ARCHITETTURA Il presente contributo riassume i risultati di uno studio promosso e sovvenzionato dal Comune di Zoagli e diretto da Colette Dufour Bozzo. Sono state individuate, rilevate e documentate venti emergenze monumentali, in un arco cronologico che va dal secolo XII-XIII alla prima metà del Novecento. La selezione delle emergenze considerate nel lavoro, che non privilegia una tipologia architettonica in particolare, permette di delineare un quadro completo del patrimonio monumentale zoagliese che risulta, pertanto, valorizzato nella diversità delle sue componenti. 58 59 ARCHITETTURA Fortificazioni, architettura urbana e rurale Nuove acquisizioni monumentali sul territorio di Zoagli Silvia Vallini 60 ARCHITETTURA 1. FORTIFICAZIONI 1. 1. Le fortificazioni terrestri Non è stata reperita alcuna notizia certa circa l’esistenza di fortificazioni terrestri sul territorio di Zoagli. La toponomastica, la tradizione orale e il pervenuto materiale, tuttavia, mostrano tracce di almeno due insediamenti interessanti, successivamente collegati mediante percorsi ancora leggibili sul territorio con le torri costiere costruite a partire dal secolo XVI1. L’emergenza ubicata sul sentiero che da via Pietrafraccia, a levante di Rapallo, sale alla frazione di Sant’Ambrogio (civ. 23 di salita Sant’Ambrogio) richiama la tipologia delle torri di avvistamento tipiche dei secoli XIVXV, caratterizzate da sezioni quadrangolari o circolari, dall’assenza di scarpa di fondazione, dall’ubicazione strategica in luoghi dell’immediato entroterra2. Più difficile la lettura di un interessante edificio (civ. 14 di via del Castello) posto sul percorso denominato “via del Castello”. Preceduto da un portale monumentale, è tradizionalmente identificato con la fortificazione testimoniata dal citato toponimo via- rio. Nella parte inferiore del fronte sud si aprono due arcosoli, uno dei quali sembra portare tracce di una caditoia murata. La Caratata del 1641 registra, in un’area riconducibile a quella in oggetto, il toponimo “Castello”3: ciò, se non permette di associare con puntualità la fonte documentaria al pervenuto materiale, conferma la componente fortificata dell’insediamento. 1. 2. Le case con torre Il complesso di villa con torre, muri di cinta, cappella e portali monumentali sito in località Scoglio, a ponente dell’abitato di Zoagli (Villa Campodonico), costituisce una preziosa testimonianza di dimora aristocratica dei secoli XVIXVII, conservata nella sua fisionomia originaria grazie alla sua ubicazione rurale e all’indivisione della proprietà. Prima notizia certa dell’esistenza della villa è rilevabile nella Caratata del 1641: «item terra del R. P. Bartolomeo Merello quondam Battista in quale sono due case con torre […], circondata tutta di muraglie et confinata da tutte le bande strata, stimata in lire sedeci millia»4. Il valore stimato risulta il più alto registrato nelle tre parrocchie di Sant’Ambrogio, San Martino e San Pietro di Rovereto. I Remondini ricordano come proprietari della «Cappella pubblico-privata intitolata a S. Antonino», inclusa nella cinta del complesso (cfr. 2. 1.), i Della Torre dal 1746 e i Sauli dal 18265; ancora nel 1921 la villa è menzionata come proprietà dei Sauli in una guida del Tigullio 6. Oggi il complesso monumentale appartiene alla famiglia Campodonico. 1. 