UOMINI DI MONTECASSINO
Per la nostra e la vostra libertà noi soldati
polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla terra
d’Italia, alla Polonia i cuori.
Tesina di Maturità
Davide De Fazio
I.I.S Niccolò Machiavelli
A.S 2014/2015
INDICE
Introduzione ...................................................................................................................................................... 2 Contesto storico ............................................................................................................................................. 3 Le battaglie di Montecassino ....................................................................................................................... 6 La prima battaglia ..................................................................................................................................... 6 I protagonisti: Corps Expeditionnaire Français ................................................................................. 7 La seconda battaglia ................................................................................................................................. 8 I protagonisti: i paracadutisti tedeschi ........................................................................................... 11 La terza battaglia di Montecassino ..................................................................................................... 12 I protagonisti: i gurkha ....................................................................................................................... 13 I protagonisti: i soldati polacchi ....................................................................................................... 15 Conclusione .................................................................................................................................................... 17 Bibliografia .................................................................................................................................................... 18 Uomini di Montecassino Pagina 1 Introduzione
“Se passate da Cassino, alla sera prestate attenzione al suono delle
campane dell’Abbazia.
Ogni sera alle 21 il loro rintocco, grave e solenne, si spande sulle montagne
e scende per forre e dirupi fino al Rapido e nella valle del Liri.
Nella notte sembra chiamare a raccolta le anime di chi ha perso la propria
vita in quell’ormai sempre più lontana stagione di morte e sembra quasi di
udire una risposta a quell’appello. Centinaia di lingue e dialetti, che non
hanno più importanza, così come le differenze del colore della pelle, della
razza, della religione si confondono con quel suono in un unico mormorio di
amicizia e di pietà.”
Alberto Turinetti di Priero Molti sono i modi di considerare le battaglie che si sono svolte per la
conquista della Linea Gustav fra la fine del 1943 al maggio del 1944; gli
storici possono affrontare questo periodo attraverso una miriade di
sfaccettature, dalla descrizione delle strategie adottate dai vari eserciti o
dai sanguinosi combattimenti che vi si svolsero, dalla tragedia dei civili che
ne furono vittime o dal travaglio della vita quotidiana dei soldati delle due
parti.
Ma una delle peculiarità delle battaglie di Cassino resta senza dubbio
quella dell’impiego di decine di migliaia di militari delle più svariate
nazionalità, provenienti da tutti i continenti; ognuna di queste nazionalità
era spesso divisa tra le più diverse etnie e religioni, in una babele di lingue
e dialetti diversi.
Nel corso della II guerra mondiale, uomini e donne si ritrovarono quindi
reclutati nelle due grandi unità alleate, la 5ª Armata americana e l’8ª
inglese, e nell’esercito tedesco.
Uomini di Montecassino Pagina 2 Contesto storico
Lo sbarco in Italia e l’inizio della sanguinosa campagna italiana furono le
prime mosse che gli Alleati attuarono dopo le grandi svolte avvenute fra la
fine del 1942 e l’inizio del 1943.
In questi anni l’avanzata delle potenze dell’Asse era stata arrestata dopo
alcune delle più importanti battaglie della Seconda Guerra Mondiale. In
Russia i Tedeschi non superarono la forte resistenza di Stalingrado e
vennero sopraffatti dal contrattacco dell’Armata Rossa, in Africa le forze
italo-tedesche furono sconfitte nella celebre battaglia di El-Alamein e le
forze anglo-americane furono in grado di riconquistare i territori perduti
negli anni precedenti e di conquistarne di nuovi (come il Marocco) a seguito
di grosse operazioni militari come l’operazione Torch.
Le forze alleate, forti di queste numerose vittorie, decisero di sfruttare
l’indebolimento dei fronti nemici per penetrare a fondo nelle linee tedesche
e porre fine al potere del Terzo Reich.
Gli Alleati decisero che fosse necessario frazionare le forze tedesche su
diversi fronti e quindi di attaccare il Reich a partire da Sud, colpendo
l’Italia sfruttando le posizioni appena conquistate in Nord Africa.
L’apertura del fronte italiano fu il primo passo per l’attacco alla Germania
che venne colpita da Nord, passando per la Normandia, nel ’44 con la
famosa operazione Overlord che determinò la fine del conflitto in Europa.
