ISLAM intervista
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AFP - L. GENE
Amina Wadud
ANNA VANZAN PARLA DEL SUO LIBRO SULLE ATTIVISTE MUSULMANE
FEMMINISTE
nel nome di Allah
o
CHIARA ZAPPA
Da un capo all’altro
del mondo sta
emergendo una nuova
generazione di donne,
che lottano per
l’emancipazione
a partire dall’islam
sma ha i capelli coperti dal velo islamico. Basterebbe questo dettaglio per fare storcere il naso a tanti di quelli che,
in Occidente, sono alla ricerca di un’immagine, stereotipata quanto rassicurante, delle presunte «musulmane moderne». Eppure Asma Lamrabet, marocchina, è in prima fila
nella lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne proprio
come l’iraniana Ziba Mir-Hosseini, o Zeinah Anwar, della
Malaysia, che girano a capo scoperto ma con Asma condividono una convinzione incrollabile: che sia possibile battersi
per i diritti femminili in nome dell’islam.
Asma, Ziba, Zeinah sono solo alcune esponenti di una nuova
generazione di attiviste che sta emergendo in gran parte dei
A
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[intervista ISLAM
(
Paesi a maggioranza islamica dall’Iran al Marocco, dalla Turchia
al Sud Est asiatico - ma anche in
Occidente. Donne di estrazione
sociale e appartenenza culturale
spesso molto diverse, ma accomunate da una missione: modernizzare le proprie società attraverso
una rilettura, dall’interno, della
religione musulmana. La quale,
ben lungi dall’essere maschilista in
sé, sarebbe invece stata manipolata per secoli, in funzione della sottomissione femminile, dai detentori del potere politico e religioso.
Non a caso, alla base delle riven-
Movimenti diversi
con un punto in
comune: una nuova
esegesi del Corano
e iranologa Anna Vanzan. Docente
alla Iulm di Milano e all’Università
di Pavia, Vanzan dà voce ad alcune rappresentanti di quelli che
sono stati definiti i «femminismi
islamici».
«Sottolineo la pluralità della definizione», premette la studiosa,
«vista la grande varietà del movimento impegnato nell’emancipa-
to uno dei principali campi di ricerca di Ziba Mir-Hosseini, antropologa iraniana attualmente
residente in Gran Bretagna, che sostiene la differenza tra la legge islamica - la shari‘a - e la giurisprudenza. E il grado di impegno è
molto alto anche tra alcune «deluse della Rivoluzione», da Minou
Mortazi alla stessa Tavassoli.
SE TRA LE LOTTE delle femministe iraniane c’è anche la rivendicazione della libertà di girare a capo scoperto, è interessante
notare come, al di là del confine
Da sin.: Asma Lamrabet, Ziba Mir-Hosseini, Zeinah Anwar, Nahid Tavassoli
dicazioni di queste attiviste c’è il
tafsir, l’interpretazione dei testi
sacri, detenuta in esclusiva, nel
corso dei secoli, dall’autorità patriarcale.
L’ESEGESI DEL CORANO e
delle hadith (detti e aneddoti attribuiti al profeta Maometto) «deve essere esercitata ogni giorno,
ogni momento della vita, in modo da rapportare i versi alla situazione, al momento temporale, alla localizzazione geografica, alle
tradizioni e agli usi e costumi vigenti»: così affer ma Nahid
Tavassoli, iraniana, esperta di esegetica coranica e per anni direttrice della rivista femminista Nafeh,
nel volume Le donne di Allah
(Bruno Mondadori, pp. 178, euro
20), l’ultimo libro dell’islamologa
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zione in chiave islamica». In un
ideale viaggio alla scoperta delle
diverse esperienze di attivismo
femminile di stampo musulmano,
viene naturale partire proprio
dall’Iran, dove, come spiega la nostra interlocutrice, «il movimento
per i diritti femminili ha oltre un
secolo di vita, e in ambito religioso c’è stata una relativa facilità
per le donne a entrare in alcuni
sancta sanctorum per secoli patrimonio degli uomini». Eppure, anche se la tradizione religiosa sciita (seguita in Iran), non ha conosciuto il “congelamento dell’esegesi” verificatosi nel mondo sunnita,
qui «le donne si sono trovate a
combattere istituzioni profondamente ingiuste, una su tutte il
matrimonio a tempo».
