di
innovatori anch’essi. L’individuo, cittadino, consumatore o fruitore, può attivare dei processi di
innovazione del prodotto o servizio stesso realizzati per soddisfare le proprie esigenze. Si è verificato
un crescente coinvolgimento dell’utente e del consumatore finale sia nei processi di ricerca che in
quelli di sviluppo di nuovi prodotti/servizi creando così uno shift da processi d’innovazione “closed”
verso processi “open”. Maggiore attenzione viene rivolta non solo verso fattori concreti come ad
esempio costo, qualità, funzionalità direttamente collegati al prodotto/servizio che si vuole
realizzare, ma anche ad aspetti più socio comportamentali come ad esempio il comportamento degli
utenti, i diversi stili di vita, i valori emozionali e sociali, etc.
Le imprese inoltre hanno compreso l’importanza crescente che i servizi hanno nella società ed hanno
abbracciato una logica service-oriented. C’è stato, dunque, il passaggio dalla prospettiva goodsdominant a quella service-dominant, secondo la quale tutte le economie sono service-economies. In
una logica service-dominant le imprese non creano valore ma possono solo “proporre” valore: il
valore è sempre co-creato con il cliente. Le imprese spostano pertanto il loro focus dall’efficienza
interna, alle risorse esterne, in particolare verso il cliente per creare valore e guadagnare vantaggio
competitivo.
Figura 9 Verso una logica dei servizi.
Il cliente è parte integrante del processo di servizio perché trae beneficio dalla creazione di una
relazione con il fornitore e dal coinvolgimento in un’esperienza ad hoc, spesso creata appositamente
per lui. Il cliente ha quindi esperienza dell’intero processo, e non solo del risultato finale. In alcune
fasi del processo di servizio il cliente veste dei ruoli di primaria importanza inserendo input e
scegliendo il modo di erogazione a lui più congeniale fino al conseguimento del risultato finale e alla
valutazione del servizio erogato. Il cliente è potenzialmente importante anche per la fase di
progettazione del servizio stesso. Il contatto e l’interazione tra cliente e fornitore avvengono
principalmente durante le fasi di analisi del fabbisogno, pianificazione e erogazione, ma la presenza
del cliente nel processo del servizio è attiva in tutte le fasi.
La co-produzione è fondamentale nel processo di erogazione del servizio ed è stata analizzata
approfonditamente in letteratura. Gli utenti hanno un ruolo attivo nel produrre beni e servizi e
questi sono conseguenza della loro partecipazione. A questo concetto si lega quello di
collaborazione, visto come una relazione mutuamente vantaggiosa tra due o più parti che operano
36
con un obiettivo comune, condividendo responsabilità e autorità per raggiungere dei risultati. La
collaborazione è perciò una forma specifica di co-produzione all’interno di un processo di
erogazione.
1.3.1.8 Approccio interdisciplinare ai sistemi di servizi
Nello scenario tracciato nelle sezioni precedenti, nel contesto dell’internet del futuro come sistema
nervoso abilitante, in cui i servizi saranno prevalentemente offerti in mobilità attraverso molteplici
dispositivi, con l’introduzione di modelli di business innovativi, basati prevalentemente su un
modello “pull” di servizio e sulla co-creazione da parte degli utenti, l’innovazione di servizio non può
essere approcciata con metodi tradizionali. A questo si aggiunga anche l’enorme mole di
informazioni e conoscenza disponibile sul Web, che rende i sistemi di servizi molto complessi, difficili
da analizzare e progettare con metodi classici lineari: occorre muove verso approccio di tipo non
lineare; occorre definire ed applicare approcci basati sulla logica dei sistemi complessi; occorre
andare verso approcci interdisciplinari, in cui il tema “servizio” è affrontato sotto molteplici aspetti,
tutti integrati tra di loro.
Chesbrough e Spohrer21 hanno cosi introdotto la necessità di costituire una nuova scienza, basata
sulle competenze che ruotano intorno al mondo dei servizi, grazie ad un approccio sistematico alla
modellazione e sviluppo dei servizi. Una nuova disciplina emergente, che prende il nome di “Service
Science, Management and Engineering” (SSME), o semplicemente “Service Science”, considera tali
servizi come processi interattivi per creare un valore economico aggiunto tra il fornitore di servizi e il
consumatore basato sul riconoscimento delle capacità e bisogni di entrambi. Service Science
Management and Engineering (SSME) è un approccio unitario per lo studio della progettazione,
erogazione e valutazione dei servizi che nasce dal tentativo di unire informatica, ricerca operativa,
ingegneria industriale, scienze manageriali, sociali, cognitive e legali, al fine di sviluppare le
competenze richieste da un’economia basata sui servizi. Il concetto di Service Science viene
sviluppato nel 2002 da un team di ricerca nato dalla collaborazione tra l’Almaden Research Center
dell’IBM e il Professor Henry Chesbrough dell’Università UC Berkeley in California.
Nel 2004, il CEO e chairman dell’IBM, Samuel Palmisano, pubblicò un articolo nel U.S. Council on
Competitiveness journal Innovate America, in cui evidenzia alcuni aspetti chiave abilitanti il processo
di innovazione, ossia:
•
•
•
la multidisciplinarietà, poiché si costruisce grazie alla ricerca in differenti aree di studio,
fondendo la fisica, la matematica, l’ingegneria, l’informatica, le scienze sociali, etc.
la collaborazione, in quanto non basta solo il lavoro in team, ma sono necessarie forme di
condivisione che abbracciano università, industria e governo.
la co-creazione con l’utente, che diventa coproduttore ed egli stesso innovatore.
La natura mutevole dell’innovazione richiede, dunque, nuove reti di conoscenza e di apprendimento
che possano facilitare la comunicazione e la collaborazione al confine delle singole discipline di
21
Chesbrough, H. and Spohrer, J. 2006. A research manifesto for services science. Communication of ACM, 49,
7 (Jul. 2006), 35-40.
37
studio e che possano attraversare i confini organizzativi tra università, industria e governo.22 La
Service Science abbraccia le discipline tradizionali e può essere vista come una nuova disciplina
accademica con un curriculum progettato in collaborazione tra università e mondo industriale e
trasformerà il mondo dei servizi e del business permettendo l’innovazione all’intersezione di
expertise di tecnologia e di business.
Nell’ambito della scienza dei servizi, la rappresentazione e la modellazione formale dei servizi stessi è
ancora una disciplina in fermento ed una questione aperta, soprattutto a causa dell'intrinseca
complessità della modellazione delle persone, della loro conoscenza, attività ed intenzioni. La
complessità dei servizi è funzione, quindi, del numero e della varietà di persone, tecnologie ed
organizzazioni collegate nella rete a valore aggiunto, che spaziano da sistemi basati sulle competenze
di un singolo individuo, a sistemi basati su gruppi, a sistemi di impresa, a sistemi industriali, a sistemi
nazionali o globali.
22
Innovate America, 2005
38
1.3.2 Obiettivi
Il laboratorio in rete di Service Innovation si pone dunque come iniziativa inter-regionale (Sicilia,
Calabria e Puglia) in grado di scatenare meccanismi virtuosi di interazione tra il pubblico e privato
orientati alla creazione di competenze e strumenti operativi per supportare l’innovazione di servizio
basata sull’ICT e guidata dall’utente (User-driven ICT-based Service Innovation), sia al livello locale
che nazionale ed internazionale. In pratica si vuole creare una rete di eccellenza, di competenze e di
strumenti e servizi che possano essere “acquistati” ed “usati” dalle aziende di servizio per innovarsi
nel contesto di internet e delle sue evoluzioni, che ovviamente non hanno solo impatti di tipo
tecnologico. Pertanto, il principale risultato atteso è proprio la predisposizione di un ambiente
collaborativo multi-disciplinare, dinamico, flessibile e creativo, con un forte orientamento
all’avanzamento dello stato dell’arte nell’ambito dei sistemi di servizi e dell’innovazione nel mercato
dei servizi basati sull’ICT e sulla gestione innovativa dell’informazione e della conoscenza.
Tale ambiente sarà inteso come un laboratorio virtuale di ricerca e sviluppo che effettua studi e
realizza prototipi (nell’ambito di precise attività e progetti di ricerca e sviluppo) da industrializzare
per abilitare e supportare l’innovazione di servizio. A questo laboratorio virtuale partecipano (I)
ricercatori di imprese fornitrici di soluzioni abilitanti l’innovazione di servizio (aziende del settore ICT
prevalentemente, ma non solo), (ii) ricercatori di organismi di ricerca ed università che
contribuiranno con tematiche multidisciplinari attinenti al tema “innovazione nel campo dei servizi”
(informatica, intelligenza artificiale, sociologia, psicologia, gestionale, ingegneria dei processi, ecc.) di
elevato valore scientifico, (iii) aziende che vogliono o necessitano di innovare nel campo dei servizi. Il
Laboratorio, per definizione aperto a tutti gli stakeholder, potrà vedere nel futuro anche la
partecipazione di altre tipologie di organizzazioni.
Il Laboratorio vuole anche essere un insieme (eventualmente gerarchico) di community di
condivisione di conoscenza individuale e collettiva (Body of Knowledge), finalizzata, non solo alle
attività nell’ambito di progetti di ricerca, ma anche di scrittura di articoli, libri e diffusione di risultati
(Figura 10). Questa base di conoscenza collettiva sarà alimentata dalle attività di ricerca nei progetti
o da altre attività che i soggetti già effettuano o effettueranno in diversi ambiti di ricerca, ma anche
da opportuni osservatori (piccole comunità di utenti) sulla Service Innovation e sui mercati dei servizi
ritenuti più interessanti e promettenti per il territorio.
39
Adaptive innovators
Entrepreneurs
Nuove
aziende di
servizi
Servizi di
formaione sulla
User-driven ICTbased Service
Innovation e
sulle tecnologie
abilitanti
Aziende ICT
per la Service
Innovation
Studi, report,
survey,
informazioni
Aziende
di servizi
Aziende ICT
per la Service
Innovation
Osservatorio
sulla Service
Innovation e sui
mercati di
riferiemnto
Pubblicazioni
scientifiche:
articoli, libri, ecc.
Formazione
Body of Knowledge
Toolkit for
User-drven
ICT-based
Service
Innovation
Nuove idee di
servizio e/o
buisness
Progetti ed
attività
di Ricerca &
Sviluppo
Strumenti
per lo
sviluppo di
nuovi servizi
Piattaforma
cloud di
deployment
di servizi
Servizi IT di
gestione di
sistemi di
servizi
Aziende
di servizi
Ambiti di ricerca: modelli, tecniche, metodi e tecnologie abilitanti
Comunità
scientifica
Service Innovation Ecosystem & Communities
Figura 10 Le principali attività del Laboratorio.
Sempre a partire dalla Body of Knowledge del Laboratorio, saranno svolte altre attività, alcune legate
proprio allo sfruttamento delle competenze acquisite (formazione di nuove figure professionali, i
cosiddetti adaptive innovator, produzione di pubblicazioni scientifiche negli ambiti di ricerca
considerati e creazione di nuove idee di servizio e/o business). Queste attività, ma più in generale
tutto quanto prevede la reale creazione di innovazione di servizio, saranno supportate da due
strumenti operativi fondamentali, anch'essi gestiti all'interno del Laboratorio: un toolkit per la userdriven ICT-based service innovation ed una piattaforma cloud di deployment di servizi.
Le suddette attività del laboratorio pertanto produrranno i seguenti risultati attesi:
La base di conoscenza (Body of Knowledge) del Laboratorio: una base teorica, che includa
modelli, linguaggi, processi, tecniche, metodologie, ecc. per la costruzione dei sistemi di
servizi, di supporto al ciclo di vita dei servizi, in pratica definendo il punto di riferimento
metodologico ed il linguaggio comune per l’innovazione di servizio; costituirà una sorta di
framework logico/concettuale per sviluppare sistematicamente innovazioni nel campo dei
servizi, analizzando le tecnologie esistenti e facendo un'analisi delle nuove tecnologie
necessarie, partendo da quelle basate sulle conoscenze del contesto e dal come le persone
utilizzano una data tecnologia. Un altro aspetto fondamentale è quello che mira a creare
40
delle linee guida per determinare il giusto valore di un servizio dal punto di vista dell'utente,
ma che sia anche conveniente per il fornitore del servizio stesso;
Toolkit di strumenti software di supporto alle varie fasi del ciclo di vita dei servizi in accordo
alle metodologie definite: questo rappresenta il più concreto “enabler” che il Laboratorio si
pone di sviluppare, una sorta di implementazione del modello di riferimento definito al
livello metodologico. Alcuni aspetti che il Kit supporterà sono i seguenti: supporto
all’esecuzione dei processi e delle attività di concezione, creazione, sviluppo e gestione di
servizi; modellazione del contesto as-is e rappresentazione dello scenario to-be;
identificazione delle esigenze degli utenti; ricerca di servizi utili da integrare per la
costruzione di nuovi servizi; service redesign; Joint Collaboration Service Delivery; definizione
e simulazione di modelli di business nel contesto di reti di servizi; costruzione di business
plan; integrazione e mash-up di servizi; definizione del Service Level Agreement (SLA), ecc.
Piattaforma cloud di deployment di servizi offerta nella modalità Platform-as-a-Service
(PaaS), che permette di offrire i servizi nella modalità Software-as-a-Service (SaaS). Nella
creazione della suddetta piattaforma saranno studiati aspetti quali la sicurezza, la gestione
autonomica di sistemi di servizi, il monitoring di servizi, la gestione del SLA, ecc.
Studio di modelli, metodi, tecnologie e tecniche abilitanti lo sviluppo di servizi nel contesto
dell’internet del Futuro, da integrare negli strumenti di supporto, da utilizzare durante la
fase di costruzione dei servizi, o da integrare nella piattaforma di deployment. Esempi di tali
tecnologie e tecniche sono le seguenti: Service-Oriented Architecture (SOA) e Web Services;
Web 2.0 e 3.0; Machine learning ed automated reasoning; data mining; Natural Language
Processing; Social Network Analysis (SNA); opinion mining e sentiment analysis; System
Dynamics; Business Intelligence; Business Process Management, ecc.
Report, studi e survey sulla Service Innovation e sui mercati di riferimento sui servizi.
Organizzazione ed animazione di eventi di diffusione dei risultati e networking
Pubblicazioni scientifiche per la divulgazione dei risultati del Laboratorio
Supporto, processi, procedure e strumenti per la creazione di spin-off nell’ambito di service
value network (SVN)
Anche se il Laboratorio in Rete si pone come un centro di competenza trasversale rispetto ai domini
applicativi, alcuni settori saranno studiati particolarmente, alla luce del ruolo e dell’importanza che
gli stessi rivestono nel panorama regionale e nazionale di riferimento. Tra questi sono già stati
identificati i seguenti: servizi al cittadino, trasporti e mobilità, sanità, energia. Altri potranno essere
aggiunti in seguito, sulla base delle reali esigenze ed opportunità del territorio.
I risultati del Laboratorio in Rete saranno pertanto rivolti principalmente alle aziende che concorrono
alla creazione, fornitura, gestione ed evoluzione di tecnologie, strumenti e servizi nell’internet del
Futuro finalizzati all’innovazione di servizio. In tal senso, a fianco di aziende ICT (fornitrici di
tecnologie e soluzione), vi saranno anche tutte quelle componenti che contribuiscono alle varie fasi
del ciclo di vita di un servizi o di una rete coordinata di servizi. In questo settore alcune aziende
potranno nascere come spin-off del Laboratorio e configurarsi come abilitatori di innovazione di
servizio e fornitori di soluzioni e tecnologie abilitanti.
41
Un impatto indiretto, ma indubbiamente aspettato, sarà sui fornitori dei servizi (pubblici o privati),
che fruiranno della conoscenza offerta e delle relative soluzioni abilitanti per “innovare” i loro servizi
attuali o per offrirne di nuovi, in maniera più efficace ed efficiente, attraverso reti del valore di servizi
(service value network, SVN), sfruttando a pieno l’Internet del Futuro, il Web (con tutte le sue
evoluzioni) ed i benefici da essi offerti. Anche in questo caso alcune aziende potrebbero nascere
come risultato dell’iniziativa proposta. Altri attori che beneficeranno dei risultati del Laboratorio
sono i potenziali nuovi innovatori, i cosiddetti adaptive innovator, ossia nuove professionalità
necessarie per implementare i processi di innovazione di servizio aperta (open service innovation).
In ultimo, ma solo per l’ordine di presentazione, un impatto importante lo si vuole avere sulla
comunità scientifica delle varie tematiche tecnologiche affrontate nel Laboratorio.
42
1.3.3 Strategia
La complementarietà delle competenze scientifiche e tecnologiche espresse dalle tre regioni,
descritte in seguito nella proposta, bene si sposano con il concetto di "Service Innovation", che in sé
mira ad essere un tramite per una crescita del territorio, che sia veloce, sostenibile ed inclusiva.
Il laboratorio in rete si propone dunque come elemento aggregante di competenze e realtà
imprenditoriali insistendo fortemente su tre discipline tecnologiche trasversali che sono di supporto
al concetto di Service Innovation ed al concetto, che nel seguito verrà introdotto, di "Servizi
Knowledge Intensive23":
•
Service System Design and Engineering: studio di metodologie, tecniche e tecnologie per il
design e l’ingegnerizzazione di servizi e sistemi di servizi; definizione e sviluppo del toolkit
per la costruzione di sistemi di servizi secondo i modelli teorici definiti; definizione ed
implementazione di middleware per la creazione di architetture orientate ai servizi; studio
delle problematiche relative alla sviluppo di servizi in mobilità.
•
Knowledge management and Business Analytics: studio di tecnologie dell’informazione che
hanno l’obiettivo di elaborare, in maniera congiunta, conoscenza tacita e conoscenza
esplicita, quest’ultima disponibile in termini di informazioni strutturate, semi-strutturate o
non strutturate, presenti sul Web, in basi di dati tradizionali o in repository documentali, per
sfruttare efficacemente l’intero patrimonio di conoscenza di un’organizzazione, gestire le sue
dinamiche evolutive (gestione del ciclo di vita) e permettere il passaggio da conoscenza
individuale a conoscenza collettiva dell’organizzazione. Le tecniche di knowledge
management saranno applicate nell’ambito della business analytics, ossia ad un set di
applicazioni in continua evoluzione, che va dalla Business Intelligence, al Data Warehousing,
al Data Mining, al Query Reporting, al CRM, ed ha l’obiettivo di proporre strumenti e
soluzioni adatte a rendere produttivi, per scopi gestionali e decisionali, i dati presenti
all’interno di un’organizzazione.
•
Service Ecosystems: studio e proposizione di nuovi modelli di distribuzione di servizi digitali
che modificano i processi di business delle imprese di tutti i comparti produttivi.
L’automazione dei servizi migliora l’efficienza operativa e permette di diminuire i tempi ed i
costi di produzione e di distribuzione, generando, quindi, margini da investire in ulteriore
innovazione. L’ecosistema favorisce la cooperazione tra i fornitori consentendo di erogare
servizi ad alta complessità e/o con impiego di notevoli risorse. Inoltre, la collaborazione
consente di produrre conoscenza collettiva messa a disposizione dell’intero ecosistema per
migliorare continuamente la qualità del servizio e la capacità di soddisfare gli utenti.
23
http://www.confindustriasi.it/files/File/Documenti/Studi%20e%20Documenti/ProposteCSIT_manovra_econo
mica_2010.pdf
43
Le tre tematiche saranno principalmente affrontate rispettivamente nel nodo siciliano, nel nodo
calabrese e nel nodo pugliese (Figura 11).
Nodo
Nodo Puglia:
Puglia:
Service
Service Ecosystems
Ecosystems
Nodo
Nodo Calabria:
Calabria:
Knowledge
Knowledge
Management
Management &&
Business
BusinessAnalytics
Analytics
Nodo
Nodo Sicilia:
Sicilia:
Service
Service System
System
Design
Design &&
Engineering
Engineering
Figura 11 Le caratterizzazioni principali dei tre nodi regionali del Laboratorio.
Tale caratterizzazione è stata voluta per connotare i tre nodi rispetto ad una macro tematica
principale, in accordo all’equazione che rappresenta molto sinteticamente anche il manifesto del
Laboratorio: la service innovation abilitata da sistemi di servizi fortemente basati sulla conoscenza
nel contesto di service ecosystem (Figura 12).
Figura 12 La formula del Laboratorio per la Service Innovation.
Resta inteso che nei tre nodi vi sono delle competenze eccellenti (e vi saranno delle attività) anche in
tematiche che afferiscono alla macro-tematica studiata in un'altra regione. Un dettaglio maggiore
sulle tematiche di ricerca affrontate dal Laboratorio è fornito nella sezione 3.6.
44
La strategia che il Laboratorio vuole perseguire segue il comune e ripetuto richiamo nei tre Accordi di
Programma, ossia
•
si viene a creare un meccanismo di rete fra centri di ricerca regionali e quelli presenti in altre
regioni;
•
si mira a sviluppare “stabili” processi partenariali tra imprese ed enti di ricerca, a partire dalle
relazioni già esistenti, come testimoniato dai molteplici progetti presentati e svolti
congiuntamente dai partner di questo Laboratorio nel recente passato;
•
il Laboratorio include operatori (soprattutto del settore ICT) ad elevata tecnologia e forti
capacità di ricerca, come ENGINEERING e NSN,SIEMENS, EXPRIVIA nel campo industriale e
tutti gli enti di ricerca coinvolti;
Operativamente le attività del Laboratorio saranno svolte prevalentemente attraverso progetti di
ricerca e sviluppo, sia in ambito nazionale che internazionale, sulle tematiche di rilevanza
fondamentale per i suoi ambiti di ricerca (si veda sotto).
1.4 Vocazione nazionale e internazionale del Laboratorio
Il Laboratorio in Rete per la “Service Innovation” si sviluppa su tematiche di ricerca e sviluppo
all'avanguardia (Service Systems Design and Engineering, Knowledge Management and Business
Analytics, Services Ecosystem) e con modalità (integrazione e potenziamento delle eccellenze preesistenti, attrazione di investimenti innovativi e apertura europea, orientamento alla domanda)
coerenti con le proposte per il nuovo Programma Nazionale della Ricerca 2010-2012 24 (PNR) e con le
scelte operate dalle Regioni nelle proprie Strategie Regionali per l'Innovazione. Il Laboratorio inoltre
contribuisce al rafforzamento dello Spazio Europeo della Ricerca e allo sviluppo delle Piattaforme
Tecnologiche europee e nazionali. E' allineata con gli obiettivi e i contenuti dei principali programmi
di ricerca e innovazione (Settimo Programma Quadro europeo di RST, Programmi Operativi 20072013 nelle tre regioni) nei quali può cogliere ulteriori opportunità di sviluppo. Nel seguito per
comodità del lettore verrà riportato un quadro sintetico che evidenzia la coerenza tra il programma e
gli obiettivi del laboratorio, rispetto alle agende e programmi strategici di riferimento Internazionali
e nazionali.
24
Bozza del PNR 2010-2012 predisposta per le verifiche istituzionali - aggiornata all’11 gennaio 2010.
http://www.miur.it/0003Ricerc/0477Docume/8095Progra_cf3.htm
45
A LIVELLO EUROPEO
AGENDE STRATEGICHE DI RIFERIMENTO
COERENZA CON IL PROGRAMMA ED I
A LIVELLO EUROPEO E PROGRAMMI DI
PRINCIPI DEL LABORATORIO IN RETE
SVILUPPO E INNOVAZIONE NAZIONALI ED
PER LA SERVICE INNOVATION
INTERNAZIONALI
Piattaforme Tecnologiche Europee
(PTE) e,
in
particolare, l'iniziativa NESSI - Networked European
Software and Services Initiative che già da alcuni anni
affronta le sfide del “Future Internet”
I temi sviluppati dal Laboratorio (quali l'Internet del
futuro, i nuovi modelli di business nei servizi) sono
coerenti con la "NESSI Vision"25 che riconosce
l'importanza degli “smart and adaptable services” - per
processare grandi quantità di contenuti e informazioni
in modo personalizzato e context aware, attraverso
tecniche analitiche avanzate per predire e modellare il
comportamento di servizi complessi - nel contesto di
nuovi modelli di business nei quali gli utenti possono
cercare e comporre servizi per realizzare soluzioni
innovative personalizzate per la vita privata e
professionale.
Tra l'altro, diversi promotori del Laboratorio
(Engineering, DaisyNet, Università di Palermo,
Università di Catania, Università della Calabria) sono,
sugli stessi temi, direttamente coinvolti nell'iniziativa
NESSI.
Iniziativa strategica europea per sostenere un
Partenariato Pubblico-Privato per l’Internet del Futuro
26
(IF-PPP) attraverso “partenariati stretti tra le parti
interessate nei vari campi, TIC e infrastrutture
intelligenti” e con “maggiori interconnessioni tra i vari
campi tecnologici”. La Comunicazione di lancio della CE
sottolinea che i candidati più idonei a beneficiare dei
nuovi servizi e infrastrutture intelligenti Internet sono
proprio “i settori della sanità, della mobilità, della
gestione dell’ambiente e delle energie, settori che
contribuiranno ad agevolare la rapida adozione di
questi servizi da parte di milioni di utenti e
consumatori”.
In una prima fase, l'iniziativa è sostenuta dalla Priorità
ICT del 7PQ e in particolare, dalla “Challenge 1:
Pervasive and trusted network and service
infrastructures” mentre gli stati membri sono
incoraggiati a sostenere l'azione in modo coordinato.
Il Laboratorio punta ad offrire un valido contributo
nazionale all'Internet del Futuro, grazie al
coinvolgimento di un ampio partenariato pubblicoprivato (PPP) fra sviluppatori di tecnologie abilitanti,
sviluppatori di soluzioni verticalizzate e utenti finali,
all'integrazione di diverse aree tecnologiche e al focus
proprio sulle reti intelligenti che la Comunicazione
mette in evidenza (reti energetiche intelligenti, sistemi
intelligenti di trasporto e mobilità, sistemi sanitari
intelligenti).
25
“Smart services for the digital society. The NESSI vision statement” October 2010 Draft 0.10
26
“Un partenariato pubblico-privato per l’internet del futuro” IF-PPP, Comunicazione COM(2009)479 definitivo
46
Settimo Programma Quadro europeo per la Ricerca e
lo Sviluppo Tecnologico (7FP):
A LIVELLO NAZIONALE
27
Il Laboratorio intende incrementare la partecipazione
attiva di PMI innovative, oltre che di grandi imprese e
organismi di ricerca, al 7PQ- ICT in particolare nelle
azioni della Challenge 1 e su temi correlati della
Challenge 4: Technologies for digital content and
languages, Challenge 5: ICT for health, ageing well,
inclusion and governance, Challenge 6: ICT for a lower
carbon economy, essendo già alcuni dei suoi promotori
impegnati in progetti del Settimo Programma Quadro di
RST (7FP) nell'ambito della Challenge 1 (VISION CLOUD,
PII, SLA@SOI, RESERVOIR).
Idee guida della bozza di PNR 2010-2012
contributi del Tavolo tecnico ICT28, entrambi sviluppati
avendo come riferimento le strategie messe in atto a
livello europeo
Il Laboratorio · coerentemente con gli orientamenti del
PNR per “interventi di breve-medio periodo orientati allo
sviluppo industriale del paese”, realizza attività
significative di ricerca industriale sulla base della
domanda di tecnologie ICT innovative espressa in settori
che sono indicati come di rilevanza strategica per il
Paese (energie alternative, mobilità e salute) mentre
integra praticamente tutte le eccellenze nell'Università
e CNR che sono presenti nelle tre regioni sui temi di
interesse.
Coerentemente con le finalità del Tavolo Tecnico ICT,
alimenta la ricerca sulle tecnologie abilitanti nell'ottica
di “contribuire allo sviluppo dell'ICT del Futuro” e, in
particolare, di sviluppare la “Piattaforma dei Servizi” che
il Tavolo Tecnico ICT descrive come “una Internet in cui
non solo dati, informazioni e contenuti siano condivisi,
ma tale che anche le applicazioni siano disponibili in rete
come servizi facili da usare e combinare”.
Piattaforme Tecnologiche nazionali ed in particolare la
Piattaforma
Tecnologica
Italiana
“TERIT
–
Telecommunication Research in Italy”, promossa da
CNR e Consorzio Nazionale Interuniversitario per le
Telecomunicazioni (CNIT) e sostenuta, fra gli altri, anche
da Engineering
Il Laboratorio potrà sostenere le Piattaforme
Tecnologiche nazionali con un contributo concreto su
alcuni temi specifici, quali i “servizi interattivi e
intelligenti” e, in termini settoriali, l'infomobilità, temi
espressamente previsti dalla piattaforma TERIT.
Quadro Strategico Nazionale, che si fonda su quattro
macro obiettivi:
• sviluppare i circuiti della conoscenza;
• accrescere la qualità della vita, la sicurezza e
l’inclusione
sociale
nei
territori;
potenziare le filiere produttive, i servizi e la
concorrenza;
• internazionalizzare
e
modernizzare
l’economia, la società e le amministrazioni.
Il Laboratorio intende potenziare la capacità di
innovazione e la competitività del tessuto produttivo di
Calabria, Puglia e Sicilia con particolare riferimento alle
PMI esistenti, innescando meccanismi virtuosi di
interazione tra il pubblico e privato orientati alla
creazione di competenze e strumenti operativi per
supportare l’innovazione di servizio basata sull’ICT e
guidata dall’utente (User-driven ICT-based Service
Innovation).
27
Bozza del PNR 2010-2012 predisposta per le verifiche istituzionali - aggiornata all’11 gennaio 2010.
http://www.miur.it/0003Ricerc/0477Docume/8095Progra_cf3.htm
28
Allegato “Sommario Tavoli Tecnici” alla bozza del Programma Nazionale della Ricerca 2010-2012, sito web
MIUR.
47
PON R&C : “Sostegno ai mutamenti strutturali per la Il Laboratorio. operando nel settore delle Tecnologie
transizione all’economia della conoscenza”
dell'Informazione e della Comunicazione che hanno
un'elevata pervasività in termini di impatto sul sistema
economico e la vita sociale, potrà abilitare un
mutamento strutturale in grado di favorire la crescita
del territorio delle tre regioni di riferimento per il
Laboratorio e il loro ri-posizionamento nel quadro
nazionale ed internazionale.
A LIVELLO TERRITORAILE
29
29
APQ Ricerca e Competitività (gli accordi sottoscritti da Il Laboratorio si propone di:
MIUR, MISE e regioni Convergenza finalizzati ad attuare
• sviluppare la capacità di attrarre investimenti
la strategia di intervento in RST della politica di coesione
innovativi nelle regioni della Convergenza
2007-2013 e che sono alla base del presente Avviso) ,
attraverso l'insediamento o il potenziamento
tesi a raggiungere “una massa critica attraverso la
di attività “knowledge intensive” (in
mobilitazione di reti di imprese e cluster pubblicoparticolare, ricerca e progettazione) di grandi
privati e l’attrazione di risorse scientifiche e
operatori nazionali e la messa in rete con il
imprenditoriali anche di origine extra-regionale”, per
sistema della ricerca e PMI innovative
conseguire un valore aggiunto sui territori e,
regionali. E' particolarmente significativo, a
contemporaneamente, per la dimensione nazionale ed
tale proposito, oltre al coinvolgimento degli
europea.
operatori nazionali già presenti, lo sviluppo di
un nuovo centro di ricerca industriale in
Calabria da parte di Siemens
•
valorizzare e proiettare su mercati nazionali
e internazionali la conoscenza e le
competenze tecnologiche di un tessuto di
piccole e medie imprese IT regionali collegate
alle eccellenze accademiche di ricerca,
valorizzando le collaborazioni fra utenti finali e
operatori IT specializzati di medio-grandi
dimensioni
• integrarsi con le reti di trasferimento
tecnologico già esistenti con l'obiettivo di
facilitare lo scambio di competenze e la
diffusione dei risultati a livello interregionale e
verso il territorio
Sito web MIUR: http://www.ponrec.it/documenti/apq.aspx
48
Priorità regionali nel settore ICT: In accordo con le
politiche regionali per la ricerca e innovazione, gli
Accordi di Programma Quadro Ricerca e Competitività
(2009) delle tre regioni prevedono - nell'ambito della
Linea di Intervento 2 “Reti per il rafforzamento del
potenziale scientifico tecnologico delle Regioni della
Convergenza” alla quale questa proposta fa riferimento
- lo sviluppo di filiere scientifico-tecnologiche di
eccellenza pubblico-private e delle relative reti nel
settore ICT tendendo, seppure con accenti diversi, a
valorizzarne il ruolo trasversale e abilitante per
l'innovazione negli altri settori/ambiti :
1. l'APQ R&C per la Calabria con riferimento al settore
ICT punta a ottenere ricadute “sui processi di
innovazione e sviluppo della Calabria, attraverso lo
sviluppo di tecnologie e sistemi per il controllo, il
monitoraggio e la gestione dei processi di produzione e
servizi ma anche delle risorse ambientali e delle
infrastrutture per le emergenze e per la sicurezza
pubblica”;
2. l'APQ R&C per la Puglia assegna agli interventi nel
settore ICT l'obiettivo di “accrescere l'utilizzo di servizi
innovativi presso gli attori economici regionali e
innovare le modalità di funzionamento delle
amministrazioni pubbliche” sostenendo “lo sviluppo di
tutte le filiere economiche e sociali che si intrecciano
con
l'ICT”;
3. l'APQ R&C per la Sicilia promuove lo sviluppo di
tecnologie pervasive per supportare e/o da incorporare
in nuovi prodotti e servizi
La tematica della Service Innovation è fortemente
coerente con le priorità regionali nel settore dell'ICT
proprio per la caratterizzazione abilitante di una nuova
visione dei servizi nel contesto dell'Internet del Futuro.
Essa fornisce metodologie e strumenti non solo per la
“crescita del contenuto tecnologico dei prodotti e dei
servizi” ma per l'introduzione di nuove modalità di
produzione ed erogazione dei servizi e per nuove
opportunità di mercato per le imprese innovative in
tutti i settori.
Vi è, inoltre, una forte coerenza fra le competenze
tecnico-scientifiche integrate dal Laboratorio e le
indicazioni più specifiche in termini di ricerca e
innovazione ICT richiamate dai tre Accordi di
Programma (Per un approfondimento si rimanda alla
sezione 3.1 Settori/ambiti di intervento del Laboratorio)
49
1.5 Risorse regionali previste
La disponibilità e la tipologie di risorse disponibili a livello regionale, prevalentemente nell'ambito dei
Programmi Operativi Regionali (POR FESR e POR FSE) e di alcuni Programmi Operativi sovra regionali
(oltre al PON R&C sono rilevanti anche alcuni programmi settoriali quali POI Energia e il PON Reti e
Mobilità) rappresentano un'importante opportunità per alimentare le attività di ricerca e
innovazione del Laboratorio e dei suoi partner.
Nel seguito della sezione, sono esaminate le tipologie e il relativo ammontare di risorse disponibili,
con riferimento ai temi della Ricerca e Innovazione, della Società dell'Informazione e dei principali
settori di interesse del Laboratorio (Energia, Trasporti, Sanità).
1.5.1 Tipologia di risorse disponibili per RSTI
Secondo i dati pubblicati dalla CE nel documento “Regions delivering innovation through cohesion
policy” di novembre 2007 (SEC 2007/1547), l’Italia è il Paese dell’Unione Europea che destina la
maggiore quantità di risorse comunitarie alle tematiche della Ricerca, Innovazione e Società
dell’Informazione. La dotazione complessiva italiana per RSTI30 è pari a 20.711 milioni di euro,
calcolati considerando tutti gli interventi riconducibili a quattro macro-categorie:
•
Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione (RTDI) che incide per oltre il 60% e include, fra le
principali voci, gli investimenti alle imprese per ricerca e innovazione, diversi aiuti per
sostenere le PMI (servizi innovativi, accesso ai centri di ricerca, varie forme di sostegno), le
spese per attività di R&S nei centri di ricerca e per infrastrutture tecnologiche specifiche, lo
sviluppo di potenziale umano, soprattutto post-diploma e post-laurea.
•
Società dell’Informazione, che incide per il 15% del totale e include in primo luogo spese per
la diffusione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, seguite da quelle per
servizi e applicazioni ai cittadini (sanità on-line, e-government, e-learning, reti, ecc.) e da
diversi aiuti per sostenere la diffusione di servizi e applicazioni basati sull'ICT nelle PMI.
•
Imprenditorialità, che ha una dotazione pari all'11% destinata ai servizi di sostegno avanzato
a imprese singole e a gruppi di imprese e alla creazione di nuove imprese;
•
Capitale umano, che incide per circa il 5% e prevede interventi diretti alla formazione
permanente dei lavoratori, alla riorganizzazione del lavoro in maniera più produttiva, allo
sviluppo di vari servizi formativi e di accompagnamento a ristrutturazioni settoriali.
Utilizzando tale classificazione, la dotazione finanziaria destinata dai Programmi Operativi italiani
2007-2013 alle tematiche della Ricerca e Innovazione per le quattro regioni dell'Obiettivo
Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) ammonta a 14.293 milioni di euro, pari al 24% di
tutta la programmazione comunitaria del periodo 2007-2013 e al 60% della dotazione complessiva
solo per R&I. Si tratta di una dotazione finanziaria veramente rilevante, che deriva per quasi la metà
dai Programmi Operativi regionali delle quattro regioni (oltre 6700 milioni di euro), per oltre il 40%
dal PON Ricerca & Competitività (quasi 6.000 milioni di euro) e per un'altra quota (circa 1.300
milioni di euro) da altri Programmi Nazionali e Interregionali (es. POI Energia).
30
Rapporto “Migliorare le politiche di ricerca e innovazione per le regioni”, Dipartimento per lo Sviluppo e la
Coesione Economica del Ministero per lo Sviluppo Economico, 30.04.2009
50
1.5.2 Altre risorse disponibili
A queste risorse, di interesse diretto o indiretto per il Laboratorio, si aggiungono le risorse dei
Programmi Operativi nazionali e regionali destinate ai settori applicativi più rilevanti per il
Laboratorio e i suoi partner e, quindi, in primo luogo:
•
Utilities (acque, rifiuti) e Energia (investimenti in energie alternative, efficienza e risparmio
energetico): gli interventi sono supportati dai Programmi Operativi Regionali FESR anche in
sinergia con il Programma Operativo Interregionale “Energia rinnovabile e risparmio
energetico” (POI Energia);
•
Trasporti (miglioramento delle reti e sistemi di trasporto urbano, locale e regionali e di
collegamento extra-regionale): gli interventi sono supportati dai Programmi Operativi
Regionali FESR anche in sinergia con il PON Reti e Mobilità;
•
Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita: i Programmi Operativi Regionali FESR
prevedono interventi destinati a migliorare la qualità dei servizi socio-sanitari per garantire,
oltre il contenimento della spesa, una reale attuazione di una rete di livelli essenziali di
prestazioni. Tali programmi vedono l'innovazione tecnologica e organizzativa come uno
strumento per rispondere a nuovi bisogni di cure sanitarie e di benessere sociale.
Ovviamente non è immediato distinguere la quota di risorse dei vari Programmi Operativi
potenzialmente destinata a stimolare la domanda di tecnologie ICT innovative anche se, dal
contenuto dei programmi, questa è sicuramente presente. Ad esempio, nel contesto dei PO
Regionali, questi ambiti di intervento ricadono in Assi Prioritari dei POR FESR che sono fortemente
diversificati al loro interno: Asse Energia e Ambiente, Asse Reti e Mobilità, Asse Inclusione Sociale.
D'altra parte, tali Assi assorbono una quota rilevante di risorse, complessivamente pari a circa la
metà dei POR (indicativamente, è intorno al 20% per l'Asse Energia e Ambiente e per l'Asse Reti e
Mobilità e intorno al 10% per l'Asse Inclusione Sociale). Da ciò si comprende che anche solo una
frazione di pochi punti percentuali di tale dotazione finanziaria può essere determinante per
stimolare una domanda di innovazione ICT e costituire uno sbocco di mercato per le tecnologie
sviluppate dal Laboratorio.
1.5.3 Quadro regionale per Calabria, Puglia e Sicilia
Il quadro generale è puntualmente confermato e, per alcuni aspetti, amplificato, per le tre regioni
Calabria, Puglia e Sicilia. In particolare, per quanto riguarda i Programmi Operativi Regionali, la
dotazione per la R&I nelle tre regioni di interesse per il Laboratorio è pari a:
•
circa 1.760 milioni di euro in Puglia,
•
poco meno di 1.700 milioni di euro in Sicilia
•
quasi 1.000 milioni di euro in Calabria
Inoltre, la distribuzione dei programmi regionali evidenziata nel grafico seguente, conferma che le
risorse direttamente dedicate alla Ricerca e Innovazione sono intorno al 60% del totale delle risorse
per l'Innovazione. Le altre componenti sono quelle dedicate a: Capitale Umano, inclusa l'alta
formazione; Imprenditorialità, inclusi gli investimenti industriali, la creazione di impresa e i servizi,
51
sia per imprese singole che associate; la Società dell'Informazione, incluso il sostegno ai programmi
di e-government a livello regionale e alle imprese.
Figura 13 Risorse dedicate all’innovazione nei PO per macro-categoria (Valori assoluti,
totale risorse del programma)
Per un maggiore dettaglio, è utile richiamare rapidamente il contributo dei POR FESR delle tre regioni
che costituiscono la principale fonte di risorse di RSTI e anche di opportunità regionali per il
Laboratorio.
La tabella seguente riepiloga le risorse allocate sull'Asse Ricerca e Società dell'Informazione e
sull'Asse Sviluppo Imprenditoriale31 . Le risorse dirette alla ricerca e all'innovazione (incluso la società
dell'informazione) sono oltre 1200 M€ e sono percentualmente molto importanti in Calabria e Puglia
(oltre il 10% della dotazione del programma).
ASSI PRIORITARI
Ricerca scientifica, innovazione tecnologica e
società dell'informazione
Sviluppo imprenditoriale e competitività dei
sistemi produttivi locali
TOTALE POR FESR
CALABRIA
%
SICILIA
%
PUGLIA
%
299.824.005 10%
326.980.256
5%
581.000.000
11%
419.753.607 14%
850.148.664
13%
520.000.000
10%
6.539.605.100 100%
5.238.043.956
100%
2.998.240.052 100%
Tabella 3 Risorse POR FESR 2007-2013 su RSTI, società dell'informazione, sviluppo imprenditoriale
31
Gli Assi Prioritari di riferimento sono: Asse I e Asse VII per la Calabria, Asse I e Asse VI per la Puglia,
Asse IV e Asse V per la Sicilia
52
Dal punto di vista della tipologia di interventi di Ricerca e Innovazione, possiamo rilevare i seguenti
orientamenti comuni, seppure con delle differenze, alle tre regioni.
•
Interventi sulle strutture e reti per l’offerta di ricerca e il trasferimento tecnologico: sono
previsti sia incentivi per servizi innovativi e progetti di ricerca destinati alle imprese
nell'ambito di Distretti Tecnologici, reti regionali di Laboratori, Poli di Innovazione sia un
sostegno ai soggetti che animano tali aggregazioni. E' rilevante segnalare il caso della
Calabria che ha avviato un programma di creazione e rafforzamento dei Poli di Innovazione
regionali con una dotazione di 5 M€ per Polo (destinata ad infrastrutture e spese di
gestione). L'intervento prevede l'individuazione di un soggetto gestore e della rete di
imprese aderenti al Polo. Tali imprese potranno usufruire dei servizi offerti dal gestore del
Polo a tariffe di costo e, inoltre, di risorse regionali a loro dedicate per progetti di ricerca
industriale e servizi innovativi (previsti 50M€). Il centro di competenze ICT-SUD, partner del
Laboratorio, si candida come soggetto gestore del Polo ICT e la maggior parte delle imprese
calabresi del Laboratorio aderisce al Polo ICT o ad altri Poli (ad es. quello della logistica).
•
Sostegno ad investimenti integrati di imprese singole: una parte importante delle risorse è
canalizzata verso interventi integrati di industrializzazione, ricerca, innovazione, servizi e
formazione. La Puglia e la Calabria hanno già attivato e realizzato bandi PIA (Pacchetti
Integrati di Agevolazione) nel 2008, 2009 e 2010 con una dotazione consistente (circa 100
M€ in Puglia, circa 60M€ in Calabria che ha recentemente lanciato la seconda edizione del
bando).
•
Sostegno ad investimenti integrati di aggregazioni di imprese: per favorire la cooperazione
fra imprese e lo sviluppo di cluster innovativi, sono previsti interventi integrati (sullo stile dei
PIA) rivolti però a aggregazioni di imprese: La Puglia e la Calabria hanno attivato strumenti
specifici (Contratti di Investimento in Calabria e Contratti di Programma in Puglia) con bandi
attivati nel 2008 e 2009, con circa 160 M€ in Puglia, destinati anche ad aggregazioni di
Grandi Imprese e PMI, e con circa 30M€ in Calabria destinati solo alle PMI.
•
Attrazione di imprese dall'esterno: tutte e tre le regioni prevedono un sostegno diretto a
questa azione. La Puglia ha lanciato un Avviso diretto a GI e medie imprese nel 2009 con una
dotazione di 130M€ e la Calabria dispone di circa 20M€ per questa linea specifica.
•
Sostegno alla creazione di imprese innovative: il supporto alla creazione di impresa è previsto
sia nell'Asse Ricerca che nell'Asse Sviluppo Imprenditoriale. In Calabria è previsto un PIA
destinato alle nuove imprese e un programma di accompagnamento alla creazione di spinoff (Programma Giovani Talenti - 12 M€). Analoghi strumenti sono previsti in Sicilia e Puglia.
Dal punto di vista della tipologia di interventi orientati alla Società dell'Informazione, possiamo
rilevare i seguenti orientamenti:
•
ICT per le imprese: gli interventi diretti alle imprese prevedono il sostegno ad una domanda
qualificata di ICT. Ad esempio, in Calabria, gli interventi in programma prevedono
investimenti all’interno di reti di imprese, per l’implementazione di piattaforme di ebusiness, di ambienti e strumenti e sistemi avanzati. Simili interventi sono previsti dal POR
FESR Sicilia. Un altro interessante esempio di intervento è dato, in Puglia, dai “Living Lab” che
puntano a stimolare l'interazione tra domanda, tecnologia e offerta al fine di intercettare le
esigenze dell’utenza e trasformarle in soluzioni innovative da immettere sul mercato.
•
ICT per la PA e e-health: è significativo richiamare alcuni interventi già attivati o in corso di
attivazione nelle tre regioni: si tratta sempre di interventi caratterizzati da una forte
domanda potenziale di tecnologie ICT innovative per la realizzazione di servizi complessi. In
Calabria sono in corso di realizzazione tre interventi (circa 20M€) per il Sistema informativo
53
dell'amministazione regionale (SIAR), per il potenziamento del sistema di e-government
regionale del POR Calabria e per il Sistema Informativo Sanitario Regionale (i primi due in
fase di completamento). In Puglia è previsto il finanziamento per circa 60M€ di nuovi servizi
di e-government nella PA locale (con progetti presentati dalle Aree Vaste). In Sicilia, sono
stati previsti vari interventi riguardanti il potenziamento dei sistemi informativi nei settori
territorio, beni culturali, sanità industria, lavoro (per circa 60M€).
Nel complesso, l'avanzamento degli impegni finanziari su queste linee di intervento è ancora
relativamente limitato rispetto alla disponibilità finanziaria complessiva: di conseguenza, nel
prossimo quinquennio 2011-2015 (ovvero fino alla data ultima di spesa del periodo di
programmazione comunitaria 2007-2013) saranno disponibili ingenti risorse anche per finanziare la
domanda di ricerca, innovazione e ICT da parte delle imprese e della PA locale.
Dal punto di vista della domanda ICT innovativa nei settori Energia, Trasporti e Sanità, rispetto alle
considerazioni svolte nel precedente paragrafo, è opportuno aggiungere solo una quantificazione
della dimensione complessiva dei tre relativi Assi Prioritari (Asse Energia e Ambiente, Asse Trasporti,
Asse Inclusione Sociale) che nelle tre regioni è mediamente pari alla metà del budget dei tre PO (pari
a 14,7 miliardi di euro). Una percentuale di tali risorse, come già detto, potrà alimentare opportunità
di ricerca e di mercato per il Laboratorio e per i suoi partner.
1.6 Vincoli e opportunità
La sezione mette in evidenza vincoli e opportunità di carattere socio-economico e di mercato,
tecnologici e normativi, che derivano dal contesto nel quale si colloca il Laboratorio, da un punto di
vista globale, nazionale e territoriale e le opportunità che scaturiscono dalle attuali politiche europee
per la Ricerca e l’Innovazione.
1.6.1 Vincoli e opportunità nel contesto globale
NEL CONTESTO GLOBALE
Per il 2011, le previsioni indicano una crescita
contenuta e differenziata fra le varie aree (Europa,
USA, paesi emergenti) che comunque non recupera
ancora la pesante battuta d'arresto subita nel 2009.
In una situazione di debolezza del mercato, le
priorità di spesa IT delle imprese (sia a livello globale
che nazionale) sono state orientate all'incremento
dell'efficienza aziendale e dell'efficacia organizzativa
e commerciale (Assinform 2010).
OPPORTUNITA'
DI MERCATO
SOCIO-ECONOMICI E DI MERCATO
VINCOLI
Nuove opportunità di mercato per le tecnologie più
evolute derivano dal crescente interesse per un impiego
strategico delle tecnologie IT per introdurre nuovi
prodotti e servizi e migliorare il coinvolgimento dei
clienti
(rilevazione “Analytics reports InformationWeeks 500”, su
500 grandi aziende, settembre 2009).
54
TECNOLOGICHE
Da un punto di vista tecnologico, lo scenario sembra
favorevole per i temi di competenza del Laboratorio in
Rete.
Un'indagine di Gartner EXP su circa 1.600 Chief
Information Officer (CIO) di 21 Paesi, conferma
l'attenzione verso la razionalizzazione delle infrastrutture
ICT (più agili, performanti e misurabili nei miglioramenti) e
verso le nuove tecnologie del Web, le Architetture
Service-Oriented (SOA) e la Business Intelligence (BI).
Le priorità sarebbero nell'ordine: Virtualizzazione, Cloud
computing, Web 2.0, Comunicazione (rete, voce, dati),
Business Intelligence (BI) e strumenti analitici, Tecnologie
per la mobilità, Gestione e archiviazione dati e documenti,
Applicazioni e architetture service-oriented (SOA),
Sicurezza, IT management.
DI MERCATO
L'evoluzione del mercato verso una maggiore complessità
rappresenta una opportunità di medio-lungo periodo e
contemporaneamente un impulso allo sviluppo di
metodologie e strumenti nell'ambito della Service
Innovation.
Come evidenziato al World Economic Forum 2010 di
Davos,
la
spinta
dell'evoluzione
“multipolare”
dell'economia (con il ruolo delle economie emergenti e di
nuovi stakeholders) e del livello di maturità raggiunto
dall'ICT (standard, apertura, affidabilità e facilità d'uso
dell'ICT) sta facendo maturare un nuovo modello di
“ecosistema” di business che arricchisce la tradizionale
visione “lineare” - dalle aziende B2B alle aziende B2C ai
consumatori finali - con l'introduzione di intermediari e di
nuove
forze
del
mercato
(“From global connection to global orchestration. Future
business models for high performance where technology
and the multi-polar world meet” Accenture Institute for
High Performance, World Economic Forum in Davos 2010).
55
1.6.2 Vincoli e opportunità nel settore ICT in Italia
NEL SETTORE ICT IN ITALIA
OPPORTUNITA'
La diffusione delle tecnologie informatiche di base è
ormai consolidata nelle imprese italiane. La citata
rilevazione annuale ISTAT 2010 conferma una elevata
disponibilità di personal computer, reti locali e accesso
a internet.
In Italia, nel settore IT si prevede una velocità di
crescita inferiore a quella europea, in linea con quanto
successo negli scorsi anni e non sufficiente a colmare il
pesante arresto registrato nel 2009 (-8,1% nel settore,
molto più alto della media europea). La debolezza del
mercato IT italiano deriva, almeno in parte, da fattori
strutturali che frenano la domanda e che sono di
particolare rilevanza proprio nelle tre regioni Calabria,
Puglia e Sicilia : ◦ la forte incidenza delle microimprese
che tendono a investire poco in IT; ◦ la bassa quota di
aziende innovatrici; ◦ il basso livello di cooperazione fra
le imprese;◦ il basso livello di apertura sui mercati
internazionali e la limitata capacità di attrazione di
investimenti esterni(si rimanda per maggiori dettagli
alla Parte II dello studio)
Anche da un punto di vista applicativo, emergono
differenze significative fra piccole, medie e grandi
imprese. Fra le imprese con meno di 50 addetti, solo
una impresa su cinque dispone di reti intranet o
extranet ovvero utilizza sistemi ERP e CRM.D'altra
parte, tali sistemi sono utilizzati in modo significativo
nelle imprese con più di 50 dipendenti (in oltre il 50%
delle imprese), senza significative differenze per la
collocazione geografica dell'impresa. A partire dalle
imprese di medio-grandi dimensioni, vi sono
importanti potenziali di crescita per i servizi e le
applicazioni IT più evolute.A conferma di ciò, secondo
uno studio IBM (“Inside the Midmarket: A 2009
Perspective”, indagine su 1.879 imprese con 100-999
dipendenti in 17 paesi), le medie aziende italiane
tendono a concentrare gli investimenti IT, per
potenziare le strategie commerciali e ridurre i costi
operativi, in quattro aree di particolare rilevanza per
lo sviluppo della Service Innovation: Information e
Knowledge Management,
CRM,
collaboration,
compliance.
Da un punto di vista infrastutturale,
emergono
differenze significative in merito alla qualità della
connettività soprattutto rispetto alle piccole imprese
(<50 addetti). Ad esempio, secondo la rilevazione
annuale ISTAT 2010 sull'uso dell'ICT nelle imprese
dell'industria e dei servizi con almeno 10 addetti, per le
connessioni in banda larga si registrano 16 punti
percentuali fra le aziende con oltre 250 dipendenti
(98,2%) e quelle con 10-49 dipendenti (81,8%).
Inoltre, il digital-divide è ancora più marcato nelle
micro imprese e nelle PMI meridionali. Al momento,
questo rappresenta una limitazione per la diffusione di
servizi di elevata complessità ed interattività.
Ovviamente, nel medio periodo, i miglioramenti della
rete potranno incidere favorevolmente sull'aumento
della domanda.
DI MERCATO
La congiuntura economica non favorevole rappresenta
un
primo
vincolo
di
carattere
generale.
In un contesto di ripresa economica europea “graduale
e non uniforme”, l'Italia cresce ancora poco (ancora
intorno all'1% nel 2011).
DI MERCATO
TECNOLOGICHE
DI MERCATO
SOCIO-ECONOMICI
VINCOLI
I settori di maggiore interesse per le imprese del
Laboratorio (energia, sanità, trasporti) sono quelli
che, dal punto di vista della spesa informatica, hanno
tenuto meglio anche nell'anno finora più difficile della
crisi
economica
(2009).
Infatti, il settore delle Utilities e dell'Energia in
particolare, ha registrato un calo limitato al 2% e il
settore della Sanità una contrazione del 3,7%. Anche
il settore dei trasporti ha avuto un calo (-7,7%),
leggermente più contenuto della media (-8.1%).
56
1.6.3 Vincoli e opportunità a livello territoriale
La tabella seguente riporta i principali vincoli ed opportunità caratterizzanti le tre regioni del
Laboratorio (Calabria, Puglia, Sicilia). Ai vincoli derivanti dalle debolezze della struttura produttiva di
queste regioni, tuttavia, si aggiungono altri elementi negativi di carattere generale, meglio sviluppati
nella Parte II.
A LIVELLO TERRITORIALE
Sul piano dell'innovazione, secondo gli indicatori
regionali disponibili a livello europeo (RIS 2009), sono
inoltre numerosi e ben noti gli aspetti negativi:
◦ bassi investimenti in R&S nelle imprese,
◦
basso
numero
di
brevetti
europei,
◦ bassa incidenza occupazionale dei settori
manifatturieri ad alta e medio-alta tecnologia,
◦ limitato numero di imprese che realizzano
innovazioni di prodotto e di processo.
SOCIO-ECONOMICHE E DI MERCATO
Una dotazione infrastrutturale inferiore a quella
nazionale e particolarmente debole per la Calabria
nelle reti per telefonia e telematica (indice 71 su 100
nazionale);
una relativa inefficienza del credito (alto costo del
denaro, mediamente per il credito a breve alle imprese
2 punti percentuali più alto in Calabria, 1 punto in
Puglia); infine, un'alta densità di attività illecite messe
in atto dalla criminalità organizzata (Comuni con
almeno un indicatore di criminalità organizzata sono il
52% in Sicilia, il 43% in Puglia, il 38% in Calabria).
OPPORTUNITA'
Dalla stessa rilevazione RIS 2009 emergono alcuni
elementi favorevoli allo sviluppo di prodotti e servizi
“knowledge intensive” anche nelle tre regioni del
Laboratorio
(Calabria,
Puglia,
Sicilia):
◦ un buon livello di spesa pubblica in Ricerca e
Sviluppo, fattore che conferma lo sviluppo del sistema
pubblico di ricerca e alta formazione (università e enti
pubblici
di
ricerca);
◦ la buona disponibilità di “capitale umano”
qualificato, con elevate percentuali di giovani laureati in
discipline
tecnico-scientifiche;
◦ il buon tasso di innovazioni di carattere organizzativo
e di mercato nelle PMI delle tre regioni;
◦ un buon livello occupazionale in attività riconducibili
ai servizi a elevato contenuto di conoscenza
(Knowledge Intensive Services), in linea con la media
delle
regioni
europee.
(si rimanda per maggiori dettagli alla Parte II dello
studio)
SOCIO-ECONOMICHE E DI MERCATO
SOCIO-ECONOMICI E DI MERCATO
SOCIO-ECONOMICI E DI MERCATO
VINCOLI
Il sistema della ricerca delle tre regioni, in particolare
nel settore delle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione, ha sviluppato relazioni nazionali e
internazionali
di
rilievo.
Questa è una buona opportunità, per il Laboratorio e
per la sua componente industriale, di accedere alle reti
sovra regionali della ricerca e innovazione. D'altra parte,
per i centri e dipartimenti universitari coinvolti, il
Laboratorio può aiutare a migliorare la loro capacità di
autofinanziamento derivante in modo specifico dai
programmi
europei
e
dalle
imprese.
(Un quadro approfondito del sistema scientifico e di
ricerca nelle tre regioni è presentato nella Parte II dello
Studio di Fattibilità).
57
DI MERCATO
A livello regionale, è da segnalare la presenza di
vocazioni territoriali che esprimono numerose
eccellenze, spesso relative ad aree (proto) distrettuali, e
che possono determinare una qualificata domanda di
innovazione tecnologica proprio sui temi del
Laboratorio
in
rete:
◦ in Calabria, il porto di transhipment di Gioia Tauro per
la logistica (ai primi posti europei per il transhipment), il
Distretto agroalimentare di Qualità di Sibari (un
centinaio di imprese associate e principali esportatrici
dei prodotti agroalimentari calabresi), l'area turistica di
Zambrone-Tropea-Capo Vaticano (con una quota
consistente, pari al 30%, di visitatori stranieri);
◦ in Puglia, la presenza di agglomerati di imprese nel
settore dell'aeronautica, nella filiera delle biotecnologie
alimentari e farmaceutiche (Bari e Lecce), nella
meccanica e meccatronica (Bari, in particolare per la
componentistica auto), l'energia (polo di Brindisi) e
ovviamente
la siderurgia (Taranto). Nei settori
tradizionali vanno ricordati, pur se soggetti alla
pressione della concorrenza internazionale, il sistema
murgiano del mobile imbottito, il distretto della
calzatura nel leccese (eccellenze produttive per il
CENSIS).
◦ In Sicilia, le esperienze distrettuali nella
microelettronica (Etna Valley, Catania), della
Meccatronica (Palermo), della Logistica e trasporto
navale. Oltre a vari addensamenti di imprese in settori
tradizionali, il CENSIS individua l'Istituto Mediterraneo
per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione
(ISMETT) di Palermo fra i nodi territoriali
dell'innovazione.
NORMATIVE
Nelle tre regioni del Laboratorio sono attivi programmi
pubblici di particolare rilevanza per lo sviluppo del
Laboratorio
in
Rete.
Come discusso nella Sezione sulle Risorse Regionali
Attivabili, nel prossimo quinquennio sono disponibili
ingenti risorse finanziarie per sostenere direttamente o
indirettamente le attività di ricerca del Laboratorio con
riferimento ai temi della Ricerca e Innovazione, della
Società dell'Informazione e dei principali settori di
interesse del Laboratorio (Energia, Trasporti, Sanità).
Si stima una dotazione finanziaria superiore a 4,4
miliardi di euro. Inoltre, tutti i programmi tendono a
favorire lo sviluppo di reti di imprese e di partenariati
pubblico-privati fra domanda e offerta di ricerca e
innovazione.
58
1.6.4 Opportunità nel quadro delle politiche europee per la ricerca e
l'innovazione
Il quadro delle politiche e dei principali programmi europei è particolarmente favorevole alla
diffusione delle tecnologie abilitanti e, in particolare, allo sviluppo dell'innovazione basata sulle
tecnologie ICT, come emerge dalla seguente tabella:
NEL QUADRO DELLE POLITICHE EUROPEE PER LA RICERCA E L'INNOVAZIONE
OPPORTUNITA'
7° Programma Quadro europeo per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico (7FP):
le tematiche della Service Innovation nel contesto dello sviluppo dell'Internet del Futuro trovano una forte corrispondenza
nelle priorità del 7FP e in particolare nella “Challenge 1: Pervasive and trusted network and service infrastructures” e, con
riferimento ai settori applicativi di maggiore interesse, anche su temi correlati alla Challenge 4: Technologies for digital
content and languages, Challenge 5: ICT for health, ageing well, inclusion and governance, Challenge 6: ICT for a lower
carbon economy.
Piattaforme Tecnologiche Europee (PTE):
come discusso nella Sezione sulla vocazione internazionale del Laboratorio, questo può avvalersi di una forte sinergia con
l'iniziativa NESSI - Networked European Software and Services Initiative che già da alcuni anni affronta le sfide del “Future
Internet” e in particolare i temi degli. “smart and adaptable services” .
Oltre ad essere temi del tutto coerenti con quelli del Laboratorio, diversi promotori della Rete (Engineering, DaisyNet,
Università di Palermo, Università di Catania, Università della Calabria) sono già coinvolti, sugli stessi temi, nell'iniziativa NESSI
Partenariato Pubblico-Privato per l’Internet del Futuro (IF-PPP):
nel contesto dell'iniziativa strategica europea per sostenere i nuovi servizi dell'Internet del Futuro, il modello del
Laboratorio (partenariati fra più attori ICT e dei vari settori; apertura a più ambiti tecnologici; interesse per i settori della
sanità, mobilità, energia) può svolgere un ruolo significativo.
(“Un partenariato pubblico-privato per l’internet del futuro” IF-PPP, Comunicazione COM(2009)479 definitivo)
La sezione sulla vocazione internazionale del Laboratorio fornisce ulteriori elementi a questo proposito.
