Notiziario del Teatro di Roma novembre.dicembre n2 08 stagione iniziata da poche settimane è senz’altro prematuro parlare di ‘bilanci’, tracciare somme o consuntivi che, come più corretto, vanno stilati su archi di tempo ben più ampi. Quello che ci preme condividere in queste poche righe di riflessione, è comunque il fatto concreto, documentato dai dati reali, di una grande curiosità e di un forte interesse per l’offerta culturale che il Teatro di Roma sta proponendo non solo con il cartellone stagionale, ma con l’insieme delle proprie offerte: dai diversi laboratori alle visite guidate dell’Argentina, dal lavoro con le scuole alle attività culturali proposte a corollario di alcuni spettacoli, in un ventaglio di attività che, come puntualizzavamo nello scorso notiziario, vogliono porre concretamente il teatro nel cuore della comunità cittadina. In un momento in cui l’insicurezza, la paura, la ‘solitudine dei cittadini’ paiono essere le nere nuvole che gravano sugli animi e creano ansia, ci pare positivo constatare che esiste, forte e presente, una voglia di condivisione, di partecipazione e di sapere che contrasta con questo panorama di chiusura. L’alta partecipazione di A www.teatrodiroma.net ARGENTINA IL PASOLINI DI CASTRI INDIA LE PROPOSTE D’AUTUNNO OGGI verso DOMANI SE LA CITTÀ DOMANDA pubblico alle nostre attività ci conforta nell’impressione che Roma sia una città assolutamente viva, attenta, pronta a rispondere con entusiasmo all’offerta di occasioni di riflessione, di conoscenza di scambio, di intrattenimento intelligente. Le sale dell’Argentina hanno così registrato un’ottima affluenza di pubblico con ripetuti esauriti, così come benissimo sono state accolte le visite teatralizzate che offrono a cittadini, turisti, studenti l’occasione per conoscere locali, strutture e vicende del nostro storico teatro. Le proposte di India hanno registrato un’accoglienza numerosa e un progetto per l’utilizzo di nuovi spazi teatrali e di incontro è pronto a raccogliere e ampliare questa domanda. Ecco. Una prima, evidente riflessione è proprio che, anche se i dati ci dicono che l’offerta di eventi culturali nel nostro Paese è diminuita, la presenza e la richiesta dei cittadini è invece viva e forte, e del resto registrabile non solo da parte nostra ma in molte strutture, come per esempio l’Auditorium, che producono e offrono cultura. Le nostre società, le nostre città,oggi più che mai hanno bisogno di ridare valore e sostituire all’ io solitario ed egoista, la cultura del noi, del sentirsi partecipi di una stessa comunità, di allontanarsi dall’individualismo esasperato, dal cinismo, per recuperare la possibilità della nostra vita sociale in quanto parte di un sistema di relazioni. Noi crediamo che il teatro, con la sua capacità di tenere insieme diversi saperi, di entrare nella profondità dei linguaggi, nell’esperienza delle persone, possa essere uno strumento eccellente per rompere la solitudine dei singoli io. Vogliamo portare come esempio, allora, quanto è avvenuto tra i ragazzi di San Luca e il TBM grazie al progetto di Michele Placido, al laboratorio che ha coinvolto decine di giovani, e assieme a loro, insegnanti, genitori, cittadini. Un lavoro che ha legato Roma e la Calabria, che ha messo in contatto realtà differenti, differenti esperienze, diversi linguaggi e che a nostra avviso è il segno di come il lavoro teatrale possa contrastare quello che lo studioso di diritto Jeffrey Rosen ha chiamato l’intimità pubblica, vale a dire il risultato di quell’incitare l’individuo a denudarsi in pubblico da parte di media e tv, che “interpreta tutto quel che accade nel mondo in termini solo personali”. Denudandosi e accettando l'intrusione del pubblico nella sfera individuale, si arriva a sacrificare la propria privacy oltre che la libertà personale, producendo un ‘rumore’ vacuo e vuoto, tentando di leggere la complessità della realtà con un linguaggio depauperato e con categorie semplicistiche. I dati sembrano dirci che là dove esistono occasioni di cultura, la risposta è ottima, indicativa di una ‘fame’ che, a nostro avviso, è il segno positivo di vitalità di Roma, della necessità profonda che abbiamo di conoscere, di entrare in rapporto, di uscire dalla propria solitudine. Di concretizzare quello che, secondo Hans George Gadamer, significa il concetto di ‘comprendere’: “Non si tratta tanto di ascoltare qualcosa l’uno dell’altro, bensì di prestarsi ascolto l’un l’altro.” ARGENTINA T E AT R O TEATRO DI ROMA PORCILE DI PIER PAOLO PASOLINI REGIA MASSIMO CASTRI SCENE E COSTUMI MAURIZIO BALÒ LUCI GIGI SACCOMANDI SUONO FRANCO VISIOLI con Paolo Calabresi, Corinne Castelli Milutin Dapcevic, Ilaria Genatiempo Vincenzo Giordano, Miro Landoni Mauro Malinverno, Davide Palla Antonio Peligra durata 100’ con un intervallo PRIMA NAZIONALE orari ore 21, giovedì e domenica ore 17 lunedì riposo Porcile è un’opera semplice, una fabula in cui anche la doppiezza è semplice e chiara. La storia di un ragazzo che non può/non vuole prendere parte, è altro, è diverso, non coincide con nessun ruolo o parte. Cosa vuol dire Porcile?… tante cose… ma anche la semplicità estrema del gesto di Julian… semplice e oscuro: Julian realizza compiutamente l’eros di Pasolini, quello del corpi senz’anima. Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data. E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame d'amore, dell'amore di corpi senza anima. Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù. La storia di Julian è reale e insieme metafora-travestimento della storia di Pasolini (la sua storia vera), è così eccessiva che diventa fiabesca, travestimento infantile, non la si prende sul serio perché è oltre, è nel bosco, dove c’è il Lupo Cattivo e l’Orco. È paura infantile. La storia di Julian è soprattutto una storia di regressione all’infanzia, un ritorno alla fiaba dell’Orco e del Lupo Cattivo. È anche il ritorno all’indistinto: Julian va nel mondo, ma torna indietro alla casa, ai luoghi dell’infanzia e della pubertà. Però quando torna è inconoscibile, liquido (come vorrebbe o si sente Pasolini), è questo e il suo contrario, o meglio, è diventato una cosa sola: come un santo, come uno stilita. Solo come fiaba nera e triste Porcile può dispiegare il suo ‘peso di senso’, può implodere nella testa di chi guarda e ascolta: non deve esplodere e scandalizzare ma implodere e inquietare e ricordare. Massimo Castri È disponibile il programma di sala di Porcile ed. Editoria&Spettacolo, con il testo originale dell’opera di Pasolini, le note del regista Massimo Castri, uno scritto critico di Massimo Fusillo, la locandina e le foto di scena. ! Prezzo 5,00 euro PIER PAOLO PASOLINI PORCILE: SCALETTA DELLA PRIMA STESURA SUPPLICA A MIA MADRE Un giovane soffre tutti i fenomeni di un amore tragico (molto sensuale, carnale ecc. ma sublime): rasenta la pazzia (c’è una donna innamorata di lui, e sua madre ecc. (?). I VISIONE: discesa di questo giovane all’Ade, in mezzo ai più atroci martiri e carneficine (da Living Theatre ecc.), lager, camere a gas, torture, napalm ecc. ecc.: un concentrato di tutte le più orribili atrocità ecc. ecc.: tutti coloro che sono martirizzati desideravano di esserlo: la domanda è questa: perché desideravano di essere martirizzati. Al risveglio della seconda visione, il giovane (un tedesco o un austriaco: tutta la tragedia si svolge nella Germania di Bonn) conosce il proprio desiderio di essere martirizzato (?). A questo punto si ha la rivelazione del suo segreto ecc. con particolari della sua biografia, della sua infanzia ecc.: egli può amare sessualmente solo i maiali, nei loro porcili (cfr. un caso clinico reale, da consultarsi ecc. ecc.). II VISIONE: un’utopia, fondata su Spinoza e la filosofia indiana, ma calata poeticamente e irrazionalmente in un mondo figurativo occidentale (?) ecc. ecc. (Tutto da stabilirsi.) Egli ha la seconda viisone nel momento in cui va come al solito nel porcile a cercare la soddisfazione dei sensi. Alla fine della seconda VISIONE (del tutto sublime e senza riferimenti al sesso), egli viene sbranato e divorato dai maiali. È difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore. Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data. E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame d'amore, dell'amore di corpi senza anima. Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: ho passato l'infanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile, di un impegno immenso. Era l'unico modo per sentire la vita, l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita. Il sogno o incubo o azione teatrale reale ecc. di Julian è di essere in una nave di negrieri del ’600: e i martiri sono i negri, che muoiono di malattia o tra le torture o ammazzati ecc. ecc, (emblema dei futuri lager ecc.): c’entrano naturalmente anche i negrieri. Il suo segreto si viene a sapere così. Il padre è un uomo potente (industriale ecc.) che ha altre mire politiche (c’entrano anche Erhard e gli altri): ha un avversario (a sua volta industriale). Il padre di Julian in una scena, X, sta parlando con un suo informatore: questo informatore dà tutti i dettagli del passato politico dell’avversario politico del padre di J.: egli è stato nazista ecc., e ha diretto un campo di concentramento (come medico, per esperimenti su cavie umane ecc.): tutto ciò farà sì che il padre di J. potrà eliminare l’avversario, chiamiamolo Bunker. Ed ecco che nella acsena seguente, Y, il signor Bunker viene annunciqato e introdotto: amabile discussione, che verte lentamente sulla salute di J. Bunker ha a sua volta avuto un informatore, e informa il padre di J., che J. È un maniaco che fa l’amore con i maiali ecc. ecc. Sogna di essere (o è addirituura, meglio) in una gande nave spaziale (diretta a un pianeta): durante il viaggio si realizza la filosofia di Spinoza (o qualche altra Utopia o bramanesimo). tratto da Il teatro di Pasolini - I Meridiani per gentile concessione della Arnoldo Mondadori Editore foto©S.Amato 25 NOVEMBRE_ 21 DICEMBRE .08 Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata fuori dalla ragione. Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile… La scuola è viva. Viva la scuola Molte sono state le insegnanti che hanno risposto al nostro invito ad un incontro dove si sarebbero illustrate le attività per la scuola. E molte erano nel foyer, curiose ed interessate. Come abbiamo sostenuto nel nostro editoriale c’è tanta domanda di teatro ma possiamo anche affermare che c’è anche tanta attesa da parte del mondo della scuola. A vederle ci si è resi conto di quanto il teatro e la scuola siano simili, orbite diverse sì, ma intorno al medesimo centro. 28 ottobre, ore 16,30. All’ETI c’è il primo incontro con le insegnanti sulla didattica della visione. Si parla di Pasolini e di Porcile. Fuori diluvia e nonostante il traffico e la pioggia le insegnanti sono lì. Tante. Ad ascoltare Giorgio Testa che spiega loro come incuriosire e coinvolgere gli studenti in uno spettacolo non proprio facile come Porcile. Sono anni che il nostro teatro fa attività con le insegnanti ma ogni volta che le vedi, attente, prendere appunti, fare domande, chiedere spiegazioni, con umiltà, come fossero tornate loro stesse studenti, ti chiedi: perché? In un momento come questo in cui la scuola è sotto esame, loro stesse, le insegnnati, sono sotto esame, sono qui curiose, senza nessun compenso, di pomeriggio, affrontando anche un tempo inclemente. Chi glielo fa fare? Me lo sono chiesto per tutto il lungo pomeriggio passato con loro. Alle 19,30 Giorgio Testa termina l’incontro ed io, per la pioggia, ho chiesto un passaggio ad una di loro. La macchina era ingombra di cose: libri, buste, passeggini, giocattoli: era una mamma. Andava di fretta perché doveva ancora preparare la cena: c’era una famiglia. E ancora quella domanda: perché? Poi d’un tratto: “Verrai anche tu a scuola per gli incontri con gli studenti?” “Sì, certo” “Sono contenta. Vedrai che belle persone sono i miei studenti”. Eccola la risposta. LE ATTIVITÀ CULTURALI DEL TEATRO ARGENTINA Pasolini e la scuola incontri, blitz, riflessioni La parola “Blitz” evoca l’idea di un’incursione, una “intrusione” del linguaggio teatrale nel tessuto formativo/didattico scolastico. Gli studenti saranno posti non solo nella condizione di spettatori di un percorso proposto, ma anche di veri e propri co-autori, costantemente chiamati, nel corso della lezione, ad utilizzare operativamente le proprie competenze. Ci sarà un coinvolgimento degli studenti in qualità di estemporanei attori, non per procedere ad una banalizzazione delle problematiche inerenti l’ambito performativo, bensì proprio al fine di consentire un certo grado di attraversamento fisico delle difficoltà tecniche e teoriche connesse alla recitazione. Tra gli obiettivi prioritari di un simile progetto c’è dunque senz’altro la ridefinizione dell’attuale necessità culturale e sociale del teatro come irrinunciabile forma di conoscenza ed esperienza di se stessi attraverso il contatto con l’alterità. I blitz sono programmati dal 17 al 22 novembre e le scuole coinvolte sono il Liceo Morgagni, il Liceo Mariani, il Liceo Croce, l’Istituto Giovanni XXIII ed il Liceo Pilo Alberelli di Roma, inoltre il Liceo Dante Alighieri di Latina ed il Liceo Vian di Bracciano. ATERBALLETTO ROMEO AND JULIET DA UN’IDEA DI MAURO BIGONZETTI E FABRIZIO PLESSI COREOGRAFIA MAURO BIGONZETTI SCENE E COSTUMI FABRIZIO PLESSI MONTAGGIO MUSICALE DA SERGEI PROKOVIEFF CONSULENZA MUSICALE BRUNO MORETTI TECHNICAL GEAR BY DAINESE IN COLLABORAZIONE CON L’ACCADEMIA FILARMONICA ROMANA durata 90’ senza intervallo orari ore 21, giovedì e domenica ore 17 “Non esiste storia che, come questa di Romeo e Giulietta, non sia stata tanto narrata e diffusa da valicare i confini geografici, culturali o di classe. Nell’antica Grecia il mito, come un vento, come un fiume, attraversava territori e culture, mutando sì da racconto a racconto, ma sempre portando con sé il suo senso profondo. Così oggi, il mito di Romeo e Giulietta attraversa tutte le possibili categorie sociali dell’uomo occidentale, ed è probabilmente la storia più diffusa della nostra cultura. Al di là dei suoi personaggi e della sua ambientazione, sono i sentimenti che lo pervadono a determinarne la struttura portante, insinuandosi sino a colpire a fondo le nostre sensibilità occidentali.” Mauro Bigonzetti “…Noi siamo completamente indifesi dai sentimenti, dalle emozioni, dall’urto violento dell’amore che può, in pochi istanti, farti perdere il controllo che ti illudevi d’avere sul tuo cuore fino al quel momento. Romeo e Giulietta erano due adolescenti che, a folle velocità, andavano a schiantarsi inevitabilmente contro il muro dell’amore senza alcuna protezione. I caschi,le tute di fibra di carbonio, i mille accorgimenti che alla fine ognuno di noi usa nella vita sono semplicemente inutili. Per entrare a tutta velocità nel profondo dell’anima dell’altro non si ha bisogno di nessun sofisticato navigatore satellitare. È la nostra adrenalina, unico straordinario bypass, che ci porterà diritto al cuore. La velocità del suo battito sarà l’unica risonanza, la sola mappa percorribile. Basterà ascoltarlo! ...” Fabrizio Plessi foto©A.Anceschi 1_4 GENNAIO .09 L’ACCADEMIA FILARMONICA ROMANA ALL’ARGENTINA Il Maestro Marcello Panni, Direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana, ci ha illustrato gli scopi della collaborazione con il Teatro di Roma: “Abbiamo voluto proporre una sorta di duplice scambio, nell’interesse comune di due tra le più importanti istituzioni culturali della città: da parte nostra puntiamo, con la presenza in questa scena storica, ad avvicinare un pubblico abitualmente più legato al teatro, portandovi musica e balletto. Dall’altra parte, l’Argentina stesso rinnova in questo modo una tradizione che ha lontane radici. Ricordo, tra i tanti punti di questa storia prestigiosa, che proprio su questo palco esordì ‘Il Barbiere di Siviglia di Rossini’…” Quali sono le prime proposte? “ Intanto il balletto, un’edizione particolarmente interessante del Romeo and Juliet di Prokofieff per la regia di Mauro Bigonzetti e la realizzazione scenografica di uno dei più apprezzati artisti contemporanei, Fabrizio Plessi. È un lavoro che non conserva rigidamente l’aspetto didascalico e narrativo del balletto, ma ne estrae i sentimenti immortali, senza tempo, rinnovando anche la struttura musicale con un’audace montaggio a ritroso. Poi abbiamo in programma una serie di concerti con cadenza mensile, la domenica mattina. “C’era una volta il ‘900”, è il titolo di una rassegna con la quale, puntando comunque a mantenere un alto livello di qualità, offriamo delle occasione di piacevole divulgazione, toccando alcune tra le più interessanti forme musicali che hanno attraversato il secolo scorso: da La Storia del Soldato, tradotta e interpretata dal mimo attore Luigi Maio, al ragtime di Antonio Ballista e all’ensemble vocale Alti e Bassi e a un’operina comica di Sergio Tofano con la musica di Carlo Boccadoro; e ancora, la musica del Futurismo, del quali il prossimo anno ricorre il centenario, e un Combattimento di Tancredi e Clorinda in un’insolita versione di Berio, anticipata da un ‘cunto’ sullo stesso tema, di Mimmo Cuticchio. Come si vede, un ampio ventaglio di proposte, per un programma vivace e senz’altro interessante che sono certo troverà l’attenzione del pubblico romano.” Un segno concreto, dunque, di questa collaborazione. “Certo. Il Presidente Forlenza e il direttore, Giovanna Marinelli, hanno più volte sottolineato come il Teatro di Roma debba sempre più essere un luogo di incontro e di confronto delle poetiche e delle idee. Un luogo aperto alla città. Mi auguro allora che questo sia un primo passo di un cammino che si ripeterà nei mesi futuri, con nuove proposte e nuovi scambi.” ! 