LO SGRETOLAMENTO DELLA RESTAURAZIONE Società segrete ◦ Classi sociali aderenti Alle società segrete, ossia a quelle organizzazioni clandestine (i governi della Restaurazione aveva vietato ovunque l'associazionismo politico) che progettavano la ribellione contro la Restaurazione, aderirono soprattutto borghesi e militari: i primi infatti avevano giovato, durante l'occupazione napoleonica, del processo di modernizzazione e accentramento dell'amministrazione (che aveva fornito alla borghesia nuove possibilità di impiego, anche in cariche importanti); i secondi avevano per la prima volta conosciuto la meritocrazia, poiché i gradi più alti non erano più riservati ai soli nobili. Le popolazioni rurali erano indifferenti, oppure favorevoli alla causa reazionaria (la difesa di “trono e altare”), poiché l'Antico Regime garantiva loro lo sfruttamento delle terre comuni e una paternalistica politica di assistenza. ◦ Tipologie Vi erano società segrete di stampo liberale (la Carboneria, la Federazione), di stampo democratico (gli Adelfi, i Filadelfi) ma anche quelle di stampo reazionario (come i Cavalieri della fede) che si proponevano di influenzare i governi in senso ancor più conservatore. ◦ Limiti delle società segrete Queste società segrete presentavano molti limiti, in primo luogo la mancanza di una qualsiasi base popolare. Molti punti deboli gli derivavano dal modello massonico a cui si ispiravano, come la mancanza di una struttura coerente di coordinamento e la divisione interna: difatti il programma politico completo della società era conosciuto solo ai livelli più alti, mentre via via che si scendeva più in basso diminuiva la consapevolezza dei fini politici della società. Movimenti patriottici ◦ Le nazionalità oppresse Nell'Europa della Restaurazione esistevano diversi gruppi etnici sprovvisti di un proprio Stato. Solo alcuni di essi, però, presentavano tutti i requisiti per considerarsi una nazionalità oppressa e potersi quindi trasformare in una nazione autonoma. Tali requisiti erano: una cultura nazionale, ossia una lingua comune nella quale fossero scritte opere letterarie condivise); un patrimonio storico unificante, in cui la collettività potesse riconoscersi e individuare un “destino” comune; una classe dirigente colta e ben identificata, che guidasse il processo di unificazione. ◦ Il recupero delle tradizioni Proprio per l'esigenza di costruire un patrimonio storico unificante, nell'Ottocento vennero recuperate varie tradizioni antiche, mentre molte altre vennero inventate (come l'utilizzo del kilt e della cornamusa). ◦ Un'identità moderna I movimenti patriottici ebbero successo nei Paesi in cui la società civile partecipava del processo di modernizzazione, fallì invece in Russia e nell'impero ottomano. Nell'Europa occidentale la spinta all'indipendenza nazionale fu una delle principali forze politiche in gioco e trasformò l'Europa degli Stati nell'Europa delle nazioni. La situazione italiana ◦ Arretratezza economica L'Italia, quasi completamente egemonizzata dall'Austria, verteva in una grave situazione di crisi economica, dovuta a vai fattori: periodo di carestia nelle campagne; commercio indebolito dalle campagne napoleoniche, la mancanza del processo d'industrializzazione perché si ricorreva ancora alla produzione manifatturiera con l'uso di manodopera durale. ◦ Borghesia arretrata Non esisteva, in Italia una classe borghese imprenditoriale: i mercanti italiani, una volta arricchitisi, preferivano investire sulla terra, come da tradizione. Tuttavia, sebbene la modernizzazione economica non prendeva piede, si tentò la via di una modernizzazione amministrativa e politica: i borghesi spesero le loro energie maggiormente su questo fronte, e la mobilità sociale derivò più dal mutamento politico in atto, che non da quello economico. ◦ Tentativi di modernizzazione I governi italiani, spaventati dalle conseguenze di una politica troppo reazionaria, tentarono una politica di modernizzazione: in particolar modo nello Stato Pontificio, in Toscana e nel Regno delle Due Sicilie. Tali tentativi erano volti all'accentramento dell'amministrazione e alla creazione di importanti lavori pubblici (strade, ferrovie...): in questo modo i governi si alienarono il consenso dei conservatori, senza comunque trovare quello dei liberali, che volevano un riformismo meno moderato. La loro situazione di grave instabilità costrinse loro a servirsi spesso dell'aiuto militare austriaco per mantenere l'ordine. ◦ Tensioni sociali Esisteva un vivace dibattito sul problema dell'aumento della povertà, che provocava rivolte delle classi inferiori, tuttavia le classi dirigenti, invece di adottare provvedimenti per diminuire il disagio delle classi povere, reagirono rafforzando la polizia al fine di limitarne la pericolosità sociale. L'estraneità delle classi dirigenti al contesto sociale è una delle cause principali del fallimento del movimento liberale italiano tra 1815 e 1860. Moti 1820 – 1821 ◦ La rivolta spagnola Primo moto insurrezionale europeo contro la Restaurazione. Scoppiò nel gennaio 1820 a Cadice, ad opera di alcuni contingenti militari che si ammutinarono: i rivoltosi ottennero il ripristino della Carta di Cadice, la