TAPPETO ERBOSO Lavori Durante il periodo invernale le graminacee perenni che costituiscono i tappeti erbosi interrompono la crescita e perdono parte della clorofilla presente nei tessuti fogliari, con conseguente ingiallimento del manto erboso. Tale ingiallimento è più o meno accentuato a seconda della specie e/o varietà. In queste condizioni, definite di riposo vegetativo, la gestione del tappeto erboso è limitata alla sola concimazione; sia il taglio che l’irrigazione sono superflui, o addirittura dannosi. Se si dovessero verificare condizioni (di temperatura e di luce) favorevoli, infatti, entrambi questi interventi potrebbero stimolare la ripresa vegetativa, rendendo così le piante particolarmente vulnerabili in caso di nuovi, ma possibili, abbassamenti termici. Durante l’inverno, inoltre, è bene evitare gli interventi che possono produrre danni meccanici alle piante. Tra questi ricordiamo soprattutto la carotatura, che si effettua con l’intento di decompattare il terreno costipato, e la «sfeltratura», la cui funzione principale è quella di eliminare il materiale secco che si è accumulato alla base del cotico erboso (feltro). Queste operazioni sono responsabili di rotture e lacerazioni di parti della pianta; tali danni, facilmente sopportabili dalla vegetazione durante il periodo di crescita, risultano, invece, particolarmente dannosi nel periodo invernale, non essendo le piante in grado di rimarginare le ferite e di ricostituire i tessuti danneggiati. Concimazione. La concimazione invernale prevede, di massima, un solo intervento da effettuarsi poco prima della ripresa vegetativa che, nelle condizioni climatiche del nord Italia, coincide solitamente con gli ultimi giorni del mese di febbraio. Lo scopo di tale concimazione è quello di mettere a disposizione del prato gli elementi nutritivi per una pronta ripresa primaverile. È molto importante, infatti, che il tappeto erboso possa rapidamente infittirsi in modo da impedire l’accesso di specie indesiderate che potrebbero invadere il tappeto erboso. A tal proposito è opportuno dotare il terreno di una giusta quantità di azoto, elemento indispensabile per sostenere la formazione di nuova vegetazione. È necessario apportare almeno 5-6 grammi per metro quadrato di azoto mediante un concime a lenta cessione (come ad esempio il Floramid Rasen alla dose di 30 grammi per metro quadrato) che, rilasciando graSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 Per una corretta distribuzione del concime è necessario utilizzare un apposito carrello; il migliore è quello a distribuzione centrifuga (nella foto) dualmente gli elementi nutritivi, permette di sopperire ai fabbisogni delle piante per un periodo abbastanza lungo. Oltre all’azoto è sempre buona regola rifornire il tappeto erboso anche degli altri ele- Percorso da seguire utilizzando un carrello per il concime a distribuzione centrifuga menti nutritivi indispensabili alla vita delle piante. Al fine di evitare interventi ripetuti sulla stessa superficie, vi consigliamo di impiegare un concime composto (come ad esempio il Nitrophoska Gold alla dose di 40 grammi per metro quadrato) che permette di rifornire il terreno anche di fosforo, potassio ed eventualmente magnesio e ferro. Nella scelta del concime è bene prestare attenzione alle dimensioni dei granuli. I migliori concimi per il tappeto erboso sono caratterizzati da granuli di piccole dimensioni. Questo perché, essendo il tappeto erboso, per sua natura, un insieme molto denso, i granuli più piccoli riescono facilmente a raggiungere la superficie del terreno attraverso la fitta vegetazione. Infine, vi suggeriamo di prestare attenzione anche al colore del concime: è consigliabile utilizzare concimi dai colori vivaci, come ad esempio l’arancione, perché ciò consente di migliorare l’uniformità della distribuzione essendo più facile individuare, nel cotico erboso, i granuli precedentemente distribuiti. Per una corretta distribuzione del concime è necessario inoltre utilizzare un apposito carrello spandiconcime. L’impiego dello spandiconcime è preferibile rispetto alla distribuzione manuale anche su piccole superfici. Solamente con l’impiego del carrello è possibile, infatti, garantire una distribuzione uniforme del concime e di conseguenza ottenere una omogeneità cromatica e di crescita del manto erboso. In commercio esistono due tipi di spandiconcime: quello a caduta verticale, detto anche a gravità, e quello a distribuzione centrifuga. Dei due è preferibile il secondo (vedi la foto in alto nella pagina), perché è più semplice da adoperare e consente un risparmio di tempo. Inoltre, con lo spandiconcime a gravità è più facile commettere errori nella distribuzione che si evidenziano con la presenza di aree troppo concimate, a causa di sovrapposizioni, o per nulla concimate. PIANTE ANNUALI, BIENNALI E PERENNI Lavori Percorso da seguire utilizzando un carrello per il concime con distribuzione a caduta Un luogo comune vuole che in questo bimestre – il più freddo dell’anno – il fascino del giardino sia limitato ai sempreverdi e alle «trame lignee» di alberi e arbusti decidui (a foglie caduche). In effet- 5 La semina anticipata delle piante annuali del giardino A B C D Per eseguire la semina anticipata delle piante annuali procuratevi un cassone in legno provvisto di coperchio inclinato in vetro, o materiale plastico trasparente, e riempitelo quasi completamente di sabbia, per aumentare l’effetto coibentante (isolante)-A. Seminate negli appositi plateau alveolati (che rendono più semplice il successivo trapianto) utilizzando terriccio da semina composto da torba fine e sabbia; coprite i semi con uno strato di terriccio pari alla dimensione del seme-B. Appoggiate sulla sabbia del cassone i plateau alveolati, inumidite il terriccio con un vaporizzatore-C e mantenete umidità costante per tutta la durata della germinazione. A 3-4 settimane dalla semina le piantine andranno rinvasate in vasetti di cm 10 di diametro e concimate: saranno pronte per il trapianto nelle aiole dopo altre 3-4 settimane-D ti, gran parte delle piante erbacee sono immerse nel loro invernale letargo sotterraneo. Ma nelle ore gelide del mattino, nel giardino ricoperto di brina, nulla è straordinario come gli effetti di luce sugli steli e sulle infiorescenze secche delle graminacee ornamentali (come quelle di Miscanthus sinensis, Panicum virgatum, Calamagrostis acutiflora, Molinia arundinacea, ecc.) o come i contrasti cromatici nelle bordure di erbe persistenti che mantengono la vegetazione per tutto l’anno come le festuche e le carici (per esempio Festuca glauca «Azurit», Carex oshimensis «Evergold», Carex testacea «Coca Cola», Carex morrowii «Silver Scepter», ecc.). È anche per queste suggestioni invernali che le graminacee e le altre erbe