RUDERI DI UNA CHIESA ROMANICA RINVENUTI SOTTO IL

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RUDERI DI UNA CHIESA ROMANICA
RINVENUTI SOTTO IL DUOMO DI PIENZA
D
URANTE i lavori di restauro del duomo
di Pienza, nel 1927, smontandosi nel lato
sinistro del transetto una parte del muro perimetrale, apparve all' interno di questo una cornice di arenaria su cui, alla maniera romanica,
era stata scolpita una serie di palmette. Negli
anni successivi, proseguendosi i lavori, si trovarono di nuovo, nei fianchi dell'abside e nel
lato destro del transetto, delle pietre scolpite:
alcune col motivo già noto, un'altra con foglie
di maggior rilievo e diverso disegno, infine un
frammento di archivolto decorato da colombe
alternate con serpentelli.
La forma e l' ornamentazione dicevano chiaramente la provenienza di queste pietre, certo
ricavate dalla demolizione di qualche chiesa
romanica, probabilmente di una di quelle esistenti nel Medioevo entro o intorno al castello
di Corsignano, ricordate da alcuni documenti del
XIV e XV secolo, ma delle quali non si conosceva neppure l'ubicazione, essendosene da lungo
tempo dispersa ogni traccia.
Nel maggio del 1932, dovendosi rimuovere
il pavimento delle navi del Duomo, tolti i quadroni di terracotta e asportata una parte del terriccio sottostante, affiorarono le fondazioni dei
due pilastri della seconda campata, paraUelopipedi formati di blocchi d'arenaria perfettamente
squadrati. Trovando singolare che si impiegassero per una fondazione delle pietre lavorate con
tanta esattezza, feci approfondire lo scavo intorno
alle opere apparse: si trovò dapprima un concio
ricoperto di intonaco su cui rimanevano tracce
di affresco, sufficienti per identificare il busto di
un santo rozzamente dipinto da un artista del
XIII secolo con vivaci rossi e azzurri, quindi
un altro concio che, sebbene spianato con lo
scalpello, mostrava ancora i contorni di palmette
uguali a quelle incise nelle pietre trovate gli anni
precedenti entro i muri dell' edificio; una notevole quantità di materiale era stata dunque tratta
da una chiesa romanica e riadoperata per la
costruzione del Duomo.
352
Sospettando, allora, che la chiesa demolita
sorgesse proprio nel luogo su cui fu eretta la
nuova, prima di far ricomporre il pavimento
volli compiere altre ricerche per verificare ques~
ultima congettura, o per raccogliere almeno i
materiali che avrebbero potuto rinvenirsi nel terreno. Gli scavi non furono laboriosi né difficili;
ai primi colpi di piccone, a fior di terra, comparvero i lineamenti di muri e di pilastri polistili,
resti non dubbi di una chiesa preesistente, che
fu rasa al suolo quando, nel I459, s'intraprese
la costruzione del Duomo.
I ruderi consistono in parte dell' imbasamento,
costruito con blocchi di arenaria locale, squadrati
e disposti a corsi regolari sia all' esterno, sia
aU' interno. Rimane anche il pavimento, di mattoni posti di piatto a spina di pesce, sul quale,
presso l'angolo di due muri, il Rossellino aveva
stabilito la calcinaia del suo cantiere, come c'informano le tracce di grassello che imbrattano
ancora le pareti.
Il pavimento della chiesa era situato m. o,go
sotto quello del Duomo; i muri antichi giungono
all'altezza di m. 0,80 e conservano fortunatamente intatte le basi dei pilastri che ci guideranno, come vedremo, nella ricostruzione ideale
dell'edificio. Questi elementi non bastano per
determinare con rigorosa esattezza le linee primitive, difettandone alcuni a ciò indispensabili,
ma rendono tuttavia possibile disegnarle, almeno
in parte, con soddisfacente approssimazione.
I due tratti di muro rimasti (fig. I), congiunti
ad angolo retto, sono tronchi di quelli perimetrali; il maggiore attraversa il Duomo nella
seconda campata, in direzione est- ovest, il minore
ne segue all' incirca il lato destro. Ambedue
erano divisi sulle pareti esterne e sulle interne
da semipilastri cui facevano riscontro grandi
pilastri interni, dei quali rimane la base di uno
solo e incompleta, ma sufficiente a testimoniare,
assieme a quella del mezzo pilastro addossato al
muro ovest, che la chiesa aveva tre navi, mentre
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le basi poste lungo il tronco sud ci dicono che
gotico palazzo pretorio trasformato, senza modificarne il perimetro, dal cardinale Rodrigo Borgia
aveva almeno tre campate.
