10 luglio 2016 Il Resto del Carlino «La chirurgia di primo livello è una priorità» NELL’AGOSTO 2013 l’azienda sanitaria ha deliberato il Piano strategico di riorganizzazione e sostenibilità della sanità ferrarese per il periodo 2013-2016. Le azioni previste in campo chirurgico dovevano garantire: la riduzione dei tempi di attesa di tutte le patologie, il rientro dei tassi di fuga, l’aumento dei tassi di attrazione intra ed extraregionale, la soddisfazione del bisogno di chirurgia di primo livello in prossimità della comunità dei pazienti», spiega Giovanni Gelli di Cittadinanza Attiva in merito alla questione sanitaria provinciale. Ma «siamo giunti quasi al termine del periodo di applicazione e la sostenibilità economica della sanità ferrarese peggiora». Secondo i dati riportati da Gelli l’ospedale Sant’Anna di Cona presenta un eccesso di spesa di 64mila euro a posto letto rispetto alla media regionale. Ogni posto del Sant’Anna dispone di un surplus di superficie di 57 metri quadrati rispetto alla media regionale e occorrerebbe quindi dotare la struttura di ulteriori 150 posti letto per far rientrare l’azienda entro costi unitari accettabili. La mobilità passiva incide inoltre nella misura del 7% del costo complessivo della sanità ferrarese; il costo pro capite 2013 è il più alto della Regione: ben 1.984,85. «È solo un gioco politico, di sanitario c’è ben poco» il commento caustico di Tiziana Gelli, rappresentante del tribunale del malato, di fronte ai numeri della sanità ferrarese e al fermo no dell’Azienda sanitaria locale alla possibilità di valorizzare il San Camillo di Comacchio. La struttura, oggetto di contesa da anni, continua a scatenare polemiche e accesi confronti. La Nuova Ferrara Abbandonati dalla sanità in ritirata L’erba alta, la tenda stracciata e i muri scrostati. Tutto attorno il silenzio che sempre si associa a un luogo svuotato di persone e di funzioni, da 12 anni nel dimenticatoio. È ciò che resta della sede dell’ex centro di riabilitazione San Giorgio di via Boschetto, servizio oggi ospitato nell’ex Casa del Pellegrino e in procinto di affrontare il trasloco a Cona. Quello stesso silenzio si ritrova di sabato mattina nei viali, nei parcheggi e nelle aree verdi dell’ex Sant’Anna di corso Giovecca, rimasti nello stato di quattro anni fa, quando l’ospedale si spostò a Cona. Qui, ad occhio, solo una cosa è cambiata. L’Asl è entrata in possesso dell’anello dell’ex ospedale (pagato una decina di milioni di euro) e ci ha trasferito i servizi della Casa della Salute. Il trasloco dell’ospedale Sant’Anna ha lasciato sul terreno, oltre alle polemiche per i costi e per l’ubicazione a 10 km dalla città, mai veramente digerita dalla popolazione, una serie di incompiute. Che dire dell’annunciata vendita di un’ala del Nuovo Sant’Anna all’Inail, poi sfumata e ritornata in pista solo nelle scorse settimane, uno stop che ha “congelato” nelle casse dell’Istituto nazionale infortuni sul lavoro 65 milioni di euro che sarebbero dovuti entrare nelle casse della Regione? E del piano di dismissioni per recuperare una parte dei costi di costruzione del nuovo ospedale, un’apertura al mercato valutata 10 anni fa circa 30 milioni di euro? Del “pacchetto”cessioni facevano parte la sezione centrale dell’area dell’ex Sant’Anna, circa 6-7 ettari, il San Bartolo, la sede Asl di via Cassoli e l’ex San Giorgio di via Boschetto, oltre alla vendita da parte del Sant’Anna all’Asl dell’anello di corso Giovecca (unica partita andata a buon fine). Alienazioni programmate per finanziare la nascita del colosso sanitario a Cona ma che ad oggi, nonostante sian o trascorsi dieci anni dalla conclusione dei lavori della Commissione Lugli, sono rimaste confinate sulla carta. È noto che da anni il mercato immobiliare ha imboccato una china che rende aleatorio l’investimento in progetti di valorizzazione urbanistica, perché i costi rischiano di superare il ritorno economico dell’intervento. In pratica: case, uffici, sedi di servizi pubblici e privati potrebbero restare disabitati per anni in mancanza di compratori. L’aspetto curioso è che azienda Sant’Anna e Comune danno due versioni diverse dell’impasse. «La proprietà (cioé il Sant’Anna, ndr) deve decidere cosa fare nell’area “libera” dell’ex ospedale, noi siamo pronti per pubblicare e adottare il piano particolareggiato», afferma l’assessore Roberta Fusari. «In realtà non sono stati ancora definiti tutti gli accordi per le alienazioni. Fino ad allora non ci possiamo muovere», ribatte il dg del Sant’Anna, Tiziano Carradori. Dopo l’incontro tra i due che risale a circa un anno fa di fatto nulla si è mosso. «Per la piccola chirurgia coinvolgeremo anche l’Asl» Tra i professionisti ferraresi da anni guida la classifica dei medici più pagati tra quelli che esercitano la libera professione intra moenia (alp). In tre anni, come evidenziato dalla tabella pubblicata venerdì scorso dalla Nuova Ferrara, i compensi del chirurgo Paolo Carcoforo legati a questa voce di reddito hanno raggiunto la ragguardevole cifra di un milione di euro (a Bologna però c’è chi li incassa in un anno o in due, come avviene al Rizzoli). Nomi che hanno conquistato la fiducia dei pazienti e che sono ricercati per la competenza riconosciuta. Carcoforo ha acquisito i gradi di professore ordinario di Unife nell’aprile scorso ed è uno degli specialisti di punta della Clinica Chirurgica del Sant’Anna. Spicca sui colleghi ferraresi per i compensi da alp; chi lo segue non raggiunge, nel 2015, i 100mila euro. In passato l’alp è stata additata fra le possibili cause dell’allungamento delle liste d’attesa. «La sanità emiliana sta investendo molto per risolvere il problema - risponde il dg del Sant’Anna, Tiziano Carradori - per la piccola chirurgia in particolare intendiamo estendere le sedi operatorie anche agli ospedali del territorio».