FINALITÀ E STRUMENTI DI GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE Alessandra Mazzei∗ Abstract L’università sta oggi evolvendo da un modello di tipo collegium a un modello di università azienda e orientata al cliente. In seguito a tale cambiamento anche la comunicazione delle università sta evolvendo. Questo articolo presenta alcuni risultati di una survey svolta nel 2001 sulla comunicazione delle università italiane. Tre sono le principali conclusioni. In primo luogo, le università italiane comunicano in modo molto intenso: sia verso il mercato (gli studenti potenziali e le loro famiglie, i potenziali finanziatori), sia verso gli altri interlocutori esterni (le istituzioni, le imprese, i mass media, l’opinione pubblica), sia verso l’interno (studenti attuali, personale docente e tecnico-amministrativo). Le più diffuse politiche di comunicazione e di marketing mirano però ad aumentare il numero degli studenti iscritti piuttosto che alla loro fidelizzazione. In secondo luogo, negli anni più recenti il grado di formalizzazione della comunicazione è crescente. La maggior parte della università italiane ha infatti costituito un’unità organizzativa ad hoc per la comunicazione e impiega metodi manageriali per gestirla, come la pianificazione e l’auditing. Inoltre la maggior parte adotta un approccio di comunicazione integrata. In terzo luogo, gli strumenti di comunicazione interattivi e interpersonali sono più diffusi rispetto a quelli di comunicazione mediata. Key words: comunicazione delle università, modelli di università, metodi per gestire la comunicazione, comunicazione interattiva Nowadays universities are evolving from a traditional to an entrepreneurial and client oriented model. Due to this change, university communication is evolving too. This article presents some results from a survey on Italian universities communication strategies conducted in 2001. There are three main conclusions that can be drawn. Firstly, Italian universities communicate in a spread and intensive way: towards the market (potential students and their families, potential investors), towards the other external audience (institutions, enterprises, mass media, public opinion) and towards an internal audience (currently enrolled students, teachers and employees). But the most spread marketing communication policy is focused on students recruitment instead of an increase of their students loyalty. ∗ Ricercatore di Economia e gestione delle imprese - Università IULM di Milano. e-mail: [email protected] sinergie n. 59/02 162 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE Secondly, the formalisation of communication in Italian universities has grown in the recent few years. Most of them have constituted a communication department, using some managerial methods, such as planning and auditing. Finally, most of them use an integrated communication approach. Thirdly, the interactive and interpersonal communication tools are more spread than the mediated ones. Key words: university communication, university models, communication methods, interactive communication Premessa Le università sono oggi molto impegnate in attività di comunicazione. Il fenomeno più evidente è l’aumento delle campagne di comunicazione per il reclutamento di nuovi studenti, con l’impiego di spot radiofonici, campagne di affissioni, inserzioni pubblicitarie, eventi. Lo sviluppo così forte della comunicazione sembra essere legato all’evoluzione complessiva del sistema universitario e all’affermarsi di nuovi modelli di organizzazione e di marketing (Strassoldo M., 2001; Grandinetti R., 2001; Giaretta E., 2001; Moretti A., 2001). In tale prospettiva la comunicazione delle università non è un fenomeno marginale, bensì una leva strategica connaturata ai nuovi modelli organizzativi, gestionali e di marketing che si stanno affermando. Uno degli ambiti di ricerca e di riflessione più interessanti è comprendere le caratteristiche del fenomeno descritto. Quali sono le finalità strategiche per le quali oggi le università ricorrono alla comunicazione? Quali sono le risorse operative di cui le università si dotano per gestirla? E in particolare, la comunicazione viene formalizzata in strutture organizzative ad hoc dotate di risorse specialistiche? Vengono impiegati metodi manageriali per gestirla? E qual è il tipo di comunicazione che si sta affermando? Questo articolo si prefigge di dare una prima, parziale, risposta ai quesiti appena posti attraverso la presentazione di alcuni dati empirici derivanti da una survey su tutte le università italiane svolta alla fine del 20011. L’utilità di presentare questi dati, seppure parziali, è di fornire i primi elementi per iniziare a costruire un modello di comunicazione specifico delle università. Sembra opportuno partire da un breve richiamo dei fattori di evoluzione del contesto di riferimento dell’università, caratterizzato da forte competizione (paragrafo 1). In 1 La ricerca “L’Università verso il mercato: la comunicazione a supporto del marketing e del miglioramento dei servizi” è stata svolta presso l’Istituto di Economia e Marketing dell’Università IULM e diretta dal professor Emanuele Invernizzi. La ricerca ha beneficiato dei finanziamenti della Fondazione Cariplo. Essa ha previsto la realizzazione di studi di caso su università italiane e straniere e una survey su tutte le università italiane. La survey è stata svolta alla fine del 2001 sull’intero universo degli atenei italiani coinvolgendo i responsabili della comunicazione. Il questionario, inviato via email, è stato compilato dal 94,6% delle università interpellate, per un totale di 68 questionari raccolti. I risultati completi della ricerca verranno pubblicati in volume in corso di realizzazione. ALESSANDRA MAZZEI 163 seguito viene presentato il modello organizzativo che si sta oggi affermando e che può essere definito di università azienda (paragrafo 2). Infine vengono presentati i risultati della ricerca svolta che testimoniamo il rapido e consistente sviluppo della comunicazione (paragrafo 3). 1. Il contesto: la competizione fra le università Sono principalmente tre le categorie di fattori che caratterizzano oggi il contesto di riferimento delle università2: a) l’autonomia gestionale scaturita dalla riforma del sistema universitario b) l’emergere di una domanda di formazione universitaria diversificata c) il potenziamento dell’offerta dei percorsi di formazione. Tutti e tre questi fattori inseriscono l’università in un sistema competitivo che, fermi restando i caratteri di istituzione pubblica degli atenei, ne accentua il carattere di azienda (Strassoldo M., 2001). a) L’autonomia gestionale scaturita dalla riforma del sistema universitario Il quadro normativo dei sistemi universitari sta evolvendo in tutta Europa. A partire dagli anni ‘80 tutti gli Stati europei hanno ridimensionato il proprio intervento diretto nella gestione delle università. Le varie riforme attuate hanno attribuito agli Stati le prerogative di regolamentare alcuni aspetti chiave, come per esempio il budgeting, di valutare le performance e di distribuire le risorse in base a indicatori di efficienza e di efficacia. Gli atenei sono tenuti ad autoregolamentarsi e hanno tendenzialmente una maggiore autonomia gestionale (Strassoldo ., 2001; Capano G., 2000; Bleiklie I., 1998). Ciò spinge le università a diversificare le fonti di finanziamento attingendo sempre di più al mercato della ricerca e alle donazioni; inoltre a perseguire l’efficienza nell’uso delle risorse e ad attivarsi al fine di aumentare il numero di iscritti. b) L’emergere di una domanda di formazione universitaria diversificata La domanda di formazione universitaria è in evoluzione. Da un lato diminuisce la popolazione in età scolastica mentre dall’altro la domanda di formazione universitaria aumenta. Nell’anno accademico 2000-2001 gli immatricolati sono aumentati del 2,2% rispetto all’anno precedente (CNVSU, 2002). Ciò accade perché la domanda di formazione universitaria proviene sia da fasce sociali sempre più ampie, sia da persone che decidono di iscriversi all’università dopo alcuni anni di lavoro. Si tratta infatti sempre più di adulti che alternano periodi 2 In questa sede non viene approfondito il tema dei fattori di cambiamento del contesto di riferimento delle università, per il quale si rimanda ad altri contributi (STRASSOLDO M., (a cura di), L’azienda università, Torino, Isedi, 2001; CAPANO G., L’Università in Italia, Bologna, il Mulino, 2000). 