Questa decisione fu presa dopo la conferenza di Casablanca dove si
incontrarono Roosvelt, Churchill e de Gaulle. Stalin non poté prendervi
parte a causa della lontananza geografica ma fu continuamente informato
degli sviluppi. La conferenza si rivelò fondamentale per le sorti della
guerra poiché in quei giorni gli Stati Uniti furono convinti a non attuare
immediatamente un attacco da nord contro la Germania che con molta
probabilità si sarebbe rivelato fallimentare.
Lo sbarco in Sicilia fu necessario per ottenere basi e aeroporti vicini sia
alla Tunisia sia al sud Italia per permettere un efficiente supporto aereo
durante le operazioni sul territorio della penisola. Gli anglo-americani
conquistarono la Sicilia sconfiggendo facilmente le difese italiane ma
trovarono una fortissima resistenza da parte dei reparti tedeschi trasferiti
Uomini di Montecassino Pagina 3 frettolosamente sull’isola dal comando del Reich spaventato dall’idea di
perdere il territorio italiano e spronato dalla richiesta di rinforzi da parte
di
Mussolini. Nonostante l’immediata mobilitazione, la Sicilia venne
catturata dagli Alleati. L’ennesima sconfitta dell’Italia sgretolò
definitivamente gli ormai fragili equilibri politico-militari dello Stato
Fascista facendolo capitolare. Il Re Vittorio Emanuele III fece arrestare
Mussolini che oramai aveva perduto qualsiasi potere sulle folle e sui suoi
più stretti consiglieri. La decisione del nuovo governo in Italia di firmare
un armistizio con gli Alleati costrinse Hitler a non trattare più l’Italia
come uno stato alleato ma come uno stato conquistato. Furono quindi
inviate in Italia molte divisioni tedesche tra cui alcune delle più esperte e
spietate come quella dei valorosi paracadutisti del generale Richard
Heidrich. Le nuove unità si posizionarono lungo tutta la penisola
instaurandosi come un esercito invasore e fortificando le due importanti
linee difensive italiane: la linea Gotica e la linea Gustav.
Le sterminate distese di filo spinato e bunker e la presenza dei migliori
soldati tedeschi trasformò queste linee in sanguinosissimi teatri di
battaglie in cui si scontrarono eserciti o plotoni provenienti da tutte le
parti del mondo. Gli attacchi furono sferrati contro tutta la linea difensiva
Uomini di Montecassino Pagina 4 e si concentrarono in particolare nella zona di Cassino e su quella opposta
di Ortona. Ad Anzio, a poca distanza da Cassino, gli Alleati avevano
costituito una testa di ponte per poter arrivare a conquistare Roma ma
era necessario sfondare la linea Gustav per poter avere una via diretta di
rifornimenti e rinforzi dalle zone più a sud ormai conquistate e consolidate.
La campagna di Italia stava durando più del previsto e i più alti capi degli
alleati abbandonarono la penisola concentrandosi maggiormente sulla
preparazione dell’operazione Overlord. Contrariamente i tedeschi
concentrarono ancora più forze nella zona di Anzio e Cassino decidendo di
difendere strenuamente Roma, senza ascoltare i consigli di Rommel che
voleva una maggiore fortificazione della linea Gotica prevedendo massicci e
potenti attacchi da parte degli alleati.
La testa di ponte ad Anzio fu quindi bloccata dai reparti nazisti e aspettò
aiuti che sarebbero dovuti arrivare da Cassino, ma anche in quella zona gli
alleati furono in forte difficoltà.
Uomini di Montecassino Pagina 5 Le battaglie di Montecassino
Gli scontri nell’area di Cassino compresero la valle del Liri, la città di
Cassino e la zona montuosa dell’abbazia. Gli scontri si protrassero lungo i
primi mesi del 1944, tra il 12 Gennaio e il 18 Maggio. Tra i circa 80000
soldati tedeschi ci furono 20000 morti mentre tra le fila alleate ce ne
furono all’incirca 115000. Questi dati fanno capire l’entità degli scontri e
soprattutto fanno comprendere quale sia stato il prezzo da pagare per
ottenere la futura liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista.