La larghezza delle navi laterali è data dalla
per ordine di papa Pio II; 2) quest'edificio,
distanza del muro sud dal pilastro interno; la
essendo più recente della chiesa, dovrebbe essere
lunghezza dei valichi dall' intervallo fra i semipistato situato in modo da lasciare almeno una
lastri che dividono la parete dello stesso muro.
breve distanza f.ra sé e questa, che non avrebbe
Infatti, le piante rettangolari che così si deteravuto, allora, più di tre campate. Se così fosse,
minano accertano che 1'asse maggiore della chiesa
l'icnografia della chiesa sarebbe stata assai tozza,
aveva all' incirca la direzione est-ovest, essendo
il che non è affatto da escludere, sebbene si
quella nord-sud improbabile per l'inconsueta
possa anche affacciare l'ipotesi che esistesse un
orientazione, e inammissibile per ragioni estequarto valico, che potrebbe essere stato demotico-costruttive. La larghezza della nave centrale
lito in qualche rimaneggiamento successivo.
non è invece esattamente valutabile mancando
Identificando il muro ovest con la facciata,
ogni traccia dei pilastri e dei semipilastri dell'alsorge però ovvia l'obiezione che questa sarebbe
tra fila, i cui basamenti furono distrutti nel
stata priva della porta. Il fatto, benchè raro, non
sarebbe unico, presentandosi ogni volta che parcostruire la facciata del Duomo.
Anche la lunghezza della chiesa non è deterticolari circostanze impedirono o sconsigliarono
di costruirvela; essa venne allora generalmente
minabile, possedendosi soltanto la misura di
due campate e
aperta in uno dei
nulla conoscenfianchi, presso la
fronte. 3)
dosi dell' abside
o delle tre absidi
Nel n o s tro
cr:;:;n '...
che dovevano
caso qualche cotrovarsi all'estruzione doveva
o
stremità d e Il e
serrare la chiesa
navi; 1) possia~o
a ovest, forse le
però avvicinarci
case sulle quali
sappiamo che fu
al vero con le
seguenti osserpoi costruito il
vazioni.
palazzo pontifiPoi ch é nel
cio. Nell' imbamuro ovest non
samento troviasi apre alcuna
mo così una picabside, esso è
cola porta aperta
indubbiamente
al principio del
la facciata tanto
lato destro, verso
più che ne rile mura castelsulterebbe una
lane, allora
quasi perfetta
fiancheggiate
orientazione
internamente da
della chiesa seuna strada che
condo le regole
il Duomo, esorliturgiche; dalla
bitando dalle
parte opposta
mura, ha poi insorge a limitare
terrotto. Doveva
la piazza il paperò, questa,
lazzo vescovile,
essere la porta seossia l' an tico,
FIG. I - PIENZA, RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA: PLANIMETRIA
condaria, essendo
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353
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FIG. 2 - PIENZA, RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
I. ABACO DEL CAPITELLO
DI
UNA
DELLE
COLONNINE
ANGOLARI DEI PILASTRI; II . RISVOLTA DELL'ABACO DI UN
PILASTRO
(Fot. R. Soprint., Siena)
larga appena m. l,IO; infatti fu rinvenuto fra i
ruderi un imponente architrave monolitico lungo
m. 2,70, che non può evidentemente adattarlesi
avendo dietro un' incassatura - il battente
dell'uscio - lunga m. 2,04; esso apparteneva
dunque alla porta maggiore.
L'architrave giaceva sull' impiantito, con la
faccia scolpita aderente alla parete interna del
muro sud, nel secondo valico; demolendosi
la porta esso fu ivi collocato, certo nell' intento
di salvarlo dalla distruzione, il che, dati i tempi,
costituisce un lodevole quanto raro accorgimento. Ma lungo il muro non s'incontra alcuna
apertura; la porta principale doveva perciò
aprirsi sul fianco sinistro, ossia sulla piazza
che, giudicando dagli edifici che la circondavano - chiesa, palazzo pretorio, case dei Picco-
FIG.
3 -
PIENZA, RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
BASE DI UN PILASTRO
354
lomini - e dalla strada maggiore del castello
che la limita a nord, doveva avere forma ~
dimensioni non troppo dissimili dalle attuali.