164 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE di lavoro e periodi di studio e le cui richieste sono concentrate sui nuovi corsi triennali. Aumentano la domanda di formazione a distanza e quella da parte di studenti part time e adulti già inseriti nel mondo professionale (Tellia B., 2001). La domanda di formazione tende inoltre ad avere più elevate attese di qualità. Gli studenti potenziali e le loro famiglie chiedono percorsi di formazione che aprono ai giovani laureati interessanti carriere professionali, corsi più specializzati, servizi di collegamento col mondo del lavoro, servizi di supporto durante gli anni di studio. c) Il potenziamento dell’offerta dei percorsi di formazione L’offerta di servizi di formazione universitaria è in forte sviluppo: aumenta il numero e il tipo di corsi offerti, anche in seguito alla riforma universitaria. Nell’anno accademico 2000-2001 su 3.034 corsi attivi, 2.665 sono stati appena costituiti. Di questi 1.794 sono nati dalla trasformazione di corsi già esistenti (CNVSU, 2002). L’offerta di formazione tende anche a diramarsi sul territorio. Le 77 università italiane operano infatti con 126 sedi (CNVSU, 2002), al fine di cogliere le opportunità di espansione legate a una domanda sempre più locale. Le università tendono quindi a sviluppare un’offerta diversificata, più specializzata, di più alta qualità perché destinata a essere confrontata con altre offerte. Questi tre cambiamenti delineano un contesto nel quale le università competono fra di loro per contendersi le risorse cruciali: i finanziamenti e gli studenti. Si prefigura quindi un nuovo modello di università che progressivamente si va orientando al mercato e per questo sviluppa attenzione all’efficacia e all’efficienza e introduce sistemi di gestione manageriali. 2. Il modello organizzativo: l’università azienda Il nuovo modello organizzativo di università, che gradualmente sembra diffondersi in seguito alla crescente competizione fra atenei per ottenere finanziamenti e per attrarre studenti, si caratterizza per l’orientamento a soddisfare le aspettative dei destinatari dei servizi offerti e per l’impiego di criteri e metodi di gestione di tipo economico-aziendale. Un modello che è stato da più parti definito università azienda (Strassoldo M., 2001; Baccarani C., 1999; Cafferata R., 1999; Marigo M., 1999; Raanan J., 1999; Bleiklie I., 1998; Maassen P.A.M., 1997; Testa F., 1996; McNay I., 1995; Clark B.R., 1983). La missione del modello classico di università (figura 1), definita un collegium (McNay I., 1995) si concretizza in due obiettivi (Mazzei A., 2000). Il primo è custodire la conoscenza, rivederla attraverso la ricerca in modo critico e accrescerla all’interno di un consesso fra pari grado: il collegium. Il secondo è, attraverso l’insegnamento, diffondere il sapere fra nuovi studiosi: gli studenti, che sono dei discepoli. La missione dell’università tradizionale fa riferimento dunque in questo modello a finalità generali ed elevate, come il progresso della società umana e lo sviluppo della persona, che la collocano in una posizione di superiorità rispetto alle ALESSANDRA MAZZEI 165 altre attività produttive, commerciali e artistiche. Rispetto all’ambiente esterno l’università collegium è una torre d’avorio perché in un certo senso è inavvicinabile: essa è dedita ai suoi studi e ha un atteggiamento monastico verso l’esterno (Raanan J., 1999). Peraltro l’ambiente esterno assicura all’università le risorse necessarie a proseguire nella sua attività scientifica e l’indipendenza da qualunque forma di ingerenza nella gestione della ricerca e dell’insegnamento. Dal punto di vista dell’organizzazione l’università collegium è stata definita un’anarchia organizzata: formalmente gerarchica e burocratica, sostanzialmente informale, centrata sull’individualismo e sulle relazioni personali, con una struttura gerarchica piatta e presieduta da vertici amministrativi che non interferiscono sull’attività scientifica (Cafferata R., 1999). Le diverse parti dell’organizzazione sono frammentate tra di loro, ma legate da connessioni lasche (Weick K., 1976) e cioè da un sistema di coordinamento minimo che lascia loro grande libertà di movimento. Le connessioni lasche sono molto forti perché pur lasciando molta libertà mantengono insieme tutta l’organizzazione. Esse richiedono un ampio impiego di simboli, di miti, di riti e cerimoniali che consentono ai soggetti coinvolti di attribuire alla realtà significati ampiamente condivisi (Weick K., 1995). La comunicazione nel modello di università collegium ha la funzione prevalente di diffondere e mantenere vivi i valori dell’accademia che fanno sentire uniti i docenti e rendono coeso il sistema organizzativo (Mazzei A., 2000; Clark B.R., 1983). Importante è anche la comunicazione formale rivolta alla comunità scientifica esterna per condividere i risultati della ricerca (McNay I., 1995; Clark B.R., 1983). Si tratta dunque di una comunicazione in prevalenza simbolica e formale, rivolta in modo particolare all’interno dello stesso ateneo e ai colleghi della comunità scientifica. In seguito alla riforma del sistema universitario e all’evoluzione della domanda e dell’offerta di formazione universitaria, il modello di università finora descritto tende ad evolvere verso il modello che è stato definito di università azienda. Il modello di università azienda è caratterizzato da una missione tesa ad offrire competenze per formare i giovani e per stimolare la ricerca e l’innovazione. L’orientamento è quello di trasformare la conoscenza e il sapere che l’università sviluppa e accumula in risorse che abbiano un valore aggiunto per i potenziali fruitori. Rispetto al modello precedente si accentua la rilevanza sociale e pubblica della funzione dell’università (Bleiklie I., 1998). La conoscenza e il sapere non hanno tanto un valore in sé, quanto nel loro impiego per creare utilità per altri soggetti, che si presentano come clienti. Ciò si traduce nell’offerta di servizi di formazione e di ricerca e sviluppo di innovazione. L’impiego della conoscenza è guidato dall’orientamento a soddisfare delle esigenze di clienti/fruitori di servizi. Verso l’ambiente esterno l’università azienda è un sistema aperto poiché è, per missione, orientata a degli interlocutori esterni. Essa è legata ai propri interlocutori da una rete di relazioni di fiducia e di lungo periodo: gli studenti iscritti e le loro famiglie sono partner importanti poiché sono una cassa di risonanza della visibilità dell’università; gli ex