Untitled - Aracne editrice

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A10
337
Michela Lombardi
STUDI DI
LETTERATURA GRECA
TRA ELLENISMO
GIUDAISMO
E CRISTIANESIMO
Copyright © MMVIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, 133 A/B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN
978–88–548–1649–7
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: marzo 2008
I ristampa aggiornata: dicembre 2009
Ai miei cari genitori
INDICE
11
Premessa
13
Capitolo I - Ellenismo, giudaismo e cristianesimo
31
Capitolo II - Il Vangelo secondo Luca
32
Convenzioni storiografiche e moduli retorici greco-ellenistici
nel prologo del Vangelo secondo Luca
38
Strutture linguistico-stilistiche del prologo
53
Convenzioni retoriche e storiografiche: aspetto formale e
finalità della diegesi
57
Ellenismo e tradizione culturale ebraica nella storia
evangelica
62
85
Aspetti innnovativi delle strutture diegetiche
Capitolo III - Verità, fede e storia nel pensiero giudaico-cristiano
86
Alètheia e pìstis nella tradizione sapienziale e filosofica greca
91
Verità e fede nella tradizione veterotestamentaria
96
Verità e fede nel medio giudaismo
102
Verità e fede nel cristianesimo neotestamentario
108
La concezione della storia nel pensiero storico classico ed in
quello giudaico-cristiano
121
Capitolo IV - Conoscenza, volontà e desiderio del bene in Pl. lg.
689ae e Paolo Rom. 7, 14-8, 11: saggezza greca ed ebraico-
8
Indice
cristiana a confronto sulle aporie della virtù
122
L’origine del male ed il problema della virtù nella tradizione
sapienziale greca e nel dramma euripideo
127
Il paradosso della perfetta ignoranza ovvero fuggire il bene e
desiderare il male in Pl. lg. 698 ae
133
L’origine del male ed il problema della virtù nella tradizione
filosofica post-platonica
139
Conoscenza, volontà e desiderio del bene nelle Leggi di
Platone e nell’Epistola ai Romani di S. Paolo
146
Il problema della virtù nell’etica ed antropologia paolina
e nella filosofia giudaico-ellenistica
149
Il conflitto tra frovnhma th~~ı sarkovı e frovnhma tou~~
pneuvmatoı in Rom. 7, 14-8, 11 tra tradizione vetero- ed
intertestamentaria e pensiero cristiano
167
169
Conclusioni
Capitolo V - Alle origini di un tòpos: il catalogo delle virtù e dei
vizi nella tradizione sapienziale e filosofica greca, nella letteratura
ebraica vetero- ed intertestamentaria e nel Nuovo Testamento
172
Il catalogo delle virtù e dei vizi nella tradizione poetica e
filosofica greca
174
Il catalogo dei vizi nella Lettera di Liside
182
Il catalogo delle virtù e dei vizi nel VT
187
Il catalogo delle virtù e dei vizi nella letteratura ebraica
intertestamentaria
199
Ascendenze tradizionali e contaminazioni con la filosofia
greca nei cataloghi di virtù e vizi della letteratura ebraica
intertestamentaria
Indice
208
Il catalogo delle virtù e dei vizi nella filosofia giudaicoellenistica
212
Il catalogo delle virtù e dei vizi nel NT
223
Il catalogo delle virtù e dei vizi nell’ Epistola ai Galati di
Paolo
232
Il catalogo dei vizi nell’ Epistola ai Galati e nella Lettera di
Liside
241
Bibliografia
9
PREMESSA
Questo volume propone in una versione ampliata ed aggiornata nella
bibliografia alcuni saggi pubblicati come contributi autonomi1, altri inediti2
in cui viene indagato il rapporto della prima letteratura cristiana del NT con
la cultura ellenistica, sia a livello ideale che letterario, e con la tradizione
religiosa vetero- ed intertestamentaria. L’obiettivo è quello di porre in luce la
sintesi di diverse sollecitazioni culturali tra ellenismo, ebraismo e
cristianesimo nell’identità complessa e variegata delle prime manifestazioni
della letteratura cristiana.
I referenti prescelti sono il Vangelo lucano e le Epistole paoline.
Particolare attenzione viene rivolta alla rielaborazione di modelli espressivi e
convenzioni letterarie di ascendenza retorica, storiografica e filosofica.
