A10 337 Michela Lombardi STUDI DI LETTERATURA GRECA TRA ELLENISMO GIUDAISMO E CRISTIANESIMO Copyright © MMVIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–1649–7 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: marzo 2008 I ristampa aggiornata: dicembre 2009 Ai miei cari genitori INDICE 11 Premessa 13 Capitolo I - Ellenismo, giudaismo e cristianesimo 31 Capitolo II - Il Vangelo secondo Luca 32 Convenzioni storiografiche e moduli retorici greco-ellenistici nel prologo del Vangelo secondo Luca 38 Strutture linguistico-stilistiche del prologo 53 Convenzioni retoriche e storiografiche: aspetto formale e finalità della diegesi 57 Ellenismo e tradizione culturale ebraica nella storia evangelica 62 85 Aspetti innnovativi delle strutture diegetiche Capitolo III - Verità, fede e storia nel pensiero giudaico-cristiano 86 Alètheia e pìstis nella tradizione sapienziale e filosofica greca 91 Verità e fede nella tradizione veterotestamentaria 96 Verità e fede nel medio giudaismo 102 Verità e fede nel cristianesimo neotestamentario 108 La concezione della storia nel pensiero storico classico ed in quello giudaico-cristiano 121 Capitolo IV - Conoscenza, volontà e desiderio del bene in Pl. lg. 689ae e Paolo Rom. 7, 14-8, 11: saggezza greca ed ebraico- 8 Indice cristiana a confronto sulle aporie della virtù 122 L’origine del male ed il problema della virtù nella tradizione sapienziale greca e nel dramma euripideo 127 Il paradosso della perfetta ignoranza ovvero fuggire il bene e desiderare il male in Pl. lg. 698 ae 133 L’origine del male ed il problema della virtù nella tradizione filosofica post-platonica 139 Conoscenza, volontà e desiderio del bene nelle Leggi di Platone e nell’Epistola ai Romani di S. Paolo 146 Il problema della virtù nell’etica ed antropologia paolina e nella filosofia giudaico-ellenistica 149 Il conflitto tra frovnhma th~~ı sarkovı e frovnhma tou~~ pneuvmatoı in Rom. 7, 14-8, 11 tra tradizione vetero- ed intertestamentaria e pensiero cristiano 167 169 Conclusioni Capitolo V - Alle origini di un tòpos: il catalogo delle virtù e dei vizi nella tradizione sapienziale e filosofica greca, nella letteratura ebraica vetero- ed intertestamentaria e nel Nuovo Testamento 172 Il catalogo delle virtù e dei vizi nella tradizione poetica e filosofica greca 174 Il catalogo dei vizi nella Lettera di Liside 182 Il catalogo delle virtù e dei vizi nel VT 187 Il catalogo delle virtù e dei vizi nella letteratura ebraica intertestamentaria 199 Ascendenze tradizionali e contaminazioni con la filosofia greca nei cataloghi di virtù e vizi della letteratura ebraica intertestamentaria Indice 208 Il catalogo delle virtù e dei vizi nella filosofia giudaicoellenistica 212 Il catalogo delle virtù e dei vizi nel NT 223 Il catalogo delle virtù e dei vizi nell’ Epistola ai Galati di Paolo 232 Il catalogo dei vizi nell’ Epistola ai Galati e nella Lettera di Liside 241 Bibliografia 9 PREMESSA Questo volume propone in una versione ampliata ed aggiornata nella bibliografia alcuni saggi pubblicati come contributi autonomi1, altri inediti2 in cui viene indagato il rapporto della prima letteratura cristiana del NT con la cultura ellenistica, sia a livello ideale che letterario, e con la tradizione religiosa vetero- ed intertestamentaria. L’obiettivo è quello di porre in luce la sintesi di diverse sollecitazioni culturali tra ellenismo, ebraismo e cristianesimo nell’identità complessa e variegata delle prime manifestazioni della letteratura cristiana. I referenti prescelti sono il Vangelo lucano e le Epistole paoline. Particolare