30 NOVEMBRE .08 ORE 11 LA STORIA DEL SOLDATO DI IGOR STRAWINSKIJ Stravinskij in una performance di Luigi Maio, musicattore, una istrionica e originale interpretazione,che recupera lo spirito originale dell’opera secondo le intenzioni di Stravinskij e del poeta Ramuz: quello di uno spettacolo popolare, itinerante, quasi circense, in cui eventi musicali, scenici, coreografici e drammaturgici si fondono tra loro in una sola entità. C’ERA UNA VOLTA IL XX SECOLO domenica 30 novembre .08 ore 11 LA STORIA DEL SOLDATO di Igor Strawinskij Luigi Maio, musicattore e regista Orchestra Roma Sinfonietta Francesco Lanzillotta, direttore domenica 14 dicembre .08 ore 11 I CAVOLI A MERENDA Divertimento musicale per attore e 5 strumenti testi di Sergio Tofano Ensemble Musica d’oggi Carlo Boccadoro, direttore Steve Reich, Clapping Music Michael Torke, Telephone Book domenica 18 gennaio .09 ore 11 IL FUTURISMO MUSICALE conferenza concerto con proiezioni Daniele Lombardi, pianista in occasione del Centenario del Manifesto Futurista domenica 15 febbraio .09 ore 11 RAGTIME STORY da Scott Joplin a Strawinskij Antonio Ballista, pianista domenica 29 marzo .09 ore 11 MEDLEY La migliore musica swing del Novecento Alti e bassi, quintetto vocale a cappella domenica 19 aprile .09 ore 11 IL COMBATTIMENTO DI TANCREDI E CLORINDA di Monteverdi/Berio Ensemble Nuovo Contrappunto Mario Ancillotti, direttore con la partecipazione di Mimmo Cuticchio SUNDAY MORNING 6 concerti domenicali L'abbonamento è a giorno e posto fisso, per la domenica mattina Informazioni e prenotazioni: Teatro di Roma Ufficio Promozione tel. 06.684.000.346 mail, dal lunedì al venerdì [email protected] Abbonamento 6 concerti 40,00 € ARGENTINA T E AT R O foto©G.De Sandre 6_18 GENNAIO .09 JOLEFILM MISERABILI IO E MARGARET THATCHER TESTI DI ANDREA BAJANI LORENZO MONGUZZI MARCO PAOLINI, MICHELA SIGNORI MUSICHE MERCANTI DI LIQUORE CONSULENZA STORICA GIOVANNI DE MARTIS CONSULENZA MUSICALE CARLO REBESCHINI DISEGNO LUCI ANDREA VIOLATO DIREZIONE TECNICA MARCO BUSETTO con Marco Paolini durata 120’ con un intervallo orari ore 21, giovedì e domenica ore 17 lunedì riposo Sono Lorenzo Monguzzi, Piero Mucilli e Simone Spreafico, una formazione attiva dai primi anni ‘90 con un personalissimo approccio alla canzone d’autore, arricchito da composizioni proprie a metà tra le suggestioni delle melodie popolari e una ritmica folk moderna. Dal 2003 collaborano con Marco Paolini con il quale, prima di Miserabili hanno realizzato “Song n.32 (Concerto Variabile)“ da cui nasce il cd “Sputi”: un lavoro variopinto foto©T.Savoia e, a suo modo, innovativo in cui risulta evidente la traccia di un fare istintivo, dove “l'aria che tira nelle parole ha suggerito la musica” e le suggestioni stilistiche. La musica di “Miserabili” ha a sua volta prodotto un cd omonimo, ampliato di foto©L.Andolfato I MERCANTI DI LIQUORE foto©L.Andolfato Un racconto in forma di ballata. Monologhi, canzoni e brevi narrazioni compongono dei quadri per raccontare la metamorfosi della società italiana a partire dagli anni ’80, in un percorso che prosegue quello degli "Album". L’argomento principale di Miserabili è l’economia, l’intreccio di “macro” e “micro”, le ricette e le delusioni di questo passato prossimo che sconfina nel presente. Una ballata, dunque, ma anche è un work in progress per vocazione, secondo lo stile di Paolini. Vale a dire: un modo di ragionare ad alta voce. In questa occasione il racconto/ragionamento è attorno all’influenza, sempre crescente, delle regole (e dell’assenza di regole) di mercato, sul nostro modo di immaginare il futuro senza progettarlo, di vivere il presente, di rimuovere la memoria. Margaret Thatcher diventa allora la protagonista di un dialogo immaginario con Nicola, il protagonista degli Album di Marco Paolini, è il simbolo vivente della metamorfosi della nostra società non più ristretta da confini nazionali. Così come si deve in una ballata, la presenza della musica è molto forte: i Mercanti di Liquore hanno composto tutte le musiche che eseguono dal vivo. 10 tracce rispetto allo spettacolo ed è stato realizzato nel tentativo di sfruttare al meglio un supporto differente in una sorta di ragionamento che continua ad evolversi. La realizzazione del disco ha seguito lo stesso procedimento di “Sputi”, ossia si è partiti dal lavoro teatrale usando la permanenza in studio per esplorare e sperimentare suoni e forme diverse per arrivare alla realizzazione di un album che supera i confini della rappresentazione messa in scena nei teatri. MARCO PAOLINI CHI SONO OGGI I MISERABILI “Storicamente i ‘miserabili’ sono quelli di Victor Hugo, persone ai margini della società. I sottoproletari di Marx. Entrambi, Marx e Hugo, in fondo parlavano di qualcosa che avevano sotto gli occhi, masse povere migranti verso la città col sogno di un riscatto. Ancora oggi, quello che abbiamo davanti non è una cosa tanto diversa. Perfino il liberismo economico è lo stesso. Soltanto adesso è peggio. Si è ampliata la differenza tra ricchi e poveri ed è molto più lontana la redistribuzione. Risulta peggiore perfino il clima sociale. Se allora c’era la Belle Epoque, oggi c’è la borsa e l’oroscopo. Il destino. E un calcio in culo all'idea di realtà condivisa. C’è solo l'individuo e nessuno parla più di opportunità collettive. È la profezia Thatcher. Lei diceva che la società non esiste, esistono uomini, donne, famiglie. Per questo la Thatcher mi è sembrata il miglior interlocutore a cui il mio Nicola in scena può porre delle domande per capire. La Thatcher ha imposto il mercato, l’individuo e il ‘pensiero delle crocchette’. Considerate: una volta i gatti mangiavano carne, pane, riso. A un certo punto in America pubblicizzano le crocchette. Dopo qualche anno lo stesso fanno i gatti italiani, francesi, tedeschi... e il pensiero unico delle crocchette. Allora, forse, misero non è il povero, ma chi consegna la propria vita. La miseria di cui parlo è quella antropologica: uomini rassegnati al destino, uomini-consumatori. Una società di consumatori è miserabile. Esistono ancora, comunque, esperienze che ci indicano la strada di come ci si possa sottrarre a un destino, forme per immaginare il futuro a cui la politica dovrebbe guardare. Se la politica fosse, come dice Cacciari, non far sentire il prossimo solo. Per documentarmi ho visto l’ Italia dove si praticano le alternative: le cooperative della Locride, di Lecce... In definitiva, non voglio essere catastrofico, semplicemente vorrei far riflettere: ci siamo illusi di vivere in una sorta di Belle Epoque mentre in verità siamo tutti molto più fragili di prima. Il finale dello spettacolo è un omaggio a Gaber, con la versione dark de La libertà, canzone-manifesto che ci ricorda che la libertà non è star sopra un albero, ma rimboccarsi le maniche”. JM!O VPWP!SPN B O [P!EJ VA L E R IO M A SS I MO MANFREDI La morte di Giulio Cesare cambia la storia IDI DI MARZO www.librimondadori.it Incontro con l’autore - Mercoledì 26 novembre 2008, ore 18 - Teatro Argentina - Largo di Torre Argentina, 52 - Roma INDIA T E AT R O Associazione Cadmo Assessorato alle Politiche Culturali LE VIE DEI FESTIVAL PROGETTO HERMANIS 14_16 NOVEMBRE .08 16_18 NOVEMBRE. 08 NEW RIGA THEATRE NEW RIGA THEATRE SONJA LONG LIFE REGIA ALVIS HERMANIS REGIA ALVIS HERMANIS con Gundars Abolins, Jevgenijs Isajevs scena e costumi Kristine Jurjane suono Andris Jarans luci Krisjanis Strazdits durata 90’ senza intervallo spettacolo in lingua russa con sopratitoli in italiano orari ore 21.00, domenica ore 18 con Guna Zariňa, Baiba Broka Kaspars Znotiňš, Ěirts Krűmiňš Vilis Daudziňš scena e costumi Monika Pormale suono Gatis Builis luci Oskars Plataiskalns con Sandi Pavlin, Maruša GeymayerOblak, Matija Vastl, Uroš Maček Ivan Godnič, Željko Hrs, Pavle Ravnohrib Romana Šalehar, Nataša Travnikar Dario Varga, Boris Kos, Jadranka Tomažič Ivan Rupnik, Olga Grad, Kristina Čufar Staša Miklavec, Boštjan Kljakič Valerij Jeraj, Štefan Marčec, Mitja Trampuš durata 100’ senza intervallo orari ore 21.00 foto©C.Dagach Sonja è una miniatura impressionista di una donna sola, alla quale il destino ha giocato un brutto tiro che si trasformerà nella sua gioia più grande. Sonja è una donna semplice, bruttina, un po’ sola. Ma possiede anche dei talenti: è un’eccellente cuoca e una buona sarta, inoltre è bravissima a far innervosire le persone. Un giorno riceve una lettera d’amore e il cuore di Sonja si infiamma. Dopo poco realizza che la lettera è stata scritta dalla perversa Ada che stravolge completamente la vita di Sonja. Il personaggio di Sonja creato da Tatjana Tolstaya, combina numerosi contrasti: un aspetto sgradevole e un mondo interiore sfaccettato, una vita dura e una solitudine lieve. La regia di Alvis Hermanis guida l’attore maschio a svelare le sottili contraddizioni: “Il mio scopo non è trasformarlo in donna – sottolinea il regista - la questione è avvicinarsi a quel tipo di sensibilità per comprenderla. Non porto l’attore a far finta di essere una donna. Il lavoro cerca di creare un’immagine femminile, un carattere, e di parlare di un’anima. Dubito che l’anima possa avere un sesso”. 