Tesina – Alice in Wonderland

Tesina interdisciplinare “The Wonderland”
–
Flavio Polzoni - VA PNI 2013/2014
TESINA
INTERDISCIPLINARE
The WONDERLAND
Di
Flavio Polzoni
Classe 5°A p.n.i. – A.S. 2013 / 2014
“Life, what is it but a dream?”
Lewis Carroll
1
Tesina interdisciplinare “The Wonderland”
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Sommario
MAPPA CONCETTUALE………………………………………………………………………3
INTRODUZIONE…………………………………………………………………………………..4
TESINA ………………………………………………………………………………………
9

Lewis CarrolL …………….…………………………………………………… 9

Luigi pirandello ………………………………………………………………… 10

Apuleio ……………………………………………………………………………… 13

Il dadaismo ……………………………………………………………………

le stelle…………………………………………………………………………… 18

sigmund freud ………………………………………………………………… 21
16
bibliografia e sitografia ……………………………………………………………… 25
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Lewis Carroll
Pirandello
Apuleio
Il Dada
Freud
Le stelle
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Tesina interdisciplinare
P
robabilmente a molti sembrerà banale (o quantomeno bislacco) un argomento
come “Alice in Wonderland” per una tesina di liceo scientifico, specialmente
per un ragazzo. Le ragioni che mi hanno spinto ad analizzare questo
spettacolare esempio di logica, nonsenso, immaginazione e flusso di
coscienza, fusi in un romanzo che si pone come cardine della letteratura inglese
ottocentesca, sono molteplici, ma fra esse ha prevalso senza dubbio la curiosità.
Curiosità per cosa, ci si potrebbe domandare? La curiosità per un fatto strano
accadutomi nella fanciullezza, quando (come penso tutti i bambini che avevano la
mia età) guardavo le videocassette dei cartoni Classici Disney®, mi piacevano tutti
moltissimo, tutti tranne uno: guardando Alice nel Paese delle Meraviglie mi sentivo
inquieto, non riuscivo a capire la maggior parte delle scene, mi procurava ansia in
quanto accadevano fatti strani, che non riuscivo a spiegarmi. Con il passare degli
anni, guardavo e riguardavo questo cartone, ma non riuscivo ancora ad estrapolarne
un significato che potessi definire tale. Cosicchè, quando ho dovuto scegliere un
argomento per il mio percorso pluridisciplinare, mi sono sentito spronato ad
indagare su questo ambito, per me ancora ineffabile ed inquietante, che è il nonsenso.
I
nnanzitutto Alice non è un cartone animato ma un libro del 1865 scritto e
pubblicato dal reverendo Charles Lutwidge Dodgson (il nome con cui è più
conosciuto l’autore è lo pseudonimo Lewis Carroll). Il racconto è pieno di
allusioni a personaggi, poemetti, proverbi e avvenimenti propri dell'epoca in cui
Dodgson opera e il "Paese delle meraviglie" descritto nel racconto, gioca con regole
logiche, linguistiche, fisiche e matematiche che gli hanno fatto ben guadagnare la
fama che ha. È ormai leggendaria la teoria che pone l'origine del racconto in una
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soleggiata mattina estiva che Carroll e un suo amico reverendo trascorsero in gita
sul Tamigi con tre giovani sorelle: Lorina, Edith e Alice Liddell. Durante il
viaggio Carroll inventò e raccontò alle tre bambine una storia, che più tardi mise per
iscritto e regalò ad Alice pubblicando il libro solo molti anni dopo.
L
a prima cosa che si nota leggendo Alice è la straordinaria quantità di nonsensi
che ricorrono nel libro. Inserendo giochi di parole apparentemente senza
senso Carroll rompe con tutta la tradizione letteraria precedente. Qui la fuga
dalla realtà che si attua in tutte le più belle favole è sostituita da una vera e
propria realtà “sotterranea”, tant’è che lo stesso titolo dell’opera era inizialmente “Le
avventure di Alice sottoterra”. Spesso il nonsense viene utilizzato in letteratura per
criticare indirettamente la società e le sue convenzioni; in Alice, Carroll si diverte a
schernire le abitudini della terra come la grammatica, i libri di storia, la lingua
inglese e le poesie edificanti. Per lui il mondo “era soltanto un gioco illusorio di
ombre e di luci”1 e per questo si spinge a cercare il vero senso delle cose che la
lingua aveva limitato al solo “nome”. La lingua non combacia con la realtà: l’oggetto
in sé non può essere nominato e quindi tra di esso e il suo “nome” si apre un abisso
in cui Carroll cerca di intrufolarsi. In questo modo i fiori sonnecchieranno
pigramente perché “aiuola” vale in inglese come “letto di fiori”, e la farfalla avrà ali di
burro giacché per l’autore corrispondeva a “butter-fly”. Con questa logica Carroll
descrive un mondo parallelo al nostro, dove non esistono Peso e Numero, dove il
tempo scorre al contrario e i libri si leggono da destra a sinistra e dalla fine all’inizio.
Queste apparenti assurdità sono però ricondotte al reale grazie alla piccola eroina
che appartiene interamente al mondo che noi abitiamo.
DADAISMO
1
Osservando il nonsenso dal punto di vista artistico, la corrente che
maggiormente fa ricorso a questa tecnica e che proprio in essa ha le
sue radici, è il movimento Dadaista che si sviluppa a Zurigo a partire
dal 1916 per avere poi fine circa 8 anni dopo. Nella città svizzera
(dichiaratasi neutrale durante tutto il primo conflitto mondiale) si
riuniscono alcuni eccentrici intellettuali di varia provenienza: il
gruppo, o meglio il modo di essere Dada, nacque come protesta
contro il barbarismo della Prima guerra mondiale, in seguito il
[Pietro Citati - introduzione a “Alice nel paese delle meraviglie”, edizione Oscar Mondadori]
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movimento divenne più improntato su una sorta di nichilismo
artistico, che escludeva e condannava la rigidità e il manierismo in
vari campi dell'arte come la letteratura, la pittura, la scultura.
L’abilità dell’artista non stava tanto nel giocare con le forme o
