Notiziario del Teatro di Roma
novembre.dicembre
n2
08
stagione iniziata da poche
settimane è senz’altro
prematuro parlare di ‘bilanci’,
tracciare somme o consuntivi che,
come più corretto, vanno stilati su
archi di tempo ben più ampi. Quello
che ci preme condividere in queste
poche righe di riflessione, è comunque
il fatto concreto, documentato dai dati
reali, di una grande curiosità e di un
forte interesse per l’offerta culturale
che il Teatro di Roma sta proponendo
non solo con il cartellone stagionale,
ma con l’insieme delle proprie offerte:
dai diversi laboratori alle visite
guidate dell’Argentina, dal lavoro con
le scuole alle attività culturali
proposte a corollario di alcuni
spettacoli, in un ventaglio di attività
che, come puntualizzavamo nello
scorso notiziario, vogliono porre
concretamente il teatro nel cuore
della comunità cittadina. In un
momento in cui l’insicurezza, la paura,
la ‘solitudine dei cittadini’ paiono
essere le nere nuvole che gravano
sugli animi e creano ansia, ci pare
positivo constatare che esiste, forte e
presente, una voglia di condivisione, di
partecipazione e di sapere che
contrasta con questo panorama di
chiusura. L’alta partecipazione di
A
www.teatrodiroma.net
ARGENTINA
IL PASOLINI DI CASTRI
INDIA
LE PROPOSTE D’AUTUNNO
OGGI verso
DOMANI
SE LA CITTÀ
DOMANDA
pubblico alle nostre attività ci
conforta nell’impressione che Roma
sia una città assolutamente viva,
attenta, pronta a rispondere con
entusiasmo all’offerta di occasioni di
riflessione, di conoscenza di scambio,
di intrattenimento intelligente. Le sale
dell’Argentina hanno così registrato
un’ottima affluenza di pubblico con
ripetuti esauriti, così come benissimo
sono state accolte le visite
teatralizzate che offrono a cittadini,
turisti, studenti l’occasione per
conoscere locali, strutture e vicende
del nostro storico teatro. Le proposte
di India hanno registrato
un’accoglienza numerosa e un
progetto per l’utilizzo di nuovi spazi
teatrali e di incontro è pronto a
raccogliere e ampliare questa
domanda. Ecco. Una prima, evidente
riflessione è proprio che, anche se i
dati ci dicono che l’offerta di eventi
culturali nel nostro Paese è diminuita,
la presenza e la richiesta dei cittadini
è invece viva e forte, e del resto
registrabile non solo da parte nostra
ma in molte strutture, come per
esempio l’Auditorium, che producono
e offrono cultura. Le nostre società, le
nostre città,oggi più che mai hanno
bisogno di ridare valore e sostituire all’
io solitario ed egoista, la cultura del
noi, del sentirsi partecipi di una stessa
comunità, di allontanarsi
dall’individualismo esasperato, dal
cinismo, per recuperare la possibilità
della nostra vita sociale in quanto
parte di un sistema di relazioni. Noi
crediamo che il teatro, con la sua
capacità di tenere insieme diversi
saperi, di entrare nella profondità dei
linguaggi, nell’esperienza delle
persone, possa essere uno strumento
eccellente per rompere la solitudine
dei singoli io. Vogliamo portare come
esempio, allora, quanto è avvenuto tra
i ragazzi di San Luca e il TBM grazie al
progetto di Michele Placido, al
laboratorio che ha coinvolto decine di
giovani, e assieme a loro, insegnanti,
genitori, cittadini. Un lavoro che ha
legato Roma e la Calabria, che ha
messo in contatto realtà differenti,
differenti esperienze, diversi linguaggi
e che a nostra avviso è il segno di
come il lavoro teatrale possa
contrastare quello che lo studioso di
diritto Jeffrey Rosen ha chiamato
l’intimità pubblica, vale a dire il
risultato di quell’incitare l’individuo a
denudarsi in pubblico da parte di
media e tv, che “interpreta tutto quel
che accade nel mondo in termini solo
personali”. Denudandosi e accettando
l'intrusione del pubblico nella sfera
individuale, si arriva a sacrificare la
propria privacy oltre che la libertà
personale, producendo un ‘rumore’
vacuo e vuoto, tentando di leggere la
complessità della realtà con un
linguaggio depauperato e con
categorie semplicistiche. I dati
sembrano dirci che là dove esistono
occasioni di cultura, la risposta è
ottima, indicativa di una ‘fame’ che, a
nostro avviso, è il segno positivo di
vitalità di Roma, della necessità
profonda che abbiamo di conoscere,
di entrare in rapporto, di uscire dalla
propria solitudine. Di concretizzare
quello che, secondo Hans George
Gadamer, significa il concetto di
‘comprendere’: “Non si tratta tanto di
ascoltare qualcosa l’uno dell’altro,
bensì di prestarsi ascolto l’un l’altro.”
ARGENTINA
T E AT R O
TEATRO DI ROMA
PORCILE
DI PIER PAOLO PASOLINI
REGIA MASSIMO CASTRI
SCENE E COSTUMI
MAURIZIO BALÒ
LUCI GIGI SACCOMANDI
SUONO FRANCO VISIOLI
con
Paolo Calabresi, Corinne Castelli
Milutin Dapcevic, Ilaria Genatiempo
Vincenzo Giordano, Miro Landoni
Mauro Malinverno, Davide Palla
Antonio Peligra
durata 100’ con un intervallo
PRIMA NAZIONALE
orari ore 21, giovedì e domenica ore 17
lunedì riposo
Porcile è un’opera semplice, una
fabula in cui anche la doppiezza è
semplice e chiara. La storia di un
ragazzo che non può/non vuole
prendere parte, è altro, è diverso,
non coincide con nessun ruolo o
parte.
Cosa vuol dire Porcile?… tante
cose… ma anche la semplicità
estrema del gesto di Julian…
semplice e oscuro: Julian realizza
compiutamente l’eros di Pasolini,
quello del corpi senz’anima.
Sei insostituibile. Per questo è
dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita
fame
d'amore, dell'amore di corpi senza
anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia
schiavitù.
La storia di Julian è reale e insieme
metafora-travestimento della storia
di Pasolini (la sua storia vera), è così
eccessiva che diventa fiabesca,
travestimento infantile, non la si
prende sul serio perché è oltre, è nel
bosco, dove c’è il Lupo Cattivo e
l’Orco. È paura infantile.
La storia di Julian è soprattutto una
storia di regressione all’infanzia, un
ritorno alla fiaba dell’Orco e del Lupo
Cattivo. È anche il ritorno
all’indistinto: Julian va nel mondo,
ma torna indietro alla casa, ai luoghi
dell’infanzia e della pubertà. Però
quando torna è inconoscibile,
liquido (come vorrebbe o si sente
Pasolini), è questo e il suo contrario,
o meglio, è diventato una cosa sola:
come un santo, come uno stilita.
Solo come fiaba nera e triste Porcile
può dispiegare il suo ‘peso di senso’,
può implodere nella testa di chi
guarda e ascolta: non deve
esplodere e scandalizzare ma
implodere e inquietare e ricordare.
Massimo Castri
È disponibile il
programma di sala
di Porcile ed.
Editoria&Spettacolo,
con il testo
originale dell’opera
di Pasolini, le note
del regista Massimo
Castri, uno scritto
critico di Massimo
Fusillo, la locandina
e le foto di scena.
!
Prezzo 5,00 euro
PIER PAOLO PASOLINI
PORCILE: SCALETTA DELLA PRIMA
STESURA
SUPPLICA A MIA MADRE
Un giovane soffre tutti i fenomeni di un amore tragico (molto sensuale,
carnale ecc. ma sublime): rasenta la pazzia (c’è una donna innamorata di lui, e
sua madre ecc. (?). I VISIONE: discesa di questo giovane all’Ade, in mezzo ai più
atroci martiri e carneficine (da Living Theatre ecc.), lager, camere a gas,
torture, napalm ecc. ecc.: un concentrato di tutte le più orribili atrocità ecc.
ecc.: tutti coloro che sono martirizzati desideravano di esserlo: la domanda è
questa: perché desideravano di essere martirizzati.
Al risveglio della seconda visione, il giovane (un tedesco o un austriaco: tutta
la tragedia si svolge nella Germania di Bonn) conosce il proprio desiderio di
essere martirizzato (?). A questo punto si ha la rivelazione del suo segreto ecc.
con particolari della sua biografia, della sua infanzia ecc.: egli può amare
sessualmente solo i maiali, nei loro porcili (cfr. un caso clinico reale, da
consultarsi ecc. ecc.).
II VISIONE: un’utopia, fondata su Spinoza e la filosofia indiana, ma calata
poeticamente e irrazionalmente in un mondo figurativo occidentale (?) ecc.
ecc. (Tutto da stabilirsi.) Egli ha la seconda viisone nel momento in cui va
come al solito nel porcile a cercare la soddisfazione dei sensi. Alla fine della
seconda VISIONE (del tutto sublime e senza riferimenti al sesso), egli viene
sbranato e divorato dai maiali.
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Il sogno o incubo o azione teatrale reale ecc. di Julian è di essere in una nave
di negrieri del ’600: e i martiri sono i negri, che muoiono di malattia o tra le
torture o ammazzati ecc. ecc, (emblema dei futuri lager ecc.): c’entrano
naturalmente anche i negrieri.
Il suo segreto si viene a sapere così. Il padre è un uomo potente (industriale
ecc.) che ha altre mire politiche (c’entrano anche Erhard e gli altri): ha un
avversario (a sua volta industriale). Il padre di Julian in una scena, X, sta
parlando con un suo informatore: questo informatore dà tutti i dettagli del
passato politico dell’avversario politico del padre di J.: egli è stato nazista
ecc., e ha diretto un campo di concentramento (come medico, per
esperimenti su cavie umane ecc.): tutto ciò farà sì che il padre di J. potrà
eliminare l’avversario, chiamiamolo Bunker. Ed ecco che nella acsena
seguente, Y, il signor Bunker viene annunciqato e introdotto: amabile
discussione, che verte lentamente sulla salute di J. Bunker ha a sua volta
avuto un informatore, e informa il padre di J., che J. È un maniaco che fa
l’amore con i maiali ecc. ecc.