alunni sono nodi cruciali della rete di relazioni che lega 166 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE l’università al contesto produttivo, sociale e politico; le imprese sono clienti e partner dei processi di sviluppo della conoscenza; lo Stato è un facilitatore delle politiche di sviluppo economico e sociale e l’università è sua partner per realizzare queste politiche. Il rapporto con l’ambiente esterno è in altre parole guidato dall’orientamento alle relazioni. D a ll’u n iv e r s ità c o lle g iu m … .. S v ilu p p a re e d iffo n d e re il s a p e re … a ll’u n iv e r s ità a z ie n d a M is s io n e O ffrire c o m p e te n z e p e r fo rm a re i g io v a n i e s tim o la re la ric e rc a e l’in n o v a z io n e O rie n ta m e n to c lie n ti C h iu s u ra , p ro te z io n e , in d ip e n d e n z a e ris o rs e A n a rc h ia o rg a n iz z a ta M a n te n e re v iv i i v a lo ri d e ll’a c c a d e m ia A m b ie n te e s te rn o A p e rtu ra , ra p p o rti d i p a rtn e rs h ip O rie n ta m e n to a lle re la z io n i O rg a n iz z a z io n e R e te o rg a n iz z a tiv a O rie n ta m e n to a ll’e c o n o m ic ità C o m u n ic a z io n e A lim e n ta re v is ib ilità , le a ltà , fid u c ia , p a rte c ip a z io n e O rie n ta m e n to a g e n e ra re ris o rs e im m a te ria li Fig. 1: L’evoluzione verso il modello di università azienda L’organizzazione è costituta al suo interno da un insieme di nodi autonomi legati da relazioni flessibili ma stabili, governate da regole di cooperazione, collaborazione e integrazione interfunzionale. Verso l’ambiente esterno la rete di relazioni è costituita da forti rapporti con altre università, con le istituzioni e con tutti i soggetti che possono essere considerati degli stakeholder e degli interlocutori. Per queste ragioni l’università azienda si configura come una rete organizzativa. Al suo interno tende ad affermarsi la logica dei processi di lavoro (Delvosalle C., Lorent P., 1999) e della stretta integrazione fra ricerca e insegnamento e fra questi due e i processi di supporto, cioè amministrativi e gestionali. Nell’organizzazione si distinguono comunità di lavoro connesse alle comunità professionali esterne all’università (Bufera F., 1999). Per esempio il corpo docente è una comunità di lavoro collegata alla più ampia comunità scientifica internazionale. I comunicatori universitari sono anch’essi una comunità di lavoro collegata a una comunità professionale che travalica i confini della singola università. La flessibilità organizzativa interna e la forte integrazione organizzativa sottolineano l’orientamento all’economicità che caratterizza l’università azienda. Il modello di università azienda è orientato a massimizzare l’efficienza e l’efficacia nell’impiego delle risorse, a soddisfare le attese degli interlocutori e ad agire secondo una logica di tipo economico-aziendale. Date queste caratteristiche l’attività di comunicazione tende ad assumere valenza strategica perché è l’elemento costitutivo della rete di relazioni che collega l’università ai numerosi interlocutori con i quali interagisce e instaura relazioni di ALESSANDRA MAZZEI 167 partnership. La comunicazione è la leva che consente all’università azienda di sviluppare le risorse materiali e immateriali necessarie a competere (Guatri L., Vicari S., Fiocca R., 1999): la visibilità nell’ambiente istituzionale, la lealtà degli studenti e delle loro famiglie, il coinvolgimento e la partecipazione del personale, la fiducia del sistema imprenditoriale locale. Risorse che alimentano i processi di creazione del valore e dunque il successo duraturo (Siano A., 2001; Nonaka I., Takeuchi H., 1997; Vicari S., 1995). La comunicazione dell’università azienda è dunque orientata ad attivare risorse immateriali per creare valore. Lo sviluppo della comunicazione connesso al passaggio dal modello di università collegium al modello di università azienda, è confermato dal moltiplicarsi delle iniziative di comunicazione che sono state realizzate negli anni più recenti. Proprio al fine di capire e descrivere come la comunicazione può supportare, e di fatto supporta, l’evoluzione dell’università, nel paragrafo che segue viene presentata la ricerca empirica svolta. 3. La comunicazione: l’evidenza empirica Il modello organizzativo di università azienda presenta bisogni di comunicazione nuovi rispetto al modello classico di università. Per delineare delle ipotesi attendibili sulle caratteristiche della comunicazione delle università, sembra utile assumere come riferimento concettuale il paradigma della comunicazione organizzativa e l’approccio del marketing relazionale (Invernizzi E., 1996 e 2000; Grönross C., 1997 e 1994). Infatti l’evoluzione dei bisogni di comunicazione nell’università non sembra discostarsi nelle sue linee generali dalle tendenze in corso nelle organizzazioni complesse. Pare quindi opportuno utilizzare il paradigma della comunicazione organizzativa e quello del marketing relazionale, che sono stati pensati proprio al fine di interpretare tale evoluzione, come riferimento concettuale per interpretare lo sviluppo della comunicazione nelle università. Il paradigma della comunicazione organizzativa (Invernizzi E. 2000, 1996 e 1993) mette in evidenza come nelle organizzazioni fortemente integrate nel proprio ambiente e flessibili, tutti i flussi di comunicazione e di relazioni siano un insieme inscindibile. La comunicazione e le relazioni sono infatti il collante che lega tutti i soggetti e le parti che compongono l’organizzazione dentro e fuori i confini organizzativi. Da ciò deriva che le diverse componenti della comunicazione, interna ed esterna, sono da considerare come un insieme unico e inscindibile da integrare con modalità adeguate. Inoltre secondo il paradigma della comunicazione organizzativa, la comunicazione è una leva strategica e non una variabile per migliorare l’immagine dell’organizzazione. Essa infatti serve a supportare la visibilità e la trasparenza dell’organizzazione, intesa come risorsa per legittimarne l’esistenza nell’ambiente di riferimento; contribuisce a migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi di lavoro che attraversano l’organizzazione; supporta lo sviluppo organizzativo e il cambiamento favorendo la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. Proprio per la 168 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE sua rilevanza per il core business delle organizzazioni, la comunicazione necessita di strutture organizzative ad hoc, di risorse dedicate, di competenze specialistiche, di criteri e di metodi manageriali per gestirla. Anche nel caso delle università tutti i flussi di comunicazione, rivolti all’interno e all’esterno, dovrebbero essere integrati e governati come un unico sistema; la comunicazione dovrebbe essere impiegata come leva per migliorare il funzionamento dell’organizzazione, per sviluppare la visibilità e la partecipazione di tutti i soggetti; l’efficace impiego della comunicazione dovrebbe avvalersi di metodi strutturati e di risorse ad hoc. Il marketing relazionale (Grönross C., 1997 e 1994; Grandinetti R., 1993) sottolinea che l’ottica di mercato che garantisce il successo duraturo supera l’orientamento alla vendita immediata e punta invece ad attivare relazioni di fiducia con i clienti destinate a durare nel lungo periodo. A tale scopo la comunicazione è la chiave per instaurare e mantenere relazioni di partnership con i clienti, intesi come soggetti di cui soddisfare le aspettative. È