ICT4EE
Il Forum ICT for Energy Efficiency (ICT4EE), sulla base della Raccomandazione SEC(2009) 1315 “on mobilising Information and
Communications Technologies to facilitate the transition to an energy-efficient, low-carbon economy”, ha attivato dei
gruppi di lavoro europei che svilupperanno una roadmap su Green ICT, ICT per abilitare l'efficienza energetica in altri settori,
Politiche e tecnologie per il futuro
L'Unione Europea sostiene, inoltre, la diffusione dell'ICT negli stati membri attraverso:
◦ la diffusione di standard, e non più di sole linee guida, nella gestione delle P.A., nei contratti, nella protezione dei dati e
nella sicurezza, nella definizione dei profili professionali; questo aumenterà l’opportunità di internazionalizzazione dei
prodotti e dei servizi software;
◦ la diffusione di connessioni ad alta velocità che aprano la strada a servizi innovativi.
◦ la riduzione del "digital-divide" delle imprese, soprattutto delle PMI, sia in termini di e-readness, cioè infrastrutture ICT e
formazione del personale, ma anche in termini di e-activity e quindi in termini di software e processi per l'inter-firm
networking.
59
Parte 2 - Caratteristiche e peculiarità del sistema regionale della
domanda e dell’offerta di ricerca e innovazione
2.1 Il quadro macroeconomico
Il sistema economico nelle tre regioni Calabria, Puglia e Sicilia riflette le principali criticità tipiche
delle aree in ritardo di sviluppo (struttura produttiva regionale debole e frammentata, bassi tassi di
crescita e produttività, tassi di disoccupazione elevati, carenza e scarsa qualità delle infrastrutture
materiali e immateriali) anche se con intensità diverse e alcune significative differenze.
La popolazione complessiva delle tre regioni si è attestata nell'ultimo quinquennio su un livello di
oltre 11 milioni di abitanti (oltre 2 milioni in Calabria, 4 in Puglia, 5 in Sicilia) con una quota
complessiva pari al 18,5% sul totale Italia e al 53,4% sul Mezzogiorno.
Il confronto dei principali indicatori economici segnala ancora un ritardo di sviluppo dell'economia
delle tre regioni rispetto alle altre aree italiane.
Nel 2009, il Prodotto Interno Lordo (PIL) reale complessivo delle tre regioni era pari al 12,4% del PIL
italiano (Calabria 2,2%, Puglia 4,5%, Sicilia 5,7%) e al 52,3% per cento di quello del Mezzogiorno.
Nel decennio (2000-2009), le tre regioni hanno avuto un andamento differenziato: la Sicilia e la
Calabria hanno registrato un leggero incremento della crescita media annua (+0,2%), superiore a
quella del Mezzogiorno e in linea con quella italiana (+0,2%). La Puglia, dopo un andamento
altalenante con una fase critica nel 2001-2005 e una successiva ripresa, si attesta nel 2000-2009 su
una flessione del -0,4% del PIL. Anche il PIL procapite segue questo andamento e nel 2009 è pari al
67% di quello medio nazionale per la Calabria, al 66,2% per la Puglia e al 67,5% per la Sicilia.
Nel 2008-2009, la crisi determina una sensibile flessione del PIL nelle tre regioni, pari al 5% in Puglia
(in linea con il dato nazionale) e più contenuta in Calabria (-2,3%) e Sicilia (-2,7%) sia rispetto alla
media del Mezzogiorno che a quella nazionale. Questo affievolimento dell'impatto della crisi, in
parte dovuto al peso importante di settori (terziario e pubblica amministrazione) meno direttamente
esposti alle turbolenze dei mercati internazionali, certamente non è garanzia di una favorevole uscita
dalla crisi per le due regioni.
La struttura produttiva delle tre regioni è caratterizzata da una maggiore presenza del settore dei
servizi (Calabria 78,9%, Puglia 74,4%, Sicilia 80,6%) e dell’agricoltura (>4,2%) rispetto alla media
italiana (servizi 72,6%, agricoltura 2,6%). Il settore dell'industria in senso stretto è molto debole in
Calabria (8,7%) rispetto alla media del Mezzogiorno (12,8%) e dell'Italia (19,4%) e debole anche in
Sicilia (10,3%) mentre in Puglia (13,9%) è più vicino al dato nazionale e superiore al valore del
Mezzogiorno.
Tutti i settori hanno subito una diminuzione del valore aggiunto rispetto al 2008 (in primo luogo il
comparto industria in senso stretto, quindi l'agricoltura e le costruzioni). Il settore dei servizi è quello
che registra la diminuzione più contenuta, maggiore in Puglia a fronte anche di una più ampia
presenza dei servizi alle imprese (-1,2% in Calabria, -0,6% in Sicilia e -3% in Puglia).
60
La produttività (prodotto interno lordo a valori concatenati per unità di lavoro) nel periodo 20002009 diminuisce nelle tre regioni con un tasso medio annuo in linea con l'andamento del
Mezzogiorno e dell'intero Paese (con una diminuzione poco più alta in Calabria).
L'export verso l'estero, evidenzia un limitato grado di apertura delle tre regioni, anche se con delle
significative differenze. La capacità di esportare (percentuale di esportazioni sul PIL) è molto bassa in
Calabria (0,9%) mentre in Puglia (8,4%) e Sicilia (7,3%) è allineata ai valori medi del Mezzogiorno
(8,5%) anche se ancora distante dalla media nazionale (19,1%). Anche quantitativamente le
esportazioni verso l'estero della Calabria sono decisamente modeste (0,1% di quelle italiane nel
2009), con una debole dinamica di crescita nel periodo 2000-2009 (0,4%) quasi la metà di quella del
Mezzogiorno (0,7%) e 1/3 di quella media nazionale (1,2%). Le esportazioni della Puglia e della Sicilia
sono maggiori (rispettivamente 2% e 2,2% del totale italiano nel 2009), con una dinamica negativa
per la Puglia (-0,4%) e positiva per la Sicilia (1,6%) nel periodo 2000-2009.
Le esportazioni calabresi sono in diminuzione anche nel primo semestre 2010 contrariamente alla
ripresa registrata sia nel Paese (+12,6%) che nel Mezzogiorno (25,6%) mentre Puglia e Sicilia, dopo
una forte flessione nel 2009, segnano una ripresa nel primo semestre del 2010 (+20% Puglia, +40,8%
Sicilia) superiore a quella del Paese e, per la Sicilia, anche a quella del Mezzogiorno.
E' diversificata anche la composizione delle esportazioni. I prodotti alimentari e bevande sono fra i
principali prodotti esportati dalla Calabria, insieme a macchinari e apparecchi, mezzi di trasporto e
sostanze e prodotti chimici. La Puglia esporta soprattutto prodotti in metallo, meccanici,
farmaceutici, cuoio e pelli. L'export siciliano è per il 70% legato ai prodotti petroliferi, senza i quali la
dinamica 2000-2009 sarebbe negativa.
INDICATORI
PIL per abitante (a prezzi correnti) 2009
PIL per abitante (valori concatenati) 2009
PIL per abitante (valori concatenati, variazione percentuale media) 2000-2009
PIL (valori concatenati, variazione percentuale) 2008-2009
PIL (valori concatenati, variazione percentuale media) 2000-2009
Valore Aggiunto Servizi (valori concatenati, percentuale su VA totale), 2009
Valore Aggiunto Industria (valori concatenati, percentuale su VA totale), 2009
Valore Aggiunto Costruzioni (valori concatenati, percentuale su VA totale), 2009
Valore Aggiunto Agricoltura (valori concatenati, percentuale su VA totale), 2009
Produttività (*) (valori concatenati, variazione percentuale media) 2000-2009
Importazioni nette /PIL (valori correnti, percentuale), 2007
Capacità di esportare (esportazioni / PIL, percentuale) 2009
Esportazioni di beni (valori a prezzi correnti, milioni di euro) 2009
Esportazioni di beni 2009 – percentuale su totale nazionale
CALABRIA PUGLIA SICILIA
16.898
13.179
0,2
-2,3
0,2
78,9
8,7
6,3
5,7
-0,3
30,2
0,9
321
0,1
16.711
13.233
-0,5
-5,0
-0,4
74,4
13,9
6,5
5,0
-0,1
18,2
8,4
5.739
2,0
17.045
13.631
0,2
-2,7
0,3
80,6
10,3
4,9
4,2
0,1
26,7
7,3
6.317
2,2
MEZZOGIORNO
17.324
13.688
-0,2
-4,3
0,0
77,1
12,8
5,8
4,2
0,0
21,2
8,5
30.651
10,6
ITALIA
25.237
20.043
-0,5
-5,0
0,2
72,6
19,4
5,3
2,6
-0,2
1,3
19,1
290.113
100,0
(*) Calcolata come il rapporto tra il Pil a valori concatenati e le unità di lavoro totali.
Tabella 4 Principali indicatori economici per le tre regioni (Quaderno Strutturale Territoriale 2009.
Dati ISTAT)
61
E' limitata anche la capacità di attrazione delle tre regioni. I flussi degli Investimenti Diretti Esteri
(IDE) nel periodo 2001-2005 (Osservatorio Siemens 200732) sono tra i più bassi delle regioni italiane
(0,02% in Calabria, 0,07% in Puglia, 0,01% in Sicilia in percentuale sul PIL), senza sostanziali variazioni
rispetto ai periodi precedenti. Per confronto, in Campania sono superiori di un ordine di grandezza
(0,27%) e in continua crescita dal 1998. Anche l'analisi dei fattori chiave33 che identificano la capacità
attrattiva di un territorio posiziona le tre regioni negli ultimi posti, seguite solo dal Molise.
L'occupazione nel 2009 diminuisce nelle tre regioni ed è pari al 43,1% in Calabria, al 44,9% in Puglia e
al 43,5% in Sicilia, a fronte del 44,7% nel Mezzogiorno e del 57,5% in Italia, ed è in ulteriore calo nel
primo semestre del 2010. In Calabria e in Sicilia, in accordo con il dato nazionale, il calo
dell'occupazione ha riguardato in maniera più intensa i lavoratori con bassi livelli di istruzione (fino
alla scuola media) mentre in Puglia la diminuzione ha riguardato in misura maggiore i laureati. Si
registra anche un progressivo peggioramento del tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni).
Altri elementi di rilievo per lo sviluppo delle tre regioni sono: la dotazione di infrastrutture (l'indice
generale di infrastrutture economiche 2007 è regredito per Calabria e Sicilia rispetto al 2001 e, fatto
100 per l'Italia, è pari a 78 per la Calabria, 95 per la Puglia, 90 per la Sicilia) con ancora carenze
importanti nelle strutture e reti per telefonia e telematica in Calabria (indice pari a 71, mentre è
superiore a 100 per Puglia e Sicilia); una relativa inefficienza del credito (alto costo del denaro,
mediamente per il credito a breve alle imprese 2 punti percentuali più alto in Calabria, 1 punto in
Puglia); infine, un'alta densità di attività illecite messe in atto dalla criminalità organizzata34 (Comuni
con almeno un indicatore di criminalità organizzata sono il 52% in Sicilia, il 43% in Puglia, il 38% in
Calabria).
In sintesi, il contesto territoriale è caratterizzato da numerosi vincoli socio-economici ma, come
vedremo brevemente nel seguito, anche da buone potenzialità derivanti dalla dotazione di beni
ambientali e culturali, da varie eccellenze produttive e da una crescente presenza di capitale umano
qualificato.
32
“Osservatorio Siemens 2007 per migliorare l'attrattività positiva del sistema Italia” - Siemens e Ambrosetti,
2007
33
La ricerca “Gli indicatori e le politiche per migliorare il sistema Italia e la sua attrattività positiva”, Siemens e
Ambrosetti 2003, individua degli specifici indicatori per i seguenti Fattori Chiave: immagine e reputazione,
cultura pro-business, capitale tecnologico innovativo, infrastrutture tecnologiche avanzate, maturità del
sistema industriale, benessere economico, sistema amministrativo, capitale umano, sistema educativo
formativo, sistema finanziario, fiscalità incentivi, sistema giudiziario.
34
CENSIS “44° Rapporto sulla situazione sociale del Paese – 2010”, Dicembre 2010
62
2.1.1 Le caratteristiche dei sistemi regionali
Il tessuto produttivo delle regioni Calabria, Sicilia e Puglia presenta, come è noto, un’accentuata
polarizzazione sulla classe delle piccole e piccolissime imprese. L’universo delle micro imprese (al di
sotto dei 10 addetti) rappresenta oltre il 96% della struttura demografica imprenditoriale
dell'industria e dei servizi nelle tre regioni (94,6% in Italia): La dimensione media delle imprese
calabresi (2,6 addetti) è inferiore a quella media del Mezzogiorno (3 addetti) mentre Puglia e Sicilia
sono in linea con la media dell'area. Anche la distribuzione degli addetti per classi dimensionali segue
lo stesso andamento.
INDICATORI
Imprese attive 2008
Densità imprenditoriale (imprese per 1000 abitanti) 2008
Dimensione media delle imprese (addetti/imprese) 2008
Addetti totali alle unità locali delle imprese (valori in migliaia) 2008
Investim. imprese innovative almeno 10 dipend. (%PIL) 2002-2004
Spesa R&S intra-muros delle imprese (% su totale nell'area) 2008
CALABRIA PUGLIA SICILIA MEZZOGIORNO ITALIA
114.858
254.431
278.451 1.268.980 4.514.022
57,2
62,4
55,3
60,9
75,4
2,6
3,0
2,9
3,0
4,0
320
844
874
4.133
17.875
0,2%
0,5%
0,8%
2,2%
8,8%
23,4%
24,4%
30,2%
52,7%
Tabella 5 Dimensioni e caratteristiche delle imprese (Fonte: ISTAT 2008 per imprese, addetti, R&S;
CIS 2004 per imprese innovative)
E' un sistema che investe poco in innovazione. Secondo la Community Innovation Survey 200435 (CIS
2004), nell'insieme delle tre regioni, circa 1/5 delle imprese con almeno dieci dipendenti aveva
introdotto un'innovazione di qualsiasi tipo nel periodo 2002-2004, mentre erano quasi una su tre a
livello nazionale. Inoltre, le stesse imprese “innovatrici” avevano investito poco in innovazione, ben al
di sotto della media nazionale (0,8% del PIL in Sicilia, 0,5% in Puglia e 0,2% in Calabria, 2,2% in
Italia).
Inoltre, come è ben noto, è molto bassa anche la quota di spesa in R&S delle imprese: mentre nel
2008 la spesa media italiana delle imprese in R&S arriva al 52% del totale, in Calabria si ferma ad un
modestissimo 8% mentre Puglia e Sicilia si attestano intorno al 24%, comunque lontani dalla media
nazionale.
A questo dato si aggiunge una generalizzata difficoltà alla cooperazione fra imprese che si manifesta
anche in quelle più innovative. Anche le imprese che hanno effettuato innovazioni, lo hanno fatto in
solitudine: l'indagine CIS 2004 rileva una bassissima attitudine alla cooperazione per la Calabria (0,05
in una scala da 0 a 1) che migliora per Puglia (0,16) e Sicilia (0,18), pur rimanendo molto bassa.
Nei settori ad alta tecnologia, sia manifatturieri che dei servizi, si rilevano delle differenze
significative fra le regioni e fra i territori. In generale, la Puglia e la Sicilia sono più vicine ai valori
medi nazionali, soprattutto nei servizi high-tech, mentre la Calabria accusa ritardi più significativi,
soprattutto nel manifatturiero high-tech.
35
Community Innovation Survey 2004. I dati sono relativi al periodo 2002-2004
http://epp.eurostat.ec.europa.eu
63
Complessivamente, le imprese collocate sulla frontiera tecnologica (HT36) nelle tre regioni sono
comunque ancora in numero limitato (2% delle imprese attive in Sicilia, a fronte del 3% dato medio
nazionale – ISTAT 2006) anche se, nel periodo 2002-2006, mostrano un tasso netto di natalità più
elevato.
In termini occupazionali (RLIS 2008, dati Eurostat 2006) i settori manifatturieri ad alta e medio-alta
tecnologia impiegano il 3,7% della forza lavoro in Puglia (la metà rispetto al dato medio nazionale
pari al 7,4%) che scende al 2,2% in Sicilia e addirittura al 1,3% in Calabria. E' relativamente più alta e
più omogenea la percentuale di occupati nei settori dei servizi ad alta tecnologia che arriva anche al
70% del dato nazionale (3,0% in Italia, 2,2% in Sicilia, al 1,7% in Puglia e 1,3% in Calabria).
Questo dato si riflette anche sul peso relativo delle esportazioni tecnologiche dalle tre regioni, che è
in linea con il valore medio nazionale (9% delle esportazioni totali) per Puglia e Sicilia: è poco
superiore per la Puglia (9,9% delle esportazioni totali della regione) e di poco inferiore per la Sicilia
(8,3%). Per la Calabria (3,7%), il dato è invece ancora sensibilmente inferiore al valore medio
nazionale
Innovatori
efficienza energ
Occupazione
medium-high
tech manifattura
Occupazione KIS
REGIONI
Puglia
L
ML ML
Av ML
Av
L
ML ML
Av
Calabria
L
ML
L
Av
L
ML
L
ML ML ML
Sicilia
L
ML ML
Av ML ML
L
ML ML
Av
L=low ML= Medium-Low Av=Average MH=Medium-High H=High Innovators
Innovatori
efficienza lavoro
Innovatori
organiz / mktg
Innovatori prod /
processo
Brevetti Europei
Collaboraz fra
PMI innovatrici
SME innovatrici
Spesa privata
R&S
Spesa pubblica
R&S
Accesso banda
larga
Formaz continua
Educaz
superiore
In sintesi, il Regional Innovation Scoreboard 2009 (RIS 2009) inserisce la Calabria nel gruppo meno
attivo dei “Low innovators” e Puglia e Sicilia nel gruppo “Medium-low innovators” (penultimo
quintile). Il RIS 2009 misura in termini relativi le performance in innovazione delle regioni europee
sulla base di indicatori misurati a livello regionale che, per alcuni fattori, mostrano delle dinamiche
positive nelle tre regioni.
Av
MH
MH
ML
L
ML
ML
L
L
Av
ML
Av
Tabella 6 Indicatori regionali disponibili RIS 2009 (dati 2006)
Il valore della spesa pubblica in R&S è uno degli indicatori relativi ai cosiddetti “fattori abilitanti”. Per
questo indicatore, le tre regioni sono classificate come “Average innovators” a conferma della
discreta dimensione del sistema pubblico della ricerca. Secondo l'Annuario ISTAT 2010 tale spesa è
pari a 140 milioni di euro in Calabria, 393 in Puglia e 521 in Sicilia. Si tratta di una spesa pubblica
largamente concentrata nelle università (in media per l'85%), con una bassa incidenza delle altre
Istituzioni pubbliche. Per contro, come già ricordato, ad essa corrisponde una quota privata molto
36
L’aggregato High Technology (HT) raggruppa i seguenti codici di attività ATECO 2002: DG24 Fabbric.
prodotti chimici e fibre sintetiche; DL30 Fabbric. macchine per uff., elaboratori; DL32 Fabbric. appar. radiotel. e
app. per comunic.; DL33 Fabbric. appar. medicali, precis., strum. ottici; I 64 Poste e telecomunicazioni; K 72
Informatica e attività connesse; K 73 Ricerca e sviluppo.
64
contenuta (solo 8% per la Calabria, 25% per la Sicilia e 27% per la Puglia) che, a sua volta, è
concentrata quasi interamente sulle imprese (con una presenza appena significativa di altre
Istituzioni private solo in Puglia). Anche la distribuzione del personale di ricerca segue questo
andamento, con una elevata concentrazione nelle università (circa 1400 addetti nel settore pubblico
in Calabria, 4500 in Puglia, 6000 in Sicilia) e una presenza ridotta nel privato (163 addetti nel privato
in Calabria, 1.372 in Puglia, 1646 in Sicilia). Per gli indicatori di output, è sicuramente insufficiente la
capacità di brevettazione che, misurata in termini di domande di brevetto europeo, classifica le tre
regioni come Medium-low innovators. D'altra parte, si deve notare che il numero di domande di
brevetto high-tech, pur essendo contenuto è relativamente più alto e maggiormente in linea con i
valori della ripartizione geografica (valore massimo in Sicilia con 1,7 per mln di abitanti, superiore al
valore del mezzogiorno pari a 1,56).
Allo stesso modo, mentre le tre regioni sono scarsamente innovative con riferimento alla quota di
PMI che effettuano innovazioni di processo e/o prodotto, Puglia e Sicilia vengono classificate come
“Average innovators” per le innovazioni di carattere organizzativo nelle PMI. Infine, confermando la
tendenza già sottolineata, le tre regioni hanno performance relativamente positive con riferimento
alla percentuale di occupati nel settore dei Knowledge Intensive Services (sono nella media europea
come “Average Innovators” sia la Puglia che la Sicilia seguite dalla Calabria come “Medium-Low
Innovator”).
INDICATORI
Spesa R&S intra-muros pubblico totale, incl. Univ. (mln €) 2007
Spesa R&S intra-muros privata totale (mln €) 2007
Addetti R&S settore pubblico, incl. Univ. (Equiv. Tempo Pieno) 2007
Addetti R&S settore privato (Equiv. Tempo Pieno) 2007
Domande di brevetto europeo per milione di abitanti (2007)
Domande di brevetto europeo High-Tech per mln di abitanti (2007)
CALABRIA PUGLIA SICILIA MEZZOGIORNO ITALIA
146.119
391.067
578.593 2.286.477 8.515.082
14.269
163.446
196.688 1.106.661 10.789.277
2.097
6.384
7.830
33.480 124.449
243
1.833
2.175
10.874 114.565
5,2
8,4
12,5
13,1
83,5
0,5
1,24
1,74
1,56
4,26
Figura 14 R&S e brevetti ( ISTAT 2008 R&S; Eurostat 2007 per brevetti)
Vocazioni territoriali e eccellenze. Nonostante le numerose criticità, le tre regioni presentano
vocazioni territoriali che esprimono numerose eccellenze, spesso relative ad aree (proto) distrettuali.
Un rapporto del CENSIS37 individua e analizza i comportamenti e i fattori chiave dello sviluppo di aree
territoriali omogenee che sono eccellenze produttive, di attrazione (turistica, ecc.) o di innovazione.
Secondo il rapporto, in Puglia l'incidenza dei comuni "eccellenti" sul totale dei comuni è più alta della
media mentre scende in Sicilia e Calabria. In queste aree, è molto alto il peso della dinamicità
imprenditoriale e della qualità del capitale umano mentre, fra gli ostacoli allo sviluppo, vengono
percepiti fattori quali la carenza di infrastrutture ma anche la mancanza di collaborazione tra i
soggetti locali. Soprattutto nelle aree di eccellenza produttiva e innovativa, il valore dell'innovazione
e il rapporto con le università e i centri di ricerca sono percepiti come elementi decisivi.
Queste aree sono dunque di particolare interesse per la rete dei Laboratori. Esse costituiscono, in
parte, la base produttiva e di competenze sulla quale è costruita la stessa rete ma, soprattutto, sono
i principali destinatari locali delle proprie attività di ricerca e innovazione, in una logica di
partenariato oltre che di mercato, che la rete dei Laboratori intende sviluppare.
37
“L'Italia dei territori”, CENSIS, Febbraio 2009
65
In Calabria, va ricordato il ruolo del porto di Gioia Tauro (infrastruttura di innovazione, secondo il
rapporto CENSIS) che occupa i primi posti in Europa e nell’area del Mediterraneo38 nella classifica dei
porti contenitori insieme a Rotterdam, Amburgo, Algeciras, grazie alla sua centralità geografica e a
importanti investimenti in infrastrutture e in innovazione tecnologica. La crisi internazionale ha però
determinato un notevole calo del volume di traffico nell'ultimo anno. Il porto sino ad ora ha avuto
deboli ricadute sulle attività di manipolazione delle merci in transito. Si devono però ricordare –
seconda attività per ordine di importanza – la movimentazione e personalizzazione di automobili. da
parte della BLG Automobile Logistics Italia, società del gruppo BLG Brema che opera nel settore
terminalistico container e nella logistica industriale e, dal 2008, di ICOBLG con il gruppo nipponico
NYK per la distribuzione delle Auto Honda.
Con riferimento al settore ICT, nell'area urbana di Cosenza, dagli anni ’80, e in concomitanza con lo
sviluppo dell’Università della Calabria, si è andato sviluppando un sistema di piccole e medie imprese
che costituiscono una specializzazione territoriale che approfondiremo nei successivi paragrafi.
Fra le altre aree di eccellenza, è opportuno ricordare le specializzazioni agroalimentari di Sibari, del
crotonese e del lamentino e l'avvio del Distretto Agroalimentare di Qualità di Sibari (32 comuni, 184
mila ettari di terreno, un centinaio di imprese consorziate, principali esportartici dei prodotti
agroalimentari calabresi) e l’area di Zambrone-Tropea-Capo Vaticano nel vibonese fortemente
vocata al turismo balneare (con una quota consistente, pari al 30%, di visitatori stranieri).
In Sicilia, nell'industria ad alto valore aggiunto, vanno ricordate alcune esperienze “distrettuali”
(almeno cinquanta imprese, con almeno centocinquanta addetti, con un elevato grado di
integrazione produttiva e di servizio) relative al settore ICT (Etna Valley, Catania), della Meccatronica
(Palermo), della Logistica e del trasporto navale (a carattere regionale). Fra le altre aree di rilievo,
sono da ricordare, nell'industria pesante, la produzione di mezzi di trasporto (area di Palermo),
raffinazione petrolifera (Gela e Siracusa), industria chimica, della gomma e della plastica (Messina e
Catania). Nell'industria tradizionale: tessile (area di Messina e della Sicilia centrale), vitivinicoltura,
olivicoltura, pesca e industria ittica (Trapani, Agrigento e Palermo), orticoltura in serra (Ragusa e
Siracusa), estrazione e lavorazione del marmo (Custonaci-Valderice) e lavorazione della ceramica
(Caltagirone e Santo Stefano di Camastra). Nel settore della sanità, lo studio del CENSIS individua
l'Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (ISMETT) di Palermo fra i
nodi territoriali dell'innovazione.
In Puglia, esistono alcune aree / poli di specializzazione connotati da livelli medi e medio alti di
intensità tecnologica. Nell'area di Bari e di Lecce si rileva una concentrazione nello sviluppo di
software. Altre interessanti presenze sono nel settore dell'aeronautica, nella filiera delle
biotecnologie alimentari e farmaceutiche (ancora Bari e Lecce), nella meccanica e meccatronica (Bari,
in particolare per la componentistica auto), l'energia (polo di Brindisi) e ovviamente la siderurgia
(Taranto), In tutti questi settori esistono in Puglia le sedi di alcuni grandi gruppi industriali come IBM,
EDS, Bosch, Getrag, Edison, ENI, Alenia, AVIO, Agusta, FIAT, Gruppo Riva, Aventis, Serono, ecc. Nei
settori tradizionali vanno ricordati, pur se soggetti alla pressione della concorrenza internazionale, il
sistema murgiano del mobile imbottito, con aziende leader a livello internazionale e piccoli e medi
38
AAPA – World Port Rankings 2008. Nel 2008 con 3,4 milioni di TEU, è il porto con la maggiore
movimentazione di container nel mediterraneo.
66
operatori e il sistema del tessile-abbigliamento nel nord barese o il distretto della calzatura nel
leccese (eccellenze produttive per il CENSIS). Infine, il sistema agroalimentare e agroindustriale, in
particolare nell'area di Foggia, effettua investimenti rilevanti anche nella direzione della ricerca e
innovazione tecnologica.
2.1.2 Il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione
Il settore delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (ICT) ha assunto, nelle tre regioni,
un ruolo significativo, sia dal punto di vista quantitativo (numero di imprese, occupazione) che
qualitativo (collegamenti con università e centri di ricerca, partecipazione a reti europee).
Unità Locali
Solo JC
Totale Unità Servizi IT ed
Locali J
altri servizi
informativi
Addetti Unità Locali
Solo JC
Totale
Servizi IT ed
Addetti J
altri servizi
informativi
DIm ensione m edia
Solo JC
Servizi IT ed
Settore J
Tutti i settori
altri servizi
informativi
Calabria
1.622
1.543
6.414
4.861
4,0
3,2
2,6
Puglia
Sicilia
3.291
3.767
3.082
3.513
14.060
15.721
10.324
9.880
4,3
4,2
3,3
2,8
3,0
2,9
Mezzogiorno
18.447
17.241
75.860
52.141
4,1
3,0
3,0
Italia
94.919
89.631
443.903
339.533
4,7
3,8
3,6
Figura 15 Imprese e addetti ICT (Fonte ISTAT 2007)
Complessivamente, nel 2007 nelle tre regioni sono attive oltre 8.000 aziende informatiche con quasi
25.000 addetti (quasi la metà del Mezzogiorno) con una dimensione media di 3 addetti, in linea con
quella del Mezzogiorno ma più bassa di quella media nel settore a livello nazionale (3,8 addetti) (dati
ISTAT).
In Calabria erano attive circa 1600 aziende ICT pari all’1,3% del numero complessivo delle imprese
calabresi. La provincia di Cosenza assorbe il 38,3% delle imprese ICT e del settore, segue quella di
Reggio Calabria (25,9%) e di Catanzaro (19,6%). In termini di addetti, si evidenzia che la provincia di
Cosenza assorbe da sola il 47,2% degli addetti nel solo settore informatico (JC) mentre la provincia di
Catanzaro impiega 788 addetti nel settore telecomunicazioni (JB), il 50,8% del totale regionale. La
dimensione media delle aziende ICT è più alta sia della media regionale che di quella delle aziende
meridionali dello stesso comparto.
La Puglia conta quasi 3300 aziende ICT attive pari al 1,2% delle aziende pugliesi e circa 14.000
addetti. In provincia di Bari gli addetti sono vicini a 9000 unità e a Lecce sono circa 2000, per oltre ¼
in nel sotto-settore telecomunicazioni e per la restante parte nel sotto-settore informatico.
Abbastanza uniforme la presenza di aziende ICT nelle altre province. Anche in Puglia le aziende IT
tendono a essere un poco più grandi della media (3,3 addetti contro una media regionale per tutti i
comparti di 3,0 e una media nel Mezzogiorno pari a 3,0).
In Sicilia gli addetti nelle aziende ICT sono oltre 15.600 in poco meno di 3.800 imprese. Sono Palermo
e Catania le province con la maggiore presenza di imprese ICT (ciascuna con oltre 900 unità e
rispettivamente 6200 e 3400 addetti). Segue la provincia di Messina con 1700 addetti e oltre 500
unità. In media le aziende siciliane sono più piccole di quelle meridionali, fatta eccezione per le
imprese IT e TLC della provincia di Palermo. Tali valori sono chiaramente riportati nell'appendice allo
studio di Fattibilità, "Dati Statistici" , nelle tabella "Imprese e addetti ICT per province"
67
Aree di specializzazione ICT. Sono presenti nelle tre regioni delle aree con una maggiore
concentrazione di attività ICT che, tra l'altro, risultano radicate da oltre un decennio e, sempre, in
concomitanza con la presenza di un'articolata offerta locale di ricerca e alta formazione nel settore.
Con riferimento al settore J “Servizi di Informazione e Comunicazione” e alle sue due articolazioni nei
sotto-settori delle telecomunicazioni (JB “Telecomunicazioni”) e nel settore informatico (JC “Servizi
IT e altri servizi informativi”) è stato elaborato un Coefficiente di Specializzazione39 per i Sistemi
Locali del Lavoro (SLL) regionali che indica se il sistema locale è più (coefficiente>1) o meno
specializzato (<1) rispetto alla media del Paese. Nell'elaborazione sono stati considerati gli SLL con un
numero di addetti almeno pari a 250 per il settore JB e 500 per il settore JC. tali informazioni sono
state ricavate dalla tabella " Specializzazioni ICT e IT per Sistemi Locali del Lavoro (Istat 2007)" che è
possibile visionare nell'appendice "Dati Statistici" annessa allo studio di fattibilità. La tabella mostra i
SLL con un coefficiente di specializzazione maggiore dell'unità nel settore delle telecomunicazioni (JB
“Telecomunicazioni”), nel settore informatico (JC “Servizi IT e altri servizi informativi”) e
complessivamente nel settore J “Servizi di Informazione e Comunicazione”. un coefficiente inferiore
all'unità.
–
In Calabria, un particolare addensamento di imprese, in prevalenza nella forma di società di
capitali, è presente nell'area Cosenza-Rende con la presenza di medie imprese controllate da
gruppi nazionali e numerose PMI territoriali. In questo, è abbastanza evidente l'influenza
positiva avuta dallo sviluppo dell'Università della Calabria in ambito ICT, per la buona
disponibilità di capitale umano e per la capacità di alimentare circuiti di aggiornamento
tecnologico. L'area risulta specializzata sia nel settore informatico che in quello delle
telecomunicazioni. Nel settore delle telecomunicazioni, risalta la forte specializzazione del
SLL di Catanzaro. Anche l'area di Reggio Calabria ha un indice maggiore di 1 per le TLC.
–
In Puglia, il SLL di Bari ha una elevata specializzazione nell'ICT con oltre 6000 addetti in
informatica e telecomunicazioni, per il 60% nel settore IT, e la presenza di varie grandi
imprese di rilievo nazionale e molte medie imprese. Fra le grandi imprese, ricordiamo IBM
che è presente con un centro sviluppo (Java, e-Learning), , Exprivia con una forte presenza in
Puglia, a Bari oltre che a Molfetta. Oltre a Bari, i SLL di Putignano e di Lecce mostrano una
specializzazione rispettivamente nel settore IT e in quello delle telecomunicazioni.
–
In Sicilia è presente una specializzazione nelle telecomunicazioni: il SLL di Palermo conta una
radicata presenza (indice di specializzazione TLC 3,5 e oltre 3200 addetti) e hanno un livello
di specializzazione sopra la media anche i SLL di Catania e Messina. Fra le grandi imprese è
presente a Palermo ITALTEL con importanti attività di sviluppo software. D'altra parte, negli
stessi SLL si registra una presenza importante di attività classificate nel sottosettore
informatico, con un uguale numero di addetti).
39
Il coefficiente di specializzazione CAS di un settore S in un sistema del lavoro A è calcolato come il
rapporto tra la percentuale di addetti del settore S nello specifico sistema A e la quota di addetti totali dello
stesso settore S sul totale degli SLL italiani. Formalmente: CAS =(LAS /LA)/(LS/L) dove L indica il numero di
addetti.
68
2.2 Sistema scientifico e di ricerca di riferimento
Il sistema della ricerca in Calabria, Puglia e Sicilia è basato su una diffusa presenza delle università e
dalla rete dei principali Enti Pubblici di Ricerca. A questi si aggiungono alcuni centri, prevalentemente
di natura pubblico-privata, orientati alla ricerca industriale e al trasferimento tecnologico.
Il settore delle Tecnologie dell'Informazione (IT) ha raggiunto buoni livelli di sviluppo, sia quantitativo
che qualitativo, nelle tre regioni: si riscontra una elevata disponibilità di giovani laureati e una
consistente base di docenti e ricercatori, con alcune riconosciute punte di eccellenza; la capacità di
autofinanziamento potrebbe crescere soprattutto nella direzione dei programmi europei e della
ricerca a contratto, anche attraverso la condivisione e il rafforzamento delle reti di cooperazione
inter-regionali, nazionali e comunitarie.
La presenza di iniziative finalizzate a facilitare e accelerare i processi di trasferimento tecnologico e di
valorizzazione dei risultati della ricerca (distretti tecnologici, centri di competenza tecnologica,
sostegno alla creazione di spin-off dalla ricerca), sia nel settore ICT che in altri settori applicativi di
interesse per la rete della Service Science (energia, trasporti e logistica, sanità), costituisce un
ulteriore importante fattore propulsivo.
Il sistema universitario e l'offerta formativa IT. Nel complesso, il sistema universitario delle tre
regioni ha una dimensione significativa e genera un'offerta di capitale umano che è rilevante anche
nelle aree disciplinari tecnico-scientifiche e, in particolare, nel settore delle Tecnologie
dell'Informazione. Sono presenti 10 università statali, 4 in Puglia (Università di Bari, Politecnico di
Bari, Università di Foggia, Università di Lecce), 3 in Calabria (Università della Calabria, Università
Magna Graecia di Catanzaro, Università Mediterranea di Reggio Calabria), 3 in Sicilia (Università di
Catania, Università di Messina, Università di Palermo). A queste si aggiungono 3 università non statali
(Jean Monet a Casamassima (Bari), Università per Stranieri Dante Alighieri a Reggio Calabria,
Università Kore di Enna).
Nelle dieci università statali, secondo i dati del Rapporto CNVSU-201040, lavorano poco meno di
novemila docenti di ruolo. L'offerta didattica è organizzata su 79 facoltà e conta 715 corsi di studio
(fra corsi di laurea, laurea specialistica e a ciclo unico) e circa 18.000 laureati nel 2009. Sono presenti
7 Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (SMFN) a Bari, Taranto, Lecce, Cosenza, Catania,
Messina e Palermo e 9 di Ingegneria a Bari, Taranto, Lecce, Cosenza, Reggio Calabria, Catania,
Messina, Palermo. Fra le Università non statali, solo l'Università Kore di Enna ha una facoltà di
Ingegneria.
A fronte di questa diffusa presenza, fra il 2000 e il 2007, la quota di laureati in discipline tecnicoscientifiche (dati DPS-ISTAT) aumenta più rapidamente che nel Mezzogiorno e in Italia: è più che
raddoppiata sia in Puglia (da 2,8 a 6,4 laureati per 1000 abitanti) che in Calabria (da 4,2 a 9,6) dove è
nettamente superiore alla media del Mezzogiorno (8,0) e vicina al dato medio nazionale (11,9);
cresce più lentamente in Sicilia dove nel 2007 è comunque pari a 7 laureati per mille abitanti.
40
“Undicesimo Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario” Comitato Nazionale per la Valutazione
del Sistema Universitario, Gennaio 2011 (versione provvisoria)
69
Regione
Calabria
Puglia
Sicilia
Mezzogiorno
Italia
2000
4,2
2,8
3,9
3,8
5,7
2007
9,6
6,4
7
8
11,9
Tabella 7 Laureati in matematica, scienze e tecnologia (per 1.000 abitanti)
Fonte: Rapporto DPS Quaderno Strutturale Territoriale 2010
La crescente disponibilità di capitale umano qualificato nelle discipline tecnico – scientifiche è
dunque un punto di forza delle tre regioni e, in modo particolare, della Calabria che vanta un tasso
molto vicino alla media nazionale.
Nell'anno accademico 2008-2009, corsi di studio attinenti all'informatica41 sono attivi in tutti gli
atenei delle tre regioni, con l'eccezione delle Università di Foggia, Jean Monet e Dante Alighieri, con
oltre ottomila studenti iscritti ai Corsi di Laurea e oltre millecinquecento ai Corsi di Laurea
Magistrale. Nello stesso anno, i laureati sono 457 e i laureati magistrali 184, ripartiti per il 42% in
Puglia, il 31% in Sicilia e il 27% in Calabria. In media, i laureati in discipline attinenti all'informatica
rappresentano il 3,7% del totale dei laureati negli stessi atenei; nelle università di Bari, della Calabria,
di Reggio Calabria e di Palermo la percentuale dei laureati in “informatica” sul totale dei laureati
nell'Ateneo ha un peso relativo leggermente superiore.
41
Sono state considerate le seguenti Classi di Laurea: 9 - Classe delle lauree in ingegneria
dell'informazione; 26 - Classe delle lauree in scienze e tecnologie informatiche; L-8 - Ingegneria
dell'informazione; L-31 - Scienze e tecnologie informatiche. Classi di Laurea specialistica / magistrale: 23/S Classe delle lauree specialistiche in informatica; 24/S - Classe delle lauree specialistiche in informatica per le
discipline umanistiche; 35/S - Classe delle lauree specialistiche in ingegneria informatica; LM-18 – Informatica;
LM-32 - Ingegneria informatica
70
Università
Bari
Bari Politecnico
Salento
Calabria
Catanzaro
Reggio Calabria
Catania
Messina
Palermo
Enna
TOTALE
CdL
CdL Magistrale
CdL Totale
Studenti Laureati Studenti
Laureati
Studenti Laureati
1667
112
298
29
1965
141
1258
71
163
19
1421
90
486
22
126
17
612
39
776
29
311
61
1087
90
545
35
13
3
558
38
652
46
652
46
898
48
330
36
1228
84
274
9
56
0
330
9
1486
84
218
19
1704
103
84
1
84
1
8126
457
1515
184
9641
641
Tabella 8 Corsi di Studio, studenti e laureati classi di laurea attinenti all'informatica (AA. 200809) Fonte: Rilevazioni annuali Nuclei di Valutazione d'Ateneo “Nuclei 2010”
http://nuclei.miur.it/sommario
Dipartimenti universitari. Le tecnologie dell'informazione hanno rilievo anche nelle strutture
dipartimentali degli atenei delle tre regioni e, in particolare, nell'Università di Bari, della Calabria, di
Reggio Calabria, di Catania e di Palermo dove sono presenti almeno otto Dipartimenti, di mediograndi dimensioni, con un'esplicita vocazione informatica. Al 31.12.2009, vi lavoravano 405 docenti e
altri 400 fra assegnisti di ricerca e dottorandi (dati Nuclei di Valutazione).
Gli otto Dipartimenti sono: Dipartimento di Elettronica Informatica e Sistemistica (DEIS) e
Dipartimento di Matematica (DM) dell'Università della Calabria; Dipartimento di Informatica,
Matematica, Elettronica e Trasporti dell'Università di Reggio Calabria; Dipartimento di Informatica
(DI) dell'Università di Bari; Dipartimento di Informatica e Telecomunicazioni (DIT) e Dipartimento di
Matematica e Informatica (DMI) dell'Università di Catania; Dipartimento di Ingegneria Informatica
(DII) e Dipartimento di Matematica e informatica (DMI) dell'Università di Palermo.
Essi coprono diverse aree di competenza che, seppure molto schematicamente, possono essere così
riepilogate:
•
Knowledge management, Machine learning (DEIS e DM Unical, DI UniBA, DINFO UniPA);
•
Software engineering (DI UniBA, UNIPA);
•
Networking, Wireless network, Distributed systems, Service Economics (DIMET, DIT UniCT,
UniPA);
•
Multimedia, Interfacce uomo-macchina, E-learning (DI UniBA, DINFO UniPA, DMI UniPA, DMI
UniCT).
71
Dipartimenti
Personale
DEIS
DM
DIMET
DI
DIT
DMI DINFO DMI
Totale
Unical Unical UniRC UniBA UniCT UniCT UniPA UniPA
Professori ordinari
Professori associati
Ricercatori
Assistenti
Personale docente
14
22
28
9
13
34
56
10
16
17
0
43
8
14
26
1
49
10
9
4
1
24
27
27
35
1
90
4
6
9
0
19
13
19
27
1
60
95
126
180
4
405
64
Assegnisti di ricerca
Dottorandi (1)
di cui con borsa
49
32
16
10
10
9
7
31
24
15
27
20
8
13
8
13
36
30
8
17
13
13
14
10
123
180
130
(1) solo i dottorandi che non sono anche assegnisti di ricerca
Fonte: Rilevazioni annuali Nuclei di Valutazione d'Ateneo “Nuclei 2010” - Dati al 31.12.2009
Tabella 9 Dipartimenti universitari IT, docenti, assegnisti e dottorandi
Anche focalizzandosi sui soli settori INF01 (Informatica) e ING-INF05 (Sistemi di Elaborazione delle
Informazioni), sono complessivamente 185 i docenti nelle tre regioni (il 12% del totale dei docenti
dei due settori).
Dal punto di vista dell'acquisizione di risorse finanziarie, tutti i Dipartimenti considerati mostrano una
capacità maggiore della media, anche se in modo non uniforme per le varie fonti di entrata. In
media, le amministrazioni pubbliche centrali e regionali sembrano essere la fonte più importante (in
larga parte, costituite da Fondi Comunitari gestiti da Regioni e altri Ministeri), le risorse MIUR
finalizzate (es. PRIN, FIRB, FISR) sono la seconda fonte di finanziamento seguite dai programmi
dell'Unione Europea. La tabella seguente presenta le entrate in migliaia di euro, per docente, negli
otto Dipartimenti già considerati. Benché positivo, il dato è inferiore a quello di dipartimenti analoghi
del centro-nord. Le aree nelle quali migliorare la capacità di autofinanziamento sono, senza dubbio:
la partecipazione ai programmi europei di RST e, quindi, le entrate da imprese italiane e le attività
conto terzi derivanti da contratti di ricerca.
ENTRATE
UE
Altre istituzioni pubbliche estere
MIUR (incl. PRIN; FIRB; FISR)
Pubbl. Amm. Centrale e Locale
EPR italiani
Imprese italiane
Privati no-profit italiani
Privati esteri (imprese e no-profit)
Ateneo (stessa univ o altra univ ita)
Altre entrate
Attività in conto terzi
TOTALE
DI
UniBA
0
0,12
22,63
0
0
0
0
5,27
8,47
0,92
37,41
DEIS
MAT DIMET
DIT
DMI
DINFO
DMI
Media Media
Unical Unical UniRC UniCT UniCT UniPA UniPA
Dip
Univ
3,45
0
1,86
7,04
1,48
7,74
1,7
2,1
1,1
0
0
0
0
0
0
0
0
0,04
8,88
0
6,21
0
1,74
0
0
2,46
0,8
17,72
0
8,33
0
0,27
0
0,03
6,49
4,4
0,03
0
0,21
0
0,03
0
0
0,03
0,45
1,8
0,16
0
0
0
0
0
0,31
0,34
0
0
6,58
0
0
0
0
0,7
0,25
0,09
0
0,51
0
0
0
0
0,07
0,01
3,91
4,46
0,93
2,63
0,08
0
0
2,14
2,24
0
0
0 27,46
8,32
0
0
4,5
3,67
2,36
2,55
0,35
5,75
1,83
3,95
0
1,81
2,74
38,23
7,18 24,98 42,88 13,76 11,68
1,73 20,61 16,03
Tabella 10 Entrate per docente per attività di ricerca scientifica – 2009 (migliaia di euro) , Fonte:
Elaborazione su dati delle Rilevazioni annuali Nuclei di Valutazione d'Ateneo “Nuclei 2010”
72
Nel futuro quindi sarà importante sostenere la crescita dell'offerta di ricerca e formazione nel
settore IT anche attraverso l'aumento delle capacità di autofinanziamento, sia con una maggiore
partecipazione ai programmi di ricerca comunitari che attraverso l'incremento di commesse di
ricerca. In questa direzione - per la dimensione sovra-regionale, il coinvolgimento di grandi imprese e
di PMI innovative e la connotazione multi-tematica della rete - il ruolo propulsivo del Laboratorio in
rete di Service Innovation potrà essere particolarmente efficace per i dipartimenti considerati.
Infine, oltre ad una dimensione significativa complessiva, alcune strutture hanno ricevuto negli ultimi
anni positivi riconoscimenti. L'esercizio di valutazione CIVR 2001-2003 esprime una valutazione alta
per Università della Calabria (nell'area “15a – Scienze e Tecnologie per una società dell'informazione
e della comunicazione”) e medio-alta per l'Università di Bari (nelle aree “09 – Ingegneria industriale e
dell'informazione“ e 15a). L'Università della Calabria è inclusa anche nelle “Top 100” Università
mondiali nel settore Computer Science dal “Academic Ranking of World Universities in Computer
Science” (ARWU) per l'anno 2010. Per le altre strutture, che pure tutte mostrano singoli elementi di
eccellenza, sarà importante accelerare la crescita anche attraverso un'attiva partecipazione alle reti
nazionali ed europee della ricerca, sia accademiche che industriali.
Centri di ricerca pubblici. Nella tre regioni è presente una diffusa rete di strutture di ricerca,
prevalentemente di natura pubblica o sostenute da partecipazioni pubbliche, costituita da istituti
degli Enti Pubblici di Ricerca (CNR, ENEA, INFN42), da vari consorzi e centri di ricerca pubblicoprivati43, più sviluppati in Puglia e Sicilia, e da varie strutture a sostegno della ricerca industriale e il
trasferimento tecnologico44 (Distretti Tecnologici, Parchi Scientifici, Centri di Competenza
Tecnologica).
Con riferimento al settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, il Dipartimento
ICT del CNR è presente nel meridione con l'Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni (CNR-ICAR)
che ha sede centrale a Rende (CS) e articolazioni territoriali a Palermo e Napoli. All'Istituto
afferiscono circa 80 fra ricercatori e tecnici (32 a Rende, 20 a Palermo, 27 a Napoli).
L'Istituto opera nell'area dei sistemi di elaborazione ad alte prestazioni (griglie computazionali e di
conoscenza, sistemi di calcolo paralleli e distribuiti, ambienti e tecnologie avanzate per Internet) e
dei sistemi intelligenti e a funzionalità complessa (gestione di grandi depositi e flussi di dati,
rappresentazione e scoperta di conoscenza, sistemi percettivi per la robotica, sistemi multi-agenti
intelligenti, sistemi multimediali, calcolo scientifico).
La rete di relazioni dell'ICAR-CNR con il sistema universitario è molto stretta e coinvolge ricercatori
dell'Università della Calabria, dell'Università "Magna Graecia" di Catanzaro, dell'Università
42
13 istituti e 49 articolazioni territoriali e varie unità della rete del CNR, 2 centri e laboratori dell'ENEA a
Brindisi e Lampedusa, 1 laboratorio INFN a Catania e 4 sezioni o gruppi di ricerca presso Università
43
In Puglia: CETMA, Centro Ricerche Bonomo, OPTEL, ISBEM, Centro Laser; in Sicilia: CETENA, Consorzio
Catania Ricerche, un laboratorio del Centro Ricerche FIAT, vari centri nel settore agroalimentare
44
Distretti Tecnologici (Logistica e Beni Culturali in Calabria; Agroalimentare, HighTech, Meccatronica,
Risparmio Energetico in Puglia; AgroBio e pesca ecocompatibile, Trasporti navali, Micro e nano sistemi in
Sicilia) Parchi Scientifici e Tecnologici (Tecnopolis-Novus Ortus in Puglia, PST Sicilia, CalPark in Calabria) e 5
Centri interregionali di Competenza Tecnologica (nei settori ICT, Agroalimentare, Ambiente, Trasporti, Energia).
73
"Mediterranea" di Reggio Calabria, dell'Università di Palermo, dell'Università "Federico II" di Napoli,
dell'Università Parthenope di Napoli, della Seconda Università di Napoli.
Vanno infine ricordati, per l'interesse applicativo legato al tema della sanità, gli Istituti di Ricovero e
Cura a Carattere Scientifico (IRCCS). Sono Istituti vigilati dal Ministero della Salute costituiti da
ospedali di eccellenza con finalità di ricerca nel campo biomedico e della organizzazione e gestione
dei servizi sanitari. Sono attualmente attivi 3 IRCCS in Puglia e 2 in Sicilia. La Fondazione Campanella
di Catanzaro sta lavorando per completare l'iter previsto per il riconoscimento da parte del
Ministero.
Le reti di collaborazione per la ricerca fra Dipartimenti universitari, Istituti di ricerca, Distretti
Tecnologici, Parchi Scientifici si sviluppano soprattutto in ambito regionale. Sono abbastanza
frequenti progetti e attività di ricerca congiunte fra Dipartimenti e istituti della stessa regione, meno
frequenti invece le collaborazioni fra le tre regioni Calabria, Puglia e Sicilia.
D'altra parte, sono comunque presenti collaborazioni con organismi di ricerca fuori dal mezzogiorno,
nel centro-nord e all'estero. Ad esempio, dall'analisi delle pubblicazioni e dei progetti dei partner del
Laboratorio emergono collaborazioni consolidate con prestigiose università e centri di ricerca quali
Università della Californa Los Angeles, Università di Berkeley, Università del Maryland, Università del
Texas, Università di Cambridge, Università di Oxford, Imperial College-London, University College di
Dublino, Università di ViennaUniversità Politecnica di Valencia, Università di Castilla La Mancha Ciudad Real, Technical University di Berlino, Fraunhofer Institute for Experimental Software
Engineering – Kaiserslautern.
E' questo un aspetto sul quale la Rete dei Laboratori potrà avere un impatto positivo: una maggiore
massa critica e la condivisione delle relazioni internazionali potrà potenziare sia le opportunità di
cooperazione interna che la capacità di partecipare alle reti nazionali ed europee dell'innovazione,
sia per gli organismi di ricerca che per le imprese della Rete.
Valorizzazione della ricerca universitaria: spin-off e incubatori. Come riporta il Settimo “Rapporto
NetVal sulla valorizzazione della ricerca nelle università italiane”45 (Marzo 2010), gli atenei dedicano
una crescente attenzione alla valorizzazione dei risultati della ricerca in primo luogo attraverso la
promozione di una cultura imprenditoriale e la creazione di spin-off da ricerca, il sostegno a processi
di sviluppo economico a livello locale e regionale, la gestione della proprietà intellettuale (supporto
alla brevettazione e licensing) e, infine, il potenziamento delle capacità di stipulare contratti e/o
convenzioni di ricerca con imprese ed altre organizzazioni.
Tutti gli atenei delle tre regioni hanno attivato una struttura dedicata (generalmente identificata
come Ufficio di Trasferimento Tecnologico UTT o come Industrial Liaison Office ILO), dotata di uno
staff e risorse specifiche, e partecipano attivamente alla rete NetVal. Grazie allo svolgimento di
attività strutturate di trasferimento tecnologico, intorno agli Atenei si sta sviluppando
un'interessante rete di imprese spin-off innovative e stanno crescendo (seppure lentamente) i ritorni
dalle attività di brevettazione e licensing.
45
Il Rapporto viene realizzato dal 2003 su base annuale dall'Associazione NetVal fondata con lo scopo di
favorire la diffusione delle informazioni e della cultura del Trasferimento Tecnologico in Italia. L'associazione ad
oggi raccoglie 47 atenei italiani, CNR e ENEA e copre il 78% dei docenti afferenti a settori disciplinari scientifici
e tecnologici.
74
Università
Università della Calabria
Università di Bari
Università del Salento
Politecnico di Bari
Università di Catania
Università di Palermo
Università di Foggia
Università di Messina
Università ‘Magna Graecia’ (CZ)
Totale tre regioni al 31.12.2009
Totale nazionale al 31.12. 2009
Spin-off
2007 2008
21
23
4
17
11
13
11
12
8
10
9
9
2
4
3
4
2
3
71
95
710
806
Tabella 11 Imprese spin-off nelle università statali di Calabria, Puglia, Sicilia, Fonte: Spin-off:
relazione NetVal 2010 – Dati 2009
In media, 1/3 delle imprese spin-off opera nel settore ICT. Praticamente tutte le università hanno
attivato nel biennio 2007-2008 nuove imprese spin-off, con una intensità che complessivamente
superiore alla media. L'Università della Calabria, le Università di Bari, del Salento e il Politecnico di
Bari, le Università di Palermo e di Catania risultano particolarmente attive, anche con riferimento al
panorama nazionale. A tale proposito, si può ricordare che nelle rilevazioni annuali 2008 e 2009, il
Liaison Office dell'Università della Calabria è risultato fra i primi 5 UTT indicati come “punti di
riferimento” (2008) e come principale nodo di “networking” (2009) a livello nazionale dagli altri
rispondenti (preceduta da Politecnico di Milano e di Torino, Università di Bologna, Scuola Superiore
Sant'Anna, Università di Padova).
Sono inoltre attivi degli incubatori di impresa (per il “primo miglio”) a Cosenza, Palermo e Messina.
Sono partecipati dalle Università e con esse il laboratorio SI-Lab ha vari collegamenti diretti e
indiretti:
•
a Palermo è attivo già dal 2003 l'incubatore gestito dal Consorzio ARCA (i soci sono
l'Università di Palermo, Sintesi, Easy Integrazione di Sistemi) che ospita attualmente 20
imprese che operano in prevalenza nel settore ambiente ed energia (9) e nel settore ICT (5).
ARCA è partner della rete dei Laboratori;
•
l'incubatore TechNest c/o l'Università della Calabria ha appena selezionato 18 imprese da
ospitare (7 nell'area ICT, 3 in area biomedica) alcune con forti interessi sui temi della rete.
Il tema della creazione di imprese innovative a partire da prodotti della ricerca è di particolare
rilevanza per il laboratorio in rete di Service Innovation, che è interessato a sostenere la creazione di
spin-off sostenuti congiuntamente da imprese e centri di ricerca.
Diffusione dell'innovazione e trasferimento tecnologico. Sul versante delle strutture a sostegno
dell'innovazione è opportuno ricordare alcuni centri che, nonostante qualche discontinuità, in virtù
della loro specializzazione possono essere dei partner e/o degli utenti evoluti dell'offerta tecnologica
del Laboratorio in rete:
75
1. La società consortile Distretto Tecnologico Nazionale per l'Energia (Di.T.N.E. scrl) con sede a
Brindisi, è partecipata da tutte le università pugliesi e da atenei del centro nord, dall'ENEA e
CNR, dai principali operatori nazionali del mercato dell'energia (Enel, Enipower, ecc.) e di
componenti per l'energia. E' focalizzata sui temi delle energie rinnovabili, del risparmio e
della efficienza energetica. Fra gli altri temi di principale interesse è opportuno ricordare
quello delle “smart technologies per le smart grids” e quello dei “sistemi avanzati di
risparmio energetico”, in linea con le aree applicative individuate dal laboratorio in rete di
Service Innovation;
2. R&D.Log scrl, società consortile promotrice del Distretto Tecnologico della Logistica e
Trasformazione di Gioia Tauro che include i grandi operatori di transhipment del Porto di
Gioia Tauro, gruppi di ricerca di informatica, logistica e trasporti delle università calabresi,
una ventina di PMI di servizi informatici, logistica e trasporti; fra gli interessi del Distretto
rientrano le tematiche dei servizi intelligenti per soddisfare le richieste di una catena molto
diversificata di operatori;
3. Cultura & Innovazione scrl, società consortile promotrice del Distretto Tecnologico dei Beni
Culturali di Crotone che ha già (pesantemente) impiegato tecnologie IT per realizzare
strumenti per le campagne di recupero (pianificazione), gestione (catalogazione) e
valorizzazione (fruizione virtuale) di beni archeologici;
4. NavTec Sicilia - Consorzio di Ricerca per l’Innovazione Tecnologica Sicilia scrl è la società del
Distretto dei Trasporti Navali, Commerciali e da Diporto. Avviata nel 2008, ha sede presso il
CNR-ITAE di Messina e associa le università siciliane e alcune medie e grandi aziende del
settore della cantieristica navale e dei trasporti;
5. Distretto Tecnologico dei Micro e Nano Sistemi (STM , Engineering Ingegneria Informatica,
IBM Italia S.p.a, Italtel S.p.a ….) si contraddistingue per il polo sulla ricerca scientifica nel
campo della Microelettronica dell’Etna-Valley. Nato nei primi anni Ottanta dalla
collaborazione tra STMicroelectronics e l’Università di Catania ha interessi nel campo della
opto-elettronica, bio-elettronica e bio-sensoristica, fotonica, materiali compositi, dispositivi
e materiali nano strutturati. Ha interessi applicativi nel settore IT.
6. Distretto produttivo della Meccatronica: volto a promuovere la crescita tecnologica e
commerciale dei prodotti di tale area favorendo quindi una prospettiva di successo delle
imprese e del sistema territoriale complessivamente considerato a sostegno dell'innovazione
e dell'internazionalizzazione.
7. Va ricordata, anche solo brevemente, la rete dei Parchi Scientifici e Tecnologici che, nelle tre
regioni, ha subito evoluzioni diverse:
◦
Tecnopolis Novus Ortus è dal 2008 una società in-house della Regione Puglia con la
missione di progettare e gestire programmi ICT per l’amministrazione regionale;
◦
CalPark scrl, guidato dalle Università calabresi e dal CNR che ne detengono attualmente
la maggioranza, gestisce l'incubatore TechNest e promuove progetti di ricerca industriale
prevalentemente nel settore agroalimentare e IT;
◦
PST Sicilia scrl, con sede a Catania dispone di sedi e laboratori in quasi tutte le province
siciliane nelle quali sviluppa proprie attività di ricerca, soprattutto nel settore
76
agroalimentare.
A livello europeo, è attiva nelle tre regioni la rete Enterprise Europe Network (EEN) che opera per
favorire lo scambio e la diffusione, anche commerciale, di tecnologie innovative a livello europeo e
internazionale. Associa 600 organizzazioni e 40 paesi e, nelle tre regioni, opera attraverso partner
locali del Consorzio BridgEconomies: in Sicilia, il Consorzio ARCA di Palermo e il Consorzio Catania
Ricerche; in Calabria, il Consorzio Spin (socio di ICT-SUD) e UnionCamere; in Puglia, la Cittadella della
Ricerca di Brindisi e UnionCamere.
Per il ruolo inter-regionale, devono infine essere ricordate due strutture nel settore ICT, peraltro
partner del Laboratorio in rete di SI, che sono nate sulla spinta del programma del MIUR per la
creazione di reti inter-regionali di Centri di Competenza Tecnologica. Esse hanno svolto un
importante lavoro di “networking” fra i propri soci nella fase di predisposizione della proposta di
Rete dei Laboratori e certamente continueranno a svolgerlo anche nella realizzazione:
1. ICT-SUD scrl, costituita nel dicembre 2006 con sede legale a Rende (CS), è la società di
gestione del centro interregionale di competenza tecnologica. Alla società partecipano, in
modo diretto o indiretto tutte le università delle sei regioni meridionali e una vasta rete di
imprese IT (26 imprese calabresi, 34 pugliesi associate nel “nodo” DAISY-Net scrl, 2 consorzi
e 4 imprese siciliane, 13 imprese in Campania e 9 in Sardegna). In Calabria, ICT-SUD è
promotore di un Contratto d'Investimento già finanziato per circa 2 Meuro e si propone
come gestore di un Polo di Innovazione regionale nel settore ICT (bando in corso) per la
realizzazione di servizi di animazione, formazione e trasferimento tecnologico su un periodo
di cinque anni (circa 3M€);
2. DAISY-Net scrl (Driving Advances of ICT in South Italy - NET scrl)rappresenta il nodo pugliese
del centro di competenza tecnologica ICT-SUD; raccoglie le università pugliesi, il consorzio
CETMA e il consorzio SPACI e quarantacinque imprese di cui 37 nel settore ICT.
Pur con dei limiti, le strutture descritte raccolgono, nei vari settori (energia, logistica, trasporti, ict),
le esperienze di ricerca applicata e le imprese più interessanti che operano a livello regionale. Per il
laboratorio in rete di Service Innovation rappresentano un'opportunità per attivare sinergie in tutte
le fasi di sviluppo delle proprie tecnologie e prodotti innovativi.
A livello regionale, sono già attivi dei collegamenti fra i partner del Laboratorio e tali centri e, in
qualche caso, sono stati definiti degli accordi per realizzare attività di progettazione e
sperimentazione (R&D.Log, Fondazione Campanella e altri centri operativi).
77
2.3 Fabbisogni delle imprese ed enti pubblici di ricerca operanti
nell'ambito locale in materia di innovazione
Le caratteristiche del tessuto produttivo delle tre regioni, già analizzate nelle precedenti sezioni,
restituiscono l'immagine di un sistema, concentrato in settori tradizionali, tendenzialmente chiuso
(sia in termini di mercato, sia di collaborazione a livello locale e internazionale), con un fattore
dimensionale critico (prevalenza di micro-imprese con scarse risorse umane e materiali da investire
in innovazione) e con forti elementi di debolezza sui processi dell'innovazione (scarsi investimenti
privati in ricerca e sviluppo, debole interazione tra strutture di ricerca e aziende locali). L’insieme di
questi fattori evidentemente condiziona negativamente la qualità della domanda di innovazione
delle PMI calabresi, pugliesi e siciliane che avviene per lo più per imitazione e raramente è orientata
all'introduzione di prodotti nuovi per il mercato (Regional Innovation Scoreboard 2009).