Sogna di essere (o è addirituura, meglio) in una gande nave spaziale (diretta a
un pianeta): durante il viaggio si realizza la filosofia di Spinoza (o qualche
altra Utopia o bramanesimo).
tratto da Il teatro di Pasolini - I Meridiani
per gentile concessione della Arnoldo Mondadori Editore
foto©S.Amato
25 NOVEMBRE_
21 DICEMBRE .08
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
La scuola è viva.
Viva la scuola
Molte sono state le insegnanti che hanno risposto al nostro invito ad un
incontro dove si sarebbero illustrate le attività per la scuola. E molte erano
nel foyer, curiose ed interessate. Come abbiamo sostenuto nel nostro
editoriale c’è tanta domanda di teatro ma possiamo anche affermare che
c’è anche tanta attesa da parte del mondo della scuola.
A vederle ci si è resi conto di quanto il teatro e la scuola siano simili, orbite
diverse sì, ma intorno al medesimo centro.
28 ottobre, ore 16,30. All’ETI c’è il primo incontro con le insegnanti sulla
didattica della visione. Si parla di Pasolini e di Porcile. Fuori diluvia e
nonostante il traffico e la pioggia le insegnanti sono lì.
Tante. Ad ascoltare Giorgio Testa che spiega loro come incuriosire e
coinvolgere gli studenti in uno spettacolo non proprio facile come Porcile.
Sono anni che il nostro teatro fa attività con le insegnanti ma ogni volta
che le vedi, attente, prendere appunti, fare domande, chiedere
spiegazioni, con umiltà, come fossero tornate loro stesse studenti, ti
chiedi: perché?
In un momento come questo in cui la scuola è sotto esame, loro stesse, le
insegnnati, sono sotto esame, sono qui curiose, senza nessun compenso,
di pomeriggio, affrontando anche un tempo inclemente. Chi glielo fa fare?
Me lo sono chiesto per tutto il lungo pomeriggio passato con loro.
Alle 19,30 Giorgio Testa termina l’incontro ed io, per la pioggia, ho chiesto
un passaggio ad una di loro.
La macchina era ingombra di cose: libri, buste, passeggini, giocattoli: era
una mamma. Andava di fretta perché doveva ancora preparare la cena:
c’era una famiglia.
E ancora quella domanda: perché?
Poi d’un tratto: “Verrai anche tu a scuola per gli incontri con gli studenti?”
“Sì, certo”
“Sono contenta. Vedrai che belle persone sono i
miei studenti”.
Eccola la risposta.
LE ATTIVITÀ
CULTURALI
DEL
TEATRO
ARGENTINA
Pasolini e la scuola
incontri, blitz, riflessioni
La parola “Blitz” evoca l’idea di un’incursione,
una “intrusione” del linguaggio teatrale nel tessuto formativo/didattico
scolastico.
Gli studenti saranno posti non solo nella condizione di spettatori di un
percorso proposto, ma anche di veri e propri co-autori, costantemente
chiamati, nel corso della lezione, ad utilizzare operativamente le proprie
competenze. Ci sarà un coinvolgimento degli studenti in qualità di estemporanei attori, non per procedere ad una banalizzazione delle problematiche inerenti l’ambito performativo, bensì proprio al fine di consentire un
certo grado di attraversamento fisico delle difficoltà tecniche e teoriche
connesse alla recitazione.
Tra gli obiettivi prioritari di un simile progetto c’è dunque senz’altro la ridefinizione dell’attuale necessità culturale e sociale del teatro come irrinunciabile forma di conoscenza ed esperienza di se stessi attraverso il
contatto con l’alterità.
I blitz sono programmati dal 17 al 22 novembre e le scuole coinvolte sono
il Liceo Morgagni, il Liceo Mariani, il Liceo Croce, l’Istituto Giovanni XXIII
ed il Liceo Pilo Alberelli di Roma, inoltre il Liceo Dante Alighieri di Latina
ed il Liceo Vian di Bracciano.
ATERBALLETTO
ROMEO AND JULIET
DA UN’IDEA DI MAURO BIGONZETTI
E FABRIZIO PLESSI
COREOGRAFIA MAURO BIGONZETTI
SCENE E COSTUMI FABRIZIO PLESSI
MONTAGGIO MUSICALE DA
SERGEI PROKOVIEFF
CONSULENZA MUSICALE
BRUNO MORETTI
TECHNICAL GEAR BY DAINESE
IN COLLABORAZIONE CON L’ACCADEMIA
FILARMONICA ROMANA
durata 90’ senza intervallo
orari ore 21, giovedì e domenica ore 17
“Non esiste storia che, come questa
di Romeo e Giulietta, non sia stata
tanto narrata e diffusa da valicare i
confini geografici, culturali o di
classe. Nell’antica Grecia il mito,
come un vento, come un fiume,
attraversava territori e culture,
mutando sì da racconto a racconto,
ma sempre portando con sé il suo
senso profondo. Così oggi, il mito di
Romeo e Giulietta attraversa tutte le
possibili categorie sociali dell’uomo
occidentale, ed è probabilmente la
storia più diffusa della nostra
cultura. Al di là dei suoi personaggi e
della sua ambientazione, sono i
sentimenti che lo pervadono a
determinarne la struttura portante,
insinuandosi sino a colpire a fondo
le nostre sensibilità occidentali.”
Mauro Bigonzetti
“…Noi siamo completamente indifesi
dai sentimenti, dalle emozioni,
dall’urto violento dell’amore che può,
in pochi istanti, farti perdere il
controllo che ti illudevi d’avere sul
tuo cuore fino al quel momento.
Romeo e Giulietta erano due
adolescenti che, a folle velocità,
andavano a schiantarsi
inevitabilmente contro il muro
dell’amore senza alcuna protezione. I
caschi,le tute di fibra di carbonio, i
mille accorgimenti che alla fine
ognuno di noi usa nella vita sono
semplicemente inutili. Per entrare a
tutta velocità nel profondo
dell’anima dell’altro non si ha
bisogno di nessun sofisticato
navigatore satellitare. È la nostra
adrenalina, unico straordinario
bypass, che ci porterà diritto al
cuore. La velocità del suo battito sarà
l’unica risonanza, la sola mappa
percorribile. Basterà ascoltarlo! ...”
Fabrizio Plessi
foto©A.Anceschi
1_4 GENNAIO .09
L’ACCADEMIA FILARMONICA ROMANA
ALL’ARGENTINA
Il Maestro Marcello Panni, Direttore artistico dell’Accademia Filarmonica
Romana, ci ha illustrato gli scopi della collaborazione con il Teatro di Roma:
“Abbiamo voluto proporre una sorta di duplice scambio, nell’interesse comune
di due tra le più importanti istituzioni culturali della città: da parte nostra
puntiamo, con la presenza in questa scena storica, ad avvicinare un pubblico
abitualmente più legato al teatro, portandovi musica e balletto. Dall’altra
parte, l’Argentina stesso rinnova in questo modo una tradizione che ha lontane
radici. Ricordo, tra i tanti punti di questa storia prestigiosa, che proprio su
questo palco esordì ‘Il Barbiere di Siviglia di Rossini’…”
Quali sono le prime proposte?
“ Intanto il balletto, un’edizione particolarmente interessante del Romeo and
Juliet di Prokofieff per la regia di Mauro Bigonzetti e la realizzazione
scenografica di uno dei più apprezzati artisti contemporanei, Fabrizio Plessi.
È un lavoro che non conserva rigidamente l’aspetto didascalico e narrativo del
balletto, ma ne estrae i sentimenti immortali, senza tempo, rinnovando anche
la struttura musicale con un’audace montaggio a ritroso.
Poi abbiamo in programma una serie di concerti con cadenza mensile, la
domenica mattina. “C’era una volta il ‘900”, è il titolo di una rassegna con la
quale, puntando comunque a mantenere un alto livello di qualità, offriamo
delle occasione di piacevole divulgazione, toccando alcune tra le più
interessanti forme musicali che hanno attraversato il secolo scorso: da La
Storia del Soldato, tradotta e interpretata dal mimo attore Luigi Maio, al
ragtime di Antonio Ballista e all’ensemble vocale Alti e Bassi e a un’operina
comica di Sergio Tofano con la musica di Carlo Boccadoro; e ancora, la musica
del Futurismo, del quali il prossimo anno ricorre il centenario, e un
Combattimento di Tancredi e Clorinda in un’insolita versione di Berio,
anticipata da un ‘cunto’ sullo stesso tema, di Mimmo Cuticchio. Come si vede,
un ampio ventaglio di proposte, per un programma vivace e senz’altro
interessante che sono certo troverà l’attenzione del pubblico romano.”
Un segno concreto, dunque, di questa collaborazione.
“Certo. Il Presidente Forlenza e il direttore, Giovanna Marinelli, hanno più volte
sottolineato come il Teatro di Roma debba sempre più essere un luogo di
incontro e di confronto delle poetiche e delle idee. Un luogo aperto alla città. Mi
auguro allora che questo sia un primo passo di un cammino che si ripeterà nei
mesi futuri, con nuove proposte e nuovi scambi.”
!
30 NOVEMBRE .08 ORE 11
LA STORIA DEL SOLDATO
DI IGOR STRAWINSKIJ
Stravinskij in una performance
di Luigi Maio, musicattore, una
istrionica e originale
interpretazione,che recupera lo
spirito originale dell’opera
secondo le intenzioni di
Stravinskij e del poeta Ramuz:
quello di uno spettacolo
popolare, itinerante, quasi
circense, in cui eventi musicali,
scenici, coreografici e
drammaturgici si fondono tra
loro in una sola entità.