attenzione viene rivolta alla rielaborazione di modelli espressivi e convenzioni letterarie di ascendenza retorica, storiografica e filosofica. Del Vangelo lucano è stato studiato il prologo e la sua incidenza nella configurazione storica e letteraria del racconto evangelico, il riuso di modelli retorici e moduli diegetici ispirati alla letteratura ellenistica storiografica e 1 Nel saggio dedicato al Vangelo di Luca si propongono in forma ampliata ed aggiornata nella bibliografia gli studi Convenzioni storiografiche, moduli retorici greco-ellenistici e tradizione giudaico-cristiana nel prologo del Vangelo di Luca, pubblicato in «Orpheus» 1998-99, 2, pp. 326-362 e Aspetti innovativi della diegesi nel vangelo di Luca,pubblicato in «Orpheus», 2002, pp. 50-73. In Conoscenza, volontà e esiderio del bene in Pl. lg. 689ae e Paolo Gal. 7, 14-8, 11: saggezza greca ed ebraico-cristiana a confronto sulle aporie della virtù si propone una più ampia versione inedita con una scansione più analitica dello studio in attesa di pubblicazione in «Athenaeum» 2008, pp. 117-152. 2 Vd. gli studi Giudaismo, Ellenismo e Cristianesimo; Verità, fede e storia nel pensiero giudaico-cristiano e Alle origini di un tòpos: il catalogo delle virtù e dei vizi nella tradizione sapienziale e filosofica greca, nella letteratura ebraica vetero- ed intertestametaria e nel Nuovo Testamento. 12 Premessa biografica. Dal confronto con tale tradizione emerge la novità della proposta narrativa del Vangelo in cui vengono a fondersi le strutture del discorso storico e biografico alla luce di una nuova concezione storicistica del vero storico, in cui le connessioni logiche si sovrappongono a quelle cronologiche in antitesi alla casualità meccanicistica dei pràgmata che contraddistingue il pensiero storico classico. Il confronto tra pensiero storico classico e cristiano viene approfondito in rapporto alla concezione epistemologica, storica, teologica ed etica della verità nel pensiero ebraico-cristiano e del suo radicarsi nella fede nelle sue diverse e concomitanti valenze storiche e cognitive. Si è voluto altresì approfondire il confronto tra la tradizione sapienziale e filosofica greca ed il pensiero giudaico-cristiano per quanto riguarda le problematiche della coerenza tra prassi e conoscenza del bene3 e le stesse concezioni della struttura morale della persona umana, una questione questa in cui si definisce una profonda cesura tra il determinismo della cultura greco-romana restia a riconoscere la possibilità di un cambiamento radicale dell’èthos e l’apertura alla speranza di un cambiamento affermata nel pensiero cristiano. La riflessione sulle problematiche etiche ed antropologiche e sulle interferenze tra ellenismo, giudaismo e cristianesimo continua nell’analisi delle Epistole paoline alla luce del confronto con la tradizione vetero- ed intertestamentaria, con la filosofia giudaico-ellenistica e con la tradizione sapienziale e filosofica greca. Lo studio sul catalogo dei vizi nell'Epistola ai Galati evidenzia il debito di Paolo con la tradizione ebraica più antica e recente della letteratura pseudoepigrafa intertestamentaria, in cui si coglie l’eco di movimenti religiosi innovativi come essenismo ed apocalittica, e l’apertura al confronto con la letteratura filosofica ellenistica. 