infatti attraverso le relazioni di comunicazione che si sviluppa la fiducia reciproca, in particolare attraverso la comunicazione interpersonale e interattiva. Inoltre secondo l’approccio del marketing relazionale, quest’ultimo non è una funzione affidata agli specialisti, bensì un orientamento diffuso in tutta l’organizzazione: tutti i collaboratori sono responsabili di gestire le relazioni con i clienti (Grönross C., 1997). Le relazioni che si instaurano fra il personale dell’organizzazione e i clienti sono di tipo interattivo cioè caratterizzate da adattamento reciproco. È questo l’approccio di marketing che sembra più adatto all’università (Grandinetti R., 2001; Invernizzi E., Mazzei A., 2001; Mazzei A., 2000; Lumby J., Foskett N., 1999). Si tratta infatti di un approccio di marketing centrato sullo sviluppo di un tessuto relazionale basato sulla fiducia e che interpreta il cliente non come un semplice acquirente bensì come un partner nel processo di erogazione dei servizi. Applicando il concetto di marketing relazionale all’università si può desumere che la finalità del marketing è di creare relazioni di lungo periodo con tutti gli interlocutori, che il processo di marketing è basato sulle risorse di fiducia e di reputazione, che vanno sviluppate relazioni di partnership e di comunicazione interattiva con tutti gli interlocutori (Mazzei A., 2000). Da queste premesse concettuali derivanti dall’applicazione dei modelli della comunicazione organizzativa e del marketing relazionale al modello dell’università azienda (Invernizzi E., Mazzei A., 2001), si possono ipotizzare alcune caratteristiche peculiari della comunicazione delle università: a) una strategia di comunicazione efficace comprende finalità di comunicazione istituzionale, di marketing e interna; b) la comunicazione si avvale di strutture organizzative specialistiche e di metodi manageriali; c) gli strumenti di comunicazione da privilegiare sono in prevalenza di tipo interattivo. ALESSANDRA MAZZEI 169 Vale la pena di illustrare ciascuna delle ipotesi qui avanzate e che sono state testate con l’indagine empirica. a) Una strategia di comunicazione efficace comprende finalità di comunicazione istituzionale, di marketing e interna È importante che la comunicazione nelle università azienda abbia finalità ampie e quindi comprenda sia la comunicazione istituzionale, sia quella di marketing, sia quella interna. Essa infatti interessa tutti gli interlocutori che costituiscono l’ambiente esterno e i soggetti che fanno parte dell’organizzazione interna (Toth, 1997; Warner, 1996). Inoltre alimenta tutte le risorse di visibilità e di fiducia che assicurano il successo degli atenei. Una politica di comunicazione focalizzata su una soltanto delle finalità di comunicazione potrebbe essere inefficace perché trascurerebbe parte degli interlocutori e inoltre perché non capitalizzerebbe tutte le sinergie fra i diversi flussi di comunicazione. Le finalità di comunicazione dell’università si articolano in comunicazione istituzionale, comunicazione di marketing, comunicazione interna. Ciascuna di esse è cruciale per creare relazioni di partnership e sviluppare risorse di fiducia. La comunicazione istituzionale è quella finalizzata a sviluppare la visibilità dell’ateneo e cioè a rinforzarne la reputazione e a farne conoscere le caratteristiche distintive presso l’opinione pubblica in generale. La visibilità di un’università è l’insieme delle caratteristiche e degli attributi che la rendono identificabile e che la distinguono dagli altri atenei (Mazzei A., 2000). Per aumentare la visibilità dell’università è necessario rendere note la missione, i valori, le competenze, i servizi offerti, il posizionamento strategico. La visibilità di un’università è alimentata anche dalla propagazione della fama e della reputazione tramite contatti interpersonali fra clienti soddisfatti e potenziali clienti. La comunicazione istituzionale nella definizione qui assunta coincide con il concetto di relazioni pubbliche (Invernizzi E., 2002a e 2001). La comunicazione di marketing è quella finalizzata ad attrarre le risorse cruciali per l’università: in primo luogo un numero elevato di studenti e con le caratteristiche più idonee al percorso di studio proposto e in secondo luogo finanziamenti sia da soggetti pubblici sia da privati. Essa è destinata ai potenziali studenti, alle famiglie, alle imprese, ai potenziali finanziatori e agli ex-alunni. Si tratta della comunicazione rivolta più direttamente ai potenziali clienti, quindi al mercato. In coerenza con l’approccio di marketing relazionale, qui assunto come riferimento, si tratta però di una comunicazione non svolta nell’ottica di aumentare gli iscritti o i finanziamenti nell’immediato. Essa mira a fidelizzare nel lungo periodo gli studenti, le loro famiglie, le istituzioni e le imprese affinché diventino i più forti promotori della reputazione dell’ateneo e fonti di finanziamento stabili nel tempo. Questo tipo di comunicazione, poiché è volta alla fidelizzazione, richiede un elevatissimo livello di personalizzazione della relazione e quindi l’uso di comunicazione interpersonale e interattiva (Lumby J., Foskett N., 1999). Inoltre, per realizzare un proficuo rapporto con il mercato è essenziale attivare anche una comunicazione di ascolto rivolta ai clienti effettivi e a quelli potenziali con 170 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE indagini di customer satisfaction e con la gestione dei reclami e dei disservizi. La comunicazione interna è quella finalizzata a migliorare la qualità dei servizi erogati e i processi di lavoro interni all’università. La qualità dei servizi percepita dai clienti dipende in misura molto elevata dalle componenti di relazione insite nel processo di erogazione dei servizi (Norman R., 1989). Essa si riferisce alla componente di informazione, di empatia, di soluzione dei problemi. Nel caso dell’università la comunicazione accompagna tutto il processo di servizio attraverso l’attività di didattica, di consulenza e tutoraggio, di orientamento. La comunicazione per migliorare l’organizzazione interna comprende tutte le iniziative rivolte a supportare la realizzazione dei processi di lavoro e a coinvolgere il personale: formale, informale, verticale, orizzontale (Andrews J., 1995; Radock M., 1998). La comunicazione interna è rivolta in primo luogo al personale docente e tecnico-amministrativo. In secondo luogo, nelle ipotesi che qui vengono assunte, consideriamo tra i destinatari della comunicazione interna anche gli studenti iscritti, che in quanto tali sono parte del sistema organizzativo e per tale ragione devono essere coinvolti nei processi di servizio. Gli studenti iscritti sono stati definiti da Testa (1996) come un pubblico al confine fra ambiente esterno ed ambiente interno. Essi sono dei clienti che vengono interiorizzati nell’organizzazione dell’università in quanto il loro rapporto con l’università si protrae nel tempo e durante tutto il periodo degli studi è continuo e stabile. Inoltre gli studenti rappresentano l’università e ne sono i portavoce in tutti i contesti nei quali agiscono (Baccarani C., 1998). Un’università centrata sulla finalità di comunicazione istituzionale è molto vicina al modello di università collegium, desiderosa solo di aumentare il proprio prestigio, e fiduciosa che ciò basti per assicurarle il successo duraturo. Un’università focalizzata in prevalenza sulla comunicazione per aumentare gli iscritti non coglie l’opportunità di creare una