C’ERA UNA VOLTA
IL XX SECOLO
domenica 30 novembre .08 ore 11
LA STORIA DEL SOLDATO
di Igor Strawinskij
Luigi Maio, musicattore e regista
Orchestra Roma Sinfonietta
Francesco Lanzillotta, direttore
domenica 14 dicembre .08 ore 11
I CAVOLI A MERENDA
Divertimento musicale per attore
e 5 strumenti
testi di Sergio Tofano
Ensemble Musica d’oggi
Carlo Boccadoro, direttore
Steve Reich, Clapping Music
Michael Torke, Telephone Book
domenica 18 gennaio .09 ore 11
IL FUTURISMO MUSICALE
conferenza concerto con proiezioni
Daniele Lombardi, pianista
in occasione
del Centenario del Manifesto
Futurista
domenica 15 febbraio .09 ore 11
RAGTIME STORY
da Scott Joplin a Strawinskij
Antonio Ballista, pianista
domenica 29 marzo .09 ore 11
MEDLEY
La migliore musica swing del Novecento
Alti e bassi, quintetto vocale
a cappella
domenica 19 aprile .09 ore 11
IL COMBATTIMENTO DI TANCREDI E
CLORINDA
di Monteverdi/Berio
Ensemble Nuovo Contrappunto
Mario Ancillotti, direttore
con la partecipazione di
Mimmo Cuticchio
SUNDAY MORNING
6 concerti domenicali
L'abbonamento è a giorno e posto
fisso, per la domenica mattina
Informazioni e prenotazioni:
Teatro di Roma
Ufficio Promozione
tel. 06.684.000.346
mail, dal lunedì al venerdì
[email protected]
Abbonamento
6 concerti
40,00 €
ARGENTINA
T E AT R O
foto©G.De Sandre
6_18 GENNAIO .09
JOLEFILM
MISERABILI
IO E MARGARET THATCHER
TESTI DI ANDREA BAJANI
LORENZO MONGUZZI
MARCO PAOLINI, MICHELA SIGNORI
MUSICHE MERCANTI DI LIQUORE
CONSULENZA STORICA
GIOVANNI DE MARTIS
CONSULENZA MUSICALE
CARLO REBESCHINI
DISEGNO LUCI ANDREA VIOLATO
DIREZIONE TECNICA MARCO BUSETTO
con Marco Paolini
durata 120’ con un intervallo
orari ore 21, giovedì e domenica ore 17
lunedì riposo
Sono Lorenzo Monguzzi, Piero Mucilli
e Simone Spreafico, una formazione
attiva dai primi anni ‘90 con un
personalissimo approccio alla
canzone d’autore, arricchito da
composizioni proprie a metà tra le
suggestioni delle melodie popolari e
una ritmica folk moderna. Dal 2003
collaborano con
Marco Paolini con il
quale, prima di
Miserabili hanno
realizzato “Song
n.32 (Concerto
Variabile)“ da cui
nasce il cd “Sputi”:
un lavoro variopinto
foto©T.Savoia
e, a suo
modo,
innovativo
in cui
risulta
evidente la
traccia di
un fare
istintivo,
dove “l'aria
che tira
nelle parole ha suggerito la musica” e
le suggestioni stilistiche. La musica
di
“Miserabili”
ha a sua
volta
prodotto un
cd
omonimo,
ampliato di
foto©L.Andolfato
I MERCANTI DI LIQUORE
foto©L.Andolfato
Un racconto in forma di ballata.
Monologhi, canzoni e brevi narrazioni
compongono dei quadri per
raccontare la metamorfosi della
società italiana a partire dagli anni
’80, in un percorso che prosegue
quello degli "Album". L’argomento
principale di Miserabili è l’economia,
l’intreccio di “macro” e “micro”, le
ricette e le delusioni di questo
passato prossimo che sconfina nel
presente. Una ballata, dunque, ma
anche è un work in progress per
vocazione, secondo lo stile di
Paolini. Vale a dire: un modo di
ragionare ad alta voce. In questa
occasione il racconto/ragionamento
è attorno all’influenza, sempre
crescente, delle regole (e
dell’assenza di regole) di mercato,
sul nostro modo di immaginare il
futuro senza progettarlo, di vivere il
presente, di rimuovere la memoria.
Margaret Thatcher diventa allora la
protagonista di un dialogo
immaginario con Nicola, il
protagonista degli Album di Marco
Paolini, è il simbolo vivente della
metamorfosi della nostra società
non più ristretta da confini nazionali.
Così come si deve in una ballata, la
presenza della musica è molto forte:
i Mercanti di Liquore hanno
composto tutte le musiche che
eseguono dal vivo.
10 tracce rispetto allo
spettacolo ed è stato
realizzato nel
tentativo di sfruttare
al meglio un supporto
differente in una sorta
di ragionamento che
continua ad evolversi.
La realizzazione del disco ha seguito
lo stesso procedimento di “Sputi”,
ossia si è partiti dal lavoro teatrale
usando la permanenza in studio per
esplorare e sperimentare suoni e
forme diverse per arrivare alla
realizzazione di un album che supera
i confini della rappresentazione
messa in scena nei teatri.
MARCO PAOLINI
CHI SONO OGGI I MISERABILI
“Storicamente i ‘miserabili’ sono quelli di Victor Hugo, persone ai margini
della società. I sottoproletari di Marx. Entrambi, Marx e Hugo, in fondo
parlavano di qualcosa che avevano sotto gli occhi, masse povere migranti
verso la città col sogno di un riscatto. Ancora oggi, quello che abbiamo
davanti non è una cosa tanto diversa. Perfino il liberismo economico è lo
stesso. Soltanto adesso è peggio. Si è ampliata la differenza tra ricchi e poveri
ed è molto più lontana la redistribuzione. Risulta peggiore perfino il clima
sociale. Se allora c’era la Belle Epoque, oggi c’è la borsa e l’oroscopo. Il destino.
E un calcio in culo all'idea di realtà condivisa. C’è solo l'individuo e nessuno
parla più di opportunità collettive. È la profezia Thatcher. Lei diceva che la
società non esiste, esistono uomini, donne, famiglie. Per questo la Thatcher
mi è sembrata il miglior interlocutore a cui il mio Nicola in scena può porre
delle domande per capire. La Thatcher ha imposto il mercato, l’individuo e il
‘pensiero delle crocchette’. Considerate: una volta i gatti mangiavano carne,
pane, riso. A un certo punto in America pubblicizzano le crocchette. Dopo
qualche anno lo stesso fanno i gatti italiani, francesi, tedeschi... e il pensiero
unico delle crocchette. Allora, forse, misero non è il povero, ma chi consegna
la propria vita. La miseria di cui parlo è quella antropologica: uomini
rassegnati al destino, uomini-consumatori. Una società di consumatori è
miserabile. Esistono ancora, comunque, esperienze che ci indicano la strada
di come ci si possa sottrarre a un destino, forme per immaginare il futuro a cui
la politica dovrebbe guardare. Se la politica fosse, come dice Cacciari, non far
sentire il prossimo solo. Per documentarmi ho visto l’ Italia dove si praticano
le alternative: le cooperative della Locride, di Lecce... In definitiva, non voglio
essere catastrofico, semplicemente vorrei far riflettere: ci siamo illusi di
vivere in una sorta di Belle Epoque mentre in verità siamo tutti molto più
fragili di prima. Il finale dello spettacolo è un omaggio a Gaber, con la versione
dark de La libertà, canzone-manifesto che ci ricorda che la libertà non è star
sopra un albero, ma rimboccarsi le maniche”.
JM!O VPWP!SPN B O [P!EJ
VA L E R IO M A SS I MO
MANFREDI
La morte di Giulio Cesare
cambia la storia
IDI DI MARZO
www.librimondadori.it
Incontro con l’autore - Mercoledì 26 novembre 2008, ore 18 - Teatro Argentina - Largo di Torre Argentina, 52 - Roma
INDIA
T E AT R O
Associazione Cadmo
Assessorato alle
Politiche Culturali
LE VIE DEI FESTIVAL
PROGETTO HERMANIS
14_16 NOVEMBRE .08
16_18 NOVEMBRE. 08
NEW RIGA THEATRE
NEW RIGA THEATRE
SONJA
LONG LIFE
REGIA ALVIS HERMANIS
REGIA ALVIS HERMANIS
con Gundars Abolins, Jevgenijs Isajevs
scena e costumi Kristine Jurjane
suono Andris Jarans
luci Krisjanis Strazdits
durata 90’ senza intervallo
spettacolo in lingua russa con
sopratitoli in italiano
orari ore 21.00, domenica ore 18
con Guna Zariňa, Baiba Broka
Kaspars Znotiňš, Ěirts Krűmiňš
Vilis Daudziňš
scena e costumi Monika Pormale
suono Gatis Builis
luci Oskars Plataiskalns
con Sandi Pavlin, Maruša GeymayerOblak, Matija Vastl, Uroš Maček
Ivan Godnič, Željko Hrs, Pavle Ravnohrib
Romana Šalehar, Nataša Travnikar
Dario Varga, Boris Kos, Jadranka Tomažič
Ivan Rupnik, Olga Grad, Kristina Čufar
Staša Miklavec, Boštjan Kljakič
Valerij Jeraj, Štefan Marčec, Mitja Trampuš
durata 100’ senza intervallo
orari ore 21.00
foto©C.Dagach
Sonja è una miniatura
impressionista di una donna sola,
alla quale il destino ha giocato un
brutto tiro che si trasformerà nella
sua gioia più grande. Sonja è una
donna semplice, bruttina, un po’
sola. Ma possiede anche dei talenti:
è un’eccellente cuoca e una buona
sarta, inoltre è bravissima a far
innervosire le persone. Un giorno
riceve una lettera d’amore e il cuore
di Sonja si infiamma. Dopo poco
realizza che la lettera è stata scritta
dalla perversa Ada che stravolge
completamente la vita di Sonja.
Il personaggio di Sonja creato da
Tatjana Tolstaya, combina numerosi
contrasti: un aspetto sgradevole e
un mondo interiore sfaccettato, una
vita dura e una solitudine lieve. La
regia di Alvis Hermanis guida
l’attore maschio a svelare le sottili
contraddizioni: “Il mio scopo non è
trasformarlo in donna – sottolinea il
regista - la questione è avvicinarsi a
quel tipo di sensibilità per
comprenderla. Non porto l’attore a
far finta di essere una donna. Il
lavoro cerca di creare un’immagine
femminile, un carattere, e di parlare
di un’anima. Dubito che l’anima
possa avere un sesso”.
