Alessandro Marrani - Associazione Alaro

CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN “ARCHITETTURA DELLA
CONOSCENZA”
Università degli Studi di Firenze
Dipartimento di Filosofia
Candidato: Alessandro Marrani
Relatrice: prof. Roberta Lanfredini
Alessandro Marrani
1
VERSO UNA VISIONE SISTEMICA IN FILOSOFIA E MEDICINA
Dal materialismo riduzionista all’olismo ecologico
1. MEDICINA OCCIDENTALE E MEDICINA CINESE: UN
CONFRONTO
a. Una logica sintetica della relazione
Ted Kaptchuk, professore di medicina presso la Harvard Medical School, nel suo libro
Medicina cinese, descrive con queste parole la struttura logica della medicina
occidentale:
La medicina occidentale si occupa di categorie di agenti patologici suscettibili di essere
isolati, che prende di mira, cerca di trasformare, controllare e distruggere. Il medico
occidentale parte da un sintomo e ne cerca il meccanismo sottostante: una causa
precisa per una malattia specifica . La malattia può coinvolgere varie par ti del corpo,
ma è un fenomeno ben definito e autonomo. Una diagnosi inquadra una descrizione
esatta quantificabile in un dominio ristretto. La logica del medico è analitica: si apre
una via attraverso i fenomeni corporei come il bisturi del chirurgo, per isolare una
singola entità e asportarla. 1
Segue l’esposizione dei principi fondamentali della medicina cinese:
Il medico cinese, al contrario, rivolge l’attenzione alla totalità dell’individuo fisiologico e
psicologico. Tutte le informazioni rilevanti, che includono il sintomo, ma anche altre
caratteristiche generali del paziente, sono raccolte e tessute assieme finché arrivano
costituire ciò che la medicina chiama un ‘quadro di disarmonia ’ [patter n of
1
Ted J. Kaptchuk, Medicina cin ese. Fondamenti e metodo, red!, Milano, 1988, pag. 25 (corsivi nostri)
Alessandro Marrani
2
disharmony]. Tale quadro di disarmonia descrive una situazione di ‘squilibrio’ nel
corpo del paziente. La tecnica diagnostica della medicina orientale non fornisce
un’entità nosologica specifica o una causa precisa, bensì genera una descrizione quasi
poetica, eppure operativa, della persona nella sua totalità . La questione del nesso
causale è sempre secondaria rispetto al quadro complessivo. Non ci si domanda
<<Quale X è la causa di Y?>>, bensì <<In che relazione stanno fra loro X e Y?>>. Ai
cinesi interessa riconoscere le relazioni che legano eventi corporei che si producono
simultaneamente . La logica della medicina cinese è organica o sintetica: cerca di
organizzare i sintomi e i segni in configurazioni comprensibili. Le configurazioni globali,
i quadri di disarmonia, sono il riferimento che guida la terapia. Compito della terapia è
cercare di ricondurre la configurazione all’equilibrio , riportando l’individuo ad una
condizione armonica. 2
Risulta evidente che siamo davanti a due diverse architetture della conoscenza,
modellate da una diversa matrice concettuale. Il paradigma occidentale è analitico,
atomistico, riduzionista: tende alla quantificazione e alla scissione.
Per la medicina occidentale, capire una malattia significa scoprire un’ entità distinta
dall’essere del paziente . Per la medicina cinese, capire significa percepire le relazioni
che legano insieme tutti i segni e i sintomi del paziente. I quadri di disarmonia sono
diversi dalle malattie per il fatto che non possono essere isolati dalla persona in cui si
presentano. 3
Il paradigma cinese non è meno logico di quello occidentale: è soltanto meno analitico.
La logica che lo sorregge può esser definita “olistica” o “dialettica”4. Nessuna parte può
essere compresa se non in relazione al tutto. Il sintomo, perciò, non viene ricondotto
2
Ibidem (corsivi nostri)
Ivi, pag. 28 (corsivi nostri)
4
Ibidem
3
Alessandro Marrani
3
ad una causa definita, ma è visto più che come parte, come momento o tendenza di
una totalità.
La medicina cinese riconosce sì l’esistenza di fattori patogeni esterni, ma considera
l’organismo in grado di reagire mediante la capacità interna di ripristinare l’equilibrio
omeostatico. Se viene contratta una malattia, però, significa che c’è una disarmonia,
uno squilibrio complessivo, relativo alla vita di una persona sul piano fisico, psicologico
e spirituale: nessun livello può esser trascurato o separato dagli altri.
b. L’eterna danza dello Yin e dello Yang
Secondo la teoria dello Yin e dello Yang5, cardine della cultura orientale, nessuna entità
può mai essere sottratta alle relazioni che la collegano alle altre: nessuna cosa esiste in
sé e per sé, perché nulla è assoluto. Yin e Yang sono polarità complementari, ovvero
categorie che descrivono come le cose funzionano in relazione l’una all’altra e in
relazione all’universo. Ma sono anche forze attive che dipingono il continuo processo di
mutamento che avviene in natura: sono quindi, allo stesso tempo, un modo di pensare
e un sistema di corrispondenze. Sulla base di queste idee, il pensiero cinese ha
sviluppato cinque principi:
1. Ogni cosa ha due aspetti, uno Yin e uno Yang
2. Ogni aspetto Yin o Yang può essere ulteriormente suddiv iso in Yin e Yang
3. Yin e Yang si creano a vicenda
4. Yin e Yang si controllano reciprocamente
5
In origine il carattere “Yin” indicava il lato in ombr a di un pendio, da cui le associazioni a qualità come il
freddo, il riposo, la ricettività, la passività, l’oscurità, l’interno, il basso, l’introversione, la pesantezza, la
densità (e la costellazione di corrispondenze con l’elemento acqua). Il significato originario di “Yang”,
invece, era il lato soleggiato di un pendio, e per analogia il calore, la rapidità, lo stimolo, il movimento,
l’attività, l’eccitazione, il vigore, la luce, l’esterno, l’alto, l’estroversione, la crescita (corrispondenza con
l’elemento “fuoco”).
Alessandro Marrani
4
5. Yin e Yang si trasformano l’uno nell’altro.
Ne deriva una visione del mondo basata sull’unità fluida degli opposti (“L’Essere e il
Non-Essere si generano l’un l’altro”), sull’alternanza paradossale (“L’alto e il basso si
invertono l’un l’altro”), sulla dipendenza reciproca (“Il lungo e il corto si formano l’uno
dall’altro”), sulla giusta armonia (“Il facile e il difficile si completano l’un l’altro”) e sul
bilanciamento proporzionato (“Il suono e la voce si armonizzano l’un l’altro”) 6.
c. Oltre il principio di non contraddizione
Nella matrice concettuale cinese non c’è a livello ontologico il dramma dell’opposizione
escludente, tanto che ha scarsa importanza il principio di non contraddizione
aristotelico per cui la stessa cosa non può contemporaneamente essere e non essere.