Del Vangelo lucano è stato studiato il prologo e la sua incidenza nella
configurazione storica e letteraria del racconto evangelico, il riuso di modelli
retorici e moduli diegetici ispirati alla letteratura ellenistica storiografica e
1
Nel saggio dedicato al Vangelo di Luca si propongono in forma ampliata ed aggiornata
nella bibliografia gli studi Convenzioni storiografiche, moduli retorici greco-ellenistici e
tradizione giudaico-cristiana nel prologo del Vangelo di Luca, pubblicato in «Orpheus»
1998-99, 2, pp. 326-362 e Aspetti innovativi della diegesi nel vangelo di Luca,pubblicato in
«Orpheus», 2002, pp. 50-73. In Conoscenza, volontà e esiderio del bene in Pl. lg. 689ae e
Paolo Gal. 7, 14-8, 11: saggezza greca ed ebraico-cristiana a confronto sulle aporie della
virtù si propone una più ampia versione inedita con una scansione più analitica dello studio
in attesa di pubblicazione in «Athenaeum» 2008, pp. 117-152.
2
Vd. gli studi Giudaismo, Ellenismo e Cristianesimo; Verità, fede e storia nel pensiero
giudaico-cristiano e Alle origini di un tòpos: il catalogo delle virtù e dei vizi nella tradizione
sapienziale e filosofica greca, nella letteratura ebraica vetero- ed intertestametaria e nel
Nuovo Testamento.
12
Premessa
biografica. Dal confronto con tale tradizione emerge la novità della proposta
narrativa del Vangelo in cui vengono a fondersi le strutture del discorso
storico e biografico alla luce di una nuova concezione storicistica del vero
storico, in cui le connessioni logiche si sovrappongono a quelle cronologiche
in antitesi alla casualità meccanicistica dei pràgmata che contraddistingue il
pensiero storico classico. Il confronto tra pensiero storico classico e cristiano
viene approfondito in rapporto alla concezione epistemologica, storica,
teologica ed etica della verità nel pensiero ebraico-cristiano e del suo
radicarsi nella fede nelle sue diverse e concomitanti valenze storiche e
cognitive.
Si è voluto altresì approfondire il confronto tra la tradizione sapienziale e
filosofica greca ed il pensiero giudaico-cristiano per quanto riguarda le
problematiche della coerenza tra prassi e conoscenza del bene3 e le stesse
concezioni della struttura morale della persona umana, una questione questa
in cui si definisce una profonda cesura tra il determinismo della cultura
greco-romana restia a riconoscere la possibilità di un cambiamento radicale
dell’èthos e l’apertura alla speranza di un cambiamento affermata nel
pensiero cristiano.
La riflessione sulle problematiche etiche ed antropologiche e sulle
interferenze tra ellenismo, giudaismo e cristianesimo continua nell’analisi
delle Epistole paoline alla luce del confronto con la tradizione vetero- ed
intertestamentaria, con la filosofia giudaico-ellenistica e con la tradizione
sapienziale e filosofica greca. Lo studio sul catalogo dei vizi nell'Epistola ai
Galati evidenzia il debito di Paolo con la tradizione ebraica più antica e
recente della letteratura pseudoepigrafa intertestamentaria, in cui si coglie
l’eco di movimenti religiosi innovativi come essenismo ed apocalittica, e
l’apertura al confronto con la letteratura filosofica ellenistica.
3
Vd. in questo volume Conoscenza, volontà e esiderio del bene in Pl. lg. 689ae e Paolo
Gal. 7, 14-8, 11: saggezza greca ed ebraico-cristiana a confronto sulle aporie della virtù.
IL VANGELO SECONDO LUCA1
Questo studio si propone di analizzare la continuità nel prologo del
Vangelo di Luca di convenzioni storiografiche greco-ellenistiche e moduli
formali di ascendenza retorica e di individuarne le motivazioni, nonché le
eventuali variazioni dovute alla diversa prospettiva della tradizione culturale
ebraica e cristiana e della stessa concezione della storia. Da tale indagine
scaturiscono alcuni elementi utili alla comprensione della prospettiva
letteraria del Vangelo, anche se non risolutivi della questione del genere
letterario. Le affinità con la narrazione storica2 e biografica3 ellenistica, pur
contribuendo a delineare la particolare configurazione formale del racconto
1
In questo saggio dedicato al Vangelo di Luca si propongono in una forma ampliata ed
aggiornata nella bibliografia gli studi Convenzioni storiografiche, moduli retorici grecoellenistici e tradizione giudaico-cristiana nel prologo del Vangelo di Luca, pubblicato in
«Orpheus» 1998-99, 2, pp. 326-362 e Aspetti innovativi della diegesi nel vangelo di
Luca,pubblicato in «Orpheus», 2002, pp. 50-73.