ornamentali vengono sempre più spesso utilizzate nei giardini. Pulizia delle piante. Solo a fine feb- 1 braio, dopo averle godute per tutto l’inverno, rasate a livello del terreno le parti aeree di tutte le erbacee decidue che presentano attrattive anche da secche (steli, foglie, infiorescenze o frutti). A questo punto, l’intervento non può più essere rimandato: poiché stanno per spuntare i nuovi germogli, entro breve la rimozione delle parti secche, già intrecciate con la nuova vegetazione, finirebbe con il risultare disagevole. Innaffiatura. L’associazione di freddi intensi e siccità prolungata può arrecare danni gravi anche a piante del tutto rustiche. A partire da metà gennaio, in particolare, incomincia il lento risveglio delle piante che risultano più sensibili alla mancanza d’acqua. In caso di assenza prolungata di precipitazioni provvedete a un’irrigazione di soccorso; operate nelle ore centrali, ma effettuate comunque l’intervento anche se persistono 2 1-Il Cosmos bipinnatus è una superba pianta annuale che fiorisce da giugno a ottobre e si dissemina spontaneamente. 2-La Dicentra spectabilis è un’elegante perenne che in climi miti fiorisce già da fine febbraio 6 condizioni molto fredde. Innaffiate lentamente e a lungo, in modo che l’acqua penetri nel terreno in profondità. Protezione dal freddo. Al nord mantenete fino a inizio marzo le pacciamature di foglie secche che avete predisposto in autunno per proteggere gli apparati radicali delle piante meno resistenti al gelo prolungato. Rivoltatele con un rastrello per aerare ed evitare la formazione di marciumi. Al centro-sud non oltre la metà di febbraio sarà opportuno mettere allo scoperto gli «occhi», cioè i nuovi germogli, già emergenti, delle piante perenni. Concimazione. Se non l’avete fatto durante l’autunno potete provvedere in questo periodo a una concimazione organica di aiole e bordure. È sufficiente un generoso strato di stallatico pellettato o in polvere (di quello facilmente reperibile nei garden center e negli empori agrari), in ragione di 4-5 badilate per metro quadrato intorno ai cespi delle piante, da incorporare leggermente nella parte più superficiale del terreno con una zappetta. Gelate e precipitazioni di fine inverno provvederanno a sciogliere le sostanze nutritive rendendole disponibili per le piante fin dalla ripresa vegetativa. La maggioranza delle piante perenni sono dotate di grande vigoria: non è quindi necessario ricorrere a prodotti chimici, a meno che le vostre aiole non siano ormai troppo vecchie ed esaurite. In questo caso, però, la soluzione migliore è quella di sfruttare la stagione invernale per riprogettarle in vista di nuovi impianti primaverili. Progettazione delle aiole e scelta delle piante. Giornate fredde e brevi, e ritmo dei lavori in giardino più che mai rarefatSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 to caratterizzano i primi due mesi dell’anno. Eppure, per il giardiniere consapevole, il lavoro abbonda anche davanti al camino. Infatti, se la progettazione su carta sta alla base di ogni angolo di giardino ben riuscito, questa procedura è davvero indispensabile nel caso delle aiole o delle bordure miste di erbacee. Queste piante, infatti, mutano il loro aspetto di stagione in stagione, fattore che ne determina il fascino, ma che aumenta anche la complessità di progettazione. Utilizzate le ore della sera, muniti di fogli e matite colorate per realizzare i vostri schizzi. Una scelta di cataloghi di sementi e di vivai specializzati (di quelli che indicano con cura altezza delle piante, esposizione ottimale, periodo di fioritura, ecc.) vi orienterà nella scelta delle specie e delle varietà. Se le vostre aiole di perenni non comprendono ancora nessuna delle piante che fioriscono già da fine inverno (come ad esempio brunnera, dicentra, euforbia, elleboro (Helloborus), primula, pulmonaria, ecc.) provvedete, in sede di progettazione, ad inserirle nei nuovi impianti primaverili. Per quest’anno, tuttavia, può rimanere il desiderio di reagire alla scarsità di colore simulando una primavera anticipata. In questo caso non è difficile reperire sul mercato le tipiche annuali proposte in piena fioritura già da inizio febbraio in virtù di forzature termiche e luminose. Il più coerente utilizzo delle annuali, tuttavia, si ispira a una «filosofia» opposta, cioè alla valorizzazione del loro ciclo di vita naturale, il che significa iniziarne la coltivazione da seme tra fine febbraio e inizio marzo per goderne le fioriture da fine primavera a inizio autunno. Nella scelta delle annuali da seminare date la preferenza a quelle rustiche capaci di autodisseminarsi e di naturalizzarsi nel vostro giardino, come il fiordaliso (Centaurea cyanus), le cosmee (Cosmos bipinnatus, Cosmos sulphureus), la calendula (Calendula officinalis). Oppure orientatevi sulle coloratissime zinnie, splendide anche come fiori recisi. Oppure ancora su piante di interesse ornamentale-alimentare, come ad esempio tropaeolum (nasturzio) e amaranto (diverse specie di Amaranthus). Al nord potete seminarle in piena terra solo da fine marzo, ma con l’utilizzo di un semplice cassone vetrato appoggiato contro un muro esposto al sole potrete farle germinare in semenzaio con un mese di anticipo. Una valida alternativa alla semina potrà essere l’acquisto di giovani piantine in vasetto presso un vivaio specializzato a inizio-metà aprile. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 Interventi fitosanitari Le piante allevate direttamente in terra sono ancora in pieno riposo vegetativo per cui non sono esposte ad eventuali attacchi parassitari. Negli ambienti con clima più favorevole si può procedere alla suddivisione delle piante perenni (garofanini e margherite) che hanno accestito in maniera eccessiva. Suddividetele con cura evitando di arrecare danni all’apparato radicale e scartate le parti che presentano marciumi e radici svuotate per attacchi di Fusarium. Se il clima non è ancora favorevole, in attesa di metterle direttamente a dimora in piena terra trapiantatele temporaneamente in contenitori alveolati di cartone o torba compressa, che interrerete poi direttamente senza creare sofferenze alle nuove piante. Cercate sempre di utilizzare torba nuova al fine di evitare che funghi viventi nel terreno, quali Fusarium (di varie specie) e Rhizoctonia solani, possano causare morie di piante. 1 2 1-Fusarium oxysporum su giovane talea di garofano. 