Nel seguito vengono discusse:
•
le caratteristiche dei fabbisogni trasversali di innovazione delle PMI delle tre regioni, sulla
base di analisi e studi esistenti;
•
un'analisi della domanda di innovazione delle imprese ICT, sulla base dell'esperienza del
Centro di Competenza Tecnologica ICT-SUD.
2.3.1 La domanda di innovazione nelle PMI
Nel contesto di debolezza sopra delineato si inserisce un’ulteriore barriera all’innovazione nel deficit
di capacità manageriale e nella carenza di personale qualificato in attività di ricerca e sviluppo.
Diverse indagini, rivolte anche in modo specifico alle tre regioni, hanno sottolineato che la forte
centralizzazione dei poteri manageriali nell’imprenditore stesso e la bassa la presenza di personale
laureato (in particolare nei settori tradizionali) hanno un forte impatto negativo soprattutto sulla
dimensione organizzativa dell’innovazione (piuttosto che quella tecnologica e/o di prodotto).
D'altra parte, tali elementi di criticità erano stati rilevati in Calabria da un'indagine alla fine degli anni
'90 (RIS Calabria, 1999 – rilevazione su 80 imprese manifatturiere) e oggi confermati da un recente
studio sui fabbisogni di innovazione delle PMI siciliane condotto dall’Università degli Studi di
Palermo. Lo studio ha, infatti, messo in evidenza come nella maggior parte degli amministratori,
manager e imprenditori manchi la consapevolezza che saper innovare significa anche conseguire la
cosiddetta “operational innovation” ossia l’innovazione organizzativa e dei processi aziendali.
Inoltre, un altro studio recente condotto sempre dall’Università degli Sudi di Palermo su un
campione di oltre 100 imprese siciliane facenti parte dei settori automobilistico, ferroviario, navale,
macchine utensili, elettrodomestici, macchine movimento terra, dispositivi medici, etc., ha messo in
evidenza quanto esse soffrano, rispetto alle imprese del nord Italia, della mancanza sia di una visione
strategica che di strumenti tecnologici e manageriali per poter effettivamente adottare politiche di
innovazione e internazionalizzazione. A conferma di questo dato, si riportano nella Figura seguente i
risultati di uno studio condotto nel 2009 della Federazione Industriale dei Distretti Industriali Italiani
che mostrano il posizionamento relativo di dieci distretti nel settore della meccanica in termini di
orientamento alla collaborazione, investimenti strategici e livelli di innovazione e
78
internazionalizzazione. Fra questi distretti sono considerati anche tre distretti “neo-costituiti” e
localizzati a Bari (Distretto della Meccatronica Pugliese – MEDIS Bari), Palermo (Distretto produttivo
della Meccatronica) e Siracusa (Distretto produttivo della Meccanica Siciliana).
Figura 16 La posizione dei distretti della meccanica in Puglia e Sicilia rispetto a quelli del resto d’Italia (Fonte:
“I Distretti della Meccanica e meccatronica” Federazione dei Distretti Italiani 2009
Lo studio mostra le debolezze di tali distretti in termini di orientamento alla collaborazione con altre
imprese e di livelli di innovazione e di internazionalizzazione, anche se MEDIS Bari si posiziona
meglio per livello di cooperazione e innovazione e il Distretto di Siracusa per livelli di
internazionalizzazione. In conclusione, comunque, lo studio evidenzia che le prestazioni delle
imprese dei distretti esaminate sono direttamente legate al livello di cooperazione e, seppure in
modo non univoco, ai livelli di orientamento strategico, di innovazione e di internazionalizzazione.
In sintesi, il potere competitivo delle imprese è influenzato negativamente, seppure in misura
diversa, dai seguenti elementi:
•
il livello di cooperazione e orientamento strategico, principalmente dovuto alle scarse
interconnessioni dei cicli produttivi;
•
cultura scarsamente orientata all’investimento strategico e bassa capacità di attrarre figure
tecniche e manageriali;
•
bassi investimenti in R&S e collaborazioni col mondo accademico;
•
scarsa apertura all’internazionalizzazione.
79
E' interessante notare che, proprio a valle di questo studio, il Distretto della Meccatronica di Palermo
ha messo a punto un piano di filiera, sottoscritto da oltre 30 imprese e fortemente orientato al
riposizionamento competitivo dell’intero sistema, con forti investimenti sulle componenti
immateriali (progettazione, design) e sulla ricerca e sviluppo in forma clusterizzata.
Riassumendo, è possibile affermare che i fabbisogni in materia di innovazione delle imprese
operanti nell'ambito delle tre regioni possono essere raggruppati in quattro grandi famiglie.
•
Fabbisogni di servizi e strumenti tecnologici e manageriali a supporto dei processi di
cooperazione industriale. All’interno di tale famiglia, possono essere definiti servizi per
l’individuazione dei fabbisogni di relazioni tecnologiche, produttive e commerciali
dell’impresa, servizi per l’individuazione di potenziali partner, servizi di business discovery,
servizi di supporto all’aggregazione, alla collaborazione, alla definizione dell’agreement, etc.
•
Fabbisogni di servizi e strumenti tecnologici e manageriali a supporto dei processi di
internazionalizzazione. All’interno di tale famiglia è possibile citare i servizi per
l’individuazione dei fabbisogni di relazioni di internazionalizzazione, servizi di supporto alla
ricerca di partner commerciali e produttivi internazionali, di supporto ai processi di
offshoring, etc.
•
Fabbisogni di servizi e strumenti tecnologici e manageriali a supporto dei progetti di
innovazione organizzativa e dei processi di business (operational innovation). All’interno di
tale categoria possono essere individuati servizi di supporto all’esecuzione dei processi e delle
attività di concezione, creazione, sviluppo e gestione di processi, servizi per la modellazione di
contesti As-Is e rappresentazione di scenari To-Be, servizi per l’identificazione delle esigenze
degli utenti e di ricerca di servizi utili da integrare per la costruzione di nuovi servizi, servizi
per la valutazione e misurazione delle “qualità”, attributi, proprietà del servizio realizzato,
servizi per la definizione e simulazione di modelli di business, etc.
•
Fabbisogni di servizi a supporto della formazione tecnica e manageriale. All’interno di
tale famiglia è possibile individuare servizi per l’individuazione dei fabbisogni di formazione
tecnica specializzata in specifiche discipline scientifiche e nell’elaborazione di progetti di
ricerca e sviluppo, nonché di formazione manageriale atta a creare sensibilità e orientamento
strategici e, più in generale, ad abilitare una vision aziendale più orientata all’innovazione.
80
2.3.2 La domanda di innovazione delle imprese ICT
Richiamando un'analisi svolta dal Centro di Competenza ICT-SUD e basata sul comportamento delle
imprese direttamente o indirettamente associate nelle tre regioni Calabria, Puglia e Sicilia (circa 50
imprese), la domanda di innovazione delle imprese ICT deriva dal seguente scenario:
•
Un nucleo ristretto di imprese ICT di medio-grandi dimensioni, con una presenza significativa
nella regione. Esse hanno avviato centri di competenza specializzati e centri di sviluppo che
operano all'interno delle reti dell'azienda verso un mercato chiaramente sovraregionale. Tali
imprese hanno relazioni, anche se spesso non strutturate, con il sistema della ricerca
pubblica ma non sempre sono sviluppati i rapporti con le PMI. E' un nucleo innovatore che
però non sempre innesca processi di innovazione anche nelle PMI locali.
La Calabria fa eccezione, purtroppo, in negativo: manca del tutto una presenza di rilievo di questo
tipo. In questo senso, l'insediamento di un centro di ricerca e sviluppo da parte di Siemens per l'avvio
del Laboratorio in Rete costituisce un primo passo in avanti.
•
Le imprese di servizi ICT, che operano nei settori più tradizionali del settore. In termini di
innovazione di prodotto, il fabbisogno maggiormente avvertito è quello dell'innovazione
tecnologica incrementale, finalizzata al miglioramento della propria gamma di prodotti e
servizi esistenti. Quando sviluppano un prodotto/servizio nuovo per l'impresa ma già noto al
mercato, tipicamente tendono a fare ricorso a conoscenze e competenze già consolidate
all'interno dell'impresa. Molto raramente, esprimono un fabbisogno di innovazione che
conduce allo sviluppo di un prodotto/servizio completamente nuovo (sia per l'impresa, sia
per le imprese concorrenti). In termini di innovazione di processo, ai fini pratici, il fabbisogno
si traduce per lo più nella necessità di acquisire conoscenze da integrare nei processi
esistenti per incrementarne efficienza ed efficacia.
•
Gli spin-off accademici, che si concentrano sullo sviluppo di prodotti innovativi e hanno fin
qui operato principalmente nel settore della ricerca industriale. Essi esprimono
essenzialmente una domanda di “accesso la mercato” che cercano di soddisfare attraverso
partnership strategiche con operatori di medio-grandi dimensioni già presenti sul mercato.
L'innovazione in questo caso deriva da una forma di trasferimento tecnologico di risultati di
ricerca accademica. A tal proposito occorre evidenziare come gli spin-off accademici stiano
diventando oggetto crescente di investimenti di Venture Capital. Come rivela il rapporto di
ricerca Venture Capital Monitor (VeM) ad una crescita delle operazioni complessivamente
effettuata nel 2009 (20 operazioni contro 18 del 2008) corrisponde una predominanza del
settore ICT (25%) e una crescita delle operazioni effettuate in regioni meridionali di cui 3 solo
nel 2009 tra Calabria (1) e Sicilia (2).
•
Le imprese "satellite”, imprese "brain-intensive" che sono essenzialmente al servizio di
grandi imprese extra-regionali per le quali: (a) sviluppano software su commessa e/o (b)
offrono servizi di "body rental" . La domanda di innovazione che esprimono è orientata
all'acquisizione di componenti software da integrare nel proprio processo di produzione di
soluzioni per il cliente
81
Da un punto di vista organizzativo, anche se non viene espresso esplicitamente un chiaro fabbisogno
di ottimizzare i processi gestionali e di supporto, le recenti esperienze nel coinvolgimento delle
aziende ICT nelle proposte di iniziative presentate da ICT-SUD sembrano mostrare una necessità di
adozione di modelli di cooperazione a rete che permettano di superare i limiti attuali di dimensione e
di ottenere un più efficace inserimento nel mercato.
Un'ultima considerazione va fatta con riferimento all'innovazione nel rapporto con il mercato. A
livello nazionale ed internazionale, risulta ormai evidente che l’innovazione nel settore ICT è guidata
non solo dalla disponibilità di nuove tecnologie ma anche e sempre più dalla capacità di risposta
tempestiva alla domanda innovativa. Probabilmente una parte delle difficoltà riscontrate dalle
imprese ICT di piccola e media dimensione derivano da un esaurimento delle potenzialità dei mercati
tradizionali (locali) e da un ridotto rapporto diretto con quelle parti di mercato emergenti (locali e
nazionali) in grado di esprimere una domanda significativa di prodotti e servizi.
82
Parte 3 - Ipotesi aggregativa
3.1 Settori/ambiti di intervento del Laboratorio
Il Laboratorio in Rete per la Service Innovation opera nel settore delle Tecnologie dell'Informazione e
della Comunicazione che, per l'elevata pervasività in termini di impatto sul sistema economico e la
vita sociale, rappresenta una priorità in tutte le regioni delle Convergenza, anche in relazione al
conseguimento degli obiettivi posti dall'agenda di Lisbona.
A livello nazionale, come già evidenziato precedentemente, è forte il raccordo con le idee guida del
Programma Nazionale della Ricerca 2010-2012 e con i contributi del relativo Tavolo Tecnico ICT.
Le priorità regionali nel settore ICT. Nel raccordo con le politiche regionali per la ricerca e
innovazione,gli Accordi di Programma Quadro Ricerca e Competitività46 (2009) delle tre regioni
prevedono - nell'ambito della Linea di Intervento 2 “Reti per il rafforzamento del potenziale
scientifico tecnologico delle Regioni della Convergenza” alla quale questa proposta fa riferimento - lo
sviluppo di filiere scientifico-tecnologiche di eccellenza pubblico-private e delle relative reti nel
settore ICT tendendo, seppure con accenti diversi, a valorizzarne il ruolo trasversale e abilitante per
l'innovazione negli altri settori/ambiti :
1. l'APQ R&C per la Calabria con riferimento al settore ICT punta a ottenere ricadute “sui
processi di innovazione e sviluppo della Calabria, attraverso lo sviluppo di tecnologie e sistemi
per il controllo, il monitoraggio e la gestione dei processi di produzione e servizi ma anche
delle risorse ambientali e delle infrastrutture per le emergenze e per la sicurezza pubblica”;
2. la Puglia assegna agli interventi nel settore ICT l'obiettivo di “accrescere l'utilizzo di servizi
innovativi presso gli attori economici regionali e innovare le modalità di funzionamento delle
amministrazioni pubbliche” sostenendo “lo sviluppo di tutte le filiere economiche e sociali
che si intrecciano con l'ICT”;
3. la Sicilia promuove lo sviluppo di tecnologie pervasive per supportare e/o da incorporare in
nuovi prodotti e servizi.
La tematica della Service Innovation è, in quest'ottica, fortemente coerente con le priorità regionali
nel settore dell'ICT proprio per la caratterizzazione abilitante di una nuova visione dei servizi nel
contesto dell'Internet del Futuro. Essa fornisce metodologie e strumenti non solo per la “crescita del
contenuto tecnologico dei prodotti e dei servizi” ma per l'introduzione di nuove modalità di
produzione ed erogazione dei servizi e per nuove opportunità di mercato per le imprese innovative
in tutti i settori.
46
Gli Accordi di Programma Quadro Ricerca e Competitività sono stati stipulati nel 2009 dal Ministero
dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e dal Ministero dello Sviluppo Economico con le regioni della
Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) per mettere in atto gli interventi del Programma Operativo
Nazionale Ricerca e Competitività 2007-2013.
83
Su questa base, non sorprende ritrovare anche una forte coerenza fra le competenze tecnicoscientifiche integrate dal Laboratorio e le indicazioni più specifiche in termini di ricerca e innovazione
ICT richiamate dai tre Accordi di Programma.
I “sistemi e piattaforme per la gestione, scoperta e condivisione della conoscenza” richiamati
nell'APQ della Calabria e l'ambito della “gestione e diffusione di contenuti numerici (organizzazione,
accesso e archiviazione dei dati)” identificato nell'APQ per la Sicilia trovano un riscontro diretto nelle
tematiche del Knowledge Management e Business Analytics che costituiscono uno dei filoni tecnicoscientifici portanti del Laboratorio.
Inoltre le tecnologie per i sistemi e i servizi on-line sono una esplicita priorità tecnologica per:
•
l'APQ Calabria che individua l'ambito delle “tecnologie, sistemi e ambienti per la produzione
e gestione di contenuti innovativi, supporto alla cooperazione e alla erogazione di servizi sul
web “ 47
•
l'APQ Puglia dove l'accento è posto sulle aree applicative del “e-business, e-health,
infomobility, e-tourism, e-learning, e-culture” che costituiscono gli elementi di un ecosistema
dei servizi;
•
l'APQ Sicilia che richiama la realizzazione di servizi o “sottosistemi intelligenti” dedicati a
“controllare apparecchiature elettroniche, sistemi industriali, infrastrutture” nell'ambito
dell'ingegneria dei sistemi di bordo48
A tale proposito, va ricordato come il Laboratorio fornisca supporto metodologico e tecnologico sia
nelle fasi di progettazione che di realizzazione ed erogazione dei servizi (service design; gestione,
scoperta, estrazione della conoscenza; cloud computing, virtualizzazione, ecc.).
Infine, sono ben presenti nel Laboratorio anche i riferimenti alle tecnologie Open Source richiamati
dall'APQ per la Calabria (“tecnologie, sistemi e ambienti per la produzione di software "open source”
e apparati “open hardware”) vista la partecipazione diretta alla comunità FLOSS di molti partner
industriali (Engineering, Exeura, OKTago, Extra, OR.COM, Exprivia)e accademici (Università della
Calabria, ICAR-CNR) nonché le relazioni con iniziative Open Source quali il Laboratorio PubblicoPrivato OpenKnowTech.
3.1.1 Le ricadute in altri settori applicativi prioritari (Energia, Trasporti,
Salute).
Ulteriori elementi di interesse e di coerenza del Laboratorio con il quadro programmatico delle tre
regioni si ritrovano nelle tematiche dei settori applicativi individuati (Energia, Trasporti e Salute) che
pure sono considerati prioritari dagli APQ.
47
Oltre a quelli citati, l'APQ R&C Calabria richiama solo altri due ambiti tecnologici: “apparati, dispositivi
e tecnologie per sistemi wireless, mobili e pervasivi; piattaforme di calcolo ad alte prestazioni orientate ad
applicazioni “highly demanding”
48
L'APQ R&C Sicilia richiama altri due ambiti tecnologici molto specifici: RFID, visualizzazione dispositivi
portatili.
84
Energia / risparmio energetico
In termini generali, le tematiche scientifiche prioritarie sono connesse alla produzione e impiego di
fonti rinnovabili e al risparmio energetico e gestione efficiente dell'energia. In questo contesto, su
alcune tematiche il Laboratorio può produrre risultati di specifico valore per il settore: si tratta
dell'impiego dell'ICT per realizzare servizi intelligenti di “monitoraggio dei consumi energetici” (come
previsto dall'APQ Puglia) e di gestione delle “reti di energia intelligenti (reti di servizio interattive
clienti / operatori – (intergrid)” (come previsto dall'APQ Sicilia).
Trasporti
Questo settore è prioritario per la Calabria e la Sicilia nel quadro dell'APQ R&C. La Puglia inoltre,
come vedremo, ha impostato un importante programma regionale di sviluppo dei trasporti e della
logistica. . L'obiettivo strategico è quello di valorizzare le due regioni come snodo dei flussi di merci e
persone nel Mediterraneo. La Calabria ha una particolare attenzione alla specificità del porto di Gioia
Tauro (modelli di gestione e organizzazione adeguati alla collocazione su scala mondiale del porto).
Lo sviluppo di servizi critici e complessi nel settore del transhipment e della intermodalità è un
ambito applicativo di interesse per il Laboratorio. A tale proposito, i partner calabresi del Laboratorio
hanno stipulato un accordo quadro con la società che ha gestito i progetti del Distretto Tecnologico
della Logistica (R&D.Log).
La Sicilia evidenzia le priorità dell'eco-compatibilità e della riqualificazione dei sistemi di trasporto e
dei processi produttivi, con particolare attenzione a quelli navali. Il Laboratorio può produrre risultati
di interesse per il settore attraverso l'applicazione delle tecnologie ICT alla decongestione dei
trasporti di superficie e all'intermodalità, alla mobilità urbana e alla sicurezza su tematiche quali:
“analisi dei dati per la gestione dei mezzi e delle reti di trasporto; analisi di dati sulla mobilità di
persone e merci; modellazione computerizzata per la sicurezza di infrastrutture” (come indicato
nell'APQ Sicilia).
La Puglia evidenzia particolare interesse per lo sviluppo, in generale, della logistica e dei trasporti in
particolare. In particolare è stato varato il Programma per le infrastrutture strategiche e per la
piattaforma logistica regionale ( PIS) in cui si dichiara che la politica regionale saràrivolta alla rete dei
servizi di filiera che nell’attuale scenario economico in grado di generare nuova economia. Più
precisamente il PIS si riferisce allo scenario costituito dalle nuove logiche di collaborazione che
devono coinvolgere tutti i servizi logistici, compresi quelli delle infrastrutture dei porti di Bari,
Brindisi e Taranto , il Distripark di Taranto ed il loro collegamento con gli aeroporti della Puglia.
Salute dell'uomo
In questo ambito, le priorità generali nelle tre regioni sono relative alla diagnostica, bioinformatica e
nanobiotecnologie (Puglia), innovazione dei prodotti farmacologici e biomedicali (Calabria),
biotecnologie e farmaceutica (Sicilia). L'ambito di riferimento del Laboratorio può essere invece
caratterizzato come quello dell'e-Health, ovvero dei processi, sistemi e servizi dedicati alla gestione
dei sistemi e percorsi di cura e assistenza. Non mancano i riferimenti specifici a questa tematica negli
APQ: “dispositivi e applicazioni integrate software/hardware in campo biomedicale e per l'e-health”
(Calabria), telemedicina e data management per e-healthcare (Sicilia).
85
3.2 Principali attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del
Laboratorio in rete
Il Laboratorio in rete persegue un modello basato sulla cooperazione fra diversi gruppi funzionali di
organizzazioni, diverse per finalità e per ambiti applicativi, dislocate nelle tre regioni Calabria, Puglia
e Sicilia, e fortemente sinergiche in quanto agli obiettivi del laboratorio.
Nel complesso la rete integra la capacità di rilevare i bisogni più avanzati di ricerca e innovazione
espressi nel mercato IT e in alcuni settori applicativi di particolare rilevanza (energia, trasporti,
sanità), le competenze del sistema pubblico di ricerca , le capacità di trasferimento tecnologico e,
infine, quelle di accesso al mercato locale e globale.
Il Laboratorio infatti si compone di:
•
grandi imprese che hanno la capacità tecnologica e di mercato di sostenere la realizzazione e
penetrazione commerciale di applicazioni / servizi innovativi di rilievo [accesso al mercato
globale]
•
sistema pubblico della ricerca con elevate e diversificate conoscenze (non solo nel settore
ICT ma anche in ambito economico, organizzativo, giuridico, medico) e competenze e una
rete nazionale e internazionale di relazioni scientifiche [accesso alla ricerca]
•
piccole imprese hi-tech (ad esempio, spin-off da ricerca), con elevate competenze
tecnologiche e capacità di sviluppo di componenti innovativi [accesso all'innovazione
tecnologica]
•
piccole e medie imprese ICT che, operando tipicamente su specifiche aree applicative
(Pubblica Amministrazione, Sanità, Energia, ecc.) o tecnologiche (cloud computing, ecc.),
sono interessate a potenziare la propria offerta con nuovi prodotti e/o servizi specializzati
[accesso al mercato]
•
imprese e organizzazioni pubbliche e private che operano nei settori applicativi di interesse
del progetto (energia, salute, trasporti) [accesso al dominio applicativo]
Il Laboratorio ha inoltre una configurazione ben articolata anche in relazione:
−
alle tre aree territoriali di riferimento, Calabria, Puglia e Sicilia, al fine di integrare le risorse
esistenti nelle regioni al fine di integrare le risorse esistenti nelle regioni;
−
alle caratteristiche di multi-disciplinarietà e inter-disciplinarietà che, connesse alle
tematiche del laboratorio, sono sostanziate da un diversificata partecipazione di dipartimenti
universitari e operatori di settore.
In primo luogo, infatti, l'avvio del Laboratorio è sostenuto dalla capacità di messa in rete del Centro
di Competenza ICT-SUD che è presente nelle tre regioni e costituisce, in modo naturale, una
struttura di raccordo e di supporto anche operativo.
In secondo luogo, la configurazione del partenariato del Laboratorio in Rete è distribuita in modo
bilanciato, con una presenza di grandi imprese, spin-off tecnologici, imprese ICT e di settori verticali
in tutte e tre le regioni.
86
Infine, si evidenzia l'apporto del Dipartimento Diritti, economia, management, storia, lingue e culture
(DEMS) dell'Università di Palermo, del Dipartimento di Diritto Commerciale e del Dipartimento
dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi dell'Università di Bari, del Dipartimento di Scienze
Economico-Aziendali, Giuridiche, Merceologiche e Geografiche dell'Università di Foggia.
Calabria
Grandi
imprese
Siemens IT Solutions and
Services spa
Unical – DEIS
Unical – DipMat
Università e
UniRC - DIMET
EPR
UniCZ
ICAR-CNR (sede CS)
PMI ICT
Exeura srl
Extra srl
Open Knowledge
Technologies srl
DLV System srl
IFM srl
ICT-SUD scrl
Puglia
Sicilia
Exprivia spa
Engineering Ingegneria
Informatica Spa
Italtel Spa
Nokia-Siemens Network
UniBA – Dip Info
UniBA – Dip Dir. Comm.
UniBA – Dip. Trapianti
UniFG – Dip. Sun. Econ.
PoliBA – DEE
UniSA
UniPA – DII
UniPA – DEMS
UniCT – DIEEI
ICAR-CNR (sede PA)
DAISY-NET scrl
SINCON srl
SER & Practices srl
ICT-SUD scrl
Consorzio Ticonzero
OR.COM srl
ICT-SUD scrl
Omnia Energia spa
Fondazione Scorza Cosenza
Operatori di (*)
Pediatria AO Cosenza (*)
settore
Fondaz. Campanella (*)
Loran srl
Itel Telecomunicazioni srl
(*) Questi soggetti hanno manifestato interesse alle sperimentazioni ma non sono soggetti ammissibili ai sensi
del DM 593/2000. Fra questi, Fondazione Campanella ha già sottoscritto uno specifico accordo anche per
aderire alla società consortile come sperimentatore (in allegato); .
Accordi e convenzioni. Sono inoltre attivi numerosi accordi e convenzioni con il costituendo
Laboratorio in Rete, quali quello con il Laboratorio Pubblico-Privato OpenKnowTech basato
sull'interesse per le tecnologie Open Source innovative da questo sviluppate, con la società di
gestione del Distretto Tecnologico della Logistica di Gioia Tauro (R&D.Log scrl) e con la Fondazione
Campanella e altri centri in ambito sanitario, interessati ad attività di sperimentazione, oltre ad
accordi con centri universitari nazionali ed internazionali per lo sviluppo delle attività del
Laboratorio in Rete (Politecnico di Vienna, Università La Sapienza).
Nei tre paragrafi successivi vengono descritti gli attori pubblici e privati coinvolti nei tre nodi
regionali del Laboratorio. Di seguito viene descritto il Centro di Competenza ICT-SUD che è un attore
pubblico-privato che partecipa a tutti i tre i nodi.
•
Centro di Competenza ICT-SUD: Grazie al contributo dell’Unione Europea e dello Stato
italiano, il Centro di Competenza ICT-SUD è oggi dotato di un patrimonio di strumenti,
tecnologie, competenze e conoscenze di grande rilevanza, idonee a fare dell’innovazione
87
uno dei principali motori di sviluppo locale per l’evoluzione scientifico-tecnologica delle
imprese ICT del Mezzogiorno. Il Centro dispone di sedi proprie in ciascuna dei suoi 5 nodi
regionali (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna), adeguatamente attrezzate con uffici,
aule didattiche, sale macchina e laboratori. Nella iniziativa sono principalmente coinvolte:
la sede principale del Nodo Calabria sita in Rende (CS), che ha una superficie
di circa 500 mq ed è composta da uffici, laboratori, sala attrezzata per la
formazione e sala macchina;
la sede del Nodo Sicilia sita in Catania, che ha una superficie di circa 200 mq
ed è composta da uffici, e laboratori;
la sede del Nodo Puglia sita in Valenzano (BA), che ha una superficie di circa
300 mq ed è composta da uffici, laboratori e sala attrezzata per riunioni e
formazione.
Le competenze disponibili presso il Centro di Competenza ICT-SUD e dei soci sopra citati
riguardano le seguenti tematiche di ricerca di interesse del laboratorio:
ambienti evoluti per lo sviluppo di applicazioni distribuite e per la loro
integrazione attraverso middleware basati su componenti Open Source
strumenti per la costruzione e gestione di data warehouse con dati complessi
(incluso proprietà spaziali e temporali)
integrazione di sorgenti informative eterogenee e distribuite
tecnologie di data mining e scoperta della conoscenza con suite Open Source
applicate a dataset con struttura complessa (ad esempio, sequenze di dati,
strutture multi-relazionali, ecc.)
ambienti open source per lo sviluppo di applicazioni su WEB secondo il
paradigma di Internet dei servizi
personalizzazione nel delivery di servizi
cloud computing
sicurezza e privatezza.
Interfacce web e mobile con tecnologia touchscreen
Network management e soluzioni di sicurezza avanzata di rete
Tecnologie RFID
Soluzioni multimediali in ambiente mobile
ICT-SUD impiega ricercatori a tempo determinato e collaboratori a progetto e, nell’ambito
della partecipazione alla presente iniziativa coinvolgerà alcune PMI, socie del Centro, che
metteranno a disposizione di ICT-SUD il proprio personale scientifico tramite il meccanismo
del distacco.
88
3.2.1 Attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del nodo siciliano
del laboratorio in rete
Il nodo siciliano, in linea con gli obiettivi del Laboratorio in rete, si configura con una compagine
pubblico privata all'insegna dell'interdisciplinarietà, in particolare per quanto riguarda la compagine
pubblica gli attori di riferimento sono:
•
Università degli Studi di Palermo:
- Dipartimento di Ingegneria Chimica, Gestionale, Informatica e Meccanica:
Il gruppo di ingegneria gestionale da circa 20 anni ha maturato esperienza
scientifica ed attraverso progetti di ricerca industriale nei seguenti ambiti:
Sistemi di produzione
Supply Chain Management e Gestione della Produzione
Strumenti ICT per la collaborazione e le reti di impresa
Analisi di contesti innovativi e di processi di diffusione dell’innovazione
Sanità ed organizzazione di soluzioni di e-procurement per enti pubblici
Il gruppo di ingegneria informatica da circa 20 anni ha maturato esperienza
scientifica ed attraverso progetti di ricerca industriale nei seguenti ambiti:
Sistemi intelligenti
Reti di Calcolatori e Rete Internet
Sistemi di Elaborazione Distribuiti
Sicurezza Informatica e Prevenzione delle Frodi
Algoritmi efficienti per problemi complessi
- Dipartimento di studi europei e della integrazione internazionale. Diritti, economia,
management, storia, lingue e culture (DEMS):
Il DEMS è un Dipartimento multidisciplinare dell’Università di Palermo al cui interno
sono presenti competenze altamente specializzate nei seguenti settori scientifici
disciplinari: Economia, Management e Diritto. All’interno del Dipartimento sono
presenti 45 docenti, tra Professori Ordinari, Associati e Ricercatori e 5 Tecnici e
Amministrativi. All’interno del Dipartimento, tra le competenze scientifiche
distintive, vi è senz’altro quella del Gruppo di System Dynamics, che da oltre un
decennio applica tale metodologia al governo dello sviluppo delle organizzazioni
pubbliche e private.
89
•
•
Università degli Studi di Catania, Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e
Informatica (DIEEI): I gruppi di ricerca che operano all’interno del DIEEI possiedono
competenze specifiche e riconosciute a livello internazionale che possono essere riassunte
nelle seguenti linee essenziali:
Architetture e servizi per terminali mobili
Metodologie e tecnologie di supporto alla progettazione di Sistemi Domotici.
Trasduttori basati su fluidi magnetici per applicazioni biomedicali.
Sistemi ICT per Ambient Assistive Living.
Sviluppo di piattaforme multi-sensoriali intelligenti per l’E-Health.
Trasduttori di Misura basati su materiali polimerici elettroattivi.
Micro e Nano sensori per marker diagnostici e proteine basati su magnetic
immuno-assay
Strategie per l’Analisi e l’Identificazione di Dinamiche Spazio-Temporali in
Neuro Ingegneria
Sistemi robotici per la neurochirurgia
Robotica, tele robotica e sistemi di realtà aumentata di supporto alla
riabilitazione
Dispositivi portatili per la diagnosi ed il controllo in tempo reale dell’attività
cardiaca
Sviluppo di sistemi embedded pervasivi per l’Ambient Assistive Living
Metodologie e tecnologie per lo sviluppo di sistemi Context-Aware
Sistemi diagnostici e predittivi per la Biomedicina e la Telemedicina
Sistemi di Interazione Uomo Macchina e WebTelevision
Sistemi intelligenti per il monitoraggio ambientale: Tecniche di Computer
Vision, Signal Processing, Data Mining e Data Fusion distribuiti (Grid e
Cloud), Telemetria e Biosensori
Sistemi ICT e di Intelligenza Artificiale per le scienze omiche
Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni (ICAR-CNR) Sede di Palermo: L’ICAR è un
Istituto del CNR con sede principale a Rende (Cosenza), a Napoli e Palermo, che ha come
obiettivo primario quello di studiare e progettare soluzioni informatiche innovative nell'area
dei sistemi di elaborazione ad alte prestazioni e dei sistemi intelligenti e a funzionalità
complessa. In particolare, nella sede di Palermo dell’ICAR-CNR sono svolte attività di ricerca,
90
e di formazione nei settori dei sistemi intelligenti, dei sistemi software per la robotica, dei
sistemi multi-agenti intelligenti, dei sistemi multimediali, e della bio-informatica. In
particolare, sono in atto attività dei seguenti gruppi di ricerca:
Gestione di informazioni sensoriali e conoscenza,
Sistemi intelligenti basati sul paradigma multi-agente,
Modelli per l’ingegneria del software,
Sistemi per l’E-health,
Sistemi multimediali paralleli,
Algoritmi e applicazioni di bio-informatica,
Sistemi software per la gestione del patrimonio culturale.
Per quanto riguarda la compagine privata i partner di riferimento sono:
•
Engineering Ingegneria Informatica S.p.A.: Engineering ha sempre considerato lo sviluppo
tecnologico come un punto di forza per mantenere e migliorare la propria posizione nel
mercato, tanto da creare una “Direzione Generale Ricerca e Innovazione” e di investire
annualmente circa il 7% del suo fatturato per portare avanti i suoi progetti di Ricerca. Lo
scopo della Direzione è quello di creare un circuito virtuoso fra la ricerca, l’innovazione e la
produzione, e per raggiungerlo si muove essenzialmente in tre aree:
Direzione & Laboratorio Ricerca & Sviluppo: il cui compito è di favorire le
opportunità di finanziamento attraverso l’avvio di programmi di ricerca
all’interno della Comunità
Europea o dello Stato Italiano (soprattutto per iniziativa del Ministero della
Ricerca Scientifica Italiano).
Centri di Competenza: monitora l'evoluzione del panorama ICT e si occupa
del trasferimento tecnologico, delle competenze più significative derivate
dai progetti di ricerca, in soluzioni fruibili dal mercato.
Architettura e Consulenza: specialisti dei centri di competenza e i team di
consulenti architetturali e tecnologici trasformano i risultati della ricerca in
evoluzione dell’offerta del Gruppo, operando in stretto contatto con il resto
dell’azienda.
La Direzione Generale R&I annovera oggi un totale di 250 impiegati (tra
ricercatori e personale dei centri di produzione che collaborano
saltuariamente con la direzione) con una percentuale di laureati pari al 58%
del totale dipendenti, il che evidenzia il grande patrimonio di competenze e
di potenzialità professionali del gruppo.
91
•
ITALTEL S.p.A.: Italtel è un player di primo piano nel mercato delle telecomunicazioni. La sua
leadership tecnologica consente all’azienda di progettare le comunicazioni del futuro e
definire nuovi standard di efficienza. Italtel progetta, sviluppa e realizza soluzioni per reti e
servizi di telecomunicazione di nuova generazione, basati su protocollo IP, completate da
servizi professionali di supporto all’operatività delle reti. Offre soluzioni e prodotti
proprietari; servizi di engineering e consulenza tecnologica; capacità di integrare tecnologie
di terze parti; servizi professionali di supporto all’operatività delle reti; attività di Network
Integration per il progetto e l’installazione in campo di reti IP di Unified Communication.
Italtel fornisce agli operatori di telecomunicazione fissa e mobile, alle grandi aziende e alla
Pubblica Amministrazione infrastrutture affidabili, aperte al networking e flessibili
nell’evoluzione tecnologica.
•
Nokia Siemens Network: Nokia Siemens Networks Italia è attualmente impegnata nel
settore servizi, operazioni di mercato e nella ricerca e sviluppo (R & D) con circa 1.100
dipendenti, distribuiti su varie sedi nel paese - tra cui una principale a Milano (Cassina de
Pecchi), Roma, Catania, e Napoli. Nokia Siemens Networks Italia offre un considerevole
contributo in termini di apparecchiature di rete, soluzioni e servizi professionali, ed è leader
nel settore tutti i principali operatori fissi e mobili del paese. Ha apportato un notevole
contributo nel settore delle telecomunicazioni nel sostenere la digitalizzazione del paese, e
nella crescita rapida ed efficace dello sviluppo delle reti di telefonia mobile e nell
l'introduzione di reti 3G e nella distribuzione di rete fissa a banda larga. Svolge inoltre un
ruolo strategico nella realizzazione di reti di prossima generazione e nel fornire reti a fibre
ottiche, reti a banda larga HSPA e una vasta gamma di attività in outsourcing, i quali
permetteranno il concretizzarsi dello sviluppo futuro delle telecomunicazioni in Italia.
Attività riguardanti R & S a microonde si trovano a Cassina de Pecchi, che è di il quartier
generale delle MW R&D a livello mondiale . A Catania l'azienda ha un centro di eccellenza
per lo sviluppo dei servizi volti all'utente finale.
92
•
•
Consorzio Ticonzero: Il Consorzio Ticonzero è impegnato nella ricerca e nello sviluppo di
tecnologie informatiche e telematiche. Il Consorzio associa imprese di elevata
specializzazione, inclusi tre spin-off accademici dell’Università di Palermo. I campi di
interesse vanno dalle interfacce uomo-macchina, alla sicurezza informatica, alla realizzazione
di strumenti di misura innovativi e al telerilevamento. Una specifica linea di attività riguarda
il web semantico con un gruppo di ricerca dedicato allo sviluppo di geo-ontologie. I mercati
di riferimento sono costituiti prevalentemente dal settore dei beni culturali e della gestione
del territorio. La compagine consortile è composta dalle seguenti realtà imprenditoriali:
Easy Integrazione di sistemi s.r.l.
Buontempo soc. coop.
Diasis s.r.l.
InformAmuse s.r.l.
Nadir S.n.c.
Gè s.r.l.
E.Lab s.r.l.
Securproject.it s.r.l.
OR.COM S.r.l: La OR.COM. S.r.l. oggi è attiva in molti campi:
nelle tecnologie;
nelle reti e nella telematica;
nei sistemi Open Source.
I mercati di riferimento sono:
la Pubblica Amministrazione Locale;
le PMI
la Sanità,
Trasporti.
La solidità dei processi produttivi, la partnership con aziende leader nel campo dell'IT, gli
stimoli promossi dall'area di ricerca e sviluppo sono i fattori chiave che rendono l'azienda un
punto di riferimento per l'offerta di soluzioni evolute ed innovative e rappresenta un partner
forte e qualificato per ogni aspetto del Network & Systems problem solving and solution.
Una delle attività storiche, su cui OR.COM. vanta maggiore esperienza è quella di system
integration.
93
3.2.2 Attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del nodo
calabrese del laboratorio in rete
Tra gli aspetti maggiormente caratterizzanti il nodo calabrese del Laboratorio in Rete vi saranno la
multi-disciplinarietà e la inter-disciplinarietà, determinate intrinsecamente dalle tematiche e dagli
obiettivi specifici già dichiarati. In concreto, oltre alla qualificata partecipazione di aziende ed enti di
ricerca appartenenti al mondo dell’Information Technology, si punta anche al coinvolgimento sia di
conoscenze in aree scientifiche distinte ma complementari (quali la linguistica e la statistica) sia di
competenze di dominio che siano in grado di accelerare i processi di verticalizzazione dei prodotti e
servizi che si intende realizzare. Per tali fini saranno naturalmente sfruttate anche le più consistenti
opportunità offerte dalla Rete multi-regionale, all’interno della quale sarà interesse primario del polo
calabrese favorire e promuovere lo scambio di conoscenze e la fattiva collaborazione.
Sul piano della governance i partner calabresi intendono aggregarsi in un’apposita struttura
organizzativa, quale una società consortile, che permetta una più efficace gestione su base regionale
e una più proficua partecipazione alle iniziative della rete multi-regionale. L’insieme dei soggetti
qualificabili come proponenti e afferenti al laboratorio calabrese è quello di seguito riportato:
•
Siemens IT Solutions and Services (gruppo Siemens) - Il gruppo SIS, attivo a livello
internazionale, è nato nel 2007 dall’integrazione delle cinque aziende Siemens che
operavano a livello mondiale nell’ambito IT ed offre le proprie soluzioni e i propri servizi ai
clienti nei seguenti settori: Manufacturing Industry, Public Sector; Healthcare, Telco, Media,
Transportation/Airports, Utilities. Ha un fatturato annuo di circa 5 miliardi di Euro e 43.000
dipendenti e appartiene al gruppo Siemens il quale è costituito da un’organizzazione
multidisciplinare focalizzata su attività ad alto contenuto tecnologico nei mercati
dell’Industria, Salute, Trasporti ed Energia con un fatturato annuale superiore ai 78 miliardi
di euro (FY2010) e circa 400.000 dipendenti. In Italia il gruppo Siemens è presente con
proprie strutture produttive, tecniche e commerciali che impiegano oltre 7.000 dipendenti di
cui 800 nella sua divisione informatica costituita dalle seguenti legal entities: Siemens IT
Solutions and Services S.p.A. avente sedi in Milano, Roma, Avellino, Torino, Bologna e
Padova focalizzata nei mercati dell’Industria, Telecomunicazioni, Trasporti e Pubblica
Amministrazione ed E-Utile S.p.A. avente sede in Milano. E-Utile costituita da una jointventure fra Siemens e A2A allo scopo di fornire soluzioni e servizi al mercato delle Utilities.
Tutte le aziende della divisione informatica sono certificate ISO 9001:2008. . Il Gruppo
Siemens rappresenta una delle più importanti multinazionali operanti a livello mondiale.
Presente in oltre 190 paesi con circa 405.000 collaboratori. In Italia il Gruppo Siemens
possiede sette stabilimenti produttivi e centri di ricerca e sviluppo, alcuni dei quali sono
centri di eccellenza mondiale. Siemens IT Solutions and Services parteciperà alla futura
costituzione della Società Consortile Calabra in partnership con DLV System, Exeura, eXtra,
ICAR-CNR, IFM, Oktago, Omnia Enegia spa, Università degli studi della Calabria, Università
degli Studi di Catanzaro, Università degli Studi di Reggio Calabria. Eventuali ulteriori forme di
collaborazione saranno valutate a valle della costituzione della Società Consortile.
•
Exeura s.r.l. - Exeura è uno spin-off dell’Università della Calabria nato 8 anni fa per iniziativa
di un gruppo di docenti e ricercatori del settore informatico. In quanto spin-off, la sua
missione è trasferire i risultati della ricerca universitaria in attività d’interesse industriale.
94
Questa missione si traduce nello svolgimento di attività di: (1) Ricerca Industriale finalizzata
all’individuazione di modelli, approcci e tecniche innovative e allo sviluppo di dimostratori e
prototipi; (2) Sviluppo prodotti per l’ingegnerizzazione dei prototipi che soddisfano i requisiti
del mercato; (3) Servizi di consulenza per lo sviluppo di applicazioni con l’utilizzo del knowhow, dei prodotti e/o dei prototipi rivenienti dalle altre due attività. Lo stretto legame con il
mondo della ricerca universitaria è un carattere distintivo di EXEURA, così come carattere
distintivo è il settore delle Tecnologie dell’Informazione in cui EXEURA focalizza la propria
attività: il Knowledge Management e il Business Analytics. In oltre otto anni di attività,
EXEURA ha realizzato progetti di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo, prototipi di
tecnologie informatiche, prodotti software e consulenza.
•
EXTRA S.r.l. [ è una società nata nel 2006 a Pisa che opera come Integratore di Sistemi. I
servizi offerti vanno dallo Sviluppo Applicativo (Portali Web e Business Applications), alla
progettazione e sviluppo di Infrastrutture e Sistemi Informatici, all’outsourcing dell’IT
aziendale o di parte di questo, che si tratti di sviluppo applicativo, di servizi infrastrutturali o
sistemistici, fino ad arrivare alla Consulenza di Processo IT (ITIL) ed alla Consulenza
nell’ambito del Project Management (Prince2 e PMBOK). Grazie alla consolidata esperienza
nell'ambito dei prodotti Open Source (Openbravo, Zimbra, SugarCRM, Magento, Pentaho,
Alfresco), Extra si posiziona come leader nell'utilizzo e nella consulenza di questi prodotti,
garantendo un elevato grado di professionalità per tutte quelle Aziende che decidono di
affidarsi ad Extra per la gestione e la formazione. L'azienda ha sede legale e operativa a
Pontedera (PI) e altre due sedi produttive a Brunico (BZ) e Rende (CS) con clienti in tutta
Italia e in Germania sia nella Pubblica Amministrazione che nel mondo delle PMI. Tra
dipendenti e collaboratori conta più di 50 unità di cui la stragrande maggioranza è laureata in
Ingegneria Informatica e in Informatica. Nel 2010 ha fatturato più di un milone di euro ed ha
come obiettivo nel 2011 di raddoppiarlo. La partecipazione al Laboratorio offre ad Extra
l'opportunità di insediarsi anche in Calabria, a partire da un contesto di relazioni con
l'università e con imprese innovative.
•
Open Knowledge Technologies s.r.l. (OKTago) - E’ un'azienda di nuova costituzione
(novembre 2010), nata dall'esperienza del laboratorio Pubblico-Privato OpenKnowTech, a
sua volta promosso da una collaborazione tra università, enti pubblici di ricerca in ambito IT
e alcune aziende informatiche con sede nell’area di Rende. OKTago Srl opera per la
promozione e il trasferimento delle tecnologie Open Source - con particolare riferimento
all'area del Document Management, della Collaborazione e della Business Intelligence verso imprese IT interessate ad individuare e integrare rapidamente soluzioni avanzate per
migliorare la competitività della propria offerta. I soci di OKTago hanno maturato un
importante e diversificato bagaglio di competenze specialistiche in ambito accademico e di
impresa. Fra essi, vi sono due docenti ordinari del Dipartimento di Elettronica, Informatica e
Sistemistica dell'Unical, un ricercatore dell'ICAR-CNR, un esperto di trasferimento
tecnologico e quattro giovani dottorati e dottorandi di ricerca. L'offerta tecnologica di punta
di OKTago si basa su Borè, una piattaforma che integra una suite di componenti Open Source
innovativi per realizzare un Social Network Environment mirato ad una intelligente gestione
documentale collaborativa. OKTago è stata selezionata fra le migliori idee imprenditoriali da
ospitare nell'incubatore TechNest dell'Unical ed ha richiesto di essere riconosciuta come
95
spin-off dell'Unical e del CNR.
•
DLVSystem s.r.l. - Spin-off dell’Università della Calabria, è una società costituita da un
gruppo internazionale, leader nel settore dell’Intelligenza Artificiale, del KRR (Knowledge
Representation and Reasoning) e della Programmazione Logica Disgiuntiva in particolare,
provenienti da Universita` di Oxford, Universita` della Calabria, Politecnico di Vienna e
aziende leader nel settore ICT. La Mission di impresa è di trasferire sul mercato dell’ICT, e del
Knowledge Management in particolare, alcuni dei più avanzati risultati della ricerca che
hanno dato vita al sistema di Intelligenza Artificiale DLV - lo stato dell’arte dei sistemi di
Programmazione Logica Digiuntiva, utilizzato in università e centri di ricerca di tutto il
mondo, e sperimentato con successo in applicazioni industriali evolute di Knowledge
Management, dal turismo alla sanità, dal team building ai trasporti. L’alto contenuto
innovativo delle soluzioni proposte da DLVSYSTEM ha suscitato forte interesse del mondo
industriale, con l’attivazione di progetti e consulenze nel settore del KRR. Nel 2010 l’idea
imprenditoriale della DLVSYSTEM ha vinto il primo posto nella START CUP 2010 – Calabria,
competizione che premia i “business plan” più innovativi e promettenti.
•
IFM s.r.l. - La IFM s.r.l. nasce nel 1987 e si propone, nel vasto settore dell’ICT, come
interlocutore della P.A. nella fornitura di software e servizi. Oltre che in tutti i settori
tecnologici più tradizionali e consolidati, la IFM ha maturato significative esperienze
nell’ambito del Knowledge Management, anche attraverso collaborazioni con Enti di Ricerca,
Università ed altre aziende calabresi. Inoltre ha sviluppato prodotti per il controllo ed il
monitoraggio dei processi di spesa e l’analisi dei dati, sempre con particolare riferimento alla
P.A. L’azienda è inoltre interessata a sviluppare specifiche conoscenze in ambito sanità,
settore in cui sta investendo in risorse e formazione.
•
Omnia Energia S.p.A. - È una moderna società nata con la mission di fornire, nel mercato
energetico italiano, soluzioni per la riduzione del costo energetico attraverso prodotti e
servizi altamente innovativi. Dal 2002 Omnia Energia si è andata affermando inizialmente
come operatore energetico di fiducia per aziende energivore e PMI e, successivamente,
rivolgendo la propria offerta anche alle micro-imprese, proponendo in ogni caso soluzioni
per il risparmio energetico, la fornitura di energia elettrica e la realizzazione di impianti
fotovoltaici. Omnia Energia è strutturata in due divisioni: Fotovoltaico, che si occupa della
realizzazione di impianti fotovoltaici domestici o industriali, ed Elettricità, attiva nella
vendita di energia elettrica e di soluzioni di efficienza energetica ad aziende pubbliche e
private. Territorialmente, Omnia Energia S.p.A, con sede a Cosenza, opera nel Sud Italia,
mentre Omnia Energia Più S.r.l., con sede a Firenze, è attiva nel Centro - Nord Italia.
•
Università della Calabria. - L’Università degli Studi della Calabria (UNICAL) è un’istituzione
pubblica dotata di personalità giuridica finalizzata alla ricerca scientifica, alla formazione
culturale e professionale ed al progresso civile della società in cui opera. Nel perseguimento
di tali fini, l’Università promuove anche forme di collaborazione con altri organismi pubblici e
privati, nazionali ed internazionali. Uno dei settori scientifico-culturali più significativi
nell’ambito dell’UNICAL è oggi quello informatico: due corsi di laurea (Informatica ed
Ingegneria Informatica) ed un ampio gruppo di ricerca, distribuito tra il Dipartimento di
96
Matematica ed il Dipartimento di Elettronica, Informatica e Sistemistica (DEIS), che conta un
cospicuo numero di professori, ricercatori, dottorandi e collaboratori, svolge qualificata
attività di ricerca e possiede competenze professionali ed esperienza anche nei settori di
interesse della presente proposta. Gli interessi di ricerca gruppo di Informatica dell’UNICAL
spaziano in diverse aree, fra cui: Basi di Dati e di Conoscenza; Machine Learning, Tecniche di
rappresentazione della conoscenza e ragionamento di senso comune; Complessità
Computazionale; Data Mining e Data Warehousing; Grid Computing. In passato, i
componenti il Gruppo di Informatica dell’UNICAL hanno ricoperto ruoli chiave in vari progetti
di respiro internazionale, fra cui i progetti KIWI, EDS e KIWIS finanziati nell’ambito del
programma europeo ESPRIT, DEUS-EX-MACHINA, finanziato dall’Unione Europea e dalla
National Science Foundation – USA, INFOMIX e ICONS finanziati dalla Commissione Europea
nell'ambito del V Programma Quadro.
•
Università Magna Grecia di Catanzaro - L’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro
è un Ateneo di media grandezza che comprende le Facoltà di Medicina e Chirurgia,
Giurisprudenza, Farmacia e che è fisicamente contiguo ed integrato con il Policlinico
Universitario “Mater Domini” e la Fondazione per la ricerca e la cura dei tumori “Tommaso
Campanella”. Con oltre 10000 studenti copre tutti i livelli della formazione universitaria
attraverso numerosi corsi di Laurea triennali e magistrali, Dottorati di ricerca, Scuole di
Specializzazione, Master e Corsi di perfezionamento post-laurea. Di recente sono stati
istituiti nell’ambito della Facoltà di Medicina e Chirurgia, i corsi di laurea interateneo in
“Ingegneria Informatica e Biomedica” e “Biotecnologie”. Numerosi sono i progetti di ricerca
realizzati in partnership con le imprese e crescente è il numero dei ricercatori. Le attività del
laboratorio saranno sviluppate dai docenti e ricercatori che afferiscono al corso di laurea in
“Ingegneria Informatica e Biomedica” e che operano nell’ambito del Laboratorio di
Bioinformatica dell’Ateneo. Il gruppo informatico dell’Ateneo ha maturato significative
esperienze nei settori scientifici di interesse per il laboratorio. In particolare i principali
interessi di ricerca comprendono: Bioinformatica, Gestione ed analisi di dati omici in
oncologia, Annotazione ed interrogazione basata su ontologie di dati omici, Informatica
Medica, Sistemi distribuiti e ad alte prestazioni, Grid Computing. I risultati di ricerca sono
testimoniati da numerose pubblicazioni con elevato Impact Factor e dalla partecipazione a
numerosi progetti di ricerca nazionali ed internazionali. In particolare, il Laboratorio di
Bioinformatica e l'U.O. di Oncologia del Policlinico Universitario e della Fondazione Tommaso
Campanella collaborano da vari anni ed hanno sviluppato congiuntamente numerosi
strumenti bioinformatici per l'analisi di dati biomedici microarray. Un'ulteriore competenza
riguarda la definizione e querying di cartelle cliniche elettroniche oncologiche implementate
in XML.
•
Università Mediterranea di Reggio Calabria - L’Università degli Studi “Mediterranea” di
Reggio Calabria promuove lo sviluppo e il progresso della cultura e delle scienze attraverso la
ricerca, l'insegnamento e la collaborazione scientifica e culturale con altre università, centri
di ricerca, nazionali e internazionali, con istituzioni scientifiche, ecc.. Nell’ambito della
Mediterranea, il settore di ricerca dell’Informatica ha assunto da anni un ruolo
particolarmente significativo. Fondato su un gruppo di ricerca afferente al Dipartimento di
Informatica, Elettronica, Matematica e Trasporti (DIMET) composto da giovani docenti,
97
ricercatori, dottorandi e post-doc, il settore ha espresso negli ultimi anni una considerevole
attività di ricerca in diversi domini scientifici ed applicativi dell’informatica, alcuni dei quali di
particolare interesse nell’ambito della presente proposta. I temi di ricerca di interesse del
gruppo ricadono nelle aree della sicurezza informatica e della firma digitale, delle basi di dati
e dell’intelligenza artificiale e, più in particolare, dei sistemi informativi evoluti e distribuiti su
rete, degli e-service, del Social Networking e dei sistemi multi-agente. I componenti del
gruppo di Informatica dell’Università Mediterranea sono stati coinvolti nel passato in
progetti e reti di ricerca in ambito internazionale, quali AgentLink III (laboratorio di azione di
coordinamento europeo finanziato dalla Commissione europea nel contesto dell'iniziativa
“Tecnologie per la Società dell'Informazione” nell'ambito del Sesto programma quadro) e
WASP (Working Group on Answer Set Programming - 5th European framework programme,
Information Society Technologies, Action Line FET), FEAST: Fundamentos y Extensiones de la
tecnología (Mnisterio de Ciencia e Innovaciòn - Spain) e in vari progetti nazionali finanziati
dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).
• Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni (ICAR-CNR), sede di Rende - L’ICAR è un Istituto del
CNR con sede principale a Rende (Cosenza), e due sedi a Napoli e Palermo. L’obiettivo principale
dell’ICAR è quello di studiare e progettare soluzioni informatiche innovative in termini di ricerca,
trasferimento tecnologico ed alta formazione nell'area dei sistemi di elaborazione ad alte prestazioni
(sistemi di cloud computing, griglie computazionali e di conoscenza, sistemi di calcolo paralleli e
distribuiti, ambienti e tecnologie avanzate per Internet, calcolo scientifico) e dei sistemi intelligenti e
a funzionalità complessa (gestione di grandi database e di flussi di dati, rappresentazione e scoperta
di conoscenza, sistemi percettivi per la robotica, sistemi multi-agenti intelligenti, analisi di dati bioinformatici e sistemi multimediali). Il personale della sede dell’ICAR di Rende si occupa dello studio e
realizzazione di modelli, architetture e sistemi software distribuiti, ad alte prestazioni e basati sulla
rappresentazione ed elaborazione della conoscenza (data mining, OLAP, datawarehouse), analisi dei
dati per la sicurezza, sistemi peer-to-peer e algoritmi evolutivi. In questi settori, l’ICAR è impegnato
in progetti di ricerca nazionali ed internazionali come i progetti Europei XtreemOS e Chronius, e i
progetti nazionali OpenKnowTech, Ideas, e SisTema. L’ICAR ha in atto collaborazioni con centri di
ricerca e università italiani ed esteri, come l’INRIA, la Cardiff University, la UCLA, il Polithecnic of
Vienna, l’Università di Pisa, il Politecnico di Torino e diversi altri istituti del CNR.
98
Accordi e convenzioni. Sono stati stipulati accordi e dichiarazioni d'intenti con qualificati soggetti
locali per la sperimentazione delle tecnologie e dei risultati del laboratorio, in particolare nel settore
della sanità:
•
Fondazione Scorza di Cosenza
•
Reparto di Pediatria dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza
•
Fondazione Campanella di Catanzaro.
Infine, anche per favorire l’inserimento della Rete Multi-Regionale di Laboratori nel contesto della
rete regionale, nazionale e internazionale della ricerca, sono state perfezionante dichiarazioni
d’intenti o convenzioni per partnership tecnico-scientifiche o di sperimentazione con i seguenti
soggetti di valenza nazionali ed internazionali:
•
Distretto della Logistica R&D.LOG di Gioia Tauro (In allegato)
•
Laboratorio Open Know Tech (Rende) (In allegato)
•
Politecnico di Vienna (In allegato)
99
3.2.3 Attori pubblici e privati coinvolti nella costituzione del nodo pugliese
del laboratorio in rete
L’insieme dei soggetti qualificabili come proponenti e afferenti al laboratorio calabrese è quello di
seguito riportato:
•
Daisy-net s.c a r.l.: La Società DAISY-NET ha scopo consortile e, pertanto, non ha fine di
lucro. Coerentemente con la società "CC-ICT SUD", con sede in Cosenza, alla quale è
collegata, intende realizzare iniziative idonee allo sviluppo, nelle Regioni dell'Obiettivo 1,
ovvero nelle aree di cui all'articolo 87, terzo comma, del Trattato UE, di un Centro di
competenza Tecnologica sulle I.C.T. (settore delle Tecnologie dell'Informazione e della
Comunicazione), articolato in una rete di Centri di Competenza Regionali. DAISY-Net è la
versione pugliese del Centro di Competenza e come tale diventa socio del centro di
competenza interregionale sostituendosi a tutti i soci pugliesi. L’ideologia di DAISY-Net è
potenziare gli affari, la forza competitiva e le capacità di ciascun socio, attraverso il lavoro
insieme e gli investimenti comuni. In particolare la Società ha per oggetto lo svolgimento di
attività riconducibili a quanto previsto dall'Avviso Pubblico n. 1854/2006 emanato dal
Ministero dell'Università e della Ricerca in data 22/09/06, riportante "Modalità e termini per
la presentazione di progetti finalizzati alla costituzione di Centri di Competenza Tecnologica
secondo un modello a rete in ambiti coerenti con le specializzazioni produttive delle regioni
meridionali" nell'ambito del Programma Operativo Nazionale 2000-2006 "Ricerca Scientifica,
Sviluppo Tecnologico, Alta Formazione" Asse II, Misura II.3 - "Centri di Competenza
Tecnologica".
•
Sincon s.r.l.: SINCON s.r.l. è stata costituita nel 1988 come società consortile comprendete la
maggior parte delle aziende fondatrici della Sezione di Informatica presso l'Associazione
degli Industriali di Taranto, con la missione sia di coordinare e disciplinare le attività
tecnologiche delle imprese consorziate, sia di utilizzare le proprie strutture aziendali dirette
per meglio svolgere interventi operativi nei confronti della committenza pubblica e privata
più qualificata e significativa. Trasformata in s.r.l. nel 2007, SINCON è presente in maniera
rilevante sul mercato regionale pugliese dell’ICT ed ha maturato importanti esperienze nella
progettazione e realizzazione di Sistemi Informativi per Enti Pubblici ed Azienda Sanitarie,
nonché nella consulenza e sviluppo di software applicativo per la più significativa
committenza industriale.
Il “core business” della società è rappresentato da servizi professionali quali Gestione di Data
Center, Network Management e Cabling System, Outsourcing applicativo, Progettazione e
sviluppo software.
•
Università Degli Studi Di Bari: L’Università degli Studi di Bari prevista dal R.D. 30 settembre
1923 n. 2102 viene istituita con Decreto 9 ottobre 1924 sulle fondamenta delle antiche
Scuole Universitarie di Farmacia e di Notariato attivate subito dopo l’Unità d’Italia in
sostituzione dell’antico "Reale Liceo delle Puglie".
Di particolare rilievo l’attività internazionale e, sul piano delle relazioni scientifiche, viene
promossa l’attivazione di numerosi accordi di cooperazione culturale, in essere con
100
Università europee ed americane, nonché un importante accordo con alcune Università della
Cina Popolare.
L’Università di Bari è anche sede del Consorzio delle Università del Mediterraneo (CUM),
realizzato nel 1983 e riconosciuto dall’UNESCO come organismo sovranazionale non
governativo al quale afferiscono attualmente 158 Atenei di tutti i Paesi del Bacino.
Dipartimento di informatica (Università Degli Studi Di Bari). Il Dipartimento di
Informatica (DIB) dell’Università degli Studi di Bari è stato costituito in continuità col
precedente Istituto di Scienze delle Informazioni, il cui nucleo operava fin dai tardi
anni Sessanta. Il Dipartimento conduce azioni da ritenersi strategiche nel brevemedio periodo nell’ottica di recuperare l’efficienza e l’efficacia degli strumenti di
sostegno alla ricerca scientifica attraverso la valorizzazione dei risultati. Tali azioni
hanno la finalità di stimolare la ricaduta di tali studi nella riqualificazione di imprese
meridionali e lo spin-off di giovani imprese ad alto potenziale tecnologico (una tra
queste è SER&Practices s.r.l.) favorendo la applicazione dei risultati della ricerca in
molteplici settori.
Il Dipartimento di Informatica risulta nodo qualificato della European Network of
Excellence in Machine Learning, in ambito ESPRIT (MLNet 7125 e MLNetII 29288),
della European Network of Excellence on Computational Logic Compulog (ESPRIT
Compunte 72309), delle reti di eccellenza europee su Agent Based Computing
(ESPRIT Agentlink 27775 e Agentlink II), della rete su Intelligent Information
Interfaces (ESPRIT I3net 22585), della European Network of Excellence on “Digital
Libraries” DELOS (IST-1999-12262) e della rete internazionale ISERN (International
Software Experience Research Network). Oltre che con gli altri nodi delle reti sono
attive Partnership e collaborazioni consolidate con la Università di Liverpool, Dpt. of
Computer Science, la Università di Aberdeen, Dpt. of Computer Science, la Università
di Paris IX Dauphine, Istituto di Mathematique de la Decision CEREMADE, la
Università del Maryland, Dpt. of Computer Science, la Università di Kaiserslautern,
Dpt. of Computer Science.