3 Vd. in questo volume Conoscenza, volontà e esiderio del bene in Pl. lg. 689ae e Paolo Gal. 7, 14-8, 11: saggezza greca ed ebraico-cristiana a confronto sulle aporie della virtù. IL VANGELO SECONDO LUCA1 Questo studio si propone di analizzare la continuità nel prologo del Vangelo di Luca di convenzioni storiografiche greco-ellenistiche e moduli formali di ascendenza retorica e di individuarne le motivazioni, nonché le eventuali variazioni dovute alla diversa prospettiva della tradizione culturale ebraica e cristiana e della stessa concezione della storia. Da tale indagine scaturiscono alcuni elementi utili alla comprensione della prospettiva letteraria del Vangelo, anche se non risolutivi della questione del genere letterario. Le affinità con la narrazione storica2 e biografica3 ellenistica, pur contribuendo a delineare la particolare configurazione formale del racconto 1 In questo saggio dedicato al Vangelo di Luca si propongono in una forma ampliata ed aggiornata nella bibliografia gli studi Convenzioni storiografiche, moduli retorici grecoellenistici e tradizione giudaico-cristiana nel prologo del Vangelo di Luca, pubblicato in «Orpheus» 1998-99, 2, pp. 326-362 e Aspetti innovativi della diegesi nel vangelo di Luca,pubblicato in «Orpheus», 2002, pp. 50-73. 2 Sull’impronta storica dello scritto lucano, già evidenziata nell’Expositio euangeli secundum Lucam 1, 4, 7 di Ambrogio, vd. gli studi di W.C. van Unnik, 1973, I, pp. 6-15; R. Morgenthaler, 1949; A.J. Merrill jr., 1959, 1984, pp. 85 s., 415 s.; I.H. Marshall, 1970, pp. 18 ss.; J. Lambert, 1971-1972; J. Drury, 1976. Per un resoconto più dettagliato del repertorio bibliografico rimando a G.K. Barrett, 1970; R.J. Cassidy, 1978, pp.11 ss. 3 Le analogie con le biografie di filosofi pagani sono state valorizzate da M. Hadas-M. Smith, 1965; Ch. Weber-Votaw, 1915, e con particolare riferimento al vangelo lucano da H. von Soden, 1919, 73 e C.H. Talbert (1974, pp. 129 ss.; 1974, pp. 437-449; 1977; 1978, pp. 1619 ss., 1622, 1626 ss.; 1647 ss.) che, confrontando con il Vangelo e gli Atti di Luca la rappresentazione letteraria di una scuola filosofica nei bìoi di Diogene Laerzio, ha rilevato alcune corrispondenze nella diadochè della vita del maestro e dei suoi successori e differenze nell’integrazione narrativa nel Vangelo del sommario della dottrina e nel maggiore sviluppo del racconto riferito ai successori. Sulla teoria di Talbert vd. K. Berger, 1984, pp. 1242 ss.; M. Rese, 1984, pp. 2310 ss.; M. Gigante, 1987, I, pp. LV s. 32 Capitolo II evangelico, non esauriscono infatti il campo della tradizione letteraria a cui si richiama il Vangelo lucano che pure risente, al pari degli altri Vangeli, di modelli biblici4. Le stesse finalità del racconto evangelico esulano da quelle della memorialistica storico-biografica e riguardano l’annuncio e la testimonianza della storia del messia divino fondamento della dottrina cristiana: il Vangelo è infatti concepito per rendere testimonianza alla verità dell’incarnazione, morte e resurrezione di Gesù e per suscitare e rafforzare la fede in una prospettiva soteriologica5. Il racconto degli eventi va dunque ben oltre la loro dimensione fenomenica per coglierne il significato teologico alla luce dell’avverarsi delle profezie del VT e questo certo costituisce un’indubbia innovazione rispetto alla storiografia ed alla biografia grecoromana. Vedremo altresì come la stessa concezione della storia subisca delle trasformazioni radicali rispetto al pensiero storico classico6. Convenzioni storiografiche, moduli retorici greco-ellenistici nel prologo del Vangelo secondo Luca7 L’analisi degli intenti programmatici del prologo e dei rapporti con la cultura letteraria greco-ellenistica8 ha tratto indiscutibile vantaggio dal 4 Peculiare della retorica biblica riflessa nello stile del racconto evangelico sono parallelismo, chiasmo, iterazione; in Luca poi l’orizzonte dei riecheggiamenti biblici si amplia nei carmina ispirati ai salmi, come il Magnificat (Lc. 1, 46-55), il Benedictus (Lc. 1, 68-79) ed il Gloria in excelsis (2, 14). 