UOMINI DI MONTECASSINO Per la nostra e la vostra libertà noi soldati polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla terra d’Italia, alla Polonia i cuori. Tesina di Maturità Davide De Fazio I.I.S Niccolò Machiavelli A.S 2014/2015 INDICE Introduzione ...................................................................................................................................................... 2 Contesto storico ............................................................................................................................................. 3 Le battaglie di Montecassino ....................................................................................................................... 6 La prima battaglia ..................................................................................................................................... 6 I protagonisti: Corps Expeditionnaire Français ................................................................................. 7 La seconda battaglia ................................................................................................................................. 8 I protagonisti: i paracadutisti tedeschi ........................................................................................... 11 La terza battaglia di Montecassino ..................................................................................................... 12 I protagonisti: i gurkha ....................................................................................................................... 13 I protagonisti: i soldati polacchi ....................................................................................................... 15 Conclusione .................................................................................................................................................... 17 Bibliografia .................................................................................................................................................... 18 Uomini di Montecassino Pagina 1 Introduzione “Se passate da Cassino, alla sera prestate attenzione al suono delle campane dell’Abbazia. Ogni sera alle 21 il loro rintocco, grave e solenne, si spande sulle montagne e scende per forre e dirupi fino al Rapido e nella valle del Liri. Nella notte sembra chiamare a raccolta le anime di chi ha perso la propria vita in quell’ormai sempre più lontana stagione di morte e sembra quasi di udire una risposta a quell’appello. Centinaia di lingue e dialetti, che non hanno più importanza, così come le differenze del colore della pelle, della razza, della religione si confondono con quel suono in un unico mormorio di amicizia e di pietà.” Alberto Turinetti di Priero Molti sono i modi di considerare le battaglie che si sono svolte per la conquista della Linea Gustav fra la fine del 1943 al maggio del 1944; gli storici possono affrontare questo periodo attraverso una miriade di sfaccettature, dalla descrizione delle strategie adottate dai vari eserciti o dai sanguinosi combattimenti che vi si svolsero, dalla tragedia dei civili che ne furono vittime o dal travaglio della vita quotidiana dei soldati delle due parti. Ma una delle peculiarità delle battaglie di Cassino resta senza dubbio quella dell’impiego di decine di migliaia di militari delle più svariate nazionalità, provenienti da tutti i continenti; ognuna di queste nazionalità era spesso divisa tra le più diverse etnie e religioni, in una babele di lingue e dialetti diversi. Nel corso della II guerra mondiale, uomini e donne si ritrovarono quindi reclutati nelle due grandi unità alleate, la 5ª Armata americana e l’8ª inglese, e nell’esercito tedesco. Uomini di Montecassino Pagina 2 Contesto storico Lo sbarco in Italia e l’inizio della sanguinosa campagna italiana furono le prime mosse che gli Alleati attuarono dopo le grandi svolte avvenute fra la fine del 1942 e l’inizio del 1943. In questi anni l’avanzata delle potenze dell’Asse era stata arrestata dopo alcune delle più importanti battaglie della Seconda Guerra Mondiale. In Russia i Tedeschi non superarono la forte resistenza di Stalingrado e vennero sopraffatti dal contrattacco dell’Armata Rossa, in Africa