l’assemblaggio degli oggetti, quanto piuttosto con le loro funzioni,
proponendo a oggetti quotidiani nuovi significati strampalati e
illogici come illogica era la guerra.
Così come i Dadaisti rifiutavano il massacro della Prima guerra mondiale, così
Carroll intende mostrare il suo rifiuto verso la tradizione scolastica inglese. Egli
sminuisce il suo intento moralistico facendo pronunciare alla giovane Alice, la quale
nel mondo reale è la perfetta incarnazione di quella cultura, poesie distorte e
proverbi che mostrano, nel paese delle meraviglie, l’esatta antitesi di ciò che
avrebbero voluto dire.
Uno degli episodi più noti di “Alice in Wonderland” è quello in cui la protagonista,
dopo la rovinosa caduta nella profondissima tana del coniglio, trova su un tavolino
di cristallo una boccetta di vetro con un biglietto su cui è scritto “Bevimi”. E’ da
questo momento che cominciano le numerose trasformazioni di Alice che ha la
sensazione di “richiudersi come un cannocchiale”.
APULEIO
Si può riscontrare in questo senso una certa rassomiglianza di
caratteri tra “L’asino d’oro” di Apuleio, testo della letteratura latina
del II secolo dopo Cristo, e Alice. I fattori comuni sono rappresentati
non solo dalle metamorfosi (di Lucio in asino nel caso del primo), ma
anche dal carattere fondamentale su cui entrambi si fondano: la
curiosità. Nel caso del poeta latino, la curiositas lo conduce a cadere
vittima delle trame sempre più fitte di sortilegi che animano la vita
della città. Altresì è esemplificativo, nel caso di Alice, il dialogo con il
bruco:
<<E chi sei tu?>> disse il Bruco.
Come inizio di conversazione non era incoraggiante. Alice rispose, un po’ imbarazzata:
<<Ehm… veramente non saprei, signore, almeno per ora… cioè, stamattina quando mi
sono alzata lo sapevo, ma da allora credo di essere cambiata diverse volte.>>
<<Che vorresti dire?>> disse il Bruco, secco. <<Spiegati meglio!>>
<<Temo di non potermi spiegare, signore>> disse Alice <<perché non sono io.>>”
Nel quinto capitolo del libro comincia quindi a delinearsi in maniera chiara un
nuovo tema: quello della perdita dell’identità. Alice nel suo viaggio nel Paese delle
meraviglie ha perso tutto ciò per cui si riconosceva nella sua figura, a partire dalle
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sue conoscenze fino alla sua fisicità. Il tema è molto ricorrente nell’età borghese che
imponendo una “maschera” all’uomo lo priva della sua unicità.
PIRANDELLO
Questa crisi d’identità si avverte con maggiore forza nella civiltà
novecentesca. L’instaurarsi del capitale monopolistico, l’espandersi
della grande industria e dell’uso delle macchine, la creazione di
sterminati apparati burocratici e il formarsi delle metropoli moderne,
in una prima fase inducono a rifiutare la realtà oggettiva e a chiudersi
gelosamente nella soggettività, ma poi progressivamente anche
questa finisce per sfaldarsi, l’io si indebolisce e si frantuma in una
serie di stati incoerenti. Pirandello comprende alla perfezione quei
meccanismi che portano alla crisi dell’identità individuale. Le persone
con cui viviamo in società, vedendoci ciascuno secondo la sua
prospettiva particolare ci danno determinate “forme”. Noi crediamo di
essere “uno” per noi stessi e per gli altri, mentre siamo tanti individui
diversi, a seconda della visione di chi ci guarda. Sotto la “maschera”,
in realtà, non c’è “nessuno”, o meglio vi è un fluire indistinto e
incoerente di stati in perenne trasformazione.
Per tutto il romanzo vengono continuamente ripresi i temi del
nonsenso, delle metamorfosi e della crisi d’identità finchè si giunge
alla risposta a tutte le domande che sono nate leggendo del “Paese
delle meraviglie”. Alice, aggredita dai soldati-carta della Regina di
cuori, si ritrova distesa nel grembo della sorella consapevole
d’improvviso di essersi appena risvegliata da uno strano sogno.
FREUD
LE STELLE
Se uno studioso come Freud si trovasse a dover analizzare questo
tipo di sogno fatto dalla protagonista di “Alice in Wonderland”
probabilmente tornerebbe a ribadire il concetto che i sogni non sono
altro che desideri repressi nel mondo reale a causa della coscienza
umana che li riconosce come inammissibili. Questi contenuti rimossi
dalla coscienza vengono tenuti sotto controllo da una censura che,
soprattutto durante il sonno, si indebolisce, consentendo ai contenuti
inconsci di manifestarsi parzialmente e in maniera distorta.
Il tema del sogno, approfondito da Sigmund Freud nell’opera
L’interpretazione dei sogni è essenziale in “Alice in Wonderland”, in
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quanto alla fine del romano, quasi come un fulmen in clausula si scopre
come in realtà Alice non sia mai scivolata nella tana del Bianconiglio,
bensì si sia appisolata mentre seguiva una noiosa lezione di storia da
parte della sua istitutrice. L’immaginazione della protagonista la
porta a viaggiare “tra le stelle” nella tana del bizzarro animaletto con
il panciotto, cosicchè il pensiero balza immediatamente ai corpi celesti
che ci sovrastano. Come non demandarsi quale sia la loro vita, se essi
nascano e muoiano o siano eterni? La vita di una stella non è così
scontata e anzi, può evolvere in diversi modi assai diversi gli uni dagli
altri!
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Lewis Carroll
L
ewis Carroll was born in 1852 at Daresbury, Cheshire, where his father
Charles was vicar.
In 1846 he graduated to Christ Church College in Oxford. Dodgson was an
enthusiastic photographer, in particular he loved to take pictures of young girls like
Alice Liddell. In 1882 Dodgson took a boat trip with Alice Liddell and several
others to Godstow. On this trip Dodgson passed the time
by telling the children a nonsense tale. He later wrote
