Da pescati a pescatori vangelo di Giovanni 1,40-46 “abbiamo trovato Gesù” Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro. Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Abbiamo sentito come la chiamata, la vocazione a seguire Gesù si allarga: Gesù chiama Andrea, Andrea chiama suo fratello Simone e lo conduce da Gesù. Poi Gesù chiama Filippo, Filippo incontra il suo amico Natanaele e lo invita a venire da Gesù. Fin dall’inizio è sempre stato così: la fede si trasmette per contagio. Chi è stato evangelizzato diventa a sua volta evangelizzatore. E, come per Filippo, talmente importante per lui è l’incontro fatto con Gesù, che è capace di affrontare tutte le domande, anche le critiche che vengono mosse (“che cosa può venire di buono da Nazaret?”). La Cellula ci aiuta a vivere tutto questo. Quando una persona riconosce l’Amore di Dio per lui, fa esperienza viva di questo amore grazie alle attenzioni di un fratello di cellula che si accorge di lui e lo accompagna ad incontrare Gesù e con piena consapevolezza e gioia decide di affidare tutta la sua vita a Gesù, allora questa persona inizia a sentire una chiamata dentro di sé: “questa esperienza che ho fatto io devo proporla anche a qualcun altro”. Ecco che l’evangelizzato diventa evangelizzatore, il pescato diventa pescatore. Ha bisogno di un sostegno, di un gruppo di persone che diventino punto di riferimento, ha bisogno di poter condividere ciò che Dio ha fatto per lui e ha bisogno di imparare un metodo semplice e sicuro per portare anche tanti suoi conoscenti ad incontrare Gesù vivo. Questo è il momento giusto per entrare in cellula e per trovare grande giovamento dal cammino all’interno della cellula. Non abbiate troppa fretta di invitare all’incontro di cellula. Se uno non ha ancora deciso di affidare a Gesù tutta la propria vita potrebbe non apprezzare il cammino di cellula o non capirlo fino in fondo. Se uno è ancora pieno di troppe domande e dubbi e non ha capito qual è la risposta a tutte le domande potrebbe venire agli incontri e subissarvi di domande, dubbi e interrogativi. Invece all’incontro di cellula non si viene per rispondere alle domande, ma per condividere la propria vita e ciò che Gesù ha fatto in noi. Se poi non hai pregato a sufficienza per lui e se non ha ricevuto il tuo servizio non potrà mai apprezzare il messaggio vero della fede: che Dio lo ama attraverso di te. L’ingresso in cellula è un momento che va preparato con cura, assieme al leader e a tutti gli altri membri di cellula. Non va mai improvvisato. Non possiamo permetterci di giocare con le persone o correre il rischio che non capiscano bene ciò che gli stiamo proponendo. Quando poi in cellula arriva una nuova persona, tutte le attenzioni sono per lui, per metterlo a suo agio. Allora rispiegheremo con calma tutti i vari momenti e le varie attività, anche se chi è già in cellula da più anni le conosce bene; le spieghiamo di nuovo, di fronte a tutti, non a parte; tutti rallentano il passo per aspettare il nuovo arrivato, che si sente accolto, aspettato e amato da tutti. Approfondimento Hai già portato qualcuno da Gesù? La tua cellula ha sperimentato l’accoglienza di nuovi fratelli? Come l’ha vissuta? Chi è stato invitato nella tua cellula desidera evangelizzare a sua volta?