lettera del ~ arrupe su cristiani e «analisi marxista

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Marzo 1981
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LETTERA DEL
~
Cristiani e marxlsmo
1
ARRUPE
SU CRISTIANI E «ANALISI MARXISTA »
NOTA
INTRODUTTIVA
E' stata resa nota un'importante lettera del padre Arrupe, che reca
la data dell'8 dicembre 1980. Essa è indirizzata ai provinciali della Compagnia di Gesù in America Latina e, per conoscenza, a tutti i superiori
maggiori dell'Ordine. E' dedicata al tema dell'analisi marxista.
Occasione della lettera.
Da diverse parti del mondo, ma soprattutto dall'America Latina,
continuavano a giungere al padre Generale richieste di c hiarimento e
di indicazioni operative circa l'atteggiamento che i gesuiti devono assumere nei confronti dell'analisi marxista. Infatti - leggiamo nella lettera -, un certo numero di gesuiti, « per ragione del loro apostolato,
si trovano immersi in un ambiente di con vinzioni e a volte anche di
lunga tradizione marxista » (n. 4).
Il padre Generale, prima di rispondere, ha voluto compiere un'ampia consultazione. Ha interrogato numerosi esperti gesuiti di tutte le
parti del mondo, ottenendo una settantina di risposte. Ora, dopo lungo
studio, ha deciso di offrire con la presente lettera alcune «indicazioni
e direttive», intese «ad aiutare meglio i gesuiti che, a motivo del loro
ministero, sono maggiormente a contatto con uomini e donne di convinzione marxista, compresi quelli che si proclamano "cristiani marxisti" », e, « più in generale, ad aiutare tutti i gesuiti che, dovendo anali zzare la società, non possono fare a meno di confrontarsi con il problema dell'analisi marxista '' (n. 22).
Delimitazione del tema.
l
La lettera non pretende di affrontare il tema dei rapporti tra marxismo e cristianesimo nel suo complesso: pe r questo, essa rinvia esplicitamente a « numerosi documen ti dei sommi pontefici e di diverse
Conferenze episcopali » (n. 2). Neppure si addentra nello studio del
marxismo-leninismo, né compie un'analisi del socialismo 1:eale o dei
partiti comunisti, per vedere se e in quale misura essi si siano evoluti nei
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confronti dell'ideologia ispiratrice. Molto meno, poi, si colloca sul piano politico.
L'obiettivo del padre Generale è invece di rispondere a una questione specifica, che «parecchie volte» gli è stata -rivolta : «Può un
cristiano, un gesuita, fare propria l'ana lisi marxista, distinguendola dalla
filosofia o ideologia marxista, e parimente dalla prassi o almeno dalla
prospettiva globale di essa?» (n. 2).
Si tratta d 'un aspetto certamente importante, ma particolare e ben
delimitato. La lettera invita i gesuiti a compiere un serio discernimento,
ad affrontare cioè l'argomento non solo sul piano « più intuitivo » della fede, ma anche su quello razionale della « riflessione », nel s uo duplice risvolto: teorico e pratico.
Il padre Arrupe si rende conto che «in questo problema vi sono
aspetti sociologici e .filosofici che non rientrano nella s ua competenza
di Superiore Generale», ma ciò non gli può impedire - dice - di compiere il dovere che gli incombe di dare una risposta: lo esige « il buon
governo del corpo apostolico della Compagnia" (n. 3).
La lettera affronta il tema attraverso tre passaggi logici , che si possono esprimere sotto forma di tre precise domande: l ) E' possibile di·
stinguere e separare il metodo di analisi marxista dalla filosofia e dall'ideologia marxista? 2) Può un cristiano, un gesuita, fare propria l'analisi marxista della società, senza accettarne la filosofia e l'ideologia che
la ispirano? 3) In pratica, quale atteggiamento assumere nei confronti
del marxismo e dei marxisti?
1. E' possibile separare Il metodo dall'Ideologia marxlsta?
Teoricamente parlando, - risponde il padre Generale - non si
può escludere l'ipotesi che « qualcuno, facendo ricorso a distinzioni
molto precise, possa a rigore di termini riuscire a parlare di analisi
marxista, senza accettare il materialismo storico riduzionista, né la
teoria e la strategia della lotta di classe generalizzata"· Ma - si chiede
il padre Arrupe - «sarebbe questa ancora un 'analisi marxista? >> (n.