Ciò che è tortuoso diventa dritto, ciò che è vuoto diventa pieno. Quando c’è la vita, c’è
la morte. ‘Questo’ è anche ‘quello’. La verità, piuttosto che stare soltanto da una parte,
risiede nel gioco metamorfico, per cui le cose, A e non A, ‘questo’ e ‘quello’, possono
simultaneamente essere e non essere: Yin e Yang si producono l’un l’altro, si implicano
l’un l’altro e, in ultima analisi, sono l’un l’altro.
Un’idea simile in Occidente è stata avanzata da Eraclito e da Hegel. Ma in Occidente si
è affermata la visione aristotelica, secondo cui il punto fondamentale è comprendere
come le cose emergano dal flusso indifferenziato, il Tao orientale, acquistando stabile
esistenza individuale: il flusso deve essere differenziato, ritagliato in categorie precise e
forme distinte. Per i cinesi, invece, il flusso non è una corrente pericolosa da cui le cose
devono lottare per liberarsi, ma una vasta armonia che abbraccia tutto. I cinesi non
sono interessati a canoni formali paradigmatici, né a dominare le elusive qualità del
6
Si tratta di famose frasi del Tao-te Ching, 2, ivi citate, pag. 31
Alessandro Marrani
5
Tao: il loro sguardo è interessato alle relazioni, alla trama della suprema configurazione
dell’essere.
La mentalità orientale, rifiutando una definizione diretta del Tao, ha sviluppato per
questo una sensibilità agli accenni, alle gradazioni, alle allusioni: aforismi, parabole,
racconti, molto più simili in ciò alla poesia che alle rappresentazioni sistematiche del
pensiero occidentale. La medicina cinese, per questo, non presenta concetti categorici,
ma offre disegni sfumati, come nuvole che cambiano forma continuamente.
d. Risonanze invisibili e influenze circolari
Ma il Tao non è neppure un concetto poetico: il Tao, come realtà ultima, può essere
percepito, anche in medicina, anche se tale percezione deve avvenire nel contesto del
flusso, dell’ interconnessione e del dinamismo. 7 La medicina cinese, quindi, piuttosto
che cercare strutture somatiche fisse tende quindi a cercare attività operative: gli
organi sono essenzialmente le loro funzioni. Ogni organo è considerato in base alle sue
relazioni con gli altri organi e con le sostanze fondamentali, poiché ciascun singolo
elemento è alla fine solo un frammento della totalità.
Inoltre, l’idea di un rapporto causale lineare, così centrale per noi dai tempi di
Aristotele, è quasi assente nel pensiero cinese. Se per Aristotele conoscere è sapere il
perché, e cioè la causa,
per i cinesi, invece, i fenomeni non si producono per effetto di un atto creativo
esterno a essi e la ricerca delle cause non è par ticolarmente interessante. […]
7
Ivi, pag. 133-135
Alessandro Marrani
6
Secondo il pensiero cinese, gli eventi e i fenomeni si sviluppano in una sorta di
cooperazione spontanea, di dinamica interna connaturata con le cose stesse. 8
Da questo, ne deriva che, nel modo di pensare cinese, i concetti non sono sussunti così
l’uno sotto l’altro, bensì posti uno accanto all’altro all’interno di un modello: non esiste
una gerarchia rigida e fissa tra le categorie. Gli eventi non accadono necessariamente a
causa di precedenti impulsi esercitati da altre cose, ma si sviluppano perché occupano
quella posizione all’interno del movimento perenne dell’universo. Il cosmo è un totalità
organica regolata da cicli di mutamento, una rete ordinata di richiami a più livelli. Le
catene della causalità lineare occidentale si piegano diventando un gioco circolare di
influenze e risonanze sincroniche.
Questi principi metafisici favoriscono a livello epistemologico la percezione di regolarità
formali, di pattern. Solo quando tutti i frammenti di informazione sono riuniti, essi
creano l’immagine di un quadro di disarmonia, come una descrizione poetica dei dati.
Queste immagini sensibili, estetiche, sorgono dal flusso e permettono il riconoscimento
delle interconnessioni e delle specifiche qualità dell’essere. Ma sono vere? La domanda,
che nasce spontanea nel lettore occidentale, equivale a questa: è possibile dimostrare
un’immagine poetica?
Un’immagine poetica può essere condiv isa, ci se ne può servire, si può decidere se
valga la pena di ascoltarla. Ma non c’è una causa prima, né una verità sopra, oltre o
dietro gli eventi. Non è importante scoprire l’autore, il tessitore della tela dell’universo.
La verità è immanente, e conoscere significa percepire attentamente il movimento
interno del tessuto fenomenico, entrare in sintonia con le sue dinamiche invisibili
comprendendo il reciproco gioco della parte e del tutto.
8
Ivi, pag. 34
Alessandro Marrani
7
e. Riflessi di macrocosmo e microcosmo
La visione del mondo cinese è quindi circolare e contenuta in se stessa. L’universo è un
macrocosmo in cui si rispecchia il microcosmo umano, con i suoi paesaggi corporei
soggetti a influenze perniciose e spinte benefiche.
I cinesi non misurano la salute come si fa di solito in Occidente. La salute non è per
loro un insieme di grandezze quantificabili, come le concentrazioni chimiche nel
sangue e nell’urina. In Occidente, la salute è analizzabile indipendentemente dalla
malattia: è un’elaborata costruzione su cui si basa tutta una pratica della medicina.
Per i cinesi, invece, la salute è uno stato teorico in cui nessuno dei segni cor porei è
anormale. 9
Salute e armonia emergono quando gli aspetti dello Yin e dello Yang, che esprimono
dinamiche umane e cosmiche allo stesso tempo, si mescolano in modo equilibrato,
esattamente come i tratti e gli elementi di un quadro definiscono la qualità di un’opera
d’arte. E se un quadro è un microcosmo che riproduce le giuste relazioni del
macrocosmo, un essere umano è a sua volta un universo in miniatura.
Perciò il medico cinese guarda il paziente come un pittore guarda un paesaggio: come
una par ticolare combinazione di tratti, in cui è possibile cogliere l’essenza del tutto. I
segni del corpo, naturalmente, sono in una certa misura diversi da quelli della natura:
essi includono il colorito del viso, l’espressione delle emozioni, il senso di agio o la
presenza di dolore, la qualità del polso e così via. Ma essi esprimono l’essenza del
paesaggio corporeo. 10
Questa sensibilità artistica favorisce il riconoscimento di qualità sottili e somiglianze
significative. Nella medicina cinese le quantità non hanno un ruolo principale: ogni
9
Ivi, pag. 60 (corsivo nostro)
Ivi, pag. 37-38 (corsivo nostro)
10
Alessandro Marrani
8
indiv iduo, infatti, è una cifra unica, un disegno particolare. Il Cuore, i Reni, i Polmoni
della medicina cinese non sono il cuore, i reni, i polmoni fisici e anatomici della
medicina occidentale: sono, invece, “ personae”, maschere in una rappresentazione
teatrale della salute, della malattia, e del movimento del cosmo.
f. Integrazione sistemica multidimensionale
Al termine del suo libro, Kaptchuk traccia un bilancio complessivo.
La medicina occidentale non si occupa del benessere generale dell’individuo , perché è
in grado di valutare solo frammenti discreti di informazione. E inoltre è radicata in una
società i cui pr ocessi di routine non solo provocano stress, ma contaminano l’ambiente
in misura tale che ogni nuovo comfor t può nascondere una nuova minaccia per la vita.