2-Marciume dovuto a Rhizoctonia solani PIANTE ACIDOFILE Lavori Gennaio e febbraio sono solitamente i mesi più freddi dell’anno, durante i quali, a seconda delle zone d’Italia, le temperature scendono spesso anche sotto lo zero per parecchio tempo. Di seguito vi forniamo alcune indicazioni per aiutare le vostre piante acidofile ad affrontare al meglio questo periodo. Protezione dal gelo. Ricordatevi che la maggior parte delle piante acidofile sono sempreverdi e quindi particolarmente sensibili ai fattori ambientali anche durante la stagione invernale, quando apparentemente sembrano in fase di dormienza. Differente è il caso di acidofile a foglie caduche (come ad esempio le azalee del gruppo Mollis o le ortensie) che, invece, durante l’inverno sono in pieno riposo vegetativo. Dovete infatti pensare che ad ogni giornata tersa e con temperature miti sopra i 4- Fiore di camelia a fioritura invernale della varietà «Hiryu» 5° C le acidofile sempreverdi iniziano nuovamente i loro processi fisiologici di traspirazione e fotosintesi: in questo momento hanno comunque bisogno di cure. Prestate attenzione alla resistenza al freddo delle diverse parti della pianta; sono più sensibili in ordine decrescente i giovani germogli non ben maturi, i boccioli fiorali, le gemme vegetative, i rami, il tronco e per ultimo l’apparato radicale, protetto dal terreno che funge da isolante termico. Fintantoché la pianta perde qualche giovane germoglio e/o gemma, questo non ne compromette l’esistenza; alcuni giorni consecutivi di freddo intenso (–5-10° C ) possono invece uccidere le piante. È difficile comunque dettare dei veri e propri limiti termici per le singole piante in quanto, come già premesso, è la concomitanza di differenti fattori a risultare dannosa o meno. Le piante in vaso, ad esempio, sono più esposte di quelle in piena terra. I vasi, se non vengono opportunamente protetti, sono soggetti a gelare con facilità: l’apparato radicale viene danneggiato a partire dalle radici più fini e giovani, che comunque vengono rinnovate con l’arrivo della primavera, fino alle più vecchie. Proteggete quindi i vasi interrandoli, se possibile, oppure avvicinateli al muro di una casa riscaldata o ancora copriteli foderandoli esternamente con della paglia o altro materiale isolante. Potete utilizzare altri accorgimenti che creino comunque un riparo dal freddo e dal gelo. L’esposizione è un fattore molto importante: posizioni molto esposte e rivolte a sud sono spesso le peggiori in quanto gli sbalzi termici tra giorno e notte sono notevoli e repentini. Preferite perciò posizioni ombreggiate e riparate; anche se sembrano le più fredde, garantiscono un più lento innalzarsi ed abbas- 7 sarsi della temperatura a cui la pianta si può man mano adeguare. Una protezione naturale contro il gelo messa in atto dalle acidofile a foglia persistente consiste nella traspirazione dell’acqua e chiusura degli stomi come nei periodi di maggior secco. In questa maniera il succo cellulare all’interno delle foglie è maggiormente concentrato in sali e gela a temperature più basse rispetto allo zero termico. Non abbiate quindi paura quando vedete foglie raggrinzite in pieno inverno, può essere dovuto ad un sistema di difesa naturale della pianta. Ricordatevi però che quando la pianta trova nuovamente le condizioni per reidratarsi e ricominciare qualche processo biologico, ha bisogno di acqua altrimenti può seccarsi completamente, così come in un periodo estivo di siccità estrema. Innaffiate anche d’inverno e non abbiate troppo timore del gelo, in quanto, se avete protetto il terreno con un buono strato (5-10 cm) di pacciamatura, sarà al limite solo lo strato superficiale a gelare, ma più sotto rimarranno risorse idriche disponibili per la pianta. Interventi fitosanitari Per il trapianto di nuove acidofile aspettate che siano terminati i freddi invernali. Prima di rimuovere le piante dal vaso per trapiantarle in terra potete sottoporle ad un trattamento cautelativo immergendo il vaso per una decina di minuti in una soluzione di fosetil alluminio-80 (non classificato, dose grammi 2,5 per litro d’acqua), alla quale potete aggiungere anche thiamethoxam25 (Actara-Syngenta, non classificato, dose grammi 2,5 per 10 litri d’acqua). Il primo preparato è efficace contro il microrganismo fungino Phytophthora cinnamomi (responsabile di marciumi delle radici e del colletto, di avvizzimenti vegetativi e della morte delle piante); il secondo è invece attivo nei confronti delle larve di oziorrinco. Togliete poi il vaso sottoposto al trattamento e lasciate scolare completamente 1 2 1-Phytophthora cinnamomi su vegetazione di azalea. 2-Larva di oziorrinco (cm 1) 8 In questo bimestre è il bucaneve la prima bulbosa che illumina il giardino con il suo candore tutta l’acqua in eccesso. In seguito togliete la pianta, assestando eventualmente qualche colpo sulla parete esterna del vaso per facilitare il distacco del pane di torba, e trapiantatela. BULBOSE E TUBEROSE Lavori In questo bimestre possono servire alcuni ritocchi al terreno dove sono a dimora le bulbose e tuberose a fioritura primaverile, per sistemare i piccoli dissesti che le piogge possono aver causato. Se in questo periodo continuano freddo e gelate provvedete a rinforzare le pacciamature aumentando il loro spessore. A gennaio-febbraio è il bucaneve (Galanthus nivalis) la prima bulbosa che illumina con il suo candore il giardino. Se la stagione si presenta siccitosa innaffiate regolarmente, assicurandovi nel contempo che il terreno sia ben drenato. Dopo la fioritura lasciate i bucaneve indisturbati fino a che le foglie non saranno completamente avvizzite. I bulbi di bucaneve lasciati interrati tendono a riprodursi naturalmente, quindi per avere nuovi ciuffi di queste bulbose è sufficiente che effettuiate la divisione dei bulbi esistenti, che è il metodo di riproduzione più naturale. Si tratta di un’operazione semplicissima: separate, anche quando le foglie sono completamente avvizzite, i piccoli bulbi, che si sono riprodotti sotto terra accanto o in sostituzione al bulbo madre, e usateli come se fossero semi. Se piantati in autunno fioriranno già alla fine dell’inverno. In questi mesi invernali, attraverso una tecnica artificiale definita «forzatura» che altera le condizioni di luce e di temperatura durante la coltivazione, potete ingentilire le vostre case con belle fioriture di bulbose. Se in autunno avete piantato in qualche vaso alcuni bulbi di tulipani, li potete «forzare» (senza compromettere la futura vita del bulbo) per averli già fioriti in questi due mesi. La tecnica della forzatura consente di anticipare, anche di uno-due mesi, la fioritura. Fra gennaio e febbraio, infatti, i bulbi dei tulipani hanno sviluppato un buon apparato radicale e la gemma è già alta qualche centimetro. Portate quindi i vasi dall’esterno in casa, innaffiateli frequentemente controllando che l’acqua in eccesso dreni perfettamente, poneteli in un locale con temperatura di circa 1014° C ed esponeteli a luce indiretta per un paio di settimane. Trascorso questo periodo il getto si allungherà e il tulipano sarà pronto per l’imminente fioritura. Di