3. Le fortificazioni costiere Le fonti edite reperite riguardanti fortificazioni zoagliesi – peraltro molto scarse – si riferiscono all’apparato difensivo costiero approntato nella seconda metà del secolo XVI7. Il caso più noto e studiato è 61 quello del complesso oggi denominato “Castello Canevaro”, per il quale sono state individuate quattro fasi edilizie: la prima, iniziata nel 1550 e conclusa nel 1563, riguarda la costruzione della torre di difesa e avvistamento; la seconda, nella prima metà del secolo XVII, l’aggiunta di un palazzo aristocratico a blocco, di stampo tipicamente “alessiano”, sito a nord-ovest della torre; la terza, nell’ultimo quarto del secolo XVIII, l’unione di torre e villa mediante un corpo intermedio, ottenendo il risultato di un impianto a “L”; la quarta, fra 1889 e 1899, il rimodellamento della villa in forme neogotiche, probabilmente a opera dell’architetto senese Giuseppe Partini8. La Torre Canevaro, evidentemente, servì come modello per la costruzione della Torre cosiddetta Saracena, a levante del ARCHITETTURA In questa pagina Torre Saracena a levante del borgo e particolare. A fronte Zoagli, località S. Ambrogio. Torre di Salita S. Ambrogio, civ. 23. Castello Canevaro. Alle pagine 58-59 Zoagli, località Scoglio. Villa Campodonico vista dalla zona del Castellaro. 62 ARCHITETTURA Località Pozzetto. Torretta Bruzzo-Caracciolo. San Pietro di Rovereto. borgo. Nonostante la presenza di tutti gli elementi strutturali tipici delle torri costiere cinquecentesche – conformazione a scarpa dei paramenti esterni, posizione dell’ingresso sopraelevato di alcuni metri rispetto al piano di calpestio, interramento della costruzione almeno sino all’altezza dell’ingresso, presenza di caditoie sulla verticale della porta di accesso per proteggerla in caso di attacco9 – la costruzione della Torre Saracena sembra attestarsi attorno al secolo XVIII10, a difesa dal nuovo «nemico impalpabile» che terrorizzava le popolazioni non meno delle incursioni piratesche dei secoli precedenti: la peste 11. Alla stessa epoca pare ascrivibile una torretta rilevata in località Pozzetto, forse identificabile con la «casetta di matteria» menzionata da Vinzoni nel 176712. 2. ARCHITETTURA RURALE 2. 1. Gli edifici religiosi La selezione dei tre edifici religiosi considerati (chiesa di San Pietro di Rovereto, cappella di Sant’Antonio, cappella di Sant’Isidoro), collocati in ambito rurale, sottolinea la scelta di valorizzazione e recupero di una realtà storica che, per le epoche più antiche, riduce la centralità oggi assegnata al borgo di Zoagli a favore degli insediamenti dell’entroterra. La fondazione della chiesa di San Pietro, attorno alla fine del secolo XII, esemplifica la dinamica storica di crescita delle comunità locali a scapito dei potentati ecclesiastici genovesi e non, che nei secoli X-XII detenevano estesi possedimenti nel territorio zoagliese 13 . Se alla chiesa di San Pietro si riferisce l’intera comunità di Rovereto, rispecchiandosi nelle sue vicende14, la cappella di Sant’Antonio in località Scoglio, murata nella cinta della proprietà Campodonico (cfr.1.2), dichiara il suo carattere privato di chiesetta gentilizia. Gli stucchi della cappelletta e dell’adiacente portale monumentale testimoniano un episodio artistico di notevole raffinatezza, riscontrabile nel citato portale d’ingresso dell’edificio di via del Castello 14 (cfr.1.1.), le cui decorazioni risultano attribuibili alle stesse maestranze se non alla stessa mano. Diversamente, la secentesca Cappella di Sant’Isidoro, nell’originale semplicità delle sue soluzioni – il pronao impostato su grosse colonne in muratura sfornite di capitello, la compattezza ARCHITETTURA 63 del notevole volume privo di decorazioni esterne e interrotto da due sole piccole finestre laterali – esprime il suo carattere “popolare”, compatibile con l’ipotesi di una sua destinazione oratoriale15 o stazionale16. 