rete che alimenti il circolo virtuoso degli studenti soddisfatti che alimentano la reputazione dell’università e portano nuovi studenti. Una prima ipotesi è dunque che le università perseguano in modo integrato ed equilibrato tutte le finalità di comunicazione: interna, di marketing e istituzionale (Toth R.J., 1997; Warner G.A., 1996). Una ipotesi più specifica riguardo alla comunicazione di marketing è che quest’ultima sia orientata a sviluppare relazioni di fiducia e non tanto alla comunicazione “di vendita/aumento degli iscritti” (Mazzei A., 2000). Come affermato nelle pagine precedenti infatti l’ottica di marketing che sembra più adatta alle università è quella del marketing relazionale. La finalità di sviluppare relazioni di fiducia si concretizza principalmente nel valorizzare come veicolo di comunicazione il passaparola fra gli studenti soddisfatti e i nuovi potenziali studenti e nel fidelizzare gli studenti iscritti affinché, una volta conseguita la laurea, aumentino la reputazione dell’ateneo e ne diventino anche dei sostenitori finanziari. b) La comunicazione si avvale di strutture organizzative specialistiche e di metodi manageriali La seconda caratteristica, che si è ipotizzato debba caratterizzare la comunicazione delle università azienda, riguarda la dotazione di risorse specifiche di cui l’università ALESSANDRA MAZZEI 171 si avvale per perseguire le strategie di comunicazione al mercato. La comunicazione dell’università azienda dovrebbe consolidarsi come una funzione permanente. Da attività o insieme di iniziative messe in atto per necessità puntuali, la comunicazione dovrebbe diventare una funzione stabile che ha un presidio organizzativo specifico, che detiene competenze specialistiche e che impiega metodi gestionali strutturati. Dopo la fase di introduzione, limitata a sperimentare singole iniziative, la comunicazione dovrebbe diventare una delle funzioni gestionali anche grazie all’accumulo di competenze proprietarie. Questa ipotesi sulla comunicazione delle università prevede dunque in primo luogo la costituzione di uno o più enti specialistici dedicati alla comunicazione per perseguire il complesso delle finalità illustrate. L’esistenza di strutture organizzative ad hoc implica che la funzione di comunicazione, da una gestione informale, si istituzionalizza e diventa parte ufficiale dell’organizzazione. È questo l’iter classico di tutte le funzioni aziendali via via che acquisiscono importanza e peso nella gestione strategica dell’azienda. Inoltre si ipotizza che nelle università più evolute le diverse attività di comunicazione vengano integrate grazie all’esistenza di un ente di comunicazione unico, in modo da realizzare quanto previsto dal paradigma della comunicazione organizzativa. In secondo luogo si ipotizza che per gestire la comunicazione le università impieghino dei metodi manageriali. Con metodi manageriali si intende la realizzazione di indagini conoscitive, la pianificazione della comunicazione e la valutazione dei risultati raggiunti. L’impiego di metodi manageriali per gestire la comunicazione indica che essa ha raggiunto un notevole livello di sviluppo e che le viene riconosciuto il ruolo strategico di contribuire al successo dell’università. In virtù di questa consapevolezza la comunicazione viene gestita secondo il classico ciclo manageriale di ricerca preliminare, pianificazione, realizzazione e valutazione dei risultati conseguiti. L’impiego di metodi manageriali è essenziale per evitare alcuni errori quali attivare singole iniziative o strumenti di comunicazione per reazione a eventi casuali, inattesi e spesso negativi, senza riferirsi a una strategia più ampia e a effettivi bisogni di comunicazione. Il vantaggio è quello di capitalizzare al meglio le risorse investite perché si indirizzano gli sforzi alle aree di debolezza o a quelle più strategiche e ci si dota di strumenti per seguirne la realizzazione (Lumby J., Foskett N., 1999; Radock M., 1998). c) Gli strumenti di comunicazione da privilegiare sono in prevalenza di tipo interattivo Nelle università azienda gli strumenti di comunicazione più appropriati sono quelli interattivi, che sono i più coerenti con una logica di fidelizzazione degli studenti, di personalizzazione del servizio, di sviluppo di relazioni di fiducia. La formazione universitaria è infatti un cosiddetto bene fiducia (Darby M.R., Karni E., 1973), cioè un bene che da un lato comporta un elevato coinvolgimento emotivo e psicologico al momento della scelta e dall’altro è di difficile valutazione. La scelta del corso di laurea rappresenta per il potenziale studente un processo 172 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE decisionale complesso, perché è una scelta che ha un impatto determinante sulla vita futura. Peraltro è difficile prima della scelta e durante la fruizione della formazione universitaria valutarne la qualità. Infatti solo dopo la laurea, e addirittura dopo alcuni anni dalla conclusione del percorso di studio, può essere di fatto valutata l’efficacia della formazione universitaria ricevuta. In questo scenario è fondamentale la fiducia che si instaura tramite le relazioni personali fra l’università e il potenziale studente, fiducia che può essere meglio coltivata con attività di comunicazione personalizzate, interattive, interpersonali che rassicurano emotivamente durante il processo di scelta del corso di laurea e dell’università dove iscriversi (Davies P.N., 1999). Nei confronti degli studenti iscritti la comunicazione personalizzata, interattiva e interpersonale è quella più adatta a coinvolgerli e a confermare la convinzione della scelta fatta. È importante infatti per assicurare un elevato livello di qualità del servizio universitario che lo studente sia partecipe dei processi di formazione, di ricerca e anche di quelli amministrativi e di supporto (Baccarani C., 1998). La comunicazione personalizzata e interattiva è una leva per ridurre gli abbandoni degli studi (Ugolini M., 1999; Finn J.D., 1989) e per fidelizzare gli studenti e mantenere un rapporto con loro anche dopo la laurea (Kotler PH., Fox K.A., 1995). Le ipotesi sulle finalità della comunicazione, sull’assetto organizzativo, sui metodi manageriali e infine sul tipo di comunicazione, sono state indagate attraverso l’indagine su campione svolta su tutte le università italiane alla fine del 2001. Nelle pagine seguenti vengono presentati i risultati relativi alle ipotesi formulate. 