La chiesa occupava quindi, come oggi il
Duomo, il lato sud della piazza, ma dobbiamo
osservare che gli architetti medioevali furono
assai più prudenti del Rossellino, contenendo la
costruzione nella parte alta e pianeggiante della
collina e risparmiandole così quei continui
cedimenti che danneggiarono in sì grave maniera
la tribuna e il transetto del Duomo, costruiti
sul dirupo. 4)
Oltre la parziale icnografia, dai ruderi si può
ricostruire l'organismo della chiesa. I pilastri
erano formati da un nucleo con sezione a croce
al quale si addossavano dal lato delle navatelle una semicolonna fiancheggiata da due
pilastrini a sezione quadrata, e dagli altri tre
semplicemente delle semicolonne di maggior
diametro; gli angoli rientranti erano occupati
da colonnine aventi la base orientata sulla
diagonale delle volte. Ad essi facevano riscontro i mezzi pilastri salienti sulle pareti interne
dei muri, composti da una lesena centrale
accompagnata da colonnine e da mezze lese ne,
oppure da una semicolonna fra due colonnine;
gli angoli dei muri di perimetro erano occupati da una colonnina con due mezze lesene
ai lati (fig. I).
Si tratta, in breve, di pilastri e mezzi pilastri polistili conformati in modo da poter accogliere le membrature di volte a crociera con
costoloni. Per eccesso di prudenza si potrebbe
opporre che l'averne apparecchiato i sostegni
non dimostra che le volte siano state effettivamente eseguite; ma la prova della loro
esistenza venne scavando fra il terriccio sotto
il pavimento del Duomo: si trovarono in gran
copia i lunghi conci d'arenaria - a sezione
rettangolare, larghi m. 0,20 e quindi adatti
alle colonnine angolari dei pilastri - che ne
costituivano le nervature e che, essendo curvi)
non poterono essere riadoperati nella nuova
costruzione.
All' esterno i muri erano irrobustiti da lesene,
semplici o con semilesene, poste ai vertici della
pianta o in corrispondenza agli archi interni
alla cui spinta si opponevano. 5)
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L'ossatura dell 'edificio appartiene dunque
alla maturità dell'architettura romanica, cioè al
periodo in cui i nostri costruttori avevano concluso le loro secolari esperienze, riuscendo a
coprire le chiese interamente con volte, e queste
avevano altresì perfezionato rinforzandole con
costoloni diagonali e creando la perfetta rispondenza fra la volta e il pilastro a fascio, in cui
confluivano ed erano rappresentate tutte le
membrature di quella.
Le basi dei pilastri hanno il profilo attico,
alto e poco aggettante, alcune col toro inferiore
raccordato agli spigoli del plinto da ingrossamenti a unghia (fig . 3), secondo un tipo, di
origine lombarda, comunissimo negli edifici
romanici dall' XI al XIII secolo. La maggior
parte di queste basi ha però una forma che non
si riscontra frequentemente negli edifici coevi;
nell'unico pilastro rimasto, lo zoccolo dei singoli fusti e le cornici sovrastanti - tranne dal
lato della nave minore - hanno la sezione orizzontale di un mezzo ottagono, e così la parasta
di uno dei semipilastri (fig. r).
Ciò sembrerebbe significare che la maggior
parte dei fusti dei pilastri sia stata semiottagonale, ma fra i ruderi non vi è alcun frammento che giustifichi questa deduzione, anzi
gli unici rinvenuti sono tronchi semicilindrici di
diverso diametro, che si adattano perfettamente
alle basi ottagonali grandi e piccole. Non si
può tuttavia escludere 1'esistenza di fusti prismatici che, sebbene rarissima mente, furono
usati anche dai Romanici per comporre pilastri polistili. 6)
Prescindendo da questa particolarità, più
decorativa che costruttiva, riscontriamo analoghi elementi dell' organismo - pilastri a croce
con colonnine angolari, volte a crociera con
costoloni a sezione rettangolare - già parzialmente usati in diverse chiese del secolo XI e
in progresso di tempo li vediamo estendere
all' intero edificio.
Nell'evoluzione dell'architettura romanica la
nostra chiesa, già integralmente coperta con
crociere costolate, rappresenta dunque una
fase assai avanzata, e se teniamo conto che
essa fu eretta in provincia, non lungi dalla
via di Roma, è vero, ma in un piccolo castello,
FIG.
4 -
PIENZA, RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
FRAMMENTO DELL' ABACO DEI PILASTRI
(Fot. R. Soprint., Siena)
dove i nuovi ritrovati architettonici non potevano giungere che con ritardo dai maggiori
centri abitati ove si elaboravano, non possiamo attribuirla che alla seconda metà del
secolo XII.