norma i tulipani possono subire un solo processo di forzatura; potrete recuperarli piantandoli in giardino, dove torneranno a fiorire dopo un paio d’anni, avendo riacquistato le forze con l’accumulo di sostanze nutritive. Ricordatevi di smuovere i bulbi e i tuberi che si trovano nel locale di svernamento per arieggiarli e, soprattutto, per evitare che le parti a contatto con il contenitore si ammacchino; spolverateli leggermente con ossicloruro di rame-50 (bio, irritante) per evitare il formarsi di indesiderati marciumi. Al sud, dove nella seconda metà di febbraio il terreno ha già raggiunto circa i 12-13° C, è possibile iniziare la messa a dimora delle bulbose a fioritura estiva come dalie, begonie, gladioli, lilium e calle. Sbriciolate il terreno con un rastrello per arieggiarlo e per rimuovere erbacce e sassolini, interrate i bulbi con la punta rivolta verso l’alto ad una profondità pari al doppio della loro altezza. Innaffiate, anche allo scopo di contribuire a compattare la terra attorno al bulbo, eliminando i vuoti d’aria che rallentano l’emissione delle radici. Non è necessario concimare con prodotti chimici, ma se il terreno è poco fertile spargete un concime inorganico tipo 5-10-5 alle dosi riportate sull’etichetta del prodotto; innaffiate generosamente per far sì che il concime si sciolga bene. Consultate i nuovi cataloghi di bulbose dove avrete modo di trovare nuove specie e/o varietà a fioritura estiva da mettere a dimora nel giardino di campagna. Interventi fitosanitari In febbraio, quando la temperatura del terreno ha raggiunto almeno i 10° C, potete mettere a dimora le bulbose e tuberose a fioritura estiva. Scartate gli orSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 gani aggrediti da muffe e da marciumi batterici e conciate bulbi e tuberi immergendoli per qualche minuto in una miscela di thiram-49 (non classificato), alla dose di grammi 8 per litro d’acqua, lasciandoli poi asciugare all’aria prima di interrarli. A C ROSAI B Lavori La temperatura del mese di gennaio è solitamente troppo fredda per iniziare qualsiasi lavoro. Il terreno gelato e intriso d’acqua non permette ancora nessun trapianto, né è opportuno vangare, soprattutto se il suolo si presenta pesante. Potatura. Anche le potature vanno rimandate a metà-fine febbraio, quando non si temono più gelate prolungate. Una potatura anticipata potrebbe compromettere parte del ramo, se si dovessero presentare giornate di gelo intenso; inoltre le potature, se eseguite su legno gelato, possono generare pericolose spaccature con morte del ramo e deperimento del rosaio. Controllo delle legature e della pacciamatura. Nel mese di gennaio limitatevi quindi a controllare le legature dei tutori dei rosai ad alberello e dei rampicanti, reintegrando le pacciamature che risultano impoverite con compost non ancora completamente decomposto, che interrerete poi a marzo con una leggera sarchiatura. Preparazione delle buche e impianto dei nuovi rosai. In previsione di nuovi impianti, quando il terreno non si presenta più indurito dal gelo, potete preparare le buche (profonde circa 60 centimetri) che ospiteranno i nuovi rosai. Soprattutto nei terreni molto compatti e pesanti prevedete sul fondo della buca uno strato drenante di almeno 10 centimetri di spessore, composto da sassi e ghiaia grossolana, e lasciate le buche aperte ad ossigenarsi (vedi «i Lavori» di gennaiofebbraio 2005, pag. 8). Quando la temperatura si sarà fatta più mite e il terreno non sarà più intriso d’acqua, potrete iniziare l’impianto dei rosai a radice nuda e/o di quelli che avete conservato in tagliola dall’autunno scorso (vedi il riquadro «Visto in campagna» a pag. 10). Molti cespugli di rose botaniche portano ancora le bacche rosso-arancio che hanno regalato colore al giardino invernale; sarà solo verso metà-fine febbraio che potrete iniziarne le potature, Gli interventi di potatura primaverili, SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 Come rinvasare un rosaio molto sviluppato. Per rinvasare un rosaio molto sviluppato coltivato in vaso, in un contenitore più capiente, usate alcune precauzioni che vi permetteranno di effettuare il lavoro senza danni all’arbusto e anche a voi stessi. A-Se il rosaio presenta rami delicati o molto lunghi affondate nel terreno, attorno all’arbusto, 3 o 4 bastoncini e legateli fra loro con della rafia in modo da contenere i rami; estraete la pianta dal vaso e rinvasatela in un contenitore più grande sul fondo del quale avrete predisposto uno strato di argilla espansa (di almeno 5-8 cm di spessore) per creare un buon drenaggio. Usate del terriccio specifico per rose (come ad esempio il Compo Sana Terriccio per Rose) che già contiene concime organico a lenta cessione. B-Se invece il rosaio presenta rami forti e robusti è sufficiente legare i rami tra di loro, per contenerne il volume, e quindi procedere al rinvaso come riportato sopra. CPer il rinvaso utilizzate sempre terriccio per rose e non dimenticate di lasciare il punto d’innesto del rosaio (vedi freccia) al di sopra del livello del terriccio come già detto varie volte, si differenziano secondo le diverse tipologie di rose e riguardano solamente le rose rifiorenti; quelle a fioritura unica sono state già potate a giugno dell’anno scorso e dovranno subire la stessa sorte al termine della fioritura di questo anno; solo se i cespugli si presentano molto disordinati, si possono accorciare leggermente i rami più lunghi, per dare loro un aspetto migliore. Alcune regole sono valide per tutti gli altri rosai e sono: Molti cespugli di rose botaniche portano ancora in questo periodo le bacche rosso-arancio che hanno regalato colore al giardino durante l’inverno – l’eliminazione delle parti secche, rotte, esili o danneggiate da agenti naturali o da attacchi parassitari; – il taglio dei rami che si intersecano fra di loro allo scopo di liberare il centro del cespuglio; – la rimozione dei polloni selvatici che nascono al di sotto del punto di innesto. Negli ibridi di Tea si accorcia di 1/3 la vegetazione di un anno, intervenendo sino a 3 gemme sopra il punto di partenza di ogni ramo principale, con tagli obliqui sopra una gemma rivolta verso l’esterno dell’arbusto. Nelle rose Floribunda e assimilate la potatura consiste nell’accorciare solo di 1/3 i rami che hanno portato fiori per ridare all’arbusto una forma rotondeggiante e composta. Nei rosai ad alberello si effettua la potatura secondo il tipo di rosaio che è stato innestato sul portinnesto (ibrido di Tea, Floribunda, sarmentosa, ecc.). I rosai rampicanti hanno rami rigidi e fioriscono sul legno dell’anno precedente per cui si accorciano i rami principali sino ai nuovi germogli che andranno legati ai sostegni, il più possibile paralleli al terreno. Se un vecchio fusto non