Dipartimento di Diritto Commerciale (UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI). Il
Dipartimento è impegnato in attività di ricerca che coprono l’area del diritto
commerciale, del diritto fallimentare e del diritto industriale. Risultano afferire al
Dipartimento complessivamente 25 persone; di cui 22 docenti e ricercatori e 3 unità
di personale tecnico amministrativo. La sede di attività del Dipartimento è situata in
C.so Italia, n. 23, in Bari. Nella struttura le principali linee di ricerca svolte riguardano
i seguenti settori di attività Forme organizzative per l'esercizio dell'impresa,
L'impresa e il mercato mobiliare. Il finanziamento dell'impresa, L'impresa e il
mercato: la tutela della proprietà industriale ed intellettuale, La Crisi dell'impresa.
Nel nodo in questione il Dipartimento intende sfruttare i propri asset di ricerca e
know-how nelle seguenti tematiche: Valutazione dei presupposti applicativi ai fini
della individuazione degli strumenti di tutela giuridica inerenti alla
commercializzazione di prodotti industriali e agricoli, nonché alla protezione della
P.I.; Elaborazione e predisposizione di modelli negoziali per l’esercizio dell’impresa in
101
forma aggregata e associata e per la costituzione e l’accesso a sistemi informativi
complessi.
Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi (UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI
BARI). La struttura possiede documentate competenze nello studio delle malattie
metaboliche e delle alterazioni cardiovascolari ad esse associate, con metodologie di
indagine che spaziano dalla fisiologia clinica alla biologia cellulare e molecolare e alla
epidemiologica genetica. Ha inoltre ricevuto numerosi finanziamenti per la
conduzione dell’attività di ricerca da enti quali la Comunità Europea, la Juvenile
Diabetes Foundation International, la European Association for the Study of Diabetes
e da programmi di sviluppo e ricerca di varie multinazionali farmaceutiche.
La struttura comprende la Divisione di Endocrinologia del Policlinico Universitario di
Bari, che consta di un reparto di degenza costituito da 20 posti letto e dell’Unità
ambulatoriale di Diabetologia, che ha in carico circa 6.000 pazienti. Dispone inoltre di
un laboratorio di ricerca biomedica (400 mq), comprendente ambienti dedicati alla
biochimica delle proteine, alle colture cellulari, alla biologia molecolare e allo studio
dell’espressione genica.
•
Università Degli Studi Di Foggia: Facoltà: Giurisprudenza, Economia, Medicina e Chirurgia,
Agraria, Lettere, Scienze della Formazione. Nata nel 1999, ha ampliato in breve tempo la
propria offerta formativa, strutturata in 6 facoltà, 12 Dipartimenti e ben 27 corsi di laurea
triennale e specialistica, puntando soprattutto a fornire risposte adeguate alle istanze del
territorio. L’offerta post-universitaria è articolata in 19 master, 12 dottorati di ricerca, 36
assegni di ricerca e 31 scuole di specializzazione. La popolazione studentesca ammonta ad
oltre 11.000 unità. I docenti strutturati presso l’Ateneo da uno ammontano a 335 unità. Il
personale tecnico-amministrativo consta, invece, di 326 unità.
Ai Dipartimenti si aggiunge il Centro di ricerca interdipartimentale “BIOAGROMED” (Istituto
per la Ricerca e le Applicazioni Biotecnologie per la Sicurezza e la Valorizzazione dei Prodotti
Tipici e di Qualità), il quale ha il compito di promuovere lo sviluppo e la competitività nel
settore agro-alimentare e bio-medico attraverso la valorizzazione dei prodotti tipici della
Capitanata (Alimenti e Salute).
Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali, Giuridiche, Merceologiche e
Geografiche. Le attività del dipartimento vertono principalmente sulle seguenti
attività: didattica, ricerca, partecipazione a progetti, spin-off. Il Dipartimento di
Scienze Economico-Aziendali, Giuridiche, Merceologiche e Geografiche (DSEAGMeG)
offre professionalità specifiche e competenze diversificate per la comprensione delle
dinamiche che interessano la vita delle imprese, delle amministrazioni pubbliche e
dei diversi attori che agiscono nel sistema sociale e istituzionale.
Nasce nel 2003 con l’intento di integrare diverse conoscenze e competenze per
affrontare in modo efficace le problematiche aziendali in un ambiente dinamico e
complesso. In quest'ottica, le competenze economico-aziendali si integrano
sinergicamente con quelle giuridiche ed economico-ambientali.
102
Il Laboratorio d’Impresa presso il Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali,
Giuridiche, Merceologiche e Geografiche (SEAGMEG) si rivolge a soggetti pubblici e
privati, in una prospettiva economico manageriale, e svolge attività di produzione di
conoscenza, ricerca, servizi, divulgazione scientifica e formazione.
E’ articolato in differenti Aree di Ricerca e Sviluppo afferenti ai settori disciplinari
confluenti nel Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali, Giuridiche,
Merceologiche e Geografiche, utili a generare benefici al mondo produttivo.
•
Politecnico Di Bari: Il Politecnico di Bari, terzo in Italia - primo nel Mezzogiorno, conta più di
10.000 studenti iscritti, oltre 300 Docenti e Ricercatori, 300 dipendenti tecnici ed
amministrativi, 10 Dipartimenti Universitari, più di 20 Corsi di Dottorato, 3 Master, 3 Scuole
di Specializzazione, più di 150 Progetti di Ricerca, nonché collaborazioni e convenzioni con
istituzioni ed aziende. Al Laboratorio parteciperà direttamente in termini di strutture,
personale ed attività, il Dipartimento di Elettrotecnica ed Elettronica del Politecnico di Bari
Il Dipartimento di Elettrotecnica ed Elettronica (DEE) - http://dee.poliba.it/ è una
struttura di ricerca del Politecnico di Bari che istituzionalmente promuove e coordina
le attività nei settori di ricerca dell’Ingegneria Elettrica e dell’Informazione.
In maniera imprescindibile, fa capo al Dipartimento di Elettrotecnica ed Elettronica
anche la maggior parte delle attività didattiche relative ai corsi di studio
dell’ingegneria elettrica, dell’ingegneria elettronica, dell’ingegneria informatica,
dell’ingegneria dell'automazione e dell’ingegneria delle telecomunicazioni, oltre a
numerose attività didattiche di supporto agli altri corsi di laurea delle Facoltà di
Ingegneria del Politecnico di Bari. A queste si aggiungono i corsi di Dottorato di
Ricerca aventi sede amministrativa presso il DEE (tre sino all’anno accademico
2009/2010, due dall’anno accademico 2010/2011), e alcuni corsi di Master
Universitario.
In particolare, il DEE conta 26 Laboratori principalmente dedicati alla ricerca 2
laboratori dedicati principalmente alla didattica, una sala alte tensioni per
sperimentazioni elettromagnetiche, nonché una Biblioteca tra le più ricche di
materiale bibliografico, nei settori di interesse, dell’Italia centromeridionale.
L’unità di ricerca del Politecnico di Bari utilizzerà, fra le altre, le risorse disponibili
presso il Laboratorio di Sistemi Informativi (SisInfLab) del Dipartimento di
Elettrotecnica ed Elettronica (DEE), che gode di un’eccellente reputazione
internazionale in attività di ricerca, certificata da oltre 150 pubblicazioni su riviste e
atti di conferenze firmate dal gruppo negli ultimi 5 anni.
•
Università Del Salento: L’Università del Salento si pone l’obiettivo di servire la società
educando i leader di domani estendendo le frontiere della conoscenza. I valori portanti della
nostra università sono la libertà di pensiero e di opinione, la trasparenza e la meritocrazia.
Continuando l’idea dei suoi fondatori, la nostra comunità supporta la crescita individuale e la
creatività nei diversi ambiti del sapere senza distinzione di genere e razza. I nostri docenti,
studenti e personale tendono a questi obiettivi in un contesto di libertà e responsabilità.
103
L’Università del Salento incoraggia lo spirito di iniziativa, l’integrità, l’etica e l’eccellenza in un
sistema che punta al miglioramento del suo territorio attraverso la diffusione e l’applicazione
della conoscenza. Il rapporto dell’Università del Salento con il suo territorio è di
fondamentale importanza per la crescita dello stesso Ateneo e del Salento in termini di
progresso sociale, tecnologico ed economico.
•
Loran SRL. La Ditta LORAN S.r.l., opera nel settore sanitario dal 1988. Successivamente ha
esteso il suo core business con la linea informatica, scientifica ed ambientale. L’azienda è in
grado di fornire numerosi servizi tra i quali Fornitura di apparecchiature e prodotti marcati
CE, Agenzia di primari marchi nazionali ed internazionali, Contratti di manutenzione ed
assistenza tecnica ordinaria e straordinaria con verifiche di sicurezza elettrica per
apparecchiature medicali e scientifiche, Produzione di sistemi informativi medicali e non con
gestione in rete intranet/internet, Sistemi per monitoraggio ambientale e meteorologico,
Sistemi per controllo analitico.
Il livello di conoscenze tecnico-scientifiche acquisite nei settori di preminente attività e la
presenza all’interno della Società di risorse economiche ed umane, di professionalità e di
serietà, di ambizione a crescere, di conoscenze e di relazioni ai più diversi e diffusi livelli
sociali, fanno sì che la LORAN Srl si proponga pertanto, per il futuro, di diversificare ed
investire ulteriormente in tutti quei settori i cui “trends” si prospettano interessanti, a media
o lunga scadenza.
•
Exprivia S.P.A.: Exprivia nasce nel 2005 dalla fusione di due aziende italiane attive nel
mercato dell’ICT: AISoftw@re (fondata nel 1983) S.p.A ed ABACO S.p.A. (fondata nel 1988).
La sua missione è l’erogazione di servizi IT e il disegno, lo sviluppo e l’integrazione di
soluzione software innovative per i mercati Banche e Finanza, Industria, Telecomunicazioni,
Utilities, Trasporti, Pubblica Amministrazione, Difesa e Spazio, Sanità. Quotata all’MTA di
Borsa Italiana, Exprivia conta attualmente un team di oltre 1200 persone, distribuite fra la
sede principale di Molfetta (BA) e le sedi di Milano, Roma, Vicenza, Trento, Piacenza e
Bologna e Madrid. Exprivia opera nei seguenti ambiti:
Fornitura di servizi professionali per la valutazione automatica del merito del credito
e relativa consulenza dei processi operativi di aziende del mercato finanza.
Fornitura di servizi professionali sulle principali piattaforme tecnologiche e di
mercato (SAP, Oracle, Open source, Microsoft, Business Objects, COGNOS, ecc.).
Fornitura di soluzioni e servizi relative alla meccanizzazione dei processi primari
(logistica produzione e vendita) e secondari (Amministrazione, finanze e risorse
umane) di aziende industriali.
Progettazione e realizzazione di soluzioni per la gestione efficiente delle
infrastrutture di rete, gestione di database (Oracle, SQL Server), configuration
management, network management, analisi delle performance, gestione operativa
dei data center e gestione di servizi in outsourcing regolati da SLA (Service Level
Agreement).
Realizzazione di applicazioni real time, realizzazione di software di sistema, sistemi di
comando e controllo, sistemi embedded, tool grafici, networking e prototyping di
sistemi complessi in ambito militare.
104
•
Fornitura di soluzioni per i servizi diagnostici sanitari, sulla base di una piattaforma
software proprietaria di integrazione dei processi clinico-diagnostici per le strutture
ospedaliere pubbliche e private.
Sviluppo di soluzioni personalizzate basate su sistemi SAP IS-U per il mondo delle
utilities e SAP IS-PS per quello della pubblica amministrazione.
Fornitura di soluzioni e sistemi di Knowledge Management e soluzioni verticali di
Intelligence, sulla base di una piattaforma proprietaria, DeepKnowledge, dedicata al
trattamento di fonti testuali strutturate e non.
Fornitura di soluzioni e servizi i per gli Enti locali (Comuni, Province, aziende
municipalizzate) nel settore della contabilità, del personale, del controllo gestione,
dei sistemi di e-government e di gestione di iter procedurali.
SER & Practices: SER&Practices viene costituita nel Dicembre del 2006 come spin-off
dell’Università di Bari ed avvia le sue attività nel gennaio 2007.
SER&Practices attraverso il trasferimento dei risultati di ricerca e dell'innovazione
nell'Ingegneria del Software, intende potenziare le capacità delle imprese che producono
software o lo utilizzano come risorsa significativa per realizzare i loro obiettivi di business e
strategici. L’azione di SER&Practices prevede il trasferimento di innovazioni tecnologiche
unitamente al trasferimento, presso le imprese destinatarie, del personale qualificato che ha
contribuito allo sviluppo di tali innovazioni. Grazie a questa strategia l’impresa realizza un
funzione di Job Placement, nei confronti dei neolaureati dell’Università di Bari.
L’attività dell’impresa si articola principalmente lungo le seguenti direttrici Ricerca
Industriale, Consulenza ICT specialistica, sviluppo di prodotti e servizi innovativi frutto della
ricerca Industriale svolta dai ricercatori che in essa operano, promozione di programmi di
ricerca e trasferimento tecnologico ed accompagnamento di imprese ed enti nello
svolgimento.
•
Itel Telecomunicazioni (Itel): ha iniziato la propria attività nel 1982 nel settore delle
telecomunicazioni lavorando per la NATO, l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica Militare,
l’ENEL, varie banche ed emittenti radio-televisive. Grazie alle competenze acquisite in
materia di radiazioni (ionizzanti e non ionizzanti) e alla capacità di innovazione, l’azienda si è
progressivamente specializzata e ha ampliato il proprio mercato settoriale e geografico. Ha
conseguito inoltre la certificazione del proprio Sistema di Gestione della Qualità in
conformità alla ISO 9001, del proprio Sistema di Gestione Ambientale in conformità alla ISO
14001:2004 e la registrazione EMAS in conformità al RE 1229/09.
Con migliaia di installazioni in 30 paesi, Itel è oggi riconosciuta come riferimento mondiale
per la fornitura di soluzioni tecnologiche, legate ai campi elettromagnetici e alle radiazioni
ionizzanti, per la diagnostica per immagini, la medicina nucleare, la radioterapia, la
microscopia elettronica e per la protezione dell’informazione e delle apparecchiature
elettroniche. Itel è partner strategico dei più importanti costruttori di apparecchiature
medicali, di strutture sanitarie, enti militari, amministrazioni dello stato, università,
laboratori e imprese di costruzione ai quali offre i seguenti prodotti e soluzioni (schermature
elettromagnetiche, project management, progettazione e site auditing medicale, misure e
prove,radiofarmaci, prodotti e servizi per la medicina nucleare, telecomunicazioni, ricerca e
sviluppo)
105
Il centro di ricerca Itel Telecomunicaioni è organizzato nelle aree meccatronica, software,
elettrica, controllo qualità, simulazione e montaggi. Collabora stabilmente con l’Università
degli Studi di Bari, il Politecnico di Bari, l’Università Politecnica delle Marche, l’Università
degli Studi di Lecce, l’Università degli Studi di Foggia, l’Università degli Studi dell’Aquila,
l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università di Pisa, l’Università degli Studi di
Siena, l’Università di Bologna (Polo Scientifico-Didattico di Cesena), l’Istituto Regina ElenaIFO di Roma, la società ADAM di Ginevra (spin-off del CERN).
106
3.3 Relazioni con le reti dei Distretti Tecnologici e Poli di Innovazione
E' importante sottolineare l'integrazione e la relazione con i Distretti ad alta tecnologia e delle
aggregazioni di supporto alle politiche nazionali o regionali della ricerca. Nel seguito viene riportata
una tabella riepilogativa, delle aggregazioni distinte tra Distretti Alta Tecnologia (DAT), Distretti
Produttivi (DP), Poli (P) o altre forme di aggregazione, siano esse parchi scientifici o reti di
trasferimento tecnologico.
Aggregazione
Di.T.N.E. scrl
Distretto
Tecnologico
Pugliese HighTech
Distretto
Produttivo
Meccatronico
Pugliese
Cultura &
Innovazione
scrl
Tipo
DT
DT
DP
DT
Regione
Puglia
Puglia
Puglia
Calabria
Obiettivo
Focalizzazione sui temi delle
energie rinnovabili, del risparmio
e della efficienza energetica. Fra
gli altri temi di principale
interesse è opportuno ricordare
quello delle “smart technologies
per le smart grids” e quello dei
“sistemi avanzati di risparmio
energetico”,
Il Distretto Tecnologico Pugliese
intende sviluppare ed integrare
un cluster interdisciplinare per
NanoScienze,
Bioscienze
e
Infoscienze, secondo gli indirizzi
del settimo programma quadro e
del piano nazionale della ricerca.
Il Distretto meccatronico pugliese
opererà
per
stimolare
e
sostenere
l’innovazione
nei
settori portanti dell’economia
regionale (meccanica, tessile,
mobili) e in alcuni settori
emergenti
(meccatronica,
nanotecnologie applicate alla
produzione) mediante lo sviluppo
di tecnologie trasversali ai sistemi
di produzione (automazione,
robotica, controlli, metrologia) e
tecnologie settoriali.
L’intervento si propone di
sviluppare tecnologie trasversali
ai diversi settori di applicazione
dei sistemi di produzione
Impiego delle tecnologie IT per
realizzare strumenti per le
campagne
di
recupero
(pianificazione),
gestione
(catalogazione) e valorizzazione
Punti di contatto con il
Laboratorio SI-Lab
Il laboratorio SI-Lab si muove in
modo complementare rispetto
alle attività del Di.T.N.E. ,
trattando parte delle stesse
problematiche, muovendosi però
a livello applicativo/servizio
Con riferimento alle Infoscienze il
DHiTECH
si
focalizza
su
problematiche di e-business. Il SILab si pone quindi come
elemento
di
scambio
di
competenze sinergiche
Tale distretto produttivo risulta
essere per il SI-Lab, ed in
particolare per il nodo Puglia, un
test-bed fondamentale per
l'applicazione dei risultati
provenienti dagli interventi
proposti dal laboratorio.
Il laboratorio SI-Lab , presuppone
l'eventuale
modellazione di
nuovi servizi per i Beni Culturali,
nel nodo Sicilia, non tanto in
termini applicativi quanto in
107
(fruizione virtuale)
archeologici;
R&D.Log scrl
DT
Calabria
OpenKnowTe
ch
LPP
Calabria
Polo
Innovazione
ICT
P
Calabria
NavTec Sicilia
DT
Sicilia
Distretto
Tecnologico
dei Micro e
Nano Sistemi
DT
Sicilia
di
beni termini
di elevata User
Experience. Le due attività sono
pertanto
complementare
e
offrono spunti di sinergia
Focalizzazione sui temi della Alcuni interessi di ricerca del
logistica
trasporti
e Laboratorio
SI-Lab
possono
trasformazione:
essere oggetto di attività comuni
• sistemi di pianificazione, di sperimentazione e/o di
gestione e controllo dei flussi sviluppo. In modo specifico,
richiamiamo:
di merci
• analisi e gestione sulle reti di • Sistemi di analisi dei trend e
di
monitoraggio
e
trasporto e sui nodi di
consuntivazione, su dati
interscambio
relativi al trasporto
• strumenti di supporto ai
di
merci
processi produttivi e alla • Tracciamento
pericolose
gestione
ottimale
della
movimentazione delle merci • Supporto per l'interscambio
in ambito aziendale
orizzontale e verticale di
informazione fra gli operatori
• strumenti per la gestione
ottimale di spazi di stoccaggio A tale proposito il nodo calabrese
ha siglato un accordo di
cooperazione con R&D.Log (in
allegato)
Il Laboratorio Pubblico-Privato Il Laboratorio SI-Lab ha interesse
OpenKnowTech, finanziato dal ad avvalersi delle competenze del
MIURR, ha sviluppato tecnologie Laboratorio OpenKnowTech nel
Open Source per l’ntegrazione, settore delle tecnologie software
gestione e distribuzione di dati, Open Source per la realizzazione
processi e conoscenze.
dei suoi programmi di ricerca.
A tale proposito il nodo calabrese
ha siglato un accordo di
cooperazione
con
OpenKnowTech (in allegato)
Costituendo Polo di Innovazione ICT-SUD partner e promotore del
ICT, finanziato dal POR Calabria SI-Lab, si è candidato come
2007-2013, è destinato a fornire soggetto gestore del Polo di
servizi per l'innovazione alle Innovazione. Inoltre, le imprese
società aderenti.
calabresi
aderiranno
e
sosterranno il Polo.
Il Distretto Tecnologico Trasporti
Nessuno
Navali Commerciali e da Diporto
Sicilia, si prefigge di promuovere
attività di ricerca e innovazione in
ambito navale e trasporti
Promuove e sostiene lo sviluppo Tali attività risultano essere
delle attività di ricerca e di
complementari ai programmi del
innovazione nei molteplici campi SI-Lab,
che
vede
nella
di applicazione delle
nanotecnologia un driver per
nanotecnologie
abilitare
la
convergenza
tecnologica dell'Internet del
108
Futuro
Distretto
Tecnologico
AgroBio e
Pesca ecocompatibile
Distretto
produttivo
della
Meccatronica
Siciliana
DT
DP
Sicilia
Sviluppa
applicazioni
di
biotecnologie avanzate in campo
agroalimentare
attraverso
l’utilizzo di organismi viventi o
loro componenti per migliorare le
caratteristiche quali-quantitative
di piante e animali. Studia
metodologie
innovative
e
sperimentazione di tecniche per
la riproduzione e l'allevamento di
specie ittiche in ambiente marino
protetto innovazione nei processi
per la riduzione dei reflui, del
carico inquinante e per la
valorizzazione dei sottoprodotti
agroalimentari
utilizzo
di
metodologie
innovative
e
sperimentazione di tecniche per
la riproduzione e ingrasso di
specie ittiche in ambiente marino
protetto.
Sicilia
Promuove la crescita tecnologica
e commerciale dei prodotti di tale
area favorendo una prospettiva di
successo delle imprese e del
sistema territoriale
complessivamente considerato
Nessuno
Tale distretto produttivo risulta
essere per il SI-Lab, ed in
particolare per il nodo Sicilia, un
test-bed
fondamentale
per
l'applicazione
dei
risultati
provenienti
dagli
interventi
proposti dal laboratorio.
Tra le altre forme di aggregazione va ricordata, anche solo brevemente, la rete dei Parchi Scientifici e
Tecnologici che, nelle tre regioni, ha subito evoluzioni diverse, e con le quali non si rilevano eventuali
sovrapposizioni in termini di interventi di ricerca e domini applicativi:
•
Tecnopolis Novus Ortus è dal 2008 una società in-house della Regione Puglia con la missione
di progettare e gestire programmi ICT per l’amministrazione regionale;
•
CalPark scrl, guidato dalle Università calabresi e dal CNR che ne detengono attualmente la
maggioranza, gestisce l'incubatore TechNest e promuove progetti di ricerca industriale
prevalentemente nel settore agroalimentare e IT;
•
PST Sicilia scrl, con sede a Catania dispone di sedi e laboratori in quasi tutte le province
siciliane nelle quali sviluppa proprie attività di ricerca, soprattutto nel settore
agroalimentare.
Infine, è bene sottolineare l'integrazione con le reti di trasferimento tecnologico già esistenti che
faciliterà lo scambio di competenze e la diffusione dei risultati a livello interregionale e verso il
109
territorio. Oltre a ricordare il ruolo di facilitatore svolto dal Centro inter-regionale di Competenza
Tecnologica ICT-SUD, i Laboratori sono fortemente integrati nei sistemi regionali d'innovazione. In
Puglia, il Laboratorio è incardinato su DaisyNet che rappresenta un polo di innovazione con oltre 45
imprese ICT, tutti gli atenei e i centri di ricerca operanti nel settore. In Calabria, i componenti del
Laboratorio intendono essere parte attiva nel costituendo Polo di Innovazione regionale ICT: in
risposta ad un bando specifico del POR Calabria 2007-2013 (scadenza 15.03.2011), il Centro di
Competenza ICT-SUD si proporrà come ente gestore del Polo ICT, puntando a coinvolgere aziende
ICT regionali ed extra-regionali e organizzazioni che aggregano una domanda ICT innovativa
(associazioni di pubbliche amministrazioni, di aziende agro-alimentari, di logistica, ecc.). Al Polo
aderiranno anche le aziende del Laboratorio. In Sicilia, il Laboratorio si avvale della rete regionale del
Centro di Competenza ICT-SUD ed ha relazioni con i principali operatori di trasferimento
tecnologico. In conclusione, il Laboratorio in Rete persegue con determinazione le priorità indicate
nelle politiche nazionali e regionali, presentandosi come uno strumento per coniugare gli obiettivi
strategici di concentrazione degli interventi (massa critica) e di focalizzazione su tematiche prioritarie
(piattaforme tecnologiche) con quelli di competitività dei territori (creazione di poli di innovazione
regionali).
110
3.4 Governance del Laboratorio
Un ruolo centrale per determinare le condizioni favorevoli al raggiungimento degli obiettivi del
Laboratorio in Rete è giocato dal sistema di gestione che verrà adottato. Esso deve essere in grado di
valorizzare le numerose “risorse” scientifiche e imprenditoriali coinvolte (30 partner), che operano
su tre regioni e, come abbiamo visto, includono tutti gli attori della filiera dell'innovazione, grandi
imprese, PMI, piccole imprese high-tech, imprese dei domini applicativi, università e centri di ricerca.
A tale scopo, la proposta di governance è orientata a definire un organismo di coordinamento
interregionale agile e basato su una forte coesione a livello regionale:
•
i nodi regionali assumono pertanto la forma di società consortili che rispondono all'esigenza
di dotarsi di strumenti societari in grado di coordinare efficacemente e stabilmente iniziative
omogenee per tema scientifico e per appartenenza geografica;
•
le responsabilità di coordinamento generale sono attribuite ad un soggetto sovra regionale
rappresentato da una Associazione Temporanea di Scopo appositamente costituita, per
rispondere al compito di valorizzare le opportunità di cooperazione interna e la capacità di
partecipare alle reti nazionali ed europee dell'innovazione. L'ATS è formata dalle tre società
consortili regionali e dal Centro di Competenza ICT-SUD;
In considerazione degli obiettivi statutari del C.C. ICT SUD49, della sua multi regionalità e del ruolo
pro-attivo svolto nel coinvolgimento dei partner dello stesso Laboratorio, ICT-SUD è stato coinvolto
come soggetto attivo di primo livello, alla pari delle società consortili regionali. Esso parteciperà ai
progetti del laboratorio e svolgerà inoltre la funzione di capofila dell’ A.T.S.
La struttura di coordinamento e governo interregionale sarà mantenuta anche a regime, dopo il
primo triennio, con una forma organizzativa (ATS, associazione, rete di imprese) che verrà
successivamente definita. A regime, ICT-SUD si candida come struttura di servizio delle società
consortili regionali per la promozione e gestione di azioni e servizi interregionali.
49
ICT-SUD scrl è un Centro di Competenza a rete nelle 6 Regioni dell’Area Obiettivo 1 (Basilicata,
Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia) per il trasferimento di tecnologie innovative del settore ICT al
sistema produttivo di beni e servizi di tale settore, allo scopo di supportare lo sviluppo tecnologico e
competitivo delle Regioni Meridionali
111
Figura 17 Struttura di coordinamento e governo interregionale
Le norme statutarie che disciplinano i consorzi sono basate sui seguenti punti principali (in allegato,
una bozza di statuto delle società consortili e dell'ATS):
•
Società consortili costituite allo scopo di coordinare le iniziative a carattere regionale del
laboratorio.
•
Modello organizzativo basato su:
◦
Assemblea dei Soci;
◦
Consiglio di Amministrazione, con al massimo 5 componenti, con competenze di natura
amministrativa e di Rappresentanza Legale;
◦
Comitato Tecnico Scientifico, composto da tre membri scelti fra professori universitari
ordinari e dirigenti aziendali, con compiti di indirizzo scientifico relativamente ad ogni
singola Società Consortile;
◦
Diritti di proprietà intellettuale intestati pro quota ai soci che hanno concorso a
conseguirli. Lo statuto prevede inoltre anche delle norme sulle modalità di riassegnazione dei diritti in caso di mancato sfruttamento da parte dei partner
assegnatari.
Le attività di coordinamento generale, e di coordinamento scientifico e di promozione congiunta del
Laboratorio sono affidate come detto ad un ulteriore soggetto, una Associazione Temporanea di
Scopo che, a sua volta, prevede:
•
Un’Assemblea generale composta da un rappresentante nominato da ciascuna parte;
•
Un Direttore, nominato dall’assemblea, con funzioni gestionali;
•
Un Comitato Direttivo composto dal Direttore e da un rappresentate nominato da ciascuna
parte coinvolta, con funzioni amministrative; Il Comitato Direttivo verifica il puntuale
adempimento delle parti dei compiti assegnati per la realizzazione dei progetti. Le indicazioni
112
del Comitato Direttivo sono vincolanti per le parti.
•
Un Comitato Tecnico Scientifico composto dai presidenti dei CTS dei consorzi regionali con
compiti di coordinamento, controllo ed indirizzo scientifico dell’intero laboratorio.
Organizzazione delle società consortili regionali.
Per accordi fra i soci, la composizione del Consiglio di Amministrazione, pur rimanendo snella, dovrà
rappresentare tutte le componenti del partenariato e avere un'adeguata presenza delle PMI.
Come definito dallo statuto, il CdA ha la piena responsabilità della definizione delle strategie del
consorzio e della distribuzione delle attività fra i partner.
Le società consortili regionali potranno autonomamente definire le modalità di composizione del
CTS, al fine di rafforzare la caratteristica di terzietà del CTS e le sinergie con i programmi e le
politiche regionali e nazionali50
Piano Strategico e Piano di lavoro annuale del Laboratorio
Il Laboratorio in Rete si dota di un Piano Strategico triennale, elaborato dall'Assemblea dell'ATS, che
rappresenta:
•
un documento di riferimento per i Consigli di Amministrazione delle società consortili
regionali e per il Comitato Tecnico-Scientifico nella realizzazione dei loro compiti;
•
una guida per i partner del Laboratorio e per le organizzazioni esterne per individuare
sinergie e opportunità di collaborazione.
Il Laboratorio individua un Piano di Lavoro annuale per ogni nodo regionale che definisce gli
obiettivi operativi specifici in termini di:
•
interessi specifici di ricerca e di innovazione dei soci;
•
piano dei servizi e delle attività di formazione previsti;
•
risultati attesi (progetti presentati, attività avviate, servizi erogati);
•
budget annuale e aggiornamento di quello triennale.
50
Ad esempio, il nodo calabrese si è già espresso nel senso di richiedere la designazione di due componenti del
CTS al MIUR e alla Regione
113
3.5 Risorse finanziarie disponibili/attivabili
La stima della dimensione finanziaria dell'intervento è guidata dalle caratteristiche generali del
modello di funzionamento del Laboratorio in Rete. Prima di illustrare l'approccio seguito, è
comunque opportuno sottolineare che la capacità dei soggetti proponenti di sostenere e
cofinanziare investimenti in ricerca e innovazione non viene assolutamente saturata dal Laboratorio,
sia nelle grandi che nelle piccole e medie imprese coinvolte.
Forme di cooperazione efficaci. Il Laboratorio adotta un modello di cooperazione che coinvolge il
sistema pubblico di ricerca in Calabria, Puglia e Sicilia (Università e CNR), cinque grandi imprese
leader tecnologici e di mercato (Engineering, Exprivia, Italtel, Nokia Siemens Network, Siemens IT
Service Solutions) e un tessuto locale di piccole e medie imprese informatiche – con una elevata
specializzazione tecnologica (ad es. spin-off da ricerca) e/o conoscenza di specifici segmenti di
mercato (PA, sanità, energia, ecc.) - e di imprese e organizzazioni “utenti”, operanti nei settori di
servizi, di maggiore interesse per il progetto (energia, trasporti, sanità). Il primo obiettivo è dunque
quello di avviare una “costellazione” di progetti che permetta di sperimentare forme efficaci di
cooperazione e scambio di conoscenze fra diverse tipologie di soggetti, sia a livello regionale che
interregionale.
Linee di intervento guidate dalla domanda nel contesto della Service Innovation. Il Laboratorio
persegue obiettivi tecnico-scientifici ambiziosi e di ampio respiro per lo sviluppo della Service
Innovation ma, al contempo, vuole cimentarsi su ambiti applicativi più specifici e con ricadute a
breve-medio termine. A tale scopo, la scelta è quella di articolare le linee progettuali su:
•
lo sviluppo di una “piattaforma” comune (in termini di conoscenze, metodologie, strumenti,
componenti innovativi) per la Service Innovation. I temi e le attività di ricerca affrontati
attingono a tutte le competenze accademiche, sono trasversali rispetto ai settori applicativi
ed hanno obiettivi di medio-lungo periodo, con un'attenzione particolare all'integrazione
delle tecnologie;
•
lo sviluppo di più linee di ricerca su problematiche emergenti applicate ad alcuni settori
applicativi (energia, trasporti, salute), basate su un'integrazione mirata di tecnologie e
componenti, con il coinvolgimento diretto di utenti evoluti che beneficiano per primi dei
risultati.
Valorizzare investimenti e reti pre-esistenti. Il Laboratorio può avvalersi degli investimenti preesistenti sia nella ricerca che nelle strutture di trasferimento tecnologico. In particolare, il
Laboratorio intende utilizzare le sedi regionali del Centro di Competenza ICT-SUD (a Bari, Cosenza,
Catania e Palermo) come punti di aggregazione e sedi operative delle proprie estensioni regionali.
Inoltre, il Laboratorio realizzerà accordi e intese con i programmi e le strutture di trasferimento
tecnologico esistenti nelle tre regioni. Come già ricordato (Parte II – Sistema scientifico e di ricerca di
riferimento) esso ha stretti legami con l'incubatore dell'Università di Palermo (Consorzio ARCA), di
Catania (MedSpin) e con quello dell'Università della Calabria (TechNest). In Calabria sarà anche
collegato al costituendo Polo di Innovazione.
114
Struttura efficace ma leggera. Nel complesso, il Laboratorio accoglie 30 imprese e centri di ricerca,
con un'organizzazione agile a livello interregionale e ben strutturata a livello regionale: i nodi
regionali assumono la forma di società consortili che, grazie all'apporto dei soci e alle capacità di
autofinanziamento, sono dotate di un piccolo staff direzionale con il compito di monitorare
l'attuazione del progetti e promuovere i servizi di ricerca del Laboratorio (sostenere nuova
progettualità, attivare nuovi contatti, promuovere i risultati dei progetti). I costi che rimangono
interamente a carico delle società consortili regionali sono pertanto i costi amministrativi e i costi
dello staff per le attività di promozione.
Risorse da attivare. Le risorse previste per l'attivazione del Laboratorio devono dunque garantire nel
primo triennio una massa critica di attività che sia adeguata per innescare il processo di
cooperazione sopra delineato. Il finanziamento dell’iniziativa avverrà tramite i fondi del PON R&C
destinati alle nuove aggregazioni pubblico-private e il cofinanziamento dei partner del Laboratorio in
Rete. Il budget complessivo è stimato intorno a 39 milioni di euro di spesa (si veda la tabella
seguente), per realizzare almeno un progetto sulla “piattaforma” comune (chiamato sotto progetto
trasversale) e alcune “verticalizzazioni”, di dimensione compresa fra 5 e 10 milioni di euro. Queste
iniziative progettuali sono dettagliate nella sezione 4.1 del presente documento.
Il budget prevede anche costi per la gestione del Laboratorio, articolati per i tre nodi nella tabella
seguente. Il dettaglio di tali costi è sviluppato nel seguito della presente sezione.
Costi
Gestione laboratorio primi 3 anni (vedi
tabella 12)
Progetto: joint collaboration in service
ecosystems
Progetto:user experience in movimento
Sicilia
Calabria
315
315
Stima co-finanziamento richiesto per la
Ricerca (65%)
Progetti di Formazione (co-finanziati al
100%
Stima co-finanziamento totale richiesto
945
7.200
7.500
7.500
9.500
Progetto: digital business ecosystems
TOTALE RICERCA
315
TOTALE
7.200
Progetto: knowledge management
Progetto trasversale
Puglia
9.500
7.600
7.600
2.200
1.900
1.900
6.000
17.215
11.715
9.815
38.745
11.190
7.615
6.380
25.184
900
600
500
2.000
12.090
8.215
6.880
27.184
Con riferimento alle iniziative progettuali, considerando un peso prevalente delle attività di ricerca
industriale (60-70%) rispetto a quelle di sviluppo precompetitivo e tenendo conto delle intensità di
115
aiuto per le tipologie di soggetti coinvolti, si può stimare un apporto complessivo di risorse private
pari a circa 13-14 milioni di euro.
I progetti di formazione. Per quanto riguarda la formazione, si stima inoltre un investimento pari a
circa 2 milioni di euro (circa l’8% del costo dei progetti di ricerca). L’azione di formazione prevista si
inserisce nel contesto individuato dai progetti di ricerca, con l’intento di selezionare e formare
personale esperto nelle tecnologie ICT e in altre discipline rilevanti per l’ambito del Service
Innovation. L’azione si propone di formare complessivamente un totale di circa 60 giovani laureati
destinati ad attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale sulle tematiche di interesse
individuate dai relativi progetti di ricerca, attraverso attività in aula e training on the job in
affiancamento ai gruppi di ricerca che operano su tematiche di interesse del progetto. A tal fine,
verranno messi a disposizione degli allievi strumenti metodologici innovativi, laboratori attrezzati
con strumentazione avanzata e un corpo docente estremamente qualificato, proveniente sia dal
mondo della ricerca che da quello industriale, tali da assicurare il trasferimento di un know-how
aggiornato e in linea con gli sviluppi attuali delle tecnologie e del sapere legato alle varie tematiche
connesse con la Service Innovation. Circa la metà dei costi saranno destinati a coprire le spese di
partecipazione dei destinatari della formazione, che saranno impegnati a tempo pieno in essa.
L’azione di formazione consisterà di 3 progetti di formazione, ognuno dei quali avrà una durata di 18
mesi, di cui 12 mesi dedicati ad attività in aula e laboratori per un complessivo di circa 1200 ore e 6
mesi di stage presso le aziende partecipanti ai progetti di ricerca. Ogni progetto prevederà più profili
professionali organizzati sulla base di differenziazioni in termini di contenuti nei percorsi formativi
delineati per il raggiungimento dei diversi obiettivi formativi individuati. Tali profili terranno anche
conto della differente tipologia di specializzazione tecnico-scientifica richiesta per l’accesso ai corsi
formativi.
Promozione del laboratorio. Per quanto riguarda le risorse dedicate alla promozione del
Laboratorio, si può stimare una quota di contribuzione annua da parte dei partner del Laboratorio
che è compresa fra l'1,5% e il 3% del budget annuale.
In via preliminare, infine, si può ipotizzare che l'investimento per l'avvio del Laboratorio sia
sostenuto:
•
dalle grandi imprese e dalle PMI del settore ICT per una quota consistente (70 - 80 per
cento, con una partecipazione delle PMI superiore al 30%);
•
da organismi pubblici di ricerca per una quota pure significativa ma più contenuta (15 – 20
per cento);
•
da imprese “utenti” per una percentuale più ridotta (5-10%)
Autostenibilità. Una volta attivato, il Laboratorio ricercherà le condizioni di autosostenibilità sulla
base di:
•
assunzione di un ruolo di rilievo nel panorama della ricerca in Service Innovation, nell'ottica
di intensificare l'accesso ai finanziamenti per la ricerca e innovazione a livello europeo, oltre
che regionale e nazionale;
•
ruolo di facilitatore della cooperazione fra le aziende del Laboratorio, anche su base
116
interregionale, per lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti e servizi innovativi, basati
sui risultati di ricerca dello stesso Laboratorio;
•
attivazione di servizi di ricerca a contratto e di trasferimento di tecnologie verso altre
aziende e operatori del territorio, inclusa la capacità di stimolare la nascita di spin-off sia
accademici che industriali.
3.5.1 Modello di sostenibilità del Laboratorio in Rete
Il modello di impresa del Laboratorio in Rete è essenzialmente orientato all'intermediazione fra
domanda e offerta di ricerca e innovazione. In termini del tutto generali, esso si finanzia in primo
luogo sul valore aggiunto delle “transazioni” che avvengono nella sua “rete”. Il Laboratorio non
persegue fini di lucro e reinveste gli utili per potenziare le proprie attività.
Le ricadute del Laboratorio saranno misurate soprattutto in relazione all'aumento di competitività
delle imprese socie e alla qualità della ricerca di università e organismi pubblici di ricerca sul tema
della Service Innovation. Ovviamente, ulteriori ricadute del laboratorio riguardano la diffusione di
tecnologie innovative verso le imprese del territorio attraverso servizi e attività per la valorizzazione
dei risultati di ricerca (ricerca a contratto, trasferimento di tecnologie, formazione).
Tali ricadute, anche se importanti per la stessa sostenibilità del Laboratorio a regime, non vengono
analizzate in questa sezione che si limita a discutere gli elementi di funzionamento del Laboratorio
(obiettivi, organizzazione, attività e servizi), con riferimento al triennio di avvio - nel quale saranno
realizzati i progetti di ricerca finanziati e saranno progressivamente avviati nuovi servizi - e al
successivo periodo a regime.
Il Laboratorio è caratterizzato da una struttura a rete che intende sfruttare le sinergie fra le “risorse”
imprenditoriali e di ricerca di tre regioni “deboli”, Calabria, Puglia e Sicilia, per realizzare obiettivi
tecnico-scientifici di ampio respiro per lo sviluppo della Service Innovation e generare ricadute
economiche, in primo luogo in termini di aumentata competitività dei propri partner, che singoli
programmi regionali non potrebbero raggiungere.
3.5.1.1 Organizzazione del Laboratorio
Da un punto di vista organizzativo, come già detto in un'altra sezione, il Laboratorio ha una struttura
agile a livello interregionale (ATS) e ben strutturata a livello regionale:
•
I nodi regionali assumono la forma di società consortili che, grazie all'apporto dei soci e alle
capacità di autofinanziamento, sono dotate di un piccolo staff direzionale con il compito di
monitorare l'attuazione dei progetti e promuovere i servizi di ricerca del Laboratorio
(sostenere nuova progettualità, attivare nuovi contatti, promuovere i risultati dei progetti).
•
L'ATS è formata dalle tre società consortili regionali, dal CNR e dal Centro di Competenza ICTSUD, che partecipa come entità autonoma in virtù della sua struttura interregionale. Esso
offre un supporto organizzativo alla stessa ATS e può essere il soggetto giuridico cui affidare la
titolarità di alcune azioni interregionali (es. offerta formativa congiunta).
117
La struttura di coordinamento e governo interregionale sarà mantenuta anche a regime, dopo il
primo triennio, con una forma organizzativa (associazione, rete di imprese) che verrà
successivamente definita. A regime, ICT-SUD si candida come struttura di servizio delle società
consortili regionali per la promozione e gestione di azioni e servizi interregionali.
3.5.1.2 Attività del Laboratorio
Le attività e i servizi del Laboratorio in Rete sono realizzati ed erogati direttamente dalle società
consortili regionali anche se le stesse mantengono una struttura di coordinamento inter-regionale. A
regime, le attività principali del Laboratorio sono di due tipologie:
•
Realizzazione di progetti di ricerca e innovazione di interesse dei partner. Il Laboratorio
opera come soggetto proponente e coordinatore di progetti di ricerca complessi e di mediograndi dimensioni (tipicamente su programmi nazionali e europei) di interesse di più partner.
La partecipazione può avvenire, a secondo dei casi, costituendo un partenariato ad hoc fra i
nodi regionali coinvolti o attraverso una delle società consortili del Laboratorio (nodo
regionale o Centro di Competenza ICT- SUD) che può, a sua volta, associare o utilizzare come
consulenti altri partner.
•
Servizi e attività per la valorizzazione dei risultati di ricerca. Sono inclusi alcuni servizi
(ricerca a contratto, trasferimento di tecnologie) rivolti sia ai soci che a terzi e altre attività
(promozione, messa in rete, stimolo alla partecipazione a programmi europei di ricerca,
stimolo alla creazione di spin-off) che sono rivolte essenzialmente ai propri soci. Servizi e
attività sono brevemente descritti nel seguito.
•
Attività di formazione. Il Laboratorio prevede di stabilizzare a regime le attività di alta
formazione svolte nel triennio di avvio, attivando un programma diversificato (master e
moduli specialistici) basato sulle competenze accademiche e industriali della rete dei partner
e sui risultati di ricerca e innovazione ottenuti, con l'obiettivo di generare un'offerta
formativa di riconosciuta qualità sulle tematiche attinenti alla Service Innovation e alla
gestione di servizi innovativi,
Il triennio di avvio del Laboratorio è caratterizzato dalla realizzazione dei progetti di ricerca industriale
e formazione finanziati dal PON R&C che permette di avviare il modello di cooperazione
interregionale e di definire e avviare progressivamente gli altri servizi.
3.5.1.3 Servizi del Laboratorio
Oltre alla realizzazione di attività di ricerca di tipo cooperativo fra i soci, il Laboratorio intende
attivare alcuni servizi che sono erogati dalle società consortili.
•
Attività verso i soci. Le attività verso i soci sono svolte dallo staff dei nodi regionali.
–
Servizi di consulenza per la partecipazione a programmi di ricerca. Il servizio è garantito
dallo staff dei nodi regionali che, tenendo conto delle attività in corso nel Laboratorio e
degli interessi dei partner, svolge attività di:
o
monitoraggio e valutazione delle opportunità di finanziamento nell'ambito dei
programmi di ricerca europei, nazionali e regionali;
118
o
stimolo e promozione delle opportunità di partecipazione verso la rete dei partner;
o
coordinamento e supporto operativo alla stesura delle proposte progettuali.
Le attività di consulenza sono remunerate dai soci coinvolti. Ove opportuno, il
Laboratorio può partecipare al progetto tramite le articolazioni consortili regionali.
–
Attività di messa in rete e promozione del Laboratorio. L'attività è garantita dai nodi
regionali in collaborazione con i partner industriali e accademici, per diffondere i risultati
e individuare nuove opportunità di collaborazione per il Laboratorio e i suoi partner:
o
partecipazione ad eventi (fiere dell'innovazione, incontri di “brokeraggio”
tecnologico, giornate informative);
o
monitoraggio e partecipazione ai lavori di reti tecnologiche nazionali ed europee e,
in particolare, delle Piattaforme Tecnologiche (NESSI, NEM, ARTEMIS, eMobility),
estendendo l'impegno già profuso da alcuni partner.
Il costo di queste attività è incluso nei costi di funzionamento previsti annualmente per
le società consortili e coperto da quote versate dai soci.
–
Supporto sulla gestione proprietà intellettuale: la consulenza sarà basata sulla messa a
punto di schemi per il licensing di tecnologie finalizzati a supportare sia le attività di
collaborazione fra i partner (ad esempio, per una valorizzazione congiunta dei risultati
dei progetti) che quelle di cessione all'esterno di know-how e tecnologie; l'attività sarà
realizzata in collaborazione anche con i servizi IPR dei partner (università e imprese).
Il costo di queste attività è incluso nei costi di funzionamento previsti annualmente per
le società consortili e coperto da quote versate dai soci.
–
Stimolo alla creazione di spin-off. Il Laboratorio ritiene che la creazione di spin-off possa
essere un valido strumento di valorizzazione dei risultati di ricerca. In quest'ottica, esso
svolge essenzialmente una funzione di stimolo attraverso:
o
collegamento con i servizi (formazione, accompagnamento) e le strutture già
esistenti per la creazione di imprese innovative, facilitati dagli stretti legami esistenti
con gli incubatori delle università (Università di Palermo tramite il Consorzio ARCA,
Università della Calabria per l'incubatore TechNest);
o
attivazione di forme di supporto (dal tutoraggio fino alla partecipazione societaria)
da parte delle imprese del Laboratorio.
Il costo di queste attività è incluso nei costi di funzionamento previsti annualmente per
le società consortili e coperto da quote versate dai soci.
•
Attività dirette anche verso l'esterno. Le attività verso l'esterno sono svolte dallo staff dei
nodi regionali con un apporto determinante dei partner del Laboratorio.
–
Ricerca a contratto. Il Laboratorio fornisce un'interfaccia unica ad un sistema
diversificato di competenze accademiche e industriali. Coordinando le risorse
professionali e tecnologiche dei partner, esso è in grado di svolgere attività di ricerca a
contratto e di prototipazione software che richiedono più competenze. Le attività
saranno generalmente realizzate da una società consortile regionale “capofila”
119
utilizzando le competenze degli altri nodi e partner.
–
Servizi per il trasferimento di tecnologie. Il Laboratorio fornisce consulenza per la
valutazione e selezione di tecnologie e supporta la realizzazione di Audit Tecnologici
specialistici, tipicamente nell'ambito di programmi svolti in collaborazione con altri
operatori (Liaison Office, Agenzie per l'Innovazione, Distretti Tecnologici).
–
Servizi di consulenza alle aziende di servizi per analizzare e sviluppare le loro
potenzialità di innovazione ed alle aziende (prevalentemente ICT) fornitrici di
strumenti, servizi e tecnologie per l’innovazione di servizio, per migliorare la loro
offerta di soluzioni abilitanti la suddetta innovazione.
–
Formazione. Il Laboratorio, anche sulla base dell'esperienza che verrà svolta nella fase di
avvio nell'ambito dei progetti finanziati dal PON R&C, intende mettere a punto un'offerta
formativa che integri le competenze di tutta la rete dei partner:
o
Master sui temi della Service Innovation: percorsi interdisciplinari di formazione
specialistica post-laurea, con stage presso i partner e presso altri grandi operatori
nazionali ed europei. Il Master avrà il “marchio” del Laboratorio e sarà realizzato in
collaborazione dalle società consortili regionali e da ICT-SUD che potrà svolgere il
ruolo di capofila interregionale.
o
Moduli specialistici su metodologie, tecnologie e strumenti abilitanti la Service
Innovation: i moduli sono realizzati sulla base della domanda di formazione delle
aziende partner e sono rivolti prevalentemente a laureati e personale tecnicospecialistico dei partner e di altre organizzazioni. I Moduli specialistici saranno
tipicamente organizzati dalle singole società consortili ma sempre con il “marchio”
del Laboratorio.
Il Laboratorio si avvale delle strutture di formazione dei partner. I partner del Laboratorio
accedono alla formazione con modalità preferenziali (costo ridotto, precedenza nelle
iscrizioni).
3.5.1.4 Elementi per la sostenibilità del Laboratorio
Il primo anno di attività del Laboratorio è essenzialmente dedicato alla strutturazione delle società
consortili e all'avvio dei progetti di ricerca.
A partire dal secondo anno, le società consortili disporranno di un piccolo gruppo di lavoro qualificato
che, oltre a supportare il responsabile scientifico di progetto nelle attività di coordinamento e
monitoraggio, è in grado di avviare:
•
i servizi di consulenza per la partecipazione a programmi di ricerca;
•
le attività di messa in rete e promozione del Laboratorio.
A regime, dopo il terzo anno, le società consortili avranno avviato:
•
le proprie attività di formazione (master e moduli specialistici), sulla base dell'esperienza
delle azioni di formazione finanziate dal PON R&C;
•
gli altri servizi interni (IPR, ecc.) ed esterni (trasferimento tecnologico)
120
Gli investimenti. Il Laboratorio si avvale degli investimenti preesistenti sia nella ricerca che nelle
strutture di trasferimento tecnologico. In particolare, il Laboratorio intende utilizzare le sedi regionali
del Centro di Competenza ICT-SUD (a Bari, Cosenza, Catania e Palermo) come punti di aggregazione e
sedi operative delle proprie estensioni regionali. Tali strutture offrono adeguati servizi logistici per
erogare servizi di consulenza e di formazione.
Non sono pertanto previsti investimenti specifici per l'avvio del Laboratorio e, in generale, le
attrezzature necessarie per lo svolgimento delle attività saranno messe a disposizione dei
consorziati. D'altra parte, gli eventuali utili derivanti dall'attività del laboratorio saranno interamente
reinvestiti al fine di patrimonializzare il laboratorio stesso.
I Ricavi del Laboratorio e delle società consortili derivano dalle seguenti fonti :
•
contributo annuo dei soci alle spese di funzionamento e ai servizi di promozione del
Laboratorio, stimato in una misura compresa fra 1,5% (primo anno) e il 3% annuo (a regime)
dei contributi ricevuti dalle imprese per i progetti attivati (circa 10 – 15 milioni di euro di
contributi per tutto il Laboratorio);
•
ricavi derivanti dalle attività del Laboratorio e, principalmente, da consulenza per
l'elaborazione di progetti di ricerca e per la gestione dei progetti approvati e da attività
formative. Come in precedenza evidenziato le attività del Laboratorio si basano
principalmente su tre linee di business:
o
Servizi di consulenza per la partecipazione a programmi di ricerca: a partire dal IV° anno,
si prevede che saranno stati attivati almeno 1 progetto europeo e, per ogni nodo
territoriale 1 progetto nazionale / regionale, che raddoppieranno nel biennio successivo.
I ricavi per il Laboratorio dalle attività di consulenza ai soci per la partecipazione
(preparazione e gestione) ai programmi di ricarca nazionali e europei sono stimati pari a
30.000 euro/anno per progetto avviato e sono destinati essenzialmente alle spese dello
staff del Laboratorio.
o
Attività di formazione:
o
▪
master annuale di II livello del Laboratorio (una edizione annuale a partire dal IV°
anno). I ricavi sono pari a 80.000 (di cui circa il 20% per coprire le attività del
Laboratorio).
▪
realizzazione di corsi specialistici (almeno 4 corsi / anno del Laboratorio, a partire dal
IV° anno ). I ricavi sono pari a 10.000 euro/corso (di cui circa il 50% per le attività del
Laboratorio)
Ricerca a contratto. A regime ogni società consortile erogherà almeno un servizio di
ricerca a contratto all'anno. I ricavi per il Laboratorio, al netto delle consulenze e servizi
fornite dai soci per la realizzazione del progetto, sono stimati pari al 10% dell'importo
della commessa.
121
Nel complesso, il Laboratorio prevede di mantenere un volume costante di attività di ricerca
superiore ai 10 milioni di euro all'anno: nel triennio di avvio grazie ai progetti finanziati dal PON R&C
e successivamente con i progetti attivati dalle società consortili a livello regionale, nazionale ed
europeo.
I costi a carico delle società consortili regionali includono, oltre a quelli derivanti dalle attività svolte
(personale, servizi, costi amministrativi e logistici, ecc.), anche i costi derivanti dall'ATS per sostenere
il coordinamento interregionale.
Fabbisogno di risorse umane. Lo staff delle società consortili sarà costituito da:
•
personale dedicato alle attività connesse ai progetti finanziati di ricerca e formazione; in
prevalenza, le società consortili utilizzeranno personale destinato e pagato interamente dai
soci a questo scopo;
•
personale dedicato alle attività proprie della società consortile (servizi consulenza, messa in
rete, ecc.). Si tratta di personale qualificato e esperto per il quale si prevede un impegno
crescente nel triennio, ipotizzando un impegno minimo al terzo anno pari ad un anno /
uomo. Successivamente, la dotazione di personale aumenta in relazione alla capacità di
attivare i servizi di ricerca e formazione verso i soci e verso terzi.
Acquisto di servizi dalle società consorziate. Per l'erogazione di consulenza, formazione e ricerca a
contratto, il laboratorio acquisterà servizi dalle società consorziate quali attrezzature, personale
specifico, licenze, aule per formazione, ecc.
Acquisto di servizi dall'esterno. Si tratta di acquisti relativi a professionalità da acquisire dai soci o
dall'esterno per le attività del laboratorio (es. formazione, consulenze per IP). Questi costi sono stati
stimati pari ad un terzo dei ricavi che il laboratorio è in grado di produrre in autonomia.
Altri costi della gestione caratteristica. Includono i costi relativi agli oneri assicurativi e finanziari
(fideiussioni, interessi) per la realizzazione dei progetti di ricerca, le spese di viaggio e di promozione
elle attività del laboratorio, costi pubblicitari; A questi si aggiungono, a regime, i costi per la
realizzazione degli altri servizi, quali la formazione (aule, docenti) e servizi specialistici (es. consulenze
su IPR).
Costi di funzionamento. Sono i costi amministrativi della società (consiglio di amministrazione,
sindaci), la tenuta delle scritture contabili, la gestione del personale e i canoni dei servizi logistici.
Sono stati stimati pari a 25.000 euro/anno.
Ammortamenti. Non sono previsti ammortamenti
Costi di coordinamento interregionale. I costi derivanti dall'ATS sono in parte a carico dei soci (per le
attività legate ai progetti finanziati) e in parte a carico delle società consortili (essenzialmente, i costi
del Comitato Tecnico Scientifico e alcune spese amministrative). Sono stati stimati pari a 10.000
euro/anno.
La tabella seguente riepiloga i costi e ricavi previsti per una società consortile e, proiettando questi
sulle tre società consortili regionali, per il Laboratorio nel suo complesso.
122
COSTI
Personale per servizi ai soci
Altri costi dei servizi ai soci (inclusi oneri finanziari)
Personale per servizi all'esterno (forrmazione, consulenza)
Altri costi per servizi di formazione (docenza, …)
Altri costi per servizi di consulenza e ricerca a contratto
Spese di funzionamento
Costi derivanti dal Coordinamento Interregionale (CTS)
Totale Società Consortile
TOTALE LABORATORIO
RICAVI
Ricavi da servizi generali (contributo annuale soci)
Ricavi da servizi di consulenza / progettazione
Ricavi da servizi di formazione
Ricavi da ricerca a contratto
Totale Società Consortile
TOTALE LABORATORIO
Anno I
40.000
10.000
AVVIO
Anno II
60.000
15.000
15.000
10.000
75.000
225.000
15.000
10.000
100.000
300.000
AVVIO
Anno I
Anno II
75.000
100.000
75.000
225.000
100.000
300.000
Anno III
80.000
25.000
10.000
15.000
10.000
140.000
420.000
Anno III
130.000
10.000
140.000
420.000
A REGIME
Anno I
Anno II
80.000
80.000
30.000
35.000
40.000
80.000
25.000
30.000
90.000
135.000
20.000
20.000
10.000
10.000
295.000
390.000
885.000
1.170.000
A REGIME
Anno I
Anno II
120.000
120.000
35.000
60.000
40.000
60.000
100.000
150.000
295.000
390.000
885.000
1.170.000
Tabella 12 Tabella: Costi – ricavi nel triennio di avvio e due anni a regime
123
3.6 Ipotesi in materia di contenuti degli interventi proposti
La ricerca sui servizi considera un sistema di servizi come un sistema socio-tecnico, un sistema
complesso che necessita di un approccio sistemico interdisciplinare. Service engineering è un
approccio innovativo per lo sviluppo dei servizi che pone attenzione all’intero Life-Cycle di un
servizio, dall’ideazione fino al displacement. L’Ingegneria dei servizi comprende l’uso di modelli e
tecniche finalizzati a guidare la comprensione, la struttura, il design, l’implementazione, la
distribuzione, la documentazione, il funzionamento, la manutenzione e la modifica dei servizi. Essa
comprende una serie di attività di sviluppo e gestione di un servizio che considerano, in maniera
disciplinata e sistematica, aspetti tecnici e di business. L’obiettivo è quello di migliorare la creazione,
la fornitura e il consumo dei servizi siano essi pubblici o privati, per incrementare la soddisfazione
globale dei fruitori. Service Engineering viene definita dal Fraunhofer IAO (Service Engineering, 1995)
come “l’applicazione del know-how della scienza ingegneristica al settore dei servizi ... modelli,
metodi e strumenti per lo sviluppo sistematico e design di servizi e sistemi di servizio ...” Esistono
due filoni di ricerca: in USA il tema è conosciuto come New Service Development51, mentre in area
europea ed israeliana si parla di Service Engineering52. Il New Service Development è fortemente
orientato al marketing, con maggiore attenzione alle fasi di sviluppo di una strategia di
business/servizio e al testing dei servizi dopo lo sviluppo. Il Service Engineering, invece, è un
approccio più tecnico-metodologico, che pur focalizzando sulla progettazione di servizi, cerca di
sfruttare il know how esistente in altri settori, specialmente nell’ambito della produzione dei beni. I
primi approcci in riferimento alla tematica "New Service Development" sono anglo-americani e
risalgono al 1970 ma sono piuttosto semplici e non offrono metodi pratici53. Nel 1996 Ramaswamy
cominciò a sviluppare questo campo di ricerca negli Stati Uniti con il Modello di Progettazione e
Management del servizio54. Questo modello è la base di molte ricerche successive e modelli di
sviluppo servizio. Recentemente, un modello di sviluppo nuovo servizio è stato sviluppato da
EDVARDSSON/OLSSON (1996)5556. Questo modello si focalizza sulle fasi del ciclo di vita del servizio,
dall’idea all’implementazione. La Service Engineering è, invece, una disciplina di ricerca nuova, che è
stata creata appositamente per lo sviluppo sistematico dei servizi, partendo dal presupposto che i
51
Bowser M. An exploration into New Service Development: Process, Structure and Organization. Tesi di
dottorato di ricerca, Texas A&M University, 1985.
52
Bullinger H., Fahnrich K., Meiren T. Service engineering-methodical development of new service products.
Internetional Journal of Production Economics, 85(3), 2003.
53
Fähnrich, K-.P., Meiren, T. 2006, Service Engineering: State of the Art and Future Trends, Spath, D., Fähnrich,
K.-P., Advances in Service Innovations, Berlin.
54
Ramaswamy, R., 1996, Design and Management of Service Processes – Keeping Customers for Life, Reading.
55
Edvardsson, B., Olsson, J., 1996, Key Concepts for New Service Development, Service Industries Journal, 16,
2: 140-164.
56
Bullinger, H.-J., Scheer, A.-W., 2006, Service Engineering – Entwicklung und Gestaltung innovativer
Dienstleistungen, Bullinger, H.-J., Scheer, A.-W., Schneider, K. (Ed.) 2006, Service Engineering – Entwicklung
und Gestaltung innovativer Dienstleistungen, Berlin: 3-19.
124
servizi possono essere sviluppati allo stesso modo dei prodotti fisici. Da qui il termine Ingegneria dei
Servizi, che chiarisce l'obiettivo di trovare un processo per lo sviluppo sistematico e la progettazione
di nuovi servizi utilizzando metodi e strumenti adeguati57 58. La Service Engineering mira
principalmente al miglioramento delle procedure di pianificazione e sviluppo del servizio, al fine di
creare servizi di qualità.
L’approccio al Service Life-Cycle identificato da Torney, Kuntzky e Herrmann59 è rappresentato dalla
Figura 18 Un modello di ciclo di vita dei servizi.Figura 18, in cui appare evidente che il Service
Engineering è l’unione dei due macro-processi di Development e Management in un’ottica di
miglioramento continuo degli standard qualitativi offerti al cliente. Service Engineering, pertanto,
riguarda tutte le fasi del ciclo di vita del servizio, che sono di seguito descritte:
o Idea Management: prevede l’ideazione e la concettualizzazione. Generalmente l’idea viene
generata a causa dell’assenza di un determinato servizio o da lacune del servizio stesso. La
percezione di un bisogno non soddisfatto può avvenire tramite indagini di customer
satisfaction, tramite diretta richiesta dei fruitori, tramite l’elaborazione di dati statistici
relativi al funzionamento del servizio oppure attraverso la generazione di nuove idee
visionarie all’interno delle organizzazioni.
o Requirements Definition: non appena l’idea è stata generata si devono identificare tutti i
requisiti che il servizio deve soddisfare. Questa fase prevede l’identificazione di tutti gli
stakeholders e della loro importanza in relazione agli obiettivi del servizio stesso. In questa
maniera l’azienda che erogherà il servizio può identificare quali requisiti il servizio dovrà
possedere compatibilmente con le risorse messe a disposizione.
o Development of Service Design: questa fase riguarda la vera e propria progettazione del
servizio. Non appena si identificano i requisiti che devono essere soddisfatti, è possibile
identificare tutti i processi e componenti che porteranno alla fornitura del servizio (siano essi
software, hardware, persone, etc.).
o Implementation: riguarda la predisposizione del sistema di erogazione del servizio per la
successiva fornitura al cliente. Il sistema comprende le risorse umane, i sistemi hardware e
software, perciò in questa fase si assicura la disponibilità di tutte le componenti di
erogazione, si forma il personale e si organizza il lavoro.
o Production: a differenza dei beni materiali, i servizi sono prodotti insieme al cliente, nel
momento stesso in cui vengono erogati, e non possono essere conservati per una successiva
fornitura.
