Il presente contributo riassume i risultati di uno

ARCHITETTURA
Il presente contributo
riassume i risultati di uno studio
promosso e sovvenzionato
dal Comune di Zoagli e diretto
da Colette Dufour Bozzo.
Sono state individuate, rilevate
e documentate venti emergenze
monumentali, in un arco cronologico
che va dal secolo XII-XIII alla prima
metà del Novecento. La selezione
delle emergenze considerate
nel lavoro, che non privilegia
una tipologia architettonica
in particolare, permette di delineare
un quadro completo del patrimonio
monumentale zoagliese che risulta,
pertanto, valorizzato nella diversità
delle sue componenti.
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59
ARCHITETTURA
Fortificazioni,
architettura
urbana e rurale
Nuove acquisizioni monumentali
sul territorio di Zoagli
Silvia Vallini
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ARCHITETTURA
1. FORTIFICAZIONI
1. 1. Le fortificazioni terrestri
Non è stata reperita alcuna notizia
certa circa l’esistenza di fortificazioni terrestri sul territorio di Zoagli.
La toponomastica, la tradizione
orale e il pervenuto materiale, tuttavia, mostrano tracce di almeno
due insediamenti interessanti, successivamente collegati mediante
percorsi ancora leggibili sul territorio con le torri costiere costruite a
partire dal secolo XVI1. L’emergenza ubicata sul sentiero che da via
Pietrafraccia, a levante di Rapallo,
sale alla frazione di Sant’Ambrogio
(civ. 23 di salita Sant’Ambrogio) richiama la tipologia delle torri di avvistamento tipiche dei secoli XIVXV, caratterizzate da sezioni quadrangolari o circolari, dall’assenza
di scarpa di fondazione, dall’ubicazione strategica in luoghi dell’immediato entroterra2. Più difficile la
lettura di un interessante edificio
(civ. 14 di via del Castello) posto
sul percorso denominato “via del
Castello”. Preceduto da un portale
monumentale, è tradizionalmente
identificato con la fortificazione testimoniata dal citato toponimo via-
rio. Nella parte inferiore del fronte
sud si aprono due arcosoli, uno
dei quali sembra portare tracce di
una caditoia murata. La Caratata
del 1641 registra, in un’area riconducibile a quella in oggetto, il toponimo “Castello”3: ciò, se non permette di associare con puntualità
la fonte documentaria al pervenuto
materiale, conferma la componente fortificata dell’insediamento.
1. 2. Le case con torre
Il complesso di villa con torre, muri di cinta, cappella e portali monumentali sito in località Scoglio,
a ponente dell’abitato di Zoagli
(Villa Campodonico), costituisce
una preziosa testimonianza di dimora aristocratica dei secoli XVIXVII, conservata nella sua fisionomia originaria grazie alla sua ubicazione rurale e all’indivisione
della proprietà. Prima notizia certa dell’esistenza della villa è rilevabile nella Caratata del 1641:
«item terra del R. P. Bartolomeo
Merello quondam Battista in quale
sono due case con torre […], circondata tutta di muraglie et confinata da tutte le bande strata, stimata in lire sedeci millia»4. Il valore stimato risulta il più alto registrato nelle tre parrocchie di
Sant’Ambrogio, San Martino e
San Pietro di Rovereto. I Remondini ricordano come proprietari
della «Cappella pubblico-privata
intitolata a S. Antonino», inclusa
nella cinta del complesso (cfr. 2.
1.), i Della Torre dal 1746 e i Sauli
dal 18265; ancora nel 1921 la villa
è menzionata come proprietà dei
Sauli in una guida del Tigullio 6.
Oggi il complesso monumentale
appartiene alla famiglia Campodonico.