2
Sull’impronta storica dello scritto lucano, già evidenziata nell’Expositio euangeli
secundum Lucam 1, 4, 7 di Ambrogio, vd. gli studi di W.C. van Unnik, 1973, I, pp. 6-15; R.
Morgenthaler, 1949; A.J. Merrill jr., 1959, 1984, pp. 85 s., 415 s.; I.H. Marshall, 1970, pp. 18
ss.; J. Lambert, 1971-1972; J. Drury, 1976. Per un resoconto più dettagliato del repertorio
bibliografico rimando a G.K. Barrett, 1970; R.J. Cassidy, 1978, pp.11 ss.
3
Le analogie con le biografie di filosofi pagani sono state valorizzate da M. Hadas-M.
Smith, 1965; Ch. Weber-Votaw, 1915, e con particolare riferimento al vangelo lucano da H.
von Soden, 1919, 73 e C.H. Talbert (1974, pp. 129 ss.; 1974, pp. 437-449; 1977; 1978, pp.
1619 ss., 1622, 1626 ss.; 1647 ss.) che, confrontando con il Vangelo e gli Atti di Luca la
rappresentazione letteraria di una scuola filosofica nei bìoi di Diogene Laerzio, ha rilevato
alcune corrispondenze nella diadochè della vita del maestro e dei suoi successori e differenze
nell’integrazione narrativa nel Vangelo del sommario della dottrina e nel maggiore sviluppo
del racconto riferito ai successori. Sulla teoria di Talbert vd. K. Berger, 1984, pp. 1242 ss.; M.
Rese, 1984, pp. 2310 ss.; M. Gigante, 1987, I, pp. LV s.
32
Capitolo II
evangelico, non esauriscono infatti il campo della tradizione letteraria a cui
si richiama il Vangelo lucano che pure risente, al pari degli altri Vangeli, di
modelli biblici4. Le stesse finalità del racconto evangelico esulano da quelle
della memorialistica storico-biografica e riguardano l’annuncio e la
testimonianza della storia del messia divino fondamento della dottrina
cristiana: il Vangelo è infatti concepito per rendere testimonianza alla verità
dell’incarnazione, morte e resurrezione di Gesù e per suscitare e rafforzare la
fede in una prospettiva soteriologica5. Il racconto degli eventi va dunque ben
oltre la loro dimensione fenomenica per coglierne il significato teologico
alla luce dell’avverarsi delle profezie del VT e questo certo costituisce
un’indubbia innovazione rispetto alla storiografia ed alla biografia grecoromana. Vedremo altresì come la stessa concezione della storia subisca delle
trasformazioni radicali rispetto al pensiero storico classico6.
Convenzioni storiografiche, moduli retorici greco-ellenistici nel prologo
del Vangelo secondo Luca7
L’analisi degli intenti programmatici del prologo e dei rapporti con la
cultura letteraria greco-ellenistica8 ha tratto indiscutibile vantaggio dal
4
Peculiare della retorica biblica riflessa nello stile del racconto evangelico sono
parallelismo, chiasmo, iterazione; in Luca poi l’orizzonte dei riecheggiamenti biblici si
amplia nei carmina ispirati ai salmi, come il Magnificat (Lc. 1, 46-55), il Benedictus (Lc. 1,
68-79) ed il Gloria in excelsis (2, 14).
5
Cfr. Io. 20, 31 «queste cose sono state scritte perché crediate che Gesù è il Cristo, il
Figlio di Dio, e credendo abbiate vita nel suo nome».
6
Vd. lo studio incluso in questo volume Verità, fede e storia nel pensiero giudaicocristiano.