Occorre a questo punto osservare che sebbene dell' edificio assai poco ci sia rimasto, esso
riveste tuttavia una grandissima importanza per
la storia dell'architettura medioevale toscana,
essendo uno dei primi esempi, rarissimi nella
regione, di chiesa romanica a tre navi provvista, come si è detto, di volte in ogni parte.
La sua costruzione; rimasta quasi sporadica è
stata certo diretta e parzialmente eseguita da
maestri muratori d'Oltreappennino, coadiuvati
da lapicidi locali a cui sono in massima parte
dovute le sculture.
Gli esemplari di scultura decorativa ritrovati, per quanto assai scarsi, sono utili per controllare 1'epoca indicata per la costruzione della
chiesa e per riferire questa ad altre vicine nel
tempo o stilisticamente affini.
FIG.
5 -
PIENZA, RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
I. FRAMMENTO DEL CAPITELLO DI UNA DELLE LESENE DEL
PORTALE; II. FRAMMENTO DI ARCHIVOLTO
(Fot. R. Soprint., Siena)
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doppio archivolto e sorretti da mensolette arrotondate di profilo ancora
romanico; la seconda a sguscio inserito fra due tondini e sormontato
da un alto listello.
L'opera scultoria più importante,
e non solo quale saggio d'interpretazione medioevale delle Sacre
Scritture, è l'architrave della porta
maggiore, sebbene sia dovuto . a
un rozzo lapicida provinciale che
con mano inesperta, ma pur decisa, vi ha composto alcune scene
FIG. 6 - PIENZA, RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
del
Vecchio Testamento (fig· 7).
ARCHETTI E CORNICI DI CORONAMENTO DEI MURI PERIMETRALI
Il disegno di queste sculture è
Le cornici rappresentate dalle figure 2 e 4,
quasi infantile, difettosissime essendo la linea e
le proporzioni, e grossolana la tecnica, tanto più
alte da m. 0,20 a m. 0,23, sono frammenti dell'abaco insistente sui capitelli dei pilastri, forche la granitura dell'arenaria non consentiva una
lavorazione accurata. I personaggi sono sempre
mato da un listello, a cui talvolta sottostà un
posti di fronte, o quasi, e una scialba esprestoro, seguito da uno sguscio rivestito di palsione hanno i loro volti dai grandi occhi a manmette alternativamente serrate o aperte a vendorla, dal lungo naso con le narici espanse,
taglio, con le singole foglie profondamente incise
d'onde si dipartono due profonde pieghe che
come si vede in alcuni capitelli del duomo di
fiancheggiano il taglio della bocca, il tutto
Sovana, attribuito alla seconda metà del XII
secolo, 7) e, con più o meno sensibili variazioni,
debolmente modellato sulle larghe o lunghe facce
in altri edifici coevi.
piatte, il cui rilievo è stato per giunta dimiNella fig. 5 il primo frammento, alto m. 0136,
nuito da una non lieve corrosione della friabile
ornato con foglie più rigonfie e più minutaarenaria; le vesti hanno rigide e fitte pieghe equimente frastagliate, è parte di un capitello - ridistanti, incise con sentimento più pittorico che
conoscibile anche dall'abaco e dal tondi no scultorio. Nei leoni, benché ugualmente scorretti
che, date le sue dimensioni, doveva sovrastare a
nella linea, si vede che l'artefice ha tentato di
una delle lesene della porta maggiore. Il secondo
raggiungere una maggiore plasticità e scioltezza
frammento faceva parte di un archivolto, alto
di movimento, e che ha pure cercato di interm. 0,23, che copriva un'apertura di appena
pretare il carattere delle sottili criniere, stiuna quindicina di centimetri, cioè una finestra
lizzandole in ciuffi ricurvi.
a feritoia; a differenza degli altri, quest'ultimo,
Fondandoci sulla sua rozzezza, si sarebbe
ove sono rappresentate coppie di colombe che
tentati a porre la data della scultura almeno
beccano entro un vaso o lottano con serpentelli,
un secolo avanti la costruzione della chiesa;
ha un rilievo piatto che ricorda la maniera prema occorre rifuggire da questi criteri, che sebromanica; ma la tecnica meno evoluta non è
bene in molti casi rendano preziosi servigi,
motivo sufficiente per arretrarne 1'epoca rispetto
inducono talvolta in errore, specie nel campo
agli altri frammenti; che possono tutti farsi
della scultura romanica, che si evolve lentissirimontare alla seconda metà del secolo XII.
mamente e in modo non regolare, e conserva
Al seguente appartengono invece gli archetti
certe forme per lunghissimi periodi, sì che spesso
e la cornice che coronano i muri di perimetro
un tardo e rozzo lapicida può sembrar precedere nel tempo un altro più antico e valente.