le forze italo-tedesche furono sconfitte nella celebre battaglia di El-Alamein e le forze anglo-americane furono in grado di riconquistare i territori perduti negli anni precedenti e di conquistarne di nuovi (come il Marocco) a seguito di grosse operazioni militari come l’operazione Torch. Le forze alleate, forti di queste numerose vittorie, decisero di sfruttare l’indebolimento dei fronti nemici per penetrare a fondo nelle linee tedesche e porre fine al potere del Terzo Reich. Gli Alleati decisero che fosse necessario frazionare le forze tedesche su diversi fronti e quindi di attaccare il Reich a partire da Sud, colpendo l’Italia sfruttando le posizioni appena conquistate in Nord Africa. L’apertura del fronte italiano fu il primo passo per l’attacco alla Germania che venne colpita da Nord, passando per la Normandia, nel ’44 con la famosa operazione Overlord che determinò la fine del conflitto in Europa. Questa decisione fu presa dopo la conferenza di Casablanca dove si incontrarono Roosvelt, Churchill e de Gaulle. Stalin non poté prendervi parte a causa della lontananza geografica ma fu continuamente informato degli sviluppi. La conferenza si rivelò fondamentale per le sorti della guerra poiché in quei giorni gli Stati Uniti furono convinti a non attuare immediatamente un attacco da nord contro la Germania che con molta probabilità si sarebbe rivelato fallimentare. Lo sbarco in Sicilia fu necessario per ottenere basi e aeroporti vicini sia alla Tunisia sia al sud Italia per permettere un efficiente supporto aereo durante le operazioni sul territorio della penisola. Gli anglo-americani conquistarono la Sicilia sconfiggendo facilmente le difese italiane ma trovarono una fortissima resistenza da parte dei reparti tedeschi trasferiti Uomini di Montecassino Pagina 3 frettolosamente sull’isola dal comando del Reich spaventato dall’idea di perdere il territorio italiano e spronato dalla richiesta di rinforzi da parte di Mussolini. Nonostante l’immediata mobilitazione, la Sicilia venne catturata dagli Alleati. L’ennesima sconfitta dell’Italia sgretolò definitivamente gli ormai fragili equilibri politico-militari dello Stato Fascista facendolo capitolare. Il Re Vittorio Emanuele III fece arrestare Mussolini che oramai aveva perduto qualsiasi potere sulle folle e sui suoi più stretti consiglieri. La decisione del nuovo governo in Italia di firmare un armistizio con gli Alleati costrinse Hitler a non trattare più l’Italia come uno stato alleato ma come uno stato conquistato. Furono quindi inviate in Italia molte divisioni tedesche tra cui alcune delle più esperte e spietate come quella dei valorosi paracadutisti del generale Richard Heidrich. Le nuove unità si posizionarono lungo tutta la penisola instaurandosi come un esercito invasore e fortificando le due importanti linee difensive italiane: la linea Gotica e la linea Gustav. Le sterminate distese di filo spinato e bunker e la presenza dei migliori soldati tedeschi trasformò queste linee in sanguinosissimi teatri di battaglie in cui si scontrarono eserciti o plotoni provenienti da tutte le parti del mondo. Gli attacchi furono sferrati contro tutta la linea difensiva Uomini di Montecassino Pagina 4 e si concentrarono in particolare nella zona di Cassino e su quella opposta di Ortona. Ad Anzio, a poca distanza da Cassino, gli Alleati avevano costituito una testa di ponte per poter arrivare a conquistare Roma ma era necessario sfondare la linea Gustav per poter avere una via diretta di rifornimenti e rinforzi dalle zone più a sud ormai conquistate e consolidate. La campagna di Italia stava durando più del previsto e i più alti capi degli alleati abbandonarono la penisola concentrandosi maggiormente sulla preparazione dell’operazione Overlord. Contrariamente i tedeschi concentrarono ancora più forze nella zona di Anzio e Cassino decidendo di difendere strenuamente Roma, senza ascoltare i consigli di Rommel che voleva una maggiore fortificazione della linea Gotica prevedendo massicci e potenti attacchi da parte degli alleati. La testa di ponte ad Anzio fu quindi bloccata dai reparti nazisti e aspettò aiuti che sarebbero dovuti arrivare da Cassino, ma anche in quella zona gli alleati furono in forte difficoltà. Uomini di