La nostra medicina rispecchia la nostra società: spesso una nuova cura produce effetti
collaterali di inaspettata virulenza . E l’istituzione centrale del nostro sistema medico,
l’ospedale, è strutturato in modo da non essere che una ‘fabbrica della salute’, il che è
una contraddizione in termini. 11
Al contrario, l’approccio orientale
si rifiuta di considerare l’individuo come un’entità separata dal suo ambiente. E, più
importante ancora, la medicina cinese cerca di localizzare la malattia nel contesto o
campo unitario dell’essere totale fisico e psicologico della persona . 12
L’efficacia di questo paradigma si deve anche al fatto che è fin dal principio
psicosomatico: comprende cioè anche forme di influenza sottile, realizzando così
quell’unità sistemica a più livelli dell’essere umano che faticosamente la nostra
medicina sta cercando di ritrovare dopo la scissione cartesiana di corpo e mente.
11
12
Ivi, pag. 235 (corsivo nostro)
Ibidem (corsivo nostro)
Alessandro Marrani
9
Inoltre, ogni cura è dolce, graduale, delicata, essendo tagliata su misura sulla
singolarità del paziente, irriducibile a protocolli standard generici.
La medicina cinese, inoltre, è in grado di curare quelle malattie che nascono dalle
complesse interrelazioni dei fenomeni fisici e mentali meglio della medicina
occidentale (in verità, l’idea stessa di unità di corpo, mente e spirito è una delle ‘zone
cieche’ della scienza occidentale). Sottolineando l’ equilibrio e la relazione più della
quantità misurabile, la medicina cinese è spesso in grado di individuare e curare una
disarmonia prima che essa si renda osservabile alle tecnologie diagnostiche occidentali
più sofisticate. Essa è in grado di toccare quei luoghi che sfuggono al microscopio e
che costituiscono, dopotutto, la realtà umana. 13
g. Oltre il bisturi e il laser
La visione tradizionale cinese ci restituisce l’immagine di una realtà all’insegna della
complessità, della dinamicità e tuttavia dell’unità. L’anatomia e la fisiologia hanno un
taglio funzionale, quasi teatrale. L’essere umano è una totalità biopsicologica connessa
a più livelli ai molti sistemi che lo attraversano. La salute è frutto di una disciplina
interiore attiva, di un equilibrio plurifattoriale che include ambiente, emozioni,
credenze, stili di v ita, alimentazione, modi di fare: l’ideale è vivere secondo natura, in
armonia col flusso cosmico che tutto abbraccia.
Sul versante occidentale, invece, dopo la rivoluzione scientifica si è imposto un
paradigma che ha spezzato la continuità vivente dell’esperienza. Questa visione ci
restituisce l’immagine di una realtà scomponibile in mattoncini ultimi, misurabili, che si
combinano e si urtano tra loro in modo meccanico, come le palle da biliardo nel famoso
esempio di Hume. L’esigenza di rigore e oggettiv ità ha finito per ridurre il reale al
13
Ivi, pag. 236 (corsivo nostro)
Alessandro Marrani
10
fisico, al materiale, visibile e concreto, spezzando il legame analogico che teneva unito
il mondo grazie a una trama di invisibili corrispondenze.
Secondo il modello medicalizzato occidentale, l’ideale terapeutico è appunto quello di
penetrare dall’esterno lacerando il tessuto umano come un bisturi, raggiungere con la
precisione di un laser l’agente patogeno microscopico e rimuoverlo con il colpo sicuro
dello specialista, oppure somministrare una pillola, vero e proprio proiettile magico, che
con la rapidità del calcolo computerizzato distrugge il nemico che ha si è infiltrato
superando le difese personali. La salute deriva dalla vittoria armata nella guerra
d’aggressione subita dall’esterno.
Queste immagini agiscono sulla coscienza occidentale ancora oggi, con tutte la potenza
di un archetipo sedimentato ormai da tempo: tuttavia, non sono l’ultima parola, né
l’unica. Anzi, si può mostrare come dipendano dalle dinamiche di ombra di questo
paradigma, e nello specifico dal priv ilegio accordato al momento dell’opposizione, della
lotta, della scissione. Lasciamo quindi da parte la mentalità cinese per riflettere sulla
struttura concettuale del paradigma occidentale moderno e sulle sue ricadute mediche.
2. VERSO UN NUOVO PARADIGMA
a. La crisi del paradigma biomedico
Materialismo, atomismo, meccanicismo, riduzionismo: questi gli ingredienti alla base
del modello scientifico moderno, su cui si basa l’approccio biomedico, che mostra
sempre più i suoi limiti. Nello specifico, la tendenza della medicina è quella di diventare
sempre più frammentaria e specialistica, non considerando né l’uomo nella sua
globalità né il rapporto con l’ambiente, e non preoccupandosi di coinvolgere
Alessandro Marrani
11
attivamente il paziente nel processo di guarigione. Eppure negli ultimi tempi sta
lentamente emergendo un nuovo modo paradigma, favorito dal processo di
autocorrezione scientifico. Kaptchuk ne elenca tre elementi.
In primo luogo, lo studio del funzionamento del sistema nervoso e dei complessi
meccanismi di feedback dell’orchestra endocrina hanno messo in crisi l’idea di una
causalità lineare e di una struttura piramidale, poiché non è facile scoprire quale sia
l’elemento centrale che a un dato momento assume il comando. I centri nervosi e le
ghiandole endocrine formano un continuum reticolare molto flessibile e
gerarchicamente fluttuante.
In secondo luogo, la fisica quantistica ci descrive un mondo in cui le parti sono non
localmente connesse, in modo tale che le loro relazioni dinamiche dipendono in
maniera irriducibile dallo stato dell’intero sistema e in verità da quello di sistemi più
ampi in cui sono contenute, che si estendono in senso ultimo fino all’intero universo.
Secondo questa interpretazione, emergerebbe quindi un concetto di universo come
totalità inscindibile, che negherebbe l’idea classica di un mondo analizzabile in parti
separate e indipendentemente esistenti.
In terzo luogo, secondo la critica ecologica alla medicina moderna è possibile che la
ricerca della causa, secondo il modello particellare meccanico e lineare, risulti
un’impresa vana perché la maggior parte degli stati di malattia sono il risultato
indiretto di una costellazione di circostanze, anziché il risultato diretto di singoli fattori
determinanti. 14
14
Ivi, pag. 238-239
Alessandro Marrani
12
Inoltre, si va sempre più affermando il modello teorico della
psiconeuroendocrinoimmunologia 15, PNEI in sigla, come evoluzione verso un paradigma
di medicina integrata, sintesi del meglio dell’approccio biomedico moderno e delle
antiche tecniche tradizionali e non convenzionali. Ci soffermiamo ad analizzarlo.
b. Il modello della PNEI: la grande connessione
Secondo il vecchio modello di uomo, così descritto da Bottaccioli, presidente della
Società Italiana di PNEI, il cervello umano è simile a un computer, una stazione di
comando centrale che conosce l’esterno leggendolo come un calcolatore legge un
nastro magnetico, e governa l’interno tramite ordini impartiti dall’alto al basso
attraverso la rete nervosa. Il cervello è il reparto speciale e inaccessibile
dell’organismo, i suoi codici e i suoi componenti sono unici e non rintracciabili in nessun
altro organo. A loro volta, le difese immunitarie sono di tipo meccanico e automatico:
l’anticorpo blocca l’antigene, neutralizzandolo. Gli ormoni sono un sistema di
bioregolazione automatica, la cui influenza sulle malattie comuni è praticamente nulla.