7
Lc. 1, 1 jEpeidhvper polloi; ejpeceivrhsan ajnatavxasqai dihvghsin peri; tw~n
peplhroforhmevnwn ejn hJmi~n pragmavtwn, 2 kaqw;ı parevdosan hJmi~n oiJ ajp∆ ajrch~~ı
aujtovptai kai; uJphrevtai genovmenoi tou~~ lovgou, 3 e[doxe kajmoi; parhkolouqhkovti
a[nwqen pa~~si ajkribw~~ı kaqexh~~ı soi; gravyai, kravtiste Qeovfile, 4 i{na ejpignw/~ı peri;
w|n kaqhchvqhı lovgwn ajsfavleian: «Poi che molti posero mano a comporre un racconto
degli avvenimenti compiuti tra noi, come ce li tramandarono coloro che furono fin dal
principio testimoni oculari e ministri della parola, è parso anche a me, dopo aver indagato
ogni cosa fin dall’inizio, di scrivere per te, nobilissimo Teofilo, esattamente, in ordine,
affinché tu possa riconoscere la fondata sicurezza degli insegnamenti nei quali fosti istruito».
La trad. presuppone scelte esegetiche che saranno illustrate in queste pagine.
8
La valorizzazione delle relazioni tra cristianesimo primitivo ed ellenismo,
prevalentemente negate negli studi di J. Wellhausen (1905), U. von Wilamowitz (19022, p.
124), E. Norden (1986, pp. 462 ss.) e P. Wendland (1986), si deve a studiosi come
Hilgenfeld, Schürer, su cui vd. W.G. Kümmel, 1976, pp. 299-302, e H.D. Betz, 1990.
Il Vangelo secondo Luca
33
rinnovato interesse per la ricerca sulla configurazione storica9 e sugli aspetti
redazionali, teologici e letterari del Vangelo10, intensificatasi con l’esaurirsi
del predominio nella filologia neotestamentaria della formgeschichtliche
Methode11, che riconduce gli scritti neotestamentari alla tradizione
preletteraria della catechesi, svilendo la storicità dei Vangeli sia per quanto
riguarda la continuità tra i Vangeli e la predicazione di Gesù che per la loro
configurazione storico-narrativa. Un nuovo e più incisivo incremento allo
studio dell’aspetto formale e della prospettiva letteraria è stato sollecitato
dall’inclusione del prologo tra i nessi proemiali della storiografia greca ad
opera di Toynbee12, che ha reso inevitabile la verifica delle reali motivazioni
dell’associazione di Luca agli storici antichi.
L’indagine sul prologo del Vangelo si pone quindi nel solco di molteplici
studi che si sono occupati dei contenuti programmatici13 e dell’aspetto
formale14 del prologo, proponendo varie esegesi dei significati nelle loro
valenze metodologiche riconducibili al linguaggio tecnico della
storiografia15.
Il sintetico ma esaustivo cenno al contenuto dell’opera ed alle fonti orali
e scritte in parte corrispondenti alle precedenti narrazioni, le stesse
2
9
Per questo orientamento della critica vd. J.B. Cadbury, 1969 , pp. 114, 135, 350; 1922,
pp. 489-510, che ravvisa nello scritto lucano tratti comuni alla biografia e storiografia
ellenistiche.
10
Il metodo storico-critico della Redaktiongeschichte si è affermato in contrasto con
quello della Formgeschichte, valorizzando gli aspetti redazionali dei Vangeli a livello
letterario e teologico. Per la centralità della redazione e rielaborazione delle forme tradite e la
particolare configurazione letteraria, storica e teologica dei Vangeli vd. H. Conzelmann, 1954
(per Luca); W. Marxen, 1959 (per Marco); W. Trilling, 1992 (per Matteo), che evidenziano la
discontinuità con la tradizione, la creatività e le scelte innovative degli evangelisti.
11
La critica neotestamentaria ha applicato la formgeschichtliche Methode allo studio della
tradizione preletteraria svolgentesi nelle diverse forme catechetiche del kèrygma, poi
confluite nei Vangeli: vd. G. Firpo, 1983, pp. 30s. e nn. 37; 38, e P. Grech, 1988, pp. 26 s.,
38. Per l’inadeguatezza del metodo della formgeschichtliche Methode al Vangelo lucano vd.
G. Erdmann, 1932.
12
A.J. Toynbee, 1952, p. 59. Il prologo del Vangelo lucano è citato anche nell’analisi dei
tòpoi proemiali da E. Herkommer, 1968, pp. 65, 111, 137-151.
13
Per l’analisi delle intenzioni programmatiche in rapporto alla forma letteraria del
Vangelo vd. G. Klein, 1964, pp. 193 ss.; H. Schürmann, 1968; 1969, pp. 1 e n. 1, 2 e n. 5, 21
e n. 13, 135-169; J.H. Davies, 1969; J.M. Gibbs, 1969; A.J.B. Higgins, 1970; E. Plümacher,
1974; S. Accame, 1976, p. 6; R.J. Dillon, 1981; G. Firpo, 1983, pp. 74 s.