15). In a ltre parole, se in as tratto l'ipotesi d'una distinzione tra metodo e ideologia marxista è possibile, essa appare però diffici le e problematica, anche a motivo dell'ambiguità nell'uso dei termini. Non solamente «non tutti danno lo stesso significato all'espressione "analisi marxista" », tanto che «bisogna spesso domandare a chi la usa di spiegare che cosa egli intenda direttamente dire» (n. 3), ma gli stessi marxisti (compresi quei cristiani che simpatizzano per l'analisi marxista)
sono i primi a sostenere che « se questa non implica il "materialismo
dialettico" (né, a maggior ragione, l'ateismo), comprende tuttavia il
"materialismo storico"», il quale viene in teso, per lo più, in modo riduttivo: «La politica, la c ultura, la religione perdono la loro consistenza, e non appaiono più se non come realtà che dipendono totalmente da quanto accade nella sfera dei rapporti economici» (n. 8).
Se poi dal piano teorico passiamo al piano pratico, la questione
della separabilità del metodo dall'ideologia marxista diviene ancor più
incerta. Infat ti, « l'adozione dell'analisi marxista raramente significa
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assumere soltanto un metodo o una "prospettiva"; per lo più, significa
accettare anche il contenuto delle spiegazioni date da Marx circa la
realtà sociale del suo tempo, per applicarle poi alla realtà sociale di
oggi» (n. 6) .
Ora, l'identificazione dell'analisi marxista con il materialismo storico porta a conseguenze inaccettabili sia sul piano etico naturale, sia
su quello della coerenza cristiana. Infatti, essa non solo conduce a una
critica radicale dell'uomo e della società, movendo dall'idea che tutto
è determinato dall'economico; ma non riesce n eppure ad evitare una
critica radicale della religione e del cris tianesimo, spingendo - come
avviene - i <<cristiani marxisti » a giudicare la Chiesa, « quasi ponendosi all'esterno di essa, fino a non riconoscerla più di fatto come il
luogo della propria fede •• (n. 10).
In ogni caso, anche quando l'analisi marxista non viene identificata totalmen te col materialismo storico, essa contiene sempre, come
suo elemen to essenziale, << una teoria radicale del conflitto e della lotta
di classe •• (n. 11); cosicché essa <<spesso non resta soltanto analisi, ma
si allarga fino a trasformarsi in programma di azione e in strategia ••.
che vede nel ricorso a lla lotta stessa il modo privilegiato di porre fine
alle lotte: ciò che non è ammissibile (n. 12). « Qui - commenta la lettera - è in questione tutta una filosofia - e, per noi, una teologia dell'azione •• (n. 12).
Perciò, il padre Arrupe conclude così s u questo primo punto: << Sebbene l'analisi marxista non comporti direttamente l'adesione alla filosofia marxista nel suo insieme (e, meno ancora, al "materialismo dialettico" in quanto tale), tuttavia, cosl com'è comunemente intesa, essa
implica di fatto una concezione della storia umana che non concorda
con la visione cristiana dell'uomo e della società, e conduce a strategie che mettono in pericolo i valori e i comportamenti cristiani. [ ... ]
Separare l'una dall'altra è molto più difficile di quanto talvolta si suppone» (n. 13). Del resto, ciò è confermato dal fatto che, << a parte poche eccezioni, i marxisti propriamente detti respingono, da parte loro,
la separazione tra analisi e visione del mondo o principi d'azione marxisti •• (n. 15).
2. Può un cristiano, un gesuita, fare propria l'analisi marxlsta?
Ovviamente, la risposta a questo secondo punto è strettamente collegata alla prima. Vista la difficoltà anche teorica, oltre che pratica, di
distinguere tra m etodo e ideologia marxista, è chiaro - conclude la
lettera - che << la maggior parte degli uomini, compresa la maggioranza dei gesuiti, non è in grado di farlo. Perciò, esiste un pericolo
pratico reale nel diffondere l'idea che si possa facilmente ritenere
l'analisi marxista come qualcosa di distinto dalla filosofia, dall'ideologia
e dalla prassi politica » (n. 15).
Per quanto concerne, dunque, la possibilità per un cristiano e per
un gesuita di fa re propria l 'analisi marxista, la lettera risponde con
una dis tinzione: <<L'analisi marxista nel suo complesso non è per noi
accettabile » (n. I5); invece, << ai fini dell'analisi della società, noi pos-
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siamo accettare un certo numero di indicazioni metodologiche che
provengono, in misura maggiore o minore, dall'analisi marxista, a condizione però che non attribuiamo ad esse un carattere esclusivo» (n. 5).
E il padre Arrupe porta alcuni esempi di questi punti accettabili: "L'attenzione ai fattori economici, alle strutture della proprietà, agli interessi economici c he possono muovere questo o quel gruppo; la sensibilità per lo sfruttamento di cui sono vittime intere classi sociali;
l'attenzione al posto che la lotta di classe occupa di fatto nella storia
(almeno di numerose società); l'attenzione al fatto che le ideologie
possono servire a nascondere determinati interessi e persino ingiustizie» (n. 5).