Secondo il modello PNEI, invece, il cervello pur essendo la sede delle funzioni
intellettive umane non solo non è paragonabile a un calcolatore nel suo modo di
leggere la realtà esterna, ma è al tempo stesso a tutti gli effetti una grande ghiandola
endocrina. Il sistema immunitario, inoltre, può essere definito come un vero e proprio
organo di senso, un occhio interno organizzato in reti che sorveglia anche l’esterno. Le
ghiandole endocrine, in questa concezione, non sono dei semplici termostati, ma
costituiscono un sistema strutturato a più vie che, in collaborazione con i sistemi
nervoso e immunitario, mette in atto le reazioni vitali dell’organismo umano
15
Francesco Bottaccioli, Psiconeuroendocrinoimmunologia, red!, Milano, 2005
Alessandro Marrani
13
garantendo l’omeostasi. Infine, la comunicazione all’interno dell’organismo non è di
tipo gerarchico, ma bidirezionale e diffuso.16
Ma andiamo più nello specifico dei tre grandi sistemi di comunicazione dell’uomo: il
sistema nervoso, il sistema immunitario e il sistema endocrino.
Per quanto riguarda il sistema nervoso, è emerso che l’encefalo è plastico e capace di
rinnovarsi in stretta relazione con l’ambiente: si possono modificare in maniera
reversibile i rapporti tra cellule nervose per rispondere a stimoli esterni formando
nuove connessioni che modificano le aree cerebrali, e si possono formare nuove cellule
nervose grazie all’apprendimento di nuove cose e nuove abitudini. Il sistema nervoso
autonomo, il neurovegetativo, ha anche funzioni sensoriali: le fibre neurovegetative
lavorano all’interno di una rete orizzontale in stretto contatto con le fibre nervose
sensoriali, le cellule immunitarie e i vasi sanguigni. 17
Per quanto riguarda il sistema immunitario, è emerso che si tratta di una vera e propria
rete cognitiva composta di miliardi di unità di riconoscimento in costante e dinamica
circolazione: il sistema è capace di autoregolarsi, non escludendo alcun organo dal
proprio dominio di monitoraggio. Come organo di senso interno, partecipa attivamente
alla modulazione fisiologica dell’equilibrio umano, essendo influenzato ed influenzando
il sistema nervoso e quello endocrino. Le normali modalità di risposta immunitaria
attivano circuiti con una doppia po larità oscillante, un po’ come lo Yin e lo Yang.18
Per quanto riguarda il sistema endocrino, è emerso che gli ormoni non agiscono
localmente e singolarmente, ma in modo coordinato e integrato, collaborando con
neuroni e cellule immunitarie. L’assetto del sistema endocrino è sensibile a situazioni
16
Ivi, pag. 16
Ivi, pag. 20-21
18
Ivi, pag. 21-22
17
Alessandro Marrani
14
esterne e stimoli stressanti: forti emozioni incidono sull’equilibrio endocrino e sui ritmi
ormonali. L’idea degli assi neuroendocrini, di autostrade cioè verticali e parallele senza
collegamento tra loro, ha ceduto il passo all’idea di rete, con scorciatoie, inserimenti
laterali e collegamenti orizzontali. La cronobiologia ha mostrato poi la danza della vita,
l’origine genetica ma allo stesso tempo l’influenza di fattori socioambientali sui ritmi
biologici e sulla loro sincronizzazione, giungendo alle stesse conclusioni del pensiero
tradizionale cinese sulle ore di picco di ogni organo. 19
Molto interessanti anche i risultati della neurobiologia contemporanea sulla psiche.
Negando ogni forma forte di dualismo, è emerso che la mente è un prodotto
emergente ma con un relativo grado di autonomia rispetto all’attiv ità cerebrale, e che
non è assimilabile all’attività di un computer in quanto non è un programma
formalizzato e astratto che possa prescindere dal contesto biolog ico, evolutivo e sociale
in cui opera. Inoltre, sentimenti, emozioni e attiv ità cognitiva sono strettamente
intrecciati e interdipendenti, ed è questo complesso che influenza decisioni e
comportamenti umani. Ne emerge la visione di una mente incarnata: la mente riceve e
produce effetti sociali nell’ambiente, la mente riceve e produce effetti biologici sul
cervello, in un contesto di adattamento reciproco plastico e creativo.20
In questo panorama di interconnessione alto-basso e interno-esterno, i confini sfumano
ed i dualismi tradizionali non sono più barriere insormontabili.
Il ‘salto’ dallo psichico al somatico non è più un salto mortale scientifico. 21
19
Ivi, pag. 67-111
Ivi, pag. 162
21
Ivi, pag. 190
20
Alessandro Marrani
15
c. L’essere umano come network di sistemi in equilibrio
Con l’attenuarsi delle differenze, poi, tra neurotrasmettitori, ormoni e citochine risulta
che il linguaggio che usa il corpo umano è unitario ed è fondato su parole riconoscibili
da tutti i reparti del network. L’essere umano funziona insomma come una rete di
sistemi in equilibrio dinamico. La PNEI restituisce l’immagine di un vasto sistema
interattivo integrato e in relazione reciproca con l’ambiente fisico e sociale. Il vecchio
modello basato sulla contrapposizione tra organi, sulla separazione tra mente e corpo e
sulla specializzazione esasperata, sta quindi gradualmente cedendo il posto al modello
PNEI: i codici e le parole del grande network della v ita sono le stesse, il collegamento è
a doppio senso di marcia.
Grazie a questo paradigma sistemico, il medico non vede più la persona a pezzi, o
come contenitore di malattie e sintomi. Inoltre, la rete umana può essere influenzata
non solo dai farmaci, bensì anche dall’alimentazione, dalle piante, dall’attività fisica,
dalle tecniche psicologiche, dalle tecniche di controllo dello stress, da strumenti
terapeutici antichi ed eterodossi che hanno una crescente documentazione scientifica.
Si può agire, cioè, sia dal basso, bottom-up, che dall’alto, top-down.
L’essere umano risulta quindi un sistema complesso, cioè composto da una pluralità di
elementi che interagiscono in modo non lineare, dinamico, ovvero in continua
fluttuazione, e aperto, che influenza ed è influenzato quindi dall’ambiente. La matrice
concettuale che modella questi fenomeni non può basarsi su una logica
dell’opposizione, ma su una dialettica della relazione, come quella Yin Yang. Questo
modello terapeutico, infatti, si chiama medicina integrata.