57
DIN, Deutsches Institut für Normung e.V. (ed.), 1998, Service Engineering: entwicklungsbegleitende
Normung (EBN) für Dienstleistungen, Berlin.
58
Shostak, L., 1984, Designing Services that deliver, Harvard Business Review 62: 73-78.
59
Service Development and Implementation - A Review of the State of the Art M. Torney, K. Kuntzky, C.
Herrmann Germany, 2009
125
o Evaluation: la fase successiva alla produzione è la valutazione che spesso avviene tramite
sondaggi ed interviste ai clienti sulla loro soddisfazione, altre volte vengono valutati degli
indicatori di performance quantitativi se sono effettivamente misurabili. Questa fase è
essenziale per apportare eventuali modifiche e miglioramenti al servizio valutato.
o Displacement: se il servizio non risponde ad un particolare bisogno e risulta poco utile, per
esempio se la domanda non è sufficiente a giustificare i costi, allora si procede all’abbandono
del servizio e alla sua dismissione. Più frequente è il caso in cui il servizio non è progettato
nella maniera migliore o perché le necessità dei fruitori cambiano o perché si diffondono
nuove tecnologie, allora si procede alla riprogettazione del servizio, alla sua modifica per
innalzare i livelli di servizio e di soddisfazione del cliente.
Figura 18 Un modello di ciclo di vita dei servizi.
126
In questa sezione sono stati posizionate le attività e gli ambiti di ricerca che il Laboratorio intende
investigare con riferimento proprio alle fasi del ciclo di vita dei servizi (si veda la Figura 19). Tali
interventi sono descritti in maniera più dettagliata nei sottosezioni seguenti, raggruppate nei tre
macro ambiti principali dei tre nodi del Laboratorio: Service Systems Design & Engineering
(sviluppato prevalentemente nel nodo siciliano), Knowledge Management & Business Analytics
(sviluppato prevalentemente nel nodo calabrese, Service Ecosystems (sviluppato prevalentemente
nel nodo pugliese).
Figura 19 Ambiti di ricerca del Laboratorio rispetto alle fasi del ciclo di vita dei servizi.
127
3.6.1 Service Systems Design and Engineering
Scienza dei servizi: Chesbrough e Spohrer (2006. A research manifesto for services science.
Communication of ACM, 49, 7) hanno introdotto la necessità di costituire una nuova scienza, basata
sulle competenze che ruotano intorno al mondo dei servizi, in maniera tale da rendere tali
competenze più sistematizzate grazie ad un approccio sistematico alla modellazione dei servizi. Una
nuova disciplina emergente, che prende il nome di “Services Sciences, Management and
Engineering” (SSME), o semplicemente “Services Science”, considera tali servizi come processi
interattivi per creare un valore economico aggiunto tra il fornitore di servizi e il consumatore basato
sul riconoscimento delle capacità e bisogni di entrambi. Tuttavia, parte di queste conoscenze va
ricercata nella conoscenza tacita dell'individuo, e, in quanto tale, risulta difficile da formalizzare e
codificare.
La Service Science ha diversi obiettivi principali. Il primo è quello di fornire metodologie per
analizzare scientificamente i servizi, gestirli efficientemente, e massimizzarne la produttività
attraverso l'impiego di processi di produzione ingegnerizzati che mirano a migliorarne la produttività.
Un secondo obiettivo è quello di creare un framework per sviluppare sistematicamente innovazioni
nel campo dei servizi. Un altro aspetto fondamentale è quello che mira a creare delle linee guida per
determinare il giusto valore di un servizio dal punto di vista dell'utente, ma che sia anche
conveniente per il fornitore del servizio stesso.
Nell’ambito della scienza dei servizi, la rappresentazione e la modellazione formale dei servizi stessi è
ancora una disciplina in fermento ed una questione aperta, soprattutto a causa dell'intrinseca
complessità della modellazione delle persone, della loro conoscenza, attività ed intenzioni. La
complessità dei servizi è funzione, quindi, del numero e della varietà di persone, tecnologie ed
organizzazioni collegate nella rete a valore aggiunto, che spaziano da sistemi basati sulle competenze
di un singolo individuo, a sistemi basati su gruppi, a sistemi di impresa, a sistemi industriali, a sistemi
nazionali o globali.
La Service Science nasce dall'intersezione di diverse competenze. A tal fine, promuovere un
approccio multidisciplinare è fondamentale, in quanto la Service Science presenta la capacità di
codificare e trasmettere conoscenza, attraverso il riutilizzo e la combinazione di conoscenze e
competenze provenienti dalle scienze economiche e matematiche, naturali, sociali e cognitive,
dall'ingegneria, dalla teoria sul decision-making e altri campi, orientando gli approcci di gestione, di
analisi dei processi e di progetto verso nuove metodologie e nuovi servizi ICT.
Service Design. Il processo di Service Design parte dai requisisti che il servizio deve rispettare e arriva
alla definizione del servizio che è funzionale all’erogazione considerando e progettando tutti gli step
del ciclo di vita del servizio. Esso è definito come il processo di creazione e sviluppo dei concetti e
delle specifiche che ottimizzano la funzione, il valore e l’aspetto dei servizi e dei sistemi di fornitura
per il beneficio comune di fornitore ed utente. Il design è la principale attività per l’innovazione nel
settore dei servizi. Service Design è l’attività di pianificazione e organizzazione di persone,
infrastrutture, comunicazione e componenti materiali di un servizio per migliorare la sua qualità,
l’interazione tra il service provider e i clienti, e l’esperienza del cliente.
128
La progettazione (o riprogettazione) di un servizio comprende la riorganizzazione delle attività fatte
dal service provider (back office) e/o la riprogettazione delle interfacce e interazioni che i clienti
usano per contattare il service provider (front office: siti web, telefono,blog..).
Il Service Design è un campo di ricerca nuovo, olistico e interdisciplinare che permette di innovare e
migliorare i servizi per renderli più utili, semplici da utilizzare, soddisfacenti per il cliente così come
più efficaci ed efficienti per le imprese.
I primi contributi risalgono a Shostack, quando il Service Design era considerato come una parte delle
discipline di marketing e management. Shostack propose la progettazione integrata di componenti
materiali (prodotti) e immateriali (servizi). Secondo Shostack il processo di progettazione può essere
codificato usando un “service blueprint” per mappare la sequenza di eventi in un servizio e le sue
funzioni essenziali in maniera esplicita e oggettiva.
Nel 1991, Service Design fu introdotto come una disciplina di progettazione dal Prof. Dr. Michael
Erlhoff at Köln International School of Design (KISD), e il Prof. Birgit Mager ha giocato un ruolo
importante nella diffusione del Service Design al KISD e nel 2004 il Köln International School of
Design, Carnegie Mellon University, Linköpings Universitet, il Politecnico di Milano e Domus
Academy hanno creato il Service Design Network al fine di costruire una rete internazionale di
accademici e professionisti del Service Design oggi diffuso in tutto il mondo.
Il Service Design, oltre ai tradizionali metodi usati per il product design, richiede metodi e strumenti
per controllare i nuovi elementi del processo di progettazione, come il tempo e l’interazione tra gli
attori. Nel 2006 Morelli ha proposto una overwiew di metodologie per il Service Design
considerando tre principali direzioni: identificazione degli attori coinvolti nella definizione del
servizio, usando strumenti analitici appropriati; definizione dei possibili scenari di servizio,
verificando casi, sequenze di azioni e ruolo degli attori, per definire i requisiti del servizio e la
struttura logica e organizzativa; rappresentazione del servizio usando tecniche che illustrano tutti i
componenti del servizio, inclusi elementi fisici, interazioni, collegamenti logici e sequenze temporali.
Esistono diversi modelli per descrivere il Service Design60, tra cui Service Design Metodology
sviluppato da Birgit Mager, e diversi processi sviluppati da Spirit of creation61, IDEO62, RED,
l’approccio suggerito da Bill Hollins nel libro Total Design, e altri. Il modello sviluppato da Birgit
Mager è basato sulle ricerche ed esperienze di progetti di Service Design. Fornisce una
sistematizzazione e una descrizione dei diversi step del processo di Service Design.
Tecniche innovative e creative per l’analisi e raccolta dei requisiti. In letteratura esistono tecniche,
che se applicate correttamente, aumentano il livello e migliorano la qualità del coinvolgimento degli
stakeholder nel processo di analisi e raccolta dei requisiti, e mirano a produrre requisiti più completi
60
Service Design Practical Access to an evolving field, Stefan Moritz London 2005.
61
http://www.spiritofcreation.com/
62
http://www.ideo.com/
129
(rispetto a cosa gli stakeholeder dichiarano di avere bisogno), più corretti, testabili, tracciabili e con
una maggiore copertura degli eventi nel dominio considerato.
Alcune delle tecniche che si intende investigare ed adottare come punto di partenza sono:
•
la modellazione goal-oriented dell’ambiente organizzativo e dei sistemi di servizi. Alla base di
tale approccio è la scelta di considerare tutti gli attori coinvolti, compreso il sistema che deve
essere realizzato, delle entità intenzionali, e per questo dotate di proprietà intenzionali come
goal, credenze, abilità etc. Partendo da questa assunzione, tale tecnica mira a modellare le
dipendenze tra gli attori in termini di tali elementi intenzionali.
•
la notazione i* per la modellazione sopra menzionata. E’ in grado di supportare sia la
modellazione delle dipendenze tra attori che quella delle relazioni tra entità intenzionali
all’interno di ciascun attore compreso il sistema;
•
i workshop di design creativi, in cui gli end-user ed i designer lavorano insieme per creare
idee per il sistema da realizzare e tradurre queste idee in requisiti;
•
il processo del pensiero creativo, incoraggiato durante i workshop, per creare short-term
“greenhouse” environments in domini che sono tradizionalmente più sistematici ed ordinati;
•
la modellazione e la specifica degli use-case. Tradizionalmente gli use case forniscono un
terreno comune per discussioni e permettono una chiara comprensione del sistema.
Service Oriented Architecture (SOA): definita dalla OASIS63 come “un paradigma per l'organizzazione
e l'utilizzazione delle risorse distribuite che possono essere sotto il controllo di domini di proprietà
differenti. Fornisce un mezzo uniforme per offrire, scoprire, interagire ed usare le capacità di
produrre gli effetti voluti consistentemente con presupposti e aspettative misurabili”. Pertanto
l’approccio a servizi permette a diverse realtà di non utilizzare o essere legati ad una specifica
tecnologia, ma di esporre ed usufruire di servizi mantenendo l’autonomia tecnologica.
In aggiunta, il concetto di SOA nasce dalla considerazione che l'evoluzione delle infrastrutture di
comunicazione, che ormai sono pervasive, consente di pensare l'interconnessione tra le strutture
aziendali come un processo dinamico, non fissato una volta per tutte. L’accesso ai servizi in un
sistema informativo basato su e-service in un contesto altamente variabile apre nuovi temi di ricerca.
Engineering è uno dei promotori ed attori principali della piattaforma tecnologica europea NESSI
(Networket European Software & Service Initiative), il cui obiettivo strategico è quello di favorire la
trasformazione dell’economia europea verso modelli di business service-oriented. Questa visione si
concretizza poi nella realizzazione di modelli, strumenti e framework a supporto delle architetture a
servizi del futuro. I risultati di NESSI e del progetto di ricerca NEXOF64 (che realizza parte di tali
risultati; altri sono realizzati in molteplici progetti strategici) sono sicuramente sperimentali, ma
63
Organization for the Advancement of Structured Information Standards, http://www.oasis-open.org.
64
Anche questo progetto è coordinato da ENGINEERING.
130
verranno ulteriormente sviluppati nei prossimi anni. La partecipazione di ENGINEERING a tale
iniziativa permetterà e favorirà l’eventuale introduzione di questi sviluppi nel Laboratorio.
Social Computing. Il termine social computing si applica a quell’area dell’informatica che studia
l’intersezione tra il comportamento sociale ed i sistemi informatici. Particolarmente interessanti
sono i sistemi e le applicazioni che, supportando ogni tipo di comportamento sociale, sono in grado
di recuperare, processare, usare e ridistribuire all’utente informazioni prodotte da altri utenti e dalle
loro interazioni all’interno delle cosiddette “applicazioni sociali” (quali blog, email, messaggistica
istantanea, social network, wiki, ecc) e “applicazioni collettive” (applicazioni in cui si sfrutta la
collaborazione di gruppi, comunità, organizzazioni, o interi mercati). Il social computing si basa,
quindi, sull’osservazione che gli individui, e i loro comportamenti, sono fortemente influenzati dal
loro contesto sociale, costituito dal comportamento degli individui che li circondano.
Le applicazioni sociali sono attualmente quasi tutte legate allo svago ed ai social network, in linea
con i principi del Web 2.0 con un livello base di configurazione. L’utente ha a disposizione grandi reti
di contenuti, può fruire servizi per la pubblicazione delle proprie foto, avere traduttori online, salvare
i propri documenti e condividerli con i propri amici, può condividere contenuti annotandoli in
maniera del tutto arbitraria. Sicuramente quello a cui non si è ancora pienamente arrivati (ma alcuni
vi stanno già lavorando, Google in testa) è fare sì che tutte questi servizi possano essere messi in
comunicazione ed integrati tra di loro, fondendo contenuti e servizi, contestualizzandoli fino ad
ottimizzare la fruizione e la creazione di contenuti sul Web. L’utente ha sempre più bisogno di
ricalcare i propri comportamenti quotidiani sul Web, a volte esponendosi troppo, o a volte cercando
di utilizzare gli strumenti che mettono al centro l’individuo: occorre considerare i potenziali aspetti
psicologici che entrano in gioco, le dinamiche di apprendimento, l’enorme creazione di contenuti
non sempre affidabili e le reti di persone che non sempre semplificano la socializzazione, anzi fanno
scattare dei meccanismi di isolamento nei confronti del mondo ”reale”.
Web 2.0 e le imprese: Enterprise 2.0. Il termine “Enterprise 2.0”, mutuato dal Web 2.0, è spesso
usato per indicare sia l'introduzione e l'implementazione di social software all'interno di un'impresa,
che i cambiamenti sociali ed organizzativi ad esso associati. Il termine è stato coniato ed utilizzato
per la prima da Andrew McAfee, professore della Harvard Business School65.
L'Osservatorio Enterprise 2.0 della “School of Management” del Politecnico di Milano, declina tale
termine in un’ottica più ampia e diretta all’identificazione di un’evoluzione del modello organizzativo
e tecnologico dell'impresa che sottende la creazione di un’architettura adattativa tramite approcci
architetturali basati su SOA e procedimenti di BPM (Business Process Modelling), sull'applicazione di
strumenti collaborativi tipici del Web 2.0 e sull'utilizzo della tecnologia, come piattaforma abilitante
dei processi e delle relazioni sia interni che esterni all’impresa.
Nuovi modelli di orchestrazione dei servizi. L’orchestrazione di servizi è un elemento chiave del
processo di Joint Collaboration. In tale ambito ci si propone di utilizzare un approccio basato su
organizzazioni sociali per creare un nuovo modo di coordinare i servizi. L’organizzazione sociale a cui
65
McAfee, Andrew (2006). ("Enterprise 2.0: The Dawn of Emergent Collaboration", MIT Sloan Management
Review Vol. 47, No. 3, pp. 21-28.)
131
si pensa è gerarchica, in particolare è definita olonica. Un olone è al contempo una parte ed un tutto
e rappresenta un’entità che può essere guardata a livelli di astrazione diversi mostrando l’insieme
(ad esempio un servizio composto) oppure (più in dettaglio) le sue componenti. Questa
organizzazione ben si presta (e spesso è stata usata) per rappresentare sistemi biologici e verrà usata
per rappresentare ecosistemi di servizi.
Il coordinamento tra gli oloni dell’ecosistema avverrà mediante regole. Regole strutturali definiscono
la composizione iniziale del sistema, regole comportamentali possono essere usate per definire i
ruoli di ogni olone/servizio nell’ecosistema e le loro interazioni, regole adattative possono essere
usate per definire le direzioni di evoluzione della struttura sociale al fine di adattarsi all’arrivo di
nuovi servizi (es. entrata di un nuovo membro nell’olone) o cambio di requisiti (es. riorganizzazione
del flusso di lavoro interno dell’olone). Tecniche di self-organization possono essere adottate per
dotare questi ecosistemi olonici delle necessarie doti di adattamento dinamico sulla base delle
regole definite al momento della progettazione del servizio.
Servizi autonomi ed intelligenti. Un sistema intelligente è un sistema che fa parte di un universo o
ambiente e che impara autonomamente i comportamenti da assumere per raggiungere gli obiettivi
che gli sono stati assegnati. Un sistema intelligente coinvolge diversi processi durante la sua
esistenza, quali la percezione e l’interazione con l’ambiente, e l’apprendimento. La percezione
dell’ambiente fornisce al sistema la conoscenza parziale (concetti) degli oggetti che lo circondano;
queste informazioni danno la possibilità al sistema di costruire la situazione attuale e di applicare le
regole di risposta, producendo quindi le azioni da eseguire per i suoi scopi. L’apprendimento invece
riguarda l’applicazione delle regole di risposta, producendo così le azioni ed i piani da eseguire per
provare a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Si evince da questa descrizione e definizione di sistema intelligente che e come, i processi principali
coinvolti nei sistemi intelligenti, sono assimilabili al modo di pensare e di agire dell’essere umano; è
dunque naturale l’asserzione “un sistema intelligente è un sistema basato sul ragionamento pratico”.
Il ragionamento pratico è fondamentalmente il ragionamento diretto alle azioni, cioè il processo che
consiste nel ragionare su quale azione intraprendere, differente dal ragionamento teorico che è
invece diretto alle credenze, e che consiste di due diverse attività, deliberation (decidere quale stato
o obiettivo si vuole raggiungere) e means-ends reasoning (decidere come raggiungerlo).
Esistono in letteratura alcune implementazioni prototipali di ragionamento pratico o in commercio
alcune soluzioni con funzionalità ridotta. Qui si vuole riportare la soluzione Open Source realizzata
nel laboratorio R&S di Engineering e che verrà applicata nel presente progetto: PRACTIONIST66
(PRACTIcal reasONIng sySTem), rilasciata secondo i termini definiti dalla licenza LGPL (Lesser General
Public License v2.1), comprende:
•
la metodologia PRACTIONIST, che consiste in un processo di sviluppo iterativo e incrementale
che utilizza il linguaggio PAML (PRACTIONIST Agent Modelling Language), il basato su UML e
specifico per PRACTIONIST;
•
il PRACTIONIST runtime and framework (PRF), che definisce e supporta la logica di esecuzione
66
http://www.practionist.org/
132
degli agenti e fornisce le componenti built-in che implementano il modello di ragionamento
pratico. Tali componenti sono realizzate in JAVA e Prolog.
•
il PRACTIONIST Studio, un strumento di progettazione e sviluppo a supporto della metodologia,
implementato sulla piattaforma ECLIPSE.
Il framework PRACTIONIST permette l’implementazione di agenti software secondo il modello BeliefDesire-Intention (BDI), dotati di capacità cognitive di ragionamento e pianificazione. Queste abilità
sono fondate su un modello del mondo esplicito che indica in ogni istante la conoscenza parziale
dell’agente sullo stato del suo ambiente. PRACTIONIST supporta l’implementazione di agenti e di
strategie complesse in modo molto conciso. Utilizzando un approccio dichiarativo, il framework
permette di definire e sviluppare agenti capaci di ragionare sull’esecuzione delle loro attività e
sull’opportunità di scegliere un’azione piuttosto che un’altra. I progettisti possono sviluppare agenti
che (i) possiedano una rappresentazione simbolica dell’ambiente in cui vivono, (ii) siano in grado di
pianificare, cioè siano in grado di determinare sequenze di azioni che permettano il raggiungimento
di certi obiettivi (es. nuovi stati del mondo) e (iii) siano capaci di assumere comportamenti diretti al
goal (pro-attivi), ma anche capaci di reagire ai cambiamenti dell’ambiente (comportamento reattivo).
Per la fornitura di servizi intelligenti, diventa importante identificare dei pattern di servizi, a partire
dalla storia delle richieste e delle produzioni; tali pattern di produzione consentirebbero di
programmare la produzione e la aggregazione di servizi elementari. Per la identificazione di tali
pattern possono essere usati strumenti di machine learning, previa la codifica dei servizi in opportuni
vettori di caratteristiche. L’applicazione di classificatori basati su reti neurali consente la rapida
identificazione dei pattern e la loro aggregazione.
Sicurezza dei servizi. Con riferimento alla sicurezza per i servizi su dispositivi mobili, occorre definire
protocolli e metodologie per realizzare un adeguato livello di sicurezza su dispositivi con risorse
limitate. L’obiettivo finale è di aumentare la sicurezza reale e quella percepita dagli utenti,
nell’ambito di applicazioni critiche come ad esempio il mobile payment.
Altro tema importante è la sicurezza per i servizi che trattano informazioni sensibili. In questo caso vi
è la necessità di progettare una suite di protocolli e tecniche di sicurezza, che garantiscano la
massima privacy dell’utente senza compromettere l’usabilità, nel caso di servizi che utilizzano
informazioni sensibili. Un esempio di servizi di questo tipo sono i servizi per l’identificazione o il
tracciamento dell’utente, che possono risultare estremamente utile nel caso di dispositivi mobili, ma
presentano severe vulnerabilità, se non progettati accuratamente.
In una visione user-centric di servizi in mobilità, un insieme di utenti sono interconnessi da una fitta
rete di servizi che permette loro di condividere risorse, scambiare dati, invocare funzionalità, o più in
generale, interagire. Ognuno dei servizi presenti nella rete di nodi/utenti è caratterizzato da un
insieme di proprietà, quali ad esempio il tipo di risorse cui può accedere, le funzionalità esposte
all'utente, i requisiti di contesto affinché tali funzionalità siano fruibili, etc. In questo contesto,
occorrono formalismi e strumenti automatici per garantire la consistenza e la correttezza delle
politiche di sicurezza ed accesso alle risorse, in modo che ogni utente abbia la garanzia formale, e
non semplicemente euristica, che le proprie policy di accesso e sicurezza siano rispettate. Tanto più è
fondamentale quanto più ci si rende conto come nel prossimo futuro tali policy coinvolgeranno i
133
propri dati sensibili, la condivisione di informazioni dinamiche quali la posizione, l'accesso a sistemi
di pagamento, etc.
User profiling. I sistemi basati sulla “profilazione utente” (user profiling-based systems) si
configurano come apparati, complessi ed integrati, che, partendo da profili utente, già esistenti o
costruiti al momento, risultano in grado di offrire all’utente un output di valore, in termini di
personalizzazione sei servizi.
Il “profiling” è un processo attraverso il quale vengono raccolti ed eventualmente elaborati i dati
necessari per definire il profilo di un’entità sia essa un evento, un utente, un oggetto, un prodotto o
un processo. Il modo con cui avviene la raccolta di informazioni ci introduce alla definizione di
sistema di profilazione. Un sistema di user profiling è un’applicazione informatica in grado di
raccogliere, strutturare, organizzare, mantenere e comunicare ad altri sistemi, dati e informazioni
riguardanti un utente.
Il profiling è un concetto tipico del marketing, ed ha principalmente lo scopo di costruire database
contenenti preferenze, attività e caratteristiche di utenti e clienti. Il profiling si è sviluppato con la
crescita del web-commerce, ed allo stato attuale è abbastanza comune per un database contenere
informazioni relative a diverse migliaia di utenti web.
Un profilo utente è una rappresentazione strutturata di informazioni che descrivono un utente,
solitamente raccolte attraverso l’interazione tra utente e sistema; il profilo emergente dalle
connessioni tra utente e sistema, è caratterizzato dalla rappresentazione delle esigenze minime
dell’utente stesso e da necessità ed informazioni personalizzate.
Gli approcci più comuni per la costruzione di profili, che differiscono per tecniche di acquisizione e
rappresentazione dei profili stessi, sono essenzialmente suddivisibili in due categorie:
o Knowledge-based User Modeling, i profili vengono raccolti o generati dagli uomini, utilizzando
interviste e questionari diretti agli utenti, oppure utilizzando stereotipi di utenti creati dai
knowledge engineers oppure ancora utilizzando profili rule-based, in cui sono gli utenti a
precisare delle regole nel profilo e facendo in modo che tali regole controllino il modello;
o Behavior-based User Modeling, i profili vengono raccolti o generati attraverso tecniche di
modellazione automatica, utilizzando tecniche di machine learning, tipo inferenze, induzioni e
classificazioni, in cui il modellatore cerca di identificare precisi pattern nel comportamento
dell’utente; oppure utilizzando costruttori di profili che partono da un esempio di
comportamento fornitogli dall’utente stesso.
Interfacce multimodali intelligenti. Si parla di multimodalità quando un qualsiasi tipo di interazione
coinvolge più di un canale percettivo (o input di comunicazione). L’esempio più eclatante è senz’altro
la comunicazione umana: durante una conversazione vengono stimolati più sensi
contemporaneamente, come la vista, l’udito, il tatto ed anche l’olfatto. È utile distinguere la
multimodalità e multimedialità. La prima è usata specificatamente per riferirsi alle modalità di input
dell’interazione, mentre la multimedialità sottolinea la presenza contemporanea di più meccanismi
di output (audio, video etc.).
134
Nell’ambito della HCI (Human Computer Interaction) la multimodalità è definita come la
comunicazione con sistemi di computer attraverso le modalità di input percettivi comunemente
utilizzate dall’uomo per interagire con il mondo. Quindi non più ristretta all’uso della tastiera o del
mouse, ma anche attraverso la parola, i gesti o la scrittura (in questo caso non si intende la
videoscrittura, ovvero mediata da una tastiera, ma piuttosto la tradizionale scrittura a mano).
Il “bisogno” di multimodalità è accresciuto dalla tendenza attuale che tenta di miniaturizzare tutti i
sistemi computerizzati (computer, palmari, telefoni cellulari etc.). Basti pensare alla tecnologia
wireless, con schermi sempre più piccoli e più comodi da trasportare: la tastiera, il classico sistema di
input, dovrà trovare un valido sostituto in grado di offrire le stesse funzioni in dimensioni molto
ridotte.
Gli studi nel settore stanno procedendo con la consapevolezza che alcune tecnologie saranno presto
possibili, mentre altre potranno vedere la luce solo nel medio-lungo periodo. Sussiste comunque il
desiderio di creare un ambiente intelligente: una situazione in cui gli utenti potranno comunicare con
reti e sistemi come se stessero parlando con altri esseri umani. Per raggiungere un tale obiettivo,
l’interfaccia tra l’utente e l’ambiente intelligente dovrebbe essere completamente trasparente e la
comunicazione dovrebbe essere multimodale come quella tra esseri umani. Certi livelli potranno
essere raggiunti solo quando il computer “avrà imparato” piuttosto bene il linguaggio dell’utente.
Per questa ragione stanno proseguendo gli studi nel campo del riconoscimento vocale e nella
comprensione dei linguaggi. Sempre nel tentativo di “umanizzare” le interfacce, gli studi si stanno
muovendo per renderle più facili e piacevoli da usare, in grado di parlare, di provare emozioni e di
riconoscere i volti delle persone. La sfida, per quanto difficile, non sembra impossibile. Ma uno tra i
problemi tecnici emergenti nell’interazione con un sistema multimodale è relativo alla combinazione
di differenti tipi di dati che sono originati da distinte tecniche di interazione. Di conseguenza si
presenta il problema della sincronizzazione dei dati o al contrario della prevalenza dell’una o
dell’altra modalità di interazione.
Nel contesto delle interfacce intelligenti, risulta interessante l’utilizzo di informazioni estratte dalle
immagini catturate dalle fotocamere/telecamere dei dispositivi mobili, da telecamere fisse accessibili
da rete IP, ovvero estratte da video disponibili nel Web. Mediante approcci e metodologie di image
processing, computer vision e pattern recognition, potranno essere “osservate” e a ”comprese” le
azioni dell’utente in ambienti reali. In particolare risultano interessanti le seguenti attività di ricerca:
individuazione e riconoscimento di volti umani, analisi delle espressioni facciali, rilevamento del
corpo umano e riconoscimento della postura, tracking di parti del corpo umano come per esempio
testa, mani, gambe, classificazione di azioni umane, analisi dei comportamenti basate sulle attività
rilevate.
Ubiquitous Intelligence. Grazie ai progressi costanti della tecnologia, in particolare nel campo della
miniaturizzazione dei dispositivi elettronici e della loro interconnessione (anche attraverso
connessioni wireless a corto-raggio), l'ubiquitous computing (ubicomp) sta portando alla scomparsa
dei tradizionali dispositivi di input e output utilizzati per interfacciarsi con i PC tradizionali, quali le
tastiere, i mouse, gli schermi. Si sta andando verso un mondo in cui saremo in grado di interagire
direttamente con i nostri vestiti, orologi, penne, elementi di arredamento, e questi oggetti saranno
in grado di comunicare tra di loro.
135
Negli ultimi 20 anni lo sviluppo della ubicomp ha fortemente stimolato vari filoni di ricerca che hanno
portato allo sviluppo di computer indossabili, etichette elettroniche (anche senza una alimentazione
propria), sensori/attuatori, dispositivi di posizionamento e localizzazione sempre più precisi, ecc. Tali
dispositivi sono, quindi, in grado di essere identificati dagli altri oggetti, elaborare dati, comunicare,
connettersi tra di loro e comportarsi in un certo senso in maniera “intelligente”.
Le principali ricerche condotte a partire da queste idee hanno portato alla realizzazione di diversi
oggetti ubiquitous (a partire dagli oggetti della vita quotidiana) e di ambienti intelligenti, cioè dotati
di meccanismi quali la percezione, la conoscenza, l'analisi, il ragionamento, la proattività. Tali entità
però rimangono ancora isolati. L'idea di base su cui questo progetto darà un contributo è, invece,
quella di creare un iperspazio costituito dall’interconnessione di questi spazi intelligenti messi al
servizio dell’individuo con l’obiettivo di fornirgli servizi e beneficio attraverso il meccanismo
dell’esperienza, dell’immersione e del coinvolgimento.
Per realizzare uno spazio intelligente devono essere seguiti alcuni principi di base. Il primo è il
principio di consapevolezza del contesto, ambito in cui i maggiori contributi sono stati senza dubbio
quelli apportati da Weiser, che nel 1990 nel suo articolo “The Computer for the 21st Century”
teorizzò l'importanza della posizione e delle informazioni che circondano un computer, e da Shchilit,
Adams e Want, che nel 1994 coniarono il termine context-aware computing.
Un secondo principio fondamentale è quello dei confini (naturali, sociali, spaziali o temporali), come
suggerito da Kindberg e Fox nel 2002, che sostiene che un ambiente intelligente dovrebbe avere dei
confini ben definiti, spesso anche se non sempre collegati a confini nel mondo reale.
Il terzo aspetto è il principio di interazione continua, proposta dal gruppo GT’s FCE, che prevede di
spostare la potenza di calcolo da uno strumento localizzato verso una presenza costante, mentre
affronta gli aspetti temporali delle attività quotidiane senza considerarne l'inizio e la fine, i cambi di
attenzione dovuti ad interruzioni, attività concorrenti, relazioni in cambiamento in passare del
tempo, ecc.
La definizione e o sviluppo di questi iperspazi intelligenti è fortemente sfidante, a causa di aspetti
quali i modelli e la semantica degli iperspazi, le connessioni tra spazi eterogenei, correlazione tra i
contesti e condivisione tra gli spazi, uniformità di spazi irregolari, coordinazione di spazi collegati,
scalabilità e gestione autonomica, oltre ad aspetti più tecnologici legati alle interfacce e interazioni
iperspazi tra l’utente ed i servizi in ogni punto di questi iperspazi, infrastruttura di rete, piattaforme e
middleware, iperspazi senza tralasciare implicazioni sociali/economiche/etiche legate a questi
iperspazi, ecc.
Interazione utente-servizio: Mobile Augmented Reality Systems (MARS). Al giorno d’oggi si parla di
ambienti intelligenti, in cui si vede l’integrazione e la cooperazione di dispositivi mobili di natura
svariata a formare una rete di servizi a supporto della cosiddetta “user experience”. Una delle aree di
ricerca che oggi vede coinvolte aziende e ricercatori riguarda proprio il problema della definizione di
veri e propri modelli e strumenti di interazione, e si diffondono i concetti di “augmented reality”,
“augmented experience”, “user experience”, “pervasive computing”.
136
Fino ad oggi la tecnologia conosciuta come Augmented Reality (AR) è stata utilizzata principalmente
in settori quali quello militare, architetturale e medico. In tali settori la realtà viene “aumentata”
tramite svariati dispositivi indossabili quali occhiali, ecc. In ambito militare ad esempio, da molti anni
AR è utilizzata nei caschi dei soldati e dei piloti per fornire loro informazioni circa l'ambiente che li
circonda, utilizzando sistemi di navigazione per individuare la posizione delle unità e delle strutture
amiche e nemiche.
Oggi, grazie alla nuova era di dispositivi mobili sempre più evoluti, si prospettano nuovi e pressoché
infiniti scenari di applicazione. Essenzialmente le applicazioni AR su dispositivi mobili (MARS - Mobile
Augmented Reality Systems) combinano dati virtuali con il mondo reale: tramite l'utilizzo della
bussola, della fotocamera e del GPS del dispositivo consentono di offrire all'utente un'esperienza più
ricca e interattiva, amplificando il funzionamento dei cinque sensi (della vista in particolare).
La realtà aumentata nei sistemi mobili fornisce tale servizio senza la necessità che il luogo in cui si
trova la persona sia equipaggiata in qualche modo. Idealmente funzionano ovunque, aggiungendo
un livello di informazione a qualunque ambiente e in qualunque momento sia richiesto. In questo
modo, si ha la possibilità di rivoluzionare il modo in cui le informazioni vengono presentate alle
persone. Le informazioni presentate sono direttamente integrate con il mondo reale che circonda la
persona, la quale può interagire con l'ambiente esterno visualizzando le relative informazioni, porre
e risolvere interrogativi, e collaborare con altre persone. Il mondo diventa l'interfaccia utente.
Wireless Sensor Networks (WSN). Una Wireless Sensor Network (WSN – rete di sensori senza fili)
nella sua forma più semplice può essere definita come una rete di dispositivi (tipicamente di piccola
taglia e poco complessi) denotati come nodi che possono misurare l’ambiente (o alcune grandezze,
più in generale) e comunicare i valori raccolti dal campo di misura attraverso connessioni senza fili; le
informazioni sono inviate, spesso con inoltro multi-hop (ossia ogni sensore può inoltrare i dati
ricevuti dagli altri), ad un cosiddetto collettore (spesso denotato come controllore o monitor) che
può usare i dati localmente o che può essere connesso ad altri tipi di reti (es. Internet) attraverso un
opportuno gateway. I nodi possono essere tanto stazionari quanto mobili, possono o meno
conoscere la propria posizione ed essere o meno omogenei fra loro [WSAN]. In generale, funzioni
desiderabili per i sensori includono: facilità di installazione, auto-identificazione, auto-diagnosi,
affidabilità, possibilità di coordinarsi con gli altri nodi, capacità di effettuare opportune routine
software, capacità di elaborazione dei segnali, supporto a protocolli di controllo e una o più
interfacce di rete [IEEE 1451 Expo, 2001], nello specifico, Wireless.
Un interessante sviluppo di ricerca previsto consiste nel modellare il sensor node, e più in generale la
sensor network, secondo il paradigma orientato ai servizi. Ciascun sensor node arricchisce le proprie
funzionalità offrendo dei servizi per la gestione dei dati da esso acquisiti. La composizione flessibile di
tali servizi, abilitata dalla interoperabilità degli standard adottati, consentirà di sviluppare soluzioni
altamente innovative nell'ambito dei settori applicativi considerati dal laboratorio. Un’altra
interessante attività di ricerca nasce da una delle maggiori difficoltà odierne: estrarre informazioni
significative a partire dalle letture dei dati grezzi ottenute dai vari sensori. Si possono utilizzare
tecnologie semantiche che, annotando i sensori ed i dati da essi prodotti con dei metadati,
permettano di poter interpretare il significato stesso di tali dati. Numerose sono nei dettagli le
problematiche da affrontare: si va da dalla definizione di linguaggi, modelli ed ontologie per la
137
descrizione di un sensore e dei dati da esso prodotti, alla costruzione di regole di inferenza e
tecniche di integrazione semantica dei dati prodotti dai sensori, a tecniche per la descrizione
semantica del contesto.
Sviluppo di applicazioni cross-platform per terminali mobili. Un approccio alle comunicazioni di tipo
convergente fa sì che gli utenti siano raggiungibili indipendentemente da dove o come sono
connessi, con pieno controllo della loro disponibilità e dei loro dispositivi. In quest'ambito, un
requisito fondamentale è la disponibilità di metodologie di progettazione che stressano il riutilizzo e
che consentano il rapido sviluppo di applicazioni facilmente mappabili in dispositivi diversi ed
eterogenei.
L'ambito applicativo di tali sistemi include ad esempio gli smart-phone, gli in-car entertainment
systems, l'e-health, la fruizione e il monitoraggio di beni culturali, nonché scenari applicativi
emergenti come il social-networking, i sistemi per la sicurezza stradale (in car, car2car, car2road
information systems) e qualunque altro tipo di applicazione per la quale l'accessibilità al variare del
contesto rappresenti un requisito indispensabile. Inoltre, a queste vanno aggiunte tutte quelle
applicazioni che, seppur non intrinsecamente “mobili”, implicano l'interazione con un utente per il
quale l'accessibilità in ambito mobile rappresenti un valore aggiunto importante: si immagini, ad
esempio, un impianto di domotica controllabile anche in contesti diversi da quello casalingo.
Le tecnologie per sviluppo di applicazioni mobili in uno scenario multipiattaforma hanno assunto
un’importanza sempre più rilevante, che è confermata dallo sforzo congiunto di numerosi attori
afferenti al mondo dei terminali mobili volto ad unificare le metodologie e gli strumenti in un
contesto hardware/software eterogeneo. Un esempio in tal senso è rappresentato da Open Mobile
Terminal Platform (OMTP), forum proponente di virtualizzazione web-based BONDI, composto da
operatori quali AT&T, Deutsche Telekom AG, Orange, Smart Communications, AcusAT, Telecom
Italia, Telefonica e Vodafone.
Unified Communication. La convergenza dei sistemi di comunicazione verso reti basate sul
protocollo IP e su piattaforme di open software ha introdotto la disponibilità di nuovi servizi di
comunicazione integrata per utenti di reti mobili e fisse che oggi prendono il nome di Unified
Communications (UC). L’UC permette di migliorare il modo in cui gli individui, le comunità di persone
e le aziende interagiscono ed operano, attraverso la disponibilità e la coordinazione di canali di
comunicazione multipli e l’utilizzo di tecnologie quali VoIP, presence, e-mail, audio-, web- and videoconferencing, voice mail, unified messaging (UM), instant messaging (IM), online collaboration, etc.,
combinate con la mobilità.
Uno dei principali motivi per l’adozione di sistemi di UC da parte delle imprese e dei consumatori è
dovuto alla necessità di abbattere i costi della bolletta telefonica e ciò ha portato alla migrazione
delle infrastrutture di comunicazione dai tradizionali sistemi di voce a commutazione di circuito ai
sistemi VoIP basati su protocollo di segnalazione SIP. Nel momento in cui avviene questa migrazione,
diventa molto più facile e razionale utilizzare la stessa infrastruttura per applicativi che offrono
maggiori funzionalità, complementando il VoIP con gli altri scenari tipici dell’UC che consentono, a
parità di costi, maggiore produttività. L’introduzione di UC non ha solo modificato il tipo di servizi a
disposizione degli utenti finali (consumer ed enterprise), ma sta anche modificando gli equilibri di
mercato tra i tradizionali fornitori di servizi di comunicazione, come ad esempio tra gli operatori di
138
telefonia tradizionale (CSP, o Communications Service Providers) e gli attori del mondo internet
(OTT, o Over-the-top).
3.6.2 Knowledge Management e Business Analytics
Con il termine Knowledge Management (KM) s’intende far riferimento a quel settore delle
tecnologie dell’informazione che hanno l’obiettivo di elaborare, in maniera congiunta, conoscenza
tacita e conoscenza esplicita, quest’ultima disponibile in termini di informazioni strutturate, semistrutturate o non strutturate, presenti sul Web, in basi di dati tradizionali o in repository
documentali, per sfruttare efficacemente l’intero patrimonio di conoscenza di un’organizzazione,
gestire le sue dinamiche evolutive (gestione del ciclo di vita) e permettere il passaggio da conoscenza
individuale a conoscenza collettiva dell’organizzazione. Rientrano in questo settore tematiche
scientifico-tecnologiche quali: Information Extraction, Ricerca Semantica, Gestione e Classificazione
documentale, Communities of practice, Reti sociali e lavoro collaborativo, Knowledge Representation
and Reasoning (KRR).
A sua volta, la locuzione Business Analytics (BA) fa riferimento a quell’insieme di tecnologie
dell’informazione finalizzate alla esplorazione di grandi quantità di dati per l’estrazione di
conoscenza implicita utile ai fini decisionali. La BA si basa sia su tecniche di statistica descrittiva
(reporting, OLAP, ecc.) sia su tecniche di Machine Learning per l’induzione di modelli predittivi. Il
Data Mining e, più in generale, il Knowledge Discovery from Data, rappresenta la tecnologia di base
della BA.
Gli scenari di riferimento in cui si collocano le suddette tematiche sono i seguenti:
•
Lo scenario della Rete dei contenuti, della conoscenza e dei servizi ad alto valore aggiunto,
sempre più presente nella vita lavorativa e privata degli utenti, anche grazie alla crescente
diffusione di dispositivi mobili autonomi, maneggevoli e dotati di capacità di elaborazione
(everywhere and anytime). Immersi in quest’ambiente, gli utenti esigono servizi intelligenti e
ad elevato contenuto di conoscenza, in grado di riconoscere e predire in modo adattativo,
pro-attivo e contestuale i loro bisogni ed i loro interessi. Dal punto di vista tecnologico, in
questo contesto trovano collocazione le tecniche di modellazione predittiva proprie della BA,
così come quelle per la rappresentazione della conoscenza ed il ragionamento automatico,
per l’Information Extraction, il Text Mining, ecc. E’ altrettanto evidente il ruolo che le varie
tecnologie del KM giocano nell’ambito del cosiddetto Web Semantico, dove le informazioni
sono annotate semanticamente attraverso metadati in un formato adatto all'interrogazione,
all'interpretazione e, più in generale, al reperimento dell’informazione. Tutto ciò al fine di
realizzare sistemi avanzati di ricerca e composizione di servizi basati sulla consapevolezza del
contesto (context awareness).
•
Lo scenario delle organizzazioni, piccole o grandi, pubbliche o private, interessate a creare la
propria conoscenza “collettiva” e renderla fruibile in maniera semplice per migliorare
l’efficienza e l’efficacia dei processi di business. In questo contesto, un ruolo fondamentale è
ovviamente giocato dalle tecnologie del KM che, come già accennato, consentono di
“elicitare” (cioè, catturare ed esplicitare) conoscenza implicita, nonché estrarre ed
organizzare conoscenza non strutturata e renderla fruibile in maniera condivisa (attraverso
l’uso di strumenti di lavoro collaborativo - ad esempio, reti sociali). Anche le tecniche
139
induttive proprie della BA, eventualmente integrate con le tecniche deduttive del KRR,
rappresentano elementi tecnologici fondamentali in quest’ambito per la generazione della
cosiddetta actionable knwoledge, ovvero, per la costruzione di modelli di supporto ai
processi decisionali umani o alla base di processi decisionali completamente automatizzati.
•
Lo scenario di specifici comparti produttivi (ad esempio, quello dei trasporti o energetico),
caratterizzati dalla necessità di una maggiore efficienza operativa e gestionale, e quindi
interessati allo sviluppo di sistemi intelligenti per la razionalizzazione dei propri servizi.
Riportiamo di seguito una descrizione sintetica di alcune delle principali tecnologie del KM e della BA
d’interesse:
•
Machine Learning e Data Mining. Il Machine Learning (ML) è un settore dell’Intelligenza
Artificiale che si occupa della definizione di tecniche ed algoritmi di apprendimento
automatico a partire da dati di training. Questi sono visti come esempi che illustrano le
relazioni tra le variabili osservate. Scopo di un learner è quello di indurre regole generali a
partire dagli esempi, in maniera tale da essere capace di produrre un output utile in presenza
di nuovi casi. Le tecniche di ML sono alla base dei processi di Data Mining (DM), il cui scopo
è quello di scoprire pattern interessanti presenti in grandi quantità di dati. Il DM può essere
finalizzato alla induzione di modelli predittivi (classificazione) o modelli descrittivi (regole
associative). Esso rappresenta il nucleo centrale del processo di Knowledge Discovery from
Databases (KDD). Oggi esiste un interesse crescente nei confronti del DM efficiente su varie
tipologie di dati complessi (inclusi dati geo-spaziali, reti sociali, stream, etc.);
•
Text Mining. Il Text Mining (TM) è il processo di estrazione di pattern da testi. Il TM richiede
a monte una fase di pre-processing mirata alla trasformazione in forma strutturata del testo,
alla estrazione di un vocabolario, ed eventualmente alla annotazione grammaticale (POStagging) e semantica (tramite thesuari, ontologie di dominio, ecc.) degli n-grammi del
vocabolario. L’estrazione di pattern, come nel caso del data mining, si basa su tecniche
induttive di Machine Learning. Tipici task di TM sono la classificazione testuale, il clustering,
l'estrazione di concetti/entità, il sentiment analysis, ecc.. L'estrazione di concetti/entità può
essere supervisionata, cioè basata sull’uso di ontologie di dominio, o non supervisionata,
cioè basata su tecniche statistiche. Il Sentiment analysis o opinion mining è un task di TM
finalizzato ad identificare ed estrarre da testi informazioni soggettive, opinioni, pareri,
valutazioni, giudizi espressi relativamente ad un determinato argomento.
•
Process Mining. Il Process Mining (PM) è una tecnica che consente di indurre un modello di
workflow dai dati di log, al fine di creare un workflow ex novo, o ottimizzarne uno esistente.
Nel primo caso si parla di scoperta, nel senso di costruzione di un nuovo modello di processo.
Nel secondo caso si parla di conformance, in quanto il modello esistente è confrontato con
un log di eventi e le discrepanze fra il log ed il modello vengono utilizzate per ottimizzare
quest’ultimo
•
Mining di Reti Sociali (DMRS). L'evoluzione delle reti sociali oggi permette un'analisi delle
azioni di gruppi e singoli molto più profonda che non in passato. Il DMRS consente di
collegare i comportamenti degli individui, cioè, di trovare reti di relazioni interpersonali.
Siccome una rete sociale è descrivibile attraverso un grafo che rappresenta individui e
140
relazioni tra individui, gli algoritmi di mining sono sostanzialmente algoritmi su grafi. Il
DMRS è sempre più impiegato in tanti campi, dall'azienda all'economia, dalla polizia al
terrorismo. Ad esempio, per rilevare truffe o crimini, incrociando le reti sociali con altri
elementi già noti, quali le registrazioni delle carte di credito, le utenze, le comunicazioni con
la pubblica amministrazione o gli ospedali. La diffusione di reti sociali e blog ha comportato
una disponibilità inedita e ingente di dati sui gusti e le opinioni degli utenti che vengono
analizzati con tecniche di Sentiment Analysis (da qui il connubio tra DMRS e Sentiment
Analysis)
•
Mining di immagini. La crescente disponibilità di immagini digitali (si pensi alle immagini
prodotte in ambito medico, o le immagini da satellite) rende impellente la disponibilità di
tecniche di classificazione, confronto, ecc., applicate a questa tipologia di dati. In generale, la
classificazione ha il compito di associare ad ogni pattern una classe compresa in un insieme
di classi predefinite. Il processo di basa sull’estrazione delle informazioni (feature) più
rilevanti per discriminare (distinguere) al meglio possibile oggetti (o componenti di oggetti)
tra loro. Sulla base delle feature selezionate, si decide quale è l’oggetto (la classe) osservato.
Come per altri tipi di dati, la classificazione di immagini presuppone una serie di operazioni di
pre-elaborazione finalizzate a facilitare il processo di riconoscimento, quali la
segmentazione, l’estrazione di feature (per trovare misure e/o caratteristiche che
permettano di discriminare al meglio oggetti differenti e che siano insensibili a problemi di
traslazione, di rotazione oppure di scala), ecc., nonché operazioni di post-elaborazione che
permettono di sfruttare i risultati forniti dal classificatore per migliorare le prestazioni della
classificazione usando, ad esempio, l’informazione contestuale spaziale.
•
Rappresentazione della conoscenza e ragionamento automatico. È una branca
dell’Intelligenza Artificiale che fornisce una varietà di metodi e tecniche idonei a
rappresentare in maniera naturale diverse forme di conoscenza (incerta, incompleta, ecc.) e
di ragionamento (deduzione, abduzione, planning, default reasoning, ecc.) per la risoluzione
di problemi complessi. Esempi di tali formalismi sono quelli basati sulla logica (Datalog, logica
disgiuntiva, logica ordinata, ecc.) che consentono una specificazione puramente dichiarativa
dei problemi. Concetto centrale nell’ambito del problema della modellazione della
conoscenza è quello di ontologia -- una rappresentazione formale della struttura concettuale
del dominio applicativo espressa in termini di oggetti, proprietà e relazioni.
•
Speech Recognition. L’elaborazione della lingua parlata, o spoken language processing, si
riferisce all’insieme generico delle tecnologie per riconoscimento, generazione e
comprensione del parlato. Il riconoscimento del parlato consiste, in particolare,
nell'identificare le sequenze linguistiche del parlato spontaneo, convertirle in formato
elettronico e infine permettere l'interazione con programmi e servizi usando la voce. Lo
speech-to-text avviene con il supporto di modelli sia acustici che linguistici. Questi ultimi
possono includere conoscenza semantica del linguaggio di riferimento, oltre che lessicale e
sintattica, abilitando la interpretazione degli enunciati degli interlocutori, a valle della loro
comprensione.
•
Information Extraction (IE). Si tratta di una tecnologia per l’estrazione automatica di
informazioni strutturate da informazioni non strutturate (testi) o semi-strutturate (pagine
141
web). Ciò richiede in generale la necessità di analizzare testi attraverso tecniche di natural
language processing (NLP). L’importanza della IE deriva dalla enorme quantità di
informazione contenuta nei documenti (si stima che circa l’80% dell’informazione sia
disponibile in forma testuale). In pratica, a causa della notevole difficoltà del problema, gli
attuali sistemi di IE vengono tipicamente applicati a domini molto ristretti.
•
Integrazione di Dati e Risorse. Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita enorme dei dati
disponibili in formato elettronico. Tali dati sono generalmente caratterizzati da modelli di
gestione, linguaggi e DBMS eterogenei. A causa di ciò, oggigiorno, sistemi di gestione dei dati
eterogenei spesso coesistono nell'ambito delle organizzazioni. In questo contesto, gli
approcci tradizionali alla gestione dei dati non sembrano capaci di garantire il necessario
livello di trasparenza degli accessi ai dati e a preservare l'autonomia dei database locali.
Tutto ciò ha portato allo sviluppo di nuovi approcci che sono culminati nella nascita dei
Sistemi Informativi Cooperativi (CIS) e dei Data Warehouse (DW). Infatti, i CIS e i DW
consentono agli utenti di interrogare sorgenti di dati autonome preesistenti garantendo la
trasparenza del modello, del linguaggio e della locazione. Un importante problema da
risolvere nel progettare tali sistemi di accesso riguarda l'integrazione degli schemi, ovvero
l'attività secondo la quale diversi schemi di database in input vengono fusi in un'unica
struttura globale che descrive l'insieme complessivo delle informazioni disponibili per le
interrogazioni. Un altro interessante obiettivo da perseguire nell’ambito di questa tematica
consiste nel trovare tecniche basate sulla programmazione logica per il Data Integration.
142
3.6.3 Services Ecosystem
L’innovazione nei servizi prevede un considerevole cambio in molti aspetti: la modalità ed i canali di
iterazione tra il produttore ed il consumatore dei servizi, la modalità di distribuzione e di uso dei
servizi, le strutture tecnologiche utilizzate basate sulle ICT e le capacità organizzative ed umane
incluse nei contenuti dei servizi. In particolare, gli aspetti chiave dell’innovazione consistono nel
coinvolgimento del cliente o customer o utilizzatore dei servizi nella produzione degli stessi, nella
collaborazione tra produttori e consumatori dei servizi e nelle tecnologie di distribuzione. Il
laboratorio prevede di favorire tale collaborazione organizzando e gestendo un Digital Business
Ecosystems (DBE).
Il DBE costituisce un “habitat digitale”, in cui ogni impresa, “organismo”, operante nel DBE, mette a
disposizione le proprie competenze più qualificate ed i propri strumenti che costituiscono le “specie
digitali”. Queste ultime sono competenze, prodotti o servizi ma, in ogni caso, devono essere
utilizzabili, completamente o nelle parti essenziali, per via digitale. L’uso delle specie digitali è il
“servizio” che fornisce l’habitat.
È opportuno che tutti i servizi messi a disposizione da ogni organismo digitale abbiano una
granularità tanto piccola da essere “servizi primi”. Ovvero, una qualsiasi ulteriore divisione operata
sul servizio primo ne distruggerebbe lo scopo. Servizi primi anche forniti da organismi diversi sono
coreografati da un processo che li combina generando un “servizio composito”. Quest’ultimo lo si
configura secondo il bisogno dell’utilizzatore dell’habitat. Per completezza, il servizio composito è
reso funzionante attraverso la trasformazione del processo in workflow. Quest’ultimo orchestra tutti
i servizi primi combinati nella coreografia formalizzata dal processo originale.
L’innovazione deve in ogni caso aiutare le imprese a mantenere e migliorare il loro posizionamento
competitivo rispetto ai mercati ed alle loro evoluzioni, con le tecnologie disponibili. Da questo punto
di vista le caratteristiche prevalenti dello scenario di riferimento sono sintetizzate di seguito.
•
Nuova normalità dei mercati. Una prima caratteristica della nuova normalità è la volatilità
dei mercati di distribuzione dei prodotti. L’innovazione di servizio deve far fronte a tale
caratteristica attraverso la componibilità dei servizi primi per costituire il servizio composito
finale. Questo può costituire esso stesso il prodotto o può essere il complemento al “bene
materiale” che lo fa diventare prodotto. In questa guisa, se si spegnesse un canale se ne
potrebbe aprire un altro grazie a nuovi servizi costituiti con il riuso di servizi primi già
disponibili. Un’altra caratteristica è la variabilità dei bisogni di ogni mercato o addirittura di
ogni singolo utente. Per far fronte ad essa è necessario da un lato monitorare
continuamente il mercato anche attraverso strumenti che consentano di estrarre idee tacite
dalla interazione con i customer, dall’altro consentire processi di produzione rapida dei
servizi compositi attraverso la modificabilità dei processi e la automatica trasformazione di
questi nei workflow che orchestrano i servizi primi. Infine, la varietà dei bisogni da soddisfare
che si differenziano al variare della localizzazione geografica della cultura e di altri parametri
taciti dei mercati anche dello stesso settore merceologico. Per far fronte a questa
143
caratteristica i processi sottostanti la composizione dei servizi primi devono essere delle
linee di processo alla stessa stregua delle linee di prodotto nel manifatturiero.
•
Internet del futuro. Nell’innovazione dei servizi, internet del futuro, oltre che essere
fondamentale nell’innovare la modalità di distribuzione dei servizi è anche necessaria per
mettere al centro della catena di servizi l’utilizzatore finale. Per chiarezza, l’utilizzatore finale
dei servizi deve essere in grado di configurare il proprio servizio attraverso i servizi primi
messi a disposizione dall’ecosistema. Egli deve anche guidare le specifiche dei servizi con le
sue necessità, i suoi comportamenti ed il suo stile di vita.
•
Cooperazione tra le imprese anche quando sono concorrenti. La qualità dei servizi diventa
sempre più necessaria per mantenere il vantaggio competitivo dell’impresa fornitrice.
Questo induce le imprese a specializzarsi su specifici servizi. Di conseguenza, per soddisfare
la richiesta di un utente del DBE è necessario che le imprese collaborino tra loro, anche se in
competizione, per combinare servizi che si complimentino per soddisfare il bisogno
dell’utente che può spaziare in un dominio grande quanto è necessario . La collaborazione
tra le imprese oltre che essere favorita dal DBE e dalla sua organizzazione in servizi è anche
favorita da internet del futuro.
Gli utilizzatori dell’habitat possono essere Imprese ICT oppure Centri di Ricerca, e, soprattutto,
imprese e P.A. utilizzatrici di ICT. Un DBE costituisce un habitat attrattivo di consumatori se offre
servizi primi innovativi, di alta qualità e se riesce a produrre servizi compositi rapidamente ed
economicamente. A maggiore attrattività dell’habitat corrisponde maggiore business per gli
organismi che lo costituiscono. Per mantenere l’attrattività gli organismi devono produrre servizi
sempre innovativi; d’altro canto il business contribuisce con il margine a fornire le risorse
economiche e finanziarie per l’innovazione. La continua richiesta di innovazione induce gli organismi
del DBE a chiedere trasferimento tecnologico ai Centri di Competenza in prima istanza e da questi ai
distretti tecnologici e/o al sistema universitario in seconda istanza, costituendo così una moderna
filiera di produzione dell’innovazione, schematizzata in Figura 20 .
144
Figura 20 Filiera di produzione dell’innovazione
In Puglia il DBE potrebbe essere organizzato con le imprese del Distretto Produttivo e con quelle del
Centro di Competenza che siano preparate a fornire specie digitali innovative dal Centro di
Competenza ICT. Inoltre, il DBE potrebbe essere popolato dai partner degli alti due laboratori in rete
con quello pugliese. Questi potranno mettere a disposizione del DBE i servizi che a loro volta
produrranno anche attraverso i progetti previsti in questo studio di fattibilità.
Un altro patrimonio da sfruttare in Puglia sono i Progetti Strategici ed i Progetti Esplorativi
finanziati dalla Regione Puglia. Alcuni di questi progetti sono terminati altri stanno per terminare. Le
Università partecipanti a questa proposta sono titolari di molti di questi progetti. Molti dei loro
risultati possono essere tecnologie da trasferire alle imprese perché li trasformino in servizi da
mettere a disposizione del DBE.
145
Parte 4 - Previsioni di impatto del Laboratorio sul sistema economico
regionale di riferimento
4.1 Descrizione degli interventi
Il laboratorio in rete di Service Innovation proporrà in totale 4 proposte progettuali a forte
caratterizzazione regionale più una di tipo interregionale di supporto all'interoperabilità condivisione
della conoscenza tra i nodi del laboratorio, con un taglio fortemente orientato al supporto dell'Open
Service Innovation.
4.1.1 Descrizione degli interventi a carattere interregionale
Il Laboratorio di Service Innovation oggetto del presente studio di fattibilità mira ad essere una
centro di eccellenza costituito da tre cluster in rete tra di loro: il nodo calabrese, il nodo siciliano, il
nodo pugliese. L'intervento mira pertanto a costruire l’infrastruttura di supporto al Laboratorio in
Rete, ossia quello spazio creativo di conoscenza ed intelligenza collettiva e lavoro collaborativo
abilitante le attività di ricerca sulla Service Innovation. Questo obiettivo porterà alla definizione e
sviluppo di una piattaforma di collaborazione virtuale, che esponga almeno i seguenti servizi in
modalità Web e fruibili (almeno alcuni) anche attraverso terminali mobili personali (smartphone e
tablet):
• servizi per la gestione e sviluppo delle community: gestione contatti, Instant Messaging,
Forum, Wiki, Blog, gestione file condivisi, virtual meeting e desktop condivisi, gestione
advisory board & focus group, calendario condiviso, sondaggi e sistemi di voto, ecc.
• servizi per la gestione della conoscenza ed esperienza collettiva: annotazione semantica di
contenuti, serious game, supporto al brainstorming, nominal group e delphi, social
bookmarking, news, supporto all’idea/mind mapping, ricerca, fruizione e gestione di
contenuti multimediali, publish/subscribe su contenuti di interesse, ecc.;
• servizi per il lavoro cooperativo: gestione gruppi di lavoro, workflow modelling, strumenti di
project management (WBS, gantt, risk analysis, ecc.), preparazione collaborativa progetti di
ricerca, scrittura collaborativa di documenti (inclusa gestione template) e pubblicazioni
scientifiche, ecc.
• servizi di analisi delle dinamiche nell’ambito delle community: una sorta di dashboard che
riassume gli indicatori più importanti per monitorare le attività del laboratorio, specialmente
con riferimento alla collaborazione ed allo sviluppo dell’intelligenza collettiva.
L'intervento sarà inoltre rivolto alla realizzazione del modello di Body of Knowledge del Laboratorio,
introdotto nella sezione 1.3.2. Questo modello sarà poi implementato attraverso la piattaforma di
servizi sopra descritta, la quale appunto metterà a disposizione servizi specifici per la gestione della
conoscenza collettiva. Altro obiettivo dell'intervento sarà la creazione di una piattaforma di
deployment di servizi secondo il modello SaaS, che sarà utilizzata come infrastruttura di supporto
per la piattaforma di collaborazione virtuale sopra descritta, ma soprattutto per il deployment dei
servizi innovativi offerti dalle aziende dei settori applicativi considerati. L'intervento mira anche ad
integrare i risultati degli altri progetti verticali, al fine di realizzare il Toolkit per la User-driven ICTbased Service Innovation, che offrirà funzionalità e servizi:
•
alle aziende di servizi per analizzare e sviluppare le loro potenzialità di innovazione. Esempi
di servizi saranno: la ricerca e l’analisi di possibili partnership, la ricerca di informazioni sulle
146
opinioni dei potenziali clienti (opinion mining e sentiment analysis), supporto all’analisi
SWOT, supporto all’analisi dei rischi, analisi di mercato, modellazione ed analisi di service
value network, ecc.
• alle aziende fornitrici di strumenti, servizi e tecnologie per l’innovazione di servizio, che
potranno trovare nel toolkit (che per loro include infrastrutture software, librerie software,
componenti innovative, modelli, tecniche, middleware, servizi di base, ecc.) strumenti utili
alla loro attività, contribuendo essi stessi, secondo forme da definire, allo sviluppo stesso del
toolkit.