La ragione di questa distinzione sta nel fatto che " in materia di
analisi sociale non ci dev'essere nessun "a priori"; c'è posto per le
ipotesi e p er le teorie, ma tutto dev'essere sottoposto a verifica, e non
si può presupporre nulla come definitivamente valido» (n. 6). Quindi,
mentre è possibile fare propri alcuni elementi dell'analisi marxista,
dimostratisi veri, è invece da respingere un'accettazione dell'analisi
marxista presa nel suo insieme, per le ragioni già dette. " Per il fatto
di accettare alcuni punti di vista che sono validi - conclude la lettera - , non possiamo !asciarci trascinare all'approvazione dell'analisi
marxista nel suo complesso " (n. 19).
3. Quale atteggiamento assumere verso il marxlsmo e l marxlstl?
Tirando le somme del discorso, la le ttera dà ai gesuiti, a modo di
conclusione, alcune indicazioni operative.
La prima è un invito a riconoscere e a cercar di comprendere le
ragioni dell'attrattiva che l'analisi marxista, nonostante tutte le riserve
fatte, esercita s u tanti uomini. Essa esorta, perciò, a distinguere tra
aspirazione alla liberazione e alla giustizia, ch e è buona in sé, e i
mezzi - " troppo semplici o addirittura contrari al fine che si vuoi
raggiungere» (n. 17) - proposti dal metodo marxista. Perciò, mentre
denunciamo la inadeguatezza o l'erron eità dei mezzi proposti dall'analis i marxista - raccomanda il padre Generale - « non scoraggiamo però
mai nessuno dal cer care con perseveranza di raggiungere mète, le quali
hanno un 'affinità diretta con la carità, che è ciò ch e definisce il progetto cristiano " (n. 17).
La seconda indicazione operativa è l'esigenza di porsi in atteggiamento critico non solo di fronte all'analisi marxista, ma anche nei
confronti di altre analisi della società: in particolare, delle « analisi sociali che si praticano abitualmente nel mondo liberale», le quali « implicano una visione individualistica e materialistica del mondo, anch'essa oppos ta ai valori e ai comportamenti cristiani» (n. 18). Perciò,
se ai giovani in formazione " non si può presentare l'analisi marxisla
come lo s trum ento migliore per comprendere la realtà sociale» (n. 15),
è altrettanto necessario, " se vogliamo restare fedeli al Vangelo», criticare e purificare pure le altre analisi sociali, « per poi scegliere quegli elementi che veramente aiutano a comprend ere e a descrivere la
realtà senza pregiudizi •• (n. 18).
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Una terza indicazione riguarda il rapporto concreto con i marxisti.
La lettera non esita a dire che «dobbiamo mantenerci disposti al dialogo», anzi «non dobbiamo neppure rifiutare colla borazioni concret e
ben ddìnite, che possono essere richieste dal bene comune» (n. 19) . Ma
aggiunge subito che ciò può avvenire ad alcune precise condizioni: cioè,
mantenendosi nei limiti propri del ruolo di sacerdoti e di religiosi, e
senza compromettere mai (da «franchi ti ratori »!) la comunione ecclesiale. Inoltre, ci si deve comportare << in maniera da far vedere concretamente che il cristianesimo è un messaggio che porta agli uomini
una ricchezza molto superiore» (n. 19).
Infin e dà un'ultima indicazione: evitare un facile anticomunismo
viscerale, che porta ad accusare tutto e tutti di << marxismo ». « Dobbiamo opporci con fermezza - dice - ai ten tativi di quanti volesser o
servirsi delle riserve che abbiamo nei confronti dell'analisi marxista,
p er stimare meno o addirittura per condannare come "marxismo" o
"comunismo" l'impegno per la giustizia e per la causa dei poveri, la
difesa che gli sfruttati fanno dei loro diritti, le giuste rivendicazioni "·
E il p adre Arrupe conclude: « Non abbiamo, forse, notato con frequenza forme di anticomunismo che altro non sono se non paraventi per
coprire l'ingiustizia?» (n. 20).
La lettera si chiude con un richiamo a tutti i gesuiti a « un comportamento limpido, chiaro e fedele» (n. 21) . .E' possibile - osserva
il padre Generale - che in futuro l'analisi m ar xis ta possa modificarsi
nell'uno o nell'altro punto, e c he ulteriori s tudi teorici e ricerche empiriche portino luci nuove: «Per il momento, però, chiedo che tutti
osservino le indicazioni e le di rettjve contenu te in questa le ttera [ ... ].
In tal modo, potremo lavorare meglio per la promozione della giustizia, che deve accompagnare tutto il nostro servizio della fede» (n. 22).