Montecassino Pagina 5 Le battaglie di Montecassino Gli scontri nell’area di Cassino compresero la valle del Liri, la città di Cassino e la zona montuosa dell’abbazia. Gli scontri si protrassero lungo i primi mesi del 1944, tra il 12 Gennaio e il 18 Maggio. Tra i circa 80000 soldati tedeschi ci furono 20000 morti mentre tra le fila alleate ce ne furono all’incirca 115000. Questi dati fanno capire l’entità degli scontri e soprattutto fanno comprendere quale sia stato il prezzo da pagare per ottenere la futura liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista. La prima battaglia Il principale obiettivo di questa prima battaglia era la conquista di territori utili a creare una direttrice sicura per Cassino, fulcro della linea Gustav. La battaglia durò un mese, dal 12 gennaio al 12 febbraio, e i primi assalti furono eseguiti dalle truppe marocchine e algerine della France Libre. Gli uomini di questi reparti attaccarono i fianchi della zona dell’attacco principale con l’obiettivo di tenere occupate le unità locali tedesche e confondere il nemico. Nonostante fosse marginale l’operazione affidata ai francesi, essi combatterono con grande valore riuscendo a sviare l’attenzione nemica su altre zone, ma soprattutto conquistarono una roccaforte tedesca presente sul monte Cairo di grandissima importanza Uomini di Montecassino Pagina 6 strategica. Gli attacchi successivi furono portati a termine dai soldati americani i quali cercarono di creare teste di ponte oltre i numerosi piccoli fiumi disseminati per la valle, come il fiume Rapido. Le difese naziste però non cedettero e riuscirono a sconfiggere e a fermare gli americani respingendo le unità nemiche oltre i fiumi. A caratterizzare inoltre gli scontri avvenuti a Cassino furono gli innumerevoli attacchi alle molte alture della regione. Le colline venivano continuamente conquistate e perse da parte di entrambe le fazioni e gli scontri erano sempre sanguinosi e molto lunghi, spesso terminando perfino in combattimenti corpo a corpo. Una delle più importanti alture fu il monte Calvario o quota 593. Qui si tennero alcune delle più atroci battaglie per la conquista di Cassino data la sua posizione strategica e vicinanza all’abbazia. Gli americani nel corso della prima battaglia per Montecassino erano riusciti a conquistarlo per poco tempo poiché il contrattacco dei parà tedeschi fu immediato e potente, riconsegnando il monte al controllo nazista. La prima fase di scontri si concluse con alcuni assalti, poco efficienti e sanguinosi, da parte delle unità indiane e neozelandesi nel tentativo di conquistare l’abbazia. I protagonisti: Corps Expeditionnaire Français Le unità francesi erano suddivise in tre grosse divisioni: quella marocchina, quella algerina e quella della France Libre. Al comando vi era Alphonse Juin e furono impiegate in particolar modo nella battaglia di Italia. Oltre ai soldati marocchini e algerini che provenivano dai protettorati francesi vi era la divisione della France Libre in cui militavano soldati provenienti da tutte le parti d’Europa e raggruppati nella 13ème Demi-Brigade de la Légion Etrangère. Questi soldati potevano essere italiani e spagnoli reduci della guerra civile di Spagna o uomini che erano riusciti a fuggire dai paesi occupati dai nazisti. Infine vi era anche una grossa componente che era costituita dagli uomini provenienti dalle colonie centro-africane della Francia. Uomini di Montecassino Pagina 7 Nella prima battaglia di Montecassino si distinsero in particolar modo le unità marocchine, o goumier. Queste unità si riconoscevano facilmente fra le fila alleate per via delle loro uniformi. Essi indossavano un turbante grezzo detto rezza sul capo rasato e un saio lungo detto boums con un grosso cappuccio, detto koub, caratterizzato spesso da strisce chiare/scure alternate. La loro più importante caratteristica era l’ineguagliabile abilità nel combattimento in ambiente montano e questa loro peculiarità fu sfruttata dai comandanti anglo-americani per cercare di accerchiare il nemico e per conquistare alcune delle alture più importanti, come il monte Belvedere. La seconda battaglia La seconda battaglia di Montecassino venne considerata dai generali in comando di entrambe le fazioni come uno scontro