Titolo: L`anello di re Salomone

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Filippo Muzzio
Titolo: L’anello di re Salomone
Autore: Konrad Lorenz
Sintesi del contenuto: il testo presenta una serie di storie di animali raggruppate sotto due titoli: L’anello di
re Salomone e Storie di cani.
I protagonisti dell’Anello di re Salomone sono pesci, taccole, anitre, oche, pappagalli e cani, mentre nelle
Storie di cani i protagonisti ovviamente sono i cani, visti nei loro comportamenti in relazione a uomini, ad
altri cani e ai gatti.
Nel primo capitolo intitolato: Quando gli animali combinano guai, si ricordano, con una discreta dose di
umorismo, gli inconvenienti che possono capitare se si ospitano in casa delle oche selvatiche o delle scimmie
cappuccine.
Nel secondo capitolo: Una cosa che non fa danni:l’acquario si spiega come realizzare facilmente e senza
una grossa spesa un acquario perfettamente autosufficiente, a parte il nutrimento degli animali.
Nel terzo capitolo: Due predatori nell’acquario si analizzano i comportamenti aggressivi di alcuni abitatori
degli stagni come le larve di libellula
Nel quarto:Sangue di pesce si polemizza contro i luoghi comuni riferiti agli animali, puntualmente smentiti
da una seria osservazione. Vengono descritti in particolare i combattimenti di due pesci combattenti e il
rituale dei loro scontri.
Lorenz sottolinea la somiglianza di questi combattimenti con le danze rituali siamesi o indonesiane, ma nota
che quei comportamenti che nell’uomo vengono trasmessi per tradizione, nell’animale sono ereditati e quindi
innati, frutto di un’evoluzione filogenetica
Il quinto capitolo: Le mie perenni compagne: è dedicato alle taccole per cui l’autore prova una vera e propria
predilezione. Lorenz racconta di Cioc, la sua prima taccola femmina, acquistata in un negozio di animali e
degli altri quattordici esemplari allevati per studiarne il comportamento. Descrive con attenzione i rapporti
gerarchici all’interno del gruppo e le tecniche di corteggiamento, nonché i suoni e i segnali codificati.
Il sesto capitolo: L’anello di re Salomone: chiarisce il significato del titolo del libro alludendo alla leggenda
di re Salomone, capace di parlare con gli animali, perché in possesso di un anello fatato.
L’autore dichiara di sentirsi più abile di Salomone, perché in grado di comprendere il linguaggio degli
animali anche senza possedere un anello magico.
Gli animali, ricorda l’autore, non possiedono un linguaggio nel vero senso della parola, ma ogni individuo
appartenente a una specie superiore, soprattutto a quelle che vivono in società, come le taccole o le oche
selvatiche, possiede fin dalla nascita un codice di comportamento espressivo.
E’ innata sia la capacità di trasmettere messaggi sia quella di interpretarli correttamente e un ottimo
conoscitore delle taccole può essere in grado di capirli.
Anche gli uomini, nota Lorenz, emettono segnali automaticamente, che esprimono uno stato d’animo (per es
lo sbadiglio).
Gli animali sono prontissimi a cogliere tutti i segnali e la cosiddetta telepatia degli animali, cioè la loro
sorprendente capacità di interpretare o anticipare le nostre intenzioni, deriverebbe, appunto, dalla loro
capacità di interpretare questi impercettibili segnali.
Per quanto concerne, invece, la capacità da parte degli animali di usare un linguaggio appreso (come nel caso
del pappagallo) per comunicare, Lorenz ritiene che questo non si verifichi effettivamente.
Secondo lo scienziato austriaco non ci sono prove sufficienti che il linguaggio venga utilizzato per chiedere
del cibo.
Nel settimo capitolo:L’oca Martina l’autore riferisce una delle sue esperienze più singolari, ma anche più
significative dal punto di vista affettivo e scientifico.
L’uovo della futura oca Martina fu covato dallo stesso Lorenz per i due ultimi giorni precedenti la schiusa e
lo scienziato fu la prima cosa che la piccola ochetta potè vedere appena uscita dal guscio. Da quel momento
Martina lo identificò con la madre e lo salutò con il tenero pigolio delle ochette e Lorenz imparò a
rispondere con il verso rassicurante usati dalle oche madri in quella situazione.
Martina manifestò piangendo la sua necessità di restare sempre accanto alla madre e lo scienziato fu costretto
a passare tutta la notte tenendo l’ochetta in camera e rassicurandola con il verso appropriato ogni quarto
d’ora.
Nel capitolo:Non comprate fringuelli: Lorenz vuole soprattutto avvertire il lettore che prima di acquistare un
animale bisogna conoscerne le abitudini e avere quindi piena consapevolezza di cosa siamo disposti a fare
per lui e di cosa ci aspettiamo da lui.
Nel capitolo: Pietà per gli animali: vengono contestati alcuni luoghi comuni sugli animali, in particolare
riguardo al leone e all’aquila.
In Armi e morale: si nota come l’uomo proietti sugli animali, che uccidono per mangiare, una sorta di
pregiudizio morale preferendo definirli e considerarli assassini piuttosto che cacciatori.