La prima battaglia
Il principale obiettivo di questa prima battaglia era la conquista di
territori utili a creare una direttrice sicura per Cassino, fulcro della linea
Gustav. La battaglia durò un mese, dal 12 gennaio al 12 febbraio, e i primi
assalti furono eseguiti dalle truppe marocchine e algerine della France
Libre. Gli uomini di questi reparti attaccarono i fianchi della zona
dell’attacco principale con l’obiettivo di tenere occupate le unità locali
tedesche e confondere il nemico. Nonostante fosse marginale l’operazione
affidata ai francesi, essi combatterono con grande valore riuscendo a
sviare l’attenzione nemica su altre zone, ma soprattutto conquistarono una
roccaforte tedesca presente sul monte Cairo di grandissima importanza
Uomini di Montecassino Pagina 6 strategica. Gli attacchi successivi furono portati a termine dai soldati
americani i quali cercarono di creare teste di ponte oltre i numerosi piccoli
fiumi disseminati per la valle, come il fiume Rapido. Le difese naziste però
non cedettero e riuscirono a sconfiggere e a fermare gli americani
respingendo le unità nemiche oltre i fiumi.
A caratterizzare inoltre gli scontri avvenuti a Cassino furono gli
innumerevoli attacchi alle molte alture della regione.
Le colline venivano continuamente conquistate e perse da parte di
entrambe le fazioni e gli scontri erano sempre sanguinosi e molto lunghi,
spesso terminando perfino in combattimenti corpo a corpo. Una delle più
importanti alture fu il monte Calvario o quota 593.
Qui si tennero alcune delle più atroci battaglie per la conquista di
Cassino data la sua posizione strategica e vicinanza all’abbazia. Gli
americani nel corso della prima battaglia per Montecassino erano riusciti a
conquistarlo per poco tempo poiché il contrattacco dei parà tedeschi fu
immediato e potente, riconsegnando il monte al controllo nazista. La prima
fase di scontri si concluse con alcuni assalti, poco efficienti e sanguinosi,
da parte delle unità indiane e neozelandesi nel tentativo di conquistare
l’abbazia.
I protagonisti: Corps Expeditionnaire Français
Le unità francesi erano suddivise in tre grosse divisioni: quella marocchina,
quella algerina e quella della France Libre. Al comando vi era Alphonse
Juin e furono impiegate in particolar modo nella battaglia di Italia. Oltre
ai soldati marocchini e algerini che provenivano dai protettorati francesi vi
era la divisione della France Libre in cui militavano soldati provenienti da
tutte le parti d’Europa e raggruppati nella 13ème Demi-Brigade de la
Légion Etrangère. Questi soldati potevano essere italiani e spagnoli reduci
della guerra civile di Spagna o uomini che erano riusciti a fuggire dai paesi
occupati dai nazisti. Infine vi era anche una grossa componente che era
costituita dagli uomini provenienti dalle colonie centro-africane della
Francia.
Uomini di Montecassino Pagina 7 Nella prima battaglia di Montecassino si distinsero in particolar modo le
unità marocchine, o goumier. Queste unità si riconoscevano facilmente fra
le fila alleate per via
delle loro uniformi. Essi
indossavano un turbante
grezzo detto rezza sul
capo rasato e un saio
lungo detto boums con un
grosso cappuccio, detto
koub,
caratterizzato
spesso
da
strisce
chiare/scure
alternate.
La loro più importante
caratteristica
era
l’ineguagliabile abilità nel combattimento in ambiente montano e questa
loro peculiarità fu sfruttata dai comandanti anglo-americani per cercare di
accerchiare il nemico e per conquistare alcune delle alture più importanti,
come il monte Belvedere.
La seconda battaglia
La seconda battaglia di Montecassino venne considerata dai generali in
comando di entrambe le fazioni come uno scontro avventato e poco
organizzato, quindi inutile.
Secondo i piani alleati bisognava attaccare la città di Cassino da nord e
sud contemporaneamente grazie alle posizioni avanzate conquistate
(specialmente dalle unità indiane e neozelandesi) nei pressi della città.
Prima dell’assalto il generale neozelandese Freyberg aveva richiesto un
bombardamento sull’abbazia poiché credeva che in essa si nascondessero
truppe tedesche, violando la zona franca del monastero, da dove
bersagliavano le unità indiane. Il presentimento di Freyberg era dovuto al
fatto che spesso si scorgevano soldati tedeschi davanti agli ingressi
dell’abbazia e da un messaggio intercettato dagli alleati. Nel messaggio si
sentiva:
Uomini di Montecassino Pagina 8 “Ist Abt noch im Kloester? Ja in Kloester mit Monchen” .