Alessandro Marrani
16
d. Oltre la PNEI: il segno, il simbolo e il transpersonale
Ma per comprendere l’essere umano anche il modello offerto dalla PNEI sembra
risultare insufficiente. Alla luce delle ultime frontiere scientifiche, un ulteriore modello
elaborato a cavallo tra medicina quantistica informazionale ed ecobiopsicologia da
parte di Pier Mario Biava, professore e primario di medicina, Diego Frigoli, psichiatra e
psicoterapeuta, ed Ervin Laszlo, filosofo e fondatore del Club di Budapest, ci porta
verso un orizzonte più ampio, così descritto nel loro manifesto per un nuovo paradigma
in medicina 22.
Secondo questa visione, tutto ciò che esiste, vive e funziona nell’universo, dai livelli di
organizzazione più elementari fino agli organismi più evoluti, ha due caratteristiche
essenziali: possiede un ordine, una coerenza, una forma funzionale interna , e si colloca
all’interno di una rete complessa a sua volta organizzata, fatta di relazioni che vanno
dai legami fisico-chimici fino ai rapporti sociali, economici e psicologici. L’informazione
organizza il mare di energia della matrice cosmica, e coordina funzionalmente le
interazioni fra le diverse reti locali. I sistemi viventi sono strutture che si
automantengono di energia informata, codificata da specifici modelli configurazionali:
in altre parole l’informazione dà coerenza a tutto ciò che esiste come materia e
energia.
Al di là di ogni confine, ogni organismo vivente è in relazione con il contesto tramite
continui scambi informativi: diventa quindi centrale il tema della coscienza come
interfaccia tra uomo e ambiente, e tra sistemi viventi e non viventi. La coscienza è
presente in tutto l’universo, anche se non allo stesso livello. A livello cellulare, la
22
Pier Mario Biava, Diego Frigoli, Ervin Laszlo, Dal segno al simbolo. Il Manifesto del Nuovo Paradigma in
Medicina, Persiani Editor e, Bologna, 2014
Alessandro Marrani
17
cognizione è comune a tutte le forme viventi e rappresenta la base biologica del
processo della vita. Nell’uomo, oltre alla cognizione, è stata individuata una coscienza
primaria che sorge quando i processi cognitiv i sono accompagnati da esperienze
percettive, sensoriali ed emozionali. Accanto a questa, vi è una coscienza secondaria o
autocoscienza riflessiva, che include la capacità di usare immagini simboliche, e
costruire poi sistemi di valori, credenze, e scopi.
Se la cognizione si esprime attraverso un codice informativo segnico, la coscienza
riflessiva si esprime attraverso un codice sia segnico sia simbolico - analogico. (..)
Pertanto, la possibilità di comprendere l’uomo nella sua complessità necessita di
un’integrazione delle diverse informazioni (somatiche, psichiche, familiari, sociali) e di
un linguaggio specifico con un codice di significazione doppio, da un lato “segnico”
(“sistema cognitivo informato”, P.M.Biava) e dall’altro “analogico-simbolico”. 23
L’esperienza ha dunque aspetti logico analitici e aspetti analogico simbolici:
comprendere l’uomo richiede lo studio di fisica, chimica, biologia, etologia, evoluzione
ma anche di mitologia, religione, poesia, arte. È possibile quindi superare il
riduzionismo della scienza per una visione più completa del fenomeno della vita
integrando i dati biochimici della medicina moderna con la logica della psicosomatica e
dell’inconscio, personale e collettivo.
La psicologia del profondo ci offre, infatti, questa visione. Oltre al regno del segno e
della causalità lineare, governato dal principio di non contraddizione del sistema-
conscio, l’uomo fa parte del regno del simbolo e della metamorfosi continua, analogica
e circolare del sistema-inconscio. 24 C’è continuità tra inconscio, conscio e natura:
insomma, non c’è frattura tra psiche e materia. Il ponte di collegamento è il campo
23
24
Ivi, pag. 60-61
Ivi, pag. 90
Alessandro Marrani
18
archetipico, che connette in maniera sincronica la psiche indiv iduale a quella collettiva,
come parti di una struttura che nell’insieme rimanda all’universo nel suo complesso.25
Oggi sempre più, quelle ipotesi intraviste dai mistici di un campo di coscienza
collettivo sono postulate dalle più recenti scoper te scientifiche, che ritengono come tra
noi, gli altri e la natura, si stabiliscano sottili connessioni secondo le quali la nostra
stessa esistenza è incastonata, durante la nostra vita, nel territorio del Tutto. La
nostra mente in definitiva, è collegata alla Coscienza Cosmica . 26
Non solo la psiche, però, ma anche il corpo umano è un mandala cosmico, connesso
ontogeneticamente e filogeneticamente al tutto.27 Ma se la materia è soggetta
all’inesorabile aumento dell’entropia, la psiche invece si evolve verso più sottili
organizzazioni strutturali neghentropiche. Grazie al potere unificante del simbolo, che
opera una coniunctio, un “matrimonio sacro” tra elementi di dimensioni diverse, e
grazie al potere di coordinamento dell’analogia, l’uomo può accostarsi sia al lato visibile
che a quello inv isibile dell’universo, inteso come Unus Mundus , una totalità di
corrispondenze significative, concetto già presente nelle cosmovisioni sciamaniche,
nell’ermetismo neoplatonico e nel pensiero cinese. 28
Ken Wilber, esponendo il punto di vista della psicologia transpersonale , così descrive
questa complessiva tendenza all’unità.
Ovunque rivolgiamo lo s guardo, in natura, non vediamo altro che interezza.
Un’interezza che è anche organizzata secondo un preciso principio gerarchico: ogni
intero è parte di qualcosa di più grande, che a sua volta è parte di qualcosa di più
grande ancora. Campi dentro campi dentro campi, che si estendono attraverso
25
Ivi, pag. 83
Ivi, pag. 132
27
Ivi, pag. 105
28
Ivi, pag. 92-100
26
Alessandro Marrani
19
l’universo, e intrecciano ogni singola cosa con ogni altra cosa. […] L’universo è
energeticamente dinamico e persino creativo. Esso tende a produrre sistemi di livello
sempre più alto, sempre più inclusivi e organizzati. Complessivamente, il processo
cosmico, via via che si compie nel tempo, altro non è che evoluzione. […] Se
continuassimo con questa linea di pensiero, potremmo dire che poiché la mente
umana o psiche è un aspetto dell’universo, ci aspetteremo di trovare, in essa, la
medesima str uttura gerarchica di sistemi compresi in altri sistemi, passando dal più
semplice e rudimentale al più complesso e inclusivo. In linea di massima, è proprio
questa la scoper ta della psicologia moderna. 29
Che riflesso ha tutto questo sul campo della medicina?
L’attuale scienza medica e l’esercizio della medicina sono ancora però saldamente
radicati nel pensiero cartesiano, al punto che si considera la salute come un quadro
fisso di engrammi statici: elettrocardiogramma perfetto, lettura della pressione
arteriosa adeguata ed esami ematochimici nella norma. 30
Fin ad ora, la scienza medica ha fornito un’ immagine frammentata del mondo vivente,
scindendosi in discipline specialistiche apparentemente indipendenti. Le nuove scoperte
portano ad intravedere un nuovo paradigma unificante. L’idea della materia inerte che
si muove meccanicamente nello spazio vuoto è ormai superata. I fenomeni sono entità
dinamiche intrinsecamente collegate nello spazio e nel tempo, che partecipano al
processo evolutivo universale che muove da sistemi semplici indifferenziati verso
sistemi complessi, integrati, con elevati livelli di ordine e coerenza. L’essere umano,
anche nei suoi aspetti psicologici, non è estraneo a questa evoluzione.