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TESTO DELLA LETTERA DEL P. ARRUPE
1. L'anno scorso mi avete chiesto un aiuto per approfondire Il problema
della • analisi marxista », a proposito del quale ! vescovi dell'America Latina
avevano dato di recente direttive importanti (1 ). Dopo aver fatto un'ampia
consultazione sull'argomento, rispondo ora alla vostra t·Jchiesta. Mi propongo
di inviare copia di questa lettera anche agli altri provinciali della Compagnia, poiché penso che essa potrà essere utile pure a molti di loro.
2. Non· prenderò qui In considerazione tutto Il problema dei rapporti
tra marxismo e cristianesimo; esso è molto più ampio ed è stato affrontato
in numerosi documenti dei sommi pontefici e d! diverse Conferenze episcopali. La questione che ora mi pongo è più specifica e più limitata: può un
cristiano, un gesuita, fare propria 1'« analisi marxlsta », distinguendola dalla
filosofia o ideologia marxista, e parimenti dalla prassi o almeno dalla prospettiva globale di essa?
3. Dinanzi a questo interrogativo, devo far notare, in primo luogo, che
non tutti danno lo stesso significato all'espressione « analisi marxista ~ . Dunque, bisogna spesso domandare a chi la usa di spiegare che cosa egli intenda
esattamente dire. D'altra parte, in questo problema vi sono aspetti soc!olog!cl e filosofici ch e non rientrano direttamente nella mia competenza di
Superiore Generale. Ciononostante,_ tenendo conto che oggi la questione si
pone universalmente, non esito a dare alcuni orientamenti e Indicazioni,
come richiede Il buon governo del corpo apostolico della Compagnia.
4. MI r endo conto che non tutti i gesuiti vedranno riftesse le loro Inquietudini in questa domanda: può un cristiano far propria 1'« analisi marxlsta »? Sono pwprlo espressioni che parecchie volte ho sentito nelle vostre
Provi11ce. Ci sono alcuni - di rado nell'America Latina, più frequentemente
in alcuni Paesi d'Europa - l quali, per ragione del loro apostolato, si trovano Immersi in un ambiente di convinzioni e a volte anche di lunga tradizione marxista. Vi sono, per esempio, preti operai che, per inculturazione
e per solidarietà, sentono di non poter fare a meno di condividere punti di
vista comuni a l loro compagni di lavoro. Solo dopo che s i sono venuti a trovare in questa situazione, essi cominciano a fare un discernimento di fede
e lo considerano senz'altro molto importante. Notano pure che il comportamento pratico degli operai marxisti spesso è molto lontano dal marxismo
teorico, e pongono in guardia contro una sopravvalutazione degli aspetti intellettualistici del problema. Mi sembra che sia molto importante accettare
queste osservazioni. Ma è necessario notare che anche in un discernimento
di fede, più intuitivo, è inevitabile che i problemi si pongano anche al livello della riftessione, sul quale appunto io desidero ora affrontarli. Perciò,
gli orientamenti che seguono sono importanti anch e per questi casi concreti.
(l) Cfr. Ili CONFERENZA GENERALE DELL'EPISCOPATO LJ\TI NOAMER ICANO, L 'evangellzza<:fO·
ne ne! presente e nel futuro dell 'America lattna. Puebla: Conctusfonf, nn. 544 s., ln
Puebta. Comunione e part ecfpa.<:fone, a c ura dl P . VANZAN s.J., A.V.E. , Roma 1979,
p. 610. [N.d .R .]
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5. In prlmo luogo, mi sembra che, ai fini dell'analisi della società, noi
possiamo accettare un certo numero di indicazioni metodologlche che provengono, in misura maggiore o minore, dllill'anallsi marxlsta; a condizione,
però, che non attribuiamo ad esse un carattere esclusivo. Per esempio, l'attenzione ai fattori economici, alle strutture della proprietà, agli interessi
economici che possono muovere questo o quel gruppo; la sensibilità per lo
sfruttamento di cui sono vittime intere classi sociali; l'attenzione al posto
che la lotta di classe occupa tli fatto nella storia <almeno di numerose società) ; l'attenzione al fatto che le ideologie possono servire a nascondere
determinati interessi e persino ingiustizie.
6. In pratica, però, l'adozione dell'« analisi marxista • raramente significa
assumere soltanto un metodo o una « prospettiva •; per lo più, significa accettare anche Jl contenuto delle spiegazioni date da Marx circa la realtà
sociale del suo tempo, per applicarle poi alla realtà sociale di oggi. Quindi,
si impone qui una prima osservazione: in materia di analisi sociale non ci
deve essere nessun « a priori »; c'è posto per le ipotesi e per le teorie, ma
tutto deve essere sottoposto a verifica, e non si può presupporre nulla come
definitivamente valido. Invece avviene che si adotti l'analisi marxista (o
alcuni dei suoi elementi) come un «a priori», che non avrebbe bisogno di
verifica, ma tutt'al più di spiegazione. Talvolta fino a confonderla con la
scelta evangelica in favore dei poveri; ma essa non deriva certo direttamente da questa! Nel campo dell'interpretazione sociologica ed economica
dobbiamo stare molto attenti a verificare le cose, e dobbiamo essere esemplari nello sforzo di obiettività.
