Specie protette dalla Direttiva Uccelli ALZAVOLA Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli NOME SCIENTIFICO: Anas crecca Alzavola, di P. Ugo Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae L’Alzavola appartiene al gruppo delle anatre di superficie, capaci di procurarsi il cibo senza immergersi completamente. Tra queste, con i suoi 35 centimetri di lunghezza, è la rappresentante più piccola. Ama le zone umide d’acqua dolce, ricche di nutrienti e vegetazione, non eccessivamente profonde, ricoperte dalla vegetazione, ma si adatta a qualunque tipologia di ambiente acquatico, purché non manchino le possibilità di nutrimento, attività che impegna fino a un terzo della sua “giornata tipo”. In autunno e in inverno l’Alzavola frequenta anche aree umide più aperte: lagune, coste, saline, laghi artificiali, estuari, grandi fiumi. Presente alle latitudini medie della zona paleartica – che va dall’Europa all’Africa settentrionale, fino all’Asia a nord dell’Himalaya – l’areale della specie copre porzioni molto vaste e assortite di territorio: dalla tundra al margine della fascia desertica. Prevalentemente erbivora, in libertà si nutre in genere di sementi, sorgo e riso, ma anche di larve di insetti acquatici e molluschi, che cattura immergendo il capo. Fondali fangosi, zone lacustri con abbondanza di sedimenti e acque poco profonde sono le zone in cui si procura il cibo e durante l’inverno, di notte, si spinge anche in aree lontane per trovare semi o insetti. Le tinte variano dal maschio alla femmina e anche in base all’età. È di sicuro il maschio adulto il più variopinto, anche se da giovane assomiglia molto alla femmina, così come nel periodo di muta, tra maggio e ottobre. Uno degli elementi più caratteristici dell’Alzavola sono gli “specchi alari” verde smeraldo, sull’ala. Le ali, infatti, sono un vero arcobaleno, con strisce orizzontali bianche e nere, e trasversali, marrone, bianco e verde smeraldo, che diventano ben visibili in volo. La testa è marrone-rossiccia e la maggior parte del corpo presenta sfumature tra il grigio e il panna, picchiettate di puntini scuri sul petto. La coda è prevalentemente bruna, ma il maschio rivela una macchia gialla su sfondo nero nel sottocoda. La femmina della specie costruisce il nido sulla terraferma, all’asciutto, su uno strato di densa vegetazione; lo riempie poi gradualmente di piume, anche per nascondere uova o pulcini da eventuali predatori nei paraggi. Le uova (da 8 a 11), giallo crema o grigiastre, vengono covate per una ventina di giorni. Una volta nati, i pulcini lasciano subito il nido, ma la femmina li segue, attenta, per almeno un mese. Prospettive L’Italia è teatro di una situazione contrastante per quanto riguarda la presenza e lo stato di salute dell’Alzavola. Se da un lato gli individui svernanti sono numerosi sul territorio, quelli nidificanti appaiono assai più rari e concentrati in poche aree: la loro permanenza appare assai instabile e, di anno in anno, sempre meno consistente. Gli studi più recenti sulla nidificazione, inoltre, alternano buone notizie a dati più sconfortanti: tra il 2000 e il 2010, ad esempio, la specie è stata registrata come nidificante sul Lago di Varese, mentre nelle restanti zone lombarde ne sono registrate meno di dieci coppie. Nello stesso periodo, è scarsa e irregolare la nidificazione in Friuli-Venezia Giulia; solo 1/3 dieci coppie in Toscana, e molto irregolari nel resto delle regioni dell’Italia centrale, con nidificazioni sporadiche in Sicilia. Al fine del calcolo di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), i dati rilevati invece sono ancora esigui. È tuttavia utile approfondire i dati di mortalità, che è pari al 55% in Francia e al 58% in Italia e Spagna, con una mortalità maggiore per gli individui più giovani (uno o due anni di vita). Su scala più vasta, la mortalità è pari al 47% nei territori europei e al 51% nell’ex Unione sovietica. Percentuali piuttosto elevate che danno conto dell’enorme spazio d’azione che è ancora rimasto per dare una migliore prospettiva alla specie. La strada è quella di favorire il più possibile condizioni idonee alla nidificazione dell’Alzavola nelle aree maggiormente frequentate dagli individui nel periodo riproduttivo, così da permettere la crescita della popolazione. Ma è importante anche garantire condizioni favorevoli allo svernamento nelle aree più frequentate dalla specie, per mantenere stabile la popolazione di alzavole che raggiunge l’Italia nei mesi freddi. Minacce Nonostante un’area di nidificazione molto ampia e una diffusione nel complesso soddisfacente – almeno a livello comunitario – l’Alzavola non è al sicuro per quanto riguarda le minacce provenienti dal degrado e dalla perdita di habitat, fenomeni che non interessano solo l’Italia ma anche l’Europa. Tra i principali responsabili dei pericoli che incombono sulla specie figurano gli interventi di escavazione, che contribuiscono alla contrazione delle aree umide predilette dall’Alzavola. Altrettanto importante l’impatto che hanno le formazioni artificiali tipiche di questi luoghi quali risaie, casse di espansione, invasi artificiali, con effetti sul ciclo riproduttivo della specie. Ma anche la siccità, i prosciugamenti e l’eccessivo prelievo