avventato e poco organizzato, quindi inutile. Secondo i piani alleati bisognava attaccare la città di Cassino da nord e sud contemporaneamente grazie alle posizioni avanzate conquistate (specialmente dalle unità indiane e neozelandesi) nei pressi della città. Prima dell’assalto il generale neozelandese Freyberg aveva richiesto un bombardamento sull’abbazia poiché credeva che in essa si nascondessero truppe tedesche, violando la zona franca del monastero, da dove bersagliavano le unità indiane. Il presentimento di Freyberg era dovuto al fatto che spesso si scorgevano soldati tedeschi davanti agli ingressi dell’abbazia e da un messaggio intercettato dagli alleati. Nel messaggio si sentiva: Uomini di Montecassino Pagina 8 “Ist Abt noch im Kloester? Ja in Kloester mit Monchen” . Tradotto significa: “L’abate è nel monastero? Sì, nel monastero con i monaci”. Il dubbio sorgeva dal fatto che Abt (abate) si pensava fosse abbreviazione di abteilung (battaglione), il quale cambiava di molto il significato della comunicazione. In realtà i soldati tedeschi non entrarono mai nel monastero e le truppe che erano state avvistate erano gendarmi messi a guardia dell’abbazia per far rispettare l’accordo, come confermerà dopo la guerra l’arciabate Diamare. Gli unici contatti che tedeschi e monaci avevano intrattenuto erano relativi al salvataggio del patrimonio storico culturale custodito nell’abbazia che, grazie all’intervento del generale tedesco Julius Schlegel, fu portato in salvo a Roma. Il messaggio intercettato doveva quindi essere relativo a questo proposito, ben lontano da interessi bellici. L’alto comando decise di ascoltare i dubbi del generale neozelandese e diede l’ordine di bombardare il monastero. Vennero utilizzati 142 bombardieri pesanti e 114 medi che sin dalle 9:52 della mattina iniziarono a sganciare uno smisurato quantitativo di bombe sull’obiettivo. L’attacco fu quindi utilizzato come campo di prova di nuove tecniche di bombardamento ad alta quota su obbiettivo puntiforme. Uomini di Montecassino Pagina 9 Il bombardamento si rivelò essere un totale disastro. L’abbazia in tutto il suo splendore fu rasa al suolo, centinaia di civili nascostisi dentro erano morti e le rovine divennero un ottimo riparo per i parà tedeschi, essendo le macerie ottimi ripari per le truppe di terra. Inoltre durante l’attacco vennero colpiti anche alcuni reparti dell’esercito indiano che non era stato avvisato dell’anticipo del bombardamento al 15 febbraio (e non il 16) per motivi legati al clima. Un ulteriore clamoroso errore degli alleati fu la mancata comunicazione, sempre al reparto indiano, della perdita del famigerato monte Calvario, che era stato riconquistato dagli esperti paracadutisti tedeschi. Solo durante l’attacco a Montecassino si accorsero di essere bersagliati dal nemico sia dalle rovine che da quota 593 e questo doppio fronte “imprevisto” li costrinse alla ritirata. Nello stesso momento le unità neozelandesi (maori in particolare) attaccavano Cassino dal lato della stazione, ma il terreno intriso d’acqua rendeva impossibile il supporto dei mezzi corazzati. I maori conquistarono la stazione ma si trovarono subito isolati e privi del supporto delle unità pesanti e nel giro di un giorno furono costretti alla ritirata. La seconda battaglia si concluse con una clamorosa sconfitta degli alleati data dai numerosi errori e dalla tenacia dei soldati tedeschi che mantennero saldamente le postazioni nonostante il massiccio bombardamento subito. Uomini di Montecassino Pagina 10 I protagonisti: i paracadutisti tedeschi I soldati della 1. Fallschirmjäger-Division facevano parte di una delle unità maggiormente preparate dell’esercito tedesco. Questa divisione nacque dal ri-organizzamento della 7. Flieger-Division , uno dei più famosi corpi di paracadutisti della Seconda Guerra Mondiale. Essa aveva combattuto in tutti i teatri di guerra tra il ’39 e il ’41, dall’Olanda alla Grecia, acquistando una grandissima esperienza e divenendo celebre tra i nemici. La nuova divisone succedette quindi un’unità già ricca di fama e gloria e subito dimostrò di esserne degna erede. Dopo essersi formata in Francia, ad Avignone, venne immediatamente inviata in Italia a fronteggiare lo sbarco in Sicilia. Ritiratisi