1. 3. Le fortificazioni costiere
Le fonti edite reperite riguardanti
fortificazioni zoagliesi – peraltro
molto scarse – si riferiscono all’apparato difensivo costiero approntato nella seconda metà del secolo
XVI7. Il caso più noto e studiato è
61
quello del complesso oggi denominato “Castello Canevaro”, per il
quale sono state individuate quattro fasi edilizie: la prima, iniziata nel
1550 e conclusa nel 1563, riguarda
la costruzione della torre di difesa e
avvistamento; la seconda, nella prima metà del secolo XVII, l’aggiunta
di un palazzo aristocratico a blocco, di stampo tipicamente “alessiano”, sito a nord-ovest della torre; la
terza, nell’ultimo quarto del secolo
XVIII, l’unione di torre e villa mediante un corpo intermedio, ottenendo il risultato di un impianto a
“L”; la quarta, fra 1889 e 1899, il rimodellamento della villa in forme
neogotiche, probabilmente a opera
dell’architetto senese Giuseppe
Partini8. La Torre Canevaro, evidentemente, servì come modello
per la costruzione della Torre cosiddetta Saracena, a levante del
ARCHITETTURA
In questa pagina
Torre Saracena a levante
del borgo e particolare.
A fronte
Zoagli, località S. Ambrogio.
Torre di Salita S. Ambrogio,
civ. 23.
Castello Canevaro.
Alle pagine 58-59
Zoagli, località Scoglio.
Villa Campodonico vista
dalla zona del Castellaro.
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ARCHITETTURA
Località Pozzetto. Torretta
Bruzzo-Caracciolo.
San Pietro di Rovereto.
borgo. Nonostante la presenza di
tutti gli elementi strutturali tipici delle torri costiere cinquecentesche –
conformazione a scarpa dei paramenti esterni, posizione dell’ingresso sopraelevato di alcuni metri rispetto al piano di calpestio, interramento della costruzione almeno sino all’altezza dell’ingresso, presenza di caditoie sulla verticale della
porta di accesso per proteggerla in
caso di attacco9 – la costruzione
della Torre Saracena sembra attestarsi attorno al secolo XVIII10, a difesa dal nuovo «nemico impalpabile» che terrorizzava le popolazioni
non meno delle incursioni piratesche dei secoli precedenti: la
peste 11. Alla stessa epoca pare
ascrivibile una torretta rilevata in località Pozzetto, forse identificabile
con la «casetta di matteria» menzionata da Vinzoni nel 176712.
2. ARCHITETTURA RURALE
2. 1. Gli edifici religiosi
La selezione dei tre edifici religiosi
considerati (chiesa di San Pietro di
Rovereto, cappella di Sant’Antonio,
cappella di Sant’Isidoro), collocati
in ambito rurale, sottolinea la
scelta di valorizzazione e recupero di una realtà storica che, per le
epoche più antiche, riduce la centralità oggi assegnata al borgo di
Zoagli a favore degli insediamenti
dell’entroterra.
La fondazione della chiesa di
San Pietro, attorno alla fine del
secolo XII, esemplifica la dinamica storica di crescita delle comunità locali a scapito dei potentati
ecclesiastici genovesi e non, che
nei secoli X-XII detenevano
estesi possedimenti nel territorio
zoagliese 13 . Se alla chiesa di
San Pietro si riferisce l’intera comunità di Rovereto, rispecchiandosi nelle sue vicende14, la cappella di Sant’Antonio in località
Scoglio, murata nella cinta della
proprietà Campodonico (cfr.1.2),
dichiara il suo carattere privato
di chiesetta gentilizia. Gli stucchi
della cappelletta e dell’adiacente
portale monumentale testimoniano un episodio artistico di notevole raffinatezza, riscontrabile
nel citato portale d’ingresso
dell’edificio di via del Castello 14
(cfr.1.1.), le cui decorazioni risultano attribuibili alle stesse maestranze se non alla stessa mano. Diversamente, la secentesca
Cappella di Sant’Isidoro, nell’originale semplicità delle sue soluzioni – il pronao impostato su
grosse colonne in muratura sfornite di capitello, la compattezza
ARCHITETTURA
63
del notevole volume privo di decorazioni esterne e interrotto da
due sole piccole finestre laterali
– esprime il suo carattere “popolare”, compatibile con l’ipotesi di
una sua destinazione oratoriale15
o stazionale16.