produce più nuovi germogli, lo si taglia alla base per stimolare la pianta a produrre nuovi rami. 9 Visto in campagna NON SI FA COSÌ SI FA COSÌ c c b b a a Al momento dell’impianto di un rosaio a radice nuda, dopo aver scavato una buca di almeno 60 cm x 50 cm x 50 cm, spargete sul fondo del letame ben maturo-a (due-tre palate), ricopritelo con 10 cm di terra-b (affinché le radici non vengano direttamente a contatto con il letame stesso) e posizionate il rosaio su un monticello di terra-c che avrete precedentemente predisposto, allargando e dirigendo le radici verso il basso; riempite infine con terriccio arricchito con farina d’ossa e cornunghia secondo le dosi consigliate in etichetta. Controllate che il punto d’innesto (un rigonfiamento del tronco che si trova poco sopra le radici indicato dalla freccia) resti sopra il livello del terreno. Compattate il terreno, innaffiate abbondantemente e, quando la terra della buca si sarà assestata, aggiungetene dell’altra riportandone il livello sotto il punto d’innesto. (Anna Furlani Pedoja) I lunghi tralci dei rosai sarmentosi si allevano a ventaglio o a cascata, accorciandoli se troppo lunghi e disordinati, risagomando il cespuglio e riassestandolo solo quanto è cresciuto in eccesso, poiché sono soprattutto rosai non rifiorenti e pertanto la loro potatura è stata già effettuata l’anno scorso. Le rose antiche non amano le potature severe; pertanto limitatevi ad eliminare alla base solo i rami più vecchi per ringiovanire l’arbusto, se necessario, e anziché accorciare i rami troppo lunghi, arcuateli, per rinfoltire il cespuglio. Interventi fitosanitari Appena sono terminati i rischi di gelate potete procedere alla potatura delle piante. In questa occasione asportate le ramificazioni interessate da parti annerite conseguenti a cancri corticali causati da alcuni microrganismi fungini (Cryptosporella umbrina, Coniothyrium fuckelii). Durante questa operazione rinnovate gli eventuali tagli già effettuati ed eliminate gli speroni della potatura nei cui fori midollari si trovano frequentemente annidate le larve svernanti della tentredine Emphytus cinctus. Eliminate pure le parti infestate dagli scudetti bian- 10 1 2 1-Cancro corticale (Cryptosporella umbrina) su rosa. 2-Incrostazioni di cocciniglia (Aulacaspis rosae, mm 2) castri e rotondeggianti della cocciniglia Aulacaspis rosae. Terminata la potatura è consigliabile effettuare un trattamento con ossicloruro di rame-50 (bio, irritante) alla dose di grammi 50 per 10 litri d’acqua al fine di proteggere le ferite da taglio ed ostacolare lo sviluppo di nuove lesioni cancerose. SIEPI, ARBUSTI E ALBERI Lavori In previsione dell’arrivo di forti gelate è importante proteggere, oltre che le specie tropicali e subtropicali o altre notoriamente tipiche di climi temperati, anche essenze che, pur non essendo in pericolo di vita, possono comunque subire seri danni in conseguenza di temperature rigide. Nel caso di esemplari isolati in vaso, quali ad esempio Olea fragrans, è possibile coprire le piante con tessuto non tessuto attualmente in commercio già preparato in sacchi. Per piante in terra di grandi dimensioni o siepi, si consiglia invece di intervenire, quando possibile, con un trattamento a base di poltiglia bordolese (come consigliato ne «i Lavori» di novembre-dicembre 2005, a pag 9) avente l’effetto di bloccare la vegetazione nel caso la temperatura si mantenga alta anche nel pieno dell’inverno quando le gelate improvvise possono danneggiarla. Per quanto concerne infine le nevicate, queste non creano alcun problema fisiologico alle piante. Il problema è semmai di natura meccanica; i Pinus pinea, ad esempio, spesso posti a dimora anche in aree non idonee alle loro caratteristiche, possono essere seriamente danneggiati dal peso della neve che può troncarne i rami; l’unico intervento possibile in questo caso è quello di scuotere i rami o utilizzare «a vuoto» (cioè facendo fuoriuscire solo aria) un comune atomizzatore a spalla che, sparando con violenza aria dal basso, farà cadere a terra la neve. Concimazione. Gennaio e, soprattutto, febbraio sono due mesi nei quali il giardino si prepara ad affrontare l’arrivo della primavera. Per aiutarlo ad affrontare la ripresa vegetativa, potete somministrare alle piante una prima concimazione già alla fine di gennaio: nelle zone a clima temperato questo lavoro va effettuato su leccio, alloro, corbezzolo, viburno, mentre lungo le zone costiere o nelle pianure del centro-sud verrà riservato a fotinia, Cupressocyparis leylandii, piracanta, agrifoglio, ecc. Per questo intervento utilizzate sostanza organica, tipo letame in pellet, o naturale, ben matura. Le dosi consigliate variano a seconda delle dimensioni della pianta: per un albero adulto sono necessari 2030 chilogrammi di letame, mentre per un arbusto di 1-2 metri di altezza sono sufficienti 5-8 chilogrammi. In febbraio è inoltre importante ricordarsi di concimare gli arbusti da fiore come lentaggine, fotinia, osmanto, ecc. con concimi specifici a lenta cessione (tipo Osmocote Top Dress 5-6 mesi, alla dose di 30 grammi per ogni arbusto di dimensioni medie) che ne stimoleranno la crescita e la fioritura. Preparazione delle buche per i nuovi impianti. Nelle zone colpite da gelate gennaio è il mese ideale per la prepaSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 razione delle buche dove successivamente verranno poste a dimora nuove specie. Nel caso di terreni particolarmente argillosi, tuttavia, non preparate le buche con molto anticipo rispetto al momento della piantagione per non rischiare di creare dei contenitori d’acqua in cui le radici farebbero fatica ad affondare. Messa a dimora. Gennaio è anche il mese adatto per mettere a dimora, nelle zone non colpite da freddo e gelate prolungate, arbusti e giovani alberi a radice nuda e a foglia caduca come ad esempio tigli, aceri di diverse varietà, pioppi, frassini e, nel caso di siepi, biancospini, Acer campestre, ornielli, carpini ecc. È da sconsigliare invece la posa a dimora di alberi ed arbusti sempreverdi a radice nuda. Prima di procedere con la posa a dimora delle piante, oltre a cercare di evitare giornate particolarmente fredde, si deve considerare con particolare attenzione la natura del terreno nel quale si effettuerà la piantagione. Prima di decidere quale pianta intendete porre a dimora in un determinato terreno è dunque opportuno consultare un esperto. Per quanto concerne le buche all’interno delle quali verranno collocate le nuove piante, esse devono essere ampie almeno il doppio della zolla, ancor di più nel caso di terreni molto compatti. Il terreno deve poi essere ben smosso sulle pareti della buca al fine di evitare «l’effetto bicchiere», cioè il riempimento d’acqua con seri danni per l’apparato radicale della pianta. Dato che in generale la zolla ha un diametro corrispondente al doppio della circonferenza del tronco della pianta, calcolata ad un metro da terra, la buca avrà un diametro quattro volte superiore alla circonferenza del tronco. Potatura. In febbraio, invece, una volta che la temperatura si è stabilizzata attorno ai 10-12° C, si può procedere alla potatura di specie come gli olivi, i lecci, le piante da siepe e in genere gli arbusti da fiore. Riguardo alla potatura degli alberi ornamentali, se si escludono motivi legati ad esigenze estetiche, è bene evitare qualsiasi potatura: un albero infatti non ha bisogno di essere ridotto nella sua chioma. Per quanto riguarda gli arbusti, invece, la potatura può essere importante per stimolare la fioritura sui rami dell’anno precedente, come ad esempio nel caso delle lagerstroemie: su questo tipo di piante è bene intervenire una sola volta passato il freddo della cattiva stagione. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 In febbraio è importante ricordarsi di concimare gli arbusti da fiore, come ad esempio l’osmanto Si devono evitare sbucciature o slabbrature al momento della potatura, in corrispondenza dei quali possono annidarsi i parassiti. Interventi fitosanitari I freddi dell’inverno possono aver causato lesioni corticali sul tronco favorevoli alle infezioni fungine di Seiridium cardinale (agente del cancro corticale) su cipressi (Cupressus sempervirens e Cupressus macrocarpa) e cupressociparo (Cupressocyparis leylandii), nonché alle infezioni batteriche di Pseudomonas syringae subspecie savastanoi (agente della rogna) sulle piante di olivo e di oleandro. La prima malattia si manifesta con la comparsa di fenditure, cancri corticali e scoli resinosi che causano il deperimento e il successivo disseccamento delle parti di vegetazione poste al di sopra delle parti interessate dai cancri. La rogna si manifesta invece con la comparsa 1 3 2 1-Cancro corticale (Seiridium cardinale) su cipresso. 2-Rogna (Pseudomonas syringae subspecie savastanoi) su olivo. 3-Bolla (Taphrina deformans) su pesco da fiore di masse tumorali, di grandezza assai variabile, che possono colpire i rami di ogni ordine ed il tronco e che interessano con maggiore frequenza varietà di olivo altamente suscettibili quali Biancolilla, Nocellara e Frantoio. Nel caso dell’oleandro le masse tumorali si manifestano su ramificazioni, foglie e fruttificazioni. Per ostacolare lo sviluppo dei cancri corticali di Seiridium cardinale e le infezioni di rogna su olivo e oleandro, alla fine di febbraio, quando si ritiene che siano terminati i rischi di forti gelate, sottoponete le piante ad un trattamento con ossicloruro di rame-50 (bio, irritante) o poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato), alle rispettive dosi di grammi 50 e 150 per 10 litri d’acqua. Intorno alla metà di febbraio, in seguito ad un innalzamento delle temperature e in previsione di una pioggia, sottoponete le piante di pesco da fiore ad un trattamento con poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato), alla dose di grammi 150 per 10 litri d’acqua, al fine di ostacolare lo sviluppo di eventuali infezioni di bolla (Taphrina deformans). La presenza di questo microrganismo fungino si evidenzia con la comparsa di foglie carnose e bollose che poi si seccano e cadono. PIANTE ACQUATICHE E LAGHETTO Lavori Gennaio e febbraio sono da considerare i mesi più freddi della stagione invernale. Il laghetto dorme, piante e pesci sono come ibernati. La sola operazione da effettuare in questo periodo consiste nel mantenere un angolo del laghetto libero dal ghiaccio, al fine di assicurare un minimo scambio gassoso con l’atmosfera. Ogni tanto, se vi è possibile, sorvegliate i pesci perché, avendo un comportamento molto calmo, possono essere attaccati dalle sanguisughe; in questo caso del «Neguvon» (un antiparassitario per uso esterno), in ragione di un grammo per mille litri d’acqua, sarà sufficiente a provocare il distacco dei parassiti. Se possedete minilaghetti allestiti in tinozze o mastelli proteggeteli con teli di nailon. Programmare i nuovi acquisti di piante. In attesa della primavera sfruttate questo bimestre di pausa per programmare i nuovi acquisti di piante. Tra quelle che non devono mai mancare in un laghetto, piccolo o grande che sia, vi sono le piante sommerse, dette anche ossigenanti, che giocano un ruolo fondamen- 11 1 2 3 1-Il Ceratophyllum demersum è una pianta sommersa ossigenante senza radici, flessibile, che può raggiungere la lunghezza di due-tre metri. 2-L’Elodea canadensis è una pianta sommersa ossigenante molto vigorosa. 3-Talvolta i pesci possono essere attaccati dalle sanguisughe; aggiungete perciò all’acqua del laghetto un antiparassitario per uso esterno (vedi testo) tale: esse liberano grosse quantità di ossigeno durante il giorno, elemento di vitale importanza per tutti gli organismi viventi del laghetto, e consumano enormi quantità di sali minerali. Il loro numero deve essere proporzionato alla massa d’acqua: se sono in quantità ridotta l’ossigeno prodotto è insufficiente e la loro azione depuratrice scarsa; è in tal caso favorita la crescita delle alghe e l’acqua diventa verde. Oltre ad ossigenare, queste piante offrono un ottimo rifugio e alimento a tutti gli avannotti appena nati, spesso facili prede dei pesci adulti. Per quanto riguarda la loro messa a dimora si rimanda al prossimo supplemento «i Lavori». Esiste un gran numero di piante sommerse, non tutte di facile coltivazione: alcune esigono acque calde, mentre altre prediligono acque fredde. Tra quelle più comunemente reperibili sul mercato e di facile coltivazione vi ricordiamo le seguenti: – Ceratophyllum demersum , una pianta sommersa ossigenante senza radici, flessibile, che può raggiungere una lunghezza di due-tre metri ma, siccome i gambi si rompono facilmente, rimane di solito più contenuta. Cresce anche in ombra, produce molto ossigeno e consuma gli stessi nutrimenti delle alghe. Prima dell’inverno si formano in cima ai gambi gruppi di foglie compatte che colano a picco e sopravvivono sul fondo del laghetto. Il Ceratophyllum demersum ama il calcare: nelle acque poco calcaree, acide, tende a deteriorarsi. – Crassula recurva è una pianta succulenta che vive nell’acqua. Di origine australiana, è rustica nelle nostre regioni e sempreverde in inverno. Facilissima da coltivare, cresce sia in acque profonde che in acque basse. Cresce più rapidamente in inverno che in estate, caratteristica vantaggiosa per la mancanza di concorrenza con altre piante ossigenanti. È una pianta sommersa ossigenante eccellente, che però può diventare inva- 12 dente, ma questo vale per un buon numero di piante sommerse. – Elodea canadensis è una pianta sommersa ossigenante molto vigorosa, talmente