(fig. 6); i primi a sesto acuto, come nelle pievi
di S. Quirico d'Orcia e di Montefollonico, e
Piuttosto che alle linee, conviene quindi
nella collegiata di Asciano, nel Senese, ma a
dare importanza al rilievo che, già fortissimo
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FIG.
7 -
PIENZA, RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA: ARCHITRAVE DELLA PORTA MAGGIORE
(Fot. R. Soprint., Siena)
nell'episodio dei tre giovani Ebrei nella,' fornace,
attribuita al secolo XII avanzato,9) conferma la
aumenta ancora in quello di Daniele, così che
datazione proposta. Possiamo quindi concludere
alcune parti delle figure si staccano addirittura
che i resti dell'organismo e della decorazione
dal fondo, come il tronco e qualche zampa dei
della nostra chiesa sono contemporanei, fatta
leoni, e le braccia unite del Profeta, di Abacuc
eccezione per l'archeggiatura terminale dei muri
e dell'angelo; siamo dunque assai lontani dalla
aggiunta, come dissi, nel Duecento.
depressa tecnica preromanica ed anche dal moderato rilievo usato agli albori romanici: nonoChe in Pienza fosse esistita una chiesa risastante la sua grossolanità la scultura appartiene
lente al periodo romanico, era attestato da vari
a una fase avanzata dell'arte romanica.
resti architettonici riadoperati qua e là nelle
Ciò premesso, credo che non si possa asseabitazioni e nelle chiese, o in esse conservati, IO)
gnare l'opera a un'epoca anteriore a quella della
ma nulla di essa conoscevasi. Scopertasene ora
decorazione floreale e zoomorfica già descritta, ma
l'ubicazione, rimane da determinarne il nome e
che si debba a questa cronologicamente assoqualche notizia che valga a tratteggiare, almeno
sommariamente, la sua storia.
ciarla. Ce ne offre del resto la prova anche una
Alcuni documenti del Tre e del Quattromezza palmetta, scolpita all' estremità sinistra
dell'architrave per riempire una superficie, simile
cento nominano due chiese: quella del connel disegno e nel rilievo a quelle degli abachi. 8)
vento di S. Gregorio e quella di Santa Maria.
Le stesse osservazioni si possono ripetere a
La prima, oggi scomparsa, non può essere la
proposito di una stanostra poiché sicuramente sorgeva fuori del
tuetta frammentaria,
castello, sulla strada
pure rinvenuta sotto
per Montepulciano, in
il Duomo, una figura
una località che ancora
umana cavalcante un
porta quel nome; la
mostro dal corpo
seconda, menzionata in
leonino ma caudato a
simiglianza di un drago
un atto del I359 e in un
(fig. 8), che probaaltro del I435, sarebbe
sorta fuori della Porta al
bilmente ornava uno
Ciglio, cioè sulla strada
dei lati della porta
per Monticchiello, Il) e
maggiore.
non potrebbe, a meno
Il confronto di tutte
di un' errata indicazione
queste sculture con
topografica, neppure
quelle che decorano la
essa identificarvisi.
porta la terale della
I ruderi testè messi
vicina Pieve, affini FIG. 8 - PIENZA, RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
CAVALIERE (Fot. R. Soprint., Siena)
in luce possono invece
per forme e tecnica,
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esser posti in relazione con una bolla di Pio II,
datata 7 settembre I462, cioè redatta subito
dopo terminata la costruzione del Duomo, 12)
con cui la chiesa parrocchiale di Santa Maria,
posta nel castello di Corsignano e appartenente
alla diocesi di Arezzo, era trasferita nella
Cattedrale, e tutti i suoi beni venivano assegnati al Capitolo, mentre il parroco, T ebaldo
Mariani, passava con lo stesso ufficio nella nuova
chiesa. 13)
Ciò dimostra che Santa Maria ancora esisteva
quando Pio II decise di erigere il Duomo; di più,
che la sua soppressione coincide con la costruzione di quello, erede dei beni e del nome. '4)
Nessun dubbio rimane quindi sull'origine dei
ruderi romanici: sotto il Duomo ed entro i
suoi muri è sepolta la chiesa parrocchiale di
Santa Maria, che dopo la metà del secolo XII
fu eretta nella cinta fortificata del castello di
ALFREDO BARBACCI
Corsignano.