19_23 NOVEMBRE .08
20_23 NOVEMBRE .08
FONDAZIONE TEATRO STABILE
DI TORINO
ACTI TEATRI INDIPENDENTI
FORTEBRACCIO TEATRO
FONDAZIONE PONTEDERA TEATRO
CON IL SOSTEGNO DEL SISTEMA TEATRO TORINO
KEELY AND DU
DI JANE MARTIN
TRADUZIONE FILIPPO TARICCO
REGIA BEPPE ROSSO
L’ approccio che Alvis Hermanis
esplora potrebbe essere chiamato Il
Nuovo Realismo: un ambito nel
quale la realtà e la fiction sono
confuse ed il processo della vita
reale prevale sulla storia. La
diffusione in Tv dei Reality Show ha
totalmente cambiato il livello di
credibilità che lo spettatore è in
grado di accettare o, per usare un
termine di Stanislavskij, del quale è
in grado di “fidarsi”. Long Life è uno
spettacolo che non si basa su un
testo o su una storia: la
performance nasce dalle personali
osservazioni degli attori.
Diversamente dalle altre produzioni
di Alvis Hermanis dove gli attori
mimano se stessi, qui gli interpreti,
che hanno tutti meno di trent’anni,
tornano ai fondamenti basilari del
teatro copiando letteralmente la
realtà. Non è un caso che il tema di
Long Life sia uno fra soggetti più
impopolari: la
vecchiaia: dal 1990
il capitalismo
contemporaneo
dell’est europa ha
discriminato i
cittadini più
anziani al punto da
poter essere
paragonato ad un
esperimento
antropologico o ad
un particolare
reality show dove i
ruoli sono ancora
incerti, ma dove il
vincitore è chi
muore per primo o
per ultimo.
con Barbara Valmorin, Beppe Rosso
Francesca Faiella e Aram Kian
durata 90’ senza intervallo
orari 9 e 11 dicembre ore 20.30
Keely and Du è una commedia
che affronta il problema etico
dell’aborto, ciò che domina la pièce
è il dubbio morale, il sospetto che
forse ci potrebbe essere della verità
anche nelle reciproche tesi
antagoniste. Il testo tratta del
rapimento di una giovane donna,
che vuole abortire, da parte di un
prete e della sua aiutante, membri
di un’organizzazione di difesa alla
vita, che intendono accudirla
amorevolmente per tutta la
gravidanza e provvedere alle spese
per la crescita del figlio. Il dramma
innesca una corsa contro il tempo,
in cui la suspence è garantita dalla
bomba ad orologeria che Keely
porta in grembo. Il testo fa
emergere nell’immagine della
ragazza incatenata al letto, sotto gli
occhi del sacerdote, l’assurdo
paradosso che trasforma l’amore in
BIKINI BUM BUM
DUE PEZZI INTORNO A UNA FENOMENOLOGIA
DELLO SPIRITO
DI E CON ROBERTO LATINI
durata 90’ senza intervallo
orari 9 e 11 dicembre ore 20.30
PRIMA NAZIONALE
Il nuovo lavoro di Roberto Latini
si struttura in una forma duale,
pensando a una drammaturgia
costruita su due forme diverse dello
stesso stare scenico: il medesimo
corpo-spettacolo vestito da due
parti differenti eppure
complementari. Indivisibili
apparentemente come l’atomo
eppure ulteriormente sezionabili.
Una prima forma principale come
fosse prologo, logo ed epilogo, la
seconda come variazione possibile.
Una parte è incentrata
sull’individuo come società privata,
l’altra sul doppio, tracciando un
percorso che va dal concetto di
coppia a quello del sé. Lo spettacolo
si costruisce attorno a piccole
storie senza vero sviluppo, come
fossero pensieri che portano ad altri
pensieri, autonomi e collegati come
anelli di una sola catena.
25_30 NOVEMBRE .08
FATTORE K.
GLORIABABBI TEATRO
PRENDITI CURA DI ME
SCRITTO E DIRETTO DA GIAMPIERO RAPPA
Premio E. M. Salerno 2007
con Andrea Di Casa, Filippo Dini
Sergio Grossini, Mauro Pescio
durata 80’ senza intervallo
orari 9 e 11 dicembre ore 20.30
16 novembre
ore 20.00
Alvis Hermanis
incontra il pubblico
al Teatro India
a cura di Gianni Manzella
premio Enrico Maria Salerno 2008
Il 26 novembre 2008, ore 20.30, al Teatro India sarà proclamato il vincitore della
XIV Edizione e, a seguire, andrà in scena il testo vincitore della scorsa edizione,
Prenditi cura di me di Giampiero Rappa.
Il Premio, una delle iniziative più autorevoli nel campo della promozione dei nuovi
autori teatrali, intende promuovere opere di drammaturgia di autori europei contemporanei che affrontino problematiche civili, etiche, morali, politiche.
La scelta di orientare il Premio verso il settore della drammaturgia di impegno civile tende a favorire - nel complesso della drammaturgia contemporanea - quel
“teatro di idee” e di analisi e critica sociale che ha costituito lʼossatura della tradizione nazionale.
violenza, la carità in sopruso. Sarà
l’amicizia che nasce tra le due
donne ad elevare il dramma dalla
sfera ideologica a quella più
profondamente umana. La scrittura
di Jane Martin, caratterizzata da
un’estrema leggerezza pur
affrontando un tema così denso e
tragico, riesce a mantenere gli
andamenti e l’ironia della
commedia per far emergere le
contraddizioni di cui sono vittime i
quattro protagonisti.
vendita
on-line
www.helloticket.it
Giampiero Rappa, attore, regista
e drammaturgo tra i più
interessanti della nuova
generazione, arriva al Teatro India
con Prenditi cura di me, testo che
gli è valso nel 2007 il Premio Enrico
Maria Salerno per la Drammaturgia
Europea. Lo spettacolo ha come
protagonista Franco Maggi, giovane
e già noto cardiochirurgo, che
diventa Assessore alla Salute con
l’intento di ripulire il sistema
sanitario sempre più corrotto dalle
forze politiche. Dopo poco tempo
scopre che il suo partito politico, in
realtà, non ha lo stesso obiettivo;
nasce così una sfida che mette a
dura prova la sua stabilità emotiva.
Con il padre in fin di vita, gli amici
colleghi che lo tradiscono, la moglie
che sembra non amarlo più, e dopo
un intervento chirurgico mal
riuscito che rischia di rovinare la
sua immagine, commette il suo
primo atto illegale per ricevere in
cambio protezione dal partito e
poter continuare a conservare il
potere. Gli incontri con una giovane
giornalista molto determinata e
una paziente minorenne,
permetteranno a Franco di
recuperare la dignità perduta.
Nell’ultimo atto, finalmente solo
con sé stesso e il pubblico, potrà
togliersi un costume che non gli
appartiene, mettersi a nudo e
immaginare una nuova vita.
29_30 NOVEMBRE .08
2_7 DICEMBRE .08
progetto speciale del Teatro di Roma
16_21 DICEMBRE .08
FATTORE K.
FLORIAN TEATRO STABILE
D’INNOVAZIONE
OGGI verso DOMANI
TEATRO DEL CARRETTO
LA STORIA DI RONALDO
PAGLIACCIO DEL
MC DONALD’S
DI RODRIGO GARCIA
REGIA GIORGIO BARBERIO CORSETTI
con Andrea Di Casa
assistente alla regia Raquel Silva
disegno luci Gianluca Cappelletti
scena Valentina Fusco e Mariano Lucci
costumi Marina Schindler
realizzazione costume Ronaldo
Anna Coluccia
video Paco Capaldi e Luca Mattei
durata 60’ senza intervallo
orari 9 e 11 dicembre ore 20.30
PROGETTO OMBRE – SECONDO MOVIMENTO
UNO SPETTACOLO DI
GIORGIO MARINI
DAL RACCONTO DI FLEUR JAEGGY
(ED. ADELPHI)
con Emanuele Carucci Viterbi
Elisabetta Piccolomini
Anna Paola Vellaccio
disegno luci Vincenzo Raponi
durata 95’ senza intervallo
orari 9 e 11 dicembre ore 20.30
PRIMA NAZIONALE
Dopo il debutto del primo
movimento – Occhi felici andato in
scena nel 2007 al Teatro India Giorgio Marini presenta ora il
secondo movimento di una trilogia
che affronta tre diverse narrazioni
di altrettante autrici europee
contemporanee - Occhi felici di
Ingeborg Bachmann, I gemelli di
Fleur Jaeggy e I gioielli di Madame
de…di Louise de Vilmorin - sulle
quali il regista compie
un’operazione drammaturgica
trasformando i racconti in partiture
sceniche. I gemelli racconta la
storia di due fratelli di un villaggio
senza nome senza mai varcare i
confini di altri luoghi. Nel racconto il
villaggio è un non luogo di vecchi in
cui i morti persistono nei vivi che
potrebbero sembrare, a loro volta,
fantasmi: la stessa identità dei due
fratelli finirà per dissolversi
nell'incertezza del finale. Nello
spettacolo i gemelli assumono i
connotati del revenant, del vampiro
che ritorna nella propria casa o
dell’estraneo che s’introduce in una
realtà da un altrove dimenticato,
come dopo il risveglio da una morte
vivente o da un’amnesia o
dall’ipnosi di un gioco di magia.
9_13 DICEMBRE .08
10_14 DICEMBRE .08
TEATRO DI ROMA
TEATRO DI ROMA
STORIA DI ERMENGARDA
MAGICK
con Sara Borsarelli, Lorenzo Fontana
Michele Nani, Marta Poggi
scene e costumi Giovanni De Francesco
durata 60’ senza intervallo
orari 9 e 11 dicembre ore 20.30
10 e 12 dicembre ore 22.30
13 dicembre ore 19.00
PRIMA NAZIONALE
con Benedetta Cesqui, Monika Mariotti
durata 90’ senza intervallo
orari 10 e 14 dicembre ore 20.30
11 e 13 dicembre ore 22.30
12 dicembre ore 19.00
PRIMA NAZIONALE
DI E CON MARTA POGGI
REGIA NICOLA RUSSO
Storia di Ermengarda è una
variazione tragicomica liberamente
ispirata alle vicende storiche
relative alla guerra fra i Franchi e i
Longobardi. Il testo si distingue
subito nel panorama della nuova
drammaturgia per la grande
capacità d’invenzione linguistica e
l’originalità della struttura
semantica e sintattica. L’unica
messa in scena dell’opera, in forma
di studio, è stata nel 1997.