7. Veniamo al cuore della questione: si può accettare l'insieme delle
spiegazioni che costituiscono l'analisi sociale marxista, senza aderire alla filosofia, all'Ideologia e alla politica marxiste? Consideriamo alcuni punti più
importanti al riguardo.
8. Secondo un buon numero di cristiani, quelli stessi che simpatizzano
per l'analisi marxista, se questa non implica 11 « materialismo dialettico »
(né - a maggior ragione - l'ateismo), comprende tuttavia il « materialismo storico ». Anzi, secondo alcuni, l'analisi marxista si identifica con quest'ultimo. Essi ritengono, quindi, che tutto il sociale (comprese la politica,
la cultura, la religione e la coscienza) sia come determinato dal fattore economico. Bisogna ammettere che i termini cosi usati restano - anche nel
marxismo stesso - non ben definiti, e sono suscettibili di interpretazioni
diverse. Però, per lo più, il materialismo storico è inteso in senso riduttivo:
la politica, la cultura, la religione perdono la loro consistenza, e non appaiono
più se non come realtà che dipendono totalmente da quanto accade nella
sfera dei rapporti economici. Ora, questo modo di vedere le cose è pregiudizievole per la fede cristiana; o almeno per la concezione cristiana dell'uomo
e per l'etica cristiana. Quindi, anche se è certo che in ogni spiegazione della
realtà sociale dobbiamo prestare molta attenzione ai fattori economici, ci
dobbiamo però guardare da un'analisi sociale che muova dall'idea che tutto
è determinato dall'economico, nel senso riduttivo glà detto.
9. Inoltre, al materialismo storico si ricollega una critica della religione
e del cristianesimo, alla quale generalmente non riesce a sottrarsi l'analisi
marxista. Ora, anche questa critica può essere utile per aprirci gli occhi
di fronte a quei casi in cui si abusa della religione per coprire situazioni
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sociali lndifendibili. Ma, se si ragiona come se tutto, in ultima analisi, si
riducesse in funzione del rapporti di produzione - i quali cosi divengono di
fatto l'unica vera realtà -, allora ben presto il contenuto della religione e
del cristianesimo viene relativlzzato e ridotto. La fede in Dio creatore e In
Gesù Cristo salvatore si indebolisce, ed è considerata, quanto meno, poco
utile. Il senso del gratuito scompare e lascia Il posto al senso dell'utile. La
speranza cristiana tende a divenire qualcosa di irreale.
10. Talvolta si pretende di distinguere la stessa fede in Gesù Cristo,
che si vuole preservare intatta, dalle sue diverse manifestazioni dottrinali
e sociali, le quali invece non resistono agli attacchi della critica. Ma allora
c'è Il pericolo di una critica radicale contro la Chiesa, che va molto al di
là della giusta correzione fraterna in una « Elcclesia semper reformanda :. .
In certi casi, si tenderà addirittura a giudicarla ponendosi quasi all'esterno
di essa, fino a non rlconoscerla più di fatto come il luogo della propria fede.
Avviene cosi, non di rado, che l'adozione dell'analisi marxista conduca a formulare giudizi estremamente severi, e persino ingiusti, nei riguardi della
Chiesa.
11. Anche quando l'analisi marxista della società non è intesa nell'accezione Implicante Il materialismo storico in senso pieno, essa però suppone
sempre, come elemento essenziale, una teoria radicale del conflitto e della
lotta di classe. Anzi, si può dire che quella marxista sia una analisi sociale
tutta in termini di >
l otta di classe. Ebbene, se dobbiamo ammettere con
pieno realismo l'esistenza dei conflitti e della lotta di classe (e il cristiano
sa che si dà una certa relazione tra questi mali e Il peccato), nello stesso
tempo però bisogna evitare una indebita generalizzazione. Non è affatto dimostrato che tutta la storia umana, passata e presente, si possa ridurre a
una continua lotta, e meno ancora alla lotta di classe nel senso proprio del
termine. La realtà sociale non si esaurisce unicamente nella dialettica del
padrone e dello schiavo; ma vl sono stati, e ancora vi sono, molti altri rapporti nella storia umana (rapporti di alleanza, di pace, di amore>, altre
forze profonde che la Ispirano.