19_23 NOVEMBRE .08 20_23 NOVEMBRE .08 FONDAZIONE TEATRO STABILE DI TORINO ACTI TEATRI INDIPENDENTI FORTEBRACCIO TEATRO FONDAZIONE PONTEDERA TEATRO CON IL SOSTEGNO DEL SISTEMA TEATRO TORINO KEELY AND DU DI JANE MARTIN TRADUZIONE FILIPPO TARICCO REGIA BEPPE ROSSO L’ approccio che Alvis Hermanis esplora potrebbe essere chiamato Il Nuovo Realismo: un ambito nel quale la realtà e la fiction sono confuse ed il processo della vita reale prevale sulla storia. La diffusione in Tv dei Reality Show ha totalmente cambiato il livello di credibilità che lo spettatore è in grado di accettare o, per usare un termine di Stanislavskij, del quale è in grado di “fidarsi”. Long Life è uno spettacolo che non si basa su un testo o su una storia: la performance nasce dalle personali osservazioni degli attori. Diversamente dalle altre produzioni di Alvis Hermanis dove gli attori mimano se stessi, qui gli interpreti, che hanno tutti meno di trent’anni, tornano ai fondamenti basilari del teatro copiando letteralmente la realtà. Non è un caso che il tema di Long Life sia uno fra soggetti più impopolari: la vecchiaia: dal 1990 il capitalismo contemporaneo dell’est europa ha discriminato i cittadini più anziani al punto da poter essere paragonato ad un esperimento antropologico o ad un particolare reality show dove i ruoli sono ancora incerti, ma dove il vincitore è chi muore per primo o per ultimo. con Barbara Valmorin, Beppe Rosso Francesca Faiella e Aram Kian durata 90’ senza intervallo orari 9 e 11 dicembre ore 20.30 Keely and Du è una commedia che affronta il problema etico dell’aborto, ciò che domina la pièce è il dubbio morale, il sospetto che forse ci potrebbe essere della verità anche nelle reciproche tesi antagoniste. Il testo tratta del rapimento di una giovane donna, che vuole abortire, da parte di un prete e della sua aiutante, membri di un’organizzazione di difesa alla vita, che intendono accudirla amorevolmente per tutta la gravidanza e provvedere alle spese per la crescita del figlio. Il dramma innesca una corsa contro il tempo, in cui la suspence è garantita dalla bomba ad orologeria che Keely porta in grembo. Il testo fa emergere nell’immagine della ragazza incatenata al letto, sotto gli occhi del sacerdote, l’assurdo paradosso che trasforma l’amore in BIKINI BUM BUM DUE PEZZI INTORNO A UNA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO DI E CON ROBERTO LATINI durata 90’ senza intervallo orari 9 e 11 dicembre ore 20.30 PRIMA NAZIONALE Il nuovo lavoro di Roberto Latini si struttura in una forma duale, pensando a una drammaturgia costruita su due forme diverse dello stesso stare scenico: il medesimo corpo-spettacolo vestito da due parti differenti eppure complementari. Indivisibili apparentemente come l’atomo eppure ulteriormente sezionabili. Una prima forma principale come fosse prologo, logo ed epilogo, la seconda come variazione possibile. Una parte è incentrata sull’individuo come società privata, l’altra sul doppio, tracciando un percorso che va dal concetto di coppia a quello del sé. Lo spettacolo si costruisce attorno a piccole storie senza vero sviluppo, come fossero pensieri che portano ad altri pensieri, autonomi e collegati come anelli di una sola catena. 25_30 NOVEMBRE .08 FATTORE K. GLORIABABBI TEATRO PRENDITI CURA DI ME SCRITTO E DIRETTO DA GIAMPIERO RAPPA Premio E. M. Salerno 2007 con Andrea Di Casa, Filippo Dini Sergio Grossini, Mauro Pescio durata 80’ senza intervallo orari 9 e 11 dicembre ore 20.30 16 novembre ore 20.00 Alvis Hermanis incontra il pubblico al Teatro India a cura di Gianni Manzella premio Enrico Maria Salerno 2008 Il 26 novembre 2008, ore 20.30, al Teatro India sarà proclamato il vincitore della XIV Edizione e, a seguire, andrà in scena il testo vincitore della scorsa edizione, Prenditi cura di me di Giampiero Rappa. Il Premio, una delle iniziative più autorevoli nel campo della promozione dei nuovi autori teatrali, intende promuovere opere di drammaturgia di autori europei contemporanei che affrontino problematiche civili, etiche, morali, politiche. La scelta di orientare il Premio verso il settore della drammaturgia di impegno civile tende a favorire - nel complesso della drammaturgia contemporanea - quel “teatro di idee” e di analisi e critica sociale che ha costituito lʼossatura della tradizione nazionale. violenza, la carità in sopruso. Sarà l’amicizia che nasce tra le due donne ad elevare il dramma dalla sfera ideologica a quella più profondamente umana. La scrittura di Jane Martin, caratterizzata da un’estrema leggerezza pur affrontando un tema così denso e tragico, riesce a mantenere gli andamenti e l’ironia della commedia per far emergere le contraddizioni di cui sono vittime i quattro protagonisti. vendita on-line www.helloticket.it Giampiero Rappa, attore, regista e drammaturgo tra i più interessanti della nuova generazione, arriva al Teatro India con Prenditi cura di me, testo che gli è valso nel 2007 il Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia Europea. Lo spettacolo ha come protagonista Franco Maggi, giovane e già noto cardiochirurgo, che diventa Assessore alla Salute con l’intento di ripulire il sistema sanitario sempre più corrotto dalle forze politiche. Dopo poco tempo scopre che il suo partito politico, in realtà, non ha lo stesso obiettivo; nasce così una sfida che mette a dura prova la sua stabilità emotiva. Con il padre in fin di vita, gli amici colleghi che lo tradiscono, la moglie che sembra non amarlo più, e dopo un intervento chirurgico mal riuscito che rischia di rovinare la sua immagine, commette il suo primo atto illegale per ricevere in cambio protezione dal partito e poter continuare a conservare il potere. Gli incontri con una giovane giornalista molto determinata e una paziente minorenne, permetteranno a Franco di recuperare la dignità perduta. Nell’ultimo atto, finalmente solo con sé stesso e il pubblico, potrà togliersi un costume che non gli appartiene, mettersi a nudo e immaginare una nuova vita. 29_30 NOVEMBRE .08 2_7 DICEMBRE .08 progetto speciale del Teatro di Roma 16_21 DICEMBRE .08 FATTORE K. FLORIAN TEATRO STABILE D’INNOVAZIONE OGGI verso DOMANI TEATRO DEL CARRETTO LA STORIA DI RONALDO PAGLIACCIO DEL MC DONALD’S DI RODRIGO GARCIA REGIA GIORGIO BARBERIO CORSETTI con Andrea Di Casa assistente alla regia Raquel Silva disegno luci Gianluca Cappelletti scena Valentina Fusco e Mariano Lucci costumi Marina Schindler realizzazione costume Ronaldo Anna Coluccia video Paco Capaldi e Luca Mattei durata 60’ senza intervallo orari 9 e 11 dicembre ore 20.30 PROGETTO OMBRE – SECONDO MOVIMENTO UNO SPETTACOLO DI GIORGIO MARINI DAL RACCONTO DI FLEUR JAEGGY (ED. ADELPHI) con Emanuele Carucci Viterbi Elisabetta Piccolomini Anna Paola Vellaccio disegno luci Vincenzo Raponi durata 95’ senza intervallo orari 9 e 11 dicembre ore 20.30 PRIMA NAZIONALE Dopo il debutto del primo movimento – Occhi felici andato in scena nel 2007 al Teatro India Giorgio Marini presenta ora il secondo movimento di una trilogia che affronta tre diverse narrazioni di altrettante autrici europee contemporanee - Occhi felici di Ingeborg Bachmann, I gemelli di Fleur Jaeggy e I gioielli di Madame de…di Louise de Vilmorin - sulle quali il regista compie un’operazione drammaturgica trasformando i racconti in partiture sceniche. I gemelli racconta la storia di due fratelli di un villaggio senza nome senza mai varcare i confini di altri luoghi. Nel racconto il villaggio è un non luogo di vecchi in cui i morti persistono nei vivi che potrebbero sembrare, a loro volta, fantasmi: la stessa identità dei due fratelli finirà per dissolversi nell'incertezza del finale. Nello spettacolo i gemelli assumono i connotati del revenant, del vampiro che ritorna nella propria casa o dell’estraneo che s’introduce in una realtà da un altrove dimenticato, come dopo il risveglio da una morte vivente o da un’amnesia o dall’ipnosi di un gioco di magia. 