5 Cfr. Io. 20, 31 «queste cose sono state scritte perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e credendo abbiate vita nel suo nome». 6 Vd. lo studio incluso in questo volume Verità, fede e storia nel pensiero giudaicocristiano. 7 Lc. 1, 1 jEpeidhvper polloi; ejpeceivrhsan ajnatavxasqai dihvghsin peri; tw~n peplhroforhmevnwn ejn hJmi~n pragmavtwn, 2 kaqw;ı parevdosan hJmi~n oiJ ajp∆ ajrch~~ı aujtovptai kai; uJphrevtai genovmenoi tou~~ lovgou, 3 e[doxe kajmoi; parhkolouqhkovti a[nwqen pa~~si ajkribw~~ı kaqexh~~ı soi; gravyai, kravtiste Qeovfile, 4 i{na ejpignw/~ı peri; w|n kaqhchvqhı lovgwn ajsfavleian: «Poi che molti posero mano a comporre un racconto degli avvenimenti compiuti tra noi, come ce li tramandarono coloro che furono fin dal principio testimoni oculari e ministri della parola, è parso anche a me, dopo aver indagato ogni cosa fin dall’inizio, di scrivere per te, nobilissimo Teofilo, esattamente, in ordine, affinché tu possa riconoscere la fondata sicurezza degli insegnamenti nei quali fosti istruito». La trad. presuppone scelte esegetiche che saranno illustrate in queste pagine. 8 La valorizzazione delle relazioni tra cristianesimo primitivo ed ellenismo, prevalentemente negate negli studi di J. Wellhausen (1905), U. von Wilamowitz (19022, p. 124), E. Norden (1986, pp. 462 ss.) e P. Wendland (1986), si deve a studiosi come Hilgenfeld, Schürer, su cui vd. W.G. Kümmel, 1976, pp. 299-302, e H.D. Betz, 1990. Il Vangelo secondo Luca 33 rinnovato interesse per la ricerca sulla configurazione storica9 e sugli aspetti redazionali, teologici e letterari del Vangelo10, intensificatasi con l’esaurirsi del predominio nella filologia neotestamentaria della formgeschichtliche Methode11, che riconduce gli scritti neotestamentari alla tradizione preletteraria della catechesi, svilendo la storicità dei Vangeli sia per quanto riguarda la continuità tra i Vangeli e la predicazione di Gesù che per la loro configurazione storico-narrativa. Un nuovo e più incisivo incremento allo studio dell’aspetto formale e della prospettiva letteraria è stato sollecitato dall’inclusione del prologo tra i nessi proemiali della storiografia greca ad opera di Toynbee12, che ha reso inevitabile la verifica delle reali motivazioni dell’associazione di Luca agli storici antichi. L’indagine sul prologo del Vangelo si pone quindi nel solco di molteplici studi che si sono occupati dei contenuti programmatici13 e dell’aspetto formale14 del prologo, proponendo varie esegesi dei significati nelle loro valenze metodologiche riconducibili al linguaggio tecnico della storiografia15. Il sintetico ma esaustivo cenno al contenuto dell’opera ed alle fonti orali e scritte in parte corrispondenti alle precedenti narrazioni, le stesse 2 9 Per questo orientamento della critica vd. J.B. Cadbury, 1969 , pp. 114, 135, 350; 1922, pp. 489-510, che ravvisa nello scritto lucano tratti comuni alla biografia e storiografia ellenistiche. 10 Il metodo storico-critico della Redaktiongeschichte si è affermato in contrasto con quello della Formgeschichte, valorizzando gli aspetti redazionali dei Vangeli a livello letterario e teologico. Per la centralità della redazione e rielaborazione delle forme tradite e la particolare configurazione letteraria, storica e teologica dei Vangeli vd. H. Conzelmann, 1954 (per Luca); W. Marxen, 1959 (per Marco); W. Trilling, 1992 (per Matteo), che evidenziano la discontinuità con la tradizione, la creatività e le scelte innovative degli evangelisti. 