down the story, calling it Alice’s Adventures Underground.
The book was renamed Alice in Wonderland and published
in July 1898.
Dodgson was a prolific writer and published political
essays, mathematical works, and children tales. Charles
Dodgson died of bronchitis in 1898.
Alice’s chaotic nonsense world has produced a variety of
thematic concerns.
Mad Hatter o “Cappellaio Matto”
As children’s stories, the Alice book relate the dreamworld adventures of a young girl with a number of obstinate animals, insects, and
the imaginary characters Carroll has taken from the worlds of playing cards and
chess.
An important theme of the book is the growing up. In addition,
the madness of Alice’s dream world has been considered a satire
on the ordered, serious world of Victorian England.
White Rabbit o
Bianconiglio
Lewis Carroll is a writer of the Victorian age: this period was an
age of contrasts and paradoxes. While Britain was at the height
of its wealth, power and influence, large sections of its
population lived and worked in appalling conditions.
The Victorian age is identified with the novel because of the
rapid growth of the middle class who had been avid consumers
of this form of literature.
An important change was publication in serial form that
influenced the writing process: writes had to keep the readers’ interest high in order
to encourage them to continue buying their work.
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Pirandello
L
uigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 ad Agrigento (Girgenti), da una
famiglia di agiata condizione borghese e di tradizioni risorgimentali e
garibaldine. In seguito ad un contrasto sorto con un professore si trasferì a
studiare in Germania dove venne a contatto con gli autori romantici. Dal 1892,
grazie a un assegno concessogli dal padre, si stabilì a Roma, dedicandosi interamente
alla letteratura. Nel 1893 scrisse il suo primo romanzo e l’anno successivo sposò
Maria Atonietta Portulano. Nel 1903 un allagamento della miniera di zolfo in cui il
padre aveva investito il suo patrimonio e la dote della nuova provocò il dissesto
economico della famiglia. Alla notizia del disastro la
moglie, il cui equilibrio psichico era già fragile, ebbe una
crisi che la sprofondò irreversibilmente nella follia. Con la
perdita delle rendite mutò anche la condizione sociale di
Pirandello, che fu declassato a piccolo borghese. Dal 1910
Pirandello ebbe il primo contatto con il mondo teatrale e
dal 1915 divenne soprattutto scrittore per il teatro, anche
se non abbandonò mai la narrativa. In quegli anni
scoppiava la Prima Guerra Mondiale e Pirandello aveva
visto con favore l’intervento, ma la guerra lo privò del
figlio Stefano e in seguito a questa perdita la moglie fu ricoverata in una casa di cura.
Crescendo la sua fama, Pirandello lasciò l’insegnamento per seguire le compagnie
nelle loro tourneés in Europa e in America. Dal 1925 assunse la direzione del Teatro
d’Arte a Roma. Nel 1934 gli venne assegnato il Premio Nobel per la Letteratura e
due anni dopo morì a causa di una polmonite.
Luigi Pirandello
LA POETICA
L’umorismo
L’umorismo è un saggio che risale al 1908. il volume si compone di una parte
storica, in cui l’autore esamina varie manifestazioni dell’arte umoristica, e di una
parte teorica in cui viene definito il concetto stesso di umorismo.
L’opera d’arte, secondo Pirandello, nasce “dal libero movimento della vita
interiore”. Nell’opera umoristica la riflessione non si nasconde, non è una forma di
sentimento, ma si pone dinanzi ad esso come un giudice, lo analizza e lo scompone.
Di qui nasce il “sentimento del contrario”: riprendendo il famoso esempio fatto
dall’autore, se vedo una vecchia signora coi capelli tinti e tutta imbellettata, avverto
che è il contrario di ciò che una vecchia signora dovrebbe essere.
La riflessione coglie così il carattere molteplice e contraddittorio della realtà. Se
coglie il ridicolo di una persona, di un fatto, ne individua anche il fondo dolente, di
umana sofferenza, e lo guarda con pietà; o viceversa, se si trova di fronte al serio e al
tragico, non può evitare di fare emergere anche il ridicolo.
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Una definizione dell’arte novecentesca
Per Pirandello l’arte contemporanea è un’arte riflessa, sempre accompagnata da
una lucida consapevolezza di se stessa, che non può mai coincidere interamente con
una prospettiva univoca, ma deve sempre vedere l’oggetto anche dal punto di vista
opposto. È un’arte “fuori di chiave”, come la definisce Pirandello con una metafora
musicale.
È l’arte moderna per eccellenza, perché riflette la coscienza di un mondo non più
ordinato ma frantumato.
LA VISIONE DEL MONDO
Il vitalismo
Alla base della visione del mondo pirandelliana vi è una concezione vitalistica: la
realtà tutta è “vita”, è un eterno divenire, un flusso continuo, incandescente,
indistinto, come lo scorrere di un magma vulcanico. Tutto ciò che si stacca da questo
flusso, e assume “forma” indistinta e individuale, si rapprende, si irrigidisce,
comincia, secondo Pirandello, a “morire”.
Sempre secondo il vitalismo pirandelliano, noi non siamo che parte indistinta nell’
“universale ed eterno fluire” della “vita”, ma tendiamo a cristallizzarci in forme
individuali. Anche gli altri con cui viviamo in società, vedendoci ciascuno secondo la
sua prospettiva particolare ci danno determinate “forme”. Noi crediamo di essere
“uno” per noi stessi e per gli altri, mentre siamo tanti individui diversi, a seconda
della visione di chi ci guarda.
Ciascuna di queste “forme” è una costruzione fittizia, una “maschera” che noi stessi
ci imponiamo e che ci impone il contesto sociale. Sotto questa maschera non c’è
“nessuno”, o meglio vi è un fluire indistinto e incoerente di stati in perenne