2. 2. Medioevo rurale fra hospitalia ed edifici di civile abitazione La località Sant’Orsola, a ovest di Rovereto, restituisce visibili testimonianze della propria antichità. Il toponimo deriva dal titolo dell’ospedale già esistente in loco, forse sorto per iniziativa della comunità di San Pietro spinta dalla concorrenza con la parrocchia di Sant’Andrea 17. Si propone, in via ipotetica, l’identificazione del rudere presso il civ. 33 di via San Pietro di Rovereto con i resti dell’antico ospedale di Sant’Orsola, in considerazione delle testimonianze orali raccolte in loco che qualificano l’arco come il fulcro carismatico dell’insediamento, della posizione del ru- dere sulla strada che ricorda gli ingressi di alcuni hospitalia rintracciati nel Tigullio18, della possibilità che l’arco delimitasse uno spazio porticato, elemento tipico dell’architettura ospedaliera 19. Sembra discutibile, invece, l’identificazione dell’ospedale di Sant’Orsola con la casa al civ. 15 di via San Pietro di Rovereto 20, che presenta sul fronte ovest un arco in laterizio tamponato, possibile residuo di porticato, loggia o ingresso monumentale. Gli elementi architettonici dell’interessante edificio e i materiali lasciati in vista, infatti, sembrano anteriori al secolo XV, probabile epoca di fondazione dell’ospedale 21 . Inoltre la qualità del manufatto, nel trattamento dei materiali e nei dettagli, pare superiore a quella degli standards usati per i piccoli ospedali rurali. Infine la tipologia architettonica degli antichi hospitalia liguri è assai diversa da quella dell’edificio in oggetto, sviluppato in altezza piuttosto che in senso longitudinale22. 2. 3. Le ville borghesi Su una variante della citata “via del Castello” (cfr.1.1.), a sud del Santuario della Madonnetta, si trova, in località Solaro, un insediamento ottocentesco costituito da interessanti abitazioni, versioni rurali delle ricche ville di cui si rileveranno esempi nel centro di Zoagli (cfr. 3). Da un punto di vista ambientale e architettonico, Solaro restituisce l’immagine di una realtà storica non manomessa, a differenza dei più frequenti casi in cui il riuso dei manufatti rustici tende a cancellare i segni del passato, e attende un intervento di recupero e valorizzazione. La necessità di un restauro si impone con la massima urgenza nel caso dell’edificio al civ. 13 di via del Santuario della Madonnetta, datato 1876 e a serio rischio di perdita. Si tratta di un notevole esempio di casa ottocentesca dotato di caratteri di particolare ricercatezza – raffinata modanatura del cornicione sottogronda, intonaci esterni graffiti e dipinti, affreschi già pre- Località Scoglio. Dettaglio del portale adiacente alla cappella di S. Antonio. Località S. Orsola. Casa di via S. Pietro di Rovereto al civ. 15. Arco in laterizio probabilmente anteriore al XV secolo. 64 ARCHITETTURA Villa datata 1864 in via Garibaldi civ. 23. senti al primo piano e ormai perduti – che nobilitano il semplice impianto “a cubo”, tipico delle ville borghesi rurali dell’epoca23. 2. 