9_13 DICEMBRE .08 10_14 DICEMBRE .08 TEATRO DI ROMA TEATRO DI ROMA STORIA DI ERMENGARDA MAGICK con Sara Borsarelli, Lorenzo Fontana Michele Nani, Marta Poggi scene e costumi Giovanni De Francesco durata 60’ senza intervallo orari 9 e 11 dicembre ore 20.30 10 e 12 dicembre ore 22.30 13 dicembre ore 19.00 PRIMA NAZIONALE con Benedetta Cesqui, Monika Mariotti durata 90’ senza intervallo orari 10 e 14 dicembre ore 20.30 11 e 13 dicembre ore 22.30 12 dicembre ore 19.00 PRIMA NAZIONALE DI E CON MARTA POGGI REGIA NICOLA RUSSO Storia di Ermengarda è una variazione tragicomica liberamente ispirata alle vicende storiche relative alla guerra fra i Franchi e i Longobardi. Il testo si distingue subito nel panorama della nuova drammaturgia per la grande capacità d’invenzione linguistica e l’originalità della struttura semantica e sintattica. L’unica messa in scena dell’opera, in forma di studio, è stata nel 1997. L’allestimento è il frutto di una radicale rielaborazione registica firmata da Nicola Russo. Marta Poggi, classe 1975, è scrittrice ed attrice, ha pubblicato con Riccardo Falcinelli i graphic novel Cardiaferrania (minimum fax 2001), Grafogrifo (Einaudi 2004) e L’allegra fattoria (minimum fax 2007), la sua capacità di coniugare diversi linguaggi e mezzi espressivi le ha procurato un posto del tutto particolare sia nel campo della drammaturgia che in quello degli appassionati di fumetti. foto©A.Lepera Il pagliaccio Ronaldo, ormai noto a tutti perché mascotte dell’impero dei fast food e simbolo della tanto discussa globalizzazione, è forse il personaggio che meglio rappresenta lo spirito dell’opera dell’autore/attore argentino contemporaneo Rodrigo García. Espressione di un teatro sempre più volto al sociale e convinto del suo ruolo attivo nella formazione e nella vita dell’uomo, questo testo si allontana dalla ricerca estetica e descrive, con un linguaggio estremamente concreto e familiare, la realtà di un Occidente affogato nell’abbondanza e negli eccessi. Risulta evidente la ricerca di un linguaggio critico e creativo, colloquiale, a volte volgare e scioccante, che tende a colpire e a stordire lo spettatore utilizzando la realtà quotidiana, specchio di una civiltà impazzita e irresponsabile. É un teatro decisamente fisico, in cui il testo è inscindibile dalla messa in scena, perché determinato da continui stimoli sensoriali - olfattivi e visivi - che attaccano “violentemente” lo spettatore, concedendogli di tanto in tanto anche quel po’ di ironia e di umorismo. I GEMELLI PREMIO TUTTOTEATRO.COM ALLE ARTI SCENICHE DANTE CAPPELLETTI 2008 – V ed. Il 20 e 21 dicembre al Teatro India verrà assegnato il Premio alle arti sceniche Tuttoteatro.com Dante Cappelletti, ideato e diretto Mariateresa Surianello. Il premio, sostenuto dall`ETI - Ente Teatrale Italiano, dalla Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali, dal Comune di Piancastagnaio e realizzato in collaborazione con il Teatro di Roma è dedicato a Dante Cappelletti, studioso, critico teatrale e docente universitario, e al ricordo delle memorabili lezioni di vita. I progetti finalisti, ancora inediti e mai allestiti, verranno presentati al Teatro India in forma di studio alla presenza della giuria della quinta edizione, presieduta da Gianfranco Capitta. AUTOBIOGRAFIA DELLA VERGOGNA SCRITTO E DIRETTO DA LUCIA CALAMARO PINOCCHIO DA CARLO COLLODI ADATTAMENTO E REGIA MARIA GRAZIA CIPRIANI con Giandomenico Cupaiuolo Elsa Bossi, Giacomo Pecchia Giacomo Vezzani, Elena Nenè Barini Nicolò Belliti, Jonathan Bertolai Carlo Gambaro scene e costumi Graziano Gregori suono Hubert Westkemper luci Angelo Linzalata durata 90’ senza intervallo orari 9 e 11 dicembre ore 20.30 “Ho pensato di fabbricarmi un bel burattino di legno…Il burattino deve ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali…” . Geppetto sogna di Personalmente non parlo di cose fabbricarsi un burattino che invoglino - malattia, morte, meraviglioso e di girare con costui il vergogna, dinamiche di potere in mondo: viaggio da clown, da circo, famiglia, squassi interiori, avventuroso e illusionistico. abbandono - e non considero un Pinocchio fa suo il sogno di divertimento o una distrazione il Geppetto e per realizzare quel sogno teatro - sostiene Lucia Calamaro dovrà toccare il fondo della sua Il teatro per me non è un giocattolo, sventura, fino a quando, trasformato piuttosto un mezzo specifico e in somaro, sarà Stella della danza miracolosamente articolato di nel circo del Paese dei Balocchi e elaborazione del pensiero. Il teatro è rischierà di diventare una pelle di difficile, ti sciupa, ti asciuga la vita, tamburo per la banda. ed è una cosa, se ben fatta, Con Pinocchio, nuova creazione del estremamente seria, al limite Teatro Del Carretto, la compagnia metafisica (…) Magick è un’ fondata da Maria Grazia Cipriani autobiografia di famiglia. continua il suo cammino in bilico tra Soggettiva, parziale, caotica, a volte fiaba e poesia, tra sogno e realtà. Lo apocrifa. Potrei giustificarla dicendo spettacolo è fatto di maschere che che ho avuto una vita avventurosa e celano il volto degli attori e non solo insolitamente seminata di dolore. per impersonare i protagonisti del Ma il suo senso non sta nella mia testo di Collodi, ma perché proprio di stranezza. Ancora meno nella mia maschere si tratta. Nello spettacolo tristezza. Potrei difenderla, la teatralità cresce moltiplicando argomentare. Potrei, raccontarvi forme e riferimenti, circo e cabaret, l’arzigogolata e sofferta genesi, melodramma, divertimento dopo uno spettacolo abbandonato e grottesco, rigorosa recitazione un altro quasi tutto sbagliato. Potrei, d’attore il tutto magicamente lo faccio, lo sto facendo. Ma avvolto da una condizione onestamente l’unico modo per dargli esistenziale di dolorosa malinconia. un senso, per qualcuno che non sia A conferma del fatto che l’avventura me. e come me affezionato alla del burattino è ridotta a un percorso genesi, credo stia nella tematica. Il tutto interiore, gli snodi del racconto sottotesto centrale di Magick è la – i piedi in fiamme, l’incontro con vergogna. Emozione complessa, Mangiafuoco – non sono transegenerazionale, sociale, rappresentati direttamente ma epidemica e virale, penosa, come ricordati o sognati dal distruttrice, isolante, non protagonista in una notte definitiva, verbalizzata, gemella del secreto, dove il giorno è solo recitato da devastante. La vergogna non è senso sarcastici lampi temporaleschi… e il di colpa, ci si vergogna di essere, non destino del grande burattino si di fare, è un disaccordo metafisico rivela, letteralmente, teatrale. con se stessi. Chi parla della vergogna, la conosce. Eccome. Anche chi viene a vederla. Forse. Altrimenti, per definizione, vive nascosta e non se ne parla. Vergogna e fobia sociale sono patologie specifiche e identificate dalla psicanalisi di cui, per una curiosa e sotterranea forma di auto censura disciplinare, si parla da relativamente pochi anni. Personalmente, come molti, l’ho succhiata nel biberon. Ma l’ho capito solo ora. IL TEATRO IN TELEVISIONE TUTTI I VENERDÌ IN SECONDA SERATA SU RAIDUE 21 novembre La neve e l’arte di farla sciogliere CON 28 novembre 19 dicembre COCHI 09 gennaio 16 gennaio 23 gennaio RENATO - SCRITTO E DIRETTO DA REGIA TELEVISIVA COCHI E RENATO FRANCO BERTINI Il sogno del Principe di Salina, ultimo Gattopardo CON LUCA BARBARESCHI - REGIA TELEVISIVA ENRICO LAMI DI GIACOMO PUCCINI PER IL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA - DAL TEATRO ALLA SCALA RICCARDO CHAILLY - REGIA TEATRALE LUCA RONCONI - REGIA TELEVISIVA EMANUELE GAROFALO Suor Angelica DI GIACOMO PUCCINI PER IL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA - DAL TEATRO ALLA SCALA RICCARDO CHAILLY - REGIA TEATRALE LUCA RONCONI - REGIA TELEVISIVA EMANUELE GAROFALO Gianni Schicchi DIRETTORE 01 gennaio 02 gennaio E ENRICO BRIGNANO - DIRETTORE 26 dicembre ADOLFO CONTI A briglia sciolta CON 12 dicembre REGIA TELEVISIVA Nuotando con le lacrime agli occhi CON 05 dicembre GENE GNOCCHI - Concerto di Capodanno da Vienna Premio Tenco RASSEGNA DELLA CANZONE D’AUTORE DI GIOVANNA MILELLA E FELICE CAPPA I PUNTATA - PRESENTA MORGAN - REGIA TELEVISIVA EMANUELE GAROFALO Premio Tenco RASSEGNA DELLA CANZONE D’AUTORE DI GIOVANNA MILELLA E FELICE CAPPA II PUNTATA - PRESENTA MORGAN - REGIA TELEVISIVA EMANUELE GAROFALO Premio Tenco RASSEGNA DELLA CANZONE D’AUTORE DI GIOVANNA MILELLA E FELICE CAPPA III PUNTATA - PRESENTA MORGAN - REGIA TELEVISIVA EMANUELE GAROFALO Canto per il popolo ebraico massacrato DI KATZENELSON YITZHAK CON MONI OVADIA E LA STAGE ORCHESTRA - REGIA DI FELICE CAPPA Abbonatale. il regalo fa spettacolo. Molto di più di un teatro. Quest’anno puoi fare un dono davvero speciale. Regala un conveniente mini abbonamento per due persone a due spettacoli a scelta del Teatro Argentina o del Teatro India o a sei spettacoli di entrambi. Scegli subito la formula che fa per te. Abbonatale è più di una carta, più di un regalo ed è in vendita dal 25 novembre 2008 al 8 marzo 2009. Cartaregalo India 4 biglietti 40,00 € Cartaregalo Argentina 4 biglietti 60,00 € a scelta tra: Porcile, Romeo and Juliet, Miserabili, Hamlet, One man, Don Chisciotte, Dio della carneficina, Pippi Calzelunghe info 06 6840001 www.teatrodiroma.net Cartaregalo Mix 2 biglietti Argentina + 4 biglietti India 70,00 € a scelta tra: Prenditi cura di me, La storia di Ronaldo, I gemelli, Storia di Ermengarda, Magick, Pinocchio, Dolore perfetto, India, U’Ciclopu, Venere e Adone, Un anno con 13 lune, Malacorte, Hamlet’s Portraits Con il contributo di Stampato su carta ecologica Fedrigoni “Freelife Cento E.W.” Ve lo faccio vedere io, ora, il teatro! n2 08 Notiziario del Teatro di Roma www.teatrodiroma.net SCRITTURA MISTA visita spettacolo al Teatro Argentina Parole dirette al Teatro di Roma data straordinaria 8 dicembre .08 ore 10.30 e 12.00 