idrico sono tra i fattori di degrado che minacciano questa come altre specie di anatre che intorno agli specchi d’acqua vivono, si nutrono e si riproducono. La caccia, inoltre, è uno dei problemi principali che riguardano l’Alzavola. In questo caso non si tratta solo di bracconaggio, poiché la specie in base alla legge italiana è tuttora considerata cacciabile. Una minaccia sia da un punto di vista diretto che indiretto, è il rischio di avvelenamento da pallini di piombo potenzialmente letali per la specie (saturnismo). Anche le stesse abitudini alimentari dell’Alzavola possono costituire un pericolo per la sua conservazione e riproduzione. La maggior parte degli individui infatti, secondo diversi studi, sono risultati soggetti – oltre che all’influenza aviaria – anche a intossicazioni alimentari, in particolare botulismo, dovuto all’ingestione di alimenti nei quali è presente la tossina del Clostridium botulinum , che provoca paralisi respiratorie. Anche per questo la protezione delle aree di nidificazione e svernamento risulta fondamentale per un’efficace tutela della specie. Stato di salute L’Alzavola è ampiamente presente in Europa e mostra buone performance dal punto di vista del successo riproduttivo. Per questo è considerata in uno stato di salute favorevole, sia livello continentale sia nei territori dell’Unione europea. Situazione che non si presenta altrettanto rosea in Italia, dove la popolazione nidificante è piuttosto limitata e la specie è considerata in pericolo e inclusa nella Lista Rossa Nazionale. Un pericolo proveniente in gran parte dall’uomo, visto che l’Alzavola, è specie cacciabile. Un quadro critico per la specie nel nostro Paese che emerge da un’analisi, anche sommaria, delle serie storiche. Se in Unione Europea, tra il 1970 e il 2000, la specie ha dimostrato stabilità tanto nel numero di coppie nidificanti quanto nel numero di individui svernanti – la popolazione “comunitaria” alla fine del millennio era stimata in 220-360mila coppie – in Italia la popolazione nidificante era invece formata da non più di 30-50 coppie, stima peraltro rimasta invariata nel decennio successivo. Eppure, l’intera area dell’Ue rappresenta un territorio di importanza primaria per la specie: tra il 24 e il 30% della popolazione del continente europeo e tra il 5 e il 24% della popolazione globale nidifica infatti nei territori dell’Unione europea, fenomeno da cui l’Italia è purtroppo in gran parte esclusa. Nonostante la scarsità di individui è comunque possibile disegnare una mappa dei principali luoghi di nidificazione 2/3 italiani. Negli anni Ottanta l’Alzavola era presente nella fascia umida costiera dell’Alto Adriatico, in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, in molte zone umide e paludose dell’Emilia-Romagna come il bosco della Mesola, le Valli di Argenta e di Marmorta, quelle di Comacchio e Mandriole nel Ravennate. Molto irregolari e localizzati i casi di nidificazione in Piemonte e Lombardia. In Toscana, sono stati registrati sporadici casi di riproduzione nelle vicinanze dei Laghi di Massaciuccoli e nelle paludi di San Rossore e Trasimeno (in Umbria), quindi Nazzano (nel Lazio). In Puglia, la nidificazione è concentrata nei pressi di Manfredonia (ex Daunia Risi), mentre nel resto della regione la popolazione della specie è frammentata e, in ogni caso, non sufficientemente conosciuta. La Lombardia, infine, registra una presenza sporadica e irregolare, con nidificazioni concentrate in poche zone quali Vione e l’Oasi di Bassone-Torbiere di Albate. Discorso diverso se si considera la popolazione svernante. Tra 1991 e 2000, l’Alzavola è la terza specie più abbondante tra le anatre svernanti, con un massimo annuale di 92.967 individui registrato nel 2000. La specie presenta tuttavia livelli di distribuzione non uniformi: infatti, circa il 90% della popolazione che tra 1996 e 2000 ha svernato in Italia è concentrato in 56 siti, il 21% nella sola Laguna di Venezia, percentuale che eleva l’area a zona di importanza internazionale. La tendenza si conferma positiva anche nel periodo compreso tra 1998 e 2003, anni in cui si registra una popolazione ampia ed equamente distribuita. In generale le stime parlano di una popolazione svernante attuale compresa tra i 40mila e i 100mila individui. Semaforo Se un tempo la popolazione nidificante di Alzavola in Italia poteva definirsi stabile, oggi la situazione della specie appare mutata. Ampia ed equamente distribuita risulta invece, sino al 2003, la popolazione svernante, che trova nel territorio italiano vaste porzioni di habitat favorevoli. Fattore Stato di salute Stato di conservazione Range* fluttuante, frammentato inadeguato Popolazione molto ridotta, forse in calo cattivo Habitat della specie verosimilmente stabile favorevole Complessivo cattivo *Variazione della popolazione negli anni Canto Sonorità dolci ma briose, piuttosto lievi e cadenzate, caratterizzano il verso dell’Alzavola, che se normalmente è piuttosto silenziosa, in compagnia di altri individui diventa estroversa e rumorosa. La specie però presenta marcate differenze tra i generi. Il maschio canta in modo più profondo e pacato, la femmina emette un verso più stridulo, che più si avvicina ai classici schiamazzi delle anatre. 3/3