2. 2. Medioevo rurale
fra hospitalia ed edifici
di civile abitazione
La località Sant’Orsola, a ovest
di Rovereto, restituisce visibili testimonianze della propria antichità. Il toponimo deriva dal titolo
dell’ospedale già esistente in loco, forse sorto per iniziativa della
comunità di San Pietro spinta
dalla concorrenza con la parrocchia di Sant’Andrea 17. Si propone, in via ipotetica, l’identificazione del rudere presso il civ. 33 di
via San Pietro di Rovereto con i
resti dell’antico ospedale di
Sant’Orsola, in considerazione
delle testimonianze orali raccolte
in loco che qualificano l’arco come il fulcro carismatico dell’insediamento, della posizione del ru-
dere sulla strada che ricorda gli
ingressi di alcuni hospitalia rintracciati nel Tigullio18, della possibilità che l’arco delimitasse uno
spazio porticato, elemento tipico
dell’architettura ospedaliera 19.
Sembra discutibile, invece,
l’identificazione dell’ospedale di
Sant’Orsola con la casa al civ. 15
di via San Pietro di Rovereto 20,
che presenta sul fronte ovest un
arco in laterizio tamponato, possibile residuo di porticato, loggia
o ingresso monumentale. Gli elementi architettonici dell’interessante edificio e i materiali lasciati
in vista, infatti, sembrano anteriori al secolo XV, probabile epoca
di fondazione dell’ospedale 21 .
Inoltre la qualità del manufatto,
nel trattamento dei materiali e nei
dettagli, pare superiore a quella
degli standards usati per i piccoli
ospedali rurali. Infine la tipologia
architettonica degli antichi hospitalia liguri è assai diversa da
quella dell’edificio in oggetto, sviluppato in altezza piuttosto che in
senso longitudinale22.
2. 3. Le ville borghesi
Su una variante della citata “via
del Castello” (cfr.1.1.), a sud del
Santuario della Madonnetta, si trova, in località Solaro, un insediamento ottocentesco costituito da
interessanti abitazioni, versioni rurali delle ricche ville di cui si rileveranno esempi nel centro di Zoagli
(cfr. 3). Da un punto di vista ambientale e architettonico, Solaro
restituisce l’immagine di una
realtà storica non manomessa, a
differenza dei più frequenti casi in
cui il riuso dei manufatti rustici tende a cancellare i segni del passato, e attende un intervento di recupero e valorizzazione. La necessità di un restauro si impone con
la massima urgenza nel caso
dell’edificio al civ. 13 di via del
Santuario della Madonnetta, datato 1876 e a serio rischio di perdita.
Si tratta di un notevole esempio di
casa ottocentesca dotato di caratteri di particolare ricercatezza –
raffinata modanatura del cornicione sottogronda, intonaci esterni
graffiti e dipinti, affreschi già pre-
Località Scoglio.
Dettaglio del portale
adiacente alla cappella
di S. Antonio.
Località S. Orsola.
Casa di via S. Pietro
di Rovereto al civ. 15. Arco
in laterizio probabilmente
anteriore al XV secolo.
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ARCHITETTURA
Villa datata 1864
in via Garibaldi civ. 23.
senti al primo piano e ormai perduti – che nobilitano il semplice
impianto “a cubo”, tipico delle ville
borghesi rurali dell’epoca23.
2. 4. Gli insediamenti contadini
Su uno dei percorsi di mezzacosta
che collegano Semorile con San
Pantaleo si trova il nucleo di Sexi
“ca’da basso”, costituito da una serie di case abbandonate disposte
senza soluzione di continuità lungo il sentiero che le affianca a
nord. Si tratta di un insediamento
rurale risalente, con probabilità, al
secolo XVII24 o al XVIII25. Gli edifici,
addossati al pendio, sono costruiti
con materiali lavorati a spacco e
messi in opera con poca malta.