Tradotto significa:
“L’abate è nel monastero? Sì, nel monastero con i monaci”.
Il dubbio sorgeva dal fatto che Abt (abate) si pensava fosse abbreviazione
di abteilung (battaglione), il quale cambiava di molto il significato della
comunicazione. In realtà i soldati tedeschi non entrarono mai nel
monastero e le truppe che erano state avvistate erano gendarmi messi a
guardia dell’abbazia per far rispettare l’accordo, come confermerà dopo la
guerra l’arciabate Diamare. Gli unici contatti che tedeschi e monaci
avevano intrattenuto erano relativi al salvataggio del patrimonio storico
culturale custodito nell’abbazia che, grazie all’intervento del generale
tedesco Julius Schlegel, fu portato in salvo a Roma. Il messaggio
intercettato doveva quindi essere relativo a questo proposito, ben lontano
da interessi bellici. L’alto comando decise di ascoltare i dubbi del generale
neozelandese e diede l’ordine di bombardare il monastero. Vennero
utilizzati 142 bombardieri pesanti e 114 medi che sin dalle 9:52 della
mattina iniziarono a sganciare uno smisurato quantitativo di bombe
sull’obiettivo. L’attacco fu quindi utilizzato come campo di prova di nuove
tecniche di bombardamento ad alta quota su obbiettivo puntiforme.
Uomini di Montecassino Pagina 9 Il bombardamento si rivelò essere un totale disastro. L’abbazia in tutto il
suo splendore fu rasa al suolo, centinaia di civili nascostisi dentro erano
morti e le rovine
divennero un ottimo riparo per i parà tedeschi, essendo le macerie ottimi
ripari per le truppe di terra. Inoltre durante l’attacco vennero colpiti
anche alcuni reparti dell’esercito indiano che non era stato avvisato
dell’anticipo del bombardamento al 15 febbraio (e non il 16) per motivi
legati al clima. Un ulteriore clamoroso errore degli alleati fu la mancata
comunicazione, sempre al reparto indiano, della perdita del famigerato
monte Calvario, che era stato riconquistato dagli esperti paracadutisti
tedeschi. Solo durante l’attacco a Montecassino si accorsero di essere
bersagliati dal nemico sia dalle rovine che da quota 593 e questo doppio
fronte “imprevisto” li costrinse alla ritirata. Nello stesso momento le unità
neozelandesi (maori in particolare) attaccavano Cassino dal lato della
stazione, ma il terreno intriso d’acqua rendeva impossibile il supporto dei
mezzi corazzati. I maori conquistarono la stazione ma si trovarono subito
isolati e privi del supporto delle unità pesanti e nel giro di un giorno furono
costretti alla ritirata. La seconda battaglia si concluse con una clamorosa
sconfitta degli alleati data dai numerosi errori e dalla tenacia dei soldati
tedeschi che mantennero saldamente le postazioni nonostante il massiccio
bombardamento subito.
Uomini di Montecassino Pagina 10 I protagonisti: i paracadutisti tedeschi
I soldati della 1. Fallschirmjäger-Division facevano parte di una delle unità
maggiormente preparate dell’esercito tedesco. Questa divisione nacque dal
ri-organizzamento della 7. Flieger-Division , uno dei più famosi corpi di
paracadutisti della Seconda Guerra Mondiale. Essa aveva combattuto in
tutti i teatri di guerra tra il ’39 e il ’41, dall’Olanda alla Grecia,
acquistando una grandissima esperienza e divenendo celebre tra i nemici.
La nuova divisone succedette quindi un’unità già ricca di fama e gloria e
subito dimostrò di esserne degna erede. Dopo essersi formata in Francia,
ad Avignone, venne immediatamente inviata in Italia a fronteggiare lo
sbarco in Sicilia. Ritiratisi nel Sud Italia, combatterono incessantemente
per fronteggiare l’avanzata alleata e a Montecassino diedero prova del
loro valore. Qui e sul Monte Calvario i parà combatterono in inferiorità
numerica respingendo tutti gli assalti alleati, soprattutto quelli diretti
verso l’abbazia ormai distrutta. Tra le rovine mantennero la posizione per
giorni vincendo la seconda battaglia di Montecassino.