4. Gli insediamenti contadini Su uno dei percorsi di mezzacosta che collegano Semorile con San Pantaleo si trova il nucleo di Sexi “ca’da basso”, costituito da una serie di case abbandonate disposte senza soluzione di continuità lungo il sentiero che le affianca a nord. Si tratta di un insediamento rurale risalente, con probabilità, al secolo XVII24 o al XVIII25. Gli edifici, addossati al pendio, sono costruiti con materiali lavorati a spacco e messi in opera con poca malta. L’elemento di maggior impegno e rilievo architettonico è costituito dall’ingresso della casa a ovest dell’insediamento, tipico esempio di portale cosiddetto “eulitico”26 interessante, oltre che per i caratteri artistici, anche per le implicazioni sociologiche e semantiche del manufatto, che identifica e protegge il luogo, la casa, la famiglia, l’ingresso come valore in sé27. Tale è la doppia natura del portale: da una parte rinforza la bucatura sottolineandone la sua essenzialità ar- chitettonica e, in particolare, regge, mediante l’architrave, la facciata dell’edificio; dall’altra esprime con un minimo di materiale il valore dell’interazione tra spazio pubblico e spazio privato come fondamento della comunità. Il portale traduce tale fondamentale concetto in immagine, così come la porta urbica risulta immagine dell’autocoscienza cittadina28. 3. ARCHITETTURA URBANA 3. 1. Fra Sette e Ottocento Il borgo di Zoagli, adagiato nella stretta e ripida conca del tratto terminale del torrente Semorile, è stato duramente provato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale che puntavano, come a Recco, alla distruzione del ponte ferroviario. Alle devastazioni sopravvissero – oltre ad alcuni monumenti divenuti simbolo dell’identità cittadina, come la Torre Saracena e la Torre Canevaro – molte costruzioni distribuite ai margini dell’abitato antico. Tali insediamenti, generalmente posteriori alla fine del secolo XVIII, consistono in una serie di ville distribuite in prossimità del percorso della via Aurelia. Uno degli esempi più pregevoli, ubicato a ovest del borgo, è la cosiddetta Villa delle Palme, dotata di grande giardino con ninfeo che occupa l’area in pendio dal civ. 167 di via Aurelia al piazzale della chiesa di San Martino. Oggetto di uno studio tuttora in corso, la villa è forse identificabile con la proprietà zoagliese dei Durazzo, attestata per via documentaria29. A est di Zoagli, sul sito del demolito oratorio di Santa Caterina o nelle immediate adiacenze, si trova un interessante palazzo (civ. 23 di via Garibaldi) dotato di ali porticate e affrescato, all’esterno, con una raffinata decorazione che gioca sui toni del giallo. Risalente forse alla prima metà dell’Ottocento, porta evidenti i segni di più ristrutturazioni30. Sia la Villa delle Palme che il suddetto palazzo porticato richiamano la tipologia della villa aristocratica “a blocco” di stampo alessiano. Se nel primo caso ciò può derivare dall’impronta della famiglia Durazzo, nel secondo si configura come recupero di un modello prestigioso nelle sue forme esteriori, usato per nobilitare un palazzo borghese concepito, probabilmente, per essere diviso in appartamenti. 65 ARCHITETTURA Località Parco Merello. Villa Merello. Località Monteprato. Castello Sem Benelli. 66 ARCHITETTURA zione più libera e fantasiosa degli spunti eclettici, visibile nel trattamento curvilineo delle superfici o nell’effetto decisamente teatrale conferito all’ingresso della villa, strombato e inquadrato da un monumentale arcone a mo’di fondale scenico. A imitazione dello stile Coppedè, caratterizzato dall’eccedenza delle coperture rispetto al perimetro degli edifici, fu parzialmente modificata la villa oggi segnata con il civ. 80 di via Aurelia, come dimostra una foto anteriore al 1921 che mostra la torretta priva del coronamento a spioventi. Tale edificio fu noto come «Palazzina dei Velluti», in quanto la Società dei Velluti di Zoagli vi allestì una esposizione e vendita permanente delle proprie produzioni, completata da dimostrazioni del lavoro di un telaio in funzione33. Palazzo, di epoca Liberty, al civ. 69 di via Aurelia. 