12. Per di più, questo è un punto dove l'analisi marxista spesso non resta soltooto analisi, ma si aJla1·ga fino a trasformarsi In programma di azione e in strategia. Di per sé, il fatto di riconoscere che esiste la lotta di
classe non Implica logicamente che l'unico modo di venirne a capo sia fare
ricorso all'uso della stessa lotta, cioè alla lotta della classe operaia contro
la classe borghese. Nondimeno, è raro che coloro i quali adottano l'analisi
marxlsta non aderiscano anche alla sua strategia. E questa non si comprende bene senza Il messlanismo proletario, il quale fa parte dell'ideologia
di Marx e faceva già parte della filosofia da lui ideata, prima ancora di dedicarsi alle analisi economiche sistematiche. D'altra parte, Il cristianesimo,
anche se riconosce la legittimità di certe lotte e non esclude la rivoluzione
in situazioni estreme di tirannia quando non c'è altro rimedio (2), non può
(2) Cfr. PAOLO VI, Populorum progl'essio, n. 31, 1n «Acta Apostollcae Sedis ,,,
LIX, 1967, p. 272. - Il paragrafo cui si fa riferimento è 11 seguente: « E tuttavia
lo sappiamo: l 'Insurrezione rivoluzionaria - salvo nel caso di una tirannia evidente
e prolungata che attenti gravemente al diritti fondamentali della persona e nuoc·
eia In modo pericoloso al bene comune del Paese - è !onte di nuove Ingiustizie,
Introduce nuovi squilibri e provoca nuove rovine ,,, [N .d.R.J.
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ammettere però che il modo privilegiato di porre fine alle lotte sia il ricorso alla lotta stessa. Al contrario, Il cristianesimo procut·a che si dia sempre la priorità ad altri mezzi per trasformare la società: ricorrendo alla
persuasione, alla testimonianza, alla rlconclllazlone; non perdendo mai la
speranza della conversione; e solo in ultima istanza ammette che si faccia
ricorso alla lotta propriamente detta (soprattutto quando essa implica violenza>, per difendersi contro l'ingiustizia. Qui è in questione tutta una filosofia - e, per noi, una teologia - dell'azione.
13. Insomma, sebbene l'analisi marxlsta non comporti direttamente l'adesione alla filosofia marxlsta nel suo insieme (e, meno ancora, al «materialismo dialettico » in quanto tale), tuttavia, cosl com'è comunemente intesa,
essa Implica di fatto una concezione della storia umana che non concorda
con la visione cristiana dell'uomo e della società, e conduce a strategie che
mettono In pericolo i valori e i comportamenti cristiani. Le conseguenze
forse non sempre sono disastrose, almeno non sempre Immediatamente; tuttavia molto spesso lo sono state. A questo riguardo, l'aspetto morale è particolarmente importante, e alcuni cristiani, che hanno tentato di seguire per
un certo tempo l'analisi e la prassi del marxismo, hanno confessato di essere stati Indotti ad essere molto facili nella scelta del mezzi per raggiungere i propri scopi... Perciò, fino ad oggi, l fatti confermano quanto già
scriveva Paolo VI nella c Octogesima adveniens • (n. 34): ~Sarebbe illusorio e pericoloso L . .l accettare gli elementi dell'analisi marxista senza riconoscere i loro rapporti con la ideologia ». Separare l'una dall'altra è molto
più difficile di quanto talvolta si suppone.
14. In questo contesto, i vescovi dell'America Latina, riuniti a Puebla,
hanno fatto notare che una riflessione teologica, fatta partendo da una
prassi fondata sull'analisi marxista, corre il rischio di approdare alla « totale pol!tlclzzazione dell'esistenza cristiana », alla « dissoluzione del linguaggio della fede in quello deHe scienze soci111li » e allo « svuobamento della dimensione trascendente della salvezza cristiana » (Documento di Puebla, n.
545). Questo triplice rischio può in verità manifestarsi nella linea delle osservazioni che ho appena fatte.
r.i. Per tale motivo, quindi, adottare non alcuni elementi o alcuni aspetti metodologici soltanto, ma l'analisi marxista nel suo complesso, non è per
noi accettabile. Anche supponendo che qualcuno, facendo ricorso a distinzioni molto precise, possa a rigore d! termini riuscire a parlare di analisi
marxista, senza accettare il materialismo storico riduzlonista, né la teoria
e la strategia della lotta di classe generalizzata - ma sarebbe, questa, ancora un'analisi marxista? -, la maggior parte degli uomini, compresa la maggioranza dei gesuiti, non è in grado di farlo. Perciò, esiste un pericolo pratico reale nel diffondere l'idea che si possa facilmente ritenere l'analisi marxista come qualcosa di distinto dalla filosofia, dall'ideologia e dalla prassi
politica. Tanto più che, a parte poche eccezioni, i marxisti propriamente
detti respingono, da parte loro, la separazione tra analisi e visione del mondo o principi d'azione marxisti. Abbiamo la responsabilità di fare questo
discernimento pratico, cosl come abbiamo quella di fare il discernimento
teorico. Ed è anche necessario che diamo ai giovani gesuiti in formazione
gli strumenti di studio critico e di riflessione cristiana necessari, affinché
si rendano conto pienamente delle difficoltà che l'analisi marxista comporta.