L’elemento di maggior impegno e
rilievo architettonico è costituito
dall’ingresso della casa a ovest
dell’insediamento, tipico esempio
di portale cosiddetto “eulitico”26 interessante, oltre che per i caratteri
artistici, anche per le implicazioni
sociologiche e semantiche del manufatto, che identifica e protegge il
luogo, la casa, la famiglia, l’ingresso come valore in sé27. Tale è la
doppia natura del portale: da una
parte rinforza la bucatura sottolineandone la sua essenzialità ar-
chitettonica e, in particolare, regge, mediante l’architrave, la facciata dell’edificio; dall’altra esprime
con un minimo di materiale il valore dell’interazione tra spazio pubblico e spazio privato come fondamento della comunità. Il portale
traduce tale fondamentale concetto in immagine, così come la porta
urbica risulta immagine dell’autocoscienza cittadina28.
3. ARCHITETTURA URBANA
3. 1. Fra Sette e Ottocento
Il borgo di Zoagli, adagiato nella
stretta e ripida conca del tratto terminale del torrente Semorile, è stato duramente provato dai bombardamenti della seconda guerra
mondiale che puntavano, come a
Recco, alla distruzione del ponte
ferroviario. Alle devastazioni sopravvissero – oltre ad alcuni monumenti divenuti simbolo dell’identità
cittadina, come la Torre Saracena
e la Torre Canevaro – molte costruzioni distribuite ai margini
dell’abitato antico. Tali insediamenti, generalmente posteriori alla fine
del secolo XVIII, consistono in una
serie di ville distribuite in prossimità
del percorso della via Aurelia. Uno
degli esempi più pregevoli, ubicato
a ovest del borgo, è la cosiddetta
Villa delle Palme, dotata di grande
giardino con ninfeo che occupa
l’area in pendio dal civ. 167 di via
Aurelia al piazzale della chiesa di
San Martino. Oggetto di uno studio
tuttora in corso, la villa è forse
identificabile con la proprietà zoagliese dei Durazzo, attestata per
via documentaria29. A est di Zoagli,
sul sito del demolito oratorio di
Santa Caterina o nelle immediate
adiacenze, si trova un interessante
palazzo (civ. 23 di via Garibaldi)
dotato di ali porticate e affrescato,
all’esterno, con una raffinata decorazione che gioca sui toni del giallo. Risalente forse alla prima metà
dell’Ottocento, porta evidenti i segni di più ristrutturazioni30. Sia la
Villa delle Palme che il suddetto
palazzo porticato richiamano la tipologia della villa aristocratica “a
blocco” di stampo alessiano. Se
nel primo caso ciò può derivare
dall’impronta della famiglia Durazzo, nel secondo si configura come
recupero di un modello prestigioso
nelle sue forme esteriori, usato per
nobilitare un palazzo borghese
concepito, probabilmente, per essere diviso in appartamenti.
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ARCHITETTURA
Località Parco Merello.
Villa Merello.
Località Monteprato.
Castello Sem Benelli.
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ARCHITETTURA
zione più libera e fantasiosa degli
spunti eclettici, visibile nel trattamento curvilineo delle superfici o
nell’effetto decisamente teatrale
conferito all’ingresso della villa,
strombato e inquadrato da un monumentale arcone a mo’di fondale
scenico. A imitazione dello stile
Coppedè, caratterizzato dall’eccedenza delle coperture rispetto al
perimetro degli edifici, fu parzialmente modificata la villa oggi segnata con il civ. 80 di via Aurelia,
come dimostra una foto anteriore
al 1921 che mostra la torretta priva
del coronamento a spioventi. Tale
edificio fu noto come «Palazzina
dei Velluti», in quanto la Società
dei Velluti di Zoagli vi allestì una
esposizione e vendita permanente
delle proprie produzioni, completata da dimostrazioni del lavoro di un
telaio in funzione33.
Palazzo, di epoca Liberty,
al civ. 69 di via Aurelia.