Infine, l'intervento proporrà attività di studio e definizione di percorsi e modelli di formazione
interdisciplinare basati sullo sviluppo dell’intelligenza collettiva e finalizzati alla crescita professionale
dei cosiddetti adaptive innovator, ossia competenti in materia di innovazione di servizio.
Il presente intervento dunque affronterà molteplici problematiche di ricerca. Di seguito ne sono
riportate alcune:
• Service Science
• Collective Knowledge Management
• Linked Data
• Data e Web mining
• Social Networking e Social Network Analysis
• Collective Intelligence
• Cloud Computing
• Unified Communication
L’impatto previsto per il presente intervento è prevalentemente interno, orientato ai partner del
Laboratorio: i risultati del progetto costituiranno l’ambiente di lavoro virtuale del Laboratorio stesso.
Ma come accennato sopra, dall' integrazione dei risultati degli altri progetti verticali nel Toolkit per la
User-driven ICT-based Service Innovation, ci si attende un impatto sulle aziende (soprattutto PMI)
del territorio, in termini del miglioramento della loro capacità di innovare (le aziende di servizio) o
della loro capacità di supportare tale innovazione (le aziende prevalentemente ICT fornitrici di
tecnologia e soluzione per la Service Innovation).
147
4.1.2 Descrizione degli interventi a caratterizzazione regionale per il nodo
siciliano
Le iniziative progettuali che il nodo siciliano intende intraprendere avranno una doppia direttrice:
saranno infatti studiate alcune tecnologie abilitanti e costruiti strumenti ed infrastrutture di
supporto alla costruzione di sistemi di servizi nel contesto di ecosistemi digitali; ma saranno anche
applicate dette tecnologie e strumenti in specifici ambiti applicativi.
Con riferimento agli aspetti infrastrutturali, dovendo affrontare il problema primario della
costruzione di sistemi di servizi innovativi nel contesto dell’internet del futuro, nell’ambito del nodo
siciliano si è preliminarmente scelto di affrontare due tematiche che incidono fortemente
sull’innovazione di servizio e che si muovono lungo due diverse direttrici. Il primo tema riguarda la
definizione collaborativa di servizi composti e complessi anche a partire da servizi esistenti. Il
secondo tema riguarda le nuove modalità di fruizione di servizi in mobilità, attraverso l’uso di
terminali mobili personali: questo tema mira a studiare il problema della user experience degli utenti
soprattutto in relazione all’uso di detti dispositivi di fruizione.
Con riferimento alle verticalizzazioni, sulla base delle rilevazioni riportate nella sezione 2.3.1, ma più
in generale nella sezione "Fabbisogni delle imprese ed enti pubblici di ricerca operanti nell'ambito
locale in materia di innovazione", si è proceduto a formulare una tabella riepilogativa che individua 4
cluster applicativi, ciascuno con un impatto specifico dal punto di vista socio-economico e
tecnologico per il territorio a cui possono corrispondere fonti di revenue differenti per il nodo
siciliano.
148
I cluster applicativi contengono esempio di servizi sviluppabili per ciascun ambito operativo (colonne
della matrice) che il nodo siciliano potrebbe sviluppare nei primi 3 anni. I cluster applicativi sono così
declinati:
•
Consumer welfare; si tratta dello sviluppo di applicazioni in grado di migliorare le
“condizioni” dei consumatori o fruitori del servizio; con il termine “condizioni” si intende il
prezzo, la qualità, il timing, la tecnologia del prodotto/servizio offerto al cliente. All’interno di
questa categoria rientrano applicazioni di brokeraggio (riduzione dell’asimmetria
informativa), riduzione dei costi di transazione nell’acquisto di beni e servizi (e-commerce),
realizzazione di community (creazione di valore attraverso lo sharing di informazioni),
incremento della competitività dei mercati (riduzione dei prezzi mediante una maggiore
concorrenza), miglioramento della qualità del servizio, ecc. Poiché queste applicazioni
portano un vantaggio al cliente finale, esse sono pagate dal cliente finale, che è la fonte di
revenue dell’applicazione.
•
Foster innovation; si tratta di applicazioni service-based che consentono lo sviluppo di
innovazione. Il paradigma è quello dell’open innovation applicato ai servizi. In questo caso
l’obiettivo è lo sviluppo di una piattaforma ICT per l’Open Service Innovation and CoCreation. La piattaforma, attraverso le tecnologie Web, costituisce un repository di
innovazioni e/o conoscenze prodotte da imprese ed enti siciliani. Attraverso tecniche di
knowledge management e data mining, intelligent information analysis, Web intelligence,
ecc., la piattaforma è in grado di clusterizzare, incrociare, fare discovery di possibili sviluppi
di tali innovazioni per le imprese aderenti alla piattaforma. La piattaforma di “Open Service
Innovation” ha, tra l’altro, l’obiettivo di essere fonte di attrazione di investimenti in
innovazione nel territorio siciliano. Essa è sostenuta dai contributi delle imprese aderenti.
•
Industry efficiency; si tratta di applicazioni di servizi che integrando la supply chain la
rendono più efficiente. Rientrano in questa categoria applicazioni che integrano sistemi
come RFID, che accorciano la supply chain tirandola (come nel caso dell’e-business), che
consentono lo sharing dell’informazione a valle al fine di ridurre fenomeni di incertezza (bull
whip e similari), che consentono acquisti più efficienti (group-buying) o vendite più efficienti
(group selling). Le applicazioni “industry efficiency” hanno l’obiettivo di rendere più
efficiente il sistema di PMI siciliane anche in ottica di distretti. Il revenue di queste
applicazioni è ottenuto attraverso i contributo dei settori che ne traggono beneficio.
•
Company competitiveness; si tratta di applicazioni di servizi che consentono alle imprese di
incrementare la loro competitività. Rientrano in questa categoria servizi quali applicazioni
avanzate di CRM (es attraverso comunity e social network), applicazioni di revenue
management, price discrimination, virtual marketing, innovazione del prodotto/servizio.
149
4.1.2.1 Prima linea di intervento "Joint Collaboration in Services Ecosystems"
La globalizzazione dell’economia ha permesso alle aziende di sviluppare la capacità di distribuire
geograficamente gli sforzi di pianificazione, progettazione, sviluppo e distribuzione dei loro prodotti
così come dei loro servizi. E proprio il settore dei servizi, anche grazie modularizzazione imposta dalla
rapida evoluzione tecnologica ed dalla crescente complessità della domanda, ormai è predominante
nel mondo economico e produttivo. D’altro canto, l’avvento del Web 2.0 ha cambiato radicalmente il
modo di concepire e fornire servizi, introducendo nuove forme di “collaborazione” e “co-creazione
del valore”. L'obiettivo dell'intervento è quello di sfruttare l’analogia dei sistemi MRP (Manufacturing
Resource Planning) e ERP (Enterprise Resource Planning) per affrontare gli aspetti legati alla gestione
delle informazioni legate ai servizi di business e, in modo specifico, alla progettazione il monitoraggio
e il deployment dei servizi forniti come aggregazione (joint collaboration) di servizi preesistenti
all’interno di un Service Ecosystem.
L'intervento mirerà a sviluppare un toolkit integrato che permetta di realizzare joint collaboration di
servizi preesistenti per soddisfare domande di servizi complessi, tramite l’analisi di pattern di
scomposizione gerarchica. Il vantaggio di tale approccio è quello di creare un modello ed uno
strumento che siano in grado di trarre il massimo vantaggio dai nuovi paradigmi emergenti, come il
già citato Web 2.0, basati sulla “collaborazione” e sulla “co-creazione del valore” e di sfruttarne le
potenzialità anche nell’ambito aziendale verso quel modello che viene denominato Enterprise 2.0.
Infatti è da abbandonare la vecchia visione secondo cui tutto il talento ed il know-how dovevano
essere sviluppati e trattenuti all’interno dei confini aziendali. Secondo il nuovo approccio invece le
aziende, anche grazie ai bassissimi costi di collaborazione web-based, co-creano valore e recuperano
innovazione, idee e risorse attingendo sempre più alla vasta sorgente globale del cosiddetto
Ecosistema di Servizi, inteso come una comunità economica sostenuta da una base di organizzazione
ed individui che interagiscono fra loro per produrre servizi ai clienti, che a loro volta fanno parte
dell’ecosistema stesso. Ciò comporta anche la gestione di aspetti legati all’affidabilità di tali
ecosistemi e all’interazione sicura e collaborativa con cui i principali attori quali i fornitori di servizi, i
consumatori e gli intermediari creano, forniscono, comprano, vendono, compongono e riutilizzano
servizi in tutto il mondo.
La principale sfida dell’intervento previsto è quella di dare la possibilità ai partecipanti di un
Ecosistema di Servizi di competere e collaborare per soddisfare la richiesta di nuovi e più complessi
servizi di business. Il successo a lungo termine sarà determinato soprattutto dalla capacità di
innovazione e di adattamento alla continua evoluzione della domanda e della relativa offerta di
servizi verso livelli di valore sempre più alto per i consumatori. Di conseguenza, i partecipanti
all’ecosistema dovranno co-creare una proposta complessiva di valore sempre più alto, facendo leva
su una produttività altamente collaborativa.
Si noti che l’approccio previsto in tale iniziativa è conforme alla visione dei nuovi paradigmi quali
l’Internet dei Servizi ed ai principi di apertura e collaborazione proprio del Web 2.0. In quest’ottica,
infatti la conoscenza acquisita dalla coesistenza e co-creazione è restituita ai partecipanti
dell’ecosistema, laddove la prospettiva tradizionalista prevedeva che le imprese competessero tra
loro blindando le informazioni e le innovazioni al loro interno. Ormai, invece, è ampiamente
150
dimostrato che l’apertura e la trasparenza nell’economia interconnessa è da considerarsi come una
forza vincente perché riduce i costi di transazione e velocizza processo metabolico dell’ecosistema
stesso per diventare più robusto e dinamico rispetto all’ecosistema basato sulla pura rivalità. In altre
parole le imprese “smart” hanno già compreso che la tendenza a collaborare e co-creare è un
cosiddetto “win-win game”, in cui tutti ci guadagnano proprio perché facenti parte di un organismo
unico e interdipendente: più partecipanti creano ecosistemi più fertili; ecosistemi più fertili
garantiscono maggiori e migliori risposte alla domanda di servizi; risposte migliori accrescono il
numero di clienti e questo, a sua volta, attrae un numero maggiore di partecipanti all’ecosistema. E il
circolo virtuoso continua.
Per questo motivo, l'intervento si fonda sulla convinzione che le singole organizzazioni fornitrici di
servizi incrementeranno sempre più la consapevolezza che il loro successo non è solo funzione delle
loro singole capacità rispetto alla concorrenza, ai clienti, ai fornitori e ai partner, ma anche e
soprattutto della loro interazione dinamica con l’ecosistema nel suo complesso.
L'intervento sarà volto a condurre attività di ricerca mirate ad estendere il classico ciclo di vita di un
servizio (Domanda, Offerta, Match-making, Feedback) per includere in tale ciclo anche i servizi di
joint collaboration a valore aggiunto. La principale problematica di ricerca è garantire che la proposta
di un servizio ottenuto come aggregazione di servizi preesistenti soddisfi una specifica domanda. Ciò
pone di fronte a sfide più impegnative rispetto al caso della “orchestrazione” di servizi, e per questo
si è scelto di trarre vantaggio da esperienze vincenti nell’ambito manifatturiero, come l’MRP per il
calcolo automatizzato della richiesta di materiali e l’ERP per il monitoraggio dei processi.
Ovviamente, nel caso della fornitura di servizi, vi sono delle problematiche aggiuntive dovute
all’eterogeneità delle risorse impiegate, come quelle IT (computazionali, di comunicazione e di
informazione), quelle del personale lavorativo, le attrezzature e le macchine, i prodotti di consumo
etc.
Per la descrizione, modellazione e manipolazione delle joint collaboration di servizi, il progetto si
rifarà alla Teoria dei Sistemi. Il risultato di questa linea di ricerca sarà un insieme di pattern di
scomposizione di domande di servizi.
Per la modellazione e definizione dei servizi stessi si supererà l’approccio intuitivo e “artigianale”,
con l’adozione di modelli formali e tool ICT di supporto,in linea con l'approccio olistico della SSME
(Service Science, Management and Engineering). Il risultato di questa linea di ricerca sarà un
linguaggio formale di modellazione dei servizi ed un tool a supporto della joint collaboration.
Per il match-making, verranno studiate e svilupperà metodologie ICT che combinino i processi di
ottimizzazione e gli algoritmi sviluppati nell’ambito di precedenti teorie (es. problemi di ‘two-sided
Stable Matching’) con il concetto di sistema di fornitura di servizi. Laddove necessario, la
metodologia sarà integrata anche con tecniche di simulazione, per l’ottimizzazione del processo di
match-making.
Le linee o obiettivi di ricerca che verranno indagati in seno alla proposta d'intervento saranno
declinate secondo le seguenti direttrici:
•
Nuovi modelli per la fornitura di servizi tramite Joint Collaboration
151
•
•
•
•
•
•
Metodologie e strumenti per la modellazione di servizi basati su processi di Joint
Collaboration
Metodologie e strumenti per la valutazione e monitoraggio della qualità dei servizi erogati
siano essi pre-esistenti, che creati tramite processi di Joint Collaboration
Metodologie di supporto al match-making tra la domanda di servizi e l'esito finale del
processo di Joint Collaboration service delivery.
Tecnologie e framework per la costruzione di servizi “intelligenti”, che gestiscano in maniera
autonoma le molteplici variabili di contesto (utente, posizione, storia di utilizzo, dispositivi di
accesso, ecc.) ed implementino il concetto di esperienza dell’utente.
Tecnologie ed infrastrutture per la gestione “autonomica” di sistemi di servizi, in base ai
livelli di qualità ed alla proprietà di dependability (affidabilità, sicurezza, flessibilità, ecc.)
attesi e/o concordati (eventualmente contrattualizzati).
Integrazione e validazione dell'ambiente di Joint Collaboration Service Delivery.
Figura 21 Il processo globale di Joint Collaboration Service Delivery
Le verticalizzazioni di questa proposta progettuale si collocano a livello dei cluster "foster
innovation", "consumer welfare" ed “industry efficiency”.
A livello del cluster "foster innovation" una verticalizzazione prevista riguarda la creazione di una
piattaforma di servizi per l’Open Innovation in reti di Piccole e Medie imprese. L'Open Innovation
(Chesbrough, 2003) è un paradigma emerso recentemente in letteratura secondo cui la capacità di
innovazione nelle imprese avviene attraverso un processo di acquisizione di conoscenze,
competenze e tecnologie che sono disponibili all'esterno dei confini dell'impresa e che attraverso
meccanismi di exploration e di explotation possono essere internalizzati e consentire alle imprese di
innovare i propri prodotti/servizi e processi. La piattaforma offrirà informazioni tecnologiche
(brevetti, trend di mercato, progetti di ricerca) e di technology player (grandi imprese, università e
centri di ricerca, altre PMI) di interesse per il network delle imprese. La piattaforma implementerà
modelli di business intelligence che operano su tale base di conoscenza per: a) elaborare i fabbisogni
di technology transfer per le imprese della rete; b) elaborare modelli di matching tra le PMI; c)
152
elaborare cluster di aggregazione geografici. La piattaforma terrà traccia del matching tra le imprese
(fornite dall'intermediario), delle collaborazioni attivate, delle informazioni scambiate, al fine di
analizzare le relazioni ed individuare i nodi della rete, i link più importanti, le risorse strategiche.
Tale idea progettuale contribuirà direttamente al rafforzamento della competitività delle realtà
imprenditoriali che insistono sul territorio.
A livello di "consumer welfare" una verticalizzazione prevista riguarda la definizione di servizi
innovativi nei domini turismo e beni culturali. La piattaforma in funzione della domanda delle diverse
classi dei clienti/consumatori, produrrà un matching di possibili servizi aggregati che possono essere
forniti in collaborazione da imprese che operano nei suddetti domini. Quello che si può immaginare
è per esempio un travel planner intelligente, in cui il cliente che deve visitare una certa area
geografica inserisce le sue esigenze in termini di domanda da soddisfare; la piattaforma è in grado di
offrire al cliente, pacchetti integrati, che soddisfano le sue esigenze in termini turistici, di
degustazione di prodotti tipici locali e di godimento di beni culturali. Il soddisfacimento dei bisogni
del cliente è ottenuto attraverso una rete di imprese costituita ad hoc dalla piattaforma. Il cliente
compra il pacchetto e la piattaforma provvede a "prenotare" tutti i servizi all'interno della rete
selezionata.
Al livello di “industry efficiency”, si vogliono “innovare” situazioni e processi come quelli che
seguono. Un’azienda che ha definito un prodotto, con una formula innovativa. L'azienda ha
l'opportunità di vendere il prodotto su larga scala, ma ha anche la necessità di inserirlo nel mercato
nel più breve tempo possibile. Al fine di vendere il prodotto in una particolare regione,
scomponendo le attività necessarie alla vendita in sotto-moduli e di dare in outsourcing parte di essi
presso partner locali, ognuno caratterizzato da una specializzazione specifica: vendita, distribuzione ,
logistica, promozione sul posto ecc.
L'azienda utilizza a tale scopo un catalogo elettronico di business partner, contenente le informazioni
relative ai servizi offerti dagli stessi, in modo valutare e scegliere i migliori business partner in
relazione ai task da dare in outsourcing. Il catalogo, aggiornato attraverso la connessione dei
differenti sistemi informativi dei partner, è inoltre in grado di fornire all'azienda informazioni
riguardanti la combinazione ottimale dei business partner, da utilizzare, attraverso algoritmi di
matching. L'azienda sarà in grado di creare la propria lista di preferenze dei propri business partner.
Una lista simile potrà essere creata anche per tutti gli stakeholder dell'ecosistema con cui l'azienda si
trova a lavorare. Queste liste di preferenze saranno continuamente aggiornate, al fine di poter
essere utilizzate nei successivi utilizzi dell'algoritmo di matching, e conterranno inoltre informazioni
relative al cambiamento dell'ambiente ecosistema di business in cui l'azienda si trova a lavorare.
Quello che si vuole verificare e validare è la possibilità di gestire situazioni dinamiche e/o emergenti,
come il cambio delle prestazioni del servizio offerto da uno o più sub-fornitori al fine di migliorare le
performance complessive o risolvere dei problemi non scoperti precedentemente (es. confezioni non
adatte agli stand di esposizione): tali situazioni esprimono le potenzialità della joint collaboration,
che permette di gestire in maniera “congiunta” tali cambiamenti (lungo tutta la parte di filiera
coinvolta).
153
4.1.2.2 Seconda linea di intervento: user experience in movimento
Il presente intervento ruota intorno al concetto di “user experience” in movimento, nell’ambito di
reti intelligenti (sempre presenti) che offrono servizi “continui” (always-on, senza interruzioni dovute
allo scorrere del tempo, agli spostamenti), “coinvolgenti” (che riescono a catturare l’attenzione ed a
sfruttare le abilità, le conoscenze e le relazioni degli utenti attraverso un ambiente che li rende
partecipanti attivi), “centrati” sulla persona ed “orientati” ai suoi bisogni.
L’obiettivo del progetto è pertanto quello di definire, realizzare e validare un modello di riferimento,
tecnologie ed un’infrastruttura software (sia di sviluppo che di deployment) che abiliti la costruzione
di servizi in mobilità in contesti dinamici e fortemente variabili, prevalentemente fruiti attraverso
terminali personali mobili (smartphone, palmari), ma anche attraverso una continua interazione con
l’ambiente fisico circostante (costituito da sensori e dispositivi). Verrà anche definito e realizzato un
insieme di servizi di middleware per lo sviluppo di interfacce cross-platform e device-independent.
Il concetto di user experience verrà abilitato mediante un’infrastruttura e dei servizi di base per la
comunicazione integrata per utenti di reti mobili e fisse che oggi prendono il nome di Unified
Communications (UC). Verrà quindi realizzata una piattaforma aperta per la creazione di applicazioni
e lo sviluppo di competenze. Tale piattaforma sarà realizzata mettendo a disposizione dei soggetti
interessati una infrastruttura aperta, tools di sviluppo, servizi di supporto e training.
I risultati tecnologici del progetto saranno applicati allo sviluppo di servizi in mobilità in ambiti
applicativi sfidanti, quali servizi per i cittadini, servizi per il collaborative working nell’ambito di
community e social network finalizzati allo sviluppo dell’intelligenza collettiva, servizi per la mobilità
delle persone in ambito urbano, servizi in ambito sanitario. Altri ambiti potranno essere investigati.
Nel progetto sarà adottato un approccio multidisciplinare basato sulla Scienza dei Servizi. Verranno
anche affrontate problematiche di ricerca e sviluppo legate a:
•
Unified Communication che permette di migliorare il modo in cui gli individui, le comunità di
persone e le aziende interagiscono ed operano, attraverso la disponibilità e la coordinazione
di canali di comunicazione multipli e l’utilizzo di tecnologie quali VoIP, presence, e-mail,
audio-, web- and video- conferencing, voice mail, unified messaging (UM), instant messaging
(IM), online collaboration, etc., combinate con la mobilità;
•
applicazioni cross-platform per terminali mobili convergenti, con l’obiettivo di definire un
insieme di servizi di middleware per lo sviluppo di interfacce cross-platform e deviceindependent. In particolare ci si concentrerà sulla realizzazione di un geo-middleware che
connetta strumenti semantici dedicati all'estrazione di informazioni spaziali da documenti e
risorse a ontologie di tipo geografico. La natura web-based del middleware consentirà di
integrare contenuti informativi eterogenei mediante l'utilizzo di tecnologie standardizzate
(php, html, CSS, Javascript), integrate in sistemi di gestione dei contenuti (CMS) e
indipendenti dalla piattaforma adoperata dall'utente/operatore;
•
servizi autonomi ed intelligenti: utilizzo di modelli e tecniche di ragionamento teorico
(orientato alla deduzione) e pratico (orientato all’azione) per la costruzione di servizi in
154
mobilita con le caratteristiche di adattabilità, reattività, flessibilità e dinamicità richiesta
dall’ambiente fisico circostante l’utente e l’ambiente virtuale (le sue social network);
•
reti wireless di sensori nel contesto della fruizione di servizi in movimento: modelli e
tecniche per la caratterizzazione semantica di dispositivi/sensori e delle informazioni/servizi
da essi offerti;
•
social network analysis: costruzione e gestione delle caratteristiche degli utenti e la loro
presenza nel mondo virtuale del Web (ad esempio nelle reti sociali), che costituiscono
caratteristiche peculiari per la personalizzazione e l’adattamento dei servizi, profilazione
dell’utente a partire dei contenuti già disponibili online (facebook, twitter, blog, etc.);
•
interfacce intelligenti per rendere maggiormente intuitiva l’interazione tra gli utenti ed i
servizi, sulla base delle caratteristiche e delle preferenze degli utenti,; ma anche interfracce
usabili e accessibili che seguono nelle fasi di design le norme di progettazione universale, che
abilitano all’utilizzo utenti esperti, principianti o diversamente abili.
•
Mobile Augmented Reality: combinare dati virtuali con il mondo reale tramite l'utilizzo della
bussola, della fotocamera, del GPS e degli altri sensori del dispositivo consentono di offrire
all'utente un'esperienza più ricca , interattiva ,interattiva e fortemente immersiva;
•
verifica formale delle policy di sicurezza in un ecosistema di servizi mobili: definizione e lo
sviluppo di formalismi e strumenti automatici per garantire la consistenza e la correttezza
delle politiche di sicurezza ed accesso alle risorse in uno scenario di utenti interagenti
mediante servizi in mobilità.
Le linee o obiettivi di ricerca che verranno indagati in seno alla proposta progettuale saranno
declinate secondo le seguenti direttrici:
•
Modelli e strumenti di riferimento: studiare il problema dei servizi in mobilità come una
scienza (considerando molti aspetti multi-disciplinari) e definire “il dizionario” guida del
progetto (un’architettura di riferimento), accompagnato da una sorta di “manuale d’uso”
(una metodologia) e da una “valigetta degli attrezzi” corredata di tanti strumenti che
semplifichino l’attività di sviluppo di servizi in mobilità (un Software Development Kit) e di
Unified Communication.
•
Infrastruttura e servizi per terminali mobili e Sensor Networks: infrastrutture software per
l’evoluzione dei terminali mobili come dispositivi di erogazione di servizi in mobilità;
tecnologie, modelli e tecniche per abilitare il concetto di rete di dispositivi e sensori come un
continuo indirizzabile finalizzato alla creazione di ambienti fisici “intelligenti”.
•
Tecniche, tecnologie, infrastrutture per servizi in mobilità: tecnologie ed modelli abilitanti
l’Internet dei Servizi in mobilità; creazione di infrastrutture di esecuzione, deployment,
gestione di servizi distribuiti sul Web; social network analysis e user modelling; interfacce
utente intelligenti, intuitive, usabili e accessibili
•
Applicazione e modelli di business: validazione dei risultati del progetto e definizione di
opportuni modelli di business; costruzione di un laboratorio “virtuale” per sviluppatori di
servizi in mobilità secondo le modalità definite nel progetto ed adottando gli strumenti di
sviluppo in esso definiti; implementazione di scenari dimostrativi negli ambiti suddetti.
155
Le verticalizzazioni di questo intervento possono essere pensate in diversi cluster applicativi.
Nell'ambito del "consumer welfare" si possono immaginare applicazioni in mobilità per la gestione e
la prenotazione di servizi di trasporto come il taxi o il car sharing o il car rental. Più in generale si
possono pensare a servizi per ottimizzare il trasporto delle persone soprattutto in ambiti urbani.
Attraverso il proprio palmare, l'utente può prenotare o monitorare il servizio ottenendo una stima
delle prestazioni (es. tempi di arrivo, costi, tempi di delivery). Una volta acquistato il servizio il cliente
può procedere al pagamento del servizio anche attraverso il proprio palmare.
Altri esempi di servizi sul fronte del "consumer welfare" sono ad esempio servizi per il turismo e la
fruizione dei beni culturali. In questo scenario è fondamentale poter accedere in modo immediato ad
informazioni turistiche relative ad un luogo o un monumento nel momento in cui lo si sta visitando.
Le informazioni devono essere comunque analizzate ed organizzate per poter diventare fruibili in
modo concreto, anche in relazione alle attitudini dei turisti stessi. Nel turismo moderno è importante
la componente “esperienziale”, favorita ad esempio dalla ricerca di esperienze legate alla cultura
popolare del luogo che si visita. In questo contesto, si possono efficacemente abbinare le
opportunità offerte dal territorio e non programmate (es. visite guidata, menu speciali, spettacoli,
ecc.).
Un altro contesto molto interessante in questo cluster di applicazioni è quello dei servizi al cittadino,
al fine di soddisfare tutte le esigenze dell’utente medio che giornalmente si ritrova a dover risolvere
tutta una serie di problematiche legate ai vari contesti d’uso ed ambiti, come education, eGovernment, e-Democracy, e-Marketing, Social Network, booking, Infomobilità. Il cittadino fruisce i
servizi attraverso uno o più dispositivi mobili personali (e tutte le sue estensioni, es. realtà
aumentata), in qualsiasi parte della città si trovi e in ogni momento della giornata, aggiornando
continuamente il proprio profilo sociale esteso, come in una sorta di circolo virtuoso che supporterà
il sistema a migliorare l’erogazione dei servizi, che a sua volta supporterà l’utente a migliorare
indirettamente la qualità di vita.
Nell'ambito dell'"industry efficiency", i servizi in mobilità possono essere utilizzati per integrare
dispositivi come RFID o reti di sensori, con i dispositivi portatili degli operatori per rendere più
efficienti e sicure le supply chain, specie in settori critici come l’alimentare e quello farmaceutico. Ad
esempio, nel settore alimentare dispositivi come RFID o sensori possono essere utilizzati per
monitorare le temperature e le condizioni di trasporto e stoccaggio dei beni alimentari; attraverso il
dialogo di questi dispositivi con i palmari degli operatori, si possono velocizzare e rendere più sicure
le fasi di controllo della catena del freddo e gli altri attributi di qualità. Lo stesso dicasi per i farmaci
anch’essi soggetti a restrizioni di questo tipo. In questi contesti, servizi per la gestione della logistica
in area urbana e metropolitana (carico e scarico, informazioni in tempo reale per la raccolta e
distribuzione ottimale di beni localizzati sul territorio, etc.) sono solo esempi di applicazione delle
tecnologie che l’iniziativa progettuale vuole studiare.
Infine, applicazioni di user experience in movimento possono essere pensate anche nel campo della
"company competitiveness", per esempio nell'ambito dell'industria farmaceutica. E' noto infatti,
come uno dei maggiori costi dell'industria farmaceutica sia dovuto alla rete di "informatori medico
scientifici". Con le tecnologie mobile, si può pensare di tagliare in parte questi costi, dotando i medici
di palmari con applicazioni intelligenti di "drug information". Infatti, molte informazioni oltre che
156
essere fornite attraverso applicazioni specifiche su dispositivo mobile, possono essere rese on
demand da parte del medico. Ad esempio, il medico avvicina il suo palmare ad una scatola di
medicinale di cui "non ricorda" ad esempio il principio attivo o le modalità di somministrazione
oppure le incompatibilità con altri farmaci, e il palmare, attivato dal codice a barre o da "QR Code"
che si usa oggi anche sui giornali, fornisce tutte le informazioni on demand sul cellulare al medico.
4.1.3 Descrizione degli interventi a caratterizzazione regionale per il nodo
calabrese
L’interesse centrale del nodo calabrese del Laboratorio in Rete è per le tecnologie ICT abilitanti al
Knowledge Management e alla Business Analytics e per il loro utilizzo nella Service Innovation, con
particolare attenzione ai servizi di business in ambito sanitario, energetico e dei sistemi di trasporto.
In particolare, si sfrutteranno le qualificate competenze regionali coinvolte e l’intensa cooperazione
all’interno della rete multi-regionale per la proposizione di azioni di due tipi fondamentali:
a) azioni “orizzontali” per la ricerca e lo sviluppo in ambito ICT, finalizzati prevalentemente
all’avanzamento dello stato dell’arte, anche in termini di disponibilità concreta di strumenti
software, nelle discipline del KM e del BA;
b) azioni “verticali” per la ricerca e sviluppo di soluzioni specifiche di KM e BA a vantaggio dello
studio, progettazione ed erogazione di servizi innovativi nei settori Risparmio Energetico,
Trasporti, e Biotecnologie e Salute dell’uomo.
Sebbene si manterrà nel prosieguo la suddetta suddivisione negli interventi di “orizzontali” e
“verticali” nella esposizione dei contenuti, è utile precisare che in termini attuativi gli interventi
proposti si qualificano come trasversali ai due gruppi. E’ infatti evidente che, se da un lato vi è un
certo grado di propedeuticità del primo tipo di interventi rispetto al secondo, in ragione del fatto che
i rinvenienti dello sviluppo “orizzontale” risultano abilitanti alla realizzazione di quelli verticali, è
d’altro canto pieno interesse del Laboratorio orientare da subito le proprie scelte progettuali nelle
direzioni più proprie in funzione delle effettive esigenze dei mercati, condizionando anche
l’attuazione delle linee di ricerca e sviluppo delle tecnologie di base rispetto ad esse.
4.1.3.1 Descrizione delle azioni “orizzontali”
Primariamente il nodo calabrese del Laboratorio in Rete punta a creare competenze e a realizzare
componenti e strumenti software innovativi nelle aree del Knowledge Management e della Business
Analytics, nell’ottica della loro applicazione alla Service Innovation.
Tra gli output che si prevede di ottenere per attuazione degli interventi in questione vi sarà una
varietà di ambienti, piattaforme e componenti software per lo sviluppo di soluzioni di BA e KM, fra
cui:
−
Una piattaforma per lo sviluppo rapido di sistemi e soluzioni di BA, che sia modulare,
estensibile, facile da usare, in cui sia possibile costruire sistemi e soluzioni complesse per
composizione di blocchi funzionali elementari. Essa dovrà supportare lo sviluppo di analisi
157
descrittive e predittive su grandi quantità di dati complessi ed eterogeni (testuali, spaziotemporali, geo-spaziali, reti sociali, ecc.), in maniera efficiente e scalabile.
−
Una piattaforma per la gestione del ciclo di vita della conoscenza disponibile presso
un’organizzazione (pubblica amministrazione, aziende) capace di adattarsi all’evoluzione dei
dati e dei fabbisogni. Tale sistema sarà in grado di raccogliere i flussi informativi da varie
sorgenti, organizzarli utilizzando meccanismi di aggregazione e strumenti di data mining per
il knowledge discovery, presentarle secondo logiche multi-dimensionali.
−
Componenti ed ambienti di analitica, anche per dispositivi mobili, in grado di raccogliere dati
dall’ambiente (ad esempio, lavorativo) ed analizzarli in tempo reale per fornire report,
dashboard, analisi predittive, ecc.
Da un punto di vista metodologico, le attività del laboratorio saranno costantemente guidate da
quelli che sono i bisogni e le domande che continuamente emergono dal mercato di riferimento.
La ricerca industriale sarà finalizzata a dare risposte concrete e soluzioni innovative alle domande
provenienti dal mercato. L’obiettivo è quello di creare un avanzamento dello stato dell’arte nel
settore della gestione della conoscenza e delle sue applicazioni alla Service Innovation, attraverso sia
l’integrazione di tecniche e metodi disponibili nella letteratura scientifica più recente, sia la creazione
ex novo di soluzioni a problemi aperti. Vista la natura multi-disciplinare del KM della BA, essa non
sarà limitata alle tematiche scientifiche prettamente informatiche descritte in precedenza (quali
machine learning, data e text mining, information extraction, ecc.), ma sarà estesa a settori
complementari quali la linguistica e la statistica. Il contributo dei linguisti sarà fondamentalmente
rivolto ad incorporare nei tool di text mining e di analisi dei testi metodi, tecniche e risorse proprie di
quella disciplina, mentre l’apporto degli statistici riguarderà più in generale l’utilizzo di tecniche
statistiche nel contesto sia del data che del text mining.
Infine, la progettazione e lo sviluppo prototipale di piattaforme, componenti software, applicazioni e
servizi evoluti prenderanno le mosse dai risultati della ricerca industriale, e si baseranno sui principi
fondamentali dell’ingegneria del software per produrre sistemi modulari, flessibili e di semplice
utilizzo.
In Figura 22 Schema architetturale di un framework integrato per il KM e la BAFigura 22 è
schematizzata una generica architettura di riferimento per un framework unificato di tecnologie di
KM e BA. Il sistema è finalizzato a fornire funzionalità di base per la costruzione e l’erogazione di
servizi di BA.
Come si può osservare, l'architettura è suddivisa in livelli. Questo rende il sistema flessibile,
facilmente estensibile e per certi versi un tutt’uno con l’ambiente di processo e organizzativo in cui
opera.
Il primo livello, è costituito dalle sorgenti di dati, eterogenee e distribuite, esterne e interne, quali
sistemi di gestione documentale, web-service, database e file system di sistemi e applicazioni legacy,
pagine web di diversa struttura e provenienza, log di applicazioni web e sistemi operativi, sistemi di
gestione documentale, ecc.
158
Il secondo livello è costituito da moduli software espressamente dedicati alle attività di estrazione,
trasformazione, riconciliazione e integrazione dei dati dalle varie sorgenti informative. Esso supporta
meccanismi (semi)-automatici per la raccolta d’informazioni da fonti dati (sistemi legacy, ambiente e
utenti) sia strutturati (basi di dati) che parzialmente o per nulla strutturati, quali documenti testuali.
Il terzo livello è il livello di generazione della conoscenza. Esso ha tre componenti di base:
−
Approccio induttivo: comprende strumenti di analisi predittive basati su tecniche induttive di
estrazione della conoscenza (data, text and process mining),
−
Approccio deduttivo: comprende strumenti che supportano deduzioni logiche (ragionamento
automatico) a partire da un corpo di conoscenza (fatti più regole di inferenza),
−
Analisi descrittive: comprende strumenti ed ambienti per l’OLAP, dashboard, ed altri tipi di
analisi statistiche.
Infine, l’ultimo livello è il livello delle applicazioni knowledge-based costruite sulle funzionalità del
livello precedente. I servizi offerti da questo livello possono essere fruiti via Internet.
Nello schema architetturale ipotizzato, gli utenti sono coinvolti attraverso soluzioni che facilitano un
accesso personalizzato ai dati e tengono conto delle eventuali informazioni di contesto
(particolarmente importanti quando l’utente interagisce con il sistema attraverso un dispositivo
mobile).
159
Figura 22 Schema architetturale di un framework integrato per il KM e la BA
160
4.1.3.2 Descrizione delle azioni “verticali” in ambito sanitario
A fronte di una crescita sempre più accentuata della spesa sanitaria pubblica quale quella che si
registra già da decenni (pur con distribuzione disuniforme) nella quasi totalità delle Regioni italiane,
le esigenze di razionalizzazione dei processi clinici e gestionali hanno assunto una rilevanza enorme. I
deficit venutisi a determinare hanno indotto i legislatori a prevedere limiti più stringenti per l’accesso
ai finanziamenti statali, in particolare per le Regioni meno virtuose, tra le quali rientrano Calabria,
Sicilia e Puglia. Esse dovranno operare con logiche di “imitazione” rispetto agli esempi più virtuosi
(Lombardia e Toscana, per citare solo due esempi), e di conseguenza implementare politiche di
marcata riduzione dei costi e, nel contempo, di miglioramento della qualità dei servizi.
Alle tecnologie della informazione e della comunicazione (ICT) è universalmente riconosciuto, in
questo come in altri settori, il ruolo di leva strategica nella direzione di conseguire efficienza ed
efficacia. Appare imprescindibile, nel quadro descritto, il superamento delle esitazioni determinate
dalla carenza di fondi, dal momento che proprio gli investimenti in tecnologie più avanzate, quando
ben indirizzati, sono uno degli elementi cardine in grado di innescare i virtuosismi richiesti, grazie alla
loro capacità di generare valore aggiunto percepibile tanto dagli utilizzatori finali (i cittadini-utenti
del Servizio Sanitario) quanto dal personale medico o manageriale delle strutture preposte. I recenti
orientamenti governativi in tema di linee di intervento vanno in questa direzione, ponendo tra l’altro
l’accento sulla gestione avanzata di processi e dati (o documenti), nell’intento di valorizzare in
termini economici la conoscenza in dote alle organizzazioni e di favorirne l’accrescimento e la
capacità di gestione.
Un sistema per la gestione della conoscenza e la fornitura di servizi intelligenti in ambito sanitario
deve poter contare sull’integrazione dei dati dei vari sistemi operazionali (data warehouse), e su
sistemi di reportistica e di analisi predittiva sofisticati. Pertanto, una soluzione evoluta per una
Azienda Sanitaria deve prevedere l’utilizzo di un’architettura a livelli, coerente con quella di Figura 1,
del seguente tipo:
1. I sistemi informativi operazionali utilizzati per le correnti attività aziendali (che memorizzano dati
gestionali, finanziari e clinici) ed altre fonti documentali (file system, web, ecc.) che alimentano il
sistema di Business Intelligence;
2. Un insieme di sorgenti esterne come, ad esempio, banche dati mediche, biologiche, ambientali,
ecc., oltre a siti web di varia natura
3. Un data warehouse e un insieme di data mart, ottenuti per integrazione dei dati operazionali ed
esterni;
4. I Sistemi Direzionali, cioè sistemi di supporto alle decisioni basati su tecniche di BA. Considerata
la complessità di una Azienda Sanitaria, la soluzione deve proporre risultati sintetici ed essenziali,
basati su indicatori che evidenzino immediatamente lo stato di fatto.
Nel seguito analizziamo tre possibili applicazioni delle tecnologie di interesse del nodo calabrese del
Laboratorio in Rete al settore sanitario: il Controllo di Gestione, l’estrazione di conoscenza da
documentazione sanitaria, la bioinformatica.
161
Controllo di Gestione. Il controllo di gestione consiste “nella procedura diretta a verificare lo stato di
attuazione degli obiettivi programmati e, attraverso l’analisi delle risorse acquisite e della
comparazione tra i costi e la quantità/qualità dei servizi offerti, la funzionalità dell’organizzazione
dell’ente, l’efficacia, l’efficienza, il livello di economicità e di qualità dell’attività di realizzazione dei
predetti obiettivi”. La responsabilità del manager pubblico (Direttori di Dipartimento nelle Aziende
Ospedaliere e Sanitarie e dei Dirigenti dei singoli Reparti) viene ora ricondotta ai canoni di
produttività e di rendimento. In questo nuovo contesto, l’obiettivo primario di un ospedale, dal
raggiungimento del quale dipende la sua stessa sopravvivenza nel medio-lungo periodo, è quello di
fornire il miglior servizio al più basso costo possibile. Ragione per cui le Aziende Sanitarie hanno la
necessità di razionalizzare i propri processi produttivi al fine di ricercare la migliore combinazione
produttiva in termini di efficacia, efficienza ed economicità.
Schematicamente, le attività di pianificazione e controllo possono essere suddivise in quattro fasi
fondamentali:
−
la pianificazione, in cui per ognuna delle Unità Operative nelle quali si articola la struttura
viene definito un insieme coerente di obiettivi da raggiungere e di piani d’azione
conseguenti;
−
la verifica dei risultati, in cui si misura, solitamente a cadenza trimestrale, se ciascuna UO
abbia conseguito gli obiettivi assegnati;
−
l’analisi degli scostamenti, in cui si individuano i motivi degli eventuali scostamenti tra
obiettivi raggiunti e risultati conseguiti;
−
la reingegnerizzazione dei processi, finalizzata a riallineare i comportamenti delle singole
unità rispetto agli obiettivi assegnati.
Uno dei limiti dei sistemi di controllo di gestione più diffusi, è che il budget viene molte volte confuso
con la programmazione della gestione, mentre in realtà:
−
la programmazione è basata su un insieme di previsioni a breve e medio termine, attraverso
le quali si cerca di anticipare l’andamento del contesto economico-sociale nel quale l’azienda
sanitaria si colloca;
−
il budget esprime gli obiettivi da raggiungere in base alle conoscenze derivanti dalle
previsioni.
La deviazione tra i risultati raggiunti e gli obiettivi prefissati deve essere valutata attraverso il
controllo per eccezioni, ovvero un confronto dei risultati raggiunti con i risultati programmati nel
tempo.
162
Per rendere più efficace il meccanismo di controllo e superare i limiti delle tecnologie attuali, è
dunque necessario predisporre tecniche, metodi e strumenti che:
−
consentano l’individuazione di modelli previsionali nel medio-lungo periodo, basati
sull’analisi delle serie storiche dei dati della contabilità analitica e della contabilità gestionale
dell’azienda sanitaria;
−
consentano la valutazione di opportuni indicatori di performance con riferimento ai processi
aziendali, ed abilitino l’esecuzione di attività di Business Process Re-Engineering (BPR) per i
processi operativi che incidono particolarmente sulla realizzazione degli obiettivi gestionali.
Il sistema di controllo di gestione (SCG) costituisce il principale strumento a supporto delle diverse
fasi del ciclo di pianificazione e controllo. A tal fine, il SCG (che si basa su un’architettura a livelli
come quella precedentemente delineata, caratterizzata da un insieme di data mart definiti sul data
warehouse aziendale) mette a disposizione del decisore una serie di informazioni e funzionalità quali
−
indicatori economici, finanziari, di processo e qualitativi (ad esempio, serie storiche che
correlano obiettivi raggiunti e risorse impiegate),
−
analisi descrittive e predittive basate su tali indicatori,
−
analisi dello scostamento dei risultati dagli obiettivi prefissati,
−
simulazioni di tipo what-if, ecc.,
finalizzati a:
−
in fase di pianificazione, aiutare il responsabile della struttura a verificare la coerenza tra
obiettivi assegnati e piani d’azione/risorse disponibili;
−
in fase di misura dei risultati, rilevare se gli obiettivi sono stati effettivamente raggiunti; ciò
avviene attraverso l’utilizzo di opportuni indicatori forniti dal sistema
−
in fase di analisi degli scostamenti, mettere in relazione i risultati ottenuti con l’evoluzione
del contesto di riferimento, per identificare i motivi di eventuali scostamenti.
Il SCG offre le suddette funzionalità attraverso il sistema di reportistica direzionale, che fornisce una
rappresentazione visiva degli indicatori attraverso rapporti, strutture multi-dimensionali, grafici, ecc.
163
Figura 23 Ciclo di pianificazione e controllo
Estrazione di Conoscenza da Documentazione Sanitaria. Le aziende sanitarie accumulano grandi moli
di informazioni semi- e non strutturate, quali testi (in vario formato) ed immagini. Sfruttare il
potenziale di conoscenza contenuta in tali sorgenti sta diventando un fattore determinate per
ottimizzare la gestione dei processi di business e per fornire al cittadino servizi ad alto valore
aggiunto.
In questo contesto, le aziende ospedaliere manifestano esigenze del tipo:
−
Archiviare, classificare e ricercare con tecniche semantiche documenti di vario tipo,
soprattutto, documenti testuali (semi- e non-strutturati, quali cartelle cliniche, referti,
schede di dimissione ospedaliera, ecc.) ed immagini (tomografie, risonanza magnetica, ecc.).
−
Esplorare altre informazioni reperibili da fonti esterne relative alle tematiche sanitarie
−
Estrarre conoscenza dalle fonti disponibili tramite tecniche di BA.
Notiamo che adottare soluzioni in grado di estrarre conoscenza da fonti eterogenee (dati strutturati,
documenti, immagini) significa passare da una gestione tradizionale, in cui i diversi tipi di
informazione sono trattati separatamente, ad una gestione integrata di tutto il patrimonio
informativo aziendale.
Ovviamente, in questo contesto, KM e BA svolgono un ruolo fondamentale. Come più volte
evidenziato, infatti, nell’ambito del KM assumono particolare rilevanza le tecnologie per il
trattamento sia di testi sia di immagini.
164
La necessità di tecniche per il trattamento di immagini deriva dal fatto che, nella pratica della
medicina moderna, si fa un uso estensivo di dati da immagini (tomografia computerizzata, risonanza
magnetica, ecc.). Pertanto, disporre di tecniche per archiviare in maniera efficiente e classificare le
immagini mediche assume sempre maggiore importanza. In particolare, la classificazione, oltre ad
essere utile ai fini di una ricerca basata sul contenuto (e non solo sui metadati), è anche (e
soprattutto) utile per la diagnosi da immagini. Infatti, è ben noto che l’esame visivo ai fini diagnostici
risulta in genere difficile, e la sua attendibilità variabile con l’abilità del medico. Di contro, un sistema
di classificazione, addestrato su un insieme di immagini pre-classificate a mano (che illustrano le
caratteristiche dei casi in cui è ravvisabile una certa patologia e quelle dei casi “normali”), consente
di fare diagnosi che, grazie a misure quantitative ed oggettive, e ad un insieme di regole empiriche
automaticamente apprese, possiedono un elevato grado di attendibilità.
Le tecnologie per il trattamento dei testi si basano sull’uso congiunto di tecniche di text mining (quali
la classificazione e l’Information Extraction) e di Natural Language Processing (NLP), nonché di
risorse linguistiche (quali tesauri ed ontologie del dominio medico - ad esempio, il tesauro MeSH, un
vocabolario controllato usato per indicizzare gli articoli di MEDLINE/PubMed) che consentono di
organizzare la base documentale per categorie semantiche e di effettuare ricerche di documenti in
funzione del loro contenuto. Nel caso dei referti e delle cartelle cliniche, ad esempio, l’applicazione
delle suddette tecniche permette la realizzazione di un repository documentale in cui cartelle, referti,
ecc. sono classificati in funzione di un certo numero di categorie tematiche (ad esempio, patologie
mediche, attività lavorativa del paziente, ecc.) ed indicizzati, oltre che per parole chiave e metadati,
anche sui concetti dell’ontologia di riferimento (ad esempio, il succitato tesauro MeSH).
La cosa interessante è che una base documentale siffatta (eventualmente insieme ad altre sorgenti
informative, tipicamente, basi di dati) rappresenta una sorgente fondamentale di informazioni anche
per analisi di tipo statistico e per processi di ragionamento automatico. Infatti, le informazioni
rilevanti contenute nei documenti sanitari possono essere estratte tramite tecniche di Information
Extraction e successivamente trasformate in informazioni strutturate. Queste possono quindi essere
sottoposte ad analisi di data mining e process mining, o essere utilizzate come assiomi in un processo
logico deduttivo, al fine di produrre nuova conoscenza utilizzabile, ad esempio, dai direttori sanitari e
dai responsabili medici che sono chiamati a controllare l’efficacia dei processi clinici. Esempi di tali
analisi sono:
−
verifica che il trattamento sanitario sia eseguito secondo quanto previsto dalle guidelines
definite a livello internazionale;
−
analizza ed ottimizza i processi di cura;
−
esegui un’analisi del rischio: avendo a disposizione tutte le informazioni relative alla cura del
paziente è possibile minimizzare i rischi connessi al suo trattamento sanitario;
−
individua percorsi di cura non standard di successo (outlier);
−
esegui analisi epidemiologiche: determina la distribuzione e la frequenza di malattie, trova
correlazioni interessanti tra malattie e fattori di rischio nella popolazione (cioè, correlazioni
di tipo causa-effetto tra le variabili che descrivono il paziente, ad esempio, età, residenza,
professione, malattie precedenti, ecc., e patologie mediche).
165
Bioinformatica. E’ la disciplina che studia le interazioni fra Informatica e processi biologici (viene
anche chiamata Biologia Computazionale). Essa utilizza i metodi propri dell'informatica per la
risoluzione di problemi biologici. La genomica e la proteomica sono basate sulla Bioinformatica, per
l'elaborazione, l'interpretazione e la visualizzazione dell'enorme quantità di dati che producono.
La nuova era è iniziata con il Progetto Genoma Umano e con la produzione della sequenza completa
del DNA umano e di altri organismi. La bioinformatica risponde alla necessità di interpretare la
grande mole di dati collezionate dai biologi e di dare risposta a domande quali “Quali parti del DNA
controllano certi processi?”, “ Qual è la funzione di certe proteine?”, ”Che relazione esiste tra
determinate malattie e struttura genetica?”, ecc.
A tal fine, la bioinformatica si basa prevalentemente sull’utilizzo di tecniche di data mining e, più in
generale, di knowledge discovery. In quanto tale, la bioinformatica rientra a pieno titolo fra gli
interessi tecnico-scientifici del nodo calabrese.
Tuttavia, al di là di quelli che sono gli aspetti di natura scientifica, esiste oggi un forte interesse di
natura economico e sociale per le tecnologie ed i servizi bioinformatici, non solo da parte di strutture
ed enti pubblici di ricerca che operano, ad esempio, nel campo della riparazione dei tessuti per la
cura di importanti malattie neuro-vegetative, ma anche da parte di aziende private, soprattutto case
farmaceutiche interessate alla produzione di farmaci su base genetica.
È facile immaginare che, nello scenario della Internet dei servizi e del cloud computing, e vista
l’ampia disponibilità di basi di dati pubbliche nel campo biologico, saranno sempre più numerose le
strutture che richiederanno tali servizi. In questo contesto, quindi, il nodo calabrese mira a creare le
premesse tecnologiche per un mercato che si ritiene essere in forte espansione, sviluppando metodi
e piattaforme specifiche per la bioinformatica.
166
4.1.3.3 Descrizione delle azioni “verticali” in tema di Trasporti
Il settore dei trasporti (merci e persone), con particolare riferimento al territorio italiano, risente oggi
delle difficoltà economiche mondiali in ragione di due fattori principali:
−
il comprimersi di risorse ed opportunità, determinate dalla forte dipendenza del settore
dall’andamento generale dell’economia (si pensi a quali impatti determini la diminuita
disponibilità di reddito familiare sul numero degli ordini di acquisto richiedenti spedizioni o
sugli spostamenti a scopo di vacanza);
−
le caratteristiche del mercato italiano di settore, caratterizzato di fatto da una mancata
liberalizzazione e da una scarsa propensione all’efficienza.
Tuttavia tali fattori appaiono contingenti, destinati cioè ad essere superati nel breve periodo. Infatti,
il trend di fondo vede, a causa della globalizzazione dei mercati, un’inarrestabile moltiplicarsi del
numero degli operatori in circolazione e, di conseguenza, un aumentato grado di liberalizzazione
imposta dall’esterno anche in contesti precedentemente ostili. Inoltre, e più generale, vi è una
indubbia crescita della domanda di mobilità nel medio-lungo termine, in linea con le tendenze
indotte dalla commistione delle culture e dalla de-localizzazione delle produzioni proprie delle
società moderne.
Grazie alla disponibilità di sensoristica avanzata ed a basso costo, il settore dei trasporti mostra una
domanda crescente di tecnologia ICT, soprattutto in termini di sistemi innovativi, alimentata da
esigenze di efficienza operativa e gestionale, da problematiche di sicurezza e di carattere normativo
e, non ultimo, dalla prorompente diffusione dei dispositivi e delle applicazioni software per la
comunicazione mobile. L’impiego dell’ICT tende, come in altri settori, a divenire pervasivo e a
costituire un irrinunciabile acceleratore del business nella misura in cui abilita lo scambio e la
condivisione di informazioni e conoscenza.
In questo contesto, il nodo calabrese del Laboratorio in Rete può giocare un ruolo importante in
termini di ricerche e tecnologie software di frontiera che, ad un primo livello di approssimazione,
possono essere così sintetizzate:
−
Sistemi di analisi dei trend e di monitoraggio e consuntivazione, su dati ed informazioni
relative al trasporto di persone e merci.
−
GeoMarketing, in risposta alla domanda di informazione strutturata relativamente alle aree
di crescita/decrescita della richiesta di servizi di mobilità.
−
Sistemi di analisi e simulazione dei fenomeni urbanistici, in grado di supportare il settore
produttivo e la pubblica amministrazione nella comprensione dei dati di spostamento di
persone e merci.
Più in dettaglio, le suddette tematiche trovano una loro specificità nei due sotto-ambiti del trasporto
di persone e di merci.
Trasporto di persone. Il Trasporto Pubblico Locale (TPL) ha recentemente subito un forte impulso, in
virtù degli orientamenti legislativi in materia di mobilità sostenibile e d’introduzione di maggiore
167
concorrenza tra gli operatori. Le esigenze, in termini di miglioramento dell’efficienza dei processi, di
riduzione dei costi di gestione e di arricchimento e ottimizzazione dei servizi che ne scaturiscono,
indicano la richiesta di Intelligent Transport Systems (ITS), da realizzarsi tanto mediante la ricerca e
l’utilizzo di tecnologie di rilevamento e telecomunicazione mobile innovative quanto, sul piano
dell’elaborazione delle informazioni acquisite, mediante lo sviluppo di modelli di analisi appropriati al
contesto. I seguenti rappresentano esempi di obiettivi specifici che ricadono in quest’area:
−
Sistemi di certificazione dei livelli del servizio, che sono previsti laddove vi sia una
committenza pubblica ad un operatore privato per la gestione del TPL, e che possono trarre
vantaggio dalle tecnologie di analitica per lo sfruttamento dei dati a fini di consuntivazione e
ri-pianificazione.
−
Sistemi per l’informazione all’utenza caratterizzati da multimodalità, multicanalità e
adattatività dei contenuti, basati sull’integrazione d’informazioni eterogenee e georeferenziate.
−
Sistemi a supporto dell’integrazione tariffaria tra diversi operatori, anche in contesti di
trasporto multimodale, e delle esigenze di tracciabilità che ne derivano.
−
Sistemi per la sicurezza del trasporto, utilizzanti tecnologie in grado di migliorare la
percezione di sicurezza del passeggero a terra o a bordo e che abilitino la creazione di indici
geo-referenziati del livello di sicurezza di luoghi e situazioni.
Trasporto di merci. Se da un lato la rapida crescita del trasporto merci contribuisce allo sviluppo
economico, dall'altro introduce problematiche complesse di non semplice soluzione (ingorghi
stradali, trasporto di merci pericolose, inquinamento, incidenti, tracciabilità, ecc.). In questo
contesto, diventa cruciale l’uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ed, in
particolare, di sistemi intelligenti, ai quali le imprese dovrebbero avere accesso a un costo
contenuto, per la risoluzione di problemi quali
−
tracciabilità e rintracciabilità di mezzi e merci, tanto a supporto della gestione delle flotte e
alla pianificazione dei servizi di trasporto quanto in direzione delle politiche tese a garantire
la qualità delle filiere produttive, in special modo nel settore agro-alimentare;
−
tracciamento di merci pericolose, in linea con gli stringenti obblighi legislativi in materia e
nell’ottica di introdurre intelligence nei sistemi e nei processi di monitoraggio ed eventuale
intervento;
−
supporto avanzato agli attori del dominio per l’interscambio orizzontale (tra comunità di
fornitori o di consumatori) e verticale (incontro tra domanda e offerta) di informazioni.
168
4.1.3.4 Descrizione degli interventi “verticali” in tema di Energia
Il mercato dell’energia, e quello delle cosiddette utilities nel suo complesso, è in forte evoluzione e le
dinamiche che lo attraversano, improntate ad una sostanziale liberalizzazione, prefigurano
prospettive interessanti in termini di domanda di tecnologie innovative orientate al miglioramento
della gestione e della qualità dei servizi, in ragione dell’aumentato livello di competitività.
Le chiavi per lo sviluppo del sistema energetico italiano e mondiale risiedono quindi nel
miglioramento dell'efficienza degli impianti di produzione, delle reti di trasmissione e distribuzione, e
nell’ottimizzazione dei consumi (risparmio energetico). Gli interventi di “educazione sociale” al
consumo, benché utili riguardo a privati e piccoli consumatori, saranno del tutto insufficienti se non
integrati da innovazioni tecnologiche che comportino ricadute a livello del sistema complessivo e dei
grandi utilizzatori.
Pertanto le tecnologie ICT sono chiamate a fare la loro parte in relazione al risparmio energetico, sia
mettendo in campo apparati sempre più ottimizzati dal punto di vista dei consumi (Green center), sia
fornendo soluzioni intelligenti nel controllo di processi e reti di distribuzione e consumo dell’energia.
In relazione a tutti questi obiettivi è oggi usata la locuzione “Green ICT”.
La stessa Commissione Europea (CE) attribuisce all’ICT un ruolo primario nel definire le proprie linee
strategiche in tema di risparmio energetico. Negli scenari da essa prospettati, i risparmi
effettivamente conseguibili, grazie all’impulso alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni innovative ICT di
Energy Management, possono arrivare fino al 30% nel prossimo decennio. Questa prospettiva induce
la stessa CE a promuovere interventi normativi e informativi, nonché lo sviluppo di partnership
pubblico-private.
L’idea di fondo è che l’innovazione delle tecnologie, dei processi e degli strumenti tradizionalmente
impiegati nel settore energetico può svilupparsi in modo efficiente per effetto dell’introduzione
sempre più diffusa di tecniche e sistemi software intelligenti.
È’ evidente che, anche in questo contesto, il nodo calabrese del Laboratorio in Rete può fornire,
sfruttando le sinergie e le competenze dei proponenti, un contributo significativo in termini di
tecnologie innovative. Alcuni possibili ambiti di intervento nella direzione del risparmio energetico
sono i seguenti.
Gestione del bilancio energetico di utilizzatori “energivori”. Si tratta di una problematica complessa
che richiede la messa a punto di strumenti intelligenti per la rilevazione, l’analisi consuntiva e la
predizione di come l’energia viene consumata (tempi, quantità, ecc.) ed acquistata (contratti di
fornitura, ecc.). A tal fine, sono necessari modelli e tecniche innovative di monitoraggio ed
elaborazione dei dati, in cui le tecnologie KM e BA possono essere sfruttate a fini predittivi, ad
esempio, per “suggerire” automaticamente il miglior accoppiamento consumo/produzione ed
attuare strategie di accensione e spegnimento pro-attivo di dispositivi ed impianti. L’idea di fondo è
quella di sviluppare un mapping della produzione attribuendo delle priorità alle varie fasi del ciclo
produttivo in maniera da adeguarla alla potenza disponibile. Questo implica la redistribuzione della
produzione su tempi più lunghi, a parità di energia consumata (quindi con una potenza media
169
inferiore). In tal modo l’utilizzatore può decidere di organizzare la produzione utilizzando
esclusivamente l’energia autoprodotta, evitando il prelievo assoluto dalla rete (lavora ad isola senza
impatto sulla rete), evitando il prelievo nelle fasce orarie in cui l’energia ha costi più alti (riduzione
del costo energetico), adeguando la produzione in caso di riduzione di potenza disponibile (tagli di
potenza in caso di congestione o di adesione al servizio di interrompibilità), avviando una fonte
energetica di supporto (azionare un gruppo elettrogeno in caso di fermo sconsigliato di alcune fasi
attualmente in corso).
Bilanciamento dinamico della rete. Se da un lato il proliferare di piccoli centri di produzione di
energia grid connected è desiderabile (si consideri ad esempio quanto sta avvenendo con gli impianti
fotovoltaici di uso domestico), d’altro canto ciò pone problemi di bilanciamento dinamico alla rete di
distribuzione, in ragione delle caratteristiche della rete stessa, che in alcune fasi non possiede la
capacità di mantenere ed immagazzinare quanto prodotto e, pertanto, deve decretare lo
spegnimento (o la sconnessione) di determinati punti di produzione. Risulta evidente come la
predisposizione di accurati modelli predittivi per il forecasting della produzione possa abilitare
l’attuazione di politiche di riduzione dello spreco energetico.
Grid asset management. L’intensificarsi del commercio internazionale dell’energia, della diffusione
dei centri di produzione, e delle dinamiche di acquisizione/fusione tra gli operatori, con relative
ricadute in termini di standardizzazione degli impianti, dei sistemi di monitoraggio e dei sistemi
informativi di gestione, pone nuovi e complessi problemi al settore del “grid asset management”. Il
nuovo paradigma verso cui si tende, ed in cui le soluzioni ICT giocano un ruolo fondamentale, è
quello delle cosiddette “smart (electric) grid”, intese come sistema intelligente in grado di
identificare autonomamente situazioni critiche prima che insorgano dei problemi e di provvedere ad
azioni di autoregolazione (“self-healing”). E’ del tutto evidente come le logiche di controllo debbano
essere realizzate ricorrendo a componenti software intelligenti, basati sia su tecniche induttive (data
mining) che deduttive (ragionamento automatico), capaci di effettuare predizioni e prendere
decisioni autonome.
170
4.1.4 Descrizione degli interventi a caratterizzazione regionale per il nodo
pugliese
Il nodo pugliese esprimerà i propri interventi a carattere regionale secondo azioni orizzontali e
verticali. Le azioni orizzontali sintetizzate di seguito servono a tutte le azioni verticali elencate nella
prossima sezione.
4.1.4.1 Descrizione delle azioni “orizzontali”
Piattaforma di gestione del DBE. La piattaforma ha necessità di raccogliere, gestire e utilizzare le
specie digitali. Questo lo fa attraverso la gestione del Registro delle Specie Digitali (RSD).
Ad ogni specie digitale è collegato uno o più “pacchetti di conoscenza ed esperienza” (KEP) in cui
sono spiegati approfonditamente uno o più aspetti di utilizzo delle specie digitali e, per ogni aspetto,
le esperienze d’utilizzo già effettuate e le relative misure di efficacia, efficienza e redditività
riscontrate. Sulla base dei KEP le specie digitali sono aggregabili in servizi compositi secondo le scelte
del produttore di ognuno di essi.