3. 2. Neogotico ed eclettismo Il primo Novecento vede l’intervento a Zoagli di notevoli personalità del mondo letterario e artistico: Adolfo Coppedè, con la costruzione nel 1913 della Villa Merello31, e Sem Benelli, che affidò nel 1914 allo scenografo Giuseppe Mancini il progetto di una villa in località Monteprato, nota come Castello di Sem Benelli32. I due edifici, che si fronteggiano in perfetto pendant rispettivamente a ponente e a levante del borgo, caratterizzano Zoagli con due esempi d’autore di architettura eclettica. La villa Merello, analogamente al più noto Castello Mackenzie a Genova o alla Villa già Odero (oggi Ardissone-Costa) a Portofino, possiede, sebbene priva delle esasperazioni decorative tipiche di alcune realizzazioni Coppedè, un’impronta neogotica; il Castello di Sem Benelli offre, invece, una reinterpreta- 3. 3. Liberty Sul pendio immediatamente a est del borgo di Zoagli sorgono alcuni notevoli ville costruite fra fine Ottocento e inizio Novecento, che, quali esempi di decorazione liberty più o meno classicheggiante o stilizzata, completano il campionario dell’architettura residenziale borghese cittadina del periodo, di cui si è considerato il versante neogotico con la Villa Merello e la villa di via Aurelia 80, e il versante eclettico con il Castello di Sem Benelli (cfr. 3.2.). Al civ. 69 di via Aurelia si trova un palazzo dalla planimetria lievemente articolata, dotato di due accessi monumentali. Il largo impiego del sistema colonna-capitello-arco a tutto sesto, l’equilibrio compositivo dato dal motivo della tripartizione dell’edificio in verticale e in orizzontale, il largo uso di motivi decorativi tratti dal repertorio classico (capitelli corinzi, decorazioni fitomorfe), il rigoroso trattamento degli intonaci in bicromia e finto bugnato contribuiscono a creare un effetto di compostezza e monumentalità, movimentato da invenzioni come i davanzali trafo- rati che richiamano il parapetto della loggia, i larghi spioventi del tetto che anticipano la soluzione Coppedè di Villa Merello (l’edificio è datato 1898)34, la fantasiosa decorazione del sottotetto, la scalanatura planimetrica sul lato sud. Il carattere liberty dell’edificio risiede nella sua concezione come “struttura aperta”, fruibile in tutte le direzioni: dei due ingressi nessuno è preferenziale, la grandiosa visuale che si ha del fronte sud è controbilanciata dall’importanza conferita al prospetto nord riccamente decorato e datato 35, la torretta traforata permette l’interazione fra esterno e interno. Caratteri molto simili all’edificio di via Aurelia 69 presenta la villa Zino a Genova, progettata nel 1913 dall’ingegnere Maurizio Reggio; una sua paternità anche per l’edificio di Zoagli è qui proposta come ipotesi di lavoro36. Se la villa di via Aurelia 69 si pone, tendenzialmente, sulla linea “floreale”, sebbene temperata da un’ispirazione monumentale e da richiami al repertorio classico, “La Villetta” di via Garibaldi 24 percorre con misura l’altro versante dell’Art Nouveau, quello “modernista”, che porta l’inventiva fantastica del Liberty a un alto grado di rigore e stilizzazione. La casa, dalle dimensioni contenute e pianta