info: 06.06.08 Gioco del Lotto torna a teatro [email protected] UN AUTUNNO CALDO DI PUBBLICO Da poco più di un mese la stagione del Teatro di Roma ha preso il via nelle sue sedi dell’Argentina e dell’India. L’analisi dei dati di affluenza documenta l’ottima risposta del pubblico romano alle proposte in cartellone. Alcuni numeri: Filumena Marturano, con Luca De Filippo e Lina Sastri, nell’edizione registica di Francesco Rosi, ha avuto nelle prime 35 repliche oltre 25mila spettatori, dato che significa, per ogni replica, una copertura del 90% della capienza della sala. A India, il Molto rumore per nulla per la regia di Gabriele Lavia ha registrato un’accoglienza ancora superiore, che si attesta attorno al 95%, con molte serate in tutto esaurito. Ritter Dene Voss di Berhard,regia di Piero Maccarinelli, con Massimo Popolizio, Maria Paiato e Manuela Mandracchia, ha confermato il successo registrato nella scorsa stagione anche nelle 12 repliche di quest’anno, con una copertura del 65% della disponibilità, mentre le due repliche di Neva, spettacolo del regista cileno Calderòn, si sono attestate sul 70%. Inoltre, ci fa piacere sottolineare il positivo riscontro dell’iniziativa Ve lo faccio vedere io, ora, il teatro!, le visite-spettacolo al Teatro Argentina alle quali ha aderito un pubblico numeroso, che ha dimostrato di apprezzare l’offerta di un approccio diverso, divulgativo e brillante, alla storia, alle strutture e al fascino del nostro teatro. Infine altrettanta attenzione ha riscontrato il nuovo sito www.teatrodiroma.net, nella sua nuova versione, arricchita da inserimenti di video, photogallery e rassegne stampa. In queste prime settimane il sito ha registrato circa 1.500 contatti giornalieri, con una media di visione di almeno 5 pagine, per circa 4 minuti di permanenza, da 62 paesi nel mondo (tra gli altri 18% di contatti dalla Gran Bretagna, 12% dalla Francia, 6% dagli Stati Uniti). Il sito fornisce una serie di informazioni e servizi utili, nonché un servizio di vendita on-line di biglietti e abbonamenti. Vi invitiamo a visitarci e ad iscrivervi alla nostra newsletter. Da sempre, attraverso il GIOCO DEL LOTTO, Lottomatica crede fermamente nella promozione e nella diffusione della cultura. Per questa ragione ha legato negli anni il proprio nome a grandi istituzioni con il desiderio di contribuire ad arricchire la comunità grazie a unʼofferta di altissima qualità. Per la stagione 2008_2009, GIOCO DEL LOTTO ha scelto di affiancare e sostenere il Teatro di Roma, raccogliendo le sfide della nuova direzione che punta a rafforzare lʼidentità dei Teatri stessi, già fortemente radicati nella città, con proposte innovative e contemporanee soprattutto al Teatro Argentina e con spettacoli di giovani artisti allʼIndia. Le nuove produzioni del Teatro di Roma, pur nella continuità di scelte degli anni precedenti, testimoniano queste nuove linee di tendenza. La nuova direzione vuole quindi trasformare il teatro in luogo aperto al confronto di poetiche e di idee, capace di costruire una forte relazione con il territorio di cui i Teatri di cintura sono il riferimento più concreto e visibile. La valorizzazione di un territorio ricco di potenzialità rappresentava la scommessa nella quale Lottomatica ha creduto nel sostenere un anno fa lʼapertura del nuovo teatro-biblioteca del Quarticciolo: un luogo aperto alle collaborazioni con artisti affermati e giovani, alle scuole e alle associazioni, con lʼobiettivo di costruire un nuovo spazio culturale nel segno di una grande partecipazione popolare. Nato dalla trasformazione dellʼex mercato Quarticciolo, situato nella storica borgata romana protagonista della Resistenza contro lʼoccupazione tedesca, il teatro biblioteca ha la caratteristica di essere un centro polifunzionale con un teatro, una biblioteca, unʼarea dedicata alle esposizioni e alla ristorazione. La creazione di uno spazio culturale al servizio dei cittadini e del quartiere vuol dire, dar vita ad un altro luogo ricco di opportunità e di crescita: uno spazio che si propone prima di tutto di promuovere lo scambio fra le persone, di incentivare il dialogo fra le differenze e sostenere unʼoriginale e innovativa qualità di formazione. ! INFO 06 6840001 novembre _08 dicembre _08 gennaio _09 BIGLIETTI CALENDARIO Teatro Argentina Argentina orario sab 1 dom 2 lun 3 21 Filumena Marturano 17 Filumena Marturano 18 India sala A India sala B Ritter, Dene, Voss orario lun 1 Ritter, Dene, Voss h 21 Argentina India sala A 21 mar 2 I Gemelli mer 3 21 Porcile I Gemelli I Gemelli mar 4 Animenere gio 4 17 Porcile 21 mer 5 21 Filumena Marturano Animenere ven 5 21 Porcile I Gemelli gio 6 17 Filumena Marturano 21 21 Porcile I Gemelli Animenere sab 6 ven 7 21 Filumena Marturano Animenere dom 7 17 Porcile 18 I Gemelli sab 8 21 Filumena Marturano Animenere lun 8 dom 9 17 Filumena Marturano 18 Animenere lun 10 mar 11 21 Filumena Marturano La caduta degli dei gio 11 mer 12 21 Filumena Marturano La caduta degli dei ven 12 gio 13 17 Filumena Marturano ven 14 21 Filumena Marturano Sonja sab 15 21 Filumena Marturano Sonja dom 16 17 Filumena Marturano 18 21 21 lun 17 mar 18 sab 13 dom 14 Long Life Long Life Long Life lun 15 Magick Storia di Ermengarda 17 Porcile 20.30 Magick 22.30 Magick 19 21 Porcile 22.30 19 21 Porcile Magick 22.30 11 Concerto Accademia Filarmonica Romana 17 Porcile lun 20.30 15 Sonja 21 Storia di Ermengarda mar 20.30 21 Porcile 9 Magick 17 mar 16 21 Porcile Pinocchio mer 17 21 Porcile Pinocchio Pinocchio mer 20.30 19 Keely and Du gio 18 17 Porcile 21 20.30 22 gio 20 ven 20.30 22 21 Keely and Du 21 Porcile Pinocchio Bikini bum bum ven 19 sab 20 21 Porcile Pinocchio Bikini bum bum sab 20.30 22 22 Keely and Du Bikini bum bum dom 21 17 Porcile 18 Pinocchio dom 23 18 21 Keely and Du Bikini bum bum lun 22 18 21 lun 24 21 mar 23 21 mer 24 21 mar 25 21 Keely and Du Prima Porcile mer 20.30 21 Porcile 26 Prenditi cura di me premio E.M. Salerno Prenditi cura di me gio 27 17 Porcile 21 Prenditi cura di me ven 28 21 Porcile Prenditi cura di me sab 20.30 21 Porcile 29 22 dom 30 Prenditi cura di me La storia di Ronaldo 11 Concerto Accademia Filarmonica Romana 17 Porcile 18 21 Prenditi cura di me La storia di Ronaldo gio 20.30 21 25 ven 26 17 21 sab 27 21 dom 28 20.30 21 lun 29 11 mar 30 17 18 mer 31 17 18 21 Storia di Ermengarda Storia di Ermengarda Storia di Ermengarda Argentina 17 Prima Romeo and Juliet ven 2 21 Romeo and Juliet sab 3 21 Romeo and Juliet dom 4 17 Romeo and Juliet lun 5 21 mer 20.30 21 Porcile 10 22.30 orario gio 1 21 Porcile 21 Filumena Marturano h 21 India sala B 21 21 Prima Miserabili mer 7 21 Miserabili gio 8 17 Miserabili ven 9 21 Miserabili sab 10 21 Miserabili dom 11 17 Miserabili 21 21 Miserabili mer 14 21 Miserabili gio 15 17 Miserabili ven 16 21 Miserabili sab 17 21 Miserabili lun 19 11 Concerto Accademia Filarmonica Romana 17 Miserabili 11 lun 20.30 22 19 mar 20 22 mer 21 21 Prima Hamlet gio 22 21 sab 24 21 Prima One Man lun 26 - poltrona - palchi platea, I e II ordine - palchi III, IV e V centrale - loggione prevendita 22,00 € 17,00 € 13,00 € 12,00 € 3,00 € 3,00 € 2,00 € Teatro India - posto unico - ridotto intero prevendita 15,00 € 12,00 € 2,00 € 1,00 € *giovani fino a 25 anni, adulti oltre 65 anni, abbonati Teatro di Roma, abbonati Accademia Filarmonica Romana, possessori di Bibliocard, gruppi organizzati di almeno 15 persone Cartateatro Abbonamento libero utilizzabile anche da più persone per lo stesso spettacolo. La scelta del giorno e del posto può essere fatta telefonando al numero 06 684000345 (lunedì-venerdì ore 10.00-17.00) o direttamente presso le biglietterie dei teatri carta argentina 9 ingressi 180 € poltrona e palchi fino al II ordine carta argentina 6 ingressi 120 € poltrona e palchi fino al II ordine carta india 12 ingressi 120 € posto unico carta india 8 ingressi 80 € posto unico carta teatro di roma** 5 ingressi 50 € 17 One Man 17 21 mar 27 21 Prima Don Chisciotte mer 28 21 Don Chisciotte gio 29 17 Don Chisciotte ven 30 21 Don Chisciotte sab 31 21 Don Chisciotte palchi III e IV ordine Teatro Argentina posto unico Teatro India ** la Cartateatro Teatro di Roma è valida per le produzioni del Teatro di Roma Filumena Marturano, Porcile, La menzogna (Teatro Argentina); Molto rumore per nulla, Ritter Dene Voss, (Teatro India) Associazione Teatro di Roma Consiglio di amministrazione Oberdan Forlenza, Presidente Alessandro Curzi Silvana Novelli Massimo Pedroni Debora Pietrobono Revisore dei Conti Mario Perrone, Presidente Direttore Giovanna Marinelli Visite_spettacolo della domenica al Teatro Argentina 9 e 16 novembre; 7 e 8 dicembre alle ore 10.30 e 12.00 intero cambi I cambi sono consentiti, secondo la disponibilità dei giorni e dei posti, ai soli abbonati a posto fisso, telefonando al numero 06 684000314, e riconsegnando il tagliando al botteghino al momento dello spettacolo, costo 2,00 €. Vincenzo Gagliani Caputo Giuseppe Ferrazza dom 3,00 € 3,00 € 2,00 € 21 