La piattaforma prevede anche una Fabbrica delle Esperienze (EF). Questa è basata su processi che
hanno diversi ruoli nel collegare lo RSD, e la KEB ai progetti che si devono svolgere nel DBE. Primo
ruolo è la individuazione della specie digitale e della relativo aspetto d’uso più idoneo per la
soluzione di ognuno dei problemi presentati dai requisiti del servizio richiesto, sulla base delle
esperienze raccolte dai servizi già erogati. Durante la erogazione di ciascun servizio, la EF provvede a
misurare la qualità dei servizi erogati dalle quali si evincono i possibili punti di miglioramento dello
stesso servizio, utilizzando, eventualmente, altre specie digitali disponibili nel DBE.
La sfida da cogliere consiste nel ricercare le modalità per digitalizzare tutti i tipi di competenze anche
quando queste sono patrimonio delle persone.
Poiché i servizi prodotti ed erogati dal DBE devono poter essere utilizzati in mobilità, globalmente, da
qualunque piattaforma e da imprese od amministrazioni di qualunque dimensione, è opportuno che
l’impianto di dispiegamento dei servizi sia fondato sul Cloud Computing. La caratterizzazione di
questo paradigma nel presente piano di sviluppo mira soprattutto alla erogazione del software come
servizio, e non solo all’uso delle infrastrutture e delle piattaforme come servizio. Più
dettagliatamente, i servizi messi a disposizione dal DBE saranno spesso basate su tecnologie o su
agglomerati di tecnologie avanzate di cui le imprese o le amministrazioni utilizzatrici non ne
avvertiranno la complessità e non richiederanno loro investimenti straordinari in infrastrutture,
piattaforme e competenze ma richiederanno solo un canone d’uso del servizio. Per esempio, alcuni
servizi potrebbero richiedere l’uso di un super computer per fare simulazioni statistiche
efficientemente; in tal caso l’utilizzatore del servizio non deve avvertire la complessità della
piattaforma sottostante né deve investire in organizzazione e competenze necessarie, ma deve solo
pagare il canone d’uso.
171
Sistema per la modellazione dei processi e trasformazione in workflow. Come è stato descritto
precedentmente, è necessario disporre di una piattaforma per configurare i processi necessari per la
definizione di un servizio composito utilizzando una linea di processi. Per ogni tipo di servizio la linea
di processi è costituita da un’asset di parti di processo invarianti ai quali si collegano parti di processo
specifici per soddisfare le esigenze del servizio composito richiesto. La configurazione deve essere
guidata da un framework che deve consentire la definizione del processo specifico rapidamente e
con certificata correttezza strutturale. Inoltre, la stessa piattaforma deve consentire la
trasformazione del processo specificato in workflow.
Il processo formalizza la coreografica dei servizi primi che compongono il servizio richiesto
dall’utilizzatore. Il workflow orchestra i servizi in forma digitale, per erogare il servizio composito
richiesto.
Le linee di processo devono essere costituite da processi autonomici, capaci di modificarsi
automaticamente, utilizzando la EF, quando si rilevano carenze nella qualità dei servizi (QoS) o nei
Service Level Agreement (SLA). Per misurare e migliorare incrementalmente gli indicatori di QoS
saranno studiati meta modelli di monitoraggio che integreranno modelli manageriali più noti: lean
process, six sigma, score card, Goal Question Metrics e Quality Improvement Paradigm. Circa questi
modelli si hanno attualmente molta conoscenza ed esperienza formalizzata in letteratura, ma in
questo laboratorio saranno ricercate le modalità per essere utilizzate selettivamente con scopi che si
integrino per la trasformazione ed ottimizzazione delle organizzazioni in componenti di business e
dei processi che utilizzino tali componenti di business come specie digitali per produrre i servizi
offerti dal DBE ai suoi stakeholders.
Metodi e strumenti per componentizzare le organizzazioni delle imprese nel DBE. Ogni impresa deve
specializzare la propria organizzazione basandola, invece che sulla classica catena di produzione, su
componenti di business che collaborano tra loro. Le componenti di business sono moduli
organizzativi che giocano un ruolo specificatamente designato all’interno dell’ecosistema
dell’impresa. Le componenti collaborano tra loro e si integrano l’un l’altra con costi e livello di servizi
sistematicamente previsti. Questo consente, da un lato, di realizzare economia di scopo e, dall’altro,
economia di scala.
Come mostrato in Figura 24, il percorso di specializzazione avviene attraverso la combinazione delle
fasi di “specializzazione interna” e quelle di “specializzazione esterna”. Il primo percorso di
specializzazione tende a produrre economia di scala ed a rendere le catene di valore dell’impresa più
flessibili. Il secondo percorso, invece, tende a specializzare l’interno dell’impresa su specifiche
competenze distintive ed a consentire di collaborare con altre specifiche competenze esterne per
eseguire le produzioni di cui è responsabile. Le imprese raggiungono questo target ognuna con il
percorso che sceglie il proprio management e con i tempi sostenibili dalla stessa.
172
Figura 24 - Percorsi di specializzazione
Un’impresa organizzata per componenti è in grado di decidere quali componenti sviluppare
all’interno, quali costituiscono il loro “core business” e quali affidare all’esterno. Inoltre
l’organizzazione per componenti è caratterizzata da minima connessione tra componenti, quindi è
facile interagire produttivamente con organizzazioni esterne per scambio di competenze. In altri
termini, un organismo così strutturato è idoneo ad appartenere al DBE nel quale acquista le
competenze per le componenti che non appartengono al core business e vende quelle inerenti le
componenti del suo core business, se e quando ne ha le capacità. Per chiarezza, tale scambio di
competenze avviene sempre attraverso lo scambio di servizi.
I servizi compositi prodotti dalla orchestrazione delle specie digitali saranno, essenzialmente,
software che utilizzano altri software, specie digitali, fruibili come servizi, sviluppati (prodotti,
mantenuti ed amministrati) da organismi indipendenti. Pertanto, un servizio complesso si configura
come un Ultra Large Scale Software System (ULSS). Di conseguenza, un’altra iniziativa necessaria in
questo laboratorio è lo sviluppo di metodi, tecniche e tools per l’ingegneria del software per gli ULSS.
173
Di particolare interesse tra gli altri sono: i metodi per l’uso dell’Open Source nello sviluppo di
software come specie digitali, i processi di reingegnerizzazione del software per trasformare legacy
system in sistemi software erogabili come servizio.
La composizione delle specie digitali per produrre un servizio richiede la regolamentazione giuridica
dei reciproci rapporti intercorrenti tra gli organismi che forniscono i servizi e gli utilizzatori. Gli
interessi delle parti, nella prospettiva di siffatta regolamentazione, non sempre trovano compiuta
tutela nelle norme positive, sicché l’autonomia negoziale diviene lo strumento privilegiato cui
ricorrere, sia con riferimento alla necessità di automatizzare i processi di gestione, sia di regolare gli
anzidetti rapporti commerciali tra le parti. La prassi applicativa, in particolare, sta consentendo il
soddisfacimento di siffatte esigenze, attraverso la diffusione di modelli di licenza open source e free
software che, tra l’altro, per un verso offrono la possibilità di garantire l’interazione tra software
libero e software proprietario senza con ciò sacrificare l’obiettivo dell’innovazione tecnologica e, al
contempo, consentono possibilità tendenzialmente illimitate di adesione al regolamento negoziale,
attraverso forme semplificate e (anch’esse) tecnologiche di raccolta del consenso delle parti e, per
l’effetto, di realizzazione dell’accordo. Nella prospettiva succitata di regolamentazione negoziale dei
rapporti tra organismi fornitori dei servizi e utilizzatori, i modelli open source e free software di
licenza potrebbero dunque rappresentare un utile punto di partenza e di riferimento, al fine ultimo
della creazione di modelli standardizzati di contratto che possano soddisfare gli interessi delle parti
quale vera e propria lex mercatoria.
Approcci per la produzione di interfacce semplici necessarie per far navigare in modo intuitivo gli
utilizzatori nei diversi software che compongono il servizio che stanno utilizzando.
Modelli di business adeguati ai servizi innovativi.
La crescita dell’economia globale dei servizi ha comportato un incremento delle interazioni a tutti i
livelli. Le interazioni nei servizi presentano oggi sempre di più carattere reticolare e riguardano tutti i
settori: commercio, finanza, sanità, educazione, intrattenimento, trasporti, produzione di beni.
Il lavoro che si intende sviluppare partirà da un approccio aggregativo/reticolare per far emergere
fattori comuni ed elementi aggreganti, anche in termini di creazione e co-creazione del service value,
per la emersione di comportamenti, modelli di gestione, strategie imprenditoriali e costrutti teoricointerpretativi all’interno dei moderni sistemi di servizio, e soprattutto dei nascenti sistemi di servizio
intelligenti (cosiddetti smart). In seconda battuta, il lavoro si focalizzerà sulle componenti innovative
e di ricerca, al fine di cogliere elementi di omogeneità nella gestione del cambiamento, studiandone
dimensioni, modelli ed interfacce. In sintesi, il contributo potrebbe svilupparsi secondo i seguenti
filoni:
•
Rilettura della service innovation in chiave smart service system: studio del sistema di
interfaccia sistema/cliente basato su fluidi canali informativi, trasparenti protocolli
comunicativi, strumenti di semplificazione di accesso/fruizione di servizi basati su tecnologie
avanzate, interattive e semplici da usare (internet in generale, ma in particolare emarketplace, facebook, comunità virtuali, blog ed altri strumenti interattivi, che
rappresenteranno i veicoli comunicativi in grado di rendere fruibili servizi complessi tra
sistemi di servizio e comunità di clienti);
174
•
Service innovation e avanzamenti teorici/modelli proposti: studio dei modelli di
ingegnerizzazione dei processi di erogazione con attenzione alla cultura e alle competenze
(sia delle organizzazioni sia dei clienti).
•
Eventuali approfondimenti ed applicazioni a domini di particolare interesse per i partner di
progetto.
Service computing.
Il service computing è una disciplina trasversale il cui obiettivo è l’integrazione di servizi di business e
di information technology. Tra i numerosi settori del service computing spicca l’innovativa area della
integrazione e gestione dei processi di business, nota anche come enterprise service computing. Il
principale obiettivo dell’enterprise service computing è la reingegnerizzazione delle operazioni al fine
di integrare la logistica e le tecnologie dell’informazione nei processi produttivi, aumentandone
l’efficienza e minimizzandone costi e rischi. Hanno così avuto recente impulso le cosiddette filiere
produttive comprendenti modelli di e-business (Integrated E-Supply Chain-IESC), definibili come un
insieme di entità di business indipendenti con abilità complementari, integrate con sistemi logistici,
informativi e finanziari. Avvantaggiandosi di queste nuove opportunità, le aziende possono prendere
decisioni smart basate anche su flussi voluminosi di dati. Pertanto, la comunità accademica ha
individuato la necessità di un supporto decisionale alle IESC che tenga conto dei servizi innovativi
disponibili. Possono così essere progettati adeguati sistemi di supporto alle decisioni (Decision
Support System-DSS) per fornire una analisi e una comprensione efficace di IESC complesse. Sebbene
svariati modelli concettuali di IESC siano stati proposti nella letteratura del settore, la ricerca non ha
ancora individuato degli standard relativi ai modelli decisionali formali per il progetto della filiera
produttiva che integri modelli di e-business.
La ricerca si focalizzerà sulla modellazione, simulazione, gestione e riconfigurazione delle filiere
produttive innovative. Si vuole proporre un sistema di supporto alle decisioni il cui obiettivo di
business intelligence sia il progetto e l’eventuale riconfigurazione della filiera sulla base di dati e
informazioni che possono essere ottenuti via Internet utilizzando strumenti di calcolo basati su web.
Si propone l’uso di svariate tecniche di ottimizzazione al fine di configurare efficientemente la filiera
e l’uso della simulazione per valutare e validare le soluzioni. Una implementazione basata sul web
del DSS permetterà di ottenere una piattaforma remota gestita su cloud computing, che eroga servizi
dedicati all’ enterprise service computing.
Metodi tecniche e tools per e-commerce ed aste elettroniche.
Negoziazione Automatica: Negli ultimi anni, spinti dallo sviluppo dell'e-commerce sul Web, si è
assistito ad un crescente interesse sia nel campo dell'economia che in quello dell'AI nella
negoziazione automatica tra agenti in vari contesti, quali e-marketplace, scenari di allocazione di
risorse, aste on line di tipo combinatorio, gestione delle supply chain e, in generale, processi di ebusiness. Automatizzare la negoziazione tra agenti è sicuramente uno degli argomenti più
interessanti e affascinanti sia in campo economico che nell'ambito dell'Intelligenza Artificiale (AI). La
negoziazione può coinvolgere un unico issue (e.g. il prezzo) o più attributi, nel qual caso si parla di
multiattribute o multi-issue negotiation. Nella stragrande maggioranza degli approcci presenti in
letteratura, è stato riconosciuto come un grosso limite il fatto che i vari issue vengano considerati
come termini incorrelati. In altre parole, non viene presa in considerazione alcuna relazione
175
semantica tra i termini, che potrebbe invece essere sfruttata per fare, tra le altre cose, una
preselezione tra i vari deal (accordi). Oltre al citato limite, un'altra problematica individuata negli
approcci finora proposti in letteratura è che quando gli agenti hanno diverse preferenze su diversi
gruppi di issue non è corretto considerare l'utilità di un gruppo di issue semplicemente come la
somma delle utilità dei singoli issue, trascurando così le relazioni che legano gli issue stessi. Gli issue
non sono, infatti, tra loro indipendenti. Nell'ambito della teoria dei giochi la negoziazione è
considerata un tipo di gioco e si fa riferimento a due diversi tipi di gioco per modellare il bargaining
problem: i giochi cooperativi e i giochi non cooperativi. Invece nel campo della IA le ricerche sono
focalizzate principalmente sulla progettazione di protocolli di alto livello che governino l'interazione
tra agenti. Un approccio più efficiente alla negoziazione deve tenere in considerazione sia aspetti
semantici legati alle relazioni presenti tra gli attributi in gioco che di efficienza nel calcolo
dell’accordo migliore. Nello specifico, si deve richiedere che l’accordo sia almeno Pareto-efficiente.
Di sicuro interesse risulta quindi un approccio alla negoziazione che sfrutti dei formalismi ontologici
per rappresentare le relazioni presenti tra gli attributi, senza dimenticare i vantaggi di un approccio
che consideri anche l’utilità associata ad ogni attributo presente nel processo di negoziazione. Si
intende sviluppare un framework generico che riesca a combinare i vantaggi di un approccio basato
su formalismi logici con quelli di un approccio basato sulla teoria dell’utilità. Tutto questo al fine di
fornire una piattaforma che segua l’utente in un processo di negoziazione automatica alla ricerca
dell’accordo finale migliore per tutti gli utenti coinvolti.
Metodi tecniche e tools per analisi semantiche.
Semantic Matchmaking: Il matchmaking può essere visto come il processo per calcolare una lista
ordinata di risorse potenzialmente interessanti rispetto ad una data richiesta/query. Il progetto vuole
cogliere il recente interesse nello studio di tecniche di semantic matchmaking con particolare
riferimento ai linguaggi logici delle description logics (DL) per la rappresentazione dell’ontologia. Tali
approcci sfruttano la semantica formale delle DL ed usano i processi di ragionamento automatico
standard disponibili per queste logiche (sussunzione e soddisfacibilità) per una definizione di cinque
classi di match senza fornire un ordinamento delle risorse che si trovano all’interno di una stessa
classe. L’idea è quella di andare oltre la semplice classificazione del livello di match basato su
sussunzione e verifica di consistenza. Nello specifico, se la query non è soddisfatta pienamente
(sussume) una risorsa, con la concept abduction è possibile identificare quale parte della query non è
soddisfatta ed associare ad essa un punteggio che contribuisce alla definizione del livello di match. In
maniera duale, se la query e la risorsa sono inconsistenti, tramite la concept contraction si può
calcolare quale parte della query è incompatibile rispetto alla risorsa ed assegnarle un punteggio. Al
momento il limite maggiore per questo approccio è legato alla mancanza di algoritmi che riescano a
risolvere problemi di concept abduction e concept contraction per logiche descrittive espressive. Il
lavoro dell’unità di ricerca si muoverà nella direzione di definire nuovi algoritmi in grado di gestire
dei frammenti rilevanti del linguaggio ontologico OWL DL. Ricordiamo infatti che la semantica
formale di tale linguaggio è basata su quella delle logiche descrittive. Gli ambiti applicativi del
semantic matchmaking spaziano dal discovery in e-marketplaces a quello per i web services.
Interessanti applicazioni del semantic matchmaking sono anche quelle dello skill management e
business process management.
176
Mobile Reasoning: I dispositivi mobili moderni consentono l’adozione di approcci per il discovery di
risorse originariamente concepiti per il cosiddetto Web semantico opportunamente adattati per
contesti wireless ad-hoc. Tuttavia le caratteristiche costitutive di tali apparati richiedono un’accurata
riprogettazione dei framework e degli algoritmi di ragionamento in modo da supportare in modo
efficiente realizzazioni in contesti con basso livello di predicibilità e limitata disponibilità di risorse
energetiche e computazionali. In questa ottica si inserisce lo studio e l’implementazione di un microragionatore che esponga servizi di inferenza su base semantica per applicazioni all’interno di scenari
volatili. Il matchmaker in questione sarà un modulo software in grado di eseguire i servizi di
inferenza standard e non standard presentati in una logica descrittiva (fuzzy). Difatti le procedure di
inferenza sono ottimizzate per utilizzo di risorse di calcolo e memoria occupata in modo tale da
consentire la loro implementazione anche in terminali mobili resource-constrained. Si intende
sviluppare varianti implementative del reasoner per micro motherboard Efika, per i principali O.S.
mobili (Android, iOS, Symbian, Windows Mobile) oltre che una variante minimale (pico-reasoner) con
il supporto ai servizi di sussunzione e soddisfacibillità per cluster head FFD (Fully Functional Device)
su base ZigBee in reti wireless semantiche di sensori. Le applicazioni più comuni per cui il microreasoner può essere adoperato riguardano: Monitoraggio ambientale/meteorologico per scopi di
prevenzione dal rischio di incendi; Automotive; Building automation e reti di controllo; Healthcare.
Intelligenza artificiale di intelligenza computazionale. Internet del Futuro prevede la centralità
dell'utente nella selezione e fruizione dei servizi. Questo richiede lo sviluppo di adeguate interfacce
per rendere fruibile una piattaforma orientata ai servizi. In particolare, occorre rendere possibile la
fruizione di servizi adeguando il linguaggio naturale e gli utenti con quello formale implementato
nella piattaforma. A tal fine si rende necessario l'adozione i tecniche intelligenti (p.e basate su
ontologie, information filtering, user profiling, intelligent data analysis, etc.) per rendere
l'interfacciamento dell'utente con la piattaforma più naturale possibile.
Ciò potrà ridurre il rischio che servizi utili all'utente non siano fruiti perché non correttamente
invocati dall'utente, o più semplicemente perché non distinguibili rispetto al volume di servizi essi a
disposizione dalla piattaforma.
4.1.4.2 Descrizione delle azioni “verticali”
Città intelligenti. In una visione moderna, le aree metropolitane sono viste come ecosistemi urbani
oggetto di grandi trasformazioni sociali (si pensi al fenomeno della concentrazione delle popolazioni
nelle città), sottoposte a significativi cambiamenti economici e tecnologici attribuibili alla
globalizzazione ed ai processi di integrazione. Combinare competitività e sviluppo urbano sostenibile
è quindi diventata una necessità che tutte le città devono affrontare, con la chiara consapevolezza di
quanto ciò abbia forte impatto sulle questioni economiche, sociali, culturali, ambientali legate alla
qualità stessa della vita urbana. Sulla base di queste premesse nasce la nuova “città intelligente”,
intesa come un modello di città basato sulla combinazione di un mix di capacità ed attività che hanno
come al “centro” i cittadini indipendenti, consapevoli e capaci di utilizzare al meglio il loro potere
decisionale.
177
I servizi proposti potrebbero essere offerti attraverso un vero e proprio Assistente Virtuale
personalizzato che supporti il cittadino in maniera facile, intuitiva e immediata nella sua ricerca di
informazioni in contesti quali la salute, il turismo e l’accesso a servizi pubblici.
Si intende, quindi, proporre un progetto innovativo di “Città Intelligenti“, legato allo sviluppo e alla
fruizione di servizi che trasformino i contesti urbani in Città di Innovazione Digitale dotata di
strumenti avanzati per migliorare la qualità della vita.
In tale ottica è auspicabile la realizzazione di una infrastruttura che consenta la fornitura di servizi
geo-localizzati al cittadino come:
•
•
•
•
Servizi pubblici
o
Individuazione di uffici pubblici più vicini, farmacie aperte e servizi richieste di
informazioni personalizzate su procedure, eventi pubblici.
o
Liste di attesa e prenotazioni sanitarie, aggancio a call center CUP con aggiornamenti
modifiche e scelte successive.
o
Micro pagamenti (ticket, parcheggio, cinema).
Servizi in ambiente strettamente Sanitario
o
Medici / specialisti disponibili in real time per il teleconsulto.
o
Accesso ad informazioni sanitarie online, tramite integrazione di sistemi esistenti.
o
Monitoraggio in tempo reale di parametri fisici vitali.
o
Supporto alla cura domiciliare (tracciabilità della cura, memo su farmaci e visite).
o
Accesso a Social Network di pazienti (stessa patologia stesso medico, ..)
Servizi di Infomobilità
o
Invio messaggi informati nelle ore di punta, pianificazioni per strade alternative
percorribili.
o
Gestione razionale del trasporto pubblico .
o
Gestione automatizzata delle emergenze su strada (incidenti, richieste di soccorso).
o
Gestione parcheggi (indicazioni sui posti liberi più vicini rispetto alla meta,
pagamenti).
Turismo ed entertainment
o
Delivery di informazioni personalizzate e verticalizzate su monumenti e beni
culturali.
o
Integrazione percorsi tematici online.
o
Utilizzo di reti integrate di sensori per la gestione di flussi di persone in eventi, luoghi
di ritrovo (parchi).
o
Reti sociali (amici geograficamente vicini) facilmente accessibili via sistemi mobili da
anziani e disabili.
La realizzazione di una tale infrastruttura presuppone la focalizzazione sulle seguenti tematiche /
tecnologie:
178
•
Integrazione e gestione di Wireless Sensor Network: tecnologie hardware e software
innovative per la realizzazione di una rete wireless di sensori (sensori di persone, cose,
posizione, business) e la loro applicabilità su aree chiave all’interno delle “Città Intelligenti”.
•
Mining di eventi da flussi continui di informazioni: analisi e descrizione dinamica degli scenari
urbani, realizzata sfruttando la grande mole di informazioni e dati che possono essere
raccolti grazie alle tecnologie digitali.
•
Event Driven Architecture: nuovi middleware, modelli di programmazione e tool per la
gestione del volume crescente e dei requisiti time-dependent dei dati event-driven.
•
Multicanalita’/multimodalita’ e mobilita’: piattaforma per lo sviluppo e fruizione di servizi a
valore aggiunto raggiungibili in modalità multicanale, erogati in maniera “intelligente” cioè
adattata al profilo di un utente registrato.
Telemedicina in diabetologia e cardiologia. I servizi di telemedicina devono costituire l’insieme degli
strumenti necessari per automatizzare il monitoraggio e l’assistenza di un paziente a distanza. Difatti,
grazie ad essi, è possibile per un medico effettuare la diagnosi su un paziente che non è fisicamente
nello stesso posto del medico, attraverso la trasmissione a distanza di dati prodotti da strumenti di
misurazione. Più in particolare, a seguito della gestione della anamnesi (anagrafe medica) di un
paziente attraverso l’utilizzo di un cartella clinica definita in accordo con le indicazioni IGEA,
consentirà:
•
ad ogni paziente, utilizzatore del servizio, di effettuare in autonomia il controllo dei propri
parametri vitali come ad esempio (colesterolo, trigliceridi, glicemia) o più ingenerale tutti
quei parametri vitali misurabili con strumenti in grado di comunicare con altri dispositivi
attraverso bluetooth;
•
allo staff medico che cura il paziente di monitorare lo stesso in tempo reale, consentendogli
anche ove fosse necessario di variare le terapie del paziente;
•
inoltre, dove fosse possibile, la esecuzione automatica delle iniziative più opportune per
mitigare gli eventuali rischi desumibili dall’interpretazione dal quadro clinico osservato sul
paziente.
Per completezza, i servizi saranno utilizzati nel presente progetto per rispondere alle esigenze
manifestate dal Ministero della Salute il quale desidera risolvere l'emergenza diabete. A tale scopo la
strategia che desidera perorare è affrontare l’emergenza diabete e sindrome metabolica
strutturando, per quanto possibile, servizi nel territorio che consentono di ridurre i disagi degli
utenti, migliorare la qualità della vita dei pazienti, consentendo la tempestività delle diagnosi e delle
terapie e, nell’ottica della riduzione della spesa sanitaria, ridurre gli accessi ospedalieri. Più in
particolare, il sistema di telemedicina sarà basato sull’uso di un glucometro in grado di trasmettere
in tempo reale il valore della glicemia a un server, supportato da un decision support software (DSS)
e con accesso digitale a un team diabetologico operativo 24 h. La finalità del sistema è quella di
verificare la corretta effettuazione dell’automonitoraggio glicemico e di analizzare sistematicamente
la qualità del controllo glicemico, con possibilità di rilevare situazioni in cui i valori glicemici sono
predittivi di ipoglicemia o di iperglicemia. La immediata rilevazione di episodi di ipoglicemia e di
iperglicemia consentirà di assicurare adeguate forme di intervento terapeutico, eventualmente
anche attraverso l’intervento del 118. La contemporanea valutazione ECGrafica in caso di ipoglicemia
severa permetterà di stabilirne il possibile nesso causale con alterazioni cardiovascolari di tipo
179
aritmico e/o ischemico. Ci si propone infine di elaborare i dati glicemici per analizzare il fenotipo
glicemico in pazienti con varie forme di diabete mellito (in relazione al rischio di
ipoglicemia/iperglicemia e alla risposta a specifici farmaci) e stabilire la correlazione tra determinanti
genetici, fenotipo glicemico e risposta alla farmacoterapia (farmacogenetica).
Servizi per diagnostica precoce la terapia oncologica e la chirurgia. Gli avanzamenti tecnologici
osservati nel campo della cura e diagnosi precoce delle malattie neoplastiche negli ultimi 10-15 anni
hanno condotto ad un GAP ormai incolmabile fra le possibilità offerte dalle nuove tecnologie e il
livello di pieno sfruttamento di queste tecnologie da parte dell’utente finale rappresentato dal
medico radiologo, chirurgo e radioncologo.
Si rende quindi necessario dare un supporto all’utilizzatore finale in modo che il GAP venga in parte
colmato grazie all’utilizzo di servizi innovativi che permettano di sfruttare in tempo reale l’enorme
knowledge creato negli ultimi 20 anni in diagnostica, terapia e chirurgia delle malattie neoplastiche.
Il metamodello di qualità ed il modello di supporto decisionale che saranno implementati saranno
tanto più affidabili quanto più l’esperienza d’uso si potrà aggiungere a quella già accumulata.
Attraverso questo sistema si potranno effettuare indagini empiriche approfondite in modo da poter
migliorare continuamente sia il modello di qualità sia il modello di decisione.
Un Sistema di servizi centralizzati, che consenta di catturare, raccogliere, elaborare e catalogare
conoscenza circa i processi realizzati presenta numerosi vantaggi. In primo luogo consente di
mettere a disposizione di tutti coloro che dovessero averne necessità l’esperienza maturata nella
risoluzione di casi particolari e non lasciarla solo come conoscenza di chi li ha effettivamente risolti.
Gestire questa conoscenza in modo da poterla rendere immediatamente fruibile all’utilizzatore del
servizio ha anche un impatto notevole sulla crescita di know-how delle professionalità coinvolte a
livello di categoria ed è un’ulteriore spinta al miglioramento tecnologico degli strumenti utilizzati. Si
creerà quindi, un approccio alla pratica dove le decisioni cliniche derivano dall'integrazione tra
l'esperienza del medico e l'utilizzo coscienzioso, esplicito e giudizioso delle migliori evidenze
disponibili, mediate dalle esigenze del paziente e dalle tecnologie disponibili.
È evidente che in questo progetto si fondono sia l’uso di tecnologie sviluppate in questo laboratorio
(KEB, EF) sia quelle sviluppate in altri laboratori.
Healthcare intelligente
Cartella clinica. Sono noti i problemi per cui i costi del healthcare si stanno incrementando
continuamente, mentre la tendenza all’inflazione ed alla contemporanea necessità di riduzione dei
costi del deficit pubblico richiede che tali costi diminuiscano. L’unica diagnosi per questi problemi è
la inefficienza, infatti, mentre le organizzazioni ospedaliere stanno diventando sempre più centrate
sulle informazioni, rimangono ancora poveri gli strumenti per integrare le informazioni generate nei
reparti, nelle sale operatorie, nei laboratori e così via per tutte le strutture ospedaliere. In sintesi, è
necessaria una vista olistica dei dati del paziente allo scopo di mitigare tali problematiche. In questo
progetto, si intende predisporre una piattaforma, come specie digitale, che produca servizi che
180
mettano a disposizione degli operatori sanitari (esempio medico ospedaliero, medico di famiglia,
medico specialistico ecc.), una sistema che basandosi sulla cartella sanitaria digitale sia in grado di
strumentalizzare ed automatizzare anche attraverso l’uso del cloud computing tutte le
problematiche e organizzazioni ospedaliere da quelle mediche a quelle amministrative.
Gli individui, al centro dell’intero sistema, saranno serviti da sistemi sanitari collaborativi e
coordinati. Per completezza, i sistemi considerati sono in gran parte legacy, il progetto si interesserà
dei problemi inerenti la collaborazione, il coordinamento, la base di dati olistica e l’insieme di servizi
attraverso cui accedere alla informazione ed alle funzioni disponibili.
I benefici nei confronti delle amministrazioni pubbliche saranno la maggiore sostenibilità della spesa
sanitaria, l’abbassamento delle barriere alla innovazione del settore.
Verso le comunità mediche i benefici essenziali vanno nella supporto alle decisioni realistiche e
razionali per migliorare lo stile di vita atteso da parte dei loro assistiti. Le imprese farmaceutiche e
della manifattura dei dispositivi medicali, grazie al DBE, lavoreranno in maniera collaborativa con le
organizzazioni che forniscono assistenza medica con le cliniche e con gli operatori medici per creare
prodotti che migliorino i risultati ed abbassino i costi.
Trasporti intelligenti. In questo progetto, per quanto attiene ai trasporti si vuole porre su l’uso dei
servizi digitali per ottimizzazione le infrastrutture di trasporto e la collaborazione dei fornitori di
servizi logistici costituendo, nel DBE, una rete di servizi di filiera che ottimizzi costi e tempi
relativamente al trasporto delle merci.
Gli obiettivi della rete sono tra gli altri: aumentare la capacità delle reti di trasporto esistenti,
migliorando l’accuratezza della previsione della domanda e il bilanciamento delle capacità per il
trasporto delle merci; rafforzare la capacità di definire politiche di prezzo più adeguate agli
utilizzatori grazie ad una maggiore informazione ed ad un maggiore controllo dei costi di trasporto;
potenziare gli utilizzatori dei servizi di logistica con le informazioni utili a fare le loro scelte di
trasporto; ridurre l’uso dell’energia e delle emissioni dannose per l’ambiente; assicurare maggiore
protezione delle merci, degli operatori di settore e dei mezzi utilizzati.
L’approccio è quello di congiungere le tecnologie digitali con infrastrutture fisiche per poter
raccogliere i dati circa: le merci trasportate, attraverso l’utilizzo di dispositivi di misurazione non
intrusiva come ad esempio RFID; la movimentazione dei mezzi in tempo reale attraverso sensori di
posizione e movimento; problemi riscontrati durante il trasporto e le azioni attuate per il
superamento degli stessi ed i risultati ottenuti. Dati, problemi e risultati, organizzati nel KEB,
costituiranno la base per l’analisi dei dati storici, utilizzando le tecniche di data mining dagli altri
laboratori, per modellare la previsione di domanda, capacità costo ed impatto dei trasporti.
181
4.2 Impatto degli interventi
4.2.1 I livelli di impatto dell'iniziativa
I benefici generati dal Laboratorio in Rete interessano diversi ambiti territoriali, economici e
scientifici. Per una prima analisi degli impatti, possiamo esaminarli raggruppandoli come segue, dai
più specifici ai più generali:
•
la prima tipologia riguarda le ricadute dirette sull'ampia rete di partner dello stesso
Laboratorio che, in assenza dell'effetto moltiplicatore indotto dalla condivisione di obiettivi e
programmi, non sarebbero state raggiunte;
•
in secondo luogo, il Laboratorio produce impatti più generali sul territorio di riferimento: si
tratta di ricadute tecnologiche, di mercato e di rafforzamento del sistema imprenditoriale
(nascita di spin-off, sperimentazioni e collaborazioni di ricerca e produttive) per le imprese
ICT e gli operatori pubblici e privati dei settori di maggiore interesse applicativo;
•
il Laboratorio determina delle interessanti ricadute occupazionali che sono di natura diretta,
legate all'insediamento di nuove imprese del Laboratorio e al consolidamento di quelle
esistenti, e di natura indiretta, connesse alle ricadute più generali sul territorio;
•
infine, il Laboratorio produce ricadute di natura tecnico-scientifica che riguardano il sistema
della ricerca e che sono di interesse più generale: avanzamento delle conoscenze nel
contesto di tecnologie abilitanti considerate prioritarie dallo stesso Programma Nazionale
della Ricerca 2010-2012 per lo sviluppo del paese.
Ricadute sui partner del Laboratorio in Rete. Il primo e più diretto effetto positivo del Laboratorio
deve necessariamente misurarsi sugli stessi partner. E' questa la prima condizione di sostenibilità e
di successo dell'iniziativa. Il risultato atteso dall'avvio del Laboratorio è, in sostanza, legato a una
serie di benefici diretti e indiretti per le aziende.
Le PMI del settore ICT potranno ricevere benefici diretti da:
•
opportunità di cooperazione tecnologica e di business derivanti dalle relazioni sia con le
grandi imprese del Laboratorio che con gli operatori dei settori applicativi che possono
rappresentare un formidabile canale di accesso a mercati più ampi e tecnologicamente
evoluti;
•
accesso a tecnologie e componenti innovativi che possono utilmente contribuire a
specializzare la propria offerta e renderla maggiormente competitiva sia in ambito locale che
nazionale.
Le imprese e le organizzazioni dei settori applicativi (energia, trasporti, sanità) coinvolte nello
sviluppo dei progetti, potranno invece ricevere un positivo ritorno da:
•
introduzione di soluzioni innovative attraverso una sperimentazione controllata nell'ambito
delle attività del Laboratorio (ad esempio, è questo il caso delle sperimentazioni previste
nell'ambito di aziende sanitarie locali);
•
sviluppo o miglioramento di prodotti e servizi fortemente innovativi grazie alla
verticalizzazione delle tecnologie del Laboratorio (ad esempio, è questo il risultato atteso
182
dalle sperimentazioni nel settore dell'energia e dei trasporti).
Le grandi imprese coinvolte riceveranno un vantaggio in termini di:
•
accelerazione della capacità di sviluppo di soluzioni innovative di grande impatto, da un
punto di vista tecnologico e di mercato, grazie anche all'apporto di un partenariato ampio e
qualificato, nel contesto di una “costellazione” di progetti ambiziosi;
•
rafforzamento del ruolo guida nei processi di innovazione territoriale grazie al rafforzamento
di una rete di relazione con operatori e PMI del sistema regionale.
Allo stesso modo, i Dipartimenti universitari e i Centri di Ricerca coinvolti riceveranno un beneficio
da:
•
una incrementata conoscenza dei fabbisogni tecnologici delle imprese;
•
l'opportunità di finalizzare il bagaglio di conoscenze e tecnologie su progetti di
ricerca industriale di grande rilevanza nonché di qualificare l'offerta formativa (laurea, postlaurea) su tematiche di crescente interesse;
•
un importante sostegno finanziario per lo sviluppo di attività di ricerca e anche per
l'alta formazione (risorse per borse di dottorato e assegni di ricerca).
Infine, per tutte le imprese partner, ma in particolare per le PMI e per le piccole imprese high-tech, e
anche per le Università e i Centri di ricerca, il Laboratorio rappresenta una naturale fonte di
collaborazioni, un motivo di aumentata visibilità sia regionale che extra-regionale e un'opportunità
immediata di confronto e di accesso a mercati più ampi.
Ricadute sui territori di riferimento. L'impatto del Laboratorio sui territori delle tre regioni (Calabria,
Puglia e Sicilia) è caratterizzato da un rafforzamento del sistema imprenditoriale.
In primo luogo, infatti, le imprese del Laboratorio tenderanno ad allargare la rete di collaborazioni,
sia in termini di partnership che di subfornitura, con le altre aziende locali. In particolare, saranno
interessate ai temi del laboratorio le aziende ICT (fornitrici di tecnologie e soluzioni), i fornitori dei
servizi (pubblici o privati), le imprese che contribuiscono alle varie fasi del ciclo di vita di un servizio o
di una rete coordinata di servizi e anche i cosiddetti adaptive innovator, ossia nuove professionalità
necessarie per implementare i processi di innovazione di servizio aperta (open service innovation).
Per queste imprese, la rete del Laboratorio rappresenta un canale di accesso a nuove tecnologie ma
anche un'opportunità di partnership commerciali.
Inoltre, la ampia rete di collaborazioni delle università e delle grandi imprese del Laboratorio
(scientifiche e industriali) rappresenta una concreta opportunità di apertura per il territorio, che
vedrà aumentare le occasioni di scambio e di collegamento con altri territori nazionali, europei e
internazionali.
In secondo luogo, il Laboratorio rappresenta un importante fattore di attrazione per imprese che
sono alla ricerca di aree per sviluppare nuovi insediamenti dedicati, in particolare, ad attività di
ricerca e innovazione. Come è ben noto, a parità di incentivi finanziari, la scelta di un'area dipende
da numerosi fattori di contesto (la qualità di università e centri di ricerca, le caratteristiche del
183
tessuto imprenditoriale, la qualità della vita, la sicurezza). La presenza di un circuito innovativo e
proattivo, esteso a livello interregionale, costituisce un fattore attrattivo molto rilevante.
E' importante sottolineare, a questo proposito, l'impatto positivo che il Laboratorio in Rete potrà
avere nel contesto della regione Calabria grazie all'insediamento di un laboratorio di ricerca e
sviluppo di Siemens IT Solutions and Services spa. A questo si aggiunge l'interesse per una PMI hightech dell'area pisana (Extra srl) che ha deciso di rafforzare fortemente la sua presenza in Calabria.
Questi due insediamenti possono determinare, già nel breve periodo e solo nell'ambito delle attività
di ricerca del laboratorio, un'importante opportunità occupazionale per decine di brillanti giovani
laureati e dottori di ricerca calabresi.
Il terzo elemento di particolare interesse in termini di ricadute per il territorio è quello legato alla
creazione di nuove aziende spin-off. Come già detto, il Laboratorio fungerà da stimolo alla creazione
di spin-off, utilizzando gli stretti collegamenti esistenti con gli incubatori universitari (ARCA,
TechNest) e attivando forme di supporto (tutoraggio, partecipazione societaria) da parte delle
imprese e università partner. Nella rete del Laboratorio, i costituendi o neo-costituiti spin-off
potranno trovare una importante fonte di opportunità per partecipare a progetti di ricerca e
innovazione e per offrire i propri servizi innovativi.
Ricadute occupazionali. L'avvio del Laboratorio determinerà delle ricadute occupazionali per la
stessa realizzazione dei progetti. Si può stimare che i progetti finanziati per l'avvio del Laboratorio
richiedano un impegno complessivo di oltre 500 anni uomo nel triennio che corrispondono
all'impegno di almeno 180 persone67. In base alle ipotesi preliminari sulla distribuzione del budget
fra le varie tipologie di partner, si può derivare che si tratti per circa un quarto di personale delle
PMI, per un 20% di docenti e giovani ricercatori (assegnisti, ecc.) delle università e per oltre la metà
di personale delle grandi imprese. Il primo impatto occupazionale deriva quindi dalla quota di nuovi
assunti nelle imprese direttamente connessa alla realizzazione del progetto.
Con una stima realistica, improntata alla prudenza, si può ritenere che nel complesso, almeno il 40%
del personale impegnato nelle imprese derivi da nuovi contratti, con un andamento comunque
ampiamente differenziato fra le stesse. Per le grandi imprese si deve considerare un imporante
contributo netto di nuova occupazione dovuto al nuovo insediamento di Siemens IT Solutions and
Services in Calabria mentre in altri casi la maggiore capacità di ricerca preesistente potrebbe dare
luogo a un minor incremento occupazionale immediato. Nelle PMI, la situazione sarà largamente
differenziata, con un forte incremento nelle imprese high-tech in fase di start-up e un incremento
decisamente più contenuto nelle medie imprese ICT coinvolte. A ciò si deve aggiungere il contributo
delle Università e del CNR che, tipicamente, destineranno una quota rilevante del budget del
personale a contratti per giovani ricercatori (si ipotizza una quota del 70% nella forma di assegni di
ricerca, co.co.pro, ricercatori triennali). Complessivamente, come riepilogato nella tabella seguente,
l'avvio del Laboratorio determina nel triennio il coinvolgimento di circa 90 nuovi occupati con elevata
qualificazione.
Ovviamente, a queste stime va aggiunto lo staff direttamente impegnato dalle tre nuove società
consortili e sostenuto dai contributi dei soci e dai servizi attivati dalla stessa società consortile che,
67
Valore nell'ipotesi conservativa che tutto il personale sia impegnato al 100% sul progetto.
184
nel triennio, arriverà ad impegnare dalle 3 alle 6 persone, determinando un incremento
occupazionale complessivo di circa 95 nuovi addetti.
Tipologia Partner
GI
PMI
Università
Società consortili
Totale
%
Anni/Uomo
budget
Totale
60%
300
20%
130
20%
120
100%
550
Personale
Totale
100
45
40
3-6
185
% Nuovo
Personale
40%
40%
70%
100%
Nuovo
Personale
40
22
28
3-6
95
Tabella 13: Effetto occupazionale diretto dei progetti di ricerca finanziati
A regime, l'incremento occupazionale più diretto è legato alle attività di valorizzazione dei risultati
della ricerca del Laboratorio svolte direttamente dalle imprese partecipanti e da eventuali spin-off di
ricerca. Un ulteriore incremento occupazionale è sicuramente determinato anche dai benefici di
carattere più generale che investono il territorio anche se, dipendendo da numerosi fattori di
contesto, è difficilmente valutabile.
Un ipotesi di lavoro minimale per stimare un impatto occupazionale diretto a regime si basa sulla
capacità delle imprese partecipanti al Laboratorio di avere, complessivamente, almeno un ritorno del
5% annuo sull'investimento effettuato (pari a 11-12 M€ solo per le imprese), nell'intero periodo di
realizzazione del progetto e nei 5 anni successivi. In questa ipotesi, i ritorni complessivi “derivanti”
dal progetto sarebbero in grado di remunerare l'investimento e incrementare ulteriormente
l'occupazione di 30-40 unità.
185
Ricadute di natura tecnico-scientifica. Nell'ambito della comunità scientifica, il Laboratorio in Rete
vuole determinare un impatto importante nelle varie aree tecnologiche di interesse della Service
Innovation, valorizzando le caratteristiche di multi-disciplinarietà e inter-disciplinarietà di un ampio
partenariato che include dipartimenti afferenti all'area economica, organizzativa, giuridica e sociale
oltre che scientifico-tecnologica e imprese con una dimostrata capacità di ricerca industriale.
In termini generali, le ricadute tecnico-scientifiche attese sono relative a:
•
un avanzamento significativo delle conoscenze, delle metodologie e degli strumenti nel
campo dell'innovazione di servizio basata sull’ICT e guidata dall’utente (User-driven ICTbased Service Innovation)
•
un riconoscimento del Laboratorio come rete di eccellenza di livello europeo;
•
l'incremento della partecipazione ai programmi europei di ricerca e innovazione (in
particolare, 7FP, CIP) in posizione di leadership;
•
un ulteriore rafforzamento della partecipazione italiana alle Piattaforme Tecnologiche
Europee ICT e in particolare a NESSI.
Con riferimento agli avanzamenti in termini di conoscenze, gli impatti sono direttamente correlati
alle linee di intervento delineate nelle sezioni precedenti e verranno illustrati con maggiore dettaglio
nella sezione seguente.
4.2.2 Rilevanza e impatto tecnico-scientifico
4.2.2.1 Impatto degli interventi nodo Sicilia
I due interventi proposti dal nodo siciliano, così come descritti nella sezione 4.1.2, trovano
giustificazione dall'analisi dei fabbisogni delle imprese ICT e non presenti sul territorio.
In particolare il primo intervento denominato "Joint Collaboration in Services Ecosystems" , ha
come impatto principale quello di rafforzare la competitività delle realtà imprenditoriali che
insistono sul territorio, in particolare quelle aderenti al laboratorio, siano esse appartenenti al
settore dei servizi (ICT e non) che in quello manifatturiero, attraverso:
•
La definizione di processi automatici e nuove classi di applicazioni basate su standard aperti:
la proposta progettuale potenzierà gli ecosistemi di servizi, specialmente gli ecosistemi PMI,
con una metodologia formale e con strumenti ICT per incrementare la produttività, e per
offrire nuovi servizi più efficacemente ed efficientemente, attraverso l’aggregazione di
servizi pre-esistenti.
•
Modelli di Business compositi e dinamici per la fornitura di servizi personalizzabili ad alto
valore aggiunto: i risultati provenienti dall'attuazione del'intervento permetteranno ai
partecipanti di un ecosistema di servizi di co-creare e produrre valore, mentre il valore
dell’offerta totale sarà determinato e guidato dalla qualità offerta al consumatore.
Infine l'intervento proposto fornirà un contributo significativo alla ricerca nell'area della Service
Science, Management and Engineering e della Service Innovation: l'intervento proposto infatti
186
contribuirà al progredire la teoria del SSME, sviluppando uno strumento innovativo e scientifico per
la pianificazione delle risorse dei servizi e il loro deployment in un ecosistema complesso di servizi.
Il secondo intervento denominato "User Experience in Movimento" esplicherà il proprio impatto
attraverso la realizzazione della piattaforma di sviluppo di servizi in mobilità che sarà messa a
disposizione dei soggetti interessati mediante un’infrastruttura aperta (open source) eccetto il
modulo di UC, per definizione aperto ed interoperabile,ma proprietario, tool di sviluppo, servizi di
supporto e training. I soggetti essere interessati a tale offerta sono in generale piccole e medie
aziende ICT e di sviluppo di servizi che operano in mercati verticali e che utilizzeranno la piattaforma
per migliorare la loro offerta di prodotti e servizi (es. fornitori per il mercato enterprise ed office
automation, healthcare, education, turismo e local government, e più in generale servizi al
cittadino). Ci si propone di rendere disponibile la piattaforma di sviluppo prevalentemente in
ambiente virtualizzato (cloud), in modo da garantire la massima flessibilità e scalabilità, e di
realizzare tale piattaforma in accordo con gli standard e le architetture di riferimento applicabili al
dominio specifico di Unified Communication e servizi in mobilità.
4.2.2.2 Impatto degli interventi nodo Calabria
Il Nodo Calabria mira a creare competenze tecnico-scientifiche e a realizzare strumenti software
innovativi nelle aree del Knowledge Management e della Business Analytics, nell’ottica della loro
applicazione alla produzione ed erogazione di servizi intelligenti.
A tal fine, il nodo calabrese si propone
• come centro di eccellenza scientifico che diventi punto di riferimento nazionale ed
internazionale nel settore della gestione della conoscenza. L’obiettivo è quello di contribuire a
creare un avanzamento dello stato dell’arte, fornendo un contributo alla soluzione di
problematiche aperte e complesse come, ad esempio, la rappresentazione della conoscenza in
contesti altamente dinamici e poco strutturati, lo sfruttamento della enorme quantità di
conoscenza (tacita ed esplicita) disponibile in forma non strutturata, le analisi evolute su dati
complessi ed eterogenei, come dati spazio-temporali, geo-spaziali, immagini, stream, reti sociali,
ecc.
• come struttura capace di innescare un processo virtuoso di crescita economica regionale
attraverso un meccanismo che vede, da una parte, le aziende che producono prodotti e servizi
innovativi e, dall’altra, le organizzazioni fruitrici che trarranno vantaggio competitivo dall’utilizzo
di tali tecnologie. Tra queste ultime pensiamo non solo alle aziende che fanno parte dei comparti
della Sanità, dei Trasporti e dell’Energia (per le quali abbiamo previsto esplicite azioni
progettuali) ma, più in generale, all’intero settore delle piccole e medie imprese che
caratterizzano il sistema produttivo regionale. La prospettiva che prefiguriamo è quella di “servizi
ad alto valore aggiunto anche per le piccole imprese”, cioè, ad una diffusione pervasiva delle
nuove tecnologie che saranno sviluppate.
• Come occasione di formazione di professionisti altamente qualificati, spendibili nel mercato
ICT regionale, in grado di alimentare il processo virtuoso di cui sopra.
187
4.2.2.3 Impatto degli interventi nodo Puglia
Il sistema industriale pugliese, sia il settore produttore di ICT sia quello utilizzatore di ICT, è
caratterizzato da rilevante frammentarietà. La presenza di molte piccole e medie imprese diminuisce
la capacità di investimento privato nella ricerca e questo si manifesta con una scarsa collaborazione
tra il sistema universitario e quello industriale. I risultati macroscopici sono una scarsa capacità di
sostenere il proprio posizionamento competitivo ed una altrettanto scarsa presenza sui mercati
internazionali. La costituzione del DBE indurrà le imprese a specializzarsi nelle componenti
organizzative corrispondenti al loro core-business ed a collaborare con le altre imprese
dell’ecosistema quando per far fronte ad una richiesta della committenza ha bisogno di: maggiore
capacità per le specie digitali disponibili nella propria organizzazione oppure di competenze che non
sono disponibili nella propria organizzazione. D’altronde, l’organizzazione per componenti consentirà
di acquisire o di fornire più facilmente collaborazione. Di conseguenza, il DBE renderà più facile la
collaborazione tra le imprese, anche quando esse sono concorrenti, cioè quando hanno le stesse
specializzazioni. Inoltre la facilità di collaborazione indurrà le imprese utilizzatrici delle ICT ad
appartenere allo stesso ecosistema delle produttrici, creando così un vasto mercato interno nello
stesso ecosistema. La capacità di collaborare attraverso i servizi digitali darà anche la possibilità di
estendere la rete di collaborazione. La estendibilità della rete di collaborazione farà sì che un
insieme di piccole e medie imprese possano costituire un partenariato che sia in grado di eseguire
una commessa anche di grandi dimensioni. Questo, insieme con la specializzazione di ognuna delle
specie digitali messe in rete, eleverà la capacità di presidiare il mercato e di far fronte anche alla
turbolenta variazione dello stesso. In altri termini, aumenterà la competitività di ogni singola
impresa, superando, almeno parzialmente, il vincolo della dimensione delle imprese partecipanti
all’ecosistema. L’uso dei servizi primi e la composizione degli stessi per produrre servizi complessi
darà la possibilità di soddisfare commesse che richiedono un grosso impegno economico e hanno
vincoli temporali molto stringenti. Questo, da un lato aumenterà la competitività dell’intero
ecosistema dall’altro darà maggiori margini che devono servire anche a sostenere la specializzazione
delle componenti core business, quindi genererà maggiore propensione alla ricerca e quindi alla
relazione con le istituzioni di ricerca pubbliche e private. Deve esser evidenziato che la capacità di
collaborare ed inoltre, di comunicare attraverso la digitalizzazione dei servizi offrirà maggiori
possibilità di collaborare con le imprese di qualsiasi parte del globo. Questa caratteristica, insieme
con l’aumentata competitività costituirà una maggiore capacità di internazionalizzazione, sia delle
imprese che utilizzano le ICT ma anche e soprattutto delle produttrici delle stesse tecnologie. Lo RSD
la KEB e la EF costituiranno una piattaforma abilitante per raccogliere e sfruttare conoscenza
collettiva per favorire continua innovazione e miglioramento dei servizi. E’ il caso di evidenziare che
in questa azione sarà efficace la rete di laboratori che contribuirà notevolmente ad arricchire la
piattaforma di strumenti e di contenuti adeguati al suo scopo.
188
4.2.3 Monitoraggio dell'intervento e valutazione degli impatti
Per offrire una base strutturata e chiara alla valutazione degli impatti del Laboratorio in Rete è
opportuno presentare il quadro complessivo dell'intervento attraverso la definizione del suo
“Quadro Logico”: esso presenta gli obiettivi, i risultati, le attività e le loro relazioni causali in maniera
sistematica secondo una logica di causa-effetto. Su tale quadro di riferimento, si individua un
insieme di indicatori che misurano gli output delle attività, i risultati diretti dell'intervento e gli
impatti a medio - lungo termine. L'insieme fornisce uno strumento utile per il monitoraggio e per la
valutazione in - itinere ed ex-post dell'intervento.
Il Quadro Logico68. Il Quadro Logico è una matrice che presenta un quadro degli obiettivi e delle
attività. La successione logica di causa-effetto degli obiettivi si legge dal basso verso l'alto.
Figura 25 Project Cycle Management Handbook, ITAD Ltd, UK, 2001
Lo strumento è definito nel Logical Framework Approach (LFA), normalmente utilizzata nell'ambito
delle metodologie di Project Cycle Management
68
189
Gli Obiettivi Generali di un programma spiegano perché questo è importante per la società, in
termini di benefici di lungo termine per i beneficiari e per più ampi benefici per altri soggetti.
Tipicamente, gli obiettivi generali si inquadrano nelle politiche settoriali/territoriali nazionali ed
europee e sono generalmente raggiungibili grazie a più programmi concomitanti.
L'Obiettivo Specifico (Project Purpose) del programma indirizza il problema specifico che si vuole
risolvere ed è definito in termini di benefici ricevuti dai destinatari del progetto come risultato dei
servizi/beni erogati dallo stesso.
I Risultati descrivono i servizi/beni che devono essere erogati ai beneficiari; la responsabilità della
corretta erogazione di tali servizi è del project management. I risultati devono indirizzare le cause
principali dei problemi evidenziati e sono quindi derivati da una specifica domanda espressa dai
beneficiari.
Le Attività indicano come i servizi/beni saranno erogati dal progetto. Per le attività sono specificati i
mezzi e i costi necessari alla realizzazione.
Per ogni obiettivo (generale, specifico, ecc.) è necessario definire uno o più “Indicatori Verificabili”
che lo “descrivono” in termini termini misurabili e, pertanto, forniscono la base per misurare le
“prestazioni” dell'intervento.
Le “Condizioni” (Assumptions) sono elementi necessari al raggiungimento del relativo obiettivo ma
che sono fuori dal controllo del progetto. Le “Precondizioni” sono condizioni necessarie per l'avvio
stesso del programma (che non si realizza se queste vengono a mancare).
Il Quadro Logico del Laboratorio in Rete, completo degli indicatori oggettivamente verificabili è
presentato nella Tabella seguente e, in maniera discorsiva, è presentato di seguito.
Per il Laboratorio in Rete di Service Innovation SI-Lab, l'Obiettivo Specifico si raggiunge se viene
“Creata una rete di eccellenza (SI-Lab) che valorizza le risorse scientifiche e
imprenditoriali delle tre regioni per conseguire risultati tecnico-scientifici di ampio
respiro a supporto della User-driven ICT-based Service Innovation e proiettarli nelle reti
di ricerca e innovazione nazionali e internazionali”.
Gli Indicatori dell'Obiettivo Specifico sintetizzano la capacità del Laboratorio di operare
efficacemente nel campo della ricerca e dell'innovazione, a livello nazionale ed europeo:
•
Volume totale dei progetti di R&S collaborativa acquisiti grazie al Laboratorio dai suoi
partner.
•
Volume totale dei progetti finanziati nell'ambito di programmi Europei.
•
Numero di imprese che innovano su tecnologie sviluppate dal Laboratorio in Rete SI-Lab per
valutare la capacità di trasferire efficacemente i risultati di ricerca fra i soci e sul territorio.
•
Tasso di collocamento sul mercato del lavoro dei destinatari degli interventi di formazione ad
un anno dalla conclusione per rilevare la qualità dei servizi e l'allineamento con la domanda
effettiva di professionalità.
190
Tale obiettivo contribuisce, ovviamente insieme ad altri fattori esterni, al raggiungimento dei
benefici più generali per i territori delle tre regioni di cui abbiamo parlato. Sinteticamente, nel
Quadro Logico, sono stati sintetizzati in tre grandi Obiettivi Generali:
“Maggiore apertura dei territori delle tre regioni verso i mercati “della conoscenza”
nazionali e internazionali”
“Aumentato il tasso di competitività e innovazione del territorio, nelle imprese, enti e PA
delle tre regioni”
“Incrementata la capacità di attrazione del territorio, in particolare per attività
knowledge intensive”
Gli Indicatori degli Obiettivi Generali sono relativi agli impatti sul sistema socio-economico. Gli
indicatori selezionati sono riferiti ai soci anche se non sono imputabili solo all'effetto del progetto.
Essi danno comunque un'indicazione dell'impatto più generale del Laboratorio.
•
Incremento delle quote di mercato dei soci sui mercati esterni.
•
Incremento del volume complessivo di affari dei soci.
•
Incremento dell'occupazione qualificata dei soci.
•
Incremento occupazionale derivante dalla localizzazioni di nuove imprese nell'ambito del
Laboratorio.
D'altra parte, per soddisfare l'Obiettivo Specifico del Laboratorio sono necessari quattro Risultati
nelle sue principali aree (networking, ricerca, valorizzazione economica dei risultati, trasferimento).
Ovvero si deve ottenere che il Laboratorio è/ha:
“Inserito nelle reti regionali, nazionali e internazionale di ricerca e innovazione”
“Riconosciuta capacità di ricerca e innovazione di eccellenza nell'ambito della Service
Innovatio
“Attivato processi di valorizzazione industriale dei risultati di ricerca del Laboratorio con
il coinvolgimento dei soci”
“Attivato processi di trasferimento tecnologico verso imprese, enti e PA delle tre regioni”
Gli Indicatori di Risultato rendono conto del grado complessivo di successo delle attività che
concorrono al loro raggiungimento. Nello specifico, sono stati individuati i seguenti indicatori:
1. Valutazione positiva sulle attività di R&S da soggetti esterni al Laboratorio e, in particolare,
dal CTS e dai valutatori dei progetti finanziati.
2. Numero di nuovi prodotti e/o servizi avviati dai soci utilizzando le tecnologie sviluppate dal
Laboratorio
3. Numero di spin-off avviati su tecnologie sviluppate dal Laboratorio e/o con il supporto dello
stesso
4. Percentuale del fatturato dovuto ad attività verso terzi (servizi, ricerca a contratto,
formazione, ecc.) sul volume di affari totale del Laboratorio (che include ovviamente i
progetti finanziati). E' un indicatore della capacità di autofinanziamento.
191
Per brevità non richiamiamo tutte le Attività necessarie al raggiungimento di tali Risultati. Sono
comunque ben identificabili nella tabella e corrispondono a quanto già presentato nella sezione
dedicata al modello operativo (business model) del Laboratorio.
Nella tabella seguente che riepiloga il Quadro Logico è omessa, per semplicità, la colonna delle
Condizioni e le indicazioni su Costi e Mezzi necessari. In sintesi, le principali Condizioni sono: la
“precondizione” che è ovviamente legata al finanziamento della Proposta di Laboratorio in Rete; il
mantenimento o l'avvio dei programmi, regionali e nazionali, a sostegno di spin-off e servizi di
trasferimento tecnologico ai quali è in parte legata la capacità del Laboratorio di erogare alcuni
servizi di trasferimento tecnologico (ad esempio, audit tecnologici ovvero spazi di incubazione);
alcune condizioni di carattere generale (ad esempio, relative alle tendenze economiche in atto o agli
investimenti per il miglioramento di infrastrutture e servizi di uso generale, ecc.).
192
L ogica de ll'Inte r ve nto
O bie t tivi
Ge ne rali
M a ggi o r e
a p ertu ra
d ei
ter ri to ri d el l e tr e regi o n i
vers o
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m erc a ti
“d el l a
c o n o s c en za ”
n a zi o n a l i
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O bie ttivo
Spe cifico
Crea ta u n a r ete d i ec c el l en za (SI -La b ) c h e va l o ri zza l e ri s o r s e s c i en ti fi c h e e i m p ren d i to r i a l i
d el l e tre regi o n i p er c o n s egu i r e r i s u l ta ti tec n i c o -s c i en ti fi c i d i a mp i o r es p i ro a s u p p o r to
d el l a Use r-drive n ICT-b ase d Se r vice Innovation e p ro i etta rl i n el l e r eti d i ri c er c a e
i n n o v a zi o n e n a zi o n a l i e i n tern a zi o n a l i .
Risult ati
A t tivit à
La b o r a to ri o i n s eri to n el l e r eti
regi o n a l i ,
n a zi o n a l i
e
i n tern a zi o n a l e d i ri c er c a e
i n n o v a zi o n e
Au m en ta to
il
ta s s o
di
c o mp eti ti v i tà e i n n o va zi o n e
d el terr i to ri o , n el l e i m p res e,
en ti e P A d el l e tre r egi o n i
In dicatori V e rificabili
I n c r . p res en za s u m erc a ti
es tern i d ei s o c i
I n c r . vo l u me a ffa r i d ei s o c i
I n c r . o c c u p a zi o n e q u a l i fi c a ta
d ei s o c i
I n c r . o c c u p a zi o n a l e p er n u o ve
l o c a l i zza zi o n i d i i mp r es e
I n c rem en ta ta l a c a p a c i tà d i
a ttra zi o n e d el ter ri to ri o , i n
p a rti c o l a re
p er
a tti vi tà
“kn o wl ed ge i n ten s i ve”
Vo l u m e to ta l e p r o getti R& S
Vo l u m e p ro getti EU
N. i m p r es e i n n o va n o s u
tec n o l o gi e SI -La b
% c o l l o c a men to a u n a n n o d ei
d es ti n a ta ri d el l a fo rm a zi o n e
Atti v a ti
p r o c es s i
di
Atti va ti
p ro c es s i
di
Ri c o n o s c i u ta
c a p a c i tà
di
va l o ri zza zi o n e i n d u s tr i a l e d ei
tra s fer i m en to
tec n o l o gi c o
r i c er c a e i n n o va zi o n e d i
ri s u l ta ti
di
ri c erc a
d el
v ers o i m p r es e, en ti e P A d el l e
ec c el l en za n el l 'a mb i to d el l a
La b o r a to r i o
con
il
tre regi o n i
Servi c e I n n o v a ti o n
c o i n vo l gi m en to d ei s o c i
Atti va r e i s ervi zi d i mes s a i n Rea l i zza r e c o n s u c c es s o i
di
r i c erc a e
rete
e
p r o mo zi o n e
d el p r o gra m m i
La b o r a to ri o
(r eti ,
fi er e fo rm a zi o n e fi n a n zi a ti
tec n o l o gi c h e, ec c .)