L’allestimento è il frutto di una
radicale rielaborazione registica
firmata da Nicola Russo. Marta
Poggi, classe 1975, è scrittrice ed
attrice, ha pubblicato con Riccardo
Falcinelli i graphic novel
Cardiaferrania (minimum fax 2001),
Grafogrifo (Einaudi 2004) e L’allegra
fattoria (minimum fax 2007), la sua
capacità di coniugare diversi
linguaggi e mezzi espressivi le ha
procurato un posto del tutto
particolare sia nel campo della
drammaturgia che in quello degli
appassionati di fumetti.
foto©A.Lepera
Il pagliaccio Ronaldo, ormai noto
a tutti perché mascotte dell’impero
dei fast food e simbolo della tanto
discussa globalizzazione, è forse il
personaggio che meglio
rappresenta lo spirito dell’opera
dell’autore/attore argentino
contemporaneo Rodrigo García.
Espressione di un teatro sempre più
volto al sociale e convinto del suo
ruolo attivo nella formazione e nella
vita dell’uomo, questo testo si
allontana dalla ricerca estetica e
descrive, con un linguaggio
estremamente concreto e familiare,
la realtà di un Occidente affogato
nell’abbondanza e negli eccessi.
Risulta evidente la ricerca di un
linguaggio critico e creativo,
colloquiale, a volte volgare e
scioccante, che tende a colpire e a
stordire lo spettatore utilizzando la
realtà quotidiana, specchio di una
civiltà impazzita e irresponsabile. É
un teatro decisamente fisico, in cui
il testo è inscindibile dalla messa in
scena, perché determinato da
continui stimoli sensoriali - olfattivi
e visivi - che attaccano
“violentemente” lo spettatore,
concedendogli di tanto in tanto
anche quel po’ di ironia e di
umorismo.
I GEMELLI
PREMIO TUTTOTEATRO.COM ALLE ARTI SCENICHE DANTE CAPPELLETTI 2008 – V ed.
Il 20 e 21 dicembre al Teatro India verrà assegnato il Premio alle arti sceniche Tuttoteatro.com Dante Cappelletti, ideato e diretto
Mariateresa Surianello. Il premio, sostenuto dall`ETI - Ente Teatrale Italiano, dalla Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche
Culturali, dal Comune di Piancastagnaio e realizzato in collaborazione con il Teatro di Roma è dedicato a Dante Cappelletti,
studioso, critico teatrale e docente universitario, e al ricordo delle memorabili lezioni di vita. I progetti finalisti, ancora inediti e mai
allestiti, verranno presentati al Teatro India in forma di studio alla presenza della giuria della quinta edizione, presieduta da
Gianfranco Capitta.
AUTOBIOGRAFIA DELLA VERGOGNA
SCRITTO E DIRETTO DA
LUCIA CALAMARO
PINOCCHIO
DA CARLO COLLODI
ADATTAMENTO E REGIA
MARIA GRAZIA CIPRIANI
con Giandomenico Cupaiuolo
Elsa Bossi, Giacomo Pecchia
Giacomo Vezzani, Elena Nenè Barini
Nicolò Belliti, Jonathan Bertolai
Carlo Gambaro
scene e costumi Graziano Gregori
suono Hubert Westkemper
luci Angelo Linzalata
durata 90’ senza intervallo
orari 9 e 11 dicembre ore 20.30
“Ho pensato di fabbricarmi un bel
burattino di legno…Il burattino deve
ballare, tirare di scherma e fare i
salti mortali…” . Geppetto sogna di
Personalmente non parlo di cose fabbricarsi un burattino
che invoglino - malattia, morte,
meraviglioso e di girare con costui il
vergogna, dinamiche di potere in
mondo: viaggio da clown, da circo,
famiglia, squassi interiori,
avventuroso e illusionistico.
abbandono - e non considero un
Pinocchio fa suo il sogno di
divertimento o una distrazione il
Geppetto e per realizzare quel sogno
teatro - sostiene Lucia Calamaro dovrà toccare il fondo della sua
Il teatro per me non è un giocattolo, sventura, fino a quando, trasformato
piuttosto un mezzo specifico e
in somaro, sarà Stella della danza
miracolosamente articolato di
nel circo del Paese dei Balocchi e
elaborazione del pensiero. Il teatro è rischierà di diventare una pelle di
difficile, ti sciupa, ti asciuga la vita,
tamburo per la banda.
ed è una cosa, se ben fatta,
Con Pinocchio, nuova creazione del
estremamente seria, al limite
Teatro Del Carretto, la compagnia
metafisica (…) Magick è un’
fondata da Maria Grazia Cipriani
autobiografia di famiglia.
continua il suo cammino in bilico tra
Soggettiva, parziale, caotica, a volte fiaba e poesia, tra sogno e realtà. Lo
apocrifa. Potrei giustificarla dicendo spettacolo è fatto di maschere che
che ho avuto una vita avventurosa e
celano il volto degli attori e non solo
insolitamente seminata di dolore.
per impersonare i protagonisti del
Ma il suo senso non sta nella mia
testo di Collodi, ma perché proprio di
stranezza. Ancora meno nella mia
maschere si tratta. Nello spettacolo
tristezza. Potrei difenderla,
la teatralità cresce moltiplicando
argomentare. Potrei, raccontarvi
forme e riferimenti, circo e cabaret,
l’arzigogolata e sofferta genesi,
melodramma, divertimento
dopo uno spettacolo abbandonato e grottesco, rigorosa recitazione
un altro quasi tutto sbagliato. Potrei, d’attore il tutto magicamente
lo faccio, lo sto facendo. Ma
avvolto da una condizione
onestamente l’unico modo per dargli esistenziale di dolorosa malinconia.
un senso, per qualcuno che non sia
A conferma del fatto che l’avventura
me. e come me affezionato alla
del burattino è ridotta a un percorso
genesi, credo stia nella tematica. Il
tutto interiore, gli snodi del racconto
sottotesto centrale di Magick è la
– i piedi in fiamme, l’incontro con
vergogna. Emozione complessa,
Mangiafuoco – non sono
transegenerazionale, sociale,
rappresentati direttamente ma
epidemica e virale, penosa,
come ricordati o sognati dal
distruttrice, isolante, non
protagonista in una notte definitiva,
verbalizzata, gemella del secreto,
dove il giorno è solo recitato da
devastante. La vergogna non è senso sarcastici lampi temporaleschi… e il
di colpa, ci si vergogna di essere, non destino del grande burattino si
di fare, è un disaccordo metafisico
rivela, letteralmente, teatrale.
con se stessi. Chi parla della
vergogna, la conosce. Eccome.
Anche chi viene a vederla. Forse.
Altrimenti, per definizione, vive
nascosta e non se ne parla.
Vergogna e fobia sociale sono
patologie specifiche e identificate
dalla psicanalisi di cui, per una
curiosa e sotterranea forma di auto
censura disciplinare, si parla da
relativamente pochi anni.
Personalmente, come molti, l’ho
succhiata nel biberon.
Ma l’ho capito solo ora.
IL TEATRO IN TELEVISIONE
TUTTI I VENERDÌ IN SECONDA SERATA SU RAIDUE
21 novembre
La neve e l’arte di farla sciogliere
CON
28 novembre
19 dicembre
COCHI
09 gennaio
16 gennaio
23 gennaio
RENATO -
SCRITTO E DIRETTO DA
REGIA TELEVISIVA
COCHI
E
RENATO
FRANCO BERTINI
Il sogno del Principe di Salina, ultimo Gattopardo
CON LUCA
BARBARESCHI -
REGIA TELEVISIVA
ENRICO LAMI
DI GIACOMO PUCCINI PER IL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA - DAL TEATRO ALLA SCALA
RICCARDO CHAILLY - REGIA TEATRALE LUCA RONCONI - REGIA TELEVISIVA EMANUELE GAROFALO
Suor Angelica
DI GIACOMO PUCCINI PER IL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA - DAL TEATRO ALLA SCALA
RICCARDO CHAILLY - REGIA TEATRALE LUCA RONCONI - REGIA TELEVISIVA EMANUELE GAROFALO
Gianni Schicchi
DIRETTORE
01 gennaio
02 gennaio
E
ENRICO BRIGNANO -
DIRETTORE
26 dicembre
ADOLFO CONTI
A briglia sciolta
CON
12 dicembre
REGIA TELEVISIVA
Nuotando con le lacrime agli occhi
CON
05 dicembre
GENE GNOCCHI -
Concerto di Capodanno da Vienna
Premio Tenco RASSEGNA DELLA CANZONE D’AUTORE DI GIOVANNA MILELLA E FELICE CAPPA
I
PUNTATA
-
PRESENTA
MORGAN -
REGIA TELEVISIVA
EMANUELE GAROFALO
Premio Tenco RASSEGNA DELLA CANZONE D’AUTORE DI GIOVANNA MILELLA E FELICE CAPPA
II
PUNTATA
-
PRESENTA
MORGAN -
REGIA TELEVISIVA
EMANUELE GAROFALO
Premio Tenco RASSEGNA DELLA CANZONE D’AUTORE DI GIOVANNA MILELLA E FELICE CAPPA
III
PUNTATA
-
PRESENTA
MORGAN -
REGIA TELEVISIVA
EMANUELE GAROFALO
Canto per il popolo ebraico massacrato
DI
KATZENELSON YITZHAK
CON
MONI OVADIA
E LA
STAGE ORCHESTRA -
REGIA DI
FELICE CAPPA
Abbonatale.
il regalo fa spettacolo.
Molto di più di un teatro.
Quest’anno puoi fare un dono davvero speciale. Regala un conveniente mini abbonamento per due persone a due spettacoli
a scelta del Teatro Argentina o del Teatro India o a sei spettacoli di entrambi. Scegli subito la formula che fa per te.
Abbonatale è più di una carta, più di un regalo ed è in vendita dal 25 novembre 2008 al 8 marzo 2009.
Cartaregalo India
4 biglietti 40,00 €
Cartaregalo Argentina
4 biglietti 60,00 €
a scelta tra:
Porcile, Romeo and Juliet, Miserabili,
Hamlet, One man,
Don Chisciotte, Dio della carneficina,
Pippi Calzelunghe
info 06 6840001 www.teatrodiroma.net
Cartaregalo Mix
2 biglietti Argentina +
4 biglietti India
70,00 €
a scelta tra:
Prenditi cura di me, La storia di Ronaldo,
I gemelli, Storia di Ermengarda,
Magick, Pinocchio, Dolore perfetto, India,
U’Ciclopu, Venere e Adone,
Un anno con 13 lune, Malacorte,
Hamlet’s Portraits
Con il contributo di
Stampato su carta ecologica
Fedrigoni “Freelife Cento E.W.”