trasformazione.
La critica dell’identità individuale
Nella civiltà novecentesca entra in crisi l’idea
sia di una realtà oggettiva, definita e ordinata,
sia di un soggetto “forte” e coerente.
L’instaurarsi del capitale monopolistico,
l’espandersi della grande industria e dell’uso
delle macchine, la creazione di sterminati
apparati burocratici e il formarsi delle
metropoli moderne, in una prima fase
inducono a rifiutare la realtà oggettiva e a
chiudersi gelosamente nella soggettività, ma
Il concetto di maschera è spesso usato da Pirandello
poi progressivamente anche questa finisce per
sfaldarsi, l’io si indebolisce e si frantuma in una serie di stati incoerenti.
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La “trappola” della vita sociale
Alla base di tutta l’opera pirandelliana si può scorgere inoltre un rifiuto delle forme
della vita sociale e un bisogno disperato di autenticità.
L’istituto in cui si manifesta per eccellenza la “trappola” della “forma” che
imprigiona l’uomo, separandolo dall’immediatezza della “vita”, è la famiglia, con il
suo grigiore avvilente, le tensioni segrete, gli odi, i rancori, le ipocrisie, le menzogne
che si mescolano torbidamente alla vita degli effetti viscerali ed oscuri.
L’altra “trappola” è quella economica, costituita dalla condizione sociale e dal
lavoro. Da questa “trappola” non si dà per Pirandello una via d’uscita storica. La sua
critica feroce delle istituzioni borghesi resta perciò puramente negativa, non
propone alternative.
Il rifiuto della socialità
L’unica via di relativa salvezza che si dà ai personaggi pirandelliani è la fuga
nell’irrazionale, nell’immaginazione, che trasporta verso un “altrove” fantastico,
oppure nella follia.
Il rifiuto della vita sociale dà luogo ad una figura ricorrente: il “forestiere della
vita”, colui che “ha capito il giuoco”, ha preso coscienza del carattere fittizio di tutto
il meccanismo sociale e si esclude, si isola, guardando vivere gli altri dall’esterno
della vita e dall’alto della sua superiore consapevolezza, rifiutando di assumere la sua
“parte”, osservando gli uomini imprigionati dalla “trappola” con un atteggiamento
“umoristico”, di irrisione e pietà.
È quella che Pirandello definisce anche “filosofia del lontano”.
Il relativismo conoscitivo
Caratteristico della visione pirandelliana è un radicale relativismo conoscitivo: non
si dà una verità oggettiva fissata a priori, una volta per tutte. Ognuno ha la sua
verità, che nasce dal suo modo soggettivo di vedere le cose. Ne deriva un’inevitabile
incomunicabilità fra gli uomini, che accresce il senso di solitudine dell’individuo che
si scopre “nessuno”.
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Apuleio
A
puleio nacque in Africa nel 125 d.C.; era di estrazione agiata il che gli
permise di compiere gli studi a Cartagine e quindi ad Atene. Fu poi
probabilmente a Roma e viaggiò più volte in Oriente. Di nuovo in Africa,
incontrò Ponziano, compagno degli studi ateniesi, di cui sposò la madre rimasta
vedova. In seguito alla morte di Pudentilla dovette sostenere un processo
intentatogli dai parenti della moglie, sotto l’accusa di magia. In tribunale si difese da
solo e venne assolto. Non si hanno sue notizie oltre il
170.
Apologia o De magia
L’“Apologia” è l’orazione giudiziaria con cui Apuleio
si difese in tribunale dalle accuse del suocero di
Ponziano. Caduta quasi subito una prima accusa che
gli addebitava la morte dell’amico stesso, ad Apuleio fu
contestato il reato di magia. L’accusa sosteneva che
solo grazie al ricorso di pratiche magiche egli aveva
potuto piegare al matrimonio una ricca vedova non più
giovane. Prova decisiva, e che dovette guadagnargli
l’assoluzione, fu la lettura del testamento di Pudentilla
che nominava erede principale il figlio Pudente.
L’abilità di avvocato che Apuleio rivela nell’”Apologia”
ha spesso favorito l’accostamento a Cicerone, in Alice si appresta a trasformarsi
particolare al Cicerone della Pro Caelio, orazione
intessuta di giochi di parole, invettive, ironia e sarcasmo. Quanto al contenuto, non
si può fare a meno di ammirare la disinvoltura con cui l’oratore mette in ridicolo le
ragioni dell’accusa. Ma quello che più affascina è l’ombra inquietante che Apuleio
non riesce, o non si cura, di fugare sulle proprie innegabili e vaste competenze in
materia di magia: la netta distinzione che egli pretende di operare tra magia e
scienza conserva un che di ambiguo nel corso dell’intera orazione.
Metamorphoseon libri
L’opera è un romanzo in undici libri che insieme al Satyricon di Petronio
rappresenta l’unica testimonianza latina di questo genere.
Degli undici libri, dieci sono occupati dalle avventure del protagonista, Lucio. Il
giovane manifesta subito il tratto distintivo e fondamentale del suo carattere, la
curiositas, che lo porta a cadere vittima delle trame sempre più fitte di sortilegi che
animano la vita della città. Ospite di Milone, un ricco del posto, e della sua sposa
Panfila, in odore di magia, riesce a conquistarsi i favori della servetta Fotide, e la
convince a farlo assistere di nascosto a una delle trasformazioni cui si sottopone la
padrona.
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Alla vista di Panfila che, grazie a un unguento, si muta in gufo, Lucio non sa però
resistere, e prega con insistenza Fotide affichè lo aiuti a sperimentare su di sé tale
metamorfosi. Fotide accetta, ma sbaglia unguento, e Lucio diventa asino, pur
mantenendo facoltà raziocinanti umane. Lucio viene in seguito rapito dai briganti e
imprigionato insieme a una fanciulla a cui Carite, la vecchia sorvegliante, racconta la
novella di Amore e Psiche. La liberazione dei due giunge grazie al fidanzato di lei,