3. 2. Neogotico ed eclettismo
Il primo Novecento vede l’intervento a Zoagli di notevoli personalità
del mondo letterario e artistico:
Adolfo Coppedè, con la costruzione nel 1913 della Villa Merello31, e
Sem Benelli, che affidò nel 1914
allo scenografo Giuseppe Mancini
il progetto di una villa in località
Monteprato, nota come Castello di
Sem Benelli32. I due edifici, che si
fronteggiano in perfetto pendant rispettivamente a ponente e a levante del borgo, caratterizzano
Zoagli con due esempi d’autore di
architettura eclettica. La villa Merello, analogamente al più noto
Castello Mackenzie a Genova o
alla Villa già Odero (oggi Ardissone-Costa) a Portofino, possiede,
sebbene priva delle esasperazioni
decorative tipiche di alcune realizzazioni Coppedè, un’impronta
neogotica; il Castello di Sem Benelli offre, invece, una reinterpreta-
3. 3. Liberty
Sul pendio immediatamente a est
del borgo di Zoagli sorgono alcuni
notevoli ville costruite fra fine Ottocento e inizio Novecento, che,
quali esempi di decorazione liberty
più o meno classicheggiante o stilizzata, completano il campionario
dell’architettura residenziale borghese cittadina del periodo, di cui
si è considerato il versante neogotico con la Villa Merello e la villa di
via Aurelia 80, e il versante eclettico con il Castello di Sem Benelli
(cfr. 3.2.). Al civ. 69 di via Aurelia
si trova un palazzo dalla planimetria lievemente articolata, dotato di
due accessi monumentali. Il largo
impiego del sistema colonna-capitello-arco a tutto sesto, l’equilibrio
compositivo dato dal motivo della
tripartizione dell’edificio in verticale
e in orizzontale, il largo uso di motivi decorativi tratti dal repertorio
classico (capitelli corinzi, decorazioni fitomorfe), il rigoroso trattamento degli intonaci in bicromia e
finto bugnato contribuiscono a
creare un effetto di compostezza e
monumentalità, movimentato da
invenzioni come i davanzali trafo-
rati che richiamano il parapetto
della loggia, i larghi spioventi del
tetto che anticipano la soluzione
Coppedè di Villa Merello (l’edificio
è datato 1898)34, la fantasiosa decorazione del sottotetto, la scalanatura planimetrica sul lato sud. Il
carattere liberty dell’edificio risiede
nella sua concezione come “struttura aperta”, fruibile in tutte le direzioni: dei due ingressi nessuno è
preferenziale, la grandiosa visuale
che si ha del fronte sud è controbilanciata dall’importanza conferita al prospetto nord riccamente
decorato e datato 35, la torretta
traforata permette l’interazione
fra esterno e interno. Caratteri
molto simili all’edificio di via Aurelia 69 presenta la villa Zino a
Genova, progettata nel 1913
dall’ingegnere Maurizio Reggio;
una sua paternità anche per
l’edificio di Zoagli è qui proposta
come ipotesi di lavoro36.
Se la villa di via Aurelia 69 si pone,
tendenzialmente, sulla linea “floreale”, sebbene temperata da
un’ispirazione monumentale e da
richiami al repertorio classico, “La
Villetta” di via Garibaldi 24 percorre con misura l’altro versante
dell’Art Nouveau, quello “modernista”, che porta l’inventiva fantastica del Liberty a un alto grado di rigore e stilizzazione. La casa, dalle
dimensioni contenute e pianta a
“T”, presenta in modo organico
una facciata sul fronte sud, impreziosita da vetrate multicolori e doccioni zoomorfi, e un retro volto a
nord, non meno piacevole ma deciso nel concludere i volumi. La
compattezza dell’edificio, peraltro,
risulta movimentata dalla bicromia
della muratura, dipinta a fondo rosa con profili bianchi che sottolineano strutture architettoniche
portanti, cantonali e bucature raggiungendo un effetto di graziosa e
delicata raffinatezza, senza aspirare alla monumentalità propria
della vicinissima villa di via Aurelia 80 (cfr. 3.2.) o, nuovamente, di
quella di via Aurelia 6937.
ARCHITETTURA
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NOTE
1. Il sito della Torre di Sant’Ambrogio è collegato da un percorso vicinale alla località Pozzetto, ove sorge una torre di guardia risalente
al XVIII secolo (cfr. 1. 3.); la proiezione a mare del percorso di “via del Castello”, interrotto
dalla via Aurelia e dalla riorganizzazione urbanistica ottocentesca della zona a sud di
questa, porta direttamente nel sito ove attualmente sorge la Torre Saracena (cfr. 1. 3.)