Hamlet ven 23 dom 25 prevendita 27,00 € 22,00 € 16,00 € 12,00 € la prevendita è applicata fino ad un’ora prima dello spettacolo mar 13 dom 18 India sala B intero biglietti ridotti* e pomeridiana infrasettimanale mar 6 lun 12 India sala A - poltrona - palchi platea, I e II ordine - palchi III, IV e V centrale - loggione Dirigente amministrativo Filippo Vacca Redazione Sandro Piccioni, Ugo Riccarelli Paolo Ruffini, Paola Folchitto Si ringraziano Francesco Galli per l’ immagine della copertina tratta da Sentieri d’ascolto, Editoria&Spettacolo e Maurizio Buscarino per l’immagine di copertina TEC tratta da Per Antiche vie, La giornata libera di un fotografo, Leonardo Arte 2001/Titivillus 2006 Progetto grafico BaldassarreCarpiVitelli Impaginazione Paola Folchitto Stampa CTS grafica - Città di Castello (Pg) progetto speciale del Teatro di Roma OGGI verso DOMANI 2 www.teatrodiroma.net Regione Lazio Nell’illustrare cosa intendiamo quando affermiamo che “il teatro è / e la città” abbiamo più volte sostenuto come, per realizzare la nostra idea di teatro a Roma, sia necessario trovare e percorrere nuove vie pensando per progetti, in un modo ‘leggero’ di intendere le relazioni tra artista e istituzione; in una relazione, cioè, che sappia anche tener conto dei molti problemi che il teatro (e la drammaturgia contemporanea) ha incontrato negli ultimi anni, di come, per molti motivi, il legame morale tra gli artisti e le istituzioni si è deteriorato, in particolare presso le giovani generazioni. E poiché crediamo che il compito di una istituzione sia quello di seguire criticamente il percorso dell'artista, di condividerlo e possibilmente di renderlo più facile, con il progetto “Oggi verso domani” abbiamo voluto offrire a due autrici contemporanee una prima risposta. Si tratta di dare non solo accesso a modalità produttive e a spazi altrimenti di solito difficilmente aperti ai giovani, ma di prevedere un ‘accompagnamento’ il più possibile completo, che vada dunque al di là della produzione e dell’accesso agli spazi per prevedere un sostegno nella promozione e nella distribuzione del loro lavoro. Le opere che Marta Poggi e Lucia Calamaro hanno prodotto grazie a questo progetto, pur nella loro diversità di linguaggi e di modalità, rappresentano un segno interessante della ritrovata forza che la scrittura teatrale sta significando nell’ambito della drammaturgia contemporanea. E oltre a questa notazione, nell’ambito di questa sorta di ‘ritorno alla parola’, vogliamo rilevare come, dopo una generazione che ha registrato l’affermazione dei vari Baliani, Paolini, Enia e Celestini, per fare solo alcuni nomi, vale a dire di autori/attori che lavorano sul proprio codice fisico e fonetico, Marta Poggi e Lucia Calamaro rappresentano due tra i più interessanti esempi di una nuova combinazione, di un teatro pensato, scritto e realizzato dall’interno del processo creativo. Il lavoro dell’autore con quello dello scrittore, di un drammaturgo che, dunque, non è più né totalmente esterno alla messa in scena, né è autore e interprete diretto. E’ una via mediana, nella quale i precedenti elementi vengono fusi in una sorta di condizione nuova, in qualche modo originaria, nella quale il lavoro del drammaturgo classico si unisce a quello dell’autore/attore. Su questa condizione, su questi aspetti ulteriori il Teatro di Roma ha voluto scommettere, cominciando a dare attenzione, mezzi, spazi a Lucia Calamaro e Marta Poggi le quali, pur come abbiamo detto nella loro differenza di linguaggio e di ricerca, rappresentano senz’altro due tra le voci meno consuete. Due voci a loro modo forti, due voci - vale ricordarlo - femminili, che hanno raccolto con entusiasmo il nostro invito, un invito che abbiamo esteso anche alla redazione di un loro spazio sulle pagine di questo nostro giornale, pagine che ognuna delle due ha autonomamente gestito e organizzato secondo la propria sensibilità, nel quadro di quelle nuove modalità di rapporti tra l’istituzione e gli autori di cui abbiamo parlato sopra, per un cammino che partendo dall’oggi vuole guardare con apertura e interesse al domani. MARTA POGGI STORIA DI ERMENGARDA LUCIA CALAMARO MAGICK AUTOBIOGRAFIA DELLA VERGOGNA INDIA T E AT R O Ermengarda se ne va da Parigi. Carlo I Magno l’ha mandata via e nel farlo l’ha mandata lontano anche dalla Storia: la sua parte 9_13 DICEMBRE .08 TEATRO DI ROMA STORIA DI ERMENGARDA DI E CON MARTA POGGI REGIA NICOLA RUSSO con Sara Borsarelli, Lorenzo Fontana Michele Nani, Marta Poggi scene e costumi Giovanni De Francesco durata 120’ con intervallo orari 9 e 11 dicembre ore 20.30 10 e 12 dicembre ore 22.30 13 dicembre ore 19.00 PRIMA NAZIONALE finisce qui. Così, qui, inizia la sua versione dei fatti. Ermengarda, l’esclusa, reinventa la Storia e reinventa la vicenda del suo amore e della fine del suo amore. Quel che Ermengarda fa e che pian piano — per una sorta di attrazione gravitazionale — finiscono per fare sia Adelchi che Carlo, è parlare, parlare forte, parlarsi sopra l’un l’altro, parlare sopra alla realtà. Perché se a prepotenza si risponde con prepotenza, i sogni e desideri si prendono la loro rivincita e sono disposti a tutto: la realtà deve morire. Le parole ridisegnano i confini di un mondo dove ha senso vivere, un mondo che esiste perché è stato nominato, un mondo che non è neppure più interessato a somigliare al mondo di fuori, quello vero, quello reale, quello insensato. Così torna bella la vita e le cose sono «come è giusto che sia». In fondo Ermengarda, nella sua follia esemplare, inventando un mondo a parole, rappresentando una realtà alternativa attraverso il discorso, fa quello che ogni attore fa sul palcoscenico. Nel testo ci sono suggestioni e spunti da vari generi e varie esperienze tetatrali: Brecht, la commedia dell’arte, il melodramma, l’avanspettacolo, perché Ermengarda vuole anche essere un discorso sul teatro, sulla potenza creativa ed evocativa del teatro che racconta e raccontando fabbrica storie tanto più care quanto più distanti dalla Storia che si pretende unica per tutti. Ora, come forse si sarà capito, il naturalismo, in questa testo, è fuori questione. La quarta parete è scappata ed è stata sostituita — concettualmente parlando — dal proscenio dell’avaspettacolo. Il teatro — messi tra parentesi illusionismo e verosimiglianza — torna ad essere un qualcosa che, in primo luogo, accade sulla scena, anche quando quel che accade non è che un raccontare, raccontare di cose accadute o non accadute affatto o accadute in un’altra maniera. Il testo non prescrive praticamente nulla della messa in scena, non ci mette bocca, in fondo non lo riguarda. Si offre alla regia con la stessa autonomia e la stessa complementarità che ha il libretto d’opera con la musica. È una traccia e un’atmosfera su cui la regia può proiettare e costruire la sua visione del mondo e del teatro. La scena è di volta in volta o il contraltare che disvela le verità che i personaggi non vogliono vedere, o il controcanto che cospira anch’esso alla costruzione di una realtà di sogno e di fuga. Insomma stavolta, niente atri muscosi né fori cadenti, ma ricostruzioni verbali e per questo effimere della realtà: questa Ermengarda non ci sta a farsi cacciare senza colpo ferire, così combatte e impazzisce a colpi di grottesco e gli altri stanno intorno appena appena meno pazzi o forse più pazzi perché un filo più consapevoli della realtà e di quello che le cose vorrebbero o dovrebbero significare. Un avvitamento su se stessi in fuga dall’altro, dal fuori, dalla storia. Storia che infine è scappata, ha abdicato, è stata ripudiata e cacciata e non tornerà né a Parigi né altrove. Il tutto da recepirsi — virtualmente — fischiettando un motivetto melò un po’ kitsch, troppo orecchiabile, straziante quanto basta. Quello che mi piace di «Storia di I Ermengarda» è la sua capacita di suggerire immagini e situazioni teatrali. Marta Poggi Nicola Russo Il sentimento dell’assenza è per me qualcosa di estremamente teatrale. I personaggi sono tutti alla ricerca di qualcosa che non c’è più, che non c’è o che non c’è ancora. Lo sforzo di raggiungere ciò che non si ha, il progetto di questi movimenti crea come una mappa, un percorso di intenti, parole e movimenti, in cui Ermengarda, Adelchi e Carlo intrecciano le proprie identità. Ed esattamente come su una mappa si muovono, in un palazzo immaginario, che abitano ognuno rinchiuso nella propria stanza, nella propria versione dei fatti, al riparo dall’esterno e dalla storia. Ermengarda, Adelchi e Carlo che sono personaggi storici prima e letterari poi, nella scrittura di Marta acquistano una terza identità che si confonde con le prime due in un’atmosfera di sogno. E come in un sogno nel testo convivono tragedia e riso, grottesco e profondità di sentimenti. E su tutto c’è una riflessione sull’amore, sulle sue illusioni, sulla sua assenza, sulla distorsione del mondo che siamo capaci di intraprendere in risposta ad un amore