11 La critica neotestamentaria ha applicato la formgeschichtliche Methode allo studio della tradizione preletteraria svolgentesi nelle diverse forme catechetiche del kèrygma, poi confluite nei Vangeli: vd. G. Firpo, 1983, pp. 30s. e nn. 37; 38, e P. Grech, 1988, pp. 26 s., 38. Per l’inadeguatezza del metodo della formgeschichtliche Methode al Vangelo lucano vd. G. Erdmann, 1932. 12 A.J. Toynbee, 1952, p. 59. Il prologo del Vangelo lucano è citato anche nell’analisi dei tòpoi proemiali da E. Herkommer, 1968, pp. 65, 111, 137-151. 13 Per l’analisi delle intenzioni programmatiche in rapporto alla forma letteraria del Vangelo vd. G. Klein, 1964, pp. 193 ss.; H. Schürmann, 1968; 1969, pp. 1 e n. 1, 2 e n. 5, 21 e n. 13, 135-169; J.H. Davies, 1969; J.M. Gibbs, 1969; A.J.B. Higgins, 1970; E. Plümacher, 1974; S. Accame, 1976, p. 6; R.J. Dillon, 1981; G. Firpo, 1983, pp. 74 s. 14 Sull’aspetto formale vd. J.B. Cadbury, 1922; 19692, pp. 114, 135; E. Klostermann, 1929; M.J. Lagrange, 19273; J.M. Creed, 1930; K.H. Rengstorf, 19526, pp. 12 s.; J. Schmid, 19553, p. 28. 15 Per l’interpretazione di alcune espressioni del prologo cfr. J.H. Ropes, 1924; F. Vogel, 1933; J.B. Bauer, 1960; G. Rinaldi, 1965; W.C. van Unnik, 1973-1983, pp. 12-14; 1973, p. 23, n. 55; 1979, p. 40 e n. 14; D.J. Sneen, 1971-1972; M. Völkel, 1973-74; A. Feuillet, 1973; J. Kürzinger, 1974; F. Mussner, 1975; J.D. Dubois, 1977; C. Ferone, 2002. 34 Capitolo II affermazioni sull’accuratezza della ricerca, che si estende alle origini della storia evangelica, sulla veridicità del racconto dei pràgmata nella loro completezza e sequenza storica e sull’utilità dell’opera tradiscono con ogni evidenza l’intento di rielaborare motivi convenzionali diffusi nella storiografia ellenistica16, esemplati su una più antica tradizione di ascendenza erodotea e tucididea. Vario e complesso è il rapporto istaurato con tale tradizione; le analogie si combinano con alcune significative variazioni talora riconducibili alla diversa prospettiva culturale giudaicocristiana. Il riferimento alquanto generico al contenuto dell’opera17 compare non nell’incipit, ma all’interno del prologo18; più precisa è la delimitazione dell’argomento alle azioni ed all’insegnamento di Gesù in Act. 1, 1 To;n me;n prw~~ton lovgon ejpoihsavmhn peri; pavntwn, w\ Qeovfile, w|n h[rxato oJ jIhsou~~ı poiei~n te kai; didavskein19. Parole e azioni sono indicate come contenuto del racconto evangelico anche in Eus. h.e. 3, 39, 15 (Marco) ajkribw~~ı e[grayen, ouj mevntoi tavxei ta; uJpo; tou~ kurivou h] lecqevnta h] pracqevnta, secondo un modulo tipico del discorso storico definito già in Tucidide e attestato poi nella storiografia ellenistica20. L’allusione in Lc. 1, 1-2 ad altre narrazioni fa pensare all’utilizzazione di fonti scritte21, che dipendono come Luca dalla testimonianza autoptica degli uJphrevtai...tou~~ lovgou22. L’evangelista privilegia secondo l’orientamento tucidideo23 l’informazione desunta da testimoni oculari, non potendo valersi dell’esperienza diretta, e procede all’integrazione di fonti scritte e tradizione orale seguendo una prassi attestata anche nella Vita di Mosé di Filone 16 Sull’analisi dei tòpoi proemiali della storiografia vd. E. Herkommer, 1968; H. Lieberich, 1899-1900; G. Engel, 1910; P. Scheller, 1911; Y.M. Biese, 1926; G. Avenarius, 1956; A. Roveri, 1964, pp. 35-46; D. Flach, 1973, pp. 32 ss.; 1985, p. 94. 