nel Sud Italia, combatterono incessantemente per fronteggiare l’avanzata alleata e a Montecassino diedero prova del loro valore. Qui e sul Monte Calvario i parà combatterono in inferiorità numerica respingendo tutti gli assalti alleati, soprattutto quelli diretti verso l’abbazia ormai distrutta. Tra le rovine mantennero la posizione per giorni vincendo la seconda battaglia di Montecassino. Gli alleati iniziarono a chiamarli “Diavoli Verdi” per via della loro uniforme e specialmente per la loro tenacia e il generale Alexander li descrisse cosi: Uomini di Montecassino Pagina 11 "La tenacia dei paracadutisti tedeschi è davvero eccezionale, ove si consideri che sono stati sottoposti al più grande concentramento di fuoco mai prima attuato, per ben sei ore, ad opera dell'intera aviazione del Mediterraneo e di gran parte dei nostri 800 pezzi d'artiglieria. Stento a credere che vi siano altre truppe al mondo che avrebbero potuto resistere a tale tempesta di fuoco e poi passare all'attacco con la ferocia da essi dimostrata." La terza battaglia di Montecassino In questa nuova battaglia si ripeterono grosso modo le vicende della precedente. Dopo che entrambe le fazioni avevano fatto ruotare le unità tra le postazioni, gli anglo-americani decisero di iniziare a concentrare le proprie forze sulla città di Cassino e di abbandonare momentaneamente il piano di conquista del Montecassino. L’operazione iniziò con un massiccio bombardamento dell’abitato dove vennero sganciate all’incirca 1250 tonnellate di esplosivo. Come nel bombardamento dell’abbazia anche in quello della città vennero commessi molti errori: alcuni ordigni caddero sulle unità di artiglieria neozelandesi, altri sul centro di comando britannico e una cittadina usata come centro di rifornimento venne rasa al suolo. Nonostante tutto i plotoni neozelandesi e indiani attaccarono Cassino, anticipati da un ulteriore bombardamento di artiglieria. Subito però trovarono una resistenza tedesca molto tenace che rese quasi impossibile l’avanzata verso il centro della città. La conquista della cittadina venne definitivamente bloccata all’altezza dell’hotel Continental dove i tedeschi Uomini di Montecassino Pagina 12 avevano una roccaforte. A causa delle macerie era inoltre difficoltoso attaccare con unità corazzate, rendendo Cassino ancora più protetta contro gli alleati. Il 22 marzo cessarono gli attacchi e la terza battaglia fu nuovamente una vittoria della difesa tedesca. I protagonisti: i gurkha I gurkha fanno tuttora parte di un reparto dell’esercito britannico: il Royal Gurkha Rifles. Questi uomini sono nativi del Nepal, in particolare dalla zona della valle del Gorkha nel Nepal occidentale. La storia di questi guerrieri risale al VII secolo durante il quale seguivano il loro guruguerriero nella conquista di nuove terre. Essi fondarono il regno di Gorkha, che adesso è una delle regioni del Nepal. La loro fama comincia a crescere quando iniziarono ad essere arruolati nell’esercito delle Indie Orientali britannico, dopo aver combattuto la guerra anglo-nepalese nel 1812 spiccando tra le fila nepalesi per coraggio e tenacia. Vennero cosi accorpati all’esercito conquistatore inglese e utilizzati in numerosi teatri di guerra. La particolarità dei Gurkha risiede nell’enorme abilità nel combattimento corpo a corpo e nell’utilizzo del Kukri, un coltello di grosse dimensioni ricurvo. Questa loro dote li rese temuti da parte dei soldati nemici e spietati. Il loro motto è: “meglio morire che vivere da codardo”. Uomini di Montecassino Pagina 13 La quarta battaglia di Montecassino Quest’ultima battaglia, o operazione Diadem, pose fine agli scontri a Cassino. La battaglia stava seguendo la falsariga delle precedenti, coi tedeschi in sofferenza ma comunque in grado di difendere le posizioni. I polacchi attaccarono incessantemente le difese dell’abbazia e conquistarono alcune posizioni avanzate ma non riuscirono a proseguire. Solo la notizia che i marocchini avevano sfondato il fronte a pochi chilometri da Cassino mutò le sorti della battaglia e della campagna d’Italia tutta. Infatti, per evitare l’accerchiamento, i parà tedeschi decisero di ritirarsi e lasciarono Cassino e l’abbazia in mano alleata. Il 18 maggio alcuni uomini del 