3.1. Le finalità della comunicazione nelle università La ricerca ha indagato quali sono le finalità che le università si prefiggono di raggiungere con la comunicazione partendo da due ipotesi. In primo luogo se tali finalità siano molto ampie. In secondo luogo se la comunicazione di marketing sia finalizzata a sviluppare relazioni di fiducia piuttosto che obiettivi di breve periodo come l’aumento degli studenti iscritti. I quesiti posti hanno riguardato l’esistenza delle tre finalità di comunicazione, interna, di marketing e istituzionale. Per poter analizzare più approfonditamente l’argomento, ciascuna delle tre finalità è stata declinata in obiettivi specifici, come riportato nella figura 2. La comunicazione interna è stata specificata con gli obiettivi di diffondere informazioni sui servizi, di coinvolgere il personale e gli studenti, di ascoltare i clienti interni. La comunicazione di marketing è stata declinata negli obiettivi di aumentare il numero di iscritti, di raccogliere fondi, di fidelizzare gli studenti, di intrattenere relazioni con le imprese, di ascoltare i clienti esterni. La comunicazione istituzionale/relazioni pubbliche è stata ricondotta agli obiettivi di far conoscere l’università, di aumentarne il prestigio e la fama, di intrattenere relazioni con le istituzioni. ALESSANDRA MAZZEI Finalità Comunicazione interna Comunicazione di marketing Comunicazione istituzionale 173 Obiettivi specifici • diffondere informazioni sui servizi • coinvolgere il personale e gli studenti • ascoltare i clienti interni • • • • • aumentare il numero degli iscritti raccogliere fondi fidelizzare gli studenti intrattenere relazioni con le imprese ascoltare i clienti esterni • far conoscere l’università • aumentare il prestigio e la fama • intrattenere relazioni con istituzioni Fig. 2: Le finalità e gli obiettivi specifici della comunicazione La figura 3 mostra che la quasi totalità delle università persegue tutte e tre le finalità di comunicazione ipotizzate. Quella istituzionale è presente in tutte le università. Molto diffuse appaiono anche la comunicazione interna (98,5%) e quella di marketing (94%). Una prima indicazione che può essere tratta da questo dato è che le università oggi impiegano, e molto, la comunicazione in tutte e tre le sue principali finalità: visibilità esterna, miglioramento delle relazioni interne e rafforzamento dei legami con il mercato. C’è una prevalenza della comunicazione istituzionale, una forte sensibilità per la comunicazione interna e un impegno notevole nella comunicazione di marketing. È interessante sottolineare che la comunicazione di marketing è, fra le tre, la meno presente. Ciò non vuol dire che sia ritenuta la meno importante. Al contrario essa ha avuto un fortissimo impulso ed è quella che è aumentata di più poiché in precedenza non era presente affatto. La presenza in tutte le università della comunicazione istituzionale sembra indicare che l’esigenza di mantenere alto il prestigio, di rinforzare la reputazione e di distinguere il singolo ateneo nei confronti dei concorrenti è considerato un obiettivo cruciale. C’è da dire che si tratta di una finalità già presente nel modello classico di università. La reputazione è infatti una delle risorse cruciali per un ateneo: su di essa è basata la capacità di essere legittimata nel contesto e di essere leader nella comunità scientifica. Questa finalità conserva intatta la sua importanza, se non addirittura la aumenta, pure in presenza di condizioni ambientali molto diverse e di un forte sviluppo della comunicazione di marketing. Ciò potrebbe accadere perché la comunicazione per la visibilità dell’ateneo rappresenta una premessa e un rinforzo della comunicazione di 174 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE marketing. Analizzando i messaggi pubblicitari delle più recenti campagne, emerge proprio una forte presenza di riferimenti alle caratteristiche distintive degli atenei (Motta D., 2002). Le università che decidono di comunicare tendono infatti a mettere in evidenza le proprie caratteristiche distintive rispetto alle altre. 100% 98,5% 94% comunicazione interna comunicazione di marketing comunicazione istituzionale Fig. 3: La diffusione della comunicazione interna, esterna e istituzionale I risultati della ricerca sulle finalità della comunicazione indicano che tutti i tipi di comunicazione sono presenti nelle università italiane. Quella universalmente diffusa è la comunicazione istituzionale, in particolare per far conoscere l’università, per aumentare il prestigio e per intrattenere relazioni con le istituzioni. Molto presente è anche la comunicazione per diffondere informazioni all’interno dell’università. All’interno della comunicazione di marketing, che comunque è la meno praticata, l’obiettivo più diffuso e più importante è quello di aumentare gli iscritti. Questo obiettivo sembra dunque essere più rilevante di quello di sviluppare una rete di relazioni di fiducia di lungo periodo, come sarebbe coerente con un approccio di marketing relazionale auspicato per l’università azienda. L’ampia diffusione di tutte le finalità della comunicazione è in linea con le ipotesi del modello della comunicazione dell’università azienda, in quanto presupposto per concepire un impiego strategico della comunicazione che valorizza tutte le sinergie fra i diversi flussi di comunicazione. Mentre non trova una piena conferma l’ipotesi della diffusione di un approccio di marketing relazionale. È infatti più diffuso l’obiettivo di aumentare gli studenti iscritti rispetto a quelli di fidelizzazione. Sembra dunque prevalere la preoccupazione di perdere studenti su una piena consapevolezza delle potenzialità della comunicazione. 3.2. L’istituzionalizzazione organizzativa e l’impiego di metodi manageriali La seconda ipotesi sullo sviluppo della comunicazione dell’università è che per gestirla gli atenei si dotino di risorse specifiche. Si è ipotizzato in primo luogo che le ALESSANDRA MAZZEI 175 università costituiscano dei presidi organizzativi specialistici per la comunicazione per gestire un’attività che via via si consolida e diventa permanente. In secondo luogo si è ipotizzato che le università adottino dei metodi manageriali per gestirla: per ascoltare i bisogni, per pianificare le iniziative, per monitorare i risultati raggiunti. L’indagine ha rilevato se sono state costituite delle unità organizzative specialistiche per la gestione della comunicazione. Molte università italiane hanno istituzionalizzato la funzione comunicazione nell’organigramma negli ultimi due anni, come è mostrato nella figura 4. Fino al 1995 solo il 35,6% delle università italiane disponeva di un’unità organizzativa specifica per la comunicazione, fra il 1996 e il 1999 hanno costituito un ente ad hoc il 39,7% delle università e ben il 24,7% ha attivato un ente specialistico negli ultimi due anni. Ciò sta a indicare che le attività di comunicazione hanno avuto un forte impulso di recente, che l’impiego della comunicazione sta acquistando uno spazio specifico e istituzionale all’interno dell’organizzazione delle università. Sembra quindi confermata l’ipotesi che la comunicazione da attività sporadica diventi una funzione aziendale istituzionalizzata. La rapidità con la quale l’ente specialistico di comunicazione si è diffuso nelle università sembra indicare che queste ultime hanno iniziato a comunicare da poco ma lo hanno fatto con grande intensità. La costituzione di unità specialistiche implica che la comunicazione tende a essere vista come un’attività permanente dell’organizzazione e non come una necessità per fronteggiare una difficoltà temporanea. Inoltre l’istituzionalizzazione della funzione vuol dire che si accumulano competenze specialistiche e si sviluppano practices lavorative e comunità professionali. Fra le diverse unità organizzative che si occupano di comunicazione sembra esistere una soddisfacente livello di integrazione. Ben il 61,7% delle università ha un unico ente responsabile di tutte le attività di comunicazione; il 14,7% coordina le diverse attività tramite riunioni periodiche fra i diversi enti interni che si occupano di comunicazione; il 23,6% ricorre a incontri informali o non ha alcuna forma di coordinamento e integrazione. Si tratta dunque di un coordinamento forte, basato sull’esistenza di un ente deputato a coordinare tutte le attività di comunicazione. Questo dato indica una alta attenzione a governare la coerenza e la sinergia fra le diverse attività di comunicazione (Invernizzi E., 2000). Riguardo ai metodi manageriali per gestire la comunicazione l’indagine ha rilevato il grado di diffusione di attività di ascolto verso l’interno e verso l’esterno prima di realizzare delle iniziative di comunicazione, di metodi per pianificare la comunicazione, di iniziative di moniraggio dei risultati conseguiti. 