14
Sull’aspetto formale vd. J.B. Cadbury, 1922; 19692, pp. 114, 135; E. Klostermann,
1929; M.J. Lagrange, 19273; J.M. Creed, 1930; K.H. Rengstorf, 19526, pp. 12 s.; J. Schmid,
19553, p. 28.
15
Per l’interpretazione di alcune espressioni del prologo cfr. J.H. Ropes, 1924; F. Vogel,
1933; J.B. Bauer, 1960; G. Rinaldi, 1965; W.C. van Unnik, 1973-1983, pp. 12-14; 1973, p.
23, n. 55; 1979, p. 40 e n. 14; D.J. Sneen, 1971-1972; M. Völkel, 1973-74; A. Feuillet, 1973;
J. Kürzinger, 1974; F. Mussner, 1975; J.D. Dubois, 1977; C. Ferone, 2002.
34
Capitolo II
affermazioni sull’accuratezza della ricerca, che si estende alle origini della
storia evangelica, sulla veridicità del racconto dei pràgmata nella loro
completezza e sequenza storica e sull’utilità dell’opera tradiscono con ogni
evidenza l’intento di rielaborare motivi convenzionali diffusi nella
storiografia ellenistica16, esemplati su una più antica tradizione di
ascendenza erodotea e tucididea. Vario e complesso è il rapporto istaurato
con tale tradizione; le analogie si combinano con alcune significative
variazioni talora riconducibili alla diversa prospettiva culturale giudaicocristiana.
Il riferimento alquanto generico al contenuto dell’opera17 compare non
nell’incipit, ma all’interno del prologo18; più precisa è la delimitazione
dell’argomento alle azioni ed all’insegnamento di Gesù in Act. 1, 1 To;n me;n
prw~~ton lovgon ejpoihsavmhn peri; pavntwn, w\ Qeovfile, w|n h[rxato oJ
jIhsou~~ı poiei~n te kai; didavskein19. Parole e azioni sono indicate come
contenuto del racconto evangelico anche in Eus. h.e. 3, 39, 15 (Marco)
ajkribw~~ı e[grayen, ouj mevntoi tavxei ta; uJpo; tou~ kurivou h] lecqevnta h]
pracqevnta, secondo un modulo tipico del discorso storico definito già in
Tucidide e attestato poi nella storiografia ellenistica20. L’allusione in Lc. 1,
1-2 ad altre narrazioni fa pensare all’utilizzazione di fonti scritte21, che
dipendono come Luca dalla testimonianza autoptica degli uJphrevtai...tou~~
lovgou22. L’evangelista privilegia secondo l’orientamento tucidideo23
l’informazione desunta da testimoni oculari, non potendo valersi
dell’esperienza diretta, e procede all’integrazione di fonti scritte e tradizione
orale seguendo una prassi attestata anche nella Vita di Mosé di Filone
16
Sull’analisi dei tòpoi proemiali della storiografia vd. E. Herkommer, 1968; H.
Lieberich, 1899-1900; G. Engel, 1910; P. Scheller, 1911; Y.M. Biese, 1926; G. Avenarius,
1956; A. Roveri, 1964, pp. 35-46; D. Flach, 1973, pp. 32 ss.; 1985, p. 94.
17
Per il tòpos proemiale, già attestato in testi poetici e filosofici, cfr. E. Herkommer,
1968, p. 64.
18
Cfr. Plb. 1, 1, 5; Dion. Hal. ant. 1, 5; 8, 1 s.; Jos. Fl. BJ 1, 1; AJ 1, 2, 5 s.: vd. H.
Lieberich, 1899-1900, I, p. 19.
19
Per il confronto con l’incipit degli Acta vd. W.C. van Unnik, 1973-1983, p. 14; E.
Plümacher, 1974, p. 242; R. Laurentin, 1982, pp. 376 s. Per l’uso di riassumere nell’incipit il
contenuto del libro precedente, attestato anche in Plb. 2, 1; Ph. v. Mos. 2, 1, cfr. E. Norden,
1913, p. 312.