17 Per il tòpos proemiale, già attestato in testi poetici e filosofici, cfr. E. Herkommer, 1968, p. 64. 18 Cfr. Plb. 1, 1, 5; Dion. Hal. ant. 1, 5; 8, 1 s.; Jos. Fl. BJ 1, 1; AJ 1, 2, 5 s.: vd. H. Lieberich, 1899-1900, I, p. 19. 19 Per il confronto con l’incipit degli Acta vd. W.C. van Unnik, 1973-1983, p. 14; E. Plümacher, 1974, p. 242; R. Laurentin, 1982, pp. 376 s. Per l’uso di riassumere nell’incipit il contenuto del libro precedente, attestato anche in Plb. 2, 1; Ph. v. Mos. 2, 1, cfr. E. Norden, 1913, p. 312. 20 Cfr. Th. 1, 22, 1-2; Plb. 2, 56, 10; Jos. Fl. AJ 1, 10, 55. Significativa al riguardo l’affermazione di Aristotele in po. 9, 1451b, 10 che attribuisce alla storia il compito di narrare tiv jAlkibiavdhı e[praxen h] tiv e[paqen. 21 Per il riferimento proemiale alle fonti vd. E. Herkommer, 1968, pp. 86-101. 22 Lc. 1, 2. 23 Cfr. Th. 1, 22, 1-2. Il Vangelo secondo Luca 35 Alessandrino24. Non si osservano intenti di critica o di polemica25 nel riferimento alle narrazioni dei predecessori26, che sono ricondotte alla tradizione dei discepoli autòptai la cui autorità garantisce la credibilità al racconto, e nemmeno un particolare apprezzamento tale da indurre a ritenere che l’autore prenda a modello le precedenti diegèseis27. Emerge tuttavia la volontà di differenziarsi dalle precedenti narrazioni28 nell’indagine accurata su cui è fondato il resoconto veritiero e completo dei fatti, in piena coerenza con propositi di veridicità attribuiti alla ricerca storica già da Ecateo29 ed Erodoto30, procedendo fin dall’inizio secondo un ordine storico di esposizione. Il motivo della veridicità e della diligenza dell’indagine31 trova in Th. 1, 22, 1-2 la sua formulazione esemplare ed è poi diffusamente attestato nella storiografia ellenistica senza sostanziali implicazioni nel metodo dell’historèin, dato il carattere parziale e soggettivo delle verità proposte dovuto a ragioni personali e politiche, come opportunamente rileva Giuseppe Flavio in c. Ap. 1, 5, 2432. Nuovo rispetto alle formulazioni proemiali della storiografia ellenistica è il cenno a kaqexh~~ı...gravyai in riferimento alla sequenza storico-cronologica degli avvenimenti narrati tipica del discorso storico33. 24 Ph. v. Mos. 1, 4 ta; peri; to;n a[ndra mhnuvsw maqw~n aujta; kajk bivblwn tw~n iJerw~n, a}ı qaumavsia mnhmei~a th~~ı auJtou~~ sofivaı ajpolevloipe, kai; parav tinwn ajpo; tou~~ e[qnouı presbutevrwn. ta; ga;r legovmena toi~~ı ajnaginwskomevnoiı ajei; sunuvfainon kai; dia; tou~~t∆ e[doxa ma~~llon eJtevrwn ta; peri; to;n bivon ajkribw~~sai. 25 Diversa l’opinione di Origene in hom. 1 in Lc. 1, 1-4 tavca de; kai; to; ejpeceivrhsan lelhqui~an e[cei kathgorivan tw~n cwri;ı carivsmatoı ejlqovntwn ejpi; th;n ajnagrafh;n tw~n eujaggelivwn. Un’allusione a precedenti racconti con deviazioni eretiche lontane dalla verità dell’annuncio è individuata in ejpeceivrhsan anche da Epifanio in haer. 51, 7, 3. 26 La genericità del riferimento ricorda Th. 1, 21, 1; Plb. 1, 1, 1-3; Dion. Hal. ant. 1, 4, 3; Jos. Fl. BJ 1, 1-2; 1, 7; 1, 13-17. Per il tòpos vd. E. Herkommer, 1968, pp. 102-112. 27 Diversa la valutazione di E. Herkommer, 1968, p. 111. 28 Di differente opinione sono J.B. Bauer, 1960, p. 265, e K.H. Rengstorf, 19526, p. 12, che attribuiscono a Luca l’intenzione di porsi nel solco della tradizione scritta e orale senza alcuna differenziazione. 29 Vd. Hecat. FGrH 1 F 1: cfr. H. Lieberich, 1899-1900, I, p. 7; K. Latte, 1956, p. 5; W. Luther, 1958, pp. 103 s. 30 Vd. Hdt. 1, 1; 2, 99: cfr. F. Haible, 1963. 31 Sul tòpos vd. Lucian. hist. conscr. 