che si finge brigante. I libri successivi ripercorrono le tragicomiche peripezie
dell’asino, che passa dalle mani di sedicenti sacerdoti della dea Siria, a quelle di un
mugnaio, a quelle di un ortolano poverissimo, di un soldato romano, di due fratelli,
l’uno cuoco e l’altro pasticciere. Ovunque l’asino osserva e registra azioni con la sua
mente di uomo. Alla fine Lucio riesce a fuggire e nella fuga raggiunge una spiaggia
deserta, dove si addormenta. La dea Iside, apparendogli in sogno, predice a Lucio
che il giorno seguente egli potrà recuperare la forma umana mangiando le rose di
una corona portata da un sacerdote di Iside in una processione in onore della dea; e
così avviene.
Nell’undicesimo libro Lucio diviene uno dei sacerdoti più importanti di Iside ed
esercita la professione di avvocato. Il numero stesso dei libri richiama i giorni
necessari all’iniziazione del culto della dea Iside.
Così come per il Satyricon, il romanzo sembra mancare di una fisionomia definita, e
appare piuttosto come risultato di
un’intersezione
di
“generi”
diversi. Importante è anche il
rapporto con le fabulae milesiae
da cui sembra derivare la stessa
storia dell’asino-uomo; ma si deve
probabilmente
ad
Apuleio
l’aggiunta dell’elemento magico.
In questo senso i racconti iniziali
non solo sono prefigurazioni
narrative che hanno la funzione
di fornire avvenimenti esemplari La metamorfosi di Lucio in asino
al protagonista Lucio, ma
sembrano anche corrispondere alla volontà dell’autore di definire, in termini di
novità, la propria opera rispetto al genere in cui essa si inserisce.
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L’intera vicenda, pur sotto l’apparenza di voler offrire una lettura di semplice svago,
assume in realtà i caratteri del racconto esemplare. Prova della serietà moralistica
dell’opera è la funzione di elemento strutturale svolta dalla curiositas di Lucio in un
drastico cambiamento di vita. La favola di Amore e Psiche riproduce come un
modello in scala ridotta l’intero percorso narrativo del romanzo e ne offre la corretta
decodificazione. Appena sono contaminate dall’esperienza parallela di Psiche, infatti,
le metamorfosi di Lucio non possono più essere lette se non come prove cui è
sottoposto un essere che, dopo un tempo di alienazione e di errabonde peripezie, è
fin dall’inizio promesso alla salvezza voluta dalla dea signora delle trasformazioni.2
Le altre digressioni inserite nell’intreccio
principale sono costituite da vicende di
vario tipo, ove il magico si alterna con
l’epico, col tragico, col comico, in una
sperimentazione di generi diversi che trova
corrispondenza nello sperimentalismo
linguistico. Ma i numerosi motivi letterari
di origine diversa si ordinano in un
disegno che sembra denso di significato.
Tutto il romanzo si struttura come un
itinerario attraverso un mondo fatto di
Amore e Psiche – G. Canova
segni e di simboli letterari, verso una
liberazione che si situa nella luce e nella moralità.
Apuleio conosce la predilezione dei suoi contemporanei per la parola obsoleta e per
gli autori arcaici ma fa rientrare tale predilezione in una più grande ricerca di
letterarietà. Di qui, la libertà assoluta di accostare arcaismi e neologismi, volgarismi
e poetismi mescolandoli al lessico tecnico della scienza e dei mestieri. Le parole si
fanno evocative, appaiono come contornate da tutto un alone di significati marginali,
richiamano suggestive connotazioni implicite. Si ha spesso l’impressione che in
Apuleio sia particolarmente avvertibile la tendenza a condizionare la forma
dell’espressione per mezzo del suono, di lasciare cioè che il pensiero e la lingua siano
modellati secondo le esigenze dell’orecchio. Grande conoscitore di letteratura, egli
sembra avere a disposizione una sorta di lessico letterario specializzato, raccolto e
organizzato attorno ad alcune situazioni-tipo: scene di lutto, quadri di eroismo,
effusioni di passioni e stati d’animo.
Trama di Amore e Psiche: Psiche, la figlia minore di un re suscita l’invidia di Venere a causa della sua bellezza straordinaria
e, per volere della dea, viene data in preda a un mostro. Psiche, che alla sommità di una roccia si aspettava ormai un destino di
morte, viene invece trasportata in un bellissimo palazzo. Qui incontra il suo sposo di cui ignora l’identità e di cui le è sempre
negata la vista: se vedrà il suo amante sarà immediatamente separata da lui. Tuttavia, istigata dalle due sorelle invidiose,
Psiche spia Amore mentre dorme. All’immediato distacco porterà rimedio la dolorosa espiazione cui Psiche si sottomette,
attraverso varie prove. La novella si conclude con le nozze e gli onori tributati a Psiche assunta a dea.
2
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Il Dadaismo
I
l Dadaismo è un movimento artistico che nasce in Svizzera, a Zurigo, nel
1916. La situazione storica in cui il movimento ha origine è quella della Prima
Guerra Mondiale, con un gruppo di intellettuali europei che si rifugiano in
Svizzera per sfuggire alla guerra. Il loro esordio ufficiale è fissato al 5 febbraio
1916, giorno in cui fu inaugurato il Cabaret Voltaire fondato dal regista teatrale
Hugo Ball. Le serate al Cabaret Voltaire non sono molto diverse dalle serate
organizzate dai futuristi: in entrambe vi è l’intento di stupire con manifestazioni
inusuali e provocatorie, così da proporre un’arte nuova e originale.
I due movimenti, Futurismo e Dadaismo, hanno diversi punti comuni, come l’intento
dissacratorio e la ricerca di meccanismi nuovi del fare arte. Hanno anche qualche
punto di notevole differenza: soprattutto il diverso atteggiamento nei confronti della
guerra. I futuristi, nella loro posizione interventista, sono tutto sommato favorevoli
alla guerra, mentre ne sono del tutto contrari i dadaisti. Altri punti in comune tra i