176 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE 2000-01 24,7 35,6 entro il 1995 39,7 1996-99 Fig. 4: L’anno di istituzionalizzazione della comunicazione nelle università 84,8% 77,3% 44,4% 23,8% Indagini di clima sul personale Ricerche di mercato sui potenziali studenti Indagini sulle richieste delle imprese Interviste sulla soddisfazione degli studenti Fig. 5: L’ascolto verso l’interno e verso l’esterno L’ascolto verso l’interno e verso l’esterno consiste nelle indagini di clima sul personale, nelle ricerche di mercato sui potenziali studenti, nelle indagini sulle richieste delle imprese e nelle indagini sulla soddisfazione degli studenti. La figura 5 mostra il grado di diffusione di questi metodi. Le indagini sulla soddisfazione degli studenti rappresentano l’attività più diffusa, 84,8% dei casi, come ci si poteva aspettare visto che si tratta di un’attività obbligatoria per le università in rapidissima diffusione. Molto diffuse sono anche le attività di ascolto rivolte alle imprese, svolte dal 77,3% delle università. Un po’ meno presenti sono le indagini sui potenziali studenti, limitate al 44,4% delle università. Ciò appare sorprendente se si paragona al parallelo sviluppo della comunicazione promozionale rivolta ai nuovi potenziali iscritti. L’attività di ascolto meno diffusa è quella rivolta al personale interno: le indagini di clima presenti nel 23,8% dei casi. Complessivamente si può affermare che le attività di ascolto sono ancora da sviluppare, soprattutto se si pensa ALESSANDRA MAZZEI 177 all’importanza di questa attività per l’efficacia della comunicazione. La pianificazione della comunicazione è presente nel 41,3% delle università sotto forma di un programma annuale delle attività di comunicazione. Un piano di comunicazione formalizzato e approvato esiste invece solo nel 18,8% dei casi. Un altro 18,7% di università non impiega alcun metodo per la pianificazione. Nel complesso la maggior parte delle università si è dotata di una modalità di pianificazione della comunicazione. Questo è sicuramente un indicatore del fatto che la comunicazione nelle università sta assumendo un’importanza crescente e un ruolo riconosciuto all’interno degli atenei. Le attività di monitoraggio dei risultati della comunicazione sono, come le attività di ascolto, ancora da sviluppare. Il 18,8% delle università monitora tutte le iniziative di comunicazione che realizza. Il 51,4% valuta i risultati di alcune delle iniziative e addirittura il 29,7% delle università, cioè quasi un terzo, non svolge alcun monitoraggio. Non sembrano dunque molto diffuse le attività di valutazione dei risultati conseguiti e soprattutto non sono sistematiche ma concentrate solo su alcune attività. Sul tema della istituzionalizzazione e dell’impiego dei metodi manageriali i risultati dell’indagine sembrano mostrare uno scenario in cui alcuni elementi fanno intuire che la comunicazione si sta sviluppando velocemente. Le attività di comunicazione tendono a essere istituzionalizzate in un’unità organizzativa specialistica con un tasso di crescita molto forte negli ultimi due anni. Il coordinamento delle diverse attività di comunicazione è basato sostanzialmente sull’esistenza di un unico ente che governa tutta la comunicazione. Mentre in assenza dell’ente unico il coordinamento sembra piuttosto debole. Questo è un aspetto critico del sistema di comunicazione perché espone gli atenei ai rischi di incongruenza fra le diverse attività di comunicazione. Il metodo manageriale più diffuso è la programmazione di tutte le iniziative di comunicazione, mentre poco diffuso è un piano formale di comunicazione. Da rafforzare sono i metodi per l’ascolto sia verso l’interno sia verso l’esterno e per il monitoraggio dei risultati raggiunti. Nel complesso sembra che dal punto di vista delle risorse specialistiche di comunicazione le università stiano muovendo i primi passi. Si tratta peraltro di un percorso lungo da realizzare mentre l’impulso alle attività di comunicazione delle università è un fenomemo recente. 3.3. L’impiego di strumenti di comunicazione interattivi La terza caratteristica distintiva della comunicazione delle università ipotizzata dalla ricerca è che gli strumenti di comunicazione più adatti a perseguire le strategie di comunicazione delle università siano di tipo interattivo per l’elevato impatto emotivo e per la capacità di coinvolgere gli interlocutori. La comunicazione interattiva consente elevato adattamento reciproco fra gli interlocutori e consiste sostanzialmente nella comunicazione interpersonale e in alcune modalità di comunicazione mediata diretta con alta personalizzazione. 178 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE La survey ha rilevato, nelle sezioni a domande aperte, il tipo di strumenti di comunicazione più impiegati. La rilevazione chiedeva delle esemplificazioni, di cui la tabella 1 riporta una sintesi, che possono dare degli spunti sulle caratteristiche del modello di comunicazione che si sta affermando anche se non ne deriva una quantificazione per strumento. Gli strumenti indicati dai rispondenti sono stati raggruppati in tre categorie di modalità di comunicazione: interpersonale, mediata diretta e mediata indiretta (Invernizzi E., 1991). La comunicazione interpersonale è quella faccia a faccia, che consente l’interazione in tempo reale fra gli interlocutori e veicola un insieme molto ricco di segnali di comunicazione. La comunicazione mediata diretta si avvale di qualche medium ma è indirizzata a un soggetto specifico e ha quindi un elevato livello di personalizzazione pur essendo mediata. È il caso per esempio di una lettera personalizzata. La comunicazione mediata indiretta è quella di massa, basata su media in grado di raggiungere un elevato numero di soggetti. Non consente né interazione né personalizzazione, se non in misura limitata e con modalità non immediate. Per esempio il sito web è uno strumento mediato indiretto poiché è rivolto a un pubblico ampio e generico. Il livello di interattività può essere aumentato prevedendo la possibilità di inviare email. La categorizzazione degli strumenti di comunicazione utilizzata è quindi basata sul livello di interattività e personalizzazione consentito. Nell’ambito della comunicazione di marketing le università italiane impiegano molto la comunicazione interpersonale. Fra gli strumenti più diffusi vi sono le presentazioni presso le scuole superiori e la partecipazione a fiere. Abbastanza diffusa è anche la comunicazione telefonica tramite i numeri verdi che danno informazioni. Rilevante è anche la comunicazione tramite il sito web e la pubblicità in tutte le sue forme: televisiva, radiofonica, affissioni. Sono state realizzate anche iniziative particolari come direct mail, sponsorizzazioni, volantinaggio, giornate in cui l’università è aperta agli studenti delle scuole medie superiori, webgame. Nell’ambito della comunicazione istituzionale gli strumenti impiegati sono sostanzialmente l’ufficio stampa e le relazioni con le istituzioni tramite convenzioni e collaborazioni. Alcune università fanno pubblicità istituzionale cioè per la visibilità dell’università stessa. Poche hanno citato il sito web che evidentemente viene usato più come strumento di servizio, per