non corrisposto, non rivelato, tradito o ripudiato. E tutto questo con una scrittura insolitamente ricca, dove poesia, dialoghi teatrali, canzoni e racconto si mescolano in un insieme di ispirata originalità, in una drammaturgia solida e maneggevole proprio nel tracciare percorsi molto precisi da seguire ma nel lasciarti libero di sognare con la sua poesia e con la sua capacità di evocare. STORIA DI ERMENGARDA Le immagini che trovate in questa pagina I sono un’altra «Storia di Ermengarda». Una versione che non ha nulla a che vedere con lo spettacolo. Nulla se non il testo. Un’interpretazione parallela, una messinscena su carta, un libro grafico, un fumetto. Questo non per amore di multimedialità (termine ormai troppo opaco e abusato per significare davvero qualcosa), ma per assecondare anche in un altro modo la vocazione drammaturgica della scrittura di Marta Poggi. Marta cita come analogo possibile del suo testo il libretto d’opera: un gruppo di parole che chiede un esecuzione. Ecco: lo spettacolo che vedrete per la regia di Nicola Russo è l’esecuzione u∑ciale, la messinscena legittima. Questa sarà invece un’illegittima «messa in pagina». C’è ancora chi guarda con sospetto la teatro scritto come il residuo del vecchio teatro di parola. Ma dipende di che scrittura e di che parole parliamo. Quelle di Marta nascono con una vocazione plastica che non chiede di meglio che essere messa nella spazio. Spazio del palcoscenico, spazio della pagina disegnata. I più informati diranno che si tratta di un graphic novel teatrale, e forse hanno ragione. Preferiamo pensare che si tratti di un’inconsueta possibilità scenica. Forse è ancora teatro, ma con altri mezzi. Riccardo Falcinelli 10_14 DICEMBRE .08 Personalmente, come molti, l’ho succhiata nel biberon. Ma l’ho capito solo ora. Per questo posso parlarne solo adesso. MI CHIAMO LUCIA, Carmela Alessandra Calamaro Scrivo/racconto la storia di mia madre e mio padre e in parte la mia biografia per lo più giovanile perché appartengono tutte e tre, in modo diverso, a una vita che non riesco più a riconoscere né come mia né come reale, sebbene mi sia empiricamente familiare. Mia madre, Laura, toscana, minuta, bella donna, scesa alla capitale da un paesino del marmo di Carrara, è morta di Alzheimer precoce venti anni fa a cinquantotto anni. – È morta sola e lontano, senza capire una parola, in esilio, in una clinica per malati terminali a Montevideo, Uruguay. Mio padre Ennio, ha settantasei anni e vive in Argentina ma io dico a mio figlio che suo nonno è morto e non ho più alcun rapporto con lui. Da quando sono madre ho smesso, e con evidente giovamento, di essere sua figlia. Questa è la loro storia, in parte la mia. Quella di mia madre infelice e basta, senza appello: una sfortuna epica la sua, irreale e definitiva. Tutto esagerato e ingiusto. Di che motivare chiunque a non rinascere. Quando parlo di me, è per parlare di lei, perché parlare di questa donna, Laura Marchi non si può. È stata fatta a pezzi e mangiata viva dalla sua vita. Coperta dal silenzio e dalla vergogna. Un processo curioso. Di lei non è rimasto niente. Mio padre se l’è cavata meglio. Ennio Calamaro, abitato da un sorprendente rimbalzo sul dolore, sfacciatamente armato contro la sua epopea vitale, fortunato nella sfortuna, vive da sempre in un’operetta, con tutt’al più picchi di melodramma. Sentimentale, vanitoso, di buon carattere, egoista, niente lo tocca davvero, salvo se stesso. Buon per lui. TEATRO DI ROMA MAGICK AUTOBIOGRAFIA DELLA VERGOGNA SCRITTO E DIRETTO DA LUCIA CALAMARO con Benedetta Cesqui, Monika Mariotti durata 90’ senza intervallo orari 10 e 14 dicembre ore 20.30 11 e 13 dicembre ore 22.30 12 dicembre ore 19.00 PRIMA NAZIONALE si ringrazia c Armunia-Festival Costa degli Etruschi agi Dovrei dire qualcosa di goloso per invogliare la gente a venire a vedere questo mio spettacolo, a vedere spettacoli di teatro, in generale ad andare a teatro. Purtroppo in questo senso, nessuna novità. Non c’è nessun motivo per andare a teatro. Personalmente non parlo di cose che invoglino - malattia, morte, vergogna, dinamiche di potere in famiglia, squassi interiori, abbandono - e non considero un divertimento o una distrazione il teatro. Il teatro per me non è un giocattolo, piuttosto un mezzo specifico e miracolosamente articolato di elaborazione del pensiero. Il teatro è difficile, ti sciupa, ti asciuga la vita, ed è una cosa, se ben fatta, estremamente seria, al limite metafisica. Fare da dessert, non è la mia natura. Sono pesante e meridionale, una formazione per lo più nordica mi ha lasciato in eredità un certo amore somma tutto confessabile per la forma ed il pensiero. Divertire è una cosa che lascio volentieri, e non senza certa invidia ed ammirazione, a chi si occupa di intrattenere. Soprattutto, non mi interessa fare l’imbonitore di me stessa, non posso e ancor di meno voglio. Possiamo, quello si, chiacchierare. Quindi posso dire un paio di cose, il più oneste possibili ad oggi che scrivo - da qui a dicembre sicuramente avrò cambiato pensiero - su chi e cosa occupa la sala due del teatro India per quattro giorni a dicembre, prima o dopo Marta Poggi, che sta anche nella pagina al lato, a fianco, sotto, non so bene. Quello che faccio non so più neanche come chiamarlo, tanto ha che vedere più con me stessa che con il teatro. Uso la scena per abitudine, per facilità, amicizia, perché la conosco da quando ho sedici anni. Ci sono capitata e non l’ho più lasciata, e questo più di vent’anni fa. Tanta frequentazione mi ha sviluppato automatismi della tecknè: oltre che per parole, le cose, quando e se arrivano, mi vengono per quelle che tra me e me chiamo visioni. Insomma, ci sono immagini che hanno più o meno, anche se diverso, diciamo sintetico mentre il testo è analitico, il peso delle parole. E poi i miei attori. Dicono che sono possessiva. Lo sono. Non saprei fare senza di loro, senza il confronto di carne e sangue, senza le sorprese che creano e la fatica che mi fanno. Le persone con cui lavoro, e sono poche, ad oggi ne restano cinque di cui due potenziali, si salvano da una selezione naturale reciproca stranissima che avrebbe incuriosito Darwin. Brontolo, critico, mi innervosisco, comando, ricatto, stresso, suggerisco, insegno ma il mio fondo, nei loro confronti, è di assoluta e meritata incondizionalità, perché definitivamente, mi piacciono. Del teatro amo più di tutto la loro compagnia creativa, che ci siano loro con me in sala prove, che cambino umore digestione e ore di sonno ogni giorno, e che quindi lo spettacolo cambi sempre di conseguenza. A volte me ne lamento anche. Questo lato metabolico della cosa, al di fuori del mio controllo, non è sempre facile da gestire. C’è della sublimazione e della sporcatura, dipende dai giorni. Ma se lo spettacolo fosse sempre lo stesso non lo seguirei, non farei la regia, non starei alla consolle nei postacci e non capiterei nei bei teatri. Senza gli attori e le loro variabili naturali, mi annoierei. Anche questo certo, dipende dai giorni. A volte vorrei fissare il momento perfetto, il ritmo esatto, lo sguardo struggente, e che siano sempre cosi. Poi però, rivedendolo tale e quale il giorno dopo, quello che di bello e foriero di senso ci ho visto solo ieri in tutto ciò, non lo trovo più. Succede che il tale e quale di ieri, rispetto a oggi, per gli attori è imposto, non organico e quindi è già svuotato, non vale più, non è vivo né respira. Oggi, a teatro, somiglia più che altrove a un oggi assoluto, è presente puro, e non somiglia quasi mai a ieri. Bisognerà armarsi di pazienza e curiosità e capire da capo che succede, come suona questo spettacolo. Sennò si fa lo stesso certo, ma è cattivo teatro. Questa è un’autobiografia di famiglia. Soggettiva, parziale, caotica, a volte apocrifa. Potrei giustificarla dicendo che ho avuto una vita avventurosa e insolitamente seminata di dolore. Ma il suo senso non sta nella mia stranezza. Ancora meno nella mia tristezza. Potrei difenderla, argomentare. Potrei, raccontarvi l’arzigogolata e sofferta genesi, dopo uno spettacolo abbandonato e un altro quasi tutto sbagliato. Potrei, lo faccio, lo sto facendo. Ma onestamente l’unico modo per dargli un senso per qualcuno che non sia me e come me, affezionato alla genesi, credo stia nella tematica. Il sottotesto centrale di Magick è la vergogna. Emozione complessa, transegenerazionale, sociale, epidemica e virale, penosa, distruttrice, isolante, non verbalizzata, gemella del secreto, devastante. La vergogna non è senso di colpa, ci si vergogna di essere, non di fare, è un disaccordo metafisico con se stessi. Chi parla della vergogna, la conosce. Eccome. Anche chi viene a vederla. Forse. Altrimenti, per definizione, vive nascosta e non se ne parla. Vergogna e fobia sociale sono patologie specifiche e identificate dalla psicanalisi di cui, per una curiosa e sotterranea forma di auto censura disciplinare, si parla da relativamente pochi anni.