due movimenti sono l’uso dei manifesti quale momento di dichiarazione di intenti.
Vediamo i contenuti principali del
dadaismo: innanzitutto la parola
Dada, che identificò il movimento,
non significava assolutamente nulla.
Già in ciò vi è una prima
caratteristica del movimento: quella
di rifiutare ogni atteggiamento
razionalistico. Il rifiuto della
razionalità
è
ovviamente
provocatorio e usato come una clava
per abbattere le convenzioni
borghesi
intorno
all’arte.
La Battaglia delle Argonne – Rene’ Magritte
Tutti i mezzi sono idonei per
giungere al loro fine ultimo: distruggere l’arte. Distruzione assolutamente
necessaria per poter ripartire con una nuova arte, non più sul piedistallo dei valori
borghesi, ma coincidente con la vita stessa e non separata da essa.
Il movimento, dopo il suo esordio a Zurigo, si diffonde ben presto in Europa,
soprattutto in Germania e quindi a Parigi. La vita del movimento è abbastanza
breve. Del resto non poteva essere diversamente.
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La funzione principale del dadaismo era quella di distruggere una concezione oramai
vecchia e desueta dell’arte. Questa è una funzione che svolge in modo egregio, ma
per poter diventare proposita necessitava di una trasformazione: ciò avvenne tra il
1922 e il 1924, quando il Dadaismo scomparve e nacque il Surrealismo.
I ready-made
Un notevole contributo dato alla definizione di una nuova estetica sono i «readymade». Il termine indica opere realizzate con oggetti reali, non prodotti con finalità
estetiche
e
presentati
come
opere
d’arte.
In pratica i «ready-made» sono un’invenzione di Marcel Duchamp, il quale inventa
anche il termine per definirli che in italiano significa approssimativamente «già
fatti»,
«già
pronti».
Essi diventano, nell’ambito dell’estetica dadaista, uno dei
meccanismi di maggior dissacrazione dei concetti
tradizionali d'arte. Soprattutto quando Duchamp, nel
1917, propose uno dei suoi più noti «ready-made»:
fontana. In pratica, con i «ready-made» si ruppe il
concetto per cui l’arte era il prodotto di una attività
manuale coltivata e ben finalizzata. Opera d’arte poteva
essere qualsiasi cosa: posizione che aveva la sua
conseguenza che nulla è arte. Questa evidente tautologia
era superata dal capire che innanzitutto l’arte non deve
separarsi altezzosamente dalla vita reale, ma confondersi
con questa, e che l’opera dell’artista non consiste nella
sua abilità manuale, ma nelle idee che riesce a proporre.
Infatti, il valore dei «ready-made» era solo nell’idea.
Abolendo qualsiasi significato o valore alla manualità dell’artista, l’artista, non è più
colui che sa fare cose con le proprie mani, ma colui che sa proporre nuovi significati
alle cose, anche per quelle già esistenti.
L.H.O.O.Q. – Marcel Duchamp
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Le stelle
U
no degli elementi che da sempre ha suscitato la fantasia degli uomini e i
loro sogni, è stato il cielo stellato.
Guardando il cielo si ha l’impressione che la Terra sia al centro di
un’enorme sfera (la Sfera Celeste) sulla cui superficie vediamo gli astri. I
raggruppamenti di stelle prendono il nome di costellazioni ed hanno nomi fantasiosi
spesso dovuti alla loro distribuzione. In realtà le stelle che ne fanno parte si trovano
a distanze molto diverse dalla Terra e solo a causa della prospettiva di osservazione
appaiono su uno stesso piano.
Il diagramma H/R è lo strumento più basilare di cui ci avvaliamo per comprendere,
seppur a grandi linee, le fasi della vita di una stella: tale diagramma, che è possibile
identificare come “l’istantanea” della vita di una stella, è stato creato dagli scienziati
Ejnar Hertzsprung e Henry Norris Russell all’incirca nel 1910; il grafico,
comunemente detto anche “diagramma colore/magnitudine”, è utile per ottenere
molte informazioni su:
 Temperatura
 Magnitudine
 Colore
 Classe spettrale
 Età
 della stella considerata.
Protostella in formazione
È probabile che le stelle nascano dai
cosiddetti globuli di Bok, veri e propri
addensamenti di grandi quantità di polveri
e gas che appaiono come nuclei oscuri e
nettamente circoscritti all’interno della
diffusa luminosità delle nebulose. A causa
di squilibri esterni, come ad esempio
l’esplosione di una nova, possono portare
gli atomi di idrogeno dei globuli a
collidere tra loro, aggregandosi. Con il
proseguire dell’addensamento viene a
formarsi una protostella.
Se la massa iniziale del corpo non è sufficiente a fare innescare delle reazioni
termonucleari allora il corpo si raffredda e diventa una nana bruna. Se invece la
massa è tale che il collasso gravitazionale porti il nucleo a 15 milioni di gradi
kelvin e a una densità di 134 g/cm^3 allora cominciano a verificarsi le prime
reazioni che trasformano l’idrogeno in elio secondo la catena protone-protone. Nel
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corso della fusione una parte della massa si converte in energia . per ogni atomo di
elio che si forma, si perde lo 0,7% della massa, che si converte in energia secondo
l’equazione di Einstein: E=mc^2.
Il calore liberato da tale reazione fa aumentare la pressione dei gas verso l’esterno,
fino a compensare la forza di gravità: si giunge così a una fase di stabilità. Quando
quasi tutto l’idrogeno è ormai consumato, il nucleo di elio che si è formato finisce
per collassare. In tale processo si riscalda progressivamente fino a temperature di
100 milioni di gradi kelvin, sufficienti a innescare nuove reazioni termonucleari che
trasformano l’elio in carbonio. La stella si espande enormemente e si raffredda e
appare come una gigante rossa.
Dopo la fase di gigante rossa l’evoluzione stellare segue vie diverse a seconda della
massa iniziale della stella.