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Certamente, durante il periodo della formazione, non si può presentare questa analisi come lo strumento migliore per comprendere la realtà sociale.
16. Desidero, Inoltre, accennare a un problema, sul quale vorrei che i
nostri specialisti facessero studi più approfonditi. MI riferisco al problema
delle strutture della proprietà (dei mezzi di produzione, s'Intende); problema
che è al centro di tanti aspetti dell'analisi marxista. Non c'è dubbio che
una cattiva distribuzione della proprietà, non compensata da altri poteri,
comporta o facilita lo sfruttamento descritto da Marx e denunciato anche
dalla Chiesa. Ciononostante, non si confonde, forse, frequentemente l'istituzione stessa della proprietà con la sua cattiva distribuzione? E' importante che si continui a studiare, con l'aiuto dell'esperienza, quale tipo di
distribuzione dei diritti di proprietà, come anche di altre forme di potere
<politico, sindacale... ), permetterebbe di realizzare un mondo più giusto e
un più pieno sviluppo delle persone, nel differenti sistemi di società. Lungl
dall'ignorare gli 111pporti dell'insegnamento socia le della Chiesa in questo campo concreto, abbiamo il dovere di studlarli a fondo, di preclsarne le esigenze e di contribuire al loro progresso.
17. Ecco, Infine, quattro indicazioni a modo di conclusione. In primo
luogo, nonostante le riserve che si devono fare circa l'analisi marxista, dobbiamo riconoscere e cercare di comprendere le ragioni dell'attrattiva che essa
esercita. I cristiani sono facilmente e giustamente sensibili al progetto di
Ilberare gli uomini dalla dominazione e dall'oppressione, alla promessa di
tare la verità denunciando le ideologie che la occultano, o la deformano,
alla proposta di sopprimere le divisioni sociali. Non lasciamo credere che
ciò si possa ottenere con mezzi troppo semplici o addirittura contrari al
fine che si vuoi raggiungere; neppure però scoraggiamo mai nessuno dal
cercare con perseveranza di raggiungere queste mete, le quali hanno un'affinità diretta con la carità, che è ciò che definisce il progetto cristiano.
Dobbiamo anche essere comprensivi con l'uomo che soffre nella propria carne
Ingiustizie sociali che suscitano indignazione.
18. In secondo luogo, dev'essere ben chiaro che quella marxlsta non è
l'unica analisi sociale che ha connessione con presupposti ideologici o filosofici, introdotti su1·rettizlamente. In .particolare, le analisi sociali che si praticano abitualmente nel mondo liberale Implicano una visione indlvlduallstlca e materialistica del mondo, anch'essa opposta ai valori e al comportamenti cristian!. In questo senso, facciamo noi sufficientemente attenzione al
libri di testo che si usano, per esempio, nel nostri collegi? Quando usiamo
elementi di analisi socia le, qualunque sia la loro origine, dobbiamo sempre
criticarli e puritlcarli, se vogliamo restare fedeli al Vangelo, per poi scegliere
quelli che veramente aiutano a comprendere e a descrivere la realtà senza
pregiudizi. Il nostro sforzo deve essere guidato dai cl·iterl del Vangelo, non
da ideologie che siano incompatibili con esso.
19. In terzo luogo, rispetto ai marxisti, dobbiamo mantenere! sempre disposti a l dialogo (3). D'altra parte, in conformità con lo spirito della « Gau(3) Cfr. GiOVANNI XXIII, Mater et Maglstra, n. 252 (ediz. cc La Civiltà Cattoll·
ca»), In cc Acta Apostollcae Sed1s n, LITI, 1961, pp. 456 s. - Il testo del para·
grafo cui si fa riferimento è Il seguente: cc I cattoHcl Impegnati nello svolgimento
di attività economico-sociali vengono a trovarsi perciò stesso In frequenti rapporti
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64.
Marzo 1981
Cristiani e marxismo
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dium et spes-. (4), non dobbiamo neppure rifiutare delJe collaborazioni concrete ben definite, che possono essere richieste dal bene comune. Però, ricordiamoci sempre che siamo sacerdoti e religiosi con una funzione e una
missione che sono a noi proprie, e non comportiamoci mai da franchi tiratori rispetto alla comunità cristiana e a quelli che in essa hanno la responsabiUtà pastorale ultima; cerchiamo di assicurarci che qualsiasi nostra collaborazione sia diretta integralmente ad attività accettabili per un cristiano.