12° reggimento lancieri polacchi issò la bandiera della Polonia sulle rovine del monastero. La guerra a Cassino era terminata. Uomini di Montecassino Pagina 14 I protagonisti: i soldati polacchi I soldati polacchi erano sotto il comando di Władysław Anders. Gli uomini di questo battaglione erano tutti soldati che avevano combattuto per difendere la propria terra ma erano caduti ed erano diventati prigionieri dei russi invasori. Dopo l’operazione tedesca Barbarossa, però, anche la Russia appoggiò l’alleanza anglo-americana contro la Germania, che aveva infranto il patto Molotov-Ribbentrop. Questo nuovo scenario europeo richiedeva molte forze di combattimento e i russi (caldamente invitati dagli inglesi) decisero di utilizzare gli uomini che avevano imprigionato in Polonia. Anders, a capo delle truppe polacche, accettò solo a patto che non fossero liberati solamente i suoi soldati ma anche i civili che vi erano nei gulag. Iniziò quindi così l’esperienza di guerra dei polacchi. Con il supporto degli inglesi i soldati polacchi, e il seguito di civili, fu trasferito in Persia, dove riuscirono a ottenere migliori rifornimenti rispetto a quelli dati dalla Russia e una migliore organizzazione. La Russia prese questa decisione come un affronto e decise di interrompere i rapporti diplomatici con il governo polacco in esilio a Londra e smise di liberare i prigionieri e di dare rifornimenti a questo nuovo battaglione. Per sopperire alla mancanza di uomini vennero arruolati nel plotone tutti gli uomini prigionieri dei campi di prigionia tedeschi e vennero accorpati i piccoli corpi militari polacchi presenti in medio-oriente. In oriente entrò a far parte di questa unità anche un orso. I soldati lo portarono con loro attraverso l’Iraq, la Palestina e l’Egitto mentre lo accudivano e addestravano. Divenne subito la mascotte del reggimento. Fu affidato alle Uomini di Montecassino Pagina 15 unità di artiglieria e gli fu insegnato ad aiutare i soldati con le munizioni e i cannoni. Quando l’unità dovette essere trasferita in Italia per prendere parte agli attacchi contro la linea Gustav, l’animale non avrebbe potuto seguirli a causa del regolamento vigente nella marina inglese che li avrebbe portati in Italia. Così i soldati polacchi decisero di arruolarlo come vero e proprio componente dell’unità, affidandogli tanto di grado e ruolo: sui documenti inglese figurava come soldato semplice Wojtek (che significa guerriero sorridente). In Italia servì l’esercito polacco nelle estenuanti battaglie per la conquista del monte dell’abbazia, dove il reggimento subì pesantissime perdite ma conquistò l’onore e la gloria riscattandosi dalla prigionia russa. Così vengono ricordati nel cimitero militare a Cassino: “ Passante, dì alla Polonia che siamo caduti fedeli al suo servizio”. Uomini di Montecassino Pagina 16 Conclusione La campagna d’Italia è una delle operazioni più discusse e controverse della Seconda Guerra Mondiale. Sin da subito fu criticata dal comando americano, il quale credeva fosse più utile aprire già nel 1943 il fronte in Normandia, ma che comunque vi partecipò con la speranza di uno scontro breve. Ma in Italia non ci fu per niente una guerra lampo bensì una serie di battaglie complesse e sanguinose che segnarono la storia del paese ma forse non le sorti del conflitto. Infatti come commenta il generale tedesco Frido von Senger un Etterlin: “Questa battaglia sarà probabilmente ricordata dalla storia come uno dei più inconcepibili piani di guerra.” Nonostante le controversie strategiche sull’attacco all’Italia, esso aiutò a porre fine all’occupazione tedesca della penisola. Infatti gli attacchi alleati che si spinsero fino all’Emilia Romagna debellarono le forze naziste e i rifornimenti anglo-americani furono utili alla lotta partigiana nel Nord Italia, la quale sconfisse le ultime roccaforti naziste liberando definitivamente l’Italia il 25 aprile 1945. Uomini di Montecassino Pagina 17 Bibliografia • • • • • • Cassino '44 -Immagini della memoria di Mauro Lottici Cassino di Livio Cavallaro Articoli di scritti di Alberto Turinetti di Priero Wojtek soldier bear di G. Morgan, W. A. Lasocki Il senso del tempo 3 di Alberto Mario Banti www.dalvolturnoacassino.it Uomini di Montecassino Pagina 18