costituzione liberale che era stata varata nel 1812 e che istituiva una monarchia costituzionale. La Carta di Cadice fu molto apprezzata dai liberali italiani perché proclamava il cattolicesimo come parte irrinunciabile del patrimonio nazionale, unendo il cattolicesimo ad una soluzione costituzionale. ◦ Moti nel Napoletano A Napoli alcuni soldati, guidati da due ufficiali carbonari, iniziarono una rivolta che ottenne ben presto il consenso della popolazione civile: il re Ferdinando I concesse così una costituzione sul modello della Carta di Cadice. ◦ Moti piemontesi In Piemonte la rivolta scoppiò nel marzo 1821, con l'ammutinamento di alcuni reparti dell'esercito. Il re Vittorio Emanuele I abdicò a favore del figlio Carlo Felice, che si trovava però in Sardegna: il nipote Carlo Alberto di Savoia ottenne così la reggenza. Quest'ultimo, che aveva manifestato simpatie liberali, promise una Costituzione, ma fu poi richiamato all'obbedienza e le sue truppe sconfissero a Novara i rivoltosi. ◦ Repressione La Santa Alleanza stroncò e represse tutti i moti, laddove erano scoppiati, e ne impedì di nuovi (in Lombardia ad esempio i capi carbonari, come Silvio Pellico, furono imprigionati già nel 1820). L'indipendenza della Grecia Unica rivoluzione del 1821 che ebbe un esito felice, e per questo contribuì a spaccare al suo interno la Santa alleanza. La Grecia, approfittando della crisi dell'Impero ottomano, riuscì ad ottenere l'indipendenza, grazie soprattutto all'aiuto di varie potenze europee interessate ad un indebolimento dell'Impero ottomano, come la Russia (che puntava all'espansione nei Balcani), la Francia e l'Inghilterra. Molti intellettuali europei partirono per combattere al fianco dei patrioti greci. A seguito alla sconfitta navale di Navarino, i turchi, con il trattato di Adrianopoli (1829) riconobbero ufficialmente l'indipendenza greca. La Grecia divenne una monarchia assoluta, e fu loro imposto un sovrano bavarese. Moti 1830 ◦ In Francia La rivolta scoppiò a Parigi a seguito dei tentativi di Carlo X di restringere le già limitate libertà della carta del 1814 e di far passare una legge per il risarcimento dei beni sottratti ai nobili durante la rivoluzione. Il popolo di Parigi scese in piazza e il re ordinò una violentissima repressione, tuttavia il popolo non si ritirò: Carlo X scappò da Parigi e il Parlamento offrì la corona a Luigi Filippo d'Orleans: seguì una monarchia liberale e borghese. ◦ In Belgio Il cattolico Belgio si ribellò per l'indipendenza dall'Olanda protestante: cattolici e liberali perciò si allearono, l'Olanda chiese aiuto a Francia ed Inghilterra, che invece riconobbero l'indipendenza del Belgio e ne affidarono la Corona ad un principe tedesco, instaurando una monarchia costituzionale. ◦ In Polonia La Polonia si ribellò al dominio russo, sperando nell'appoggio francese. La Francia invece non intervenne e la rivolta fu sedata in modo molto violento e con lo scopo di sradicare tutte le istanze culturali propriamente polacche. ◦ In Italia In Italia scoppiarono vari moti che ebbero inizio a Modena e si estero fino ai territori delle legazioni pontificie (Pesaro, Romagna). Tutti questi territori si unirono nel Governo delle Province Unite, tuttavia ben presto il fronte dei ribelli si divise fra i democratici, che volevano allargare il moto allo Stato Pontificio, e i moderati, che volevano aspettare l'intervento francese. Approfittando delle divisioni interne, l'esercito austriaco represse il moto. ◦ Conclusioni I moti del '30 iniziarono a scalfire l'ordine ed i valori della Restaurazione e a promuovere una presa di posizione della classe borghese. L'indipendenza dell'America Latina L'indipendenza dell'America Latina fu portata avanti dalla popolazione creola (ossia i bianchi nati lì), che volevano sostituirsi come classe dirigente ai governatori europei (che al termine del loro mandato, tornavano nella madrepatria), sotto la guida di José de San Martin e Simon Bolivar. Gli Spagnoli furono sconfitti definitivamente nel 1824 e riconobbero l'indipendenza di tutte le colonie, ma non si riuscì a formare una unione federale. Il Brasile ottenne l'indipendenza pacificamente dal Portogallo. L'espansione statunitense ◦ Espansione territoriale La prima metà dell'Ottocento fu per gli Usa un periodo di grande espansione territoriale sia verso Ovest (con le conquiste, a danno delle popolazioni native) sia verso Sud (verso la Florida spagnola e la Louisiana francese, territori che furono in larga parte acquistati). ◦ Politica interna Negli anni '20 del secolo i federalisti erano scomparsi e il partito repubblicano si spaccò in due correnti: i repubblicani nazionali, liberali che recuperarono gran parte del programma d'accentramento e di protezionismo federalista, e i repubblicani democratici, più radicali. ◦ L'egemonia sul continente Nel 1823 la dichiarazione di Monroe sancì l'egemonia statunitense sul continente americano: gli Usa riconoscevano l'indipendenza dell'America Latina e non avrebbe accettato ulteriori conquiste o colonizzazioni sul suolo americano; ci si impegnava a non intromettersi nelle questioni europee a patto che nessuno Stato europeo intervenisse nelle questioni americane.