a “T”, presenta in modo organico una facciata sul fronte sud, impreziosita da vetrate multicolori e doccioni zoomorfi, e un retro volto a nord, non meno piacevole ma deciso nel concludere i volumi. La compattezza dell’edificio, peraltro, risulta movimentata dalla bicromia della muratura, dipinta a fondo rosa con profili bianchi che sottolineano strutture architettoniche portanti, cantonali e bucature raggiungendo un effetto di graziosa e delicata raffinatezza, senza aspirare alla monumentalità propria della vicinissima villa di via Aurelia 80 (cfr. 3.2.) o, nuovamente, di quella di via Aurelia 6937. ARCHITETTURA 67 BIBLIOGRAFIA Rapallo quartiere di Borzoli Capelle S. Martino S. Ambrogio S. Maria San Maurizio, ms. del 1641, Archivio di Stato di Genova, magistrato comunità 765, passim. A. e M. REMONDINI, Parrocchie dell’Arcidiocesi di Genova, reg. IV, Genova 1888, passim. A. FERRETTO, Da Portofino a Chiavari. Estratto da Monografia storica dei porti dall’antichità nella penisola italiana, Roma 1905, pp. 28-32. A. FERRETTO, I primordi e lo sviluppo del cristianesimo in Liguria e in particolare a Genova, “Atti della Società Ligure di Storia Patria”, vol. XXXIX, Genova 1907, pp. 503-504. L. GRAVINA, Rapallo e golfo Tigullio, Chiavari 1921, passim. R. DE MAESTRI, Opere di difesa del sec. XVI nella Riviera di Ponente, “Quaderno n. 5. Università degli Studi di Genova – Facoltà di Architettura – Istituto di Elementi di architettura e Rilievo dei Monumenti”, gennaio 1971, pp. 43-118. E. D. BONA, P. COSTA CALCAGNO, F. MARMORI, G. COLMUTO ZANELLA, I castelli della Liguria, Genova 1972, vol. II, p. 586. Rapallo, un capitaneato durante la peste, catalogo della mostra (Rapallo, 24-31 maggio), Rapallo 1981. R. BOSSAGLIA, M. COZZI, I Coppedè, Genova 1982, passim. Le ville del Genovesato, Genova 1984, vol. II, pp. 249-250, n. 76. G. SPALLA, L’architettura popolare in Liguria, Bari 1984, pp. 181-182. R. STELLATO, Fortificazioni edifici ecclesiastici borghi nella Liguria di levante nel Medioevo: Comune di Zoagli, tesi di laurea, Università degli studi di Genova, a.a. 1986-1987, relatrice prof. Colette Dufour Bozzo, passim; Le ville del Genovesato, Genova 1987, vol. IV, pp. 138-139, n. 30. C. DUFOUR BOZZO, La porta urbana nel Medioevo. Porta Soprana di sant’Andrea in Genova: immagine di una città, Roma 1989, passim . P. GENNARO, Sem Benelli e il suo castello, “La Piazzetta”, a. I, n. 4, dicembre 1991, pp. 3-4. P. SOLARI, Due torri e una storia, “La Piazzetta”, a. I, n. 1, aprile 1991, p. 3. G. V., Una storia d’altri tempi. Nell’Ottocento i Marchesi Sauli in villa a Zoagli, “La Piazzetta”, a. II, n. 6, giugno 1992, p. 8. I. CABONA, T. MANNONI, Liguria: ritratto di una regione, Genova 1993 (I ed. 1988), passim. A. D’AGOSTINO, L’uomo e la peste nei secoli. Quando il nemico è impalpabile, catalogo della mostra (1-30 maggio 1993), Rapallo, Comune di Rapallo, 1993. P. GENNARO, Gino Coppedè e il Tigullio, “La Piazzetta”, a. III, n. 9, marzo 1993, p. 3. C. BRUZZO, M. L. GRASSO, Architettura e difesa costiera nella Riviera di Levante: dinamica delle destinazioni d’uso, tesi di laurea, Università di Genova, a. a. 1993-1994, relatore prof. G. V. Galliani, 2 voll. L. KAISER, Tra pirateria e peste: una linea fortificata per la salvezza e la sanità di Rapallo, in L. KAISER, A. ROTTA (a cura di), Medioevo a Rapallo, Atti del convegno di studio (Rapallo, 19 novembre 1994), Rapallo 1995, pp. 39-41. M. BRIGNOLE, Zoagli dal ’500 al ’0700, Zoagli 2000, pp. 7-8. O. GARBARINO, Monaci, milites e coloni, Genova 2000. S. CANEPA, Zoagli: “stabili, crediti e censi” delle famiglie aristocratiche, in c. d. s. S. VALLINI, L’antico lebbrosario dedicato a S. Lazzaro a Rapallo, tesi di laurea, Università di Genova, a. a. 1998-1999, relatrice prof. C. Bozzo Dufour. NOTE 1. Il sito della Torre di Sant’Ambrogio è collegato da un percorso vicinale alla località Pozzetto, ove sorge una torre di guardia risalente al XVIII secolo (cfr. 1. 