29
Ken Wilber, Il progetto Atman. Una visione transpersonale d ello sviluppo umano , Edizioni Crisalide,
Latina, 2003, pag. 25
30
Biava Frigoli Laszlo, Dal segno al simbolo, cit., pag. 133 (corsivo nostro)
Alessandro Marrani
20
Il corso dello sviluppo umano, così come l’evoluzione in generale, procede dal
subconscio alla coscienza di sé, per arrivare alla supercoscienza: dal pre-personale al
personale al transpersonale. 31
La medicina moderna, però, è focalizzata soprattutto sulla cura di malattie localizzate
che tenta di correggere a livello fisico materiale mediante interventi con medicinali
sintetici. Ma per migliorare la salute e preservare il benessere è necessario ampliare la
prospettiva: una malattia come disfunzione di un organo, implica infatti un difetto di
informazione dell’intero organismo. E l’intero organismo è connesso sia a livello locale
con altri organismi sia a livello globale con il tutto, per di più da diversi punti di v ista.
L’essere umano, in definitiva, secondo questo modello, risulta uno “psicosoma
informato”32 multidimensionale, poiché si muove fluidamente tra livello segnico e livello
simbolico. 33 La salute, quindi, può esser definita come “un equilibrio dinamico del
soggetto appartenente alla rete della vita”, mentre la malattia è “un disequilibrio
informativo”. In generale, nella processo della malattia e della guarigione sono
coinvolte più dimensioni, risultando la malattia da un difetto di comunicazione tra i vari
piani dell’essere.
3. IL PENSIERO SISTEMICO
a. Dalle parti al tutto: nel network del mondo
Riassumendo il percorso compiuto fino ad ora, la concezione scientifica che sta
emergendo può esser intesa come parte di un più generale cambiamento di
31
Wilber, Il progetto Atman, cit., pag. 16
Biava Frigoli Laszlo, Dal segno al simbolo, cit., pag. 44
33
Ivi, pag. 173-174
32
Alessandro Marrani
21
paradigma, che Fritjof Capra, fisico e filosofo, e Pier Luigi Luis i, professore di
biochimica, nel libro Vita e natura. Una visione sistemica , così descrivono:
da una visione meccanicistica del mondo ad una olistica ed ecologica. […] da una
visione del mondo come macchina a una che concepisce il mondo come rete. 34
Nel nuovo paradigma, l’accento cade sull’ insieme piuttosto che sulle parti. L’attenzione
alle parti nel corso della storia ha dato luogo al meccanicismo, al riduzionismo e
all’atomismo. L’attenzione all’insieme ha dato luogo all’olismo, all’organicismo e
all’ecologismo. La tensione essenziale è quella tra la materia e la forma. Se l’accento
cade sulla materia, ci si concentra sugli elementi fondamentali, sulla misurazione, sulla
quantificazione. Se l’accento cade sulla forma, ci si concentra sull’ organizzazione, sulla
qualità e sulla mappatura.
Il pensiero analitico scompone l’unità in parti indipendenti, concentrandosi sugli aspetti
materiali visibili, sul substrato ultimo, sugli elementi. Il pensiero sistemico, al contrario,
ha di mira l’organizzazione contestuale dell’intero, concentrandosi sugli aspetti
immateriali invisibili, sull’ordine tacito implicito, sulle dinamiche processuali.
Per fare un esempio di come si applica questo paradigma, la nozione ontologica di
oggetto non sarà più intesa come struttura materiale cosale, ma come schema di
probabilità di interconnessione. La nozione chiave è pattern: configurazione ordinata di
relazioni. Il paradigma sistemico, infatti, è particolarmente adatto per descrivere il
fenomeno della vita.
I sistemi viventi, infatti, sono basati su schemi di organizzazione reticolari non lineari,
auto-organizzati, in retroazione e autoregolanti. Ogni sistema vivente è un’unità
34
Fritjof Capra, Pier Luigi Luisi, Vita e natura. Una visione sistemica , Aboca, 2014, pag. 20-21
Alessandro Marrani
22
cognitiva autopoietica, che emerge in modo non locale dalle interazioni collettive degli
elementi che lo compongono, operazionalmente chiuso ma in relazione con l’ambiente
esterno, e che si automantiene rigenerando continuamente le proprie componenti
dall’interno.
Ambiente e organismo si intrecciano in una dinamica di co-evoluzione. La vita stessa è
una proprietà emergente sinergica, all’intersezione tra ambiente, cognizione ed
autopoiesi. Oltre alla classica causalità bottom-up, dal basso verso l’alto, la vita
prevede anche una causalità top-down, dall’alto verso il basso. I sistemi viventi, poi,
sono connessi con i sistemi non viventi grazie a complessi anelli di feedback, e sono
inclusi gerarchicamente in sistemi sempre più grandi, fino ad arrivare al pianeta Terra
nel suo insieme, che sarebbe a sua volta un sistema auto-organizzato, secondo l’ipotesi
“Gaia” di Lovelock e Harding.
b. La salute dal punto di vista sistemico
Il concetto di salute che emerge, quindi, non può essere quantitativo, misurabile e
statico. La salute è un’esperienza ampiamente soggettiva , uno stato di benessere che
si sviluppa quando la persona è globalmente centrata e in equilibrio. Connessa all’idea
di v ita, la salute è un processo in divenire, implica attività e risposte creative alle sfide
ambientali. E dato che ogni essere umano è un sistema vivente che mostra un alto
grado di stabilità dinamica, pur soggetto a fluttuazioni multiple e indipendenti, la salute
risulterà appunto da questa flessibilità, da questo bilanciamento dinamico, dalla
capacità di autorinnovamento.
Molti modelli tradizionali già riconoscono le capacità autoterapeutiche intrinseche ad
ogni organismo vivente: dopo una fluttuazione, un periodo di malattia, il sistema torna
Alessandro Marrani
23
ad uno stato di equilibrio, talvolta completamente nuovo. È necessario quindi
sviluppare un senso di consapevolezza e responsabilità indiv iduale e collettiva sui molti
elementi che concorrono alla salute: il cibo, il sonno, l’ambiente, l’esercizio fisico, le
buone relazioni.
La salute, quindi, in generale dipende da interazioni multidimensionali e da dinamiche
plurifattoriali: include aspetti biologici, genetici, fisici, cognitiv i, emozionali, mentali,
psicologici, familiari, relazionali, e spirituali. Il primo livello di salute individuale va
integrato con una visione complessiva della salute a livello sociale ed ecologico.
c. La nuova alleanza tra medicina e filosofia
Il vecchio modello biomedico sta quindi lentamente tramontando, nonostante la
resistenza degli apparati economici, ideologici e politici di cui è costituito. Il
riduzionismo materialistico sembra superato, la fede nel potere dei farmaci sembra
aver sempre meno presa sulla coscienza. Potenti fattori di evoluzione sono stati: la
capacità di autoemendamento della scienza e della medicina, l’aumentata
consapevolezza dei cittadini, il contributo della filosofia nel cambiamento
paradigmatico.