2. Per le torri di difesa del secolo XIV-XV cfr.
R. DE MAESTRI, 1971, pp. 43-118.
3. Le Caratate del 1641 sono una serie di registri di censimento immobiliare approntati a
scopo fiscale. Rapallo quartiere di Borzoli
Capelle S. Martino S. Ambrogio S. Maria San
Maurizio, ms. del 1641, ASG, magistrato comunità 765, cc. 29-31.
4. Rapallo quartiere di Borzoli Capelle S.
Martino S. Ambrogio S. Maria San Maurizio,
ms. del 1641, Archivio di Stato di Genova,
magistrato comunità 765, c. 67 r.
5. A. e M. REMONDINI, reg. IV, 1888, p.
1.24.
6 L. GRAVINA, 1921, p. 72. Cfr. G. V., “La
Piazzetta”, a. II, n 6, giugno 1992, p. 8.
7. Sulle fortificazioni costiere di Zoagli cfr. E.
D. BONA, P. COSTA CALCAGNO, F. MARMORI, G. COLMUTO ZANELLA, 1972, vol. II,
p. 586; R. STELLATO, 1986-1987, pp. 167171; P. SOLARI, “La Piazzetta”, a. I, n 1, aprile 1991, p. 3; M. BRIGNOLE, 2000, pp. 7-8.
8. Sul Castello Canevaro cfr. C. BRUZZO, M.
L. GRASSO, 1993-1994, passim.
9. Per i caratteri architettonici delle torri costiere cinquecentesche cfr. R. DE MAESTRI,
1971, pp. 43-118.
10. Una relazione risalente al 1691 menziona
una sola torre di guardia a Zoagli, mentre
una rappresentazione cartografica del 1767
ne segnala due. Cfr. M. VINZONI, Pianta delle due riviere della Serenissima Repubblica
di Genova divise in commissariati di Sanità,
Genova, ms. del 1767 (ristampa anastatica
Sagep, Genova 1983), pp. 184-185; A. FERRETTO, 1905, pp. 28-32.
11. Sulla difesa dall’emergenza sanitaria nel
Golfo Tigullio nei secoli XVII-XVIII cfr. Rapallo, un capitaneato durante la peste, catalogo
della mostra, Rapallo 1981; A. D’AGOSTINO, 1993; L. KAISER, 1995, pp. 39-41.
12. M. VINZONI, Pianta delle due riviere della Serenissima Repubblica di Genova divise
in commissariati di Sanità, Genova, ms. del
1767 (ristampa anastatica Sagep, Genova
1983), pp. 182-183.
13. Cfr. R. STELLATO, 1986-1987, pp. 167171.
14. È noto e documentato lo spirito di identificazione nella comunità parrocchiale della popolazione di San Pietro di Rovereto, che dopo una lotta plurisecolare nel 1763 riuscì a
ottenere la separazione di diritto e di fatto
dalla rettoria di Sant’Andrea di Rovereto: Archivio Parrocchiale di San Pietro di Rovereto,
s. c., doc. del 16 settembre 1763; cfr. A.
FERRETTO, 1907, pp. 503-504; R. STELLATO, 1986-1987, pp. 377-378; M. BRIGNOLE, 2000, p. 76.
15. A. e M. REMONDINI, reg. IV, 1888, p.
124.
16. La presenza del portico, elemento tipico
dell’architettura assistenziale (cfr. S. VALLINI, 1998-1999, vol. II, pp. 203-204, con bibliografia), suggerisce una simile ipotesi di
destinazione d’uso.
17. Cfr. supra, nota 14.
18. Si vedano, ad esempio, i casi dell’ospedale di San Lazzaro in Rapallo o del probabile ospedale di San Bartolomeo in Ruta (Camogli): S. VALLINI, 1998-1999, vol. I, figg. 19
e 81.
19. Si veda l’esempio dell’ospedale del Trezzo (La Spezia): I. CABONA, T. MANNONI,
1993 (I ed. 1988), fig. 181.