20
Cfr. Th. 1, 22, 1-2; Plb. 2, 56, 10; Jos. Fl. AJ 1, 10, 55. Significativa al riguardo
l’affermazione di Aristotele in po. 9, 1451b, 10 che attribuisce alla storia il compito di narrare
tiv jAlkibiavdhı e[praxen h] tiv e[paqen.
21
Per il riferimento proemiale alle fonti vd. E. Herkommer, 1968, pp. 86-101.
22
Lc. 1, 2.
23
Cfr. Th. 1, 22, 1-2.
Il Vangelo secondo Luca
35
Alessandrino24. Non si osservano intenti di critica o di polemica25 nel
riferimento alle narrazioni dei predecessori26, che sono ricondotte alla
tradizione dei discepoli autòptai la cui autorità garantisce la credibilità al
racconto, e nemmeno un particolare apprezzamento tale da indurre a ritenere
che l’autore prenda a modello le precedenti diegèseis27. Emerge tuttavia la
volontà di differenziarsi dalle precedenti narrazioni28 nell’indagine accurata
su cui è fondato il resoconto veritiero e completo dei fatti, in piena coerenza
con propositi di veridicità attribuiti alla ricerca storica già da Ecateo29 ed
Erodoto30, procedendo fin dall’inizio secondo un ordine storico di esposizione. Il motivo della veridicità e della diligenza dell’indagine31 trova in
Th. 1, 22, 1-2 la sua formulazione esemplare ed è poi diffusamente attestato
nella storiografia ellenistica senza sostanziali implicazioni nel metodo
dell’historèin, dato il carattere parziale e soggettivo delle verità proposte
dovuto a ragioni personali e politiche, come opportunamente rileva
Giuseppe Flavio in c. Ap. 1, 5, 2432. Nuovo rispetto alle formulazioni
proemiali della storiografia ellenistica è il cenno a kaqexh~~ı...gravyai in
riferimento alla sequenza storico-cronologica degli avvenimenti narrati
tipica del discorso storico33.
24
Ph. v. Mos. 1, 4 ta; peri; to;n a[ndra mhnuvsw maqw~n aujta; kajk bivblwn tw~n iJerw~n,
a}ı qaumavsia mnhmei~a th~~ı auJtou~~ sofivaı ajpolevloipe, kai; parav tinwn ajpo; tou~~
e[qnouı presbutevrwn. ta; ga;r legovmena toi~~ı ajnaginwskomevnoiı ajei; sunuvfainon kai;
dia; tou~~t∆ e[doxa ma~~llon eJtevrwn ta; peri; to;n bivon ajkribw~~sai.
25
Diversa l’opinione di Origene in hom. 1 in Lc. 1, 1-4 tavca de; kai; to; ejpeceivrhsan
lelhqui~an e[cei kathgorivan tw~n cwri;ı carivsmatoı ejlqovntwn ejpi; th;n ajnagrafh;n
tw~n eujaggelivwn. Un’allusione a precedenti racconti con deviazioni eretiche lontane dalla
verità dell’annuncio è individuata in ejpeceivrhsan anche da Epifanio in haer. 51, 7, 3.
26
La genericità del riferimento ricorda Th. 1, 21, 1; Plb. 1, 1, 1-3; Dion. Hal. ant. 1, 4, 3;
Jos. Fl. BJ 1, 1-2; 1, 7; 1, 13-17. Per il tòpos vd. E. Herkommer, 1968, pp. 102-112.
27
Diversa la valutazione di E. Herkommer, 1968, p. 111.
28
Di differente opinione sono J.B. Bauer, 1960, p. 265, e K.H. Rengstorf, 19526, p. 12,
che attribuiscono a Luca l’intenzione di porsi nel solco della tradizione scritta e orale senza
alcuna differenziazione.
29
Vd. Hecat. FGrH 1 F 1: cfr. H. Lieberich, 1899-1900, I, p. 7; K. Latte, 1956, p. 5; W.
Luther, 1958, pp. 103 s.
30
Vd. Hdt. 1, 1; 2, 99: cfr. F. Haible, 1963.
31
Sul tòpos vd. Lucian. hist. conscr. 39, 10-15 e le analisi di H. Peter, 1897, II, pp. 179188; W. Luther, 1935, pp. 126 s.; J. Vogt, 1936; G. Avenarius, 1956, pp. 26-29, 40-54; E.
Herkommer, 1968, pp. 137-151; B. Gentili - G. Cerri, 1983, pp. 7 s.; A.J. Woodman, 1988,
pp. 73 ss.