Stelle con massa iniziale poco inferiore a quella del Sole collassano e diventano
delle nane bianche che, prive di una fonte di energia nucleare, sono destinate a
raffreddarsi lentamente.

Stelle con massa iniziale come quella del
Sole o fino a 8 volte maggiore, finiscono
ugualmente come nane bianche, ma prima
attraversano una fase particolare:
a) Nebulose planetarie (grandi fino a 4 volte
il Sole), liberano dal nucleo delle particelle
ionizzate che creano un vento stellare che
trascina via gli involucri gassosi esterni. Alla fine
la nebulosa scompare e la stella centrale diventa
una nana bianca. Il nome di nebulose planetarie è Nebulosa del granchio
stato dato poiché apparivano come dischetti
luminosi simili a pianeti;
b) Novae (grandi da 4 a 8 volte il Sole), in questo caso il carbonio si trasforma in
azoto e l’azoto in ossigeno, ciò crea un’esplosione che la fa sembrare una stella nuova
(da qui il nome). Questo processo dura una settimana e in seguito la stella diviene
una nana bianca.

Se la massa della stella supera di almeno una
decina di volte quella del Sole, la compressione fa
aumentare la temperatura fino a innescare nuove
reazioni termonucleari che portano alla formazione di
tutti gli elementi della tavola periodica fino al ferro. A
questo punto avviene un’immane esplosione e la stella
viene definita supernova, ma la massa della stella è
ancora così grande che la contrazione fa aumentare
enormemente la densità finchè protoni e elettroni si
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Esplosione di una supernova
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fondono per formare dei neutroni e si crea così una stella di neutroni. Viene anche
detta pulsar perché emette delle onde
magnetiche che arrivano sulla Terra a intervalli
regolari anche se la stella le emette in modo
continuo. Ciò si spiega ammettendo che la
semirotazione della stella non coincide con l’asse
del campo magnetico e quindi le onde
magnetiche arrivano a noi ad ogni giro dell’astro
e quindi sembrano delle pulsazioni.

Se la massa originaria della stella è qualche
decina di volte quella del Sole, dopo la fase di
supernova il collasso gravitazionale non trova
più forze sufficienti a contrastarlo, la densità
Stella di neutroni o pulsar
continua ad aumentare e si crea un buco nero,
un vortice scuro in grado di attirare entro di sé e di far scomparire qualunque corpo
entri nel suo raggio d’azione; neanche la luce potrebbe uscirne.
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Freud
Sigmund Freud nasce nel 1856 in Moravia, da una famiglia ebrea. Si laureò in
medicina a Vienna e in seguito si occupò degli effetti
chimici degli anestetici e della cocaina; da queste
ricerche passò allo studio dei disturbi mentali.
Collaborando con Breuer, giunse a capire che
l’isteria non è causato da un fatto fisico, ma da
tutt’altro. Per questo dovette difendersi dagli
attacchi della medicina ufficiale che, ispirata a
principi positivistici, era convinta della natura
puramente organica, fisica, dei disturbi mentali.
Inizialmente “liberava” i suoi pazienti dall’isteria
grazie all’ipnosi, ma successivamente Freud si rende
conto che l’ipnosi non è un metodo affidabile, per
questo sostituisce il metodo ipnotico con quello delle Sigmund Freud
libere associazioni. Egli si accorge che il paziente,
anche senza essere ipnotizzato, se posto in uno stato di rilassatezza, mediante libere
associazioni di parole e ricordi fa emergere l’evento che lo opprime. Freud si
avvicina così alla scoperta dell’inconscio.
L’interpretazione dei sogni
Ne “L’interpretazione dei sogni”, apparso nel 1900, Freud perviene alla
formulazione della teoria dell’inconscio. Egli sostiene che non solo nello stato di
rilassatezza, ma a maggior ragione nel sogno, i contenuti che urgono all’interno
dell’individuo e che causano il suo malessere riescono a manifestarsi. L’inconscio è
un intero mondo di forze che premono dal nostro interno e mantiene dentro di sé
contenuti respinti dalla coscienza in quanto per le sue convenzioni morali l’individuo
non li riconosce come ammissibili. Questi contenuti rimossi dalla coscienza vengono
tenuti sotto controllo da una censura che, soprattutto durante il sonno, si
indebolisce, consentendo ai contenuti inconsci di manifestarsi parzialmente e in
maniera distorta, per cui è necessaria un’interpretazione dei sogni. In questa grande
opera Freud riesce a capire quali sono i meccanismi fondamentali attraverso cui la
censura modifica il contenuto inconscio, il contenuto latente del sogno e lo fa
diventare contenuto manifesto, cioè quello che noi ricordiamo. I meccanismi
fondamentali attraverso i quali impulsi, desideri, emozioni del nostro inconscio
vengono tradotti in immagini di sogno sono:

La condensazione, per la quale un’idea, un’immagine del sogno può
fondere insieme vari pensieri e ricordi;

Lo spostamento, processo per cui la carica emotiva è separata dal suo
oggetto reale ed è riferita a un oggetto differente;

La drammatizzazione, in cui i pensieri e le emozioni alla base del
sogno si presentano in successione densa e movimentata;
21
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
La simbolizzazione, che consiste nell’utilizzo da parte dell’inconscio di
simboli sostitutivi delle cose.