Gli alleati iniziarono a chiamarli “Diavoli Verdi” per via della loro uniforme
e specialmente per la loro tenacia e il generale Alexander li descrisse cosi:
Uomini di Montecassino Pagina 11 "La tenacia dei paracadutisti tedeschi è davvero eccezionale, ove si
consideri che sono stati sottoposti al più grande concentramento di fuoco
mai prima attuato, per ben sei ore, ad opera dell'intera aviazione del
Mediterraneo e di gran parte dei nostri 800 pezzi d'artiglieria. Stento a
credere che vi siano altre truppe al mondo che avrebbero potuto resistere
a tale tempesta di fuoco e poi passare all'attacco con la ferocia da essi
dimostrata."
La terza battaglia di Montecassino
In questa nuova battaglia si ripeterono grosso modo le vicende della
precedente. Dopo che entrambe le fazioni avevano fatto ruotare le unità
tra le postazioni, gli anglo-americani decisero di iniziare a concentrare le
proprie forze sulla città di Cassino e di abbandonare momentaneamente il
piano di conquista del Montecassino. L’operazione iniziò con un massiccio
bombardamento dell’abitato dove vennero sganciate all’incirca 1250
tonnellate di esplosivo. Come nel bombardamento dell’abbazia anche in
quello della città vennero commessi molti errori: alcuni ordigni caddero
sulle unità di artiglieria
neozelandesi, altri sul
centro
di
comando
britannico e una cittadina
usata come centro di
rifornimento venne rasa
al
suolo.
Nonostante
tutto
i
plotoni
neozelandesi e indiani
attaccarono
Cassino,
anticipati da un ulteriore
bombardamento
di
artiglieria. Subito però
trovarono una resistenza tedesca molto tenace che rese quasi impossibile
l’avanzata verso il centro della città. La conquista della cittadina venne
definitivamente bloccata all’altezza dell’hotel Continental dove i tedeschi
Uomini di Montecassino Pagina 12 avevano una roccaforte. A causa delle macerie era inoltre difficoltoso
attaccare con unità corazzate, rendendo Cassino ancora più protetta
contro gli alleati.
Il 22 marzo cessarono gli attacchi e la terza battaglia fu nuovamente una
vittoria della difesa tedesca.
I protagonisti: i gurkha
I gurkha fanno tuttora parte di un reparto dell’esercito britannico: il
Royal Gurkha Rifles. Questi uomini sono nativi del Nepal, in particolare
dalla zona della valle del Gorkha nel Nepal occidentale. La storia di questi
guerrieri risale al VII secolo durante il quale seguivano il loro guruguerriero nella conquista di nuove terre. Essi fondarono il regno di Gorkha,
che adesso è una delle regioni del Nepal. La loro fama comincia a
crescere quando iniziarono ad essere arruolati nell’esercito delle Indie
Orientali britannico, dopo aver combattuto la guerra anglo-nepalese nel
1812 spiccando tra le fila nepalesi per coraggio e tenacia. Vennero cosi
accorpati all’esercito conquistatore inglese e utilizzati in numerosi teatri
di guerra. La particolarità dei Gurkha risiede nell’enorme abilità nel
combattimento corpo a corpo e nell’utilizzo del Kukri, un coltello di grosse
dimensioni ricurvo. Questa loro dote li rese temuti da parte dei soldati
nemici e spietati. Il loro motto è: “meglio morire che vivere da codardo”.
Uomini di Montecassino Pagina 13 La quarta battaglia di Montecassino
Quest’ultima battaglia, o operazione Diadem, pose fine agli scontri a
Cassino. La battaglia stava seguendo la falsariga delle precedenti, coi
tedeschi in sofferenza ma comunque in grado di difendere le posizioni. I
polacchi attaccarono incessantemente le difese dell’abbazia e
conquistarono alcune posizioni avanzate ma non riuscirono a proseguire.
Solo la notizia che i marocchini avevano sfondato il fronte a pochi
chilometri da Cassino mutò le sorti della battaglia e della campagna
d’Italia tutta. Infatti, per evitare l’accerchiamento, i parà tedeschi
decisero di ritirarsi e lasciarono Cassino e l’abbazia in mano alleata. Il 18
maggio alcuni uomini del 12° reggimento lancieri polacchi issò la bandiera
della Polonia sulle rovine del monastero.
La guerra a Cassino era
terminata.