invadente da essere soprannominata «peste d’acqua». A dispetto della sua cattiva fama, questa pianta può rivelarsi estremamente utile per risolvere situazioni disperate in ambienti poveri di ossigeno; se posta in pieno sole ne produce di più. – Myriophyllum spicatum ha un rizoma strisciante, steli rossastri che possono raggiungere i due metri di lunghezza e numerose foglioline finemente divise che non oscurano completamente il fondo nonostante la sua vegetazione sia molto fitta. È una specie che cresce velocemente ed è apprezzata dai pesci che vi depongono le uova. Produce minuscoli fiorellini rosa o rossi. Interventi fitosanitari Nessun intervento fitosanitario è necessario in questo bimestre, se si esclude il trattamento con Neguvon contro le sanguisughe dei pesci. Tenete sotto controllo il terriccio dei vasi che non deve mai presentarsi del tutto asciutto; quando innaffiate usate sempre acqua a temperatura ambiente; se troppo fredda può provocare dannosi marciumi PIANTE IN VASO DA FIORE PER TERRAZZO E BALCONE Lavori Le piante in vaso da fiore per terrazzo e balcone generalmente sono specie originarie di climi caldi ed asciutti, ed in questo periodo sono riparate in luoghi chiusi in completo riposo vegetativo. Per questo motivo sopravvivono meglio se sono innaffiate poco, al limite del secco: hanno una crescita limitata e sono inoltre meno soggette a malattie o ad altre affezioni. Tenete sotto controllo il terriccio dei vasi che non deve mai presentarsi del tutto asciutto. Talvolta solo la sua parte superiore si presenta secca e questo vi può facilmente ingannare portandovi ad innaffiare anche se non occorre. In caso di dubbio sollevate i vasi: dal peso potete valutare se è il caso di innaffiare oppure no. Usate sempre acqua a temperatura ambiente: se troppo fredda può provocare dannosi marciumi; se troppo calda può stimolare il risveglio delle radici e indurre ad una crescita inopportuna per il periodo. Date poca acqua: per ogni singola pianta considerate che ne basta circa un bicchiere. Per questa ragione potete evitare di predisporre i sottovasi: se dopo avere innaffiato dovete vuotarli, vuol dire che avete dato troppa acqua. Come accennato sopra, le piante in vaso da fiore per terrazzo e balcone in questo momento sono in completo riposo vegetativo e per questo motivo devono svilupparsi il meno possibile. Mantenetele ad una temperatura di circa 3-4° C in sottoscala, cantine arieggiate, solai luminosi o locali caldaia sufficientemente luminosi e privi di correnti d’aria: qui rimarranno «vive» per tutta la cattiva stagione in attesa del risveglio primaverile. È però normale vedere una leggera crescita dei germogli che, a causa delle cattive condizioni (luminose soprattutto), saranno esili. In tal caso lasciateli crescere liberamente e diminuite il nuSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 mero e le quantità d’acqua delle innaffiature; ricordatevi infatti che troppa acqua intenerisce i fusti e li rende deboli ed estremamente soggetti a marciumi ed agli attacchi di parassiti e malattie. Concimazione. Anche le concimazioni devono essere limitate: in questo bimestre è sufficiente nutrire le piante ogni tre settimane circa impiegando metà dose, rispetto a quella consigliata, di un prodotto specifico per piante fiorite. 1 2 3 4 Interventi fitosanitari Controllate le piante, che si trovano in questi mesi al chiuso, per rilevare l’eventuale presenza di infestazioni di cocciniglie farinose (Planococcus citri), cocciniglia piatta degli agrumi (Coccus hesperidum), aleurodidi (Trialeurodes vaporariorum) e dell’afide Aphis gossypii. Per eliminare tutti questi insetti è sufficiente un unico intervento con imidacloprid-17,8 (non classificato) o thiamethoxam-25 (non classificato), impiegabili alle rispettive dosi di millilitri 5 e grammi 2 per 10 litri d’acqua. AGRUMI IN VASO Lavori I mesi di gennaio e febbraio sono i più freddi dell’anno e gli agrumi, essendo piante abbastanza sensibili alle basse temperature, devono essere posti in luoghi riparati dal gelo. Innaffiature. Uno degli aspetti che non dovete sottovalutare in questo periodo sono le innaffiature, che rimangono di vitale importanza. Anche in questa stagione, infatti, gli agrumi devono essere innaffiati regolarmente: la frequenza degli interventi deve essere inferiore rispetto a quella estiva, mentre la quantità di acqua per singola pianta deve essere sempre molto abbondante. Il numero delle innaffiature varia con il variare delle condizioni atmosferiche e quindi diventa difficile dare delle indicazioni molto dettagliate in merito. Un suggerimento piuttosto semplice può essere comunque quello di tastare il terriccio in superficie: se quest’ultimo si presenta asciutto innaffiate abbondantemente riempiendo d’acqua il vaso anche più volte. In questo bimestre, però, è importante innaffiare nelle ore più calde della giornata per evitare che le piante subiscano degli shock termici. Evitate inoltre di bagnare le foglie perché l’alto tasso di umidità SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006 1-Cocciniglia farinosa (Planococcus citri, mm 3). 2-Cocciniglia piatta degli agrumi (Coccus hesperidum, mm 3). 3-Aleurodide (Trialeurodes vaporario- 5 rum, mm1,2). 4-Afide (Aphis gossypii, mm 2). 5-Cocciniglia rossa-forte (Aonidiella aurantii, mm 2) relativa nell’aria è una delle condizioni ambientali più favorevoli allo sviluppo di malattie fungine. A questo proposito nelle ore centrali della giornata aerate il locale che ospita le piante, in modo che la condensa presente sulle foglie si asciughi il più presto possibile. In presenza di un alto tasso di umidità infatti vi potreste accorgere che alcuni dei rametti più alti della chioma del- le piante cominciano a diventare marroni e ad ammuffire. Non allarmatevi se vedete ingiallire e cadere alcune foglie, è un fenomeno tipico degli agrumi che, come molte piante sempreverdi, in questo periodo lasciano cadere parte delle foglie più vecchie. Se però le piante tendono a defogliarsi eccessivamente, probabilmente le condizioni ambientali presenti non sono delle migliori. Se nel locale adibito a ricovero vi è poca luce, oppure troppo caldo e quindi l’aria è secca, ecco che dovete correre ai ripari ripristinando le condizioni più idonee. Collocate perciò gli agrumi in un locale molto luminoso e poco riscaldato dove la temperatura non scende al di sotto degli 0° C. Queste condizioni sono sufficienti per far sì che le piante possano trascorrere un inverno al riparo dalle intemperie ed arrivare alla primavera in un buono stato di salute. Interventi fitosanitari Controllate lo stato sanitario degli agrumi in vaso al fine di rilevare l’eventuale presenza di infestazioni di cocciniglie farinose (Planococcus citri, vedi immagine qui a sinistra) e della cocciniglia