In tutto questo, abbiamo il dovere di conservare sempre la nostra identità.
Quindi, per Il fatto di accettare alcuni punti di vista che sono validi, non
possiamo lasciarcl trascinare all'approvazione dell'anallsi marxista nel suo
complesso; dobbiamo, invece, essere in tutto coerenti con la nostra fede e
con i principi di azione che da essa scaturiscono. Inoltre, comportiamoci in
maniera da far vedere concretamente che Il cristianesimo è un messaggio
che porta agli uomini una ricchezza molto superiore a quella di qualsiasi
concetto, per utile che sia, dell'analisi marxista.
20. Infine, dobbiamo anche opporci con fermezza ai tentativi di quanti
volessero servirsi delle riserve che abbiamo nei confronti della analisi marxista per stimare meno o addirittura per condannare come « marxismo >> o
« comunismo » l'impegno per la giustizia e per la causa dei poveri, la difesa
che gli sfruttati fanno dei loro diritti, le giuste rivendicazionl. Non abbiamo, forse, notato con frequenza forme di anticomunismo che altro non sono
se non paraventi per coprire l'ingiustizia? Conserviamo anche a questo riguardo la nostra identità, e non permettiamo che si abusi della critica che
facciamo al marxismo e all'analisi marxista.
21. Chiedo a tutti un comportamento limpido, chiaro e fedele. Chiedo
che ci si Impegni con tutte le forze, nell'ambito della nostra vocazione, a
favore del poveri e contro le ingiustizie; ma senza permettere che l'indignazione oscuri la visione di fede, e conservando sempre, anche in mezzo ai confiitti, un cuore cristiano, un atteggiamento di carità e non di durezza.
22. In conclusione, sono consapevole che nel futuro la situazione dell'analisi marxlsta potrà modificarsi nell'uno o nell'altro punto (5). Inoltre, su
con altri che non hanno la stessa visione della vita. In tali rapporti l Nostri figli
siano vigilanti per essere sempre coerenti con se stessi, per non venire m al a
compromessi riguardo a lla religione e alla morale; ma nello stesso tempo siano e
si mostrino animati da spirito di comprensione, disinteressati e disposti a collaborare lealmente nell'attuazione di oggetti che siano di loro natura buoni o almeno
rlduclblll al bene. E' ovvio però che quando In materia la Gerarchia ecclesiastica si
è pronunciata, l cattolici sono tenuti a conformarsi alle sue direttive ( ... ]. (N.d.R.] .
(4) Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO Il, Costituzione pastorale « Gaudium et
spes 11, n . 21 6 • - La parte del paragrafo cui si fa riferimento è la seguente: « La
Chiesa, poi, pur respingendo in maniera assoluta l'ateismo, tuttavia riconosce sin·
ceramente che tutti gli uomini, credenti e non credenti, debbano contribuire alla
retta edificazione di questo mondo, nel quale si trovano a vivere Insieme: Il che
non può avvenire certamente senza un sincero e prudente dialogo». [N.d.R .]
(5) Cfr. GIOVANNI XXIII, Pacem in terris, n. 160 (ed!z. cc La Clv!ltà Cattolica Il),
In cc Acta Apostolicae Sed!s 11, LV, 1963, p. 300. - Il paragrato eu! si fa riferimento
è n seguente: c< Va altresì tenuto presente che non si possono neppure Identificare
false dottrine !Uosoflche sulla natura, l'origine e n destino dell'universo e dell'uomo, con movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche,
anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno
tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacché le dottrine, una volta elaboratè e
definite, rimangono sempre le stesse; mentre 1 movimenti suddetti, agendo sulle
situazioni storiche Incessantemente evolventisi, non possono non sublrne gli influssi
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diversi aspetti che ho toccato c'è ancora spazio per ulteriori studi teorici e
ricerche empiriche. Per il momento, però, chiedo che tutti osservino le indicazioni e le direttive contenute in questa lettera, la quale - spero - permetterà a Lei e agli altri Superiori di aiutare meglio i gesuiti che, a motivo del loro ministero, sono maggiormente a contatto con uomini e donne
di convinzione marxista, compresi quelli che si proclamano « cristiani marxisti ». Spero anche che questa mia lettera consentirà, più in generale, di
aiutare tutti i gesuiti che, dovendo analizzare la società, non possono fare
a meno di confrontarsi con 11 problema dell'analisi marxista. In tal modo,
potremo lavorare meglio per la promozione della giustizia, che deve accompagnare tutto il nostro servizio della fede.
e quindi non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi. Inoltre chi
può negare che In quel movimenti, nella misura In cui sono conformi al dettami
deUa retta ragione e si fanno Interpreti deUe giuste aspirazioni della persona umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione? >>. [N .d.R.]
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