Ve lo faccio vedere
io, ora, il teatro!
n2
08
Notiziario del Teatro di Roma
www.teatrodiroma.net
SCRITTURA
MISTA
visita spettacolo
al Teatro Argentina
Parole dirette al
Teatro di Roma
data straordinaria
8 dicembre .08
ore 10.30 e 12.00
info: 06.06.08
Gioco del Lotto torna a teatro
[email protected]
UN AUTUNNO CALDO DI PUBBLICO
Da poco più di un mese la
stagione del Teatro di
Roma ha preso il via nelle
sue sedi dell’Argentina e
dell’India. L’analisi dei dati
di affluenza documenta
l’ottima risposta del
pubblico romano alle
proposte in cartellone.
Alcuni numeri: Filumena
Marturano, con Luca De
Filippo e Lina Sastri,
nell’edizione registica di
Francesco Rosi, ha avuto
nelle prime 35 repliche
oltre 25mila spettatori,
dato che significa, per ogni
replica, una copertura del
90% della capienza della
sala. A India, il Molto
rumore per nulla per la
regia di Gabriele Lavia ha
registrato un’accoglienza
ancora superiore, che si
attesta attorno al 95%, con
molte serate in tutto
esaurito. Ritter Dene Voss
di Berhard,regia di Piero
Maccarinelli, con Massimo
Popolizio, Maria Paiato e
Manuela Mandracchia, ha
confermato il successo
registrato nella scorsa
stagione anche nelle 12
repliche di quest’anno, con
una copertura del 65%
della disponibilità, mentre
le due repliche di Neva,
spettacolo del regista
cileno Calderòn, si sono
attestate sul 70%. Inoltre,
ci fa piacere sottolineare il
positivo riscontro
dell’iniziativa Ve lo faccio
vedere io, ora, il teatro!, le
visite-spettacolo al Teatro
Argentina alle quali ha
aderito un pubblico
numeroso, che ha
dimostrato di apprezzare
l’offerta di un approccio
diverso, divulgativo e
brillante, alla storia, alle
strutture e al fascino del
nostro teatro. Infine
altrettanta attenzione ha
riscontrato il nuovo sito
www.teatrodiroma.net,
nella sua nuova versione,
arricchita da inserimenti di
video, photogallery e
rassegne stampa.
In queste prime settimane
il sito ha registrato circa
1.500 contatti giornalieri,
con una media di visione di
almeno 5 pagine, per circa
4 minuti di permanenza, da
62 paesi nel mondo (tra gli
altri 18% di contatti dalla
Gran Bretagna, 12% dalla
Francia, 6% dagli Stati
Uniti). Il sito fornisce una
serie di informazioni e
servizi utili, nonché un
servizio di vendita on-line
di biglietti e abbonamenti.
Vi invitiamo a visitarci e ad
iscrivervi alla nostra
newsletter.
Da sempre, attraverso il GIOCO DEL LOTTO, Lottomatica crede fermamente nella promozione e
nella diffusione della cultura. Per questa ragione ha legato negli anni il proprio nome a grandi
istituzioni con il desiderio di contribuire ad arricchire la comunità grazie a unʼofferta di
altissima qualità. Per la stagione 2008_2009, GIOCO DEL LOTTO ha scelto di affiancare e
sostenere il Teatro di Roma, raccogliendo le sfide della nuova direzione che punta a rafforzare
lʼidentità dei Teatri stessi, già fortemente radicati nella città, con proposte innovative e
contemporanee soprattutto al Teatro Argentina e con spettacoli di giovani artisti allʼIndia.
Le nuove produzioni del Teatro di Roma, pur nella continuità di scelte degli anni precedenti,
testimoniano queste nuove linee di tendenza.
La nuova direzione vuole quindi trasformare il teatro in luogo aperto al confronto di poetiche e
di idee, capace di costruire una forte relazione con il territorio di cui i Teatri di cintura sono il
riferimento più concreto e visibile.
La valorizzazione di un territorio ricco di potenzialità rappresentava la scommessa nella quale
Lottomatica ha creduto nel sostenere un anno fa lʼapertura del nuovo teatro-biblioteca del
Quarticciolo: un luogo aperto alle collaborazioni con artisti affermati e giovani, alle scuole e
alle associazioni, con lʼobiettivo di costruire un nuovo spazio culturale nel segno di una
grande partecipazione popolare. Nato dalla trasformazione dellʼex mercato Quarticciolo,
situato nella storica borgata romana protagonista della Resistenza contro lʼoccupazione
tedesca, il teatro biblioteca ha la caratteristica di essere un centro polifunzionale con un
teatro, una biblioteca, unʼarea dedicata alle esposizioni e alla ristorazione. La creazione di
uno spazio culturale al servizio dei cittadini e del quartiere vuol dire, dar vita ad un altro luogo
ricco di opportunità e di crescita: uno spazio che si propone prima di tutto di promuovere lo
scambio fra le persone, di incentivare il dialogo fra le differenze e sostenere unʼoriginale e
innovativa qualità di formazione.
!
INFO
06 6840001
novembre
_08
dicembre
_08
gennaio
_09
BIGLIETTI
CALENDARIO
Teatro Argentina
Argentina
orario
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1
dom
2
lun
3
21 Filumena Marturano
17 Filumena Marturano
18
India sala A
India sala B
Ritter, Dene, Voss
orario
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1
Ritter, Dene, Voss
h 21
Argentina
India sala A
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mar
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I Gemelli
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3
21 Porcile
I Gemelli
I Gemelli
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Animenere
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17 Porcile
21
mer
5
21 Filumena Marturano
Animenere
ven
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21 Porcile
I Gemelli
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17 Filumena Marturano
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21 Porcile
I Gemelli
Animenere
sab
6
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Animenere
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I Gemelli
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Animenere
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Animenere
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21 Filumena Marturano
La caduta degli dei
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21 Filumena Marturano
La caduta degli dei
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17 Filumena Marturano
ven
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21 Filumena Marturano
Sonja
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21 Filumena Marturano
Sonja
dom
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17 Filumena Marturano
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17
mar
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Long Life
Long Life
Long Life
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Magick
Storia di Ermengarda
17 Porcile
20.30
Magick
22.30
Magick
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21 Porcile
22.30
19
21 Porcile
Magick
22.30
11 Concerto Accademia
Filarmonica Romana
17 Porcile
lun 20.30
15
Sonja
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Storia di Ermengarda
mar 20.30
21 Porcile
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Magick
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Pinocchio
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Pinocchio
Pinocchio
mer 20.30
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Keely and Du
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Keely and Du
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Pinocchio
Bikini bum bum
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Pinocchio
Bikini bum bum
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Keely and Du
Bikini bum bum
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Keely and Du
Bikini bum bum
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Keely and Du
Prima Porcile
mer 20.30
21 Porcile
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Prenditi cura di me
premio E.M. Salerno
Prenditi cura di me
gio
27
17 Porcile
21
Prenditi cura di me
ven
28
21 Porcile
Prenditi cura di me
sab 20.30
21 Porcile
29
22
dom
30
Prenditi cura di me
La storia di Ronaldo
11 Concerto Accademia
Filarmonica Romana
17 Porcile
18
21
Prenditi cura di me
La storia di Ronaldo
gio 20.30
21
25
ven
26
17
21
sab
27
21
dom
28
20.30
21
lun
29
11
mar
30
17
18
mer
31
17
18
21
Storia di Ermengarda
Storia di Ermengarda
Storia di Ermengarda
Argentina
17 Prima Romeo and Juliet
ven
2
21 Romeo and Juliet
sab
3
21 Romeo and Juliet
dom
4
17 Romeo and Juliet
lun
5
21
mer 20.30
21 Porcile
10 22.30
orario
gio
1
21 Porcile
21 Filumena Marturano
h 21
India sala B
21
21 Prima Miserabili
mer
7
21 Miserabili
gio
8
17 Miserabili
ven
9
21 Miserabili
sab
10
21 Miserabili
dom
11
17 Miserabili
21
21 Miserabili
mer
14
21 Miserabili
gio
15
17 Miserabili
ven
16
21 Miserabili
sab
17
21 Miserabili
lun
19
11 Concerto Accademia
Filarmonica Romana
17 Miserabili
11
lun 20.30
22
19
mar
20
22
mer
21
21 Prima Hamlet
gio
22
21
sab
24
21 Prima One Man
lun
26
- poltrona
- palchi platea, I e II ordine
- palchi III, IV e V centrale
- loggione
prevendita
22,00 €
17,00 €
13,00 €
12,00 €
3,00 €
3,00 €
2,00 €
Teatro India
- posto unico
- ridotto
intero
prevendita
15,00 €
12,00 €
2,00 €
1,00 €
*giovani fino a 25 anni, adulti oltre 65 anni, abbonati Teatro di Roma,
abbonati Accademia Filarmonica Romana, possessori di Bibliocard,
gruppi organizzati di almeno 15 persone
Cartateatro
Abbonamento libero utilizzabile anche da più persone per lo
stesso spettacolo. La scelta del giorno e del posto può essere
fatta telefonando al numero 06 684000345 (lunedì-venerdì ore
10.00-17.00) o direttamente presso le biglietterie dei teatri
carta argentina 9 ingressi
180 € poltrona e palchi fino al II ordine
carta argentina 6 ingressi
120 € poltrona e palchi fino al II ordine
carta india 12 ingressi
120 € posto unico
carta india 8 ingressi
80 € posto unico
carta teatro di roma**
5 ingressi
50 €
17 One Man
17
21
mar
27
21 Prima Don Chisciotte
mer
28
21 Don Chisciotte
gio
29
17 Don Chisciotte
ven
30
21 Don Chisciotte
sab
31
21 Don Chisciotte
palchi III e IV ordine Teatro Argentina
posto unico Teatro India
** la Cartateatro Teatro di Roma è valida per le produzioni del
Teatro di Roma Filumena Marturano, Porcile, La menzogna
(Teatro Argentina);
Molto rumore per nulla, Ritter Dene Voss, (Teatro India)
Associazione Teatro di Roma
Consiglio di amministrazione
Oberdan Forlenza, Presidente
Alessandro Curzi
Silvana Novelli
Massimo Pedroni
Debora Pietrobono
Revisore dei Conti
Mario Perrone, Presidente
Direttore
Giovanna Marinelli
Visite_spettacolo della domenica al Teatro Argentina
9 e 16 novembre; 7 e 8 dicembre alle ore 10.30 e 12.00
intero
cambi
I cambi sono consentiti, secondo la disponibilità dei giorni e
dei posti, ai soli abbonati a posto fisso, telefonando al
numero 06 684000314, e riconsegnando il tagliando al
botteghino al momento dello spettacolo, costo 2,00 €.