rossa-forte (Aonidiella aurantii, vedi immagine qui a sinistra). La prima invade i bottoni fiorali e i giovani frutti causando la cascola dei fiori e dei frutti; la seconda colonizza foglie, rami e frutti causando forti deperimenti vegetativi e perfino la comparsa di fenditure corticali sui rami maggiormente infestati. Se rilevate la presenza di questi insetti, dopo che le piante saranno state poste all’aperto potrete sottoporle ad un trattamento con olio bianco-80 (bio, non classificato), alla dose di millilitri 200 per 10 litri d’acqua. PIANTE D’APPARTAMENTO Lavori Gli agrumi, essendo piante abbastanza sensibili alle basse temperature, devono essere posti al riparo dal gelo. Anche una veranda aperta ma esposta a sud può essere un posto ideale dove ripararli Per le piante d’appartamento l’inverno è la più critica delle stagioni, a causa della scarsa luce che nelle case è sempre insufficiente per il loro fabbisogno. La scarsa luminosità può provocare danni alle piante d’appartamento come l’ingiallimento precoce delle foglie o la loro caduta (tipico fenomeno che colpisce il ficus beniamino) oppure l’allungamento dei fusti che si sviluppano debolmente. Le piante che soffrono di più in questo periodo sono quindi quelle che hanno maggiori esigenze in fatto di luce, 13 Come moltiplicare il Ficus elastica 1 2 3 4 Prelevate una porzione di ramo con 3-4 foglie (1), arrotolatele una dentro l’altra e con un elastico mantenetele ferme (2). In un vaso di 10 cm di diametro aggiungetevi un terriccio a base di torba; non mescolatevi terra o sabbia perché queste non farebbero altro che trattenere umidità, danneggiando la radicazione della talea, in alcuni casi facendola addirittura marcire. Dopo aver posto la talea nel vaso mantenetela in posizione eretta con l’aiuto di un bastoncino e nebulizzate con uno spruzzino (3). Chiudete poi il tutto in un sacchetto di plastica trasparente e mettete possibilmente il vaso su una mensola sopra un calorifero, in modo che prenda calore dal basso (4). Ogni giorno spruzzate la talea: nel giro di circa un mese emetterà le radici e, dopo un altro mese, sarà pronta per essere posta in un vaso di 14 cm di diametro come ad esempio il croton, il papiro, la stella di Natale, il ficus beniamino, il Ficus elastica, la Yucca elephantipes, ecc. Se possibile avvicinate le piante alle finestre durante l’inverno; anche pareti e soffitti colorati di bianco, o comunque con colori chiari, migliorano la crescita delle piante riflettendo la luce in ambienti poco luminosi e limitano la loro tendenza a curvarsi verso la fonte luminosa. Questo fenomeno si può evitare anche ruotando di tanto in tanto i vasi di pochi centimetri alla volta. Le piante d’appartamento con foglie variegate, come ad esempio pothos, croton, fittonia, infine, richiedono più luce rispetto a quelle con foglie completamente verdi: se la luce non è sufficiente, infatti, le variegature sulle foglie tendono a sbiadire. Quasi tutti hanno in casa una stella di Natale: è una pianta delicata e quindi va trattata con attenzione. Molto importante è l’irrigazione: avendo questa pianta un apparato radicale molto delicato e sensibile al marciume radicale, dovete innaffiarla poco, lasciando asciugare il terriccio tra una bagnatura e l’altra. Importante è anche evitare i ristagni d’acqua: quando la innaffiate, perciò, è bene che non rimanga acqua nel sottovaso. La stella di Natale è una pianta originaria del Messico e quindi dovete mantenerla ad una temperatura di almeno 16° C, evitando le correnti d’aria che possono causare la caduta delle foglie. Innaffiatura. Intervenite solo quando il terriccio dei contenitori si presenta asciutto; per alcune piante questo vuol 14 dire bagnare anche ogni 2-3 settimane. Chi non possiede il «pollice verde» può acquistare piante coltivate con la tecnica dell’idrocoltura, per la quale al posto del terriccio tradizionale si utilizza solo argilla espansa. In ogni vaso è presente un indicatore di livello dell’acqua: basterà, quindi, guardare il livello segnato sull’astina per sapere quando si deve intervenire per ripristinare la giusta quantità d’acqua: in genere passano 3-4 settimane prima di doverne aggiungere. Quando l’asta segna il minimo dovete aspettare un paio di giorni prima di aggiungere acqua, in modo da lasciare respirare le radici. Anche la concimazione è facilitata, in quanto si utilizza uno specifico concime, reperibile presso i garden center più forniti. Questo concime ha una durata di circa 6 mesi. Un altro vantaggio di questo sistema di coltivazione è che le piante non richiedono rinvasi se non dopo alcuni anni, e solo per un problema di stabilità della pianta. Concimazione. Anche le concimazioni in questo periodo sono sospese; verranno riprese, nelle regioni meridionali, verso la fine di febbraio, quando la temperatura e la luminosità saranno aumentate e con esse anche l’attività vegetativa delle piante. Moltiplicazione. Nel mese di febbraio potete moltiplicare per talea il Ficus elastica (vedi il riquadro qui sopra). Interventi fitosanitari Le piante d’appartamento possono essere interessate dagli stessi problemi citati per quelle in vaso da fiore per ter- razzo e balcone, nei confronti dei quali possono essere adottati i provvedimenti già indicati per queste ultime. A cura di: Stefano Macolino (Lavori: Tappeto erboso); Valentina Povero e Tullio Destefano - Vivaio L’erbaio della Gorra (Lavori: Piante annuali, biennali e perenni); Andrea Corneo - Società italiana della Camelia (Lavori: Piante acidofile); Alberto Locatelli (Lavori: Bulbose e tuberose); Anna Furlani Pedoja (Lavori: Rosai); Andrea Mati (Lavori: Siepi, arbusti e alberi); Gianni Ricci - Vivaio Eta Beta (Lavori: Piante acquatiche e laghetto); Luigi Vasarri Azienda Lazzeri (Lavori: Piante in vaso da fiore per terrazzo e balcone); Alberto Tintori - Azienda Oscar Tintori (Lavori: Agrumi in vaso); Luigi Oggioni - Fondazione Minoprio (Lavori: Piante d’appartamento); Aldo Pollini (Interventi fitosanitari: Piante annuali, biennali e perenni - Piante acidofile - Bulbose e tuberose - Rosai - Siepi, arbusti e alberi - Piante acquatiche e laghetto Piante in vaso da fiore - Agrumi in vaso - Piante d’appartamento). Ricordiamo le classi di tossicità attribuite agli antiparassitari, nell’ordine dal massimo al minimo: molto tossico - tossico - nocivo irritante - non classificato. L’aggiunta di bio, significa che l’antiparassitario è ammesso nell’agricoltura biologica. Ricordiamo inoltre che gli antiparassitari contrassegnati come irritante e non classificato sono acquistabili da chiunque, anche senza il «patentino», che invece è richiesto per gli antiparassitari contrassegnati come molto tossico, tossico e nocivo, data la loro pericolosità. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2006