32
Jos. Fl. c. Ap. 1, 5, 24 oiJ ga;r ejpi; to; gravfein oJrmhvsanteı ouj peri; th;n ajlhvqeian
ejspouvdasan, kaivtoi tou~~to provceirovn ejstin ajei; to; ejpavggelma, lovgwn de; duvnamin
ejpedeivknunto.
33
Per il rispetto dell’ordo temporis nel racconto storico, su cui cfr. Scheller, 1911, pp. 23,
45, vd. Diod. Sic. 1, 3, 2 e 8; 1, 1, 3; 17, 1, 5; Dion. Hal. ant. 7, 1, 4; 4, 30, 2; Plb. 14, 12, 1 e
36
Capitolo II
L’utilità dell’opera34 è indicata nel fine di garantire la verità
dell’insegnamento evangelico. La connessione, qui evidente, tra utilità e veridicità risale al paradigma tucidideo35 e trova riscontro in altri contesti
storiografici, dove il fine dell’utilità, prevalentemente intesa in senso
pragmatico e politico o a livello intellettuale come acquisizione di nuove
conoscenze, si contrappone a quello dell’intrattenimento36. Il fine dell’utilità
morale attestato nel racconto storico e biografico37 si sviluppa in una nuova
direzione teologica in virtù della connessione tra veridicità del racconto e
solidità della dottrina: la narrazione riguarda infatti l’annuncio di un avvenimento la cui veridicità è garanzia delle verità di fede. Una corrispondenza in
ambito giudaico-ellenistico del nuovo orientamento assunto dal tòpos si può
osservare nella Vita di Mosé di Filone Alessandrino38 nel conferimento di un
fine teologico e morale al racconto di Mosé nella Genesi, che non ha inteteso
narrare in uJpomnhvmata gli avvenimenti del passato tou~~ yucagwgh~sai
cavrin ajnwfelw~~ı, ajll∆ hjrcaiolovghsen a[nwqen ajrxavmenoı ajpo; tou~~
th~~ı panto;ı genevsewı, per affermare come Dio sia creatore e legislatore
del cosmo e come chi vive secondo le sue leggi obbedirà anche alle leggi
della natura. L’allusione alla diversa finalità mimetico-emozionale
perseguita dalla storiografia drammatica39 non può non richiamare alla
mente l’esplicita condanna in Jos. Fl. c. Ap. 1, 5, 24 della lovgwn duvnamiı
ricercata dagli storici greci. Degno di rilievo anche il confronto con il fine
di utilità dottrinale e morale indicato nel prologo dell’Ecclesiastico40 e nella
Lettera di Aristea41.
5; 15, 24a; 25, 19; 32, 25, 7; Tac. ann. 4, 71; 6, 22 e 38; 12, 40; 13, 9; Macr. sat. 5, 14, 11.
Una deroga è ammessa solo per ragioni di chiarezza: cfr. Plb. 14, 12, 1 e 5; 32, 25, 7.
34
Sul tòpos vd. E. Herkommer, 1968, pp. 128-136.
35
Cfr. Th. 1, 20, 3; 1, 21, 1 e 22, 4.
36
Cfr. Plb. 1, 14, 6; 2, 56, 12; Diod. Sic. 1, 1, 4; 1, 2, 7; Dion. Hal. ant. 1, 1s.; Luciano
hist. conscr. 9.
37
Per i riscontri in ambito storico e biografico dell’utilità morale vd. Plb. 10, 21, 5, dove
si asserisce l’opportunità di proporre l’informazione sull’indole e l’educazione di uomini
valorosi che siano modello di edificazione morale; Plu. Per. 2, 1 e Aem. 1, 1, dove si afferma
come l’esemplarità morale dei paradigmi biografici eserciti un’efficacia paideutica con l’
iJstoriva/ tou~~ e[rgou. Per l’origine del tòpos in cui interagiscono le sollecitazioni della
filosofia socratica, della retorica isocratea e della filosofia ellenistica, cfr. H. Peter, 1897, II,
pp. 118, 218-227; P. Scheller, 1911, pp. 73-78; Y.M. Biese, 1926, pp. 13-23; G. Avenarius,
1956, pp. 22-26.
38
Ph. v. Mos. 2, 48.
39
Sulla storiografia drammatica vd. B. Gentili - G. Cerri, 1973; 1983, pp. 15 ss.
40
Eccli. 5, 10; 34-35
41
Aristea 2.
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