I) Nella fig. I , le linee tratteggiate che continuano
quelle dei ruderi sono state interrotte verso la fine
della terza campata, non avendo gli :appositi assaggi
fornito alcuna indicazione sulla parte absidale della
chiesa.
2 ) A. BARBACCI, L'edificazione e il decadimento del
Duomo di Pienz a, nel Bollettino d'Arte del Ministero
dell' Educazione Na zionale, gennaio 1931, pago 318.
3) Così si fece nella .chiesa inferiore di S. Francesco
ad Assisi, in S. Domenico a Siena, in S. Francesco a
Montepulciano, ecc.
4) A. BARBACCI, Le cause del cedimento del Duomo
di Pienza, nel Bollettino d'Arte del Ministero dell' Educazione Nazionale, maggio 1931.
5) Sul pavimento del Duomo i ruderi sottostanti
saranno indicati con la loro esatta sezione orizzontale
formata con lastre di pietra delle Traverse, uguale per
colore e granitura all'arenaria che costituisce i muri
antichi, ma assai più resistente all'usura. Gli elementi
decorativi saranno murati su una delle pareti.
6) Il pilastro ottagonale semplice ha avuto, come è
noto, grande diffusione nel periodo gotico, ma s'incontra anche nel romanico, sebbene assai meno frequentemente. Come elemento costitutivo di pilastri
a fascio lo troviamo, per esempio, nel1a romanica pieve
di Cortona i la colonna con base ottagonale ha origini
remote, basta ricordare quelle della bizantina basilica
di S. Vitale a Ravenna (a. 526-547).
7) M. SALMI, L 'architettura romanica in Toscana,
Bestetti e Tumminelli, Milano, pagine 50 e 52.
8) Questo interessante architrave meriterebbe una
trattazione più estesa, che non trova luogo nel presente
scritto, il cui argomento è in prevalenza architettonico,
tanto più che esso sarà quanto prima particolarmente
illustrato da persona dotata di speciale competenza in
questa materia.
9) M. SALMI, La scultura romanica in Toscana, Rinascimento del Libro, Firenze, 1928, pago 23.
IO) Provengono senza dubbio dalla nostra chiesa il
capitello e le due basi di pilastro che reggono la tazza
del fonte battesimale, e la maggior parte degli avanzi
architettonici di recente raccolti entro la torre campanaria, della Pieve, di più un capitello, simile a quello
del fonte, conservato nella seconda loggia del palazzo
del Papa.
II) G. B. MANNUCCI, Pienza, La Rinascente, Pienza,
1927, pagine 35 e 125·
12) Il Duomo fu consacrato il 29 agosto dello stesso
anno.
13) PIENZA, ARCHIVIO DELLA CURIA VESCOVILE. ....
Dilecto nostro filio Thebaldo Mariani presbitero Pientine diocesis..... Cum itaque nos nuper parrocchialem
ecclesiam beate Marie tunc Opidi Corsignani Aretine diocesis quam tu canonice obtinebas et illius Rector existebas
auctoritate apostolica et de plenitudine potestatis in
ecclesiam Cathedralem Pientinam ereximus et instituimus
ipsumque Opidum Civitatis titulo decoravimus, ecc.
Segue l'elenco dei beni assegnati alla Cattedrale.
14) Anche la campana della chiesa distrutta fu utilizzata per la Cattedrale, fondendola per fabbricarne
una più grande, adatta alle maggiori dimensioni del
tempio e dell'abitato, che fu collocata sul campanile
nel 1463, come ricorda la seguente iscrizione posta sul1a
stessa, tre distici noti per essere stati altre volte, più o
meno fedelmente, trascritti.
PARVA FVI NVPER QVALIS DELVBRA DECERET ET NON
VRBANI MOENIA PRESSA LOCI. MOX PIVS VT TEMPLVM
CONSTRVXIT ET INTVLIT VRBEM QVANTAM VRBS ATQVE
AEDES POSTVLAT ESSE IVBET. ERGO PIENTINOS SI LATIVS
IMPLEO CAMPOS NVNC VRBI NVPER OPPIDVLO SONVI ~ A.
D. MCCCCLXIII.
GIHANES TOFANI DE SENIS ME FECIT.
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