È utile ricordare che nell’antica Cina e nell’antica Grecia medici e filosofi erano
identificati nella stessa persona. La cura degli altri era inscindibile dalla cura di sé. La
medicina, infatti, emersa dallo stesso orizzonte culturale della filosofia, irriducibile alle
scienze da cui trae alimento come la fisica, la chimica, o la biologia, non era una
scienza, non avendo come scopo la conoscenza, ma un’arte: l’arte della cura dell’uomo.
Alessandro Marrani
24
L’essere umano, infatti, si trova al punto d’intersezione dei relativ i domini di medicina e
filosofia. 35
E per quanto la medicina abbia una sua legittima autonomia, necessita sempre di un
supporto nella riflessione critica sui propri presupposti e sui propri punti ciechi.
Oggi, in un’epoca di crisi radicale della cultura occidentale e di profonde rivoluzioni nei
fondamenti della scienza, è più che mai opportuno riannodare i fili spezzati
dell’antichità greca e cinese, che presenta una trama unitaria e che mostra q uanto
radicate siano nella psiche e nella cultura umana idee che, inabissate negli ultimi
secoli, oggi riemergono: unità dell’essere umano, interdipendenza dei fenomeni ,
consapevolezza, compassione, cura di sé e cura degli altri, spiritualità come ricerca di
una via di saggezza . Idee for ti che oggi è possibile far rivivere cariche di speranza. 36
Dopo la scissione moderna, insomma, sembra giunto il momento della riconciliazione
su un piano superiore. Nelle parole di Bottaccioli:
dopo duemila anni occorre rimparare a nutrire la vita. Con la scienza e le tecnologie
moderne, ma con la stessa ispirazione degli antichi, greci e cinesi. 37
d. La cosmovisione sciamanica
In conclusione, basandoci sulle riflessioni di Ana Maria Llamazares, antropologa
argentina, ricercatrice scientifica, esperta di diversità culturale e pensiero sistemico,
proponiamo una prospettiva storica e teorica che riassuma un po’ tutti le idee finora
35
Francesco Bottaccioli, Filosofia per la medicina, medicina per la filosofia , Tecniche Nuove, Milano,
2010, pag. XII
36
Ivi, pag. XXX
37
Ivi, pag. 235
Alessandro Marrani
25
esposte, allargando ulteriormente l’orizzonte fino ad includere la cosmovisione
sciamanica. 38
Secondo questa lettura, il processo di occidentalizzazione moderna, figlio della
rivoluzione scientifica e industriale, dell’Illuminismo, e dell’era tecnologica, ha prodotto
dolore e sofferenze di ampia portata, quasi come una perdita collettiva dell’anima.
Dietro le molteplici ferite che ci circondano, dal soffocamento di Gaia, alla
manipolazione genetica di intere specie animali, dalla distruzione della natura, alle
malattie del corpo e dell’anima, c’è come un nucleo comune: frammentazione,
lacerazione, opposizione, esclusione, competizione, sfruttamento sono tutti fenomeni
che derivano dalla scissione e dalla perdita di connessione. E questo principio
metafisico dell’Occidente, sul piano epistemologico, evolutivo e spirituale, si porta
dietro una terribile ombra.
Da un punto di vista epistemologico, il paradigma moderno si è imposto con la
div isione cartesiana tra res cogitans e res extensa, che si estende poi all’opposizione
tra soggetto e oggetto, osservatore e osservato, uomo e mondo. Questa frattura
genera un doppio disincanto: della natura fuori di noi, sfruttata e sottomessa al
dominio umano, e della natura in noi, con la mente reificata, lacerata ed alienata. La
discontinuità tra soggetto e oggetto, quindi, genera una distanza emozionale da tutto
ciò che vive ed esiste. Dalla perdita del senso di appartenenza a una totalità che ci
avvolge, ne emerge un senso assoluto di abbandono: come se fossimo soli al mondo e
di conseguenza la vita non avesse senso o valore. Il riduzionismo materialista, la
convinzione cioè che il mondo è solo la realtà materiale, non ha fatto che aggravare la
38
Ana Maria Llamazares “Occidente Herido: El Potencial Sanador del Chamanesimo en el Mundo
Contemporaneo ”, in “Diversidad”, Diciembr e 2013 #7, pag. 67-104. Traduzione italiana da parte di
Arianna Garzella, titolo “L’Occidente ferito: il potenziale di guarigione dello scia manesimo nel mondo
contemporaneo” consultabile al link: http://www.aurorafestival.it/au/wp-content/uploads/Occidenteferito-pdf.pdf
Alessandro Marrani
26
situazione. Questa epistemologia dell’oggettiv ità, con la valorizzazione della neutralità e
della certezza fondazionalista, ha imposto il giudizio scientifico come unico tribunale di
verità e garanzia di sicurezza.
Tutto ciò che non cadeva sotto le categorie dell’oggettiv ità è stato perduto nel corso
della storia: tutto quello che era artistico, irrazionale, magico, sensitivo, intuitivo,
corporeo, affettivo, paradossale, mistico, sacro, spirituale, è finito per esse considerato
una forma di conoscenza poco affidabile. Le possibilità della conoscenza sono state
limitate all'osservazione dei sensi e alle costruzioni mentali: ma in questa maniera si
alimenta l’illusione della separazione, escludendo la possibilità di rendersi conto che
esistiamo come esseri indiv iduali e isolati solo lì, nel piano materiale. La coscienza
dell’interconnessione, però, la consapevolezza cioè della nostra partecipazione naturale
alla trama della vita, è possibile solo trascendendo il piano immediato materiale per
accedere ad altri livelli di realtà e percezione più sottile. L’egemonia di questa
razionalità scientifica unilaterale si è costituita rimuovendo e spingendo nell’ombra in
modo violento l’altro, il diverso da sé. Ma come tutto nell’universo segue la legge della
compensazione, il rimosso ritorna, anche in maniera disordinata, e reclama
integrazione.
Da un punto di vista evolutivo, l’emergere del paradigma moderno ha comunque
permesso la costituzione dell’identità dell’essere umano come entità autonoma rispetto
alla natura. Ma tutte le tappe dell’evoluzione della coscienza, dall’inev itabile perdita
della partecipazione mistica con il cosmo, fino alla propria rivendicazione di soggetto
autoconsapevole, hanno comportato successive cesure e tagli che hanno lasciato ferite
aperte nella memoria collettiva. Come risultato del processo di affermazione dell’ego
collettivo per mezzo di ripetute frammentazioni, compare una delle esperienze
Alessandro Marrani
27
occidentali più diffuse: l'angoscia, con i connessi stati di ansia, panico, solitudine,
depressione, vuoto, e la compulsiva ricerca dell’estasi come narcotico per la costante
insoddisfazione.