20. R. STELLATO, 1986-1987, p. 156.
21. A Rovereto, ancora nel 1383, è menzionato un solo ospedale, distinto da quello dedicato a Sant’Orsola, fondato nel 1289 e assegnato alla parrocchia di Sant’Andrea. Cfr. Archivio di Stato di Genova, notaio Nicolò della
Porta, cart. 68, I, ff. 119 r- 221 r., doc. del 21
aprile 1289; Archivio Parrocchiale di San Pietro di Rovereto, s. c., atti del notaio Giovanni
Rivarola (copia), doc. del 24 gennaio 1383.
22. Per i caratteri generali degli hospitalia
medievali cfr. S. VALLINI, a. a. 19981999, vol. II.
23. Esempi tipologicamente assai simili alla
casa di via del Santuario della Madonnetta
13 sono la cosiddetta Canova di Corsiglie
(Neirone) e la Villa Merea (Genova-Staglieno). Cfr. I. CABONA, T. MANNONI, 1993 (I
ed. 1988), fig. 186; Le ville del Genovesato,
1987, vol. IV, pp. 138-139, n. 30.
24. La chiesetta rurale di Santa Maria Maddalena, prossima all’insediamento di Sexi, è
attribuita al 1629 (A. e M. REMONDINI, reg.
IV, 1888, p. 64).
25. Dagli inizi del secolo XVIII si registra la
nascita di nuovi insediamenti rurali. Il fenomeno fu dovuto a più fattori: l’incremento demografico dopo lo spopolamento causato
dalla pestilenza di metà Seicento; l’influenza
del razionalismo illuminista che favorisce, attraverso la fondazione delle Società Economiche, nuove proposte di riforma atte a valorizzare la campagna; il miglioramento della
produttività dei terreni per l’introduzione di
nuove colture (mais, patata). La ripresa
dell’attività edilizia, specialmente di tipo abitativo, s’inquadra, quindi, nell’ambito di un movimento di riqualificazione della vita contadina di portata europea (I. CABONA, T. MANNONI, 1993 [I ed. 1988], pp. 159-161).
26. Il portale di Sexi è considerato nel recente
e analitico lavoro dedicato all’architettura rurale nel Tigullio. L’autore, che ha tenuto a battesimo il termine “portale eulitico” – preferito a
“rustico” o “megalitico” perché evita l’equivoco
di una considerazione in termini “minoritari”,
“vernacolari” o “arcaici” del fenomeno – ha
avanzato ipotesi, difficilmente dimostrabili, di
datazioni molto alte, dall’VIII al X secolo.
Sembra verosimile, piuttosto, l’antichità degli
schemi e delle tipologie individuate dallo studioso, che si sarebbero mantenute inalterate
per secoli (O. GARBARINO, 2000).
27. G. SPALLA, 1984, pp. 181-182.
28. Sulle valenze semantiche della porta urbana cfr. C. DUFOUR BOZZO, 1989,
passim.
29. S. CANEPA, c. d. s.
30. La data 1864, murata accanto all’ingresso ovest del palazzo, sembra riferirsi a un primo rifacimento concluso dalla decorazione
affrescata, la quale risulta parzialmente coperta, sul lato sud, dal successivo innesto del
corpo porticato eccedente a latere.
31. R. BOSSAGLIA, M. COZZI, 1982, p. 205;
cfr. P. GENNARO, “La Piazzetta”, a. III, n 9,
marzo 1993, p. 3.
32. R. BOSSAGLIA, M. COZZI, 1982, p. 25;
P. GENNARO, “La Piazzetta”, a. I, n 4, dicembre 1991, pp. 3-4.
33. L. GRAVINA, 1921, pp. 71-75.
34. La data è affrescata in un riquadro mistilineo posto sul lato nord del palazzo.
35. Cfr. nota 34.
36. Le ville del Genovesato, vol. II, pp. 249250, n. 76.
37. In questo senso “La Villetta” si apparenta,
piuttosto, alla casa al civ. 226 di via Aurelia,
datata 1926, della quale sembra riproporre in
forma molto simile la vetrata, e soprattutto
all’ingresso monumentale delle ville al civ.
358 e 359 di via Aurelia, che potrebbe essere
riconducibile allo stesso progettista.