Proprio il diritto di famiglia è sta-
con la Turchia, le donne siano
impegnate in una battaglia di segno solo apparentemente opposto:
la ong Akder, capitanata da
Neslihan Akbulut, riunisce un
gruppo di studentesse e professioniste cacciate dalle università e dai
posti di lavoro perché avevano
rifiutato di togliere il tradizionale turban. «In Turchia il laicismo
imposto da Atatürk vieta l’accesso all’università e alla carriera
professionale alle ragazze velate.
Persino i parenti maschi di donne
che indossano il turban sono
esclusi dai posti di lavoro statali!
Allora, le rivendicazioni delle iraniane sono parallele a quelle delle donne turche, e riguardano la
libertà di scelta, sulla base della
convinzione che l’islam non sia
una religione di costrizioni».
ISLAM intervista
Su altre emergenze del Paese, come la violenza contro le donne, è
concentrato l’impegno di Nilufer
Narli, docente di Sociologia a
Istanbul, che da anni monitora lo
sviluppo delle associazioni femministe islamiche turche. Laica,
Narli incoraggia la collaborazione
tra attiviste religiose e non su alcuni obiettivi comuni, come la
lotta ai vergognosi «delitti d’onore», purtroppo ancora diffusi.
Il mondo arabo non è alieno a
questa corrente di rinnovamento.
Basti pensare al lavoro della biologa marocchina Asma Lamrabet,
IL VENTO del cambiamento,
che cerca di rinnovare il rapporto
tra la religione di Maometto e le
donne, soffia forse ancora più forte a migliaia di chilometri di distanza, nel lontano Oriente. È nel
Sud est asiatico che si è verificato
un evento definito da Vanzan «rivoluzionario». «In Malaysia – spiega la studiosa - le donne si sono
raccolte intorno a un’afroamericana convertita all’islam, Amina
Wadud, insegnante di Studi Coranici all’Università Internazionale Islamica di Kuala Lumpur,
autrice di un testo innovativo in
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capacità di “spostare il baricentro”
dell’esegesi coranica: siamo infatti di fronte all’interpretazione dei
testi sacri operata da donne, e per
di più non di madrelingua araba.
Qualcosa di simile a ciò che accade con il movimento Mussawah
(“uguaglianza” in arabo), nato da
una costola delle Sisters in Islam e
poi rimbalzato in Europa».
Proprio la costituzione di reti sovranazionali, messe in piedi anche
grazie alle nuove opportunità offerte da internet, rappresenta un
altro fondamentale segno del presente: «L’impatto delle nuove tec-
Da sin.: Minou Mortazi, Neslihan Akbulut, Nilufer Narli, Heba Raouf Ezzat
una delle principali protagoniste
della rilettura dei testi sacri da
una prospettiva femminile.
Scrittrice, Lamrabet coordina un
gruppo di ricerca e di riflessione
sulla donna musulmana e il dialogo interculturale, e dirige il
Centro Women’s Studies in Islam,
della Mohammadia Rabita. Altrettanto interessante è la figura
della egiziana Heba Raouf Ezzat,
frettolosamente etichettata da alcuni cone “islamista” soprattutto
per la sua presunta vicinanza al
movimento dei Fratelli Musulmani.
«È venuto il tempo - afferma invece Heba nel libro di Vanzan - di
lanciarsi in un progetto autoctono, un nuovo movimento di liberazione della donna, che liberi
l’intera società».
Grazie a internet
le reti di donne
sono sempre più
internazionali
(
cui rilegge il Corano secondo una
prospettiva femminile». Nel 1989
nacque così Sisters in Islam (“sorelle nell’islam”), una ong promossa
dall’Associazione delle avvocatesse in reazione a una visione restrittiva dell’islam e divenuta poi un
importantissimo movimento
trans-nazionale, animato tra l’altro
dalla già citata giornalista malese
Zeinah Anwar, e riunito intorno
all’omonimo sito internet, oggi
arena di discussione e confronto
tra le attiviste di diversi contesti.
«Uno degli aspetti più interessanti di questa esperienza è la sua
nologie sull’attivismo femminile
islamico è importantissimo, per
l’opportunità di avvicinare esperienze fisicamente lontane e rafforzare le donne attraverso questa
comunanza a distanza». Senza cedere a romanticismi poco realistici: «Sono convinta che la sorellanza tout court non esista - avverte
Vanzan - e che anche all’interno
dei movimenti femminili sia necessario conoscere per operare gli
opportuni distinguo». Le «femministe di Allah», insomma, non
sono una categoria monolitica, né
una soluzione applicabile a ogni
contesto. Ma le donne, senza dubbio, restano interlocutrici privilegiate per chi - fuori e dentro la umma (la comunità musulmana globale) - sogna un islam sempre più
moderno. ❚
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