Dal punto di vista spirituale, il paradigma moderno ha aperto la strada ad una cultura
della materialità e dell’immediatezza che ha fatto perdere agli occidentali la qualità
simbolica e magica dell’esperienza, della vita e del mondo. Nella cosmovisione
sciamanica, espressa anche dalla legge delle corrispondenze ermetiche, la realtà nel
suo insieme è concepita come una totalità piena di significato che si dispiega in una
successione di dimensioni a più livelli, inclusivi e interrelati, dentro ai quali è possibile
incontrare isomorfismi, analogie e connessioni. La realtà è un continuum energetico: le
differenze tra i piani spirituali, animici e fisici sono solo una questione di gradi e
addensamenti. In realtà le corrispondenze tra i piani multipli esistono sempre e in tutte
le direzioni.
Assumendo questo orizzonte di pensiero, lo sciamanesimo può essere quindi un
autentico cammino di guarigione, perché ci riconnette con l'esperienza del sacro,
restituendoci la fiducia e il senso di appartenenza ad un ordine superiore che ci
abbraccia, e dissolvendo così i fantasmi della paura, della solitudine e dell'angoscia. La
cornice concettuale sciamanica nella quale si concepiscono salute e malattia è per
questo multidimensionale e fondamentalmente spirituale. Anche se di solito le malattie
vengono concepite come qualcosa di concreto che colpisce la persona, il processo di
guarigione sciamanica avviene sempre su più piani simultaneamente, non solo cioè nel
corpo fisico, quanto piuttosto anche sul piano spirituale, psichico, ed energetico.
Nonostante possa sussistere un agente esterno, un'aggressione o un trauma violento,
la causa più profonda dei disturbi sta sempre in una mancata armonia delle forze : la
Alessandro Marrani
28
vera causa della malattia è la perdita dell'equilibrio. L’essenza della ritualità terapeutica
sciamanica è quindi un lavoro energetico, e consiste nell’assicurare la comunicazione, il
flusso dinamico delle energie attraverso il dialogo tra forze e spiriti che operano nei
diversi piani. Ed è qui che entra in gioco il simbolo, come un ponte, che attraverso
forme visibili ci offre riflessi inv isibili di altri livelli di realtà. L'efficacia del simbolo si
produce quando questo esprime nel suo proprio ordine di esistenza principi metafisici
di un altro ordine di esistenza: ben oltre il piano psicofisico, lo sciamano opera con
simboli di tutti i tipi in base a una metodologia analogica. E si tratta di metodologie che
trovano conferme sempre più documentate della propria efficacia, in accordo con le
nuove concezioni energetiche non solo della psicologia ma anche della fisica e della
medicina vibrazionale.
In questo prospettiva più ampia, è possibile guarire anche malattie profonde e sanare
ferite animiche integrando parti della nostra coscienza che sono state represse, proprio
perché la frammentazione interessa una dimensione molto delicata dell'essere umano,
che richiede di ristabilire legami che sono stati tagliati e connessioni che si sono
assottigliate fino quasi a farsi impercettibili. Vediamo, quindi, che parlando di
guarigione non si tratta di eliminare sintomi né di sconfiggere agenti patogeni: la
guarigione è un processo complesso di riequilibrio energetico multidimensionale, che
comprende la totalità della persona, corpo, anima e spirito, trascendendo l'aspetto
esclusivamente somatico. La vera guarigione si raggiunge soltanto attraverso la
complementarietà e l'integrazione di tecniche fisiche e psicologiche, ma anche
spirituali, perché una riparazione delle ferite richiede sempre un'apertura di cuore per
risvegliare la facoltà amorevole dell'accettazione. Tutto ciò necessita pazienza e fiducia
nel tempo tipico dei processi naturali, che è sempre più lento del tempo della nostra
mente e dei nostri desideri.
Alessandro Marrani
29
In definitiva, l’equilibrio dinamico dei diversi piani energetici favorisce un allineamento
della persona verso l'interno, quindi verso sé stessa e le proprie dinamiche represse, e
verso l'esterno, migliorando i suoi legami con ciò che ha intorno: benessere e salute
favoriscono la consapevolezza dell’unità, e viceversa.
Lo sciamanesimo, quindi, come visione del mondo e pratica terapeutica, acquisisce
un’importanza filosofica: si configura cioè come una delle architetture della conoscenza
più ampie e dettagliate, un autentico esempio di pensiero sistemico. La sua vitalità e
validità testimonia che è possibile vivere in un altro modo: e cioè con altri ideali, basati
sull'accettazione e la convivenza con ciò che è diverso, nella costante familiarità con ciò
che non è ordinario, con la multidimensionalità e la ricerca attiva della
complementarietà degli opposti. Recuperare il senso di appartenenza a un universo
intelligente e sensibile, sentirci parte di questa danza e ristabilire questo vincolo sacro
può essere una buona via per ritrovare collettivamente l'armonia.
e. Una riconciliazione possibile?
Il pensiero sistemico, olistico ed ecologico, è emerso quindi come il nuovo paradigma
centrale in grado di render conto di fenomeni complessi quali la vita, la salute, la
malattia, il benessere. E il crescente interesse che l’Occidente mostra sempre più per
fenomeni come le culture tradizionali e lo sciamanesimo, testimonia il ritorno di un
profondo desiderio di comprensione, senso e interezza. In più, sembra possibile
tradurre, far convergere e sovrapporre i modelli che ci offrono alcune avanguardie
scientifiche con le conoscenze tradizionali indigene.
Che sia forse giunto il momento della riconciliazione tra scienza e spiritualità? Che sia
forse giunto il momento di un matrimonio tra la mente moderna e il cuore tradizionale?
Alessandro Marrani
30
È in questo orizzonte che la filosofia può giocare un ruolo importante, favorendo il
confronto, l’integrazione e l’estensione delle molteplici matrici concettuali, e costruendo
architetture della conoscenza sempre più ampie, articolate e comprensive. Perché in
fondo, anche se lo abbiamo dimenticato, la vita è una – e tutto è connesso.
Alessandro Marrani
31
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Ted J. Kaptchuk, Medicina cinese. Fondamenti e metodo , red!, Milano, 1988
Francesco Bottaccioli, Psiconeuroendocrinoimmunologia , red!, Milano, 2005
Francesco Bottaccioli, Filosofia per la medicina, medicina per la filosofia , Tecniche
Nuove, Milano, 2010
Pier Mario Biava, Diego Frigoli, Erv in Laszlo, Dal segno al simbolo. Il Manifesto del
Nuovo Paradigma in Medicina , Persiani Editore, Bologna, 2014
Ken Wilber, Il progetto Atman. Una visione transpersonale dello sviluppo umano ,
Edizioni Crisalide, Latina, 2003
Fritjof Capra, Pier Luigi Luisi, Vita e natura. Una visione sistemica , Aboca, 2014
Ana Maria Llamazares “Occidente Herido: El Potencial Sanador del Chamanesimo en el
Mundo Contemporaneo”, in “Diversidad”, Diciembre 2013 #7, pag. 67-104. Traduzione
italiana da parte di Arianna Garzella, titolo “ L’Occidente ferito: il potenziale di
guarigione dello sciamanesimo nel mondo contemporaneo” consultabile al link:
http://www.aurorafestival.it/au/wp-content/uploads/Occidente-ferito-pdf.pdf
Alessandro Marrani