Vincenzo Gagliani Caputo
Giuseppe Ferrazza
dom
3,00 €
3,00 €
2,00 €
21 Hamlet
ven
23
dom
25
prevendita
27,00 €
22,00 €
16,00 €
12,00 €
la prevendita è applicata fino ad un’ora prima dello spettacolo
mar
13
dom
18
India sala B
intero
biglietti ridotti* e pomeridiana infrasettimanale
mar
6
lun
12
India sala A
- poltrona
- palchi platea, I e II ordine
- palchi III, IV e V centrale
- loggione
Dirigente amministrativo
Filippo Vacca
Redazione
Sandro Piccioni, Ugo Riccarelli
Paolo Ruffini, Paola Folchitto
Si ringraziano
Francesco Galli
per l’ immagine della copertina
tratta da Sentieri d’ascolto,
Editoria&Spettacolo
e Maurizio Buscarino
per l’immagine di copertina TEC
tratta da Per Antiche vie,
La giornata libera di un fotografo,
Leonardo Arte 2001/Titivillus 2006
Progetto grafico
BaldassarreCarpiVitelli
Impaginazione Paola Folchitto
Stampa
CTS grafica - Città di Castello (Pg)
progetto speciale del Teatro di Roma
OGGI verso DOMANI
2
www.teatrodiroma.net
Regione Lazio
Nell’illustrare cosa intendiamo quando
affermiamo che “il teatro è / e la città”
abbiamo più volte sostenuto come, per
realizzare la nostra idea di teatro a Roma,
sia necessario trovare e percorrere nuove
vie pensando per progetti, in un modo
‘leggero’ di intendere le relazioni tra artista
e istituzione; in una relazione, cioè, che
sappia anche tener conto dei molti problemi
che il teatro (e la drammaturgia
contemporanea) ha incontrato negli ultimi
anni, di come, per molti motivi, il legame
morale tra gli artisti e le istituzioni si è
deteriorato, in particolare presso le giovani
generazioni. E poiché crediamo che il
compito di una istituzione sia quello di
seguire criticamente il percorso dell'artista,
di condividerlo e possibilmente di renderlo
più facile, con il progetto “Oggi verso
domani” abbiamo voluto offrire a due autrici
contemporanee una prima risposta. Si
tratta di dare non solo accesso a modalità
produttive e a spazi altrimenti di solito
difficilmente aperti ai giovani, ma di
prevedere un ‘accompagnamento’ il più
possibile completo, che vada dunque al di là
della produzione e dell’accesso agli spazi
per prevedere un sostegno nella
promozione e nella distribuzione del loro
lavoro. Le opere che Marta Poggi e Lucia
Calamaro hanno prodotto grazie a questo
progetto, pur nella loro diversità di linguaggi
e di modalità, rappresentano un segno
interessante della ritrovata forza che la
scrittura teatrale sta significando
nell’ambito della drammaturgia
contemporanea. E oltre a questa notazione,
nell’ambito di questa sorta di ‘ritorno alla
parola’, vogliamo rilevare come, dopo una
generazione che ha registrato
l’affermazione dei vari Baliani, Paolini, Enia
e Celestini, per fare solo alcuni nomi, vale a
dire di autori/attori che lavorano sul proprio
codice fisico e fonetico, Marta Poggi e Lucia
Calamaro rappresentano due tra i più
interessanti esempi di una nuova
combinazione, di un teatro pensato, scritto
e realizzato dall’interno del processo
creativo. Il lavoro dell’autore con quello
dello scrittore, di un drammaturgo che,
dunque, non è più né totalmente esterno
alla messa in scena, né è autore e interprete
diretto. E’ una via mediana, nella quale i
precedenti elementi vengono fusi in una
sorta di condizione nuova, in qualche modo
originaria, nella quale il lavoro del
drammaturgo classico si unisce a quello
dell’autore/attore. Su questa condizione, su
questi aspetti ulteriori il Teatro di Roma ha
voluto scommettere, cominciando a dare
attenzione, mezzi, spazi a Lucia Calamaro e
Marta Poggi le quali, pur come abbiamo detto
nella loro differenza di linguaggio e di ricerca,
rappresentano senz’altro due tra le voci
meno consuete. Due voci a loro modo forti,
due voci - vale ricordarlo - femminili, che
hanno raccolto con entusiasmo il nostro
invito, un invito che abbiamo esteso anche
alla redazione di un loro spazio sulle pagine
di questo nostro giornale, pagine che
ognuna delle due ha autonomamente
gestito e organizzato secondo la propria
sensibilità, nel quadro di quelle nuove
modalità di rapporti tra l’istituzione e gli
autori di cui abbiamo parlato sopra, per un
cammino che partendo dall’oggi vuole
guardare con apertura e interesse al domani.
MARTA POGGI
STORIA DI
ERMENGARDA
LUCIA CALAMARO
MAGICK
AUTOBIOGRAFIA
DELLA VERGOGNA
INDIA
T E AT R O
Ermengarda se ne va da Parigi. Carlo
I
Magno l’ha mandata via e nel farlo l’ha
mandata lontano anche dalla Storia: la sua parte
9_13 DICEMBRE .08
TEATRO DI ROMA
STORIA DI ERMENGARDA
DI E CON MARTA POGGI
REGIA NICOLA RUSSO
con Sara Borsarelli, Lorenzo Fontana
Michele Nani, Marta Poggi
scene e costumi
Giovanni De Francesco
durata 120’ con intervallo
orari 9 e 11 dicembre ore 20.30
10 e 12 dicembre ore 22.30
13 dicembre ore 19.00
PRIMA NAZIONALE
finisce qui.
Così, qui, inizia la sua versione dei fatti.
Ermengarda, l’esclusa, reinventa la Storia e
reinventa la vicenda del suo amore e della fine
del suo amore.
Quel che Ermengarda fa e che pian piano — per
una sorta di attrazione gravitazionale —
finiscono per fare sia Adelchi che Carlo, è
parlare, parlare forte, parlarsi sopra l’un l’altro,
parlare sopra alla realtà. Perché se a prepotenza
si risponde con prepotenza, i sogni e desideri si
prendono la loro rivincita e sono disposti a tutto:
la realtà deve morire. Le parole ridisegnano i
confini di un mondo dove ha senso vivere, un
mondo che esiste perché è stato nominato, un
mondo che non è neppure più interessato a
somigliare al mondo di fuori, quello vero, quello
reale, quello insensato. Così torna bella la vita e
le cose sono «come è giusto che sia».
In fondo Ermengarda, nella sua follia esemplare,
inventando un mondo a parole, rappresentando
una realtà alternativa attraverso il discorso, fa
quello che ogni attore fa sul palcoscenico.
Nel testo ci sono suggestioni e spunti da vari
generi e varie esperienze tetatrali: Brecht, la
commedia dell’arte, il melodramma,
l’avanspettacolo, perché Ermengarda vuole
anche essere un discorso sul teatro, sulla potenza
creativa ed evocativa del teatro che racconta e
raccontando fabbrica storie tanto più care quanto
più distanti dalla Storia che si pretende unica per
tutti. Ora, come forse si sarà capito, il
naturalismo, in questa testo, è fuori questione.
La quarta parete è scappata ed è stata sostituita
— concettualmente parlando — dal proscenio
dell’avaspettacolo. Il teatro — messi tra
parentesi illusionismo e verosimiglianza —
torna ad essere un qualcosa che, in primo luogo,
accade sulla scena, anche quando quel che
accade non è che un raccontare, raccontare di
cose accadute o non accadute affatto o accadute
in un’altra maniera.
Il testo non prescrive praticamente nulla della
messa in scena, non ci mette bocca, in fondo non
lo riguarda. Si offre alla regia con la stessa
autonomia e la stessa complementarità che ha il
libretto d’opera con la musica. È una traccia e
un’atmosfera su cui la regia può proiettare e
costruire la sua visione del mondo e del teatro.
La scena è di volta in volta o il contraltare che
disvela le verità che i personaggi non vogliono
vedere, o il controcanto che cospira anch’esso
alla costruzione di una realtà di sogno e di fuga.
Insomma stavolta, niente atri muscosi né fori
cadenti, ma ricostruzioni verbali e per questo
effimere della realtà: questa Ermengarda non ci
sta a farsi cacciare senza colpo ferire, così
combatte e impazzisce a colpi di grottesco e gli
altri stanno intorno appena appena meno pazzi o
forse più pazzi perché un filo più consapevoli
della realtà e di quello che le cose vorrebbero o
dovrebbero significare.
Un avvitamento su se stessi in fuga dall’altro,
dal fuori, dalla storia.
Storia che infine è scappata, ha abdicato, è stata
ripudiata e cacciata e non tornerà né a Parigi né
altrove.
Il tutto da recepirsi — virtualmente —
fischiettando un motivetto melò un po’ kitsch,
troppo orecchiabile, straziante quanto basta.
Quello che mi piace di «Storia di
I
Ermengarda» è la sua capacita di
suggerire immagini e situazioni teatrali.
Marta Poggi
Nicola Russo
Il sentimento dell’assenza è per me
qualcosa di estremamente teatrale. I
personaggi sono tutti alla ricerca di qualcosa che
non c’è più, che non c’è o che non c’è ancora. Lo
sforzo di raggiungere ciò che non si ha, il
progetto di questi movimenti crea come una
mappa, un percorso di intenti, parole e
movimenti, in cui Ermengarda, Adelchi e Carlo
intrecciano le proprie identità.
Ed esattamente come su una mappa si muovono,
in un palazzo immaginario, che abitano ognuno
rinchiuso nella propria stanza, nella propria
versione dei fatti, al riparo dall’esterno e dalla
storia. Ermengarda, Adelchi e Carlo che sono
personaggi storici prima e letterari poi, nella
scrittura di Marta acquistano una terza identità
che si confonde con le prime due in
un’atmosfera di sogno.