In realtà, nota Lorenz, questi pregiudizi vengono ampiamente smentiti dalle osservazioni sul loro
comportamento. Gli animali che uccidono altri animali per nutrirsi non adottano mai questo comportamento
verso membri della loro stessa specie.
I lupi, accompagnati dalla triste nomea di cattivi in numerose favole, in realtà rispettano un codice di
comportamento che vieta loro di uccidere un rivale, che, in combattimento mostri loro la gola in segno di
sottomissione, dichiarandosi sconfitto.
Molti animali, apparentemente innocui, non disponendo di un analogo codice, possono invece scagliarsi su
soggetti della loro stessa specie massacrandoli.
Una tenera tortorella può finire a colpi di becco il maschio non gradito chiuso in gabbia con lei e il capriolo,
il tenero bambi di tanti racconti per bambini, può colpire a cornate il vicino molesto.
Nel capitolo: La fedeltà non è un miraggio: si analizza il patto di fedeltà intercorso tra l’uomo e il cane
distinguendo tra cani che hanno ereditato maggiormente il sangue dello sciacallo(canis aureus), e quelli che
hanno ereditato maggiormante il sangue del lupo (canis lupus).
I primi sono più socievoli, i secondi più capaci di fedeltà verso un unico padrone.
In Quando gli animali ci fanno ridere: si raccontano diversi episodi divertenti legati agli animali, come
quando al padre di Lorenz capitò, durante la siesta, di trovarsi senza più bottoni: il cacatua gli aveva
strappato perfino quelli dei calzoni.
In Storie di cani si analizzano i comportamenti dei cani e si valuta anche la possibile coesistenza tra cani e
gatti.
Lorenz tende a negare che sia possibile un’effettiva amicizia tra le due specie e che si possa andare al di là di
una pacifica coesistenza. L’unico caso in cui si sarebbe potuto parlare di effettiva amicizia, segnalato da
Lorenz, è quello che vedeva protagonista una gatta, già adulta quando il cane era stato preso in casa da
cucciolo.
Evidentemente questo fatto aveva provocato una sorta di impulso materno da parte della gatta e questo
sarebbe stato alla base del suo comportamento verso il cane.
Una volta, vedendolo aggredito da un altro cane, era corsa in suo aiuto saltando sulle spalle del malcapitato
aggressore subito costretto alla fuga.
Il capitolo conclusivo:Canicola racconta della gita compiuta da Lorenz sul Danubio in compagnia della sua
fedele cagna Susi in un caldo giorno d’estate.
Tempo: il testo pubblicato nel 1949 è ambientato nel presente, ma ci sono ovviamente tutta una serie di
flashbak che riguardano i vari episodi narrati
Spazio: la casa di Lorenz costituisce l’ambiente interno. Non c’è e non sarebbe giustificata dal tipo di
narrazione, l’intenzione di descrivere accuratamente la casa, ma le storie degli animali, che hanno diviso
anche la casa con l’autore, lo portano necessariamente a parlare di tappeti rovinati o di grosse gabbie messe
nella camera
da letto. Gli ambienti esterni hanno sicuramente una certa importanza nella narrazione. In particolare nel
capitolo intitolato Canicola la descrizione delle anse del fiume e del paesaggio fa trasparire l’amore per la
natura incontaminata provato dall’autore.
Personaggi: può sembrare curioso parlare di personaggi riferendosi a un saggio di divulgazione scientifica,
ma il libro di Lorenz non è solo questo. Non si tratta solo di osservazioni, c’è una trama: le avventure di
Lorenz con i suoi animali. E’ quasi una sorta di racconto autobiografico da cui emerge anche il personaggio
Lorenz: uno scienziato animato da una grande curiosità e da un grande amore per gli animali che lo porta ad
essere paziente e ad osservare con attenzione.
E personaggi sono pure i suoi animali: la cagna Tito sempre in paziente attesa, l’ochetta Martina col suo
tenero vivivi e la terribile virago Giallorosso che, per amore si trasforma in una timida e docile fanciulla.
Stile: la prosa è agile e chiara, il linguaggio sufficientemente semplice e non accademico.
Temi: i contenuti scientifici rappresentano ovviamente una parte centrale del testo. La teoria dell’imprinting
è illustrata dalla storia dell’oca Martina. Lo studio del comportamento degli animali comparato a quello
umano, che costituisce il fondamento dell’etologia, è il criterio di studio descritto nel testo.
Ma al di là dell’aspetto scientifico il libro tocca altre tematiche: il tema dell’amicizia tra l’uomo e l’animale e
fra animali, il rispetto e l’amore per la natura.
Contestualizzazione: il libro è stato pubblicato nel 1949: Konrad Lorenz nacque a Vienna nel 1903.
Laureato in medicina, insegnò all’università di Koenisberg, durante il conflitto fu prigioniero in Russia. Nel
1973 ottenne il Nobel per i suoi studi sui comportamenti degli animali. Morì nella sua casa di Altenberg nel
1989.
Impressioni personali: è un libro di facile lettura, che esprime con chiarezza i concetti scientifici. Oltre che
sugli animali ci fa riflettere anche su noi stessi, spingendoci a conoscerci meglio. Riesce a informare facendo
anche a divertire.
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