Arcidiocesi di Chieti – Vasto PARROCCHIA S. VINCENZO 66041 Atessa Ill.mo sig. SINDACO della Città di Atessa Oggetto: lavori intrapresi sul Monte S. Silvestro Il sottoscritto sac. Claudio Pellegrini, legale rappresentante dell'ente Parrocchia S. Vincenzo, con sede nel comune di Atessa; diocesi di Chieti-Vasto; cod. fisc. 94000210693; in riferimento ai lavori di sbancamento a scopo di costruzione edile intrapresi alcuni giorni fa sulla cima del Monte di S. Silvestro dai legittimi proprietari SOTTOPONE alla S.V. il valore storico, religioso, culturale, sociale e morale che il luogo rappresenta per la popolazione atessana della Valle, che sul monte di S. Silvestro ha la sua memoria ed identità. Nel 1998, dopo dieci anni di ricerca, con l'aiuto dell'Amministrazione comunale di Atessa, il sottoscritto ha pubblicato il libro “Una Terra, una Chiesa, un Popolo: Storia del Monte e della Valle di Atessa”, nel quale, citando le fonti storiche, conservate tuttora nell'archivio comunale di Atessa, mai consultate, ho ricostruito le fasi storiche che hanno segnato la vita del nostro popolo sul Monte di S. Silvestro. L'importanza del Monte derivava dal suo trovarsi sull'antico tratturo di Piazzano, e segnava una tappa importante delle greggi della transumanza. Ai piedi del Monte è stato ritrovato nel 1977 un tempio italico, datato II secolo avanti Cristo, il cui reperto più importante, una statuetta bronzea della divinità di Veiove, adorata dai pagani in luoghi boscosi e paludosi, si trova tutt'ora nel museo archeologico di Chieti, e costituisce il più antico reperto ritrovato in tutto il territorio comunale. In epoca cristiana sulla cima del Monte vi fu edifica la chiesa di S. Silvestro, che prima dell'anno 829 apparteneva all'abbazia benedettina di S. Stefano in Lucania (Tornareccio). Quell'anno sia la detta abbazia, che le sue pertinenze, furono donate all'imperiale abbazia di Farfa, in Sabina, come testimonia il Regesto di Farfa. Attorno alla chiesa si sviluppò nel medioevo un centro abitato fortificato (Castrum), citato dagli storici come Castel S. Silvestro, acquistato dall'Università di Atessa nel 1366, come risulta dalla pergamena custodita anch'essa nell'archivio comunale. Nel 1788, con la decadenza del feudalesimo, il vasto territorio demaniale del Comune di Atessa finì a poco a poco nelle mani di alcune famiglie borghesi atessane. Divenuto sindaco di Atessa Francescantonio Marcone, nel biennio 1788-1790, continuando l'opera di suo padre Domenico, si impossessò del Monte di S. Silvestro, come risulta dal ricorso dei contadini e dalle decisioni prese dal Consiglio Comunale, contenute nel libro delle delibere di quell'anno, Francescantonio Marcone fece abbattere la chiesa del Monte, per ricostruirla alle pendici, adiacente la sua abitazione, trasferendovi il quadro del Santo, titolare del feudo. Accanto alla chiesa si trovava anche il cimitero; ancora oggi ossa umane riemergono durante lavori di aratura. Dal 1788, nonostante l'abbattimento della chiesa, la popolazione locale ed i successivi proprietari dell'area sacra, hanno sempre avuto rispetto del luogo, custodendo con amore i ruderi della chiesa, che dopo l'abbattimento furono recintati, sistemandovi al centro una croce, come risulta dalle relazioni delle visite pastorale dei vescovi di Chieti a partire dal 1825. Nel 1960 la croce di legno fu sostituita da una più imponente di ferro, che attualmente domina la Valle. Come comunità, ci rechiamo ancora oggi, per antica tradizione, in processione sul luogo, per la messa, il giorno dell'Ascensione del Signore, per la benedizione delle campagne e per pregare per i defunti ancora lì sepolti. I ruderi, rimasti nel loro stato originale, sono tuttora visibili e ben conservati. Guardando l'immagine satellitare, si capisce chiaramente l'area a pianta triangolare del cimitero ed il sito dell'antichissima chiesa, ora circondata da querce secolari. Attorno al sito, avvolgente tutto il monte, vi è una stupenda piantagione di ulivi, impiantati dallo stesso Francescantonio Marcone, allineati, secondo la tradizione orale, come il colonnato del Bernini di piazza S. Pietro. Ma ancor più vivo ed importante è il valore morale del luogo, in quanto ogni abitante della Valle di Atessa vi si identifica, e con lo svilupparsi del centro abitato di Montemarcone, caratterizza lo sfondo paesaggistico, mai violato dal 1788. Ciò detto, il sottoscritto parroco si domanda e domanda alla S.V. se è stato richiesto l'opportuno nulla osta alla Sovrintendenza per i Beni Archeologici e Architettonici. Ove non fosse stato fatto, chiede vivamente di procedere in merito. Con osservanza Atessa, 02 maggio 2012 Il Parroco Sac. Claudio Pellegrini