Atti va re
i
s er vi zi
di
p er
la
D efi n i r e
a c c o rd i
d i c o n s u l en za
c o l l a b o ra zi o n e s p eri men ta l e p a r tec i p a zi o n e c o n gi u n ta a
c o n D i s tretti Tec n o l o gi c i e p r o gra m m i reg / n a z / UE
p o l i regi o n a l i p er l 'i n n o va I n c remen ta re l a p a r tec i p a zi o n e
zi o n e a p r o gra m m i n a zi o n a l i
Svo l gere u n ru o l o a tti vo ed eu r o p ei d i R& S
n el l 'a mb i to d el l e P TE (NESSI )
c o n i l c o n tr i b u to d ei p a r tn er
d el SI -La b
Atti v a re i s er vi zi d i
c o n s u l en za vers o i s o c i s u :
Atti va r e s er vi zi d i ri c erc a a
c o n tr a tto d el La b o r a to ri o
(a ) p ro tezi o n e P r o p ri età
I n tel l ettu a l e s u i ri s u l ta ti d el
La b -SI
Atti va r e s ervi zi d i c o n s u l en za
a l l e a zi en d e d i s ervi zi
Ero ga r e o fferta fo r ma ti v a
e
moduli
(b ) i n c en ti vi p er i n d u s tri a l i z- (M a s ter
s p ec i a l i s ti c i )
su
Ser vi c e
za zi o n e c o n gi u n ta d ei
I n n o va ti o n
ri s u l ta ti
Svo l ger e a tti vi tà d i tu to ra ggi o
o d i p a rtn ers h i p a s o s tegn o
d egl i s p i n -o ff n a ti s u
tec n o l o gi e d el SI -La b
Tabella 14 Quadro Logico del Laboratorio in Rete
Va l u ta zi o n e p o s i ti va CTS e
va l u ta to r i es tern i s u R& S
N.
n u o vi
p ro d o tti /s ervi zi
a vvi a ti d a i s o c i
N. s p i n -o ff a vvi a ti
% fa ttu ra to d a a tti vi tà v ers o
ter zi s u vo l u me a ffa r i to ta l e
N. a c c o r d i d i c o l l a b o r a zi o n e
N. d i even ti o r ga n i zza ti
N. r i c er c a to ri c o i n vo l ti n el l e
P TE
% a va n za m en to p ro getti R& S
N. p ro p o s te R& S el a b o r a te
N. p ro getti R& S fi n a n zi a ti
N. s erv i zi c o n s u l en za a s o c i
N. c o m mes s e d i ri c erc a
c o n tr a tto e s ervi zi a ter zi
a
N. p ro getti / o re / b en efi c i a ri
d ei p ro getti d i fo rm a zi o n e
Appendice 1- Dati Statistici di Rilievo
Unità locali
Addetti Unità Locali
JC
JC
JB
JB
Servizi IT ed
Servizi IT ed
Telecomunic
Telecomunic
altri servizi Tutti i settori
altri servizi
azioni
azioni
informativi
informativi
26
642
46.315
394
2.293
078 - Cosenza
Dimensione media
JC
JB
Servizi IT ed
Telecomunic
Tutti i settori
altri servizi
azioni
informativi
115.466
15,2
3,6
2,5
Totale
Addetti
079 - Catanzaro
19
330
23.687
788
847
63.717
41,5
2,6
2,7
080 - Reggio di Calabria
27
329
31.334
269
867
82.666
10,0
2,6
2,6
101 - Crotone
5
136
9.839
35
435
26.390
7,0
3,2
2,7
102 - Vibo Valentia
2
106
9.698
67
419
24.481
33,5
4,0
2,5
Totale Calabria
79
1.543
120.873
1.553
4.861
312.720
19,7
3,2
2,6
071 - Foggia
30
346
40.808
286
691
107.492
9,5
2,0
2,6
072 - Bari
88
1.538
114.041
2.506
6.380
364.340
28,5
4,1
3,2
073 - Taranto
27
383
32.106
285
1.122
113.700
10,6
2,9
3,5
074 - Brindisi
19
234
24.033
157
653
69.538
8,3
2,8
2,9
075 - Lecce
45
581
57.407
503
1.477
152.234
11,2
2,5
2,7
Totale Puglia
209
3.082
268.395
3.736
10.324
807.304
17,9
14
272
27.354
176
691
72.026
12,6
3,3
2,5
3,0
081 - Trapani
082 - Palermo
79
890
66.032
3.351
2.853
205.202
42,4
3,2
3,1
2,6
083 - Messina
33
482
42.577
376
1.365
118.258
11,4
2,8
2,8
084 - Agrigento
12
221
25.140
248
488
59.380
20,6
2,2
2,4
085 - Caltanissetta
10
150
14.870
123
386
43.447
12,3
2,6
2,9
4
90
9.487
37
175
24.393
9,3
1,9
2,6
66
858
68.074
1.175
2.209
196.828
17,8
2,6
2,9
086 - Enna
087 - Catania
088 - Ragusa
18
278
20.683
152
871
58.784
8,5
3,1
2,8
089 - Siracusa
18
272
21.932
204
842
70.372
11,3
3,1
3,2
Totale Sicilia
254
3.513
296.149
5.842
9.880
848.689
23,0
2,8
2,9
Totale Mezzogiorno
1.206
17.241
1.353.193
23.719
52.141
4.006.782
19,7
3,0
3,0
Totale Italia
5.288
89.631
4.884.313
104.370
339.533 17.586.044
19,7
3,8
3,6
Tabella: Imprese e addetti ICT per province (Fonte: Elaborazione su dati ISTAT 2007)
Addetti
N.
Sis te m i Locali de l Lavoro
JB
Telecomunica
zioni
JC
Servizi IT ed
altri servizi
inf ormativi
Coefficiente di specializzazione
JB
Totale addetti
Telecomunica
SIL
zioni
JC
Servizi IT ed
altri servizi
inf ormativi
J
Servizi di
inf ormazione
e comunicaz
3
Ivrea
1.941
1.682
37.056
8,83
2,35
3,87
7
Torino
5.196
20.298
630.523
1,39
1,67
1,60
38
Aosta
89
531
24.539
1,12
1,00
57
Milano
18.390
58.055
1.474.464
2,04
2,05
66
Brescia
496
3.992
190.038
78
Pavia
139
1.018
46.294
1,14
98
Lodi
88
1.750
56.891
1,59
1,28
100
Bolzano
506
1.464
65.808
1,30
1,15
1,19
131
Trento
532
2.332
68.995
1,30
1,75
1,64
138
Verona
952
4.755
227.709
144
Vicenza
283
2.673
125.836
158
Venezia
1.913
3.881
226.119
1,43
161
Padova
2.378
7.576
246.475
1,63
172
Udine
398
2.136
98.226
174
Trieste
538
1.799
71.736
1,26
1,30
1,29
188
Genova
1.492
4.886
228.443
1,10
1,11
1,11
200
Parma
331
3.069
129.142
1,23
1,04
205
Carpi
79
1.037
51.983
1,03
208
Modena
424
2.833
141.607
213
Bologna
3.397
9.247
334.394
1,71
1,43
249
Firenze
2.349
5.900
285.013
1,39
1,07
1,15
258
Pisa
386
1.709
55.097
1,18
1,61
1,51
263
Arezzo
488
658
52.890
1,55
276
Siena
234
868
38.504
1,02
1,17
1,13
297
Perugia
434
1.545
74.533
313
Ancona
883
1.165
73.854
350
Roma
25.995
53.227
1.169.949
3,74
2,36
2,68
362
Avezzano
290
492
24.981
1,96
1,02
1,24
375
Pescara
769
1.421
110.332
1,17
409
Napoli
6.637
8.580
440.448
2,54
1,01
1,37
457
Bari
2.348
3.867
166.056
2,38
1,21
1,48
463
Putignano
13
554
27.479
479
Le cce
374
913
56.862
1,11
515
Cos e nza
370
1.790
48.229
1,29
533
Catanzaro
732
519
29.940
4,12
550
Re ggio di Calabr ia
251
434
40.621
1,04
581
Pale rm o
3.256
2.501
156.133
3,51
594
Me s s ina
290
673
48.413
1,01
2,10
1,09
1,08
1,10
1,02
1,59
1,60
1,13
1,02
1,04
1,07
2,01
1,50
1,05
1,10
1,04
628
Catania
1.108
1.774
134.076
1,39
670
Cagliari
2.115
2.419
126.925
2,81
1,92
1,77
1,66
1,46
1,42
Tabella: Specializzazioni ICT e IT per Sistemi Locali del Lavoro (Fonte: Elaborazione su dati ISTAT
2007)
195
Appendice 2- Bozza ATS
BOZZA
COSTITUZIONE DI ASSOCIAZIONE TEMPORANEA DI SCOPO
TRA
-
SI-Lab - SICILIA S.c.r.l.
-
SI-Lab - CALABRIA S.c.r.l.
-
SI-Lab - PUGLIA S.c.r.l.
-
ICT SUD Scarl
Tutte in seguito per brevità denominate anche singolarmente “Parte” e collettivamente “Parti”,
Premesso che
a)
in data 29 ottobre 2010, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca [di seguito in
breve “MIUR”] ha emanato un Avviso rivolto allo sviluppo/potenziamento dei Distretti ad Alta
Tecnologia e dei Laboratori Pubblico-Privati esistenti nonché alla creazione di nuovi Distretti ad
Alta Tecnologia e/o nuove Aggregazioni Pubblico/Private [di seguito in breve il “Bando”];
b)
in risposta al Bando, Centro di Competenza ICT SUD Scarl, Engineering Ingegneria Informatica
S.p.A., OR.COM. s.r.l., Italtel S.p.A., Consorzio Ticonzero, Università degli Studi di Palermo,
Università degli Studi di Catania, Nokia Siemens Networks Italia S.p.A, SIEMENS IT SOLUTIONS
AND SERVICES S.P.A., CNR-ICAR (Istituto per il Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni), EXEURA s.r.l.,
EXTRA s.r.l., Omnia Energia S.p.A., IFM s.r.l., DLVSystem s.r.l., Open Knowledge Technologies Srl,
Università della Calabria, Università di Catanzaro, Università Mediterranea di Reggio Calabria,
Università degli Studi di BARI, Politecnico di Bari, Università del Salento, Università di Foggia,
Exprivia S.p.A, Sincon s.r.l., DRIVING ADVANCES OF ICT IN SOUTH ITALY - NET S.c.a.r.l., Software
Engineering Research & Practices S.r.l., LORAN s.r.l., ITEL Telecomunicazioni S.r.l. [di seguito
collettivamente in breve l’ “Aggregazione”] hanno presentato uno Studio di Fattibilità su Service
196
Innovation che propone la realizzazione di una rete di tre laboratori localizzati rispettivamente in
Calabria, Puglia e Sicilia [di seguito in breve singolarmente il “Laboratorio” e collettivamente i
“Laboratori”];
c)
in caso di esito favorevole della proposta presentata al MIUR, i partner dell’Aggregazione hanno
concordato di costituirsi in tre società consortili, una localizzata in Calabria (SI-LAB Calabria
S.c.r.l.), una in Puglia (SI-LAB Puglia S.c.r.l.) ed una in Sicilia (SI-LAB Sicilia S.c.r.l.) per la gestione
di ciascun Laboratorio e delle attività ad esso affidate;
d)
a seguito della valutazione positiva dello Studio di Fattibilità, il MIUR e le Amministrazioni
Regionali interessate hanno ammesso alle agevolazioni finanziarie un piano d’attività [di seguito
in breve il “Piano”] che le Parti s’impegneranno ad attuare attraverso la sottoscrizione di un
contratto [di seguito in breve il “Contratto”] con l’istituto di credito designato quale soggetto
convenzionato;
e)
il Piano prevede un insieme coordinato di attività che ciascuna delle Parti dovrà sviluppare sotto
la propria responsabilità;
f)
le Parti concordano sulla necessità di disciplinare, con il presente accordo (in seguito “Accordo”),
i loro reciproci obblighi, responsabilità e rapporti per il coordinamento delle attività del Piano;
Tutto ciò premesso e considerato, le Parti convengono e stipulano quanto segue.
ART. 1 - PREMESSE E ALLEGATI
1.1. Le Premesse e gli Allegati costituiscono parte integrante e sostanziale del presente Accordo.
ART. 2 – COSTITUZIONE DELL’ASSOCIAZIONE TEMPORANEA DI SCOPO
2.1. Le Parti convengono e dichiarano di riunirsi in Associazione Temporanea di Scopo, avente ad
oggetto quanto specificato nel successivo articolo 3.
2.2. Le quote nominali di partecipazione delle Parti all’ATS sono: SI-LAB Calabria S.c.r.l. 30%, SI-LAB
Puglia S.c.r.l. 30%, SI-LAB Sicilia S.c.r.l. 30%, ICT SUD Scarl 10%
2.3. L’ATS è disciplinata da quanto disposto dai successivi articoli, nonché da eventuale specifico
ulteriore Regolamento che disciplinerà gli aspetti organizzativi e che dovrà essere stipulato, per
iscritto, fra le Parti.
ART. 3 – OGGETTO DELL’ATS
3.1. Il presente Accordo ha ad oggetto la regolamentazione dei rapporti fra le Parti per il
coordinamento delle attività del Piano.
197
3.2. Ogni Parte s’impegna in particolare a realizzare la parte del Piano di propria competenza come
meglio specificato in Allegato A e per come previsto dal Bando e dal Contratto.
3.3. Ciascuna Parte, in relazione alle parte di Piano di propria competenza, s’impegna altresì a
rispettare tutti gli eventuali adeguamenti e/o modifiche richieste o autorizzate dal Ministero e/o
dalla Banca.
3.4. Le Parti sottoscrivono il presente Accordo al fine esclusivo di disciplinare i reciproci rapporti
per la gestione del Piano e per i progetti ad esso relativi. Il presente Accordo, pertanto, non
determina alcuna organizzazione o associazione tra le Parti, ognuna delle quali conserva la
propria autonomia.
ART. 4 - ORGANI DELL’ATS
4.1. Organi dell’ATS sono l’Assemblea, il Direttore, il Comitato Direttivo e il Comitato TecnicoScientifico.
ART. 5 – ASSEMBLEA
5.1. L’Assemblea è composta da un rappresentante designato da ciascuna Parte unitamente a un
eventuale sostituto ed è presieduta dal Direttore. L’Assemblea:
a) nomina il Direttore;
b) nomina il Comitato Direttivo
c) delibera sulle questioni sottoposte alla sua decisione dal Direttore.
5.2. Per l’assunzione delle decisioni dell’Assemblea è necessaria la presenza della maggioranza dei
rappresentanti delle Parti. Le decisioni sono validamente prese con il voto favorevole di tanti
membri che rappresentano la maggioranza dei membri presenti e, in ogni caso, la maggioranza
delle quote di partecipazione all’ATS di cui al comma 2.2.
5.3. L’Assemblea dei partner si riunisce con preavviso di 7 (sette) giorni naturali e consecutivi. Le
riunioni, di norma, saranno tenute a rotazione presso le sedi dei Laboratori.
5.4. L'avviso di convocazione, contenente l’ordine del giorno della riunione, è inviato dal Direttore
a mezzo di telex, telefax, telegramma o e-mail. L'avviso di convocazione, come pure ogni altra
comunicazione ai rappresentanti delle Parti, sono inviati agli indirizzi di cui al successivo articolo
18.
5.5. Di ciascuna riunione sarà redatto verbale contenente gli argomenti trattati e le deliberazioni
adottate, che verrà sottoscritto dalle Parti e conservato in originale dal Direttore.
198
5.6. Le Parti possono, previo accordo, effettuare riunioni dell’Assemblea dei partner mediante
conferenza telefonica o video conferenza. Durante tale conferenza verrà redatto un verbale
della riunione ai sensi del comma precedente, che verrà dalle Parti sottoscritto
tempestivamente ed in ogni caso entro e non oltre 48 (quarantotto) ore naturali e consecutive
dalla conclusione della conferenza telefonica.
ART. 6 – IL DIRETTORE
6.1. Il Direttore è nominato dall’Assemblea dei partner.
6.2. Il Direttore dura in carica tre anni e può essere confermato alla scadenza del mandato.
6.3. Il Direttore:
-
coordina la predisposizione da parte delle Parti dei rapporti tecnici del Piano di rispettiva
competenza e dei relativi rendiconti contabili che sottopone al Ministero e/o alla Banca alle
scadenze previste dal Bando e dal Contratto nei termini ed alle condizioni ivi previsti;
-
è responsabile del coordinamento del Piano sulla base delle decisioni del Comitato Direttivo.
ART. 7 - IL COMITATO DIRETTIVO
7.1. Il Comitato Direttivo è composto dal Direttore che lo presiede e da un membro in
rappresentanza di ciascun Laboratorio regionale. In ogni caso dovrà essere garantita la
partecipazione di n°1 membro per ogni area territoriale (Calabria, Sicilia, Puglia)
7.2. Il Comitato direttivo:
-
verifica lo stato di avanzamento del Piano;
-
assicura il coordinamento delle attività e definisce le azioni da intraprendere da ciascuna
Parte per un efficace coordinamento in conformità a quanto previsto al comma 3.2.
7.3. Le indicazioni del Comitato Direttivo sono vincolanti per le Parti.
7.4. Le decisioni del Comitato Direttivo sono adottate con la maggioranza dei suoi membri. Qualora
per qualche decisione non si raggiungesse la maggioranza, la decisione stessa è sottoposta alla
delibera dell’Assemblea.
7.5. Ogni Parte ha facoltà di richiedere la convocazione del Comitato Direttivo per decidere su
questioni di interesse comune.
ART. 8 - IL COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO
8.1. Il Comitato tecnico-scientifico è composto dai presidenti dei Comitati tecnico-scientifici dei tre
Laboratori.
199
8.2. Il Comitato tecnico-scientifico è un organo consultivo che esprime il proprio parere sul
raggiungimento degli obiettivi parziali e finali del Piano.
ART. 9 Compensi degli organi dell’ATS
9.1. Tutti gli incarichi relativi agli organi dell’ATS vengono svolti a titolo esclusivamente gratuito
ART. 10 - OBBLIGHI DELLE PARTI
10.1. Ciascuna Parte è tenuta a:
a)
adempiere alle decisioni dell’Assemblea e del Comitato Direttivo;
b)
nominare per la parte di Piano di propria competenza un responsabile operativo;
c)
assicurare la corretta e tempestiva esecuzione delle parti di Piano di propria
competenza;
d)
informare tempestivamente il Direttore di ogni difficoltà riscontrata nell'esecuzione
delle parti del Piano di propria competenza che possa determinare un proprio ritardo
nell’adempimento o un proprio inadempimento ovvero che possa determinare un
ritardo nell’adempimento o un inadempimento delle altre Parti;
e)
comunicare tempestivamente al Direttore ogni situazione che ai sensi di quanto
previsto dalla normativa pro tempore vigente ovvero dal Contratto determini
l'applicazione di sanzioni o la risoluzione del Contratto;
f)
trasmettere al Direttore, con la periodicità prevista dal Contratto, lo stato di
avanzamento delle parti di Piano di propria competenza;
g)
trasmettere al Direttore ogni altra documentazione di propria competenza, prevista
dal Bando o dal Contratto, in tempo utile affinché sia presentata dal Direttore al
Ministero o alla Banca nei termini previsti dal Bando o dal Contratto;
h)
mettere a disposizione del Direttore tutte le informazioni e gli elaborati necessari e
informare lo stesso in modo completo e sollecito sulle circostanze che possono
incidere sulla realizzazione del Piano e sulla esecuzione del Contratto.
ART. 11 - RENDICONTAZIONE
11.1. Le Parti s’impegnano a redigere le proprie rendicontazioni con la cadenza prevista nel
calendario di rendicontazione, stabilito dal Direttore, che dovrà essere conforme a quanto
previsto dal Contratto. Ciascuna Parte emetterà le proprie rendicontazioni e le consegnerà al
Direttore, che a sua volta provvederà ad inviarle al Ministero e alla Banca, per gli importi dei
200
costi corrispondenti alle prestazioni del Piano di ciascuna parte secondo le modalità, condizioni
e termini previsti dal Contratto.
ART. 12 - RESPONSABILITA’
12.1. Ferma restando la responsabilità delle Parti nei confronti del Ministero e della Banca secondo
le modalità previste dal Bando e dal Contratto, ciascuna Parte è e resterà indipendente
conservando la propria autonomia nella esecuzione, gestione e amministrazione delle
prestazioni delle parti di Piano di propria competenza con piena responsabilità in relazione a
tutti gli adempimenti e oneri di carattere economico, tecnico, finanziario, fiscale e
previdenziale. Ciascuna Parte, pertanto, resta indipendente e conserva la propria autonomia
nell’esecuzione, gestione e amministrazione delle prestazioni delle parti di Piano di propria
competenza, impegnandosi a manlevare le altre Parti da ogni danno derivante da tali proprie
attività.
12.2. Ferma restando la responsabilità delle Parti nei confronti del Ministero e della Banca secondo
-
le modalità previste dal Bando e dal Contratto, ciascuna Parte:
sarà responsabile dei danni causati direttamente alle altre Parti a causa dell’inadempimento
dei propri obblighi verso il Ministero e/o la Banca e/o verso le altre Parti per colpa grave o
dolo;
-
non potrà essere chiamata a rispondere dei danni indiretti e/o consequenziali (tra i quali, a
titolo esemplificativo e non limitativo, si indicano la perdita di profitti, perdita di produzione,
fermo di produzione danno o perdita alla proprietà, perdita di dati, informazioni ed interessi)
eventualmente causati alle altre Parti nell'esecuzione delle prestazioni di Progetto di propria
competenza.
ART. 13 - SANZIONI
13.1. In caso di applicazione di sanzioni da parte del Ministero e/o della Banca, si procederà come
segue:
a) qualora ritardi o inadempimenti nell’esecuzione delle prestazioni delle parti di Piano di
competenza di una Parte, non dovuti a causa imputabile alle altre, determinino l’applicazione
da parte del Ministero e/o della Banca di sanzioni, esse saranno interamente e
definitivamente sopportate dalla Parte in ritardo e/o inadempiente;
b) qualora le sanzioni siano applicate per ritardi o inadempimenti nelle prestazioni delle parti
di Piano di competenza di una Parte, ma il ritardo o l’inadempimento sia imputabile anche o
esclusivamente a ritardi o inadempimenti nell’esecuzione delle prestazioni delle parti di Piano
201
di competenza di altre Parti, le sanzioni saranno sopportate congiuntamente dalle Parti
responsabili, in proporzione alle rispettive responsabilità;
c) ove non fosse possibile individuare la proporzione delle rispettive responsabilità, le
sanzioni e, ove previsto, l’eventuale danno ulteriore, saranno sopportati dalle Parti
responsabili in misura proporzionale ai valori delle rispettive prestazioni.
ART. 14 - ESCLUSIVA E RISERVATEZZA
14.1. Ciascuna Parte s’impegna espressamente a considerare come soggetti a vincolo di riservatezza
tutti i dati e le informazioni attinenti alle altre Parti di cui essa sia venuta a conoscenza in
occasione della predisposizione del Piano.
14.2. Fermo quanto precede, le Parti concordano che per il puntuale adempimento del Piano per
come previsto dal Contratto, potrà rendersi opportuno e/o necessario lo scambio e/o la
comunicazione fra le Parti stesse di dati, notizie, concetti, idee, metodologie o tecniche.
14.3. Ferme restando le condizioni con cui eventualmente le Parti disciplineranno le modalità di
scambio e/o di comunicazione dei dati e delle informazioni di cui al precedente paragrafo, le
Parti s’impegnano sin d'ora a considerare detti dati e dette informazioni soggette a vincolo di
riservatezza e, pertanto, a non pubblicarli e/o divulgarli a soggetti terzi se non con il consenso
scritto della Parte interessata. Tale impegno verrà meno esclusivamente nei casi in cui la
pubblicazione o la divulgazione siano richieste per adempiere a un obbligo di legge ovvero siano
richieste al fine di adempiere agli obblighi previsti dal Contratto o imposti dal Ministero e/o
dalla Banca.
14.4. I dati e le informazioni che verranno forniti da una Parte rimarranno di proprietà esclusiva
della stessa.
14.5. Fermo restando quanto precede, non sono considerate informazioni riservate quelle che:
-
siano generalmente disponibili in quanto provenienti da fonti pubbliche o siano di pubblico
dominio, purché ciò non sia la conseguenza di inadempimento della Parte ricevente agli
obblighi di cui al presente articolo;
-
siano già note alla Parte ricevente prima di riceverle dalla Parte comunicante;
-
siano divulgate in esecuzione di una disposizione di legge o di un ordine dell’autorità
amministrativa.
14.6. Il vincolo di riservatezza di cui al presente articolo è valido ed efficace per tutta la durata del
presente Accordo e per i tre anni immediatamente successivi.
202
ART. 15 - DURATA
15.1. Il presente Accordo sarà valido ed efficace dalla data della sua sottoscrizione fino al 31
dicembre 2016 e comunque sino alla data di estinzione di tutte le obbligazioni pendenti tra le
Parti e/o nei confronti del Ministero e/o della Banca in base al Contratto.
ART. 16 - INTERPRETAZIONE
16.1. Il presente Accordo dovrà essere interpretato ed eseguito secondo buona fede, avendo
riguardo alla comune intenzione delle Parti e al risultato sostanziale che, con la sottoscrizione
del presente Accordo, esse intendono ragionevolmente perseguire nonché in considerazione
delle responsabilità assunte da ciascuna Parte in conseguenza della sottoscrizione del Contratto
.
16.2. Nel caso in cui una o più previsioni del presente Accordo dovessero risultare contrarie a norme
inderogabili di legge o comunque dovessero venire dichiarate nulle o annullate, le rimanenti
previsioni del presente Accordo rimarranno in vigore per conservare, per quanto possibile, lo
scopo originariamente voluto dalle Parti. Le Parti concordano sin da ora di sostituire alle
previsioni del presente Accordo risultate contrarie a norme inderogabili di legge o, comunque,
dichiarate nulle o annullate, altre previsioni che permettano di dare al presente Accordo un
contenuto il più conforme possibile a quello che le Parti avevano originariamente voluto.
ART. 17 - CONTROVERSIE
17.1. Qualora dovesse insorgere una controversia tra le Parti in relazione al presente Accordo, esse
dovranno esperire un tentativo di composizione amichevole della controversia. Resta inteso che
qualora non fosse raggiunto un accordo entro 30 (trenta) giorni dalla data di invio della
comunicazione scritta con cui la Parte più diligente ha dichiarato di voler esperire il predetto
tentativo di conciliazione, ciascuna Parte avrà il diritto di ricorrere all’arbitrato di cui al
successivo comma 16.2.
17.2. Tutte le controversie derivanti dalla presente scrittura privata, comprese quelle relative alla
sua validità, interpretazione, esecuzione e risoluzione, saranno risolte, indipendentemente dal
numero delle Parti, da un Collegio di tre Arbitri, uno dei quali con funzione di Presidente, in
conformità al Regolamento Arbitrale Nazionale della Camera Arbitrale Nazionale ed
Internazionale di Milano, che le parti dichiarano di conoscere ed accettare integralmente. La
sede dell’arbitrato sarà Cosenza. Gli Arbitri procederanno in via rituale e secondo diritto.
ART. 18 - MODIFICHE E INTEGRAZIONI / NEGOZIAZIONE
203
18.1. Il presente accordo prevale su ogni altra precedente intesa, verbale o scritta, eventualmente
intervenuta tra le Parti in merito al medesimo oggetto, costituendo la manifestazione integrale
delle intese raggiunte fra le Parti stesse in ordine a tale oggetto. Qualsiasi modifica o
integrazione del presente accordo dovrà risultare da atto sottoscritto dalle Parti.
18.2. Le Parti si danno atto reciprocamente che il presente Accordo è stato oggetto, costituendone il
risultato, di trattative fra le stesse nella loro piena e libera disponibilità. Le Parti si danno quindi
atto reciprocamente di concordare sulla totalità delle intese in tale Accordo contenute e che
pertanto gli artt. 1341 e 1342 codice civile non trovano applicazione.
ART. 19 - COMUNICAZIONI
19.1. Qualsiasi comunicazione richiesta o consentita dalla presente scrittura privata, dovrà essere
effettuata per iscritto e si intenderà efficacemente e validamente eseguita a ricevimento della
stessa, se effettuata per lettera raccomandata, posta elettronica o fax, sempre che sia
indirizzata come segue:
-
…
-
…
-
…
-
…
-
…
-
…
ovvero presso il diverso indirizzo anche telematico o numero di fax, che ciascuna delle Parti potrà
comunicare alle altre successivamente alla data di questa scrittura privata in conformità alle
disposizioni di cui sopra, restando inteso che presso gli indirizzi su indicati, ovvero presso i diversi
indirizzi che potranno essere comunicati in futuro, le parti eleggono altresì il proprio domicilio ad
ogni fine relativo al presente Accordo, ivi compreso quello di eventuali notificazioni giudiziarie.
ART. 20 - TITOLARITA’ DEI RISULTATI DEL PROGETTO
20.1. I seguenti termini come usati nel seguito di questo articolo 20 avranno i seguenti rispettivi
significati:
(a)
per “Risultato (i)” s’intende le conoscenze risultanti dal Piano ed i relativi diritti di
proprietà industriale o intellettuale;
204
(b)
per “Conoscenze Pregresse” s’intende l’insieme delle conoscenze e dei relativi diritti di
proprietà industriale o intellettuale di ciascuna Parte preesistenti all’esecuzione del
Piano o sviluppati indipendentemente dallo stesso;
(c)
per “Licenza d’Uso” di Risultati o rispettivamente di Conoscenze Pregresse s’intende una
licenza non esclusiva, senza diritto di sublicenza, di utilizzo di Risultati o rispettivamente
di Conoscenze Pregresse, nei limiti necessari per l’esecuzione di compiti di Piano e/o per
l’utilizzo economico di Risultati, come specificato, caso per caso, nelle disposizioni che
seguono;
(d)
per “Legittimo Interesse” s’intende l’interesse di natura industriale e/o commerciale
ragionevolmente invocato da una Parte contro la concessione di Licenze d’Uso sulle
proprie Conoscenze Pregresse ad un altra Parte, in quanto strategiche per la Parte
proprietaria e/o in quanto tale concessione creerebbe un danno significativo alla Parte
proprietaria o l’esistenza di vincoli o impegni contrattuali di detta Parte verso terzi, che
impediscano tale concessione;
(e)
per “Affiliata” di una o più Parti s’intende (i) una controllata (ai sensi dell’art. 2359 c.c..)
di dette Parti, (ii) una Parte di cui una delle Parti suddette sia una controllata e/o (iii) una
controllata della Parte di cui al punto (ii) che precede. Ogniqualvolta si utilizzerà la
presente definizione la stessa si intenderà riferita solo ed esclusivamente alle Parti
suddette.
20.2. I Risultati saranno di proprietà delle rispettive Parti che li hanno generati. Nel caso di Risultati
generati congiuntamente da più Parti e per i quali non sia possibile separare i contributi delle
singole Parti, quest’ultime concorderanno fra di loro, con separato accordo, la ripartizione ed i
termini di esercizio dei relativi diritti di proprietà e di concessione a terzi di diritti su tali
Risultati, nel rispetto delle presenti disposizioni. Nel caso in cui non si raggiunga l’accordo la
ripartizione avverrà in base alle rispettive quote di Piano delle Parti. Resta comunque inteso
che, salvo diverso specifico successivo accordo scritto, ciascuna Parte comproprietaria e le
proprie Affiliate saranno libere di utilizzare i Risultati per le proprie finalità senza nulla dovere
alle altre Parti comproprietarie.
20.3. Ciascuna Parte sarà libera di proteggere i propri Risultati a proprie spese, secondo le forme di
tutela legale e per l’ambito territoriale che riterrà più opportuni. Nel caso di proprietà
congiunta, le Parti comproprietarie concorderanno fra di loro, con separato accordo, le forme e
205
l’ambito di tale tutela e la ripartizione dei compiti e delle spese per l’ottenimento delle
eventuali privative nel rispetto delle presenti disposizioni.
20.4. Ciascuna Parte renderà gratuitamente disponibili alle altre Parti i propri Risultati che siano
necessari per l’esecuzione dei compiti del Piano di dette altre Parti e concederà loro Licenze
d’uso gratuite su detti Risultati solo per l’esecuzione di detti compiti del Piano.
20.5. Qualora a seguito del completamento del Piano, una Parte e/o una propria Affiliata, per la
produzione, fornitura e/o commercializzazione di propri prodotti e/o servizi che realizzino o
siano basati su Risultati di detta Parte o per altro utilizzo economico di detti Risultati, necessiti
tecnicamente di una Licenza d’uso su Risultati di un’altra Parte, quest’ultima
renderà
disponibile detta Licenza d’uso a condizioni eque e ragionevoli almeno pari alle migliori
condizioni da essa allora praticate per analoghe licenze di tali Risultati e, comunque, non
discriminatorie nei confronti delle altri Parti. La concessione di detta Licenza d’Uso sarà oggetto
di separato specifico accordo scritto fra le Parti concedente e concessionaria.
20.6. La concessione da una Parte a un’altra di Licenze d’uso sulle proprie Conoscenze Pregresse
necessarie per l’esecuzione dei compiti del Piano e/o per l’utilizzo economico dei Risultati di
quest’ultima ed i termini e le condizioni di tale concessione saranno oggetto di valutazione,
caso per caso, della Parte proprietaria di tali Conoscenze Pregresse e, in caso di esito positivo di
tale valutazione, di un separato specifico accordo da negoziarsi in buona fede, caso per caso,
fra tali Parti, essendo comunque inteso che la Parte proprietaria di tali Conoscenze Pregresse
potrà rifiutarsi di concedere tali Licenze sulla base del proprio Legittimo Interesse.
20.7. Le disposizioni dei commi 20.1, 20.2, 20.5 e 20.6 restano in vigore anche dopo il
completamento del Piano e la cessazione del presente Accordo.
ELENCO ALLEGATI
Allegato A – Sintesi della Proposta Progettuale e ripartizione attività fra le Parti
______________________________
Letto, confermato, sottoscritto.
, li ………
206
Appendice 3- Bozza Statuto
STATUTO DELLA SOCIETA’ CONSORTILE A
RESPONSABILITA’ LIMITATA
SI-Lab
BOZZA
207
INDICE
Articolo 1 -
Costituzione e denominazione ................................................................................ 209
Articolo 2 -
Sede ......................................................................................................................... 209
Articolo 3 -
Durata ...................................................................................................................... 209
Articolo 4 -
Oggetto .................................................................................................................... 209
Articolo 5 -
Requisiti dei soci ...................................................................................................... 211
Articolo 6 -
Obblighi dei soci ...................................................................................................... 211
Articolo 7 -
Ammissione di nuovi soci ........................................................................................ 211
Articolo 8 -
Capitale .................................................................................................................... 213
Articolo 9 -
Quote ....................................................................................................................... 213
Articolo 10 -
Contributi................................................................................................................. 213
Articolo 11 -
Competenze dei soci e modalità di decisione ......................................................... 214
Articolo 12 -
Assemblea ............................................................................................................... 214
Articolo 13 -
Intervento e rappresentanza in Assemblea ............................................................ 215
Articolo 14 -
Presidente, segretario e verbali delle adunanze assembleari................................. 215
Articolo 15 -
Consiglio d’amministrazione ................................................................................... 216
Articolo 16 -
Decisioni del Consiglio d'amministrazione .............................................................. 216
Articolo 17 -
Competenze degli amministratori ........................................................................... 217
Articolo 18 -
Rappresentanza legale ............................................................................................ 217
Articolo 19 -
Compensi degli amministratori e dei membri del CTS ............................................ 218
Articolo 20 -
Controllo legale dei conti ........................................................................................ 218
Articolo 21 -
Esercizio sociale ....................................................................................................... 219
Articolo 22 -
Ripartizione degli utili .............................................................................................. 219
Articolo 23 -
Conto di previsione e piano d’attività ..................................................................... 219
Articolo 24 -
Personale ................................................................................................................. 220
Articolo 26 -
Diritti di Proprietà Intellettuale ............................................................................... 221
Articolo 27 -
Recesso .................................................................................................................... 221
Articolo 28 -
Esclusione ................................................................................................................ 221
Articolo 29 -
Liquidazione............................................................................................................. 222
Articolo 30 -
Clausola arbitrale..................................................................................................... 222
Articolo 31 -
Assunzione di obblighi da parte della Società ......................................................... 222
Articolo 32 -
Rinvio alle norme di legge ....................................................................................... 222
SI-Lab-07042011v1
208.
TITOLO I – Denominazione – Sede – Durata – Oggetto – Soci
Articolo 1 -
Costituzione e denominazione
1. A norma dell’articolo 2615-ter del Codice Civile, è costituita la Società
consortile a responsabilità limitata denominata: " SI-LAB- <<regione>>”.
Articolo 2 -
Sede
1. La Società ha sede legale e operativa in <<località>>, all'indirizzo
risultante dall'apposita iscrizione eseguita presso il Registro delle
Imprese.
2. La sede può essere trasferita in qualsiasi indirizzo del medesimo comune
con semplice decisione del Consiglio d’amministrazione; spetta invece ai
soci decidere il trasferimento della sede in altri comuni italiani o
all'estero.
3. La Società può, con l'osservanza delle vigenti disposizioni, istituire o
sopprimere, con delibera dell'organo amministrativo, sedi operative, sedi
secondarie, agenzie, dipendenze, uffici di rappresentanza e altri uffici sia
in Italia sia all’estero.
Articolo 3 -
Durata
1. La durata della Società è fissata fino al 31 dicembre 2020.
2. La Società si scioglie per il conseguimento dell’oggetto sociale o per
l’impossibilità di conseguirlo.
3. La durata della Società potrà comunque essere prorogata o anticipata con
deliberazione assunta da almeno i due terzi dei soci, che rappresentino
almeno i due terzi del capitale.
Articolo 4 -
Oggetto
1. La Società ha per oggetto lo svolgimento di attività di ricerca di base e
applicata, di ricerca industriale, di sviluppo sperimentale, di alta
formazione e di trasferimento di competenze nel settore della
conoscenza, al fine di valorizzare le risorse scientifiche presenti nella
regione e di stimolare i collegamenti con istituzioni scientifiche di
altri paesi, di rafforzare i processi di trasferimento tecnologico nelle
imprese, enti e organismi pubblici locali e di offrire condizioni
competitive per l'attrazione di imprese e il rafforzamento di attività
produttive altamente innovative.
SI-Lab-07042011v1
2. Al fine di cui al comma 1, la Società potrà svolgere, a titolo
meramente esemplificativo e senza che l’elencazione possa essere
altrimenti considerata limitazione delle attività connesse al
conseguimento dell’oggetto sociale, le seguenti attività:
- Presentazione e gestione dei progetti di cui allo studio di
fattibilità denominato “SI-LAB” (d’ora in avanti denominato
“Studio di Fattibilità” ai sensi dell’Avvis o pubblico
D.D.713/Ric del 29 ottobre 2010 titolo III;
- ideazione, realizzazione, direzione di programmi e progetti di
ricerca di base e applicata;
- ideazione, realizzazione, direzione di programmi e progetti di
formazione ad alto livello tecnico e scientifico;
- ideazione, realizzazione, direzione di programmi e progetti di
ricerca industriale e di sviluppo sperimentale;
- ideazione, realizzazione, direzione di programmi e progetti di
trasferimento tecnologico;
- ideazione, realizzazione, direzione di programmi e progetti di
ricerca e sviluppo di servizi, prodotti e applicazioni innovativi,
anche finalizzati alla realizzazione di prototipi.
3. La Società può compiere ogni operazione strumentale comunque
connessa al raggiungimento dello scopo sociale di cui al comma 1. In
questo ambito, la Società può:
- partecipare a programmi, bandi di gara e progetti di ricerca e
sviluppo in ambito nazionale e internazionale, coerenti alle
finalità societarie;
- costituire e
tecnologica;
gestire
laboratori
di
ricerca
scientifica
e
- collaborare con le istituzioni aventi analoghe finalità o con
consorzi o enti di ricerca pubblici e/o privati in settori
analoghi o complementari;
- assumere sia direttamente sia indirettamente quote e
partecipazioni anche azionarie in altre società, consorzi, joint
ventures, raggruppamenti di interesse economico e associazioni
aventi oggetto analogo, affine o connesso al proprio ovvero a
questo direttamente o indirettamente collegato, anche al fine di
una valorizzazione industriale e commerciale dei risultati della
propria attività;
- ricevere commesse nell’ambito dei propri settori d’attività da
soggetti pubblici e/o privati;
210
- intrattenere rapporti di conto corrente, anche passivi, con
istituti di credito pubblici o privati;
- compiere operazioni in valuta estera;
- prestare avalli, concedere fidejussioni ed ogni altra garanzia,
anche reale, anche a favore di terzi, in via strumentale ad
operazioni d’interess e della Società;
- acquisire o cedere la titolarità e l’uso di diritti su proprietà
intellettuali.
4. La Società potrà avvalersi di ogni forma di agevolazione normativa,
contributiva e finanziaria riveniente da normative vigenti e future.
Articolo 5 -
Requisiti dei soci
1. Possono essere soci della Società:
a) imprese che esercitano attività
produzione di beni e/o di servizi;
industriale
diretta
alla
b) centri di ricerca e formazione con personalità giuridica
autonoma promossi da uno o più dei soggetti di cui alla
precedente lettera a);
c) università;
d) enti pubblici di ricerca;
e) organismi di ricerca;
Articolo 6 -
Obblighi dei soci
1. I soci si obbligano:
- al pagamento del
dall'Assemblea;
contributo
annuale,
come
deliberato
- all'osservanza dello Statuto e delle deliberazioni legalmente
adottate dagli Organi societari;
- a non divulgare atti e fatti della Società, comunque ne siano
venuti a conoscenza, ritenendosi questi strettamente riservati
indistintamente.
Articolo 7 -
Ammissione di nuovi soci
1. Chi desidera divenire socio della Società deve presentare al Consiglio
d’amministrazione
domanda
sottoscritta
dal
proprio
legale
rappresentante, indicando la ragione sociale o la denominazione.
211
2. La domanda deve essere corredata dalla seguente documentazione:
a) certificato
d’impresa;
d'iscrizione
al
Registro
Imprese,
se
trattasi
b) dichiarazione d’accettazione dello Statuto, dei regolamenti
interni, e delle deliberazioni già assunte da parte degli organi
sociali;
c) l'indicazione delle quote che si intendono sottoscrivere;
d) copia del proprio statuto e della delibera d’adesione, assunta
dall'organo competente, dalla quale risultino l'indicazione del
rappresentante legale e dei poteri dello stesso.
3. Sull'ammissione dei nuovi soci delibera il Consiglio d’amministrazione a
maggioranza dei quattro quinti dei suoi componenti.
4. Qualora la domanda venga accolta e quindi si debba procedere ad un
aumento del capitale sociale, il Consiglio d’amministrazione convoca
l'Assemblea per la deliberazione cons eguente, nella quale il diritto
d’opzione dovrà essere escluso a vantaggio dei soggetti che hanno
chiesto di partecipare alla Società.
5. Se la domanda d’ammissione è accolta, il nuovo socio deve provvedere
entro trenta giorni dalla comunicazione della delibera del Consiglio, e
comunque prima che si riunisca l’Assemblea, a versare le quote sociali e
la quota d’ammissione nella misura determinata all'inizio di ogni
esercizio sociale da parte del Consiglio d’amministrazione in relazione al
patrimonio della Società.
6. La quota d’ammissione è imputata a riserva straordinaria.
212
TITOLO II – Capitale – Quote – Contributi
Articolo 8 -
Capitale
1. Il capitale sociale è di Euro 30.000,00 (trentamila e centesimi zero).
2. I conferimenti possono avvenire anche sotto forma di beni, di prestazioni
d'opera o di servizi a favore della Società da parte dei soci.
3. Tranne che nei casi esclusi dalla legge, il capitale sociale può essere
aumentato anche mediante l'offerta di quote di nuova emissione a terzi.
Articolo 9 -
Quote
1. La Società non riconosce che un solo titolare per ciascuna quota.
2. Ogni quota di Euro 1,00 (uno e centesimi zero) dà diritto ad un voto. Se
la quota è multipla di Euro 1,00 (uno e centesimi zero) il socio ha diritto
ad un voto per ogni Euro.
3. Le quote e i relativi diritti d’opzione non possono essere costituiti in
pegno né dati in alcuna forma a garanzia.
4. Le quote non sono trasferibili ad eccezione dei trasferimenti: a società
controllate o collegate ai sensi dell’art. 2359 del codice civile
nell’ambito del medesimo Gruppo al quale appartenga ciascun socio ed a
condizione che il nuovo socio aderisca espressamente al presente statuto;
dei trasferimenti tra i soci che hanno sottoscritto l'atto costitutivo; delle
ipotesi previste nell'atto costitutivo. In tutte tali ipotesi la cessione dovrà
essere preventivamente autorizzata con deliberazione del Consiglio di
Amministrazione.
Articolo 10 - Contributi
1. I costi di gestione della Società sono coperti dalle entrate derivanti da
contributi e contratti attivi nella misura dell’1,5% (uno e mezzo per
cento) delle stesse.
2. Qualora i mezzi finanziari di cui al comma 1 non siano s ufficienti a
coprire i costi di gestione, i soci sono obbligati al versamento di
contributi sulla base del conto di previsione predisposto dal Consiglio
d’amministrazione alla fine di ogni esercizio per l’esercizio successivo,
ed approvato dai soci stessi.
3. I contributi di cui al comma 2 sono fissati in misura proporzionale alle
quote di Capitale Sociale possedute da ciascun socio.
213
TITOLO III – Decisioni e obblighi dei soci
Articolo 11 - Competenze dei soci e modalità di decisione
1. Oltre che sulle materie loro riservate dalla legge, sono riservate alla
competenza dei soci:
a) l’approvazione del conto di previsione predisposto dal Consiglio
d’amministrazione unitamente al piano annuale d’attività;
b) l’esclusione di soci;
c) l'acquisto e la vendita di beni immobili;
d) l'acquisto e la vendita di partecipazioni in società, consorzi, joint
ventures, raggruppamenti di interesse economico e associazioni
ovvero di aziende o rami d’azienda;
e) l'emissione di titoli di debito.
2. Le decisioni dei soci sono adottate mediante deliberazioni ass embleari.
3. Le deliberazioni riguardanti le modifiche di statuto, la proroga o lo
scioglimento della Società, l’esclusione di soci sono adottate con
maggioranza di almeno i due terzi dei soci, che rappresentino almeno i
due terzi del capitale sociale.
Articolo 12 - Assemblea
1. L'Assemblea è convocata dal Consiglio d’amministrazione ai sensi di
legge presso la sede sociale, salvo che l'organo amministrativo non
decida diversamente. In ogni caso il luogo di convocazione deve essere
situato in territorio nazionale.
2. La convocazione dell'Assemblea è fatta dal Presidente del Consiglio
d'amministrazione mediante telegramma, telefax o posta elettronica e
reca, oltre al luogo, il giorno e l'ora dell'adunanza, l'ordine del giorno.
Essa è inviata almeno quindici giorni prima della data stabilita; nei casi
d’urgenza, da sottoporsi a ratifica dell'Assemblea, la convocazione può
avvenire mediante comunicazione effettuata con le medesime modalità da
inviarsi entro i tre giorni precedenti.
3. Non esaurendosi nella seduta la trattazione delle materie iscritte
all'ordine del giorno, il presidente dell'Assemblea può rimetterne la
prosecuzione ad una data successiva concordata tra i soci.
4. L’Assemblea è validamente costituita con la presenza della maggioranza
dei soci e del capitale sociale.
214
5. Per la validità delle deliberazioni dell’Assemblea occorre il voto
favorevole della maggioranza sia dei soci presenti sia delle quote
rappresentate, salvo quanto disposto dal presente statuto. Le
deliberazioni dell'As semblea si prendono in modo palese.
6. L’Assemblea può nominare un revisore.
7. L'Assemblea è convocata almeno due volte l'anno:
- entro centoventi giorni dalla chiusura dell'esercizio, ovvero,
nelle ipotesi consentite dalla legge, entro centottanta giorni,
per l’approvazione del bilancio;
- almeno trenta giorni prima della chiusura dell’esercizio per
l’approvazione del conto di previsione dell’esercizio
successivo.
Articolo 13 - Intervento e rappresentanza in Assemblea
1. Hanno diritto ad intervenire all'Assemblea i soci che risultino iscritti nel
libro soci almeno cinque giorni prima della data di spedizione della
convocazione.
2. Il socio può farsi rappresentare anche da altro socio avente diritto al
voto, purché non sia amministratore o revisore, mediante delega scritta.
Articolo 14 - Presidente, segretario e verbali delle adunanze
assembleari
1. L'Assemblea è presieduta dal Presidente del Consiglio d’amministrazione
o, in caso di assenza o impedimento di questi, dal Consigliere più
anziano. In mancanza, l’Assemblea nomina fra i partecipanti il presidente
della seduta.
2. S’intende Consigliere più anziano colui che fa parte da maggior tempo ed
ininterrottamente del Consiglio d’amministrazione; in caso di nomina
contemporanea, il più anziano d’età.
3. Il presidente nomina il segretario e, quando occorra, due o più scrutatori,
anche fra non soci.
4. Nei casi previsti dalla legge, il verbale è redatto da un notaio designato
dallo stesso presidente, con funzioni di segretario.
5. Il presidente dell'Assemblea esercita i poteri conferitigli dalla legge.
6. I verbali delle adunanze assembleari sono riportati nell’apposito libro
delle adunanze e delle deliberazioni e sono sottoscritti dal presidente e
dal segretario.
215
7. Le copie e gli estratti del verbale restano accertati come conformi
all'originale, con firma del Presidente del Consiglio di Amministrazione.
TITOLO IV – Amministrazione della Società e controlli
Articolo 15 - Consiglio d’amministrazione
1. La Società è amministrata da un Consiglio d’amministrazione composto
da un minimo di tre a un massimo di cinque membri. Gli amministratori
possono anche essere non soci.
2. Gli amministratori durano in carica fino a tre esercizi sociali e sono
rieleggibili.
3. Il Consiglio nomina un Segretario scelto fra i propri membri.
Articolo 16 - Decisioni del Consiglio d'amministrazione
1. Fatti salvi i casi previsti dalla legge, le decisioni del Consiglio
d'amministrazione possono essere adottate, oltre che per deliberazione
collegiale, anche mediante consultazione scritta ovvero sulla base del
consenso espresso per iscritto, con le modalità decise dallo stess o
Consiglio nella prima riunione dopo la nomina. Le decisioni del
Consiglio adottate mediante consultazione scritta o sulla base del
consenso espresso per iscritto richiedono il voto favorevole della
maggioranza degli amministratori in carica.
2. Il Consiglio d’amministrazione si riunisce quando il Presidente lo ritenga
opportuno o ne venga fatta richiesta da almeno un terzo dei Consiglieri
ovvero dal Revisore, se nominato, presso la sede della Società o altrove,
purché nell’Unione Europea.
3. La convocazione del Consiglio è fatta mediante telegramma, telefax o
posta elettronica ad iniziativa del Presidente o di chi ne fa le veci, che ne
fissa l'ordine del giorno, con avviso da inviarsi ai componenti il
Consiglio almeno cinque giorni prima della data stabilita; nei casi
d’urgenza, da sottoporsi a ratifica del Consiglio, la convocazione può
avvenire mediante comunicazione effettuata con le medesime modalità da
inviarsi entro le ventiquattro ore precedenti. Il Consiglio può anche
stabilire modalità di convocazione divers e.
4. Le
riunioni
sono
presiedute
dal
Presidente
del
Consiglio
d’amministrazione o, in sua assenza, dal Consigliere appositamente
delegato o, in mancanza, dal Cons igliere più anziano, ai sensi
dell'articolo 14, secondo comma.
5. A condizione che tutti i partecipanti possano essere identificati, che essi
possano seguire la discussione e intervenire in tempo reale alla
216
trattazione degli argomenti
percepire gli interventi, le
possono essere tenute per
evenienza la riunione del
tenuta nel luogo in cui si
riunione.
e che il verbalizzante sia in condizione di
adunanze del Consiglio d’amministrazione
videoconferenza o teleconferenza. In tale
Consiglio d’amministrazione si considera
trovano il Presidente e il Segretario della
6. Le adunanze del Consiglio sono valide quando è presente la maggioranza
dei componenti.
7. Le deliberazioni sono prese a voto palese e a maggioranza assoluta dei
votanti, esclusi quindi dal computo gli astenuti
8. Le decisioni degli amministratori adottate ai sensi del presente articolo
sono trascritte nel Libro delle adunanze degli amministratori.
9. Le copie delle trascrizioni nel Libro degli amministratori, certificati
conformi dal Presidente o dal Segretario, fanno piena prova.
Articolo 17 - Competenze degli amministratori
1. Il Consiglio d’amministrazione è investito dei più ampi poteri per la
gestione ordinaria e straordinaria della Società, senza eccezioni di sorta,
ed ha la facoltà di compiere tutti gli atti che ritenga opportuni per
l'attuazione e il raggiungimento dell'oggetto sociale, esclusi soltanto
quelli che la legge o il presente statuto riservano espressamente ai soci.
2. Il Consiglio di Amministrazione, salvo il caso in cui sia stato già
nominato dall'Assemblea dei soci, elegge il Presidente.
3. Il Consiglio d’amministrazione può delegare tutti o parte dei suoi poteri,
a norma e con i limiti di cui all'articolo 2381 del codice civile, a uno o
più dei propri componenti, anche disgiuntamente. L'amministratore o gli
amministratori delegati potranno compiere tutti gli atti di ordinaria e
straordinaria amministrazione, con le limitazioni e le modalità indicate
nella delega stessa.
Articolo 18 - Rappresentanza legale
1. Il Presidente del Consiglio d’amministrazione ha la rappresentanza legale
della Società di fronte ai terzi ed in giudizio, nonché la firma sociale.
2. I poteri di rappresentanza e di firma possono essere delegati, nei limiti
previsti dagli atti o deliberazioni di nomina, a uno o più altri
amministratori.
3. In caso d’assenza o d’impedimento del Presidente, i suoi poteri sono
assunti dal Consigliere appositamente delegato o, in mancanza, dal
Consigliere più anziano, ai sensi dell'articolo 14, secondo comma.
217
4. Di fronte ai terzi la firma di chi sostituisce il Presidente costituisce
prova dell'assenza o dell'impedimento del Presidente.
5. Comitato Tecnico Scientifico
6. Il CdA nomina un Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) composto da tre
membri scelti fra un elenco di professori universitari proposto
dall’Assemblea dei Soci. Il CdA nomina contrestualmente il presidente
del CTS tra i suoi mebri. Il Comitato Tecnico scientifico ed i suoi
membri durano in carica fino a tre esercizi sociali e sono rieleggibili.
7. Il C.T.S. :
− valuta la qualità tecnico-scientifica dei risultati conseguiti;
− valuta la coerenza dei risultati con gli obiettivi del Distretto;
− formula raccomandazioni al CdA per un’efficace prosecuzione del
Piano e, a conclusione dei lavori, per un proficuo sfruttamento dei
risultati e per lo sviluppo di ulteriori iniziative di ricerca.
8. Il C.T.S. si riunisce almeno una volta l’anno ed al termine dello Studio di
Fattibilità di cui all’art.4 comma 2 prima alinea.
Articolo 19 - Compensi degli amministratori e dei membri del
CTS
1. Gli amministratori ed i componenti del CTS svolgono la loro funzione a
titolo gratuito.
2. Agli amministratori spetta il rimborso delle spese vive sostenute per
ragioni del loro ufficio fino ad un importo massimo fissato annualmente
dal C.d.A.
Articolo 20 - Controllo legale dei conti
1. Il controllo legale dei conti è esercitato da un Revis ore, se nominato
dall’Assemblea.
2. Il Revisore dura in carica tre anni, può essere nuovamente nominato ed
ha gli stess i poteri e doveri stabiliti dalla legge per il collegio dei
revisori delle Società per azioni.
3. L'Assemblea, contestualmente all'eventuale nomina del Revisore, ne
determina il compenso annuo per tutto il periodo di durata del suo
mandato. Al revisore spetta, altresì, il rimborso delle spese sostenute in
ragione del suo incarico.
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TITOLO V – Bilancio, utili e conto di previsione
Articolo 21 - Esercizio sociale
1. L'esercizio sociale si chiude al 31 dicembre di ogni anno. Il primo
esercizio si chiude al 31 dicembre 2012.
2. Alla fine dell’esercizio il Consiglio d’amministrazione redige il bilancio
a norma di legge.
3. Il bilancio deve essere approvato dai soci entro centoventi giorni dalla
chiusura dell'esercizio, ovvero, nelle ipotesi consentite dalla legge, entro
centottanta giorni.
Articolo 22 - Ripartizione degli utili
1. La Società non ha scopo di lucro e persegue l’equilibrio di bilancio.
2. L'eventuale utile netto è ripartito per almeno un ventesimo al fondo di
riserva legale, finché questo non abbia raggiunto il quinto del capitale
sociale, e la parte restante ad un fondo destinato alla copertura dei costi
di gestione.
Articolo 23 - Conto di previsione e piano d’attività
1. Il Consiglio d’amministrazione redige annualmente il conto di previsione
per l’esercizio successivo unitamente al relativo piano annuale d’attività
ad esso allegato.
2. Il conto di previsione evidenzia in particolare il contributo annuale dei
soci necessario alla copertura dei costi di gestione.
3. Il piano d’attività evidenzia in particolare l’attribuzione ai soci delle
attività di ricerca, sviluppo e formazione e ne regola gli aspetti
finanziari.
4. Il conto di previsione e l’allegato piano annuale d’attività devono essere
predisposti in tempo utile per la deliberazione dei soci da adottare
almeno trenta giorni prima della chiusura dell’esercizio.
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TITOLO V – Attività e personale
Articolo 24 - Personale
1. Per lo svolgimento delle proprie attività la Società si avvale delle
strutture e del personale dei soci, eventualmente distaccato presso la
Società.
2. Ai soci che distaccano proprio personale presso la Società spetta il
rimbors o del costo del lavoro del personale stesso, anche in
compensazione del contributo annuale.
Articolo 25 - Rendicontazione progetti finanziati
1.
Qualora SI-Lab-<< regione >> Scarl divenga soggetto beneficiario di
agevolazioni finanziarie concesse ai sensi di quanto previsto dallo Studio
di Fattibilità o concesse ai sensi di qualsiasi normativa Comunitaria,
Nazionale e Regionale in materia, i Soci s’impegnano a redigere le
proprie rendicontazioni con la cadenza prevista nel calendario di
rendicontazione, stabilito da specifico regolamento da redigersi a cura
del CdA (o soggetto all’uopo nominato dallo stesso). Tale regolamento
dovrà essere predisposto e consegnato a tutti i soci coinvolti entro 30
giorni dall’ottenimento dei decreto di concessione delle agevolazioni.
220
TITOLO VII – Disposizioni generali
Articolo 26 - Diritti di Proprietà Intellettuale
1. I diritti di proprietà intellettuale derivanti dai risultati dei progetti
attinenti lo Studio di Fattibilità e, comunque, qualsiasi ulteriore diritto di
proprietà intellettuale derivante da attività del Consorzio, sono intestati
pro-quota e in esclusiva ai soci che hanno concorso a conseguirli. In caso
di specifica rinuncia all’utilizzo da parte di uno o più soci, la quota
oggetto di rinuncia viene automaticamente assegnata a SI-LAB- <<
regione >> Scarl che, attraverso i propri organi amministrativi, può
procedere alla riassegnazione gratuita della concessione agli altri coassegnatari. In mancanza, SI-LAB- << regione >> Scarl può procedere
all’assegnazione onerosa dei diritti di proprietà intellettuale in prima
istanza ad altri consorziati, in subordine a terzi.
Articolo 27 - Recesso
1. I soci hanno il diritto di recedere dalla Società. La dichiarazione di
recesso dovrà essere indirizzata con lettera raccomandata al Consiglio
d’amministrazione, con un termine di preavviso di almeno nove mesi.
2. Il socio recedente è tenuto ad adempiere a tutte le obbligazioni ed oneri
assunti nei confronti della Società fino alla data del recesso.
3. Il diritto di recesso non può essere esercitato prima che siano decorsi due
anni dalla data d’iscrizione nel libro dei soci.
4. Il socio che recede ha diritto esclusivamente ad ottenere il rimborso della
propria quota di partecipazione al capitale sociale.
Articolo 28 - Esclusione
1. L’esclusione di un socio può avere luogo per gravi inadempienze alle
obbligazioni che derivano dalla legge, dal presente statuto e dai
regolamenti, ove adottati dal Consiglio d’amministrazione.
2. Sono inoltre esclusi i soci che vengano dichiarati falliti o sottoposti a
procedure concorsuali.
3. L’esclusione è deliberata dai soci con la maggioranza di almeno i due
terzi dei soci che rappresentino almeno i due terzi del capitale sociale, su
proposta del Consiglio d’amministrazione.
4. I1 socio non ha diritto al voto nella delibera che riguarda la sua
esclusione.
221
5. L’escluso non ha diritto ad alcun rimborso, indennizzo o restituzione di
qualsiasi natura.
6. La quota associativa del socio escluso è attribuita ai restanti soci
proporzionalmente alle loro quote.
Articolo 29 - Liquidazione
1. Per la liquidazione della Società si applicano le norme di legge.
Articolo 30 - Clausola arbitrale
1. Tutte le controversie che dovessero insorgere tra la Società e i singoli
soci, ovvero tra i soci medesimi, che abbiano ad oggetto diritti
disponibili relativi al contratto sociale, saranno deferite al giudizio di un
collegio arbitrale. Detto collegio sarà composto da tanti arbitri quanti
sono i soci in contenzioso, oltre a quell’arbitro o quegli arbitri necessari
a garantire la composizione del Collegio in numero dispari, designati
tutti dal Presidente del Tribunale di <<località>>. L’arbitrato sarà
rituale e secondo diritto e regolato dagli articoli 810 e seguenti del
Codice di Procedura Civile. Il lodo dovrà essere emesso entro 90 giorni
dalla data di costituzione del Collegio arbitrale. La sede dell’arbitrato
sarà <<località>>.
2. Per le controversie che non possono formare oggetto di arbitrato in base
ad inderogabili disposizioni di legge, ovvero per procedimenti monitori o
di urgenza, foro competente sarà quello di <<località>>..
Articolo 31 - Assunzione di obblighi da parte della Società
1. Con riferimento all’articolo 11, comma 6 del decreto legislativo 18
dicembre 1997, n. 472, la Società assume a proprio carico, anche nei
confronti delle pubbliche amministrazioni o degli enti che gestiscono
tributi, il debito per sanzioni conseguenti a violazioni che i
rappresentanti della Società commettano nello svolgimento delle loro
mansioni e nei limiti dei loro poteri. L’assunzione del debito vale
esclusivamente nei casi in cui la violazione sia stata commessa senza
dolo ed è in ogni caso esclusa qualora la violazione sia la diretta
conseguenza di un atto volontariamente commesso in danno della
Società.
Articolo 32 - Rinvio alle norme di legge
1. Per tutto quanto non previsto nel presente statuto s i fa rinvio alla
disciplina riguardante le Società a responsabilità limitata e alle altre
norme di legge.
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Appendice 4- Accordi e Lettere d'Intenti
1. Accordo Cooperazione PoliVienna
2. Accordo Cooperazione RDLog
3. Dichiarazione d'intenti Fondazione Campanella
4. Dichiarazione dintenti OpenKnowTech
5. Dichiarazione d'intenti Azienda Ospedaliera Cosenza
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