Uomini di Montecassino Pagina 14 I protagonisti: i soldati polacchi
I soldati polacchi erano sotto il comando di Władysław
Anders. Gli uomini di questo battaglione erano tutti soldati
che avevano combattuto per difendere la propria terra ma
erano caduti ed erano diventati prigionieri dei russi invasori.
Dopo l’operazione tedesca Barbarossa, però, anche la Russia
appoggiò l’alleanza anglo-americana contro la Germania, che aveva
infranto il patto Molotov-Ribbentrop. Questo nuovo scenario europeo
richiedeva molte forze di combattimento e i russi (caldamente invitati dagli
inglesi) decisero di utilizzare gli uomini che avevano imprigionato in Polonia.
Anders, a capo delle truppe polacche, accettò solo a patto che non fossero
liberati solamente i suoi soldati ma anche i civili che vi erano nei gulag.
Iniziò quindi così l’esperienza di guerra dei polacchi. Con il supporto degli
inglesi i soldati polacchi, e il seguito di civili, fu trasferito in Persia, dove
riuscirono a ottenere migliori rifornimenti rispetto a quelli dati dalla Russia
e una migliore organizzazione. La Russia prese questa decisione come un
affronto e decise di interrompere i rapporti diplomatici con il governo
polacco in esilio a Londra e smise di liberare i prigionieri e di dare
rifornimenti a questo nuovo battaglione. Per sopperire alla mancanza di
uomini vennero arruolati nel plotone tutti gli uomini prigionieri dei campi di
prigionia tedeschi e
vennero accorpati i
piccoli corpi militari
polacchi presenti in
medio-oriente.
In
oriente entrò a far
parte di questa unità
anche un orso. I
soldati lo portarono
con loro attraverso
l’Iraq, la Palestina e
l’Egitto
mentre
lo
accudivano
e
addestravano. Divenne subito la mascotte del reggimento. Fu affidato alle
Uomini di Montecassino Pagina 15 unità di artiglieria e gli fu insegnato ad aiutare i soldati con le munizioni e
i cannoni. Quando l’unità dovette essere trasferita in Italia per prendere
parte agli attacchi contro la linea Gustav, l’animale non avrebbe potuto
seguirli a causa del regolamento vigente nella marina inglese che li
avrebbe portati in Italia. Così i soldati polacchi decisero di arruolarlo
come vero e proprio componente dell’unità, affidandogli tanto di grado e
ruolo: sui documenti inglese figurava come soldato semplice Wojtek (che
significa guerriero sorridente). In Italia servì l’esercito polacco nelle
estenuanti battaglie per la conquista del monte dell’abbazia, dove il
reggimento subì pesantissime perdite ma conquistò l’onore e la gloria
riscattandosi dalla prigionia russa. Così vengono ricordati nel cimitero
militare a Cassino:
“ Passante, dì alla Polonia che siamo caduti fedeli al suo servizio”.
Uomini di Montecassino Pagina 16 Conclusione
La campagna d’Italia è una delle operazioni più discusse e controverse
della Seconda Guerra Mondiale. Sin da subito fu criticata dal comando
americano, il quale credeva fosse più utile aprire già nel 1943 il fronte in
Normandia, ma che comunque vi partecipò con la speranza di uno scontro
breve. Ma in Italia non ci fu per niente una guerra lampo bensì una serie
di battaglie complesse e sanguinose che segnarono la storia del paese ma
forse non le sorti del conflitto. Infatti come commenta il generale tedesco
Frido von Senger un Etterlin:
“Questa battaglia sarà probabilmente ricordata dalla storia come uno dei
più inconcepibili piani di guerra.”
Nonostante le controversie strategiche sull’attacco all’Italia, esso aiutò a
porre fine all’occupazione tedesca della penisola. Infatti gli attacchi
alleati che si spinsero fino all’Emilia Romagna debellarono le forze naziste
e i rifornimenti anglo-americani furono utili alla lotta partigiana nel Nord
Italia, la quale sconfisse le ultime roccaforti naziste liberando
definitivamente l’Italia il 25 aprile 1945.
Uomini di Montecassino Pagina 17 Bibliografia
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Cassino '44 -Immagini della memoria di Mauro Lottici
Cassino di Livio Cavallaro
Articoli di scritti di Alberto Turinetti di Priero
Wojtek soldier bear di G. Morgan, W. A. Lasocki
Il senso del tempo 3 di Alberto Mario Banti
www.dalvolturnoacassino.it
Uomini di Montecassino Pagina 18