Seminario Gioco d’azzardo: una trappola per troppi. Quattro passi nell’illudopatia. venerdì 17 maggio 2013 (dalle 9.00 alle 17.00) Sala Serra - Comune di Ispra Via Milite Ignoto 1 Ispra (VA) Maurizio Avanzi (medico SerT Cortemaggiore - PC) e Silvia Cabrini (psicologa psicoterapeuta) Programma e finalità di apprendimento Nel corso della giornata saranno affrontati i seguenti temi: Neuroni specchio, “guardare giocare è come giocare”. Illusioni ottiche ed illusioni cognitive, “esserne consapevoli non ne corregge l’effetto”. L’importanza delle abilità e del caso nelle scommesse sportive. Individuare trigger nascosti attraverso l’analisi della catena comportamentale Come si può disapprendere un comportamento maladattivo. La trappola del gioco d’azzardo in Italia ha una diffusione così capillare, che è senza pari nel mondo, e che inevitabilmente sta provocando innumerevoli vittime. Negli ultimi dieci anni l’Italia è diventata una bisca legalizzata a cielo aperto. Questo è l’inevitabile risultato della cieca predazione organizzata da una classe politica con un’etica degna della peggiore filibusta. Abbiamo chiamato trappola il gioco d’azzardo poiché chi fornisce il cosiddetto divertimento è ben consapevole di fare leva su “difetti di fabbrica” caratteristici di tutti gli umani. La trappola ha in sé il concetto di cosa pensata per catturare e predare. Ripartiremo dalle neuroscienze e dai neuroni specchio per cercare di approfondire alcuni meccanismi dell’apprendimento imitativo quando si inizia a giocare d’azzardo e gli stimoli che favoriscono la ricaduta nel gioco d’azzardo. Neuroni specchio che si attivano sia quando compiamo una determinata azione, sia quando vediamo qualcun altro che la compie e in questo modo ci permettono di capire immediatamente che cosa sta facendo chi ci sta di fronte senza passare per un ragionamento complesso. Ribadiremo che “guardare giocare è come giocare”. Questo rende ancora più pericolosa la presenza di giochi d’azzardo in luoghi pubblici con libero accesso, senza alcun controllo. L’essenza del gioco d’azzardo è l’illusione. Ci sono arti e mestieri che ci riempiono di illusioni. E a volte è davvero sottile il confine che divide le illusioni dalle truffe legalizzate. Queste arti e mestieri hanno saputo sfruttare anzitempo i meccanismi che solo recentemente sono stati studiati e descritti dalle neuroscienze e dalla psicologia. Giocare ha tra i suoi significati quello di ingannare e illudere. Giocare può significare prendersi gioco ed ingannare con false apparenze. C’è chi illude con false speranze e mettendo a disposizione i giochi d’azzardo, e poi c’è chi si lascia illudere e perde. Illusioni varie, fino alla patologia data dall’eccesso, che abbiamo battezzato con un neologismo: “illudopatia”. Il cervello è una macchina creativa, “che usa costantemente inferenze e supposizioni per ricostruire il mondo esterno”…”l’atto di vedere è fondamentalmente interpretativo”…“Siamo creature profondamente visive…In effetti, la metà dell’informazione sensoriale che arriva al cervello è visiva” (Eric K Kandel, 2012, in “L’età dell’inconscio”). Faremo un excursus dalle illusioni ottiche ai miraggi per poi passare dalle euristiche alle illusioni cognitive che occupano la mente di ogni giocatore d’azzardo patologico. In entrambi i casi la consapevolezza che si tratta di illusioni non rende possibile correggere il loro effetto su di noi. Come i neuroni specchio danno accesso a una conoscenza procedurale automatica, allo stesso modo le euristiche permettono un approccio intuitivo al comportamento decisionale. Visto che la realtà è spesso troppo complessa, per prendere la maggior parte delle decisioni usiamo scorciatoie mentali, le euristiche, che ci permettono di non rimanere bloccati e senza possibilità di scelta. Sono indispensabili, ma semplificano arbitrariamente la realtà e sono rischiose se le consideriamo come una mappa certa e invariabile e soprattutto se le applichiamo al gioco d’azzardo e quindi al caso. Non siamo esseri razionali e non siamo bravi a cambiare nemmeno quando conosciamo le reti che ci intrappolano, che siano stereotipi, pregiudizi o distorsioni cognitive. La trappola del gioco d’azzardo si rivela una pericolosa tagliola. E’ facile parlare delle trappole, descriverle accuratamente, ma è molto più difficile il nostro mestiere: curare le ferite da tagliola. In sintesi che armi possiamo contrapporre? Il punto di partenza per la riflessione clinica è quindi l’evidenza che la nostra mente razionale, nelle sue complesse abilità, sia più lenta della nostra mente emotiva, o ancora meglio, della nostra mente automatica. Avere in mente le leggi dell’apprendimento (e del disapprendimento!) non vuole essere un meccanismo riduzionista per semplificare la complessità del nostro funzionamento mentale, quanto ampliare il nostro spettro di azione, e renderlo coerente con quanto emerge dagli studi sul cervello e con le nozioni sul marketing del gioco. Di conseguenza le riflessioni suggeriscono che, a fianco delle chiarificazioni cognitive, sia necessario sbrogliare la complicata serie di fattori che accompagnano la scivolata nel gioco e costruire delle analisi delle catene comportamentali che portano a questo comportamento disfunzionale. Su questi temi il Seminario del 17 maggio cercherà di dare risposte, fornire stimoli e spunti di riflessione per gli operatori che nella propria pratica professionale si confrontano con i giocatori d’azzardo patologici. Seminario gratuito, riservato agli Operatori Preiscrizione via email obbligatoria entro il 1 maggio (fino ad esaurimento dei posti disponibili). [email protected] E’ necessaria una discreta conoscenza clinica del GAP. Inoltre, l’accesso è preferibile per chi ha già partecipato al seminario “Gioco d’azzardo e specchietti per le allodole. Possiamo parlare di illudopatia?” , svolto a Varese il 19 aprile 2012.