39, 10-15 e le analisi di H. Peter, 1897, II, pp. 179188; W. Luther, 1935, pp. 126 s.; J. Vogt, 1936; G. Avenarius, 1956, pp. 26-29, 40-54; E. Herkommer, 1968, pp. 137-151; B. Gentili - G. Cerri, 1983, pp. 7 s.; A.J. Woodman, 1988, pp. 73 ss. 32 Jos. Fl. c. Ap. 1, 5, 24 oiJ ga;r ejpi; to; gravfein oJrmhvsanteı ouj peri; th;n ajlhvqeian ejspouvdasan, kaivtoi tou~~to provceirovn ejstin ajei; to; ejpavggelma, lovgwn de; duvnamin ejpedeivknunto. 33 Per il rispetto dell’ordo temporis nel racconto storico, su cui cfr. Scheller, 1911, pp. 23, 45, vd. Diod. Sic. 1, 3, 2 e 8; 1, 1, 3; 17, 1, 5; Dion. Hal. ant. 7, 1, 4; 4, 30, 2; Plb. 14, 12, 1 e 36 Capitolo II L’utilità dell’opera34 è indicata nel fine di garantire la verità dell’insegnamento evangelico. La connessione, qui evidente, tra utilità e veridicità risale al paradigma tucidideo35 e trova riscontro in altri contesti storiografici, dove il fine dell’utilità, prevalentemente intesa in senso pragmatico e politico o a livello intellettuale come acquisizione di nuove conoscenze, si contrappone a quello dell’intrattenimento36. Il fine dell’utilità morale attestato nel racconto storico e biografico37 si sviluppa in una nuova direzione teologica in virtù della connessione tra veridicità del racconto e solidità della dottrina: la narrazione riguarda infatti l’annuncio di un avvenimento la cui veridicità è garanzia delle verità di fede. Una corrispondenza in ambito giudaico-ellenistico del nuovo orientamento assunto dal tòpos si può osservare nella Vita di Mosé di Filone Alessandrino38 nel conferimento di un fine teologico e morale al racconto di Mosé nella Genesi, che non ha inteteso narrare in uJpomnhvmata gli avvenimenti del passato tou~~ yucagwgh~sai cavrin ajnwfelw~~ı, ajll∆ hjrcaiolovghsen a[nwqen ajrxavmenoı ajpo; tou~~ th~~ı panto;ı genevsewı, per affermare come Dio sia creatore e legislatore del cosmo e come chi vive secondo le sue leggi obbedirà anche alle leggi della natura. L’allusione alla diversa finalità mimetico-emozionale perseguita dalla storiografia drammatica39 non può non richiamare alla mente l’esplicita condanna in Jos. Fl. c. Ap. 1, 5, 24 della lovgwn duvnamiı ricercata dagli storici greci. Degno di rilievo anche il confronto con il fine di utilità dottrinale e morale indicato nel prologo dell’Ecclesiastico40 e nella Lettera di Aristea41. 5; 15, 24a; 25, 19; 32, 25, 7; Tac. ann. 4, 71; 6, 22 e 38; 12, 40; 13, 9; Macr. sat. 5, 14, 11. Una deroga è ammessa solo per ragioni di chiarezza: cfr. Plb. 14, 12, 1 e 5; 32, 25, 7. 34 Sul tòpos vd. E. Herkommer, 1968, pp. 128-136. 35 Cfr. Th. 1, 20, 3; 1, 21, 1 e 22, 4. 36 Cfr. Plb. 1, 14, 6; 2, 56, 12; Diod. Sic. 1, 1, 4; 1, 2, 7; Dion. Hal. ant. 1, 1s.; Luciano hist. conscr. 9. 37 Per i riscontri in ambito storico e biografico dell’utilità morale vd. Plb. 10, 21, 5, dove si asserisce l’opportunità di proporre l’informazione sull’indole e l’educazione di uomini valorosi che siano modello di edificazione morale; Plu. Per. 2, 1 e Aem. 1, 1, dove si afferma come l’esemplarità morale dei paradigmi biografici eserciti un’efficacia paideutica con l’ iJstoriva/ tou~~ e[rgou. Per l’origine del tòpos in cui interagiscono le sollecitazioni della filosofia socratica, della retorica isocratea e della filosofia ellenistica, cfr. H. Peter, 1897, II, pp. 118, 218-227; P. Scheller, 1911, pp. 73-78; Y.M. Biese, 1926, pp. 13-23; G. Avenarius, 1956, pp. 22-26. 38 Ph. v. Mos. 2, 48. 39 Sulla storiografia drammatica vd. B. Gentili - G. Cerri, 1973; 1983, pp. 15 ss. 40 Eccli. 5, 10; 34-35 41 Aristea 2.