3.); la proiezione a mare del percorso di “via del Castello”, interrotto dalla via Aurelia e dalla riorganizzazione urbanistica ottocentesca della zona a sud di questa, porta direttamente nel sito ove attualmente sorge la Torre Saracena (cfr. 1. 3.) 2. Per le torri di difesa del secolo XIV-XV cfr. R. DE MAESTRI, 1971, pp. 43-118. 3. Le Caratate del 1641 sono una serie di registri di censimento immobiliare approntati a scopo fiscale. Rapallo quartiere di Borzoli Capelle S. Martino S. Ambrogio S. Maria San Maurizio, ms. del 1641, ASG, magistrato comunità 765, cc. 29-31. 4. Rapallo quartiere di Borzoli Capelle S. Martino S. Ambrogio S. Maria San Maurizio, ms. del 1641, Archivio di Stato di Genova, magistrato comunità 765, c. 67 r. 5. A. e M. REMONDINI, reg. IV, 1888, p. 1.24. 6 L. GRAVINA, 1921, p. 72. Cfr. G. V., “La Piazzetta”, a. II, n 6, giugno 1992, p. 8. 7. Sulle fortificazioni costiere di Zoagli cfr. E. D. BONA, P. COSTA CALCAGNO, F. MARMORI, G. COLMUTO ZANELLA, 1972, vol. II, p. 586; R. STELLATO, 1986-1987, pp. 167171; P. SOLARI, “La Piazzetta”, a. I, n 1, aprile 1991, p. 3; M. BRIGNOLE, 2000, pp. 7-8. 8. Sul Castello Canevaro cfr. C. BRUZZO, M. L. GRASSO, 1993-1994, passim. 9. Per i caratteri architettonici delle torri costiere cinquecentesche cfr. R. DE MAESTRI, 1971, pp. 43-118. 10. Una relazione risalente al 1691 menziona una sola torre di guardia a Zoagli, mentre una rappresentazione cartografica del 1767 ne segnala due. Cfr. M. VINZONI, Pianta delle due riviere della Serenissima Repubblica di Genova divise in commissariati di Sanità, Genova, ms. del 1767 (ristampa anastatica Sagep, Genova 1983), pp. 184-185; A. FERRETTO, 1905, pp. 28-32. 11. Sulla difesa dall’emergenza sanitaria nel Golfo Tigullio nei secoli XVII-XVIII cfr. Rapallo, un capitaneato durante la peste, catalogo della mostra, Rapallo 1981; A. D’AGOSTINO, 1993; L. KAISER, 1995, pp. 39-41. 12. M. VINZONI, Pianta delle due riviere della Serenissima Repubblica di Genova divise in commissariati di Sanità, Genova, ms. del 1767 (ristampa anastatica Sagep, Genova 1983), pp. 182-183. 13. Cfr. R. STELLATO, 1986-1987, pp. 167171. 14. È noto e documentato lo spirito di identificazione nella comunità parrocchiale della popolazione di San Pietro di Rovereto, che dopo una lotta plurisecolare nel 1763 riuscì a ottenere la separazione di diritto e di fatto dalla rettoria di Sant’Andrea di Rovereto: Archivio Parrocchiale di San Pietro di Rovereto, s. c., doc. del 16 settembre 1763; cfr. A. FERRETTO, 1907, pp. 503-504; R. STELLATO, 1986-1987, pp. 377-378; M. BRIGNOLE, 2000, p. 76. 15. A. e M. REMONDINI, reg. IV, 1888, p. 124. 16. La presenza del portico, elemento tipico dell’architettura assistenziale (cfr. S. VALLINI, 1998-1999, vol. II, pp. 203-204, con bibliografia), suggerisce una simile ipotesi di destinazione d’uso. 17. Cfr. supra, nota 14. 18. Si vedano, ad esempio, i casi dell’ospedale di San Lazzaro in Rapallo o del probabile ospedale di San Bartolomeo in Ruta (Camogli): S. VALLINI, 1998-1999, vol. I, figg. 19 e 81. 