L’elaborazione secondaria, che si verifica nel momento in cui ci si
risveglia, cioè quando la censura, rientrata in azione con tutte le sue forze,
ostacola il ricordo della trama del sogno.
Tutto il complesso “lavoro onirico”, cioè il lavoro della censura durante il sonno, è
volto a mascherare i reali contenuti dell’inconscio. Il sogno si presenta dunque come
l’espressione travestita e deformata di un desiderio represso. Dal punto di vista
psicologico, la funzione del sogno è quella di scaricare la tensione generata da
desideri repressi, desideri che spesso riguardano la vita sessuale. Un’ulteriore
scoperta di Freud è che il sogno è sempre collegato a un fatto emotivo della
primissima infanzia sprofondato nell’inconscio.
I luoghi della psiche e la libido
A partire dalla scoperta dell’inconscio Freud elabora una teoria topica
dell’apparato psichico. Egli sostiene che la psiche si divide in tre luoghi: il conscio,
l’inconscio e il preconscio, dove si trovano tutti quei contenuti che non abbiamo
presenti ma che possiamo facilmente richiamare alla memoria.
L’apparato psichico ha un’unica energia, la libido, di caratterizzazione sessuale, che
muove la nostra esistenza. La libido è un’energia che spinge l’uomo
all’autoconservazione, al piacere. Essa non
può trovare realizzazione in maniera
immediata perché ciò provocherebbe una
continua tendenza all’autoaffermazione,
impedendo la vita sociale;pertanto essa
viene deviata. Un tipo di deviazione
positiva è quella che Freud chiama
sublimazione, che dà luogo alle creazioni
artistiche. In molti altri casi se la libido
non riesce a trovare sfogo si presentano
sintomi nevrotici. La libido, secondo il
principio del piacere, deve gradualmente
sottomettersi a un altro principio, il
principio della realtà, per cui ogni
individuo non può realizzare il
soddisfacimento dei propri bisogni
immediatamente, ma deve abituare a
controllarli tenendo conto degli altri.
Anna O. – pseudonimo di una paziente di Freud,
divenuta famosa come il più eclatante caso curato
attraverso la cura psicoterapica.
Psicopatologia della vita
Freud nel 1901 pubblica “Psicopatologia della vita” in cui sostiene la tesi che tutta
una serie di fatti che ci capitano ogni giorno non sono casuali, ma dipendono da un
insieme di cause psichiche precise. Si profila così il determinismo psichico: nel
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mondo psichico niente avviene a caso, ma tutto avviene per necessità e ha una causa.
In questa opera Freud inoltre teorizza la continuità fra normalità e malattia, egli
sostiene che l’inconscio invia di continuo segnali che possono disturbare la vita
quotidiana senza ostacolarla in maniera grave, mentre gli stessi meccanismi
inconsci, se più intensi, possono generare la malattia mentale. A questi disturbi
inconsci sono dovuti i lapsus linguae (scambio di un termine con un altro) e la
paraprassie (atti mancati o sbagliati). Per cui il leggere una parola al posto di
un’altra, lo scendere alla fermata sbagliata della metropolitana, il dimenticare
l’ombrello a casa di un amico, il perdere il portafogli, lo scivolare sulla buccia di
banana, che di solito sono avvenimenti attribuiti al caso, sono in realtà dovuti a uno
specifico rapporto di causa ed effetto anche se non ce ne accorgiamo in quanto la
causa è sprofondata nell’inconscio.
Eros e Tanatos
Nel 1920 Freud imprime una svolta decisiva alle sue teorie sulla base di nuove
osservazioni: egli sdoppia l’energia psichica fondamentale, la libido, e pone ora la
vita psichica sotto l’egida di due forze: la pulsione di vita (Eros) e la pulsione di
morte (Tanatos). L’uomo non è dominato soltanto dalla ricerca del piacere, ma
anche da tendenze a regredire, a tornare indietro fino a quella situazione che era
l’unione con la madre, quindi all’indistinzione dal mondo.
In “Al di là del principio del piacere” (1923), Freud teorizza la presenza nella psiche
umana di una tendenza all’autodistruzione, al dissolvimento da se stessi.
Es, Io e Super-io
Dalla teoria topica dell’apparato psichico si passa alla teoria strutturale, cioè alla
tripartizione dell’apparato psichico in Es,
Io e Super-io. L’Es rappresenta la parte
oscura,
inaccessibile
della
nostra
personalità, l’Io è la consapevolezza di se
stesso da parte dell’individuo, il Super-io
comprende l’insieme delle proibizioni, dei
divieti, dei tabù che introiettiamo nella
prima infanzia attraverso l’educazione che
riceviamo. L’Io è quindi una struttura in
continuo riequilibrio in quanto deve
evitare che Es o Super-io prendano il
sopravvento, il che porterebbe alla Rappresentazione metaforica della scissione
Io/Es/SuperIo
nevrosi.
Storia della società
Giunto a questa visione dinamica dell’apparato psichico e delle pulsioni
fondamentali, Freud si lancia in una teorizzazione della civiltà e della società che
comportava un’estrapolazione filosofica e sociologica delle teorie fuori dal contesto
strettamente medico. L’indagine antropologica era stata iniziata nel 1914 con
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Tesina interdisciplinare “The Wonderland”
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“Totem e tabù” a partire dalla sua scoperta del complesso di Edipo, cioè di quella
fase dell’infanzia caratterizzata dall’attaccamento per il genitore di sesso opposto e
dall’ostilità per il genitore dello stesso sesso. Freud sostiene che questo tipo di
ostilità si è manifestato anche agli inizi della storia della società. Gli inizi della
società sono inizi tribali, in cui prevale la figura del padre-padrone. Il passaggio
dalla tribù alla società avviene attraverso l’assassinio del padre primitivo, autorità
esteriore, a cui si sostituisce il totem, autorità interiore, che è qualcosa di molto più
minaccioso in quanto avvertito come inafferrabile, sacrale. Questo avviene perché
l’assassinio comporta un complesso di colpa. La figura minacciosa del totem
impone anche tabù, cioè proibizioni assolute più categoriche di quelle date dal padre.
Il passaggio dallo stato tribale allo stato societario si porta dietro questo complesso
di colpa che implica un disagio per l’individuo. Gli uomini hanno sempre sognato la
beatitudine di una situazione pre-civile in quanto la civiltà viene vista come qualcosa
che toglie libertà all’individuo. Con il procedere della civiltà tende dunque a crescere
il disagio, matrice di nevrosi.
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Bibliografia
- Carroll – Le avventure di Alice nel Paese delle meraviglie,
Oscar Mondadori
- Palmieri/Parotto – Il Globo terrestre e la sua evoluzione,
Zanichelli
Sitografia
- www.wikipedia.it
- www.iisf.it
Testi in adozione
- Storia dell’arte – Il Cricco di Teodoro – Itinerario nell’arte vol. 5,
Zanichelli
- Letteratura latina – Lezioni di Letteratura latina, Conte - Pianezzola,
Le Monnier
- Letteratura italiana – Il canone letterario, Herman Grosser,
Principato
- Filosofia – Protagonisti e testi della filosofia, Abbagnano - Fornero,
Paravia
- Scienze – Geografia Generale,
Mondadori
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M. Crippa - M. Fiorani,