diffondere informazioni, che come strumento di comunicazione istituzionale. Ciò è in controtendenza con le organizzazioni in generale, più propense a considerare il sito web come una sorta di brochure online, una vetrina per far sì che la propria organizzazione sia presente nel mondo virtuale. È interessante segnalare una iniziativa davvero particolare: la radio di ateneo. La comunicazione interna sembra essere la più trascurata e gli strumenti di comunicazione interpersonale vengono impiegati poco. Infatti la comunicazione interna consiste prevalentemente nella divulgazione di informazioni di servizio tramite pubblicazioni interne e di informazioni ufficiali tramite delibere e circolari. Per la comunicazione interna quasi tutte le università usano il sito web, diverse newsletter elettroniche e addirittura qualcuna ha anche una intranet. Poco sviluppata ALESSANDRA MAZZEI 179 però appare la comunicazione elettronica interattiva. Iniziative particolari da segnalare sono l’invio di SMS, la casella e-mail per ogni studente, spazi informativi gestiti dalle associazioni studentesche, attività di tutorato e di consulenza rivolte agli studenti iscritti. L’analisi delle esemplificazioni degli strumenti consente in sintesi di osservare che la comunicazione mediata indiretta è quella che offre la maggiore varietà di esempi. La comunicazione interpersonale è più sviluppata per la finalità di marketing. La comunicazione interna è ancora molto legata alla comunicazione mediata indiretta. L’ipotesi della prevalenza della comunicazione interattiva è confermata solo nel caso della comunicazione di marketing. Nell’ambito delle altre finalità di comunicazione, e in particolare di quella interna per fidelizzare gli studenti, appare invece che le università debbano ancora investire per potenziare la comunicazione interattiva. Modalità Finalità Comunicazione interna Comunicazione di marketing Comunicazione istituzionale Comunicazione interpersonale Sportello informativo Riunioni e incontri Comunicazione mediata diretta Questionari sulla didattica Sito web Intranet Comunicazione nei collegi Posta interna E-mail Comunicazione mediata indiretta Newsletter e giornale interno Rassegna stampa Guida dello studente Depliant e volantini Circolari Affissioni interne Cedolini stipendi Giornate di Numero verde Guida per lo studente orientamento Sito web Pubblicità televisiva e Corsi di Totem radiofonica orientamento Webgame per gli studenti Relazioni con la universitario medi stampa Fiere e Saloni Mailing Merchandising Presentazioni nelle Campagne scuole informative Eventi Convegni, Pubblicità conferenze, istituzionale seminari Affissioni Incontri istituzionali Relazioni con i Cerimonie media: ufficio stampa, conferenze stampa, comunicato stampa Pubblicazioni ufficiali sulle ricerche Interventi televisivi e radiofonici Sito web Brochure istituzionale Tab. 1: Gli strumenti di comunicazione per finalità 180 GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE Conclusioni In questo articolo sono state discusse alcune ipotesi relative alla comunicazione delle università. Tali ipotesi sono state formulate tenendo conto del fatto che le università stanno oggi evolvendo verso un modello organizzativo orientato all’economicità e alla soddisfazione di ben individuati interlocutori: gli studenti e le loro famiglie, le imprese, gli attori locali, un modello che è stato definito di università azienda (Strassoldo M., 2001; Baccarani C., 1999; Cafferata R., 1999; Raanan J., 1999). Le ipotesi sono scaturite inoltre dal riferimento al paradigma della comunicazione organizzativa e all’approccio del marketing relazionale, due modelli che sono stati impiegati anche per interpretare lo sviluppo della comunicazione nelle imprese. Ciascuna delle ipotesi è stata verificata attraverso una survey svolta coinvolgendo tutte le università italiane. La prima ipotesi è che una strategia di comunicazione efficace comprenda finalità di comunicazione istituzionale, di marketing e interna. I primi risultati dell’indagine svolta indicano che le università impiegano la comunicazione con una visione ampia: per comunicare all’interno con gli studenti iscritti e con il personale, con i potenziali clienti (sia studenti sia imprese) e con gli interlocutori istituzionali. Si tratta però ancora di una comunicazione molto ancorata all’obiettivo di aumentare gli iscritti, mentre un’ottica di marketing più evoluta potrebbe essere quella volta a fidelizzare gli studenti e ad attrarre fondi da privati attraverso donazioni e vendita di servizi. La seconda ipotesi è che la comunicazione si avvalga di strutture organizzative specialistiche e di metodi manageriali. La comunicazione sta diventando un’attività istituzionalizzata all’interno delle università. Infatti negli ultimi anni sono stati costituite unità organizzative specificamente dedicate alla comunicazione. In questa scia si colloca anche l’impiego di metodi manageriali per gestire la comunicazione in particolare la programmazione. Sono invece più deboli e da sviluppare i metodi di ascolto e di monitoraggio. La terza ipotesi è che gli strumenti di comunicazione da privilegiare sono in prevalenza di tipo interattivo. Il tipo di comunicazione impiegata dall’università si basa molto su strumenti di comunicazione indiretta quali la pubblicità, le relazioni con i media, le pubblicazioni ufficiali. Notevole impulso e importanza assumono però le modalità di comunicazione interattiva nell’ambito della comunicazione rivolta al mercato. Per la natura del servizio universitario stesso infatti è indispensabile attivare relazioni interpersonali in cui il coinvolgimento degli interlocutori possa sviluppare fiducia reciproca. Ciò è essenziale sia per sostenere il processo di decisione dei potenziali studenti sia per rendere più efficace il processo di apprendimento e di fidelizzazione degli studenti iscritti. L’indagine conferma nel complesso un forte sviluppo della comunicazione degli atenei e allo stesso tempo segnala aree nelle quali le università si trovano ancora a uno stadio iniziale. Ai fini della ricerca i risultati discussi aprono alcune riflessioni. La prima riguarda l’esigenza di comprendere se lo sviluppo della comunicazione delle università, così ALESSANDRA MAZZEI 181 forte e tangibile, sia connesso a una profonda consapevolezza della sua importanza per il successo duraturo dell’università o se non si tratti di uno sviluppo per imitazione degli altri atenei considerati come concorrenti. La seconda riflessione riguarda l’orientamento strategico che la comunicazione delle università dovrebbe avere. Dai risultati qui discussi appare che la finalità più importante della comunicazione è quella per far conoscere l’università in quanto tale e poi per aumentarne il prestigio. Mentre appare secondaria la finalità di informare i potenziali clienti. Sembra quindi che ci sia una maggiore propensione a fare una comunicazione sull’identità distintiva dell’istituzione universitaria piuttosto che di informazione sul sistema di offerta. Ciò è confermato anche dal recente dibattito che si è svolto nell’estate 2001 circa le ultime campagne di comunicazione delle università su alcuni quotidiani nazionali. Gli studiosi intervenuti sull’argomento (Martinetti G., 2002a e 2002b; Invernizzi E., 2002b) evidenziano come la comunicazione delle università si sia concentrata sull’immagine invece di offrire ampia informazione sulle caratteristiche distintive dell’offerta. 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