E come in un sogno nel testo convivono tragedia
e riso, grottesco e profondità di sentimenti.
E su tutto c’è una riflessione sull’amore, sulle
sue illusioni, sulla sua assenza, sulla distorsione
del mondo che siamo capaci di intraprendere in
risposta ad un amore non corrisposto, non
rivelato, tradito o ripudiato. E tutto questo con
una scrittura insolitamente ricca, dove poesia,
dialoghi teatrali, canzoni e racconto si
mescolano in un insieme di ispirata originalità,
in una drammaturgia solida e maneggevole
proprio nel tracciare percorsi molto precisi da
seguire ma nel lasciarti libero di sognare con la
sua poesia e con la sua capacità di evocare.
STORIA DI ERMENGARDA
Le immagini che trovate in questa pagina
I
sono un’altra «Storia di Ermengarda».
Una versione che non ha nulla a che vedere con
lo spettacolo. Nulla se non il testo.
Un’interpretazione parallela, una messinscena su
carta, un libro grafico, un fumetto.
Questo non per amore di multimedialità (termine
ormai troppo opaco e abusato per significare
davvero qualcosa), ma per assecondare anche in
un altro modo la vocazione drammaturgica della
scrittura di Marta Poggi.
Marta cita come analogo possibile del suo testo il
libretto d’opera: un gruppo di parole che chiede
un esecuzione. Ecco: lo spettacolo che vedrete
per la regia di Nicola Russo è l’esecuzione
u∑ciale, la messinscena legittima. Questa sarà
invece un’illegittima «messa in pagina».
C’è ancora chi guarda con sospetto la teatro
scritto come il residuo del vecchio teatro di
parola. Ma dipende di che scrittura e di che
parole parliamo. Quelle di Marta nascono con
una vocazione plastica che non chiede di meglio
che essere messa nella spazio. Spazio del
palcoscenico, spazio della pagina disegnata.
I più informati diranno che si tratta di un graphic
novel teatrale, e forse hanno ragione. Preferiamo
pensare che si tratti di un’inconsueta possibilità
scenica. Forse è ancora teatro, ma con altri
mezzi.
Riccardo Falcinelli
10_14 DICEMBRE .08
Personalmente, come molti, l’ho succhiata nel biberon. Ma l’ho capito solo ora.
Per questo posso parlarne solo adesso.
MI CHIAMO LUCIA,
Carmela Alessandra Calamaro
Scrivo/racconto la storia di mia madre e mio padre e in parte la mia biografia per lo più giovanile perché
appartengono tutte e tre, in modo diverso, a una vita che non riesco più a riconoscere né come mia né come reale,
sebbene mi sia empiricamente familiare.
Mia madre, Laura, toscana, minuta, bella donna, scesa alla capitale da un paesino del marmo di Carrara, è morta
di Alzheimer precoce venti anni fa a cinquantotto anni. – È morta sola e lontano, senza capire una parola, in
esilio, in una clinica per malati terminali a Montevideo, Uruguay.
Mio padre Ennio, ha settantasei anni e vive in Argentina ma io dico a mio figlio che suo nonno è morto e non ho
più alcun rapporto con lui.
Da quando sono madre ho smesso, e con evidente giovamento, di essere sua figlia.
Questa è la loro storia, in parte la mia.
Quella di mia madre infelice e basta, senza appello: una sfortuna epica la sua, irreale e definitiva. Tutto esagerato
e ingiusto. Di che motivare chiunque a non rinascere. Quando parlo di me, è per parlare di lei, perché parlare di
questa donna, Laura Marchi non si può.
È stata fatta a pezzi e mangiata viva dalla sua vita. Coperta dal silenzio e dalla vergogna. Un processo curioso.
Di lei non è rimasto niente.
Mio padre se l’è cavata meglio.
Ennio Calamaro, abitato da un sorprendente rimbalzo sul dolore, sfacciatamente armato contro la sua epopea
vitale, fortunato nella sfortuna, vive da sempre in un’operetta, con tutt’al più picchi di melodramma.
Sentimentale, vanitoso, di buon carattere, egoista, niente lo tocca davvero, salvo se stesso. Buon per lui.
TEATRO DI ROMA
MAGICK
AUTOBIOGRAFIA DELLA VERGOGNA
SCRITTO E DIRETTO DA
LUCIA CALAMARO
con Benedetta Cesqui, Monika Mariotti
durata 90’ senza intervallo
orari 10 e 14 dicembre ore 20.30
11 e 13 dicembre ore 22.30
12 dicembre ore 19.00
PRIMA NAZIONALE
si ringrazia
c
Armunia-Festival
Costa degli Etruschi
agi
Dovrei dire qualcosa di goloso per invogliare la gente a venire a vedere questo mio spettacolo, a vedere spettacoli
di teatro, in generale ad andare a teatro.
Purtroppo in questo senso, nessuna novità.
Non c’è nessun motivo per andare a teatro.
Personalmente non parlo di cose che invoglino - malattia, morte, vergogna, dinamiche di potere in famiglia,
squassi interiori, abbandono - e non considero un divertimento o una distrazione il teatro.
Il teatro per me non è un giocattolo, piuttosto un mezzo specifico e miracolosamente articolato di elaborazione
del pensiero.
Il teatro è difficile, ti sciupa, ti asciuga la vita, ed è una cosa, se ben fatta, estremamente seria, al limite
metafisica.
Fare da dessert, non è la mia natura. Sono pesante e meridionale, una formazione per lo più nordica mi ha
lasciato in eredità un certo amore somma tutto confessabile per la forma ed il pensiero.
Divertire è una cosa che lascio volentieri, e non senza certa invidia ed ammirazione, a chi si occupa di
intrattenere.
Soprattutto, non mi interessa fare l’imbonitore di me stessa, non posso e ancor di meno voglio.
Possiamo, quello si, chiacchierare.
Quindi posso dire un paio di cose, il più oneste possibili ad oggi che scrivo - da qui a dicembre sicuramente avrò
cambiato pensiero - su chi e cosa occupa la sala due del teatro India per quattro giorni a dicembre, prima o dopo
Marta Poggi, che sta anche nella pagina al lato, a fianco, sotto, non so bene.
Quello che faccio non so più neanche come chiamarlo, tanto ha che vedere più con me stessa che con il teatro. Uso
la scena per abitudine, per facilità, amicizia, perché la conosco da quando ho sedici anni. Ci sono capitata e non
l’ho più lasciata, e questo più di vent’anni fa.
Tanta frequentazione mi ha sviluppato automatismi della tecknè: oltre che per parole, le cose, quando e se
arrivano, mi vengono per quelle che tra me e me chiamo visioni.
Insomma, ci sono immagini che hanno più o meno, anche se diverso, diciamo sintetico mentre il testo è analitico,
il peso delle parole.
E poi i miei attori.
Dicono che sono possessiva. Lo sono.
Non saprei fare senza di loro, senza il confronto di carne e sangue, senza le sorprese che creano e la fatica che mi
fanno. Le persone con cui lavoro, e sono poche, ad oggi ne restano cinque di cui due potenziali, si salvano da una
selezione naturale reciproca stranissima che avrebbe incuriosito Darwin. Brontolo, critico, mi innervosisco,
comando, ricatto, stresso, suggerisco, insegno ma il mio fondo, nei loro confronti, è di assoluta e meritata
incondizionalità, perché definitivamente, mi piacciono.
Del teatro amo più di tutto la loro compagnia creativa, che ci siano loro con me in sala prove, che cambino umore
digestione e ore di sonno ogni giorno, e che quindi lo spettacolo cambi sempre di conseguenza.
A volte me ne lamento anche. Questo lato metabolico della cosa, al di fuori del mio controllo, non è sempre facile
da gestire. C’è della sublimazione e della sporcatura, dipende dai giorni. Ma se lo spettacolo fosse sempre lo stesso
non lo seguirei, non farei la regia, non starei alla consolle nei postacci e non capiterei nei bei teatri. Senza gli
attori e le loro variabili naturali, mi annoierei.
Anche questo certo, dipende dai giorni. A volte vorrei fissare il momento perfetto, il ritmo esatto, lo sguardo
struggente, e che siano sempre cosi. Poi però, rivedendolo tale e quale il giorno dopo, quello che di bello e foriero di
senso ci ho visto solo ieri in tutto ciò, non lo trovo più.
Succede che il tale e quale di ieri, rispetto a oggi, per gli attori è imposto, non organico e quindi è già svuotato, non
vale più, non è vivo né respira. Oggi, a teatro, somiglia più che altrove a un oggi assoluto, è presente puro, e non
somiglia quasi mai a ieri. Bisognerà armarsi di pazienza e curiosità e capire da capo che succede, come suona
questo spettacolo. Sennò si fa lo stesso certo, ma è cattivo teatro.
Questa è un’autobiografia di famiglia. Soggettiva, parziale, caotica, a volte apocrifa.
Potrei giustificarla dicendo che ho avuto una vita avventurosa e insolitamente seminata di dolore.
Ma il suo senso non sta nella mia stranezza. Ancora meno nella mia tristezza.
Potrei difenderla, argomentare. Potrei, raccontarvi l’arzigogolata e sofferta genesi, dopo uno spettacolo
abbandonato e un altro quasi tutto sbagliato. Potrei, lo faccio, lo sto facendo.
Ma onestamente l’unico modo per dargli un senso per qualcuno che non sia me e come me, affezionato alla genesi,
credo stia nella tematica.
Il sottotesto centrale di Magick è la vergogna. Emozione complessa, transegenerazionale, sociale, epidemica e
virale, penosa, distruttrice, isolante, non verbalizzata, gemella del secreto, devastante. La vergogna non è senso
di colpa, ci si vergogna di essere, non di fare, è un disaccordo metafisico con se stessi. Chi parla della vergogna, la
conosce. Eccome. Anche chi viene a vederla. Forse. Altrimenti, per definizione, vive nascosta e non se ne parla.
Vergogna e fobia sociale sono patologie specifiche e identificate dalla psicanalisi di cui, per una curiosa e
sotterranea forma di auto censura disciplinare, si parla da relativamente pochi anni.