19. Si veda l’esempio dell’ospedale del Trezzo (La Spezia): I. CABONA, T. MANNONI, 1993 (I ed. 1988), fig. 181. 20. R. STELLATO, 1986-1987, p. 156. 21. A Rovereto, ancora nel 1383, è menzionato un solo ospedale, distinto da quello dedicato a Sant’Orsola, fondato nel 1289 e assegnato alla parrocchia di Sant’Andrea. Cfr. Archivio di Stato di Genova, notaio Nicolò della Porta, cart. 68, I, ff. 119 r- 221 r., doc. del 21 aprile 1289; Archivio Parrocchiale di San Pietro di Rovereto, s. c., atti del notaio Giovanni Rivarola (copia), doc. del 24 gennaio 1383. 22. Per i caratteri generali degli hospitalia medievali cfr. S. VALLINI, a. a. 19981999, vol. II. 23. Esempi tipologicamente assai simili alla casa di via del Santuario della Madonnetta 13 sono la cosiddetta Canova di Corsiglie (Neirone) e la Villa Merea (Genova-Staglieno). Cfr. I. CABONA, T. MANNONI, 1993 (I ed. 1988), fig. 186; Le ville del Genovesato, 1987, vol. IV, pp. 138-139, n. 30. 24. La chiesetta rurale di Santa Maria Maddalena, prossima all’insediamento di Sexi, è attribuita al 1629 (A. e M. REMONDINI, reg. IV, 1888, p. 64). 25. Dagli inizi del secolo XVIII si registra la nascita di nuovi insediamenti rurali. Il fenomeno fu dovuto a più fattori: l’incremento demografico dopo lo spopolamento causato dalla pestilenza di metà Seicento; l’influenza del razionalismo illuminista che favorisce, attraverso la fondazione delle Società Economiche, nuove proposte di riforma atte a valorizzare la campagna; il miglioramento della produttività dei terreni per l’introduzione di nuove colture (mais, patata). La ripresa dell’attività edilizia, specialmente di tipo abitativo, s’inquadra, quindi, nell’ambito di un movimento di riqualificazione della vita contadina di portata europea (I. CABONA, T. MANNONI, 1993 [I ed. 1988], pp. 159-161). 26. Il portale di Sexi è considerato nel recente e analitico lavoro dedicato all’architettura rurale nel Tigullio. L’autore, che ha tenuto a battesimo il termine “portale eulitico” – preferito a “rustico” o “megalitico” perché evita l’equivoco di una considerazione in termini “minoritari”, “vernacolari” o “arcaici” del fenomeno – ha avanzato ipotesi, difficilmente dimostrabili, di datazioni molto alte, dall’VIII al X secolo. Sembra verosimile, piuttosto, l’antichità degli schemi e delle tipologie individuate dallo studioso, che si sarebbero mantenute inalterate per secoli (O. GARBARINO, 2000). 27. G. SPALLA, 1984, pp. 181-182. 28. Sulle valenze semantiche della porta urbana cfr. C. DUFOUR BOZZO, 1989, passim. 29. S. CANEPA, c. d. s. 30. La data 1864, murata accanto all’ingresso ovest del palazzo, sembra riferirsi a un primo rifacimento concluso dalla decorazione affrescata, la quale risulta parzialmente coperta, sul lato sud, dal successivo innesto del corpo porticato eccedente a latere. 31. R. BOSSAGLIA, M. COZZI, 1982, p. 205; cfr. P. GENNARO, “La Piazzetta”, a. III, n 9, marzo 1993, p. 3. 32. R. BOSSAGLIA, M. COZZI, 1982, p. 25; P. GENNARO, “La Piazzetta”, a. I, n 4, dicembre 1991, pp. 3-4. 33. L. GRAVINA, 1921, pp. 71-75. 34. La data è affrescata in un riquadro mistilineo posto sul lato nord del palazzo. 35. Cfr. nota 34. 36. Le ville del Genovesato, vol. II, pp. 249250, n. 76. 37. In questo senso “La Villetta” si apparenta, piuttosto, alla casa al civ. 226 di via Aurelia, datata 1926, della quale sembra riproporre in forma molto simile la vetrata, e soprattutto all’ingresso